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Maltese
Afro-Asiatic, Semitic, Central, South, Arabic
Morfologia introflessiva
Arabo
KTB ‘scrivere’
kataba ‘egli scrisse’
yaktubu ‘egli scrive’,
kitāb ‘libro’ (e kutub ‘libri’)
kutayyib ‘librino’
kātib ‘scrittore’
kutubī ‘venditore di libri’
kitābī ‘scritto’
maktaba ‘biblioteca’
miktāb ‘macchina da scrivere’
berritta ‘cappello’
pupa ‘bambola’
> berrittun ‘cappellone’
> pupazz ‘fantoccio’
sakran ‘ubriaco’
żiemel ‘cavallo’
> sakranazz ‘ubriacone’
> żimlunazz ‘cavallo molto
stanco, affaticato’
> nemlun ‘formicona’
> ġibjun ‘(grande) pozzo’
nemla ‘formica’
ġiebja ‘bacino’
cfr. arabo marocchino
sbaε ‘leone’ > sbaεūn ‘leone enorme’
šǝms ‘sole’ > šǝmsūn ‘sole molto forte’
dbaε ‘iena’ > dǝbεūn ‘persona malvagia’
żlǝt ‘povertà’ > żǝltūn ‘poveraccio’
tlǝq ‘lasciar andare’ > tǝlqūn ‘scapolone’
Il plurale
bravu > bravi
(cucker > cukers)
Il plurale
Singolare
serp
forn
banda
pjazza
koxxa
skola
tanbur
Radice
srp
frn
bnd
pzz
kxx
skl
tnbr
Plurale
sriep
fran
baned
pjazez
koxox
skejjel
tnabar
Il diminutivo
berritta > berrittin
Il diminutivo
bieb (masc.) ‘porta’ > bieba (fem.) ‘porticina’
tifel ‘ragazzo’ > tfajjel ‘ragazzino’
forn
> forna
‘forno’ (masc.)‘fornetto’ (fem.)
zappun
> zappun-a
‘zappa’ (masc.) ‘una piccola zappa’ (fem.)
serp
> srajjep
L'accrescitivo
berritta > berrittun
pupa > pupazz
berritta ‘cappello’
pupa ‘bambola’
> berrittun ‘cappellone’
> pupazz ‘fantoccio’
sakran ‘ubriaco’
żiemel ‘cavallo’
> sakranazz ‘ubriacone’
> żimlunazz ‘cavallo molto
stanco, affaticato’
> nemlun ‘formicona’
> ġibjun ‘(grande) pozzo’
nemla ‘formica’
ġiebja ‘bacino’
plur.
dim.
accr.
Niccolò Machiavelli, Dialogo intorno alla nostra
lingua (1515):
“le lingue non possono essere semplici, ma
conviene che sieno miste con l’altre lingue. Ma
quella lingua si chiama d’una patria, la quale
convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati all’uso
suo, ed è sì potente, che i vocaboli accattati non la
disordinano, ma ella disordina loro; perchè quello
ch’ella reca da altri lo tira a sé in modo che par
suo.”
Area linguistica (o Sprachbund):
regione geografica in cui alcuni tratti linguistici si sono propagati a seguito di una
profonda contaminazione interlinguistica, cioè a seguito del contatto tra le lingue che
in essa sono parlate. In altri termini, è una regione in cui le lingue hanno sviluppato
tratti comuni solo per il fatto di essere fisicamente contigue
Condizioni necessarie (ma non sufficienti):
a) presenza di più lingue nel medesimo contesto geografico
b) appartenenza di tali lingue a famiglie diverse o, al limite, a rami diversi di una
stessa famiglia linguistica
c) presenza di tratti linguistici da esse condivisi
d) assenza di barriere naturali
e) attestazioni di movimenti di popoli di vaste proporzioni e conseguente creazione
di aree bilingui o plurilingui
Solo la storia può in ultima analisi suffragare o smentire l’esistenza di un'area
linguistica: non si può prevedere la formazione di un’area linguistica contro l’evidenza
della storia. Al contrario è del tutto plausibile che l’evidenza storica non si trasformi
in evidenza linguistica: un’area linguistica deve essere prima di tutto un’area culturale
e storica. Ma non è detto che un’area storico-culturale si trasformi automaticamente
in un’area linguistica.
