Tumori Stromali Gastrointestinali: linee guida ESMO per la pratica
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Tumori Stromali Gastrointestinali: linee guida ESMO per la pratica
Traduzione in italiano a cura di A.I.G. Associazione Italiana GIST (maggio 2008) Raccomandazioni cliniche Annals of Oncology 19 (Supplement 2): ii35–ii38, 2008 doi:10.1093/annonc/mdm080 Tumori Stromali Gastrointestinali: linee guida ESMO per la pratica clinica nella diagnosi, trattamento e follow-up dei GIST. P. G. Casali1, L. Jost2, P. Reichardt3, M. Schlemmer4 & J.-Y. Blay5 On behalf of the ESMO Guidelines Working Group* 1 Department of Cancer Medicine, Istituto Nazionale dei Tumori, Milan, Italy; 2 Department of Oncology, Kantonsspital, Bruderholz, Switzerland; 3 Department of Hematology, Oncology and Palliative Care, Helios Klinikum, Bad Saarow, Germany; 4 III Medical Clinic and Polyclinic, Munich, Germany; 5 INSERM U590, Claude Bernard University, Lyon, France Incidenza I tumori stromali gastrointestinali GIST sono tumori rari, con una incidenza stimata di 1.5/100 000 casi per anno. Diagnosi Può essere difficile fare la biopsia endoscopica quando il GIST si presenta come un piccolo nodulo gastroesofageo o duodenale di dimensioni inferiori a 2 cm, in tal caso il solo modo per fare una diagnosi istologica è l’escissione laparoscopica/laparotomica. Molti di questi piccoli noduli sono GIST a basso rischio o altre lesioni non maligne. Perciò, l’approccio standard per questi pazienti è l’ecografia endoscopica e poi il follow-up, mentre l’escissione si può riservare per quei pazienti il cui tumore aumenta in dimensione. In alternativa, può essere condivisa con il paziente la decisione di fare una valutazione istologica. D’altro lato, l’approccio standard ai noduli di dimensioni superori a 2 cm è la biopsia/escissione, perché nel caso si tratti di GIST, questi implicano un rischio più alto. L’approccio standard ai noduli rettali (o del distretto rettovaginale) è la biopsia/escissione dopo una valutazione ecografia senza tener conto della dimensione del tumore, poiché il rischio è più alto e i coinvolgimenti locali nella chirurgia sono più critici. Comunque, in casi di piccole lesioni, si può optare per una strategia di follow-up, condivisa con il paziente. Se c’è un nodulo addominale non valutabile in via endoscopica, l’approccio standard è l’escissione laparoscopica/laparotomia. Se c’è una massa più grossa dove la chirurgia probabilmente comporterebbe una resezione multiviscerale, una biopsia multipla con ago a scatto (CNB) è l’approccio standard. Questo permette al chirurgo di pianificare il miglior trattamento secondo la diagnosi istologica e può evitare la chirurgia per malattie che non la richiedono (per esempio linfomi, fibromatosi mesenterica, tumori a cellule germinali). Il rischio di disseminazione peritoneale è trascurabile se si esegue una procedura corretta. Lesioni a rischio a questo proposito (per esempio masse cistiche) dovrebbero essere sottoposte a biopsia in centri specializzati. L’escissione laparoscopica/laparotomia è una alternativa da considerare caso per caso, specialmente se la chirurgia è limitata.. Se il paziente si presenta con una evidente malattia metastatica, allora è sufficiente un prelievo bioptico del focolaio metastatico e di solito non è richiesta la laparotomia a scopo diagnostico. Il campione bioptico del tumore dovrebbe essere fissato in formalina (Il fissativo di Bouin dovrebbe essere evitato poiché può alterare il migliore svolgimento dell’analisi molecolare sui campioni fissati. Si raccomanda la raccolta dei tessuti da conservare congelati, poiché in futuro potrebbero essere disponibili nuove valutazioni di patologia molecolare da farsi nell’interesse del paziente. Adeguato consenso informato dovrebbe essere richiesto per consentire di fare analisi successivamente e ricerche ulteriori. Dal punto di vista patologico, la diagnosi di GIST è basata sulla morfologia e sulla istochimica. CD117 è generalmente positivo, sebbene una numero di GIST (nel 5% dei casi) sono CD117-negativi. Il recupero dell’antigene può portare a falsi positivi per CD117. La conta mitotica ha un valore prognostico e dovrebbe essere espressa come numero di mitosi per 50HPF. L’analisi mutazionale per le mutazioni conosciute che riguardano i geni KIT e PDGFRA può confermare la diagnosi di GIST in casi dubbi (specie in casi