Ghana – Gibuti – Guinea Conakry – Guinea Bissau – Guinea

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Ghana – Gibuti – Guinea Conakry – Guinea Bissau – Guinea
GHANA
La libertà religiosa è riconosciuta dalla Costituzione all’articolo 211.
Secondo delle norme varate negli anni ’80, i gruppi religiosi devono registrarsi, ma molti, specie
se di religioni tradizionali indigene, non si adeguano a questa disposizione. Le attività ecclesiali,
di carità e di istruzione che non generano redditi, sono esenti da imposte.
Non risultano problemi di relazione tra le diverse organizzazioni religiose e il Governo ne
promuove la convivenza pacifica e la collaborazione, anche con iniziative di valore simbolico,
come quella di recitare preghiere cristiane e musulmane in occasione di riunioni di governo e
pranzi ufficiali.
La convivenza inter-religiosa, beneficia anche del National Peace Council, dipendente dal
Ministero dell’Interno2, che – inaugurato dal Presidente nel novembre 2011 – vuole prevenire,
gestire e risolvere i conflitti interni del Paese. Esso è formato da 13 membri rappresentanti le
principali comunità religiose3.
In alcune regioni del Paese è diffuso il timore della stregoneria e molte persone, specialmente
donne anziane, sono accusate di essere streghe responsabili di eventi sfortunati di varia natura,
da un cattivo raccolto a una malattia. Le streghe spesso sono cacciate dai villaggi e devono
rifugiarsi in appositi “campi di streghe”; chi vuole restare o tornare nella propria casa, rischia di
essere malmenata o perfino uccisa dai suoi stessi concittadini4.
Sempre collegata ai rituali tradizionali, è la pratica del trokosi, per la quale giovani ragazze sono
destinate a diventare servitrici nei templi in condizioni assimilabili a una schiavitù di fatto.
Secondo la tradizione, le famiglie che devono espiare una grave mancanza, offrono al tempio
una figlia che può essere destinata a restare per tutta la vita come «Sposa del dio», di fatto
asservita ai comandi dei sacerdoti. Le giovani inviate ai templi possono avere anche soltanto 18
mesi5, un aspetto che, aggiunto alle altre degenerazioni di queste pratiche, ha fatto sì che lo
Stato le riconoscesse come reato.
In questa operazione di stigmatizzazione, oltre all’intervento punitivo del Governo, hanno
avuto un ruolo importante anche numerose ONG attive per affrancare queste donne, alle quali
offrono un aiuto economico e insegnano un mestiere per consentire loro di rifarsi una vita.
Da segnalare che gruppi religiosi tradizionali accusano questi organismi di non comprendere
che le loro credenze fanno parte della religiosità africana e che, quindi, il loro impegno,
1
http://www.ghanareview.com/Gconst.html
http://ghanadistricts.com/news/?read=43978
3
http://www.undp-gha.org/mainpages.php?page=national%20peace%20council
4
U.S. Department of State – International Religious Freedom Report for 2011
5
http://www.wcl.american.edu/hrbrief/v7i1/ghana.htm
2
supportato peraltro da numerosi Paesi occidentali, è di fatto un modo di distruggere lo
sviluppo della spiritualità africana6.
6
http://www.modernghana.com/news/344806/1/chraj-is-keen-to-stop-trokosi-ms-lamptey.html