Seconda stella a destra… …porta all`Isola Che Non C`è. E` proprio

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Seconda stella a destra… …porta all`Isola Che Non C`è. E` proprio
Seconda stella a destra…
…porta all’Isola Che Non C’è.
E’ proprio vero che il settore dello spettacolo continua a restare un isola che non c’è.
Da un lato I lavoratori che devono barcamenarsi tra mille lavori per mettere insieme un reddito
utile, per la prosperità o più spesso per la sopravvivenza del proprio nucleo familiare.
E allora fanno serate, scrivono canzoni, producono registrazioni, insegnano, dimostrano strumenti
musicali, forniscono consulenze, fanno gli animatori o gli agenti per altri artisti…
per lo più senza contratti, baloccandosi tra un incredibile burocrazia e il baratro del mercato nero.
Sono lavoratori particolari, atipici per il comune mercato del lavoro ma tipici per questo settore,
autonomi e dipendenti al tempo stesso; professionisti che si fingono spesso dilettanti, per
nascondersi alla morsa delle “tasse”.
Di fronte a loro hanno:
1. Datori e/o clienti spregiudicati o sprovveduti a loro volta nascosti in forme spesso
ingegnose quanto irregolari e improponibili.
2. Un pubblico, va detto, tanto analfabeta rispetto al concetto di qualità del prodotto artistico,
quanto feroce nei giudizi e nell’esercizio del potere sulla carriera dei lavoratori artisti.
3. Uno stato per lo più assente e altrettanto incompetente, ad esclusione del caso più unico
che raro dell’ENPALS, che impazza dettando legge al di fuori di ogni confine.
Che dire di questo ente, che non dovrebbe esistere in quanto retto da una norma, il Decreto
Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato n. 708 del 1947, mai convertito in Legge dello Stato,
bensì implicitamente “assorbito” da una prassi che non è stata scalfita nemmeno dalla falce del
Decreto legislativo “taglia leggi” del Ministro Calderoli (13.12.2010 n° 212), che ha eliminato
200.000 norme, in quanto “salvata” dal Ministro Alfano con il Decreto Legislativo 1 dicembre 2009,
n. 179. Una norma che già di per se, fornisce un potere discrezionale altissimo all’Ente1.
Un Ente che sopravvive persino alla propria soppressione. Sapete tutti che l’ENPALS è stato
soppresso, vero?
Ma pensate che sia cambiato qualcosa? Solo che adesso si chiama Ex ENPALS!
Stessa struttura, stessi dirigenti, stesso atteggiamento ostile al mercato, stesse assurdità.
Attendevamo il decreto attuativo della soppressione, ma non è ancora arrivato dopo due anni...
Avevamo sperato in una Armonizzazione, in una Razionalizzazione, in una Semplificazione.
Avevamo sperato in ciò che servirebbe al settore per riemergere…
Ma il risultato è ben altro.
Ne è esempio lampante la vicenda del trattamento dei Diritti D’autore, oggetto del Messaggio
dell’INPS 19.9.2013, n. 14802 nonché di quello del 28 novembre 2013 n. 19435 ben commentati dal
Dott. Giovanni Scoz, dove da un lato l’ente deborda in questioni di carattere fiscale che non sono
1 Ad es. l’ultimo comma dell’Art. 3:
“Il Consiglio di amministrazione può dichiarare esclusi dall'obbligo dell'iscrizione all'Ente limitatamente
all'assicurazione di malattia, gli appartenenti alle categorie suindicate che dimostrino di essere obbligati, per la loro
prevalente attività, alla iscrizione presso altro Ente”
Oppure l’art 6 che recita: “Il versamento dei contributi è effettuato dall'impresa entro i termini che saranno stabiliti
dal Consiglio di amministrazione dell'Ente”.
di sua competenza, peraltro con una certa maldestrezza, dall’altro confonde le idee anziché
chiarirle, come comprova il fatto che è già ricorsa a due diversi Messaggi in soli tre mesi.
Senza troppo addentrarci nei dettagli tecnici, ad esempio: c’è un evidente stortura nelle disparità di
trattamento che l’ente prevede in merito alle stesse “prestazioni” o per cessioni simili ma effettuate
in ambiti diversi, talora esenti da contribuzione, talora gravati ad uno o l’altro contributo…
E. per inciso, ma dove sono le prestazioni nella cessione dei diritti? Di certo il messaggio non aiuta
ad individuare i casi in cui le opere/fissazioni sono commissionate e quindi oggetto di effettive
prestazioni, distinguendo magari le successive cessioni di diritti per opere/fissazioni create in
autonomia.
Lascio ad altri entrare nel merito tecnico per non prendere troppo spazio, ma è evidente che la
nostra è proprio un isola che non c’è.
Dobbiamo parlare della SIAE?...
No. Dobbiamo fare qualcosa.
Qualcosa per correggere tutte queste storture,
Qualcosa per ridare dignità a questi lavoratori che non ci sono.
Dobbiamo unire le forze, raccogliere il lavoro di tutte le organizzazioni (sindacati, associazioni di
categoria, ecc) per elaborare una nuova strategia, per gettare dei ponti e fornire un accesso al
mercato che sia dalla porta principale e non più di servizio, per dire alla Politica che ci sono
soluzioni per restituire al settore un ruolo di traino per il Paese e una speranza alle centinaia di
migliaia di lavoratori del settore, che navigano soli in un mare in tempesta, cercando l’Isola che
non c’è.