Antonella Arras
Transcript
Antonella Arras
Dr.ssa M. Antonella Arras Dirigente medico ASL 2 Torino Responsabile s.s. Promozione Salute Centro Aziendale di Promozione della Salute [email protected] 1 Bullismo, interessa quasi la metà della popolazione scolastica è una piaga che si alimenta dell’indifferenza forma rappresentazioni della vita e della società nelle vittime nei carnefici negli spettatori (bystander) Il Bullismo modifica il carattere di attori e spettatori 2 “…Come si spiega allora che Barry riuscisse a fare tanto il prepotente?... Uno aveva paura, perché ce l'avevano gli altri. Egli metteva paura perché aveva la reputazione di uno che mette paura. SIAMO NOI. Siamo noi che lo abbiamo segnato come il prepotente della scuola. Non è più forte di nessuno di noi. Noi abbiamo fatto di lui quello che è.“ Da " L’inventore di sogni - Il prepotente" di Jan Mc Ewan Einaudi, Torino, 1994 3 I PREPOTENTI CI SONO SEMPRE STATI, OGGI PERO’ E’ CAMBIATO : z IL CONTESTO SOCIALE (VALORI – STRUMENTI- RELAZIONI) z IL CONTESTO EDUCATIVO (RUOLO DEGLI INSEGNANTI E DELLA SCUOLA) z IL CONTESTO FAMILIARE (RUOLO GENITORIALE, EDUCAZIONE TRA PARI?) 4 IL BULLISMO COME FENOMENO SOCIALE MODELLO DI RIFERIMENTO non è un problema individuale è il risultato di una interazione sociale gli adulti educatori e gli spettatori possono mantenere o modificare l’interazione stessa 5 IL BULLISMO – CARATTERISTICHE: • Prepotenza fra pari • Intenzionalità • Sistematicità • Asimmetria di potere 6 IL BULLISMO – DEFINIZIONE 1 Azione che mira deliberatamente a far del male o danneggiare z spesso è persistente z talvolta duratura nel tempo z è difficile difendersi per le vittime Alla base del comportamento z un abuso di potere z un desiderio di intimidire z un desiderio di dominare (Sharp e Smith, 1995). 7 IL BULLISMO – DEFINIZIONE 2 l’azione del bullo è intenzionale e ripetuta si instaura in una relazione con ruoli definiti • il ruolo della vittima • Il ruolo di carnefice implica sempre • uno squilibrio in termini di forza • un’asimmetria nella relazione (Olweus, 1996) 8 IL BULLISMO – MANIFESTAZIONI: zBullismo diretto: viene utilizzata la forza fisica picchiare, spingere, fare cadere, mordere zBullismo verbale: viene utilizzata la parola offese, prese in giro reiterate, minacce zBullismo indiretto: (più tipicamente femminile) comportamenti non rivolti alla vittima in modo diretto ma tendenti a danneggiarla psicologicamente o nelle relazioni con gli altri. Modalità subdole e nascoste, portano all'esclusione e all'isolamento della vittima – ad es. pettegolezzi e dicerie 9 La dinamica del bullismo coinvolge: - bulli attivi - bulli passivi (assistenti dei bulli) - vittime - difensori delle vittime - spettatori 10 IL BULLISMO COME FENOMENO SOCIALE: I RUOLI RUOLO: ATTEGGIAMENTO CHE SI È FISSATO NELLA FORMA DI MODELLO GENERALE DI CONDOTTA, STABILE E RIPETUTO. QUESTA CARATTERISTICA PUÒ FAVORIRE LO STABILIRSI DI RUOLI SOCIALI DEFINITI E DISTINTI 11 IL BULLISMO COME FENOMENO SOCIALE: I RUOLI I RUOLI NEL BULLISMO - - Bullo: chi prende attivamente l'iniziativa Aiutante: chi agisce come "seguace" del bullo Sostenitore: chi rinforza il comportamento del bullo Difensore: chi prende le difese della vittima Esterno (bystander): chi non fa niente ed evita il coinvolgimento Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze 12 IL BULLISMO – PROFILI e INDICATORI LE VITTIME (1): • Fisicamente o psicologicamente più deboli • Manifestano preoccupazioni riguardo al proprio corpo • Sono cauti, sensibili, tranquilli, riservati, passivi, sottomessi e timidi •Vivono una condizione di isolamento e di esclusione nella classe •Si rapportano meglio agli adulti che ai coetanei. 13 IL BULLISMO – PROFILI e INDICATORI LE VITTIME (2): • Sono ansiosi, insicuri, infelici ed abbattuti • Hanno scarsa autostima • Hanno difficoltà ad affermare se stessi nel gruppo • Possono mettere in atto comportamenti di autocolpevolizzazione. 