caso formazione in rete

Transcript

caso formazione in rete
Fonte: www.wbt.it
Formazione in rete e ruolo del tutor: un’esperienza nella
scuola secondaria superiore
di Angela Berto
I.M.S. "Sandro Pertini" - Genova
La definizione della figura del tutor on line è piuttosto complessa e variegata. Essa è legata al concetto di tutorship come
forma di supporto all’apprendimento in quanto si ritiene che l’individuo possa apprendere in modo più significativo se
opportunamente facilitato. [Calvani e Rotta, 2000].
Attraverso un’esperienza personale di tutoraggio in rete, questo contributo vuole sottolineare come il tutor abbia un
impegno di vitale importanza nel creare le condizioni ideali per l’apprendimento anche degli utenti meno esperti,
eliminando gli ostacoli tecnologici e di ansia che potrebbero limitare tale processo.
Premesse
La diffusione di Internet, la sua facilità di accesso e la scoperta delle potenzialità educative delle reti hanno portato a
sviluppare un’ampia gamma di corsi on line. Lo sviluppo dell’e-learning richiede, però, portali specializzati nella gestione
dell’offerta formativa in rete, che possano svolgere una mediazione tra la domanda di formazione a distanza e in rete e
l’offerta di percorsi formativi da parte delle istituzioni che operano in tale mercato. Coloro che ne usufruiscono,
interagiscono in rete in uno spazio virtuale, usando una piattaforma tecnologica comune o una strumentazione specifica,
con altri utenti che condividono lo stesso obiettivo e lo stesso percorso formativo. L’e-learning fornisce un modello
cognitivo in cui lo studente si costruisce consapevolmente il proprio percorso, potendo anche scegliere tra vari strumenti
sincroni o asincroni a disposizione.
La sottostante tabella, che fornisce i cosiddetti dieci punti caldi di Rosemberg [Rosemberg, 2001], mette bene in
evidenza le principali differenze tra formazione in aula e e-learning.
Aula
Web
1. Orari rigidi
2. Flessibilità di accesso
2. Rivolta a gruppi
2. Rivolta al singolo individuo
3. Presenza del docente
3. Presenza del tutor on line
4. Scambi personali tra i partecipanti
4. Attività di community
5. Registrazione delle presenze
5. Monitoraggio continuo
6. Contenuti sviluppati ex ante
6. Contenuti progettati per il delivery via web, facilmente aggiornabili e modificabili in fieri
7. Apprendimento guidato dal docente
7. Atteggiamento attivo del singolo
8. Manca un reale controllo di qualità
8. Verifica automatizzata dei risultati
9. Elevati costi indiretti
9. Riduzione dei costi di spostamento o assenza dal lavoro
10. Formazione come evento isolato
10. Possibilità di formazione continua
L’e-learning, perciò, per sua struttura, favorisce la comunicazione necessaria per l’apprendimento collaborativo, lo
scambio di idee, di materiali, di riflessioni. L’apprendimento attivo, learning by doing, aumenta la motivazione, invoglia a
condividere esperienze facilmente accessibili on line, invita al lavoro di gruppo e facilita la comunicazione diretta tra
Figura 2. Condizioni di applicabilità dei metodi formativi che prevedono l’uso intensivo delle tecnologie della rete [Trentin
G., 1998]
Le dinamiche comunicative
In un corso on line, ogni corsista deve avere la sensazione di non essere solo davanti al computer, ma di avere dall’altra
parte degli interlocutori concreti: il tutor e i suoi compagni di corso. E’ importante, dunque, che il corsista si senta parte
integrante di una classe , anche se virtuale, e possa esserci uno scambio tra tutor e corsisti e tra corsisti e corsisti.