di sospetto GIST CD117-negativo). Inoltre, l’analisi della mutazione ha un valore predittivo e prognostico, per cui è fortemente raccomandato nella indagine diagnostica di tutti i GIST. La centralizzazione dell’analisi mutazionale in un laboratorio iscritto in un programma di certificazione esterna di qualità e con personale esperto nella malattia può far si che ci sia una maggiore disponibilità nell’ottenere l’analisi mutazionale. Stadiazione e valutazione di rischio Il rischio di recidiva può essere stimato sulla base di alcuni fattori prognostici standard: conta mitotica, dimensione del tumore, margini della chirurgia (includendo la rottura del tumore, se si è verificata ). Dimensione del tumore e conta mitotica sono fattori di classificazione del rischio nel Consensus del 2002. Questo era messo in relazione con la prognosi in uno studio epidemiologico che evidenziava che la categoria di GIST ad ‘alto rischio’ ha una prognosi peggiore. Le categorie a ‘rischio molto basso’ e ‘rischio basso’ hanno una prognosi favorevole. La categoria a ‘rischio intermedio’ non fa distinzioni ben precise e include sia i casi a basso rischio che quelli ad alto rischio. Una classificazione del rischio, proposta di recente, include anche la localizzazione del tumore in aggiunta alla conta mitotica e alla dimensione del tumore. In particolare, ciò rispecchia il fatto che i GIST gastrici hanno una prognosi migliore di quelli del piccolo intestino o dei GIST rettali. Il rischio stimato per sottogruppi è basato su una singola analisi retrospettiva e perciò necessita di ulteriori conferme. Comunque, questa classificazione migliora la distinzione tra differenti livelli di rischio. La rottura del tumore, sia spontanea sia che avvenga durante la resezione chirurgica, deve essere registrata, perché ha un valore prognostico fortemente negativo dovuto alla contaminazione peritoneale. Comunque, non è certo se questi pazienti debbano essere considerati metastatici. Il lavaggio addominale durante l’intervento chirurgico può essere una opzione in caso di rottura del tumore. E’ importante fare una accurata esplorazione chirurgica per individuare piccoli noduli peritoneali. Le procedure di stadiazione mettono in conto il fatto che la maggior parte delle recidive interessano il peritoneo e il fegato. La scansione TC addominale e pelvica con contrasto è la modalità di scelta per la stadiazione ed il follow-up. Nei casi di GIST a localizzazione rettale la RM fornisce dati migliori per la stadiazione preoperatoria. La TAC o l’ RX del torace e le analisi di laboratorio di routine completano la messa a punto della stadiazione del paziente asintomatico. La valutazione di PET con FDG (fluorin-18-fluorodeossiglucosio), o la PET- TC/MRI, è utile soprattutto quando è necessario accertare precocemente la risposta del tumore al trattamento con Imatinib. Trattamento E’ necessario pianificare un trattamento multidisciplinare (che coinvolga i patologi, i radiologi, i chirurghi, gli oncologi medici) come quello che è disponibile nei centri di riferimento per i sarcomi e i GIST, e/o con le reti che condividono competenze multidisciplinari in collaborazione. Malattia localizzata Il trattamento standard per GIST localizzato è la resezione chirurgica completa, senza dissezione di linfonodi clinicamente negativi [IV, A]. Se si è progettata una resezione laparoscopica, la tecnica richiede di seguire i principi della chirurgia oncologica. Un approccio laparoscopico è chiaramente sconsigliato in pazienti che hanno tumori di grandi dimensioni. L’obiettivo è la resezione con margini R0. Se è stata fatta una resezione con margine R1, un secondo intervento di radicalizzazione può essere una opzione, purchè si possa trovare la localizzazione originaria della lesione primitiva e non si prevedano rilevanti conseguenze funzionali. Quando una chirurgia R0 comporta gravi conseguenze funzionali ed il trattamento medico preoperatorio non è stato di aiuto o non può essere condotto, deve essere condivisa con il paziente la decisione di accettare margini chirurgici R1, specie nei casi di lesioni a basso rischio, in mancanza di una chiara evidenza che la chirurgia R1 è associata con una peggiore condizione di sopravvivenza globale. Si dovrebbe sempre considerare l’opportunità di riferire il paziente ad un centro specializzato e la resezione R0 dovrebbe essere considerata come lo standard