14 LE VITTIME (3): Possibili conseguenze: • danno per l'autostima • perdita della fiducia nelle istituzioni sociali • possono diventare a loro volta aggressori sui più deboli • manifestazioni anticonservative 15 IL BULLISMO – PROFILI e INDICATORI I BULLI (1): z z z z z z z z z z fisicamente forti stessa età o più grandi capaci nelle attività di gioco, nello sport e nelle lotte bisogno di dominare, sottomettere, imporre il proprio punto di vista vantando la propria superiorità sugli altri presentano un temperamento bollente, si inquietano facilmente sono impulsivi, hanno difficoltà nel rispettare le regole bassa tolleranza alla frustrazione sono oppositivi, insolenti e aggressivi verso gli adulti sono abili nel tirarsi fuori da situazioni difficili. 16 IL BULLISMO – PROFILI e INDICATORI I BULLI (2): • Non sono ansiosi o insicuri • Opinione piuttosto positiva di sé • Alto livello di autostima • Considerati duri e rudi • Prendono in giro, rimproverano; intimidiscono, minacciano, ingiuriano, beffeggiano, mettono in ridicolo, comandano a bacchetta, spingono, prendono a pugni, prendono a calci, danneggiano le cose che appartengono agli altri studenti, ecc. • Talvolta restano dietro le quinte, utilizzando aiutanti come “manodopera” 17 IL BULLISMO – PROFILI e INDICATORI I BULLI (3): z z z z In età piuttosto precoce possono prendere parte a comportamenti antisociali: Furto Vandalismo uso di alcol frequentazione di "cattive compagnie". Possono essere variamente popolari tra i compagni, a seconda dell’ambiente scolastico. Sono sostenuti da un certo numero di coetanei (“aiutanti” o sostenitori”). Manifestano un progressivo delinearsi di un atteggiamento negativo verso la scuola. 18 IL BULLISMO – PROFILI e INDICATORI L’85% dei casi di bullismo si verificano alla presenza di spettatori. GLI SPETTATORI (“Esterni” o Bystanders”) (1): Per: zpaura zIndifferenza Nella maggior parte dei casi l'abuso non viene denunciato gli spettatori assumono il ruolo di maggioranza silenziosa Possono trasformarsi in zsostenitori , ridendo o incitando il bullo zdifensori, assumendo un ruolo attivo in favore della vittima 19 GLI SPETTATORI (“Esterni” o Bystanders”) (2): L’intervento del gruppo dei pari determina nel 60% dei casi la cessazione dell’azione del bullo in meno di 10 secondi. Il difensore interviene in base a : -empatia verso la vittima; -percezione dell’attesa ausiliaria espressa dai compagni, -pregresse esperienze di aiuto alle vittime di prepotenza Potenziamento dell’inclinazione antibullistica: -Percorsi di educazione emotiva nella scuola -Schema dei valori positivi dell’amicizia -Life skill e peer education -Progetti di tutoraggio delle classi inferiori e dei compagni deboli 20 7° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza - Eurispes e Telefono azzurro - 2006 (1) • Il 43,2% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni subisce “brutti scherzi” da parte dei coetanei. • Il 39,6% subisce provocazioni e prese in giro reiterate nel tempo, • il 33,6% viene offeso ripetutamente e senza motivo. • Il 20,2% viene minacciato da coetanei o ragazzi più grandi, • il 12,6% subisce furti di oggetti o cibo, • il 12,1% è stato vittima di maltrattamenti e percosse ripetuti 21 7° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza - Eurispes e Telefono azzurro - 2006 (2) Il 78,9% dei bambini dichiara di utilizzare strategie attive contro il bullismo: • chiedendo aiuto ad un adulto nel 27,5% dei casi, • dicendo al prepotente di smetterla nel 27,7% dei casi • aiutando la vittima ad uscire dalla situazione nel 23,7% dei casi. Il 3,9% ammette di unirsi al bullo dominante facendo a sua volta il prepotente, lo 0,9% dice di trovare divertente ciò che il bullo fa e dice. C'è una differenza tra maschi e femmine per quanto riguarda gli atteggiamenti da bullo gregario. Sono soprattutto i maschi a unirsi al prepotente o a trovare divertente l'atteggiamento del bullo (nel 6,6% dei casi contro il 3% delle femmine). 22 7° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza - Eurispes e Telefono azzurro - 2006 (3) Il bullismo è un fenomeno che •inizia già nelle scuole elementari. •Alle superiori gli "atti di bullismo“ possono essere ritenuti comportamenti precursori di condotte devianti, antisociali o illegali. I soggetti coinvolti provengono non più e non solo da ambiti o fasce sociali culturalmente ed economicamente deboli o di accentuata emarginazione, ma da aree e famiglie benestanti e colte. Bullismo come sintomo ed espressione di un inaspettato e insospettabile "malessere del benessere", segnale inequivocabile di disagio "relazionale", che interseca, taglia e attraversa tutte le fasce sociali. 