TTIP: sui diritti e sul cibo si può trattare? Gli opposti si incontrano al

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TTIP: sui diritti e sul cibo si può trattare? Gli opposti si incontrano al
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TTIP: sui diritti e sul cibo si può trattare? Gli opposti si incontrano al
Ferrara Festival
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TTIP: sui diritti e sul cibo si può
trattare? Gli opposti si
incontrano al Ferrara Festival
Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) fra UE e USA punta a ridurre
dazi e barriere tariffarie ma mette in discussione il sistema di controlli europeo.
Modera Nicola Porro, Vice Direttore de Il Giornale.
Il settore agroalimentare è una sezione fondamentale del Trattato, l’incontro sarà
l’occasione per discutere gli standard dei sistemi di controllo dei cibi; le legislazioni di
UE e Stati Uniti sono infatti agli antipodi. Qualche esempio di differenza di approccio:
Camera di Commercio Americana
Codice abbonamento:
Da un parte i rappresentanti dei consumatori, Luisa Crisigiovanni, Segretario
Generale associazione Altroconsumo e Monique Goyens, Direttore Generale BEUC.
Dall’altraSimone Crolla, Managing Director American Chamber of Commerce in
Italy. Cinzia Scaffidi, Vicepresidente Slow Food Italia e Monica Di Sisto,
Vicepresidente Fairwatch,tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP completano il
panel dei soggetti a confronto.
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A confronto i diversi punti di vista sul TTIP: focus della tre giorni del Festival di
Altroconsumo “ a Ferrara dal 22 al 24 maggio “ alle ore 11 sabato 23 maggio “Il
Trattato TTIP: rischi e vantaggi. Sui diritti e sul cibo si può trattare?” in piazza
del Municipio.
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Il principio di precauzione: se c’è un rischio molto elevato che un
prodotto possa far male, in Europa, le autorità possono intervenire in
attesa di accertamenti scientifici; negli States vige il principio praticamente
opposto, per cui alimenti e procedure sono sicuri fino a prova contraria.
Severità sulla filiera: nel nostro sistema la sicurezza deve essere
garantita lungo tutta la filiera produttiva “from farm to fork” (dai campi
alla tavola), con prerequisiti igienici per i produttori, tracciabilità del
prodotto ecc.; il sistema Usa, invece, verifica per lo più la sicurezza del
prodotto finito (ecco perché i trattamenti di igienizzazione chimica con la
clorina sulla carne di pollo sono così diffusi, mentre in Ue sono proibiti).
Niente ormoni nella carne: in Europa è proibito somministrare
ormoni al bestiame per farlo crescere di più, perché mancano sufficienti
studi circa la loro sicurezza. Negli Usa invece è ammesso l’uso di queste
sostanze che riducono i tempi di allevamento e quindi fruttano moltissimo
alle imprese.
Meno antibiotici: negli allevamenti americani gli antibiotici possono
essere usati in dosi maggiori, anche per far crescere di più gli animali. In
Europa i limiti sono più restrittivi e l’uso è consentito solo per proteggere il
bestiame dalle malattie.
Ogm senza etichetta: nell’Ue i prodotti che contengono più dello 0,9%
di Ogm devono dichiararne la presenza in etichetta. L’informazione sulle
confezioni non è obbligatoria mai, invece, negli Stati Uniti.
Le denominazioni d’origine non importano: cosa succederebbe se
gli States potessero esportare i tanti prodotti che rubano il nome delle
nostre 250 Dop e Igp (come ad esempio il “Parmesan” o il “Gorgonzola”
prodotto in Illinois)? Per noi il nome deve restare garanzia della
provenienza e della qualità degli alimenti.
L’accordo sposterà l’ago della bilancia verso gli standard europei o verso quelli
americani? Difficile dirlo, anche perché tutte le sessioni del negoziato sono a porte
chiuse, vengono rilasciate sporadiche comunicazioni ed è stato necessario l’intervento
della Corte di Giustizia Europea per ottenere, a ottobre 2014, la pubblicazione delle
linee guida delle trattative.
Oltre ai dubbi legati al sistema dei controlli è ancora tutta da dimostrare la profittabilità
economica, almeno per i cittadini europei, del Trattato. Un accordo che impatterà sulla
vita di oltre 800 milioni di persone e secondo i negoziatori favorirà l’economia di
entrambe le parti, con un aumento del PIL dell’Unione Europea di circa 120 miliardi di
euro l’anno (circa lo 0.5% di tutto il Prodotto Interno Lordo Europeo) e di 90 miliardi per
gli Stati Uniti (0.4% del PIL USA). Per l’Italia le stime sono di un aumento di export di 2
miliardi di Euro all’anno, numeri che hanno convinto immediatamente il governo ad
appoggiare il TTIP.
Non sono dello stesso parere gli oppositori al trattato che portano a esempio lo studio
della Tufts University del Massachusetts. I ricercatori del New England prevedono la
perdita di quasi 600.000 posti di lavoro in tutta Europa e una riduzione del reddito
procapite, che varierà da stato a stato, compresa fra i 165 e gli oltre 5mila euro che
l’accordo costerà ai Francesi. Sempre secondo lo stesso studio il TTIP sarà a tutto
vantaggio degli USA: quasi 800mila nuovi posti di lavoro e un aumento del reddito
procapite di € 699.
Quest’anno il Festival di Altroconsumo #direfarecambiare sarà all’insegna
dell’innovazione per una nuova generazione di consumatori 2.0.
Codice abbonamento:
Il programma dell’evento si arricchirà di giorno in giorno, sul sito altroconsumo.it.
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La tre giorni avrà il patrocinio del Comune e della Provincia di Ferrara e vedrà come
partner Ferrara Fiere Congressi e Ferrara terra e acqua.
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