L`esperienza dei percorsi didattici di botanica del Centro di
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L`esperienza dei percorsi didattici di botanica del Centro di
Quad. Mus. St. Nat. Livorno, 22: 95-103 (2009) 95 L’esperienza dei percorsi didattici di botanica del Centro di Educazione Ambientale del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo STEFANIA MENINI1 RIASSUNTO: La botanica e gli orti botanici possono portare un considerevole contributo all’educazione dei ragazzi. Dal 2004 il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo ha attivato un centro di educazione ambientale con attività che hanno coinvolto circa 1800-2000 ragazzi (dai 3 ai 16 anni) ogni anno solo in campo botanico. Le attività proposte evidenziano gli aspetti pratici della botanica e l’importanza delle piante nella vita quotidiana. Gli esperimenti, le osservazioni e le attività pratiche utilizzate cercano di coinvolgere gli studenti in esperienze significative. Nell’articolo sono descritte le attività più interessanti. Una difficoltà nel raggiungimento di obiettivi educativi durevoli viene dalla richiesta di molti insegnanti di svolgere le attività in un solo incontro e dalla conseguente occasionalità degli interventi realizzati. Inoltre le proposte orientate principalmente ad obiettivi di educazione ambientale purtroppo non hanno riscosso adesioni. Per superare questi problemi probabilmente è necessario lavorare insieme agli insegnati realizzando progetti congiunti ed inoltre realizzare corsi per migliorare la formazione dei docenti in campo ecologico e la sensibilità verso alcune questioni ambientali Parole chiave: Didattica, botanica, educazione ambientale. SUMMARY: Plant science teaching and botanic garden visits can highly contribute to the education of children. Since 2004, scientific labs for schools have been activated at the Natural History Museum of the Mediterranean and approximately 1800-2000 children (3-16 years old) are engaged each year in plant science labs. Activities highlight practical aspects of plant science and the importance of plants in daily life. Contact with plants and hands-on activities are used to offer significant experiences. In this paper, the most interesting activities are described. A problem was encountered working with teachers who prefer to have activity labs concluded in a single meeting. It is an opinion of the writer that occasional activities (independent from how they are exciting and interesting) cannot contribute effectively to children education. Moreover, labs focused on complex ecological nets linking plants to their environments did not succeed in capturing the interest of teachers. To overcome these problems, we probably need to work together with teachers and make joint projects with them and, overall, we need to realize courses to improve teacher knowledge on ecology and their sensibility about plant questions, such as plant diversity. Key words: Teaching, botany, environmental education. Introduzione “Dimmelo e io lo dimenticherò. Mostramelo e lo ricorderò: Coinvolgimi e io capirò” Quello che recita questo antico proverbio cinese ben si addice allo spirito con cui l’insegnamento delle scienze deve essere condotto per risultare realmente efficace. Non un travaso di informazioni nozionistiche fatte di lunghe sequenze di nomi, spesso difficili da ricordare, ma una serie di esperienze capaci di coinvolgere i ragazzi rispondendo a domande basilari per la conoscenza dei fenomeni naturali. Ma se insegnare le scienze e il procedimento scientifico non è cosa da poco, ancora più impegnativa è l’educazione ambientale, i cui obiettivi vanno oltre la conoscenza e la comprensione 1. Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, via Roma 234, I-57100, Livorno. E-mail: botanica.museo@provincia. livorno.it 96 Stefania Menini dell’ecologia e delle scienze naturali. Tali conoscenze, se pur fondamentali per affinare la sensibilità verso le problematiche ambientali, non sono sufficienti a modificare comportamenti consolidati improntati al consumo e alla distruzione delle risorse naturali Come ci ricorda il libro di Pedrotti (1998) “Il fervore dei pochi”, i primi conservazionisti erano animati da un grande fervore, che a sua volta era espressione di un grande amore per la natura. Ma è molto difficile sviluppare questo amore quando si nasce e vive in una società dominata dai prodotti artificiali della tecnologia e, per di più, gran parte dell’energia delle persone è assorbita dalle necessità della vita quotidiana e da problemi di ordine sociale ed economico. Così accade che i problemi ambientali siano più sentiti laddove il deterioramento o il cambiamento ambientale diventa così profondo da cominciare a minacciare la quotidianità. E’ il caso