Gioia News.it Zingari ed ebrei raccontati da Moni Ovadia
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Gioia News.it Zingari ed ebrei raccontati da Moni Ovadia Mercoledì, 30 Gennaio 2013 17:25 Scritto da Maria Tancorre Con il suo spettacolo “Senza confini. Ebrei e Zingari” Moni Ovadia martedì 29 gennaio è tornato al Teatro Rossini dopo quindici anni. Attore teatrale, drammaturgo, scrittore, compositore e cantante, capace di catturare l’attenzione del pubblico con una forza espressiva e carismatica che appartiene solo a chi, come lui, attraverso l’arte è capace di mettere in scena una riflessione che attraversa la storia dell’umanità. La sua attenzione è rivolta a uomini, donne e bambini umiliati e disprezzati dal mondo occidentale, quello che, smentito dai fatti, si ritiene evoluto e civilizzato. Quelle genti sono gli ebrei e gli zingari. Quest’ultimo è il termine comunemente utilizzato per indicare quei popoli, rom e sinti, senza fissa dimora che, nell’immaginario collettivo, vagano raminghi vivendo di espedienti. La nascita dello Stato d’Israele segna la fine di un destino comune tra i due popoli. Ma la mancanza di una terra stanziale non è per gli zingari un freno allo sviluppo di una loro singolare identità. Di quella musicale, Moni Ovadia ne fa fulcro del suo spettacolo in cui i testi si mescolano alle note mirabilmente eseguite dalla sua orchestra anch’essa nata dall’incontro tra diverse culture a riprova che è la mistione tra più suggestioni a portare a risultati eccezionali. Sotto la forma dell’ironia Moni Ovadia riesce a smascherare i pregiudizi, le convenzioni, i modi di dire che stigmatizzano un popolo rendendolo schiavo di un’immagine che gli altri hanno costruito sulla base dell’ignoranza. “Zingaro” oggi, è sinonimo di “sporco e ladro”. Queste stesse parole erano usate, anni fa, dagli americani per descrivere gli immigrati italiani. Lo dimostra mirabilmente Moni Ovadia intrecciando testi scritti, saggi, articoli che sono testimonianza di una storia che purtroppo si ripete. Ma il suo spettacolo si fa testimonianza concreta della possibilità di andare oltre i “confini” per riconoscere nell’incontro con l’altro il seme del sentimento universale e la musica è tramite prediletto di tale universalità. Moni Ovadia, grazie alla sua appartenenza ad una famiglia di origine ebraica., che per lui ha da sempre rappresentato fonte prima e imprescindibile di ispirazione, è interprete perfetto della necessità etica di rispettare le discendenze culturali nella loro unicità e ricchezza.