23 La letteratura offre numerosi modelli di intervento in particolare nelle scuole, e moltissimi ormai sono i progetti attivati nei diversi istituti. Alcuni principi comuni sono i seguenti: z z z Non si risolve il problema modificando la personalità del bullo Anche intervenire direttamente e solamente sulla vittima non produce effetti di riduzione del fenomeno efficaci:la vittima, in questo caso, non sarà più presa di mira ma il bullo ne cercherà presto un’altra nello stesso contesto. Interventi efficaci coinvolgono i diversi livelli di classe, scuola, famiglia e comunità 24 INTERVENTI A LIVELLO DI CLASSE z Approccio curricolare z Creazione di un ambiente scolastico preventivo z Peer mediation z Life skill - Olweus, 1993 ; Sharp e Smith 1994, Rigby 1996; - Cowie e Sharp, 1996 - Nota e Soresi, 1997 25 INTERVENTI A LIVELLO DI SCUOLA Il modello ORTEGA,1998 (Spagna), articolato su due livelli: Un primo livello più generale si realizza in tutte le classi e si articola in interventi finalizzati ad educare i sentimenti, gli atteggiamenti e i valori. Un secondo livello riguarda i bambini a rischio o implicati nel fenomeno, definiti a partire da misure di valutazione iniziale (questionario o colloquio). Per questo secondo livello si propongono attività come la mediazione dei conflitti, il supporto tra coetanei e training cognitivo-comportamentali. 26 INTERVENTI A LIVELLO DI SCUOLA gli adulti educatori e gli spettatori svolgono un ruolo essenziale nel mantenere o modificare l’interazione “bullistica” la continuità dell’intervento è un requisito necessario per ottenere cambiamenti stabili e duraturi la prevenzione e il contrasto del bullismo deve attivare interventi educativi portati avanti dall’intero corpo scolastico e non si può esaurire con l’intervento di un esperto esterno ruolo dell’insegnante: gli insegnanti sono un modello di comportamento per gli studenti gli insegnanti possono condurre interventi educativi con continuità il coinvolgimento degli insegnanti permette l’adattamento dell’intervento alle specifiche esigenze del contesto scolastico 27 INTERVENTI A LIVELLO DI COMUNITÀ Approccio basato sull’attivazione delle risorse nella comunità: z coinvolgimento delle diverse agenzie; z linea telefonica; z uso dei media; z gruppi di genitori; z intervento a scuola. RANDALL1996, BESAG, 1999. (UK) 28 INTERVENTI A LIVELLO DI FAMIGLIA: gli stili educativi (1) Stile autoritario: elevato controllo e scarsa accettazione. I genitori tendono a plasmare il figlio in base ad un loro ideale, senza accettarlo per quello che e’ si esprimono con valutazioni e giudizi ogni volta che il figlio si allontana dallo standard previsto. scoraggiano il dialogo, pretendendo obbedienza senza discussione alcuna. I figli di genitori autoritari tendono a diventare ansiosi e frustrati, sviluppano una bassa stima di sé e hanno difficoltà di adattamento. 29 INTERVENTI A LIVELLO DI FAMIGLIA: gli stili educativi (2) Stile permissivo: permissivo •Presenza di elevata accettazione ma scarso controllo. •I genitori non puniscono e non avanzano pretese, non guidano i figli nelle loro scelte e ne soddisfano i desideri anche se sono privi di senso. Si dichiarano più “amici” che genitori. •Accettano i ragazzi per quello che sono, senza proporre standard di comportamento. •I figli a loro volta considerano i genitori distanti e privi di interessi nei loro confronti, si sentono privi di sostegno nei momenti difficili. 30 INTERVENTI A LIVELLO DI FAMIGLIA: gli stili educativi (3) tile autorevole: • levato controllo ed elevata accettazione. • Genitori responsabili nei confronti dei figli. Sostegno e guida. • ensibili ai bisogni dei figli, fanno richieste in relazione alle abilità. • ncoraggiano il dialogo. • endono a chiarire i motivi delle concessioni e delle punizioni. • ncoraggiano all’autonomia dando responsabilità consone alle capacità. 31 Dr.ssa M. Antonella Arras Dirigente medico ASL 2 Torino Responsabile s.s. Promozione Salute Centro Aziendale di Promozione della Salute [email protected] 32