delle popolazioni che vivono in aree minacciate dai cambiamenti climatici come quelle delle alte latitudini o delle isole dell’Oceano Pacifico o, ancora, quelle delle regioni amazzoniche minacciate dalla scomparsa della foresta. Il difficile compito dell’educazione ambientale, nelle società moderne, è quello di aiutare a cambiare il comportamento delle singole persone e delle intere collettività così da fare in modo che la società cambi rotta prima che si realizzino grandi catastrofi ambientali. La realizzazione di programmi di educazione ambientale richiede evidentemente un approccio interdisciplinare, ciononostante si può affermare che la botanica è una fonte utilissima di spunti per iniziative educativo-ambientali. Basti anche solo considerare il ruolo fondamentale delle piante a livello ecologico come produzione primaria e l’enorme quantità di “servizi” che esse offrono alle società umane. Molte esperienze botaniche inoltre possono essere utili per l’educazione scientifica, infatti le piante sono molto facili da osservare, sia a livello macroscopico che a livello microscopico e diversi esperimenti di fisiologia vegetale possono essere progettati e realizzati con attrezzature semplicissime. Botanic Garden Conservation International ha evidenziato in particolare il ruolo degli orti botanici nella realizzazione di programmi educativi (www.bgci.org/education/home) e in molti orti Fig. 1 – Laboratorio di Botanica Fig 1 – Botany Lab. botanici in tutto il mondo si sperimentano iniziative che hanno la finalità di aiutare le persone a divenire consapevoli dell’importanza del mondo vegetale per la nostra sopravvivenza e, non di meno, dell’importanza del nostro agire per la sua sopravvivenza. Come rileva Wagner (2006), la varietà di piante normalmente coltivate in un orto botanico permette di trovare una quantità di spunti per avvicinare le persone al mondo delle piante. Vi possono essere piante che hanno una storia da raccontare o piante con caratteristiche particolari che aiutano a catturare l’attenzione e a suscitare interesse per il mondo vegetale, facilitando la creazione di quel legame emotivo necessario per coinvolgere le persone in azioni positive di conservazione e uso sostenibile delle risorse. In questo contesto si può affermare che il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (MSNM) di Livorno con l’Orto Botanico e il Centro di Educazione Ambientale rappresentano una importante risorsa, a livello provinciale e regionale, per iniziative tese a incrementare la sensibilità delle persone verso il mondo vegetale e la presa di coscienza delle numerose connessioni uomopiante. Obiettivi dei percorsi didattici di botanica del MSNM La presenza di un laboratorio attrezzato per esperienze in campo botanico (Fig.1) e di un orto botanico, in cui sono ricostruiti gli ambienti naturali e seminaturali più caratteristici della provincia di Livorno, ha permesso di attivare, a partire dal gennaio 2004, una serie di proposte didattiche rivolte alle scuole i cui obiettivi principali sono: - fornire agli insegnanti un sostegno nell’inse- Percorsi didattici di botanica al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo 97 Fig. 2 – Partecipazione ai laboratori di botanica negli ultimi 4 anni. Fig. 2 – Number of classes that participated in the laboratories of botany in the last 4 years. gnamento di argomenti botanici; - arricchire le conoscenze relative ai sistemi vegetali, evidenziandone il dinamismo sia a livello della singola pianta che delle intere formazioni vegetali; - dare ai ragazzi la possibilità di applicare il metodo scientifico piuttosto che apprendere “dogmi scientifici”; - coinvolgere i ragazzi in esperienze significative e durature finalizzate a comprendere il legame uomo-piante. I percorsi botanici Il Centro di Educazione Ambientale del MSNM è stato inaugurato a dicembre 2003 e il laboratorio di botanica ha iniziato la sua attività a gennaio 2004, insieme al laboratorio di genetica e a quello di archeologia e antropologia, raggiungendo subito un numero di adesioni alto, con 68 classi in tre mesi. Negli anni successivi la partecipazione si è confermata elevata ed anzi è cresciuta nonostante l’attivazione di altri laboratori (scienze della terra, zoologia, fisica e astronomia), come si osserva in Fig. 2. Questa partecipazione è venuta principalmente dalla scuola primaria e successivamente anche dalla scuola dell’infanzia, per la quale sono stati attivati a partire dall’a.s. 2005-2006 percorsi specifici. La partecipazione per le scuole secondarie di I° grado si è mantenuta sempre bassa, anche se alcuni laboratori orientati ad argomenti citologici e fitoterapici hanno ottenuto una certa adesione. Per quanto riguarda le superiori queste hanno partecipato esclusivamente a