Pavia e provincia: Pavese, Oltrepò Pavese, Lomellina

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Pagina inziale » Spettacoli » Articolo n. 812 del 19 febbraio 2003
A proposito di Schmidt
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Inizio folgorante, esterni rumorosi, mdp fisse su città, quartieri commerciali, un edificio industriale, Woodmen, poi gli
interni, un ufficio smobilitato. Le casse, una poltrona, un uomo, un orologio che sta contando gli ultimi quindici
secondi prima delle cinque, gli ultimi istanti prima della pensione. I secondi passano, le cinque arrivano, l'uomo si
alza e se ne va, abbandona l'inquadratura, presto si consegnerà con tutta la sua storia a noi... siamo pronti ad
accoglierlo?
Un grande film si prepara davanti ai nostri occhi. Bella e realistica la scena della cena d'addio, la foto del
festeggiato accanto alle immagini di tori festeggiati prima del macello, c'è differenza! le foto degli animali sono più
belle, in B/N e raffinate di quella a colori che ritrae Schmidt, lo sguardo però, di Schmidt e dei tori, è uguale, mostra
una muta rassegnazione.
Finta la prima prolusione del giovane successore in ufficio, più vera almeno apparentemente la seconda... capiremo poi quanto!? Poi il ritorno a
casa, chiama la figlia che si sta per sposare con un tizio che lui non sopporta, ottimi gli inserti, praticamente muti, che si aprono spontanei alla
stesura della lettera al figlio adottivo di Schmidt poi il colpo di scena, dopo la leggerezza, il peso di una morte improvvisa.
Ma non è il volto perplesso di Nicholson a colpirci al funerale, non è la faccia di sua figlia o del suo fidanzato, è la soggettiva di Schmidt delle
fronde secche dell'albero che si protende nel cielo plumbeo a folgorarci, è il tipo che lava il camion di trasporto bestiame mentre gli amici salutano
che ci fa pensare ad un "eventuale, anche se non certo, senso della vita": come un non-modificabile "andare verso la morte"
Le cose da fare, il matrimonio, un lavoro a tempo pieno, e chi si occuperà di me, Schmidt è egoista, ha studiato economia e statistica, che
dovrebbero aiutare a capire la vita ma, a giudicare dall'esperienza che vediamo... forse non è proprio così facile.
Warren saluta la figlia all'aeroporto, la mdp indugia un po' più del dovuto sul corridoio vuoto, ora Warren è solo e l'unico con cui parlare è Ndugu, il
suo figlioccio africano adottato a distanza.
Bello poi come la voce si interrompa alla scoperta delle lettere all'amante di Helen 25 anni prima, il compagno di lavoro e miglior amico di
Warren... ma allora era tutto finto, l'amicizia, l'amore, allora proprio nulla valeva la pena?!
E quando tutte le vie sembrano chiudersi l'americano medio si reinventa la sua uscita di sicurezza: il viaggio, le usate cortesie, la commistione
forzata della vita da campeggio, i vezzi dell'atteggiamento forzatamente positivo, la rabbia, la paura, la solitudine che promana da Warren poi è
alla base di uno "spassoso" frainteso sul camper dell'amico di piazzola...
Warren comunque scappa sempre, soltanto nella fuga continua riesce a respirare, eppoi quando finalmente ci ripensa e cerca di essere sincero
anche la tecnologia gli si rivolge contro, v. la segreteria telefonica digitale di Ray l'amico che gli scopava la moglie che gli cancella inopinatamente
il messaggio di scuse, poi la sdraio ed il fiume, il fiume è movimento, panta rei, tutto scorre, bello come lui faccia tutto quello che non ha fatto a
vent'anni oggi... a sessantasette!
...la notte col sacco a pelo e le candele sul tetto del camper... però non è soltanto banalmente new age!
Sincero il suo pentimento e la sua richiesta di perdono per non aver mai saputo ascoltare davvero Helen quando era in vita.
Le chiacchiere sulle strade da fare ed il percorso... Warren è talmente alienato dal resto del genere umano che gli è
facile "giudicare" il prossimo, lui è un topolino cavia maschio che teme i rivali (l'altro uomo in casa da Rberta, il vicino
di campeggio gioviale), ha paura della femmina (Rroberta nella vasca da bagno), vorrebbe salvaguardare la sua
prole (il matrimonio di Jeanne e Rendall)
Spassoso "l'incriccamento" di Warren, per non parlare dei metodi per guarirlo.
Eppoi la scena della vasca in giardino...
E allora che cosa ci aspettiamo dal discorso di Schmidt al matrimonio? Ma è semplice, più crudele di tutto è la
conservazione dell'ipocrisia.
Nell'epilogo la cupezza prevale: debolezza, fallimento, sono più evidenti dopo il viaggio, la morte come annullamento totale, o peggio ancora,
come non essere mai esistiti... morire adesso o tra vent'anni, che differenza c'è? ma Schmidt si sbaglia, non sarà mai esistito per la sua
compagnia d'assicurazioni, che butta i suoi file attivi alla sua uscita, non per la moglie, che lo ha tradito col suo migliore amico, non per la figlia,
che fa ciò che il padre più odia sposando Randall, però è senz'altro esistito per Ndugu
Per lui ha fatto la differenza!
Ps: ma sarà davvero piaciuto tanto a pic e luca, che vedono il film accanto a me o lo dicono per farmi piacere?
Roberto Figazzolo
Pavia, 19/02/2003 (812)
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