di riferimento. Se la chirurgia R0 non è fattibile, o si può ottenere mediante una chirurgia meno mutilante nel caso di citoriduzione, è raccomandato di effettuare prima il trattamento con Imatinib [IV, A]. Lo stesso dicasi se il chirurgo crede che l’intervento chirurgico sia più sicuro dopo citoriduzione (per esempio, se diminuisce il rischio di sanguinamento e di rottura del tumore). Dopo che si è ottenuta la risposta massima del tumore, generalmente dopo 6-12 mesi, si esegue l’intervento chirurgico. L’analisi mutazionale offre un aiuto per escludere dalla terapia con Imatinib le mutazioni non sensibili al farmaco. La PET o la PETTC/MRI, può essere particolarmente utile per valutare molto rapidamente, in poche settimane, la risposta del tumore, cosi che la chirurgia non venga ritardata nel caso di malattia che non risponde al trattamento medico. Il rischio di recidiva può essere notevole, o relativamente alto, in molti casi di GIST e dipende dalla conta mitotica, dalla dimensione del tumore e dalla localizzazione della malattia. Vista l’efficacia della terapia con Imatinib nella malattia, è stato ipotizzato il trattamento adiuvante con il farmaco Imatinib. Risultati definitivi non sono ancora disponibili, sebbene siano stati riportati in forma preliminare i dati di un primo beneficio nella sopravvivenza libera da recidiva, da uno studio randomizzato svolto su pazienti affetti da GIST localizzato, di dimensione superiore a 3 cm, con follow-up e numero di casi limitati. Si è dimostrato il beneficio in termini di sopravvivenza libera da recidiva subitanea, per cui è necessario un più lungo follow-up per trarre conclusioni definitive, in particolare con riguardo alla percentuale di recidiva assoluta, alla lunghezza del periodo di ritardo nella recidiva e al comportamento della resistenza secondaria all’Imatinib in pazienti recidivanti. Sopravvivenza globale, un più lungo intervallo di sopravvivenza libera da recidiva, tempo di comparsa della resistenza secondaria sono obiettivi da perseguire negli studi clinici aperti al reclutamento o al follow-up. Attualmente è oggetto di valutazione la terapia con Imatimib adiuvante per i pazienti affetti da GIST con malattia localizzata. Malattia estesa Nei pazienti con malattia locale avanzata non operabile e nei pazienti con metastasi, Imatimib è il trattamento standard [IV, A]. Ciò si applica anche ai pazienti metastatici ai quali sono state del tutto asportate chirurgicamente le lesioni neoplastiche, scoperte inaspettatamente. La dose standard di Imatimib è di 400 mg al giorno [I, A]. Sono stati acquisiti dati scientifici che mostrano che i pazienti con mutazione dell’Esone 9 di Kit hanno migliori risultati in termini di sopravvivenza libera da progressione se assumono dosi superiori del farmaco (cioè 800 mg al giorno) che, dunque, rappresenta il trattamento standard per questo sottogruppo di pazienti [III, A]. Il trattamento deve essere continuato indefinitivamente, poichè l’interruzione del trattamento è generalmente seguita da una ripresa relativamente rapida della progressione tumorale, in quasi tutti i casi, anche quando le lesioni sono state precedentemente asportate chirurgicamente [II, B]. Il dosaggio somministrato dovrebbe essere mantenuto in funzione di un adeguato controllo degli effetti collaterali ed è corretto ridurlo od interromperne la somministrazione in casi di eccessiva e persistente tossicità. Si deve proseguire con un frequente monitoraggio della risposta del tumore durante tutto il trattamento, dal momento che il rischio di una progressione secondaria è sempre presente. E’ stato dimostrato che l’asportazione completa della malattia metastatica residua è correlabile ad una buona prognosi, purchè il paziente risponda alla terapia con Imatimib, ma resta ancora da dimostrare se ciò è dovuto alla chirurgia od ad una variabile nella selezione dei pazienti. Quindi la chirurgia nei pazienti metastatici in risposta alla terapia è considerata ancora oggetto di ulteriori valutazioni. L’approccio standard nei casi di progressione tumorale è quello di incrementare la dose giornaliera di Imatimib ad 800 mg (III, B]. Ciò può essere utile nei casi di mutazione dell’esone 9 di KIT, se il paziente è stato trattato inizialmente con 400 mg al giorno; probabilmente anche in caso di cambiamenti nella farmacocinetica nel corso del trattamento (il che è oggetto di valutazione e costituisce materia di studio); o ancora, possibilmente, in caso di alcune alterazioni molecolari secondarie. Anche la inosservanza del paziente alla terapia dovrebbe essere esclusa quale possibile causa della progressione del tumore, così come l’interazione con altri farmaci . Nei casi di progressione o di intolleranza all’Imatimib, il trattamento standard di seconda linea è Sunitinib [II, B]). Questo farmaco, somministrato secondo la schedula intermittente per 4 settimane consecutive con due settimane di sospensione, si è dimostrato efficace nella sopravvivenza libera da progressione. Dati preliminari hanno suggerito che una schedala continua di somministrazione con un più basso dosaggio, può essere ugualmente efficace e possibilmente meglio tollerato, pertanto quest’ultimo schema di somministrazione può essere un’opzione da considerare in modo individualizzato. Se la terapia con Sunitinib fallisce, si dovrebbe valutare di far partecipare il paziente con GIST metastatico a sperimentazioni cliniche per la valutazione di nuove terapie o di nuove combinazione di farmaci. La resezione chirurgica della malattia progressiva non è stata considerata soddisfacente negli studi seriali pubblicati, ma la chirurgia della progressione limitata, come quella “del nodulo all’interno di una massa” è stata associata con un intervallo libero da progressione della stessa ampiezza di quello ottenuto con il trattamento di seconda scelta con Sunitinib. Dunque, può essere un’opzione palliativa nel singolo paziente con una progressione limitata di malattia. Possono essere anche scelte procedure non-chirurgiche (trattamenti locali quali ablazioni etc..) . C’è un’ evidenza non scientificamente validata che pazienti che sono andati incontro a progressione di malattia durante il trattamento con Imatinib possono occasionalmente avere beneficio da un secondo tentativo di terapia con lo stesso farmaco. Allo stesso modo, mantenere il trattamento, invece di interromperlo, con un agente inibente la tirosina-chinasi, anche nei casi di progressione di malattia, può rallentare la progressione, naturalmente se in quel momento non è disponibile altra opzione terapeutica. Perciò, provare di nuovo con lo stesso farmaco o continuare il trattamento con un agente anti tirosina-chinasi con il quale il paziente era già stato trattato può essere una scelta valida in casi individualizzati. D’altro canto, combinazioni di agenti anti-tirosina-chinasi dovrebbero essere scoraggiati, al di fuori di studi clinici, a causa della potenziale considerevole tossicità. Valutazione della risposta L’attività antitumorale provoca una riduzione della massa tumorale nella maggioranza dei pazienti, ma in alcuni pazienti si può evidenziare solo una modificazione della densità della massa tumorale alla scansione con TC, o queste modificazioni possono precedere una riduzione del tumore che si avrà successivamente. Queste modificazioni nell’immagine radiologica del tumore dovrebbero essere considerate come “risposta” del tumore. In particolare, anche l’aumento della dimensione del tumore può essere indicativo di una “risposta” se la densità alla scansione TC è diminuita. Anche la “comparsa” di nuove lesioni può dipendere dal fatto che queste diventano più evidenti quando cominciano a divenire meno dense. Quindi, sia le dimensioni del tumore sia la densità alla scansione TC, o consistenti cambiamenti alla RMI, dovrebbero essere considerati come criteri di risposta del tumore. La FDG-PET ha dimostrato di essere più sensibile nella valutazione precoce della risposta del tumore e può essere utile nei casi dubbi o quando la previsione precoce della risposta è molto utile (ad es. trattamenti citoriduttivi preoperatori). L’assenza di progressione tumorale dopo mesi di trattamento terapeutico equivale parimenti ad una risposta del tumore. D’altro canto, anche la progressione del tumore può non essere accompagnata da modificazioni delle dimensioni. Infatti, in alcuni casi l’aumento nella densità del tumore nelle lesioni tumorali può indicare progressione del tumore. Un modello di progressione tipico è quello del “nodulo all’interno del nodulo” per effetto del quale una parte della lesione responsiva diviene iperdensa. Follow-up Non ci sono dati pubblicati che indichino specifici comportamenti per il follow-up di pazienti con malattia localizzata trattati chirurgicamente. La recidiva, molto spesso, compare nel peritoneo o nel fegato. L’indice mitotico verosimilmente riguarda la velocità con cui compare la recidiva. La valutazione del rischio basata sulla conta mitotica, sulla dimensione del tumore e sulla localizzazione può essere di aiuto nella scelta delle procedure per il follow-up. I pazienti ad alto rischio, di solito, hanno recidive in 2-3 anni, mentre quelli a basso rischio possono avere recidive più tardi, anche se molto meno probabili. Ciò detto, gli schemi del follow-up differiscono nelle diverse istituzioni. Ad esempio, in alcuni centri i pazienti a rischio intermedio-elevato si sottopongono a follow-up con scansione TC ogni 3-4 mesi per tre anni, poi ogni 6 mesi fino ai cinque anni e poi annualmente; per i tumori a basso rischio il follow-up è eseguito con la TAC ogni 6 mesi per cinque anni. Per i pazienti GIST con rischio molto basso probabilmente non è necessario un follow-up di routine sebbene si debba essere consapevoli che il rischio non è zero. Autori Queste raccomandazioni cliniche sono state formulate in seguito ad un evento di consenso organizzato dall’ESMO a Lugano nell’ Ottobre 2007 e la revisione del manoscritto è stata aggiornata sino a Gennaio 2008. Il processo di consenso ha coinvolto esperti che fanno parte dei Gruppi europei della ricerca sui sarcomi ed esperti di alcuni centri di eccellenza per i sarcomi non europei, indicati di seguito. Il testo riflette i risultati complessivi del consenso raggiunto tra i vari esperti, anche se ciascuno di essi può non sempre trovarlo conforme al proprio punto di vista. Il network di eccellenza su base europea CONTICANET (CONnective TIssue CAncer NETwork) ha promosso il processo di consenso. Le risorse finanziarie per l’evento sono state fornite da Novartis Oncology, Pfizer Oncology, PharmaMar. Gruppo di consenso Paolo G. Casali, Milano, Italy (Coordinating author) Jean-Yves Blay, Lyon, France (Coordinating author) Lorenz Jost, Bruderholz, Switzerland (Reviewer) Peter Reichardt, Berlin, Germany (Reviewer) Marcus Schlemmer, Muenchen, Germany (Reviewer) Massimo Aglietta, Torino, Italy Thor Alvegard, Lund, Sweden Larry Baker, Ann Arbor, USA Robert Benjamin, Houston, USA Martin Blackstein, Toronto, Canada Sylvie Bonvalot, Paris, France Ioannis Boukovinas, Thessaloniki, Greece Binh Bui, Bordeaux, France Angela Buonadonna, Aviano, Italy Paola Collini, Milano, Italy Alessandro Comandone, Torino, Italy Enrique de Alava, Salamanca, Spain Maria Debiec-Rychter, Leuven, Belgium Angelo Paolo Dei Tos, Treviso, Italy George D. Demetri, Boston, USA Palma Dileo, Milano, Italy Mikael Eriksson, Lund, Sweden Andrea Ferrari, Milano, Italy Stefano Ferrari, Bologna, Italy Sergio Frustaci, Aviano, Italy Xavier Garcia-Del-Muro, Barcelona, Spain Robert Grimer, Birmingham, UK Alessandro Gronchi, Milano, Italy Federica Grosso, Milano, Italy Pancras Hogendoorn, Leiden, Netherlands Peter Hohenberger, Mannheim, Germany Rolf Issels, Munich, Germany Svetlana Jezdic, Lugano, Switzerland Heikki Joensuu, Helsinki, Finland Ian Judson, London, UK Michael Leahy, London, UK Serge Leyvraz, Lausanne, Switzerland Axel Le Cesne, Paris, France Robert Maki, New York, USA Javier Martin, Mallorca, Spain Joan Maurel, Barcelona, Spain Pierre Meeus, Lyon, France Michael Montemurro, Lausanne, Switzerland Patrizia Olmi, Milano, Italy Shreyas Patel, Houston, USA Piero Picci, Bologna, Italy Andres Poveda, Valencia, Spain Martin H. Robinson, Sheffield, UK Piotr Rutkowski, Warsaw, Poland Patrick Schoffski, Leuven, Belgium Stefan Sleijfer, Rotterdam, Netherlands Kirsten Sundby Hall, Oslo, Norway Elena Tamborini, Milano, Italy Jonathan Trent, Houston, USA Frits Van Coevorden, Amsterdam, Netherlands Martine Van Glabbeke, Brussels, Belgium Allan Van Oosterom, Leuven, Belgium Jaap Verweij, Rotterdam, Netherlands Eva Wardelmann, Bonn, Germany John Zalcberg, Melbourne, Australia Note I livelli di evidenza [I- V] e i gradi di raccomandazione [A –D] secondo l’American Society of Clinical Oncology sono messe in parentesi quadre. Le affermazioni senza senza classificazione sono considerate legittime pratiche cliniche standard dagli esperti e dalla facoltà ESMO. Bibliografia 1. Benjamin RS, Choi H, Macapinlac HA et al. We should desist using RECIST, at least in GIST. J Clin Oncol 2007; 25: 1760–1764. 2. Blanke CD, Rankin C, Demetri GD et al. 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