Figura 3. La fase della conoscenza
Nel momento del primo approccio al corso, quando il corsista ha cominciato a prendere dimestichezza con la piattaforma
e i materiali di studio, c fe stata quella che puo essere chiamata la fase della conoscenza. In questo stadio la
comunicazione e avvenuta tra tutor e singolo corsista: il tutor ha dato indicazioni sul programma del corso e sui materiali
a disposizione, si e presentato ai corsisti e ha chiesto loro di presentarsi. Anche se il tutor era gia in possesso di queste
informazioni, leggere le indicazioni spontanee di chi partecipava al corso nelle vesti di discente era importante per
rendersi conto di chi si aveva davanti e delle motivazioni che avevano indotto questa persona a frequentare il corso.
La fase della conoscenza e avvenuta attraverso uno scambio di e-mail, ma, purtroppo, non e stata condivisa in quanto,
per motivi che non mi sono noti, non sono stati attivati ne il forum ne la chat previsti inizialmente dal progetto
dell'Assessorato all'Istruzione, Formazione e Lavoro della regione Liguria. In modo particolare, sarebbe stata utile la chat
in quanto e in essa che il corsista supera la sensazione di solitudine che coglie chi si trova da solo davanti ad uno
schermo ed e ancora in essa che i compagni di corso, nonche lo stesso tutor, diventano delle persone vere e non dei
semplici nomi.
Dopo la fase della conoscenza e sempre prevalso un tipo di comunicazione monodirezionale del tipo corsista -> tutor e
tutor -> corsista in quanto ciascuno studente tendeva a relazionarsi in modo preferenziale con il tutor e ad instaurare un
rapporto personale e individuale. E’ stata questa la fase della condivisione.
Figura 4. La fase della condivisione
Verso la fine del corso, si sono costituiti, però, alcuni sottogruppi spontanei, composti da studenti con i medesimi
problemi, che si sono organizzati il proprio lavoro, scambiandosi e-mail.
Figura 5. La fase della collaborazione
Quella che è venuta sicuramente a mancare è stata un’attività di dibattito e di confronto in cui lo scambio avvenisse tra
tutti i membri del gruppo senza distinzioni gerarchiche. E’ mancata, cioè, la fase della collaborazione in cui i corsisti
fossero in grado di autoregolamentare i propri interventi e realizzare percorsi comuni. Il modello di apprendimento
Il modello proposto prevedeva fondamentalmente un lavoro di autoapprendimento da parte degli studenti: lettura e studio
degli argomenti in rete, svolgimento di esercitazioni. Le attività individuali, dunque, avevano un peso consistente, rispetto
alla discussione e al confronto con i compagni.
In questo processo di apprendimento sono emerse numerose difficoltà da parte degli studenti. Del resto, la capacità di
apprendere autonomamente non è una competenza da dare per scontata in quanto richiede abilità che, molto spesso, gli
studenti non sono abituati ad utilizzare, quali:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
avere consapevolezza delle proprie pre-conoscenze e dei propri bisogni formativi;
saper pianificare uno studio autonomo, definendo gli obiettivi da raggiungere e il percorso da fare;
saper utilizzare adeguate strategie di apprendimento, quali, per esempio, mantenere l’attenzione, la
concentrazione e la motivazione;
saper monitorare il processo di apprendimento e saper valutare la propria comprensione.
Inoltre, gli studenti hanno evidenziato:
ƒ
ƒ
ƒ
difficoltà ad interagire con contenuti in forma ipermediale;
mancanza di una visione di insieme;
difficoltà a percepire la mole di lavoro da affrontare.
Il tutor, dunque, ha svolto in larga misura attività di scaffolding e di contatto personale-comunicativo. E’ stato, infatti,
proprio grazie alla sua capacità di entrare in sintonia col singolo utente, se è riuscito a creare un contatto affettivo in rete,
attraverso un lavoro costante, attento, delicato, ma vitale per il buon fine del corso e per il processo formativo.
Utilizzando una metafora sicuramente già abusata, il modello di apprendimento proposto può essere paragonato ad una
clessidra in quanto essa, essendo uno strumento di misura del tempo, sottolinea una importante variabile per la gestione
del gruppo dei corsisti on line. Inoltre, tale immagine rimanda all’idea di un passaggio di materia da un vaso ad un altro:
contenuti che vanno dall’alto verso il basso, esercitazioni che seguono il percorso inverso. Il tutor si trova ad occupare la
posizione di raccordo tra i due vasi comunicanti della clessidra e ne svolge, in un certo senso, la stessa funzione, come
luogo/attore di scambio tra le due parti. Inoltre, egli si pone anche e soprattutto a livello interpersonale/psicologico.
All’interno del corso, la sabbia che scorre da un vaso all’altro non è pura materia, ma è costituita da individui che
necessitano di supporto e di attenzione. Il tutor, in questo senso, deve essere in grado di far percepire lo scorrere del
tempo e il passaggio della sabbia nel modo giusto ai corsisti: deve far capire che lo sforzo investito nel corso non è poco,
ma è importante e fruttuoso, che il guadagno in termini di crescita personale è adeguato, che la sabbia filtrata con fatica
arricchirà il vaso inferiore.
Figura 6. Il modello di apprendimento può essere paragonato ad una clessidra
Osservazioni
Giunta al termine di questo corso, posso provare a fare un bilancio di questa esperienza di tutoraggio on line.
Le valutazioni delle competenze degli studenti sono positive, soprattutto per coloro che hanno dedicato il tempo previsto.
Tutti gli studenti hanno superato i test di autovalutazione proposti. Tuttavia, i numerosi ritiri nei primissimi mesi (circa il
20% degli ammessi) hanno dimostrato che in qualche studente è mancata la percezione della difficoltà di un corso a
distanza, per cui, al momento dell’iscrizione, sono stati sottovalutati l’impegno e il sacrificio necessari.
L’esperienza effettuata ha messo, inoltre, in evidenza i problemi collegati ai tempi di realizzazione di un corso on line. E’
risultato fondamentale che essi fossero limitati, avessero dei termini precisi di avvio e di conclusione, nonché di cambio
dei contenuti di apprendimento. Tempi dilatati, infatti, sarebbero stati troppo dispersivi, avrebbero fatto decadere la
motivazione al fare, al comunicare, al mettersi in discussione, all’apprendere.
Delineare chiaramente le finalità formative (che cosa sto facendo), gli obiettivi (perché lo faccio), i tempi (quanto sarò
impegnato), le attività e le modalità di realizzazione (come lavorerò, chi mi supporterà, quali mezzi o strumenti avrò a
disposizione) sono risultati elementi fondamentali per la realizzazione positiva della formazione in rete.
Ritengo che mi sia stato particolarmente utile avere già seguito in prima persona dei corsi a distanza in qualità di allieva,
avere esperienza di tutor d’aula e avere una buona conoscenza delle tecnologie.
Le principali difficoltà che ho incontrato sono state relative al coordinamento delle dinamiche di interazione, alla gestione
della comunicazione scritta, che ha richiesto tempo e riflessione, alle abilità socio-personali, come il saper considerare,
ad esempio, le critiche non rivolte a me stessa come persona, ma ad alcune mie azioni ben precise e situate.
Fra i molteplici compiti che ho svolto come tutor, è stato fondamentale, infine, lo svolgimento di un monitoraggio
continuo: infatti, in un ambito virtuale, non sottovalutare tale attività permette di evidenziare subito problemi che, in caso
contrario, resterebbero latenti fino a creare disordini, incomprensioni e rallentamenti nel processo di apprendimento in
atto.
Riferimenti bibliografici
Calvani A., Rotta M., Fare formazione in Internet, Erickson, Trento, 2001
Rosemberg M.J., E-learning, McGraw-Hill, New York, 2001
Trentin G. , Insegnare e apprendere in rete, Zanichelli, Bologna, 1998.