Scuola, sindacati contro governo: ci ricevano o sarà braccio di ferro

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Scuola, sindacati contro governo: ci ricevano o sarà braccio di ferro
Scuola, sindacati contro governo: ci ricevano o sarà braccio
di ferro
Cgil, Cisl e Uil: silenzio del Miur da mesi, sul decreto solo indiscrezioni,, ma il
contratto di lavoro degli insegnanti non si tocca: a rischio 8.500 euro l’annodi
Claudia Voltattorni
«Non possono governare una scuola che li ha tutti contro», ma invece finora «sono stati
muti e sordi» e «gli insegnanti sono preoccupati perché temono di trovarsi davanti al fatto
compiuto», cioè «stipendi bloccati e lavoro aumentato senza neanche essere stati
ascoltati». Se così fosse, «siamo pronti a mobilitarci». Proteste, manifestazioni e perfino lo
sciopero se dovesse servire. I sindacati della scuola sono sul piede di guerra. Si avvicina il
giorno del decreto sulla Buona Scuola e «nessuno ci ha ascoltato né convocato: abbiamo
chiesto al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini un incontro-confronto sui
provvedimenti che il decreto conterrà e finora nessuna risposta è pervenuta».
«8.500 euro in meno all’anno»
Eppure, sostengono Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola «stando a quello che leggiamo sui
giornali, gli insegnanti rischiano di perdere fino a 8.500 euro l’anno». L’ultimo incontro
ufficiale con il governo è stato il 13 novembre scorso. Da allora, lamentano i 3 sindacati,
più nulla. Temono che nel decreto Buona Scuola vengano inserite per legge questioni su
orario e retribuzione degli insegnanti: «Il rapporto di lavoro si regola per contratto - dicono
- non per decreto». Perché una cosa è assumere 140 mila precari («è la prima volta che
succede ed è solo un fatto positivo»), un’altra è «intervenire su materie che hanno una
ricaduta diretta sul rapporto di lavoro, a partire dalle retribuzioni che per legge rientrano
nella disciplina contrattuale».
«No al braccio di ferro»
Secondo quello che si sa, denunciano i sindacati, («si assiste al moltiplicarsi di annunci e
indiscrezioni che prefigurano ipotesi vaghe e confuse»), «si rischia di arrivare al blocco
dell’anzianità e togliere gli scatti». Anche perché, se davvero si va verso le figure dei tutor
e dei mentor, «bisognerà risparmiare su tutti i docenti per poi pagare quella quota del 2030% che entrerebbe a regime, secondo la Buona Scuola, solo dal 2019». Quindi, «si
vende qualcosa di futuribile scontentando tutti oggi». I tre sindacati chiedono di essere
ascoltati, «con questo atteggiamento del governo si pregiudicano le relazioni sindacali»,
oltre a creare un «clima di forte tensione e preoccupazione fra il personale». E «noi dicono i segretari generali Domenico Pantaleo, Francesco Scrima e Massimo Di Menna vogliamo evitare il braccio di ferro».
Studenti in piazza
In attesa anche gli studenti, che però già annunciano una giornata di mobilitazione
nazionale per il 12 marzo, quando i ragazzi dell’Unione degli Studenti scenderanno in tutte
le piazze delle principali città italiane. «Se il Governo pensa di procedere a tappe forzate
per riformare la scuola contro le nostre istanze si sbaglia di grosso - dichiara Danilo
Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti - Renzi vuole liquidare facilmente
le proteste degli ultimi mesi, ma noi non faremo dei passi indietro».