laboratori di microscopia vegetale, a parte qualche adesione delle classi del biennio ai percorso sul riconoscimento delle piante e sull’etnobotanica. Dai primi 5 percorsi del 2004 l’offerta formativa è cresciuta significativamente attestandosi attualmente a ben 15 percorsi. Oltre all’ampliamento dell’offerta, in questi anni si è cercato di affinare le metodologie didattiche utilizzate in modo da offrire percorsi il più possibile significativi per i ragazzi partecipanti, cercando di colpire la loro immaginazione per coinvolgerli e stimolarli all’osservazione e al ragionamento. Un supporto fondamentale nella realizzazione delle attività didattico-educative è rappresentato dall’Orto Botanico del Museo, tanto che 10 dei 15 percorsi attualmente proposti prevedono che una parte consistente delle attività venga svolta al suo interno, dove vengono effettuate osservazioni dal vivo ed esercitazioni sul campo. 98 Stefania Menini In generale i percorsi sono strutturati in una fase introduttiva, che può esser realizzata in varia forma, ad esempio raccontando una storia che attragga l’attenzione o semplicemente spiegando quello che si farà. In ogni caso si cerca di interessare e interagire con i ragazzi, anche per capire il tipo di preparazione della classe. In questi anni si è cercato di limitare all’essenziale una fase di lezione frontale strutturata in modo nozionistico e, nell’ultimo Piano di Offerta Formativa (POF), la possibilità di ridurre o evitare questa fase ha pesato, in parte, sulla scelta degli argomenti proposti. All’introduzione segue una fase di osservazione e confronto con eventuale allestimento di semplici esperimenti ed infine la fase conclusiva di riflessione e riepilogo. In ogni percorso sono state inserite delle attività pratiche che i ragazzi possono svolgere da soli o a gruppi. Queste attività possono avere il significato di sperimentazione ma anche di riflessione su quanto osservato in precedenza e quindi possono essere introdotte nella seconda e/o nella terza fase del percorso. I percorsi di anatomia e fisiologia vegetale Alcuni dei percorsi svolgono principalmente una funzione di sostegno all’insegnamento, sopperendo alla tradizionale carenza di laboratori nelle scuole e fornendo l’occasione di applicare il metodo scientifico nella ricerca di risposte o, almeno, stimolando l’apprendimento critico che nasce dall’osservazione e dal ragionamento personale piuttosto che da una meccanica acquisizione di nozioni. La cellula Il percorso dedicato alla cellula vegetale è un esempio di questa tipologia. Dopo una breve spiegazione sul modo di realizzare i preparati a fresco, i ragazzi provano a realizzare da soli alcune sezioni sottili utilizzando piante comunemente usate in cucina. Purtroppo la necessità di risparmiare tempo obbliga a svolgere le osservazioni microscopiche utilizzando una telecamera collegata al televisore, piuttosto che tramite osservazioni individuali al microscopio. In ogni caso, l’esperienza condotta sino ad oggi suggerisce che l’osservazione di gruppo svolta con il grande schermo facilita la comprensione e lo scambio di idee fra i partecipanti. Il percorso prosegue quindi con l’osservazione comparativa delle cellule prelevate da un volontario, cosa che permette di introdurre un momento “ludico”, aiutando a scaricare la tensione accumulata e a rinnovare la concentrazione. In conclusione viene proposto di costruire un modello di cellula vegetale (fig.3) che deve rispettare alcune delle caratteristiche reali delle cellule vegetali, come la pressione di turgore. Quest’ultima attività permette ai ragazzi di riflettere su quanto osservato svolgendo un’attività creativa. Il coinvolgimento attivo avviene attraverso le attività pratiche, ma anche stimolando la ricerca di connessioni tra le strutture osservate e fenomeni macroscopici come l’appassimento. La fotosintesi Il percorso dedicato alla fotosintesi cerca di superare l’approccio nozionistico attraverso la storicizzazione della sua scoperta e rendendo concreto un processo che per la sua invisibilità rischia di essere percepito come astratto. Infatti la fotosintesi viene appresa in genere da studenti e alunni con un grande sforzo mnemonico nel quale rischia di perdersi la comprensione del suo significato per la vita sul pianeta. Incoraggiando i ragazzi a ri-scoprire l’esperimento settecentesco di Jan Ingenhousz (Fig.4), gli alunni possono finalmente “vedere la fotosintesi”, osservando e catturando le bollicine di gas che fuoriescono dalle foglie, un’esperienza che provoca esclamazioni di meraviglia e occhi sgranati anche in molti adulti. Il percorso didattico prevede anche di “visualizzare” il consumo di anidride carbonica utilizzando un indicatore di pH e infine l’osservazione di alcuni tipi di cloro- Fig. 3 – Modