La libertà per splendere ogni giorno come un sole
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La libertà per splendere ogni giorno come un sole
La libertà per splendere ogni giorno come un sole “[…] Ogni persona può essere considerata un fiore speciale e distinto. È il potere della Legge mistica che permette a ognuno di noi di sviluppare pienamente il nostro potenziale e di adempiere la propria peculiare missione. Ogni individuo ha le proprie capacità caratteristiche e la propria preziosa funzione” (Una rivoluzione della leadership, 71). Attraverso il Buddismo di Nichiren Daishonin ho ritrovato nella mia vita il significato della vera libertà! Questa sì che è una grande fortuna! Da ragazzino rincorrevo sempre l’affetto e l’approvazione degli altri, mi sforzavo di raggiungere ogni volta i massimi risultati per sentirmi accettato, non avendo la forza e il coraggio di affrontare la mia omosessualità. Anche per questo al termine del liceo ero arrivato acercare l’eccesso. Trascorsi l’intera estate a bere e sballarmi, ottenendo come unico risultato il ritiro della patente a pochi giorni dall’inizio dell’università. Non ebbi il coraggio di dare spiegazioni ai miei genitori, riuscii comunque a convincerli a farmi frequentare l’università e mi impegnai a superare ogni esame al primo appello, nel tentativo di riconquistare la loro fiducia. Al termine dei festeggiamenti per la mia laurea, mi ritrovai da solo a piangere e a chiedermi il perché di tanta sofferenza. Mi sentivo una nullità, ma non sapevo cosa mi aspettava dietro l’angolo. Nichiren scrive: “Quando accade un grande male, seguirà un grande bene. […] Che motivo avete di lamentarvi?” (RSDN, 1, 992). Tornai a Mosca per concludere il soggiorno di studio interrotto in occasione della laurea e dopo pochi giorni mi ritrovai in una stanza dello studentato ad ascoltare un’amica che mi parlava di Buddismo e di felicità in questo mondo. Desideroso di sentirmi veramente libero e di trasformare il mio senso di impotenza nei confronti della vita, partecipai con lei ad un meeting. La musica di Nam-myoho-renge-kyo mi avvolse e con essa una strana sensazione, come se il mio cuore fosse stato riscaldato da quelle voci. Iniziai a recitare quella frase, sebbene ancora non ne capissi il significato profondo. Dopo qualche settimana arrivò il momento di partire per l’Erasmus in Svezia. Grazie alla mia amica mi misi in contatto con un compagno di fede di Stoccolma e lì iniziai a praticare il Buddismo regolarmente. Il Daimoku cominciava ad aprire nuove strade ai miei pensieri: capii che mi sentivo in balia del giudizio altrui perché ero io in primo luogo a giudicare severamente me stesso e gli altri. Una vera rivoluzione! I praticanti mi sostenevano come l’abbraccio di una grande famiglia e il 3 aprile del 2011 ricevetti il Gohonzon a Stoccolma. Lì mi trovavo bene e cominciai a pensare di rimanerci anche dopo l’Erasmus per proseguire gli studi. In estate ebbi l’opportunità di partecipare a un corso della Soka Gakkai per giovani studenti di tutta Europa. Partii con il desiderio di approfondire la fede e di aprire la mia vita, trasformando fino alle radici la mia sofferenza. Il giorno del mio ventitreesimo compleanno, proprio durante il corso, recitai con il profondo desiderio di essere felice. Mi vennero forti dolori all’addome a causa del solito stress psicosomatico, ma non smisi di recitare. Mentre pregavo mi resi conto che soffrivo perché stavo trattenendo tutto il mio dolore: dietro quel muro di paura e disistima, mi aspettavano la vera libertà e la vera gioia di essere me stesso. Con cuore sincero, scrissi una lettera di ringraziamento a tutti i compagni di fede che mi avevano sostenuto fino a quel momento. Spinto dalla volontà di trasformare la mia sofferenza in gioia e di creare unità tra i miei familiari, decisi di tornare in Italia. Ma già il primo giorno mi ritrovai a criticarli per i loro difetti e le loro mancanze. Un po’ per necessità, un po’ per paura di non essere capace di migliorare la situazione, mi trasferii a Venezia per concludere in quella città la laurea magistrale. Arrivato in laguna mi ritrovai ad affrontare difficoltà mai incontrate prima: non riuscii a sostenere alcun esame al primo appello, non ottenni né la borsa di studio né un posto tra le collaborazioni studentesche. Decisi allora di approfondire ancor più la pratica e lo studio del Buddismo, offrendo la mia casa per i meeting e accettando con gioia la responsabilità di gruppo. E così, compresi che tutto era bloccato perché stavo ancora evitando di affrontare i miei problemi, ero di nuovo lontano dalla mia famiglia. L’ambiente esterno stava semplicemente riflettendo la mia condizione interna. A marzo 2012 si presentò l’occasione di partecipare ad un nuovo corso, ma ero senza soldi per il viaggio. Dovevo chiederli ai miei genitori: una grande opportunità per creare dialogo. Mia mamma acconsentì subito – con lei il rapporto si era disteso già da tempo. Mio papà invece inizialmente non fu d’accordo. Ma quando gli feci capire che solo grazie al Buddismo mi ritrovavo lì ad affrontare la mia paura di parlare con lui, mi diede il suo supporto economico per poter partecipare al corso. Partii col desiderio di realizzare una grande vittoria. “Avanziamo insieme coraggiosi e fieri discepoli di Sensei” era il motto del corso. Sentii che il mio maestro era lì a sostenermi, dovevo solo decidere di affrontare le mie paure. Incoraggiato dalle esperienze degli altri compagni di fede, durante il viaggio di ritorno scrissi una lettera a mio padre. Attraverso il Daimoku riuscii a trasformare la mia paura in coraggio e, dopo qualche giorno, gli lessi quella lettera. Raccontai a mio padre tutto quello che non ero mai riuscito a dirgli e lo ringraziai per avermi sempre sostenuto. Gli dissi che grazie al Buddismo avevo compreso che per stare bene con la mia famiglia non dovevo cambiare nessuno né scappare, ma semplicemente aprirmi a loro e affrontare la vita con coraggio e fierezza. Ero riuscito a riconoscere e percepire il mio valore. Finalmente avevo mosso il primo passo verso la trasformazione del rapporto con mio padre. Libero dal pensiero di dover conquistare l’approvazione degli altri, durante l’estate, riuscii a sostenere tutti gli esami che mi mancavano alla laurea, studiando finalmente con gioia e passione. La situazione si capovolse completamente: dopo l’iniziale esclusione, ottenni un posto come studente collaboratore e più avanti la borsa di studio. A fine agosto si presentò la possibilità di svolgere un periodo di assistentato di lingua italiana in Russia. Per me era un sogno! Tuttavia, all’inizio sembrava che i posti fossero già stati assegnati e nessuno riusciva a darmi informazioni precise. Continuavo a sostenere le attività della Soka Gakkai con tutto me stesso e trovai pure il tempo per studiare e sostenere l’esame per la certificazione di didattica dell’italiano come lingua straniera. Ma l’insicurezza e la paura mi stavano schiacciando… Decisi allora di affidarmi totalmente al Gohonzon e di credere profondamente nel mio valore, finché non arrivai a sentire di essere il candidato ideale. Partecipai al bando. Nonostante avessi poco tempo per organizzare tutto e la risposta ufficiale si facesse attendere, decisi comunque di prepararmi per il viaggio, animato dalle parole del mio maestro: “Quando la determinazione cambia, tutto inizia a muoversi nella direzione che desiderate. Nell’istante in cui decidete di vincere, ogni nervo e fibra del vostro essere si orienteranno verso quella realizzazione” (Giorno per giorno, Esperia, 20 settembre). Tutto andò a ritmo: documenti, biglietto aereo, visto. Trovai, inoltre, varie scuole dove poter svolgere il tirocinio e pure un alloggio praticamente gratuito! Arrivò il 13 ottobre, il giorno della partenza. Il volo fu un vero inferno e in aeroporto mi ritrovai senza valigia. Ma ero determinato a non lasciarmi sconfiggere: continuai a recitare con tutto il mio cuore, sicuro che ogni cosa si sarebbe risolta. Dopo due giorni ricevetti il mio bagaglio e la nomina ufficiale da parte del Ministero! A Mosca ho trascorso due mesi molto intensi nei quali ho sentito una gratitudine ancora più profonda per la mia famiglia e le persone che mi hanno sempre incoraggiato. Per ricambiare il sostegno, d’accordo con la mia amica che mi aveva fatto conoscere questo Buddismo, abbiamo iniziato a tradurre in russo esperienze e incoraggiamenti tratte dalle nostre riviste. Ora mi attende un nuovo anno pieno di sfide: voglio laurearmi e iniziare a lavorare nella promozione del plurilinguismo e dell’interculturalità per contribuire alla creazione di una cittadinanza europea. La paura di non farcela è sempre in agguato, ma come mi ricorda il presidente Ikeda: “Il potere della gioventù è la capacità di tracciare con determinazione nuove strade dove nessuno ha osato prima. È la capacità di affrontare con coraggio la cattiveria e l’ingiustizia. È la capacità di unirsi agli altri con gioia nella ricerca del dialogo e di tessere nuove reti d’amicizia in costante crescita.” (NR 501, 7). È il momento di condividere con gli altri la mia gioia di vivere: quest’anno voglio essere un sole che illumina tutti con il suo sorriso!