Area linguistica di Carlo Magno
Lingue interessate (seppur a livelli diversi):
Famiglia indoeuropea
Lingue germaniche (soprattutto tedesco, nederlandese e
inglese)
Lingue romanze (soprattutto francese e la varietà
settentrionale dell'italiano)
Lingue slave
Greco e Albanese
Lingue celtiche
Lingue baltiche
Famiglia afroasiatica
Maltese
Famiglia ugro-finnica
Ungherese, Finnico
Famiglia altaica
Turco di Turchia
Calmucco
Basco
Tratti condivisi (Standard Average European):
N.B. non sono i singoli tratti a caratterizzare peculiarmente le lingue d’Europa (essi,
se considerati singolarmente, hanno una diffusione interlinguistica molto più ampia),
ma è la loro correlazione ad esibire un carattere tipologicamente inusuale.
i. Somiglianze lessicali
cfr. Leopardi, Zibaldone, 1821: “da qualche tempo tutte le lingue colte d’Europa hanno
un buon numero di voci comuni [...] le stesse in tute le lingue colte, eccetto piccole
modificazioni particolari, per lo più nella desinenza”
ii. Ordine dei costituenti maggiori della frase indipendente assertiva relativamente
rigido e di tipo SVO.
iii. Presenza di preposizioni e di genitivi postnominali.
iv. Uso di “avere” ed “essere” come ausiliari nella formazione di alcuni tempi verbali
complessi
es.
italiano: passato prossimo ieri ho camminato per tre ore, futuro anteriore
ormai Luca sarà già arrivato;
francese: passé composé ils sont partis ‘essi sono partiti’, plus-que-parfait ils avaient
pris leur décision ‘essi avevano preso la loro decisione’.
v. Presenza simultanea di articoli definiti e indefiniti
francese le héros ‘l’eroe’, l’université ‘l’università’, les arbres ‘gli alberi’; un garçon
‘un ragazzo’, une fille ‘una ragazza’, des journaux ‘dei giornali’;
inglese the dog ‘il cane’, a cat ‘un gatto’.
vi. Carattere non-prodrop (dall’inglese pronoun ‘pronome’ e to drop ‘lasciar cadere’)
PS (lingua prodrop si può tradurre in italiano come ‘lingua a soggetto nullo’ )
Le lingue prodrop sono lingue che tollerano l’omissione del pronome personale in
posizione di soggetto nella frase dichiarativa:
it.
Essi mangiano una mela
Mangiano una mela
vs.
ing.
fr.
They eat an apple
*Eat an apple
Ils mangent une pomme
*Mangent une pomme
1a sing.
2a sing.
3a sing.
1a pl.
2a pl.
3a pl.
italiano
(io) mangio
(tu) mangi
(egli) mangia
(noi) mangiamo
(voi) mangiate
(essi) mangiano
(je) mange
(tu) manges
(il) mange
(nous) mangeons
(vous) mangez
(ils) mangent
inglese
I eat
you eat
he/she/it eats
we eat
you eat
they eat
['mÔZ]
['mÔZ]
['mÔZ]
[mÔ'ZØ]
[mÔ'Ze]
['mÔZ]
francese
je mange
tu manges
il mange
nous mangeons
vous mangez
ils mangent
vii. Accordo delle forme finite del verbo con il soggetto: nella maggior parte delle
lingue europee, il verbo, nelle sue forme finite, concorda solo con il soggetto.
Frasi italiane come io leggo un libro, io leggo venti libri rivelano che eventuali
variazioni nell’oggetto non determinano alcun cambiamento nel verbo.
viii. Paradigmi di caso fortemente semplificati e di tipo nominativo-accusativo: la
tendenza, piuttosto marcata, che emerge da una disamina della morfologia
flessiva nominale delle lingue europee è quella che porta ad una progressiva,
talvolta drastica, riduzione delle terminazioni di caso. Di norma, nelle lingue che
mantengono una declinazione si stabilizza un sistema tendenzialmente bicasuale:
in una forma convergono gli antichi casi nominativo e accusativo; nell’altra si
fondono genitivo e dativo. Sistemi di caso alternativi a quello nominativoaccusativo sono rarissimi in ambito europeo: solo il basco adotta il sistema
cosiddetto “ergativo-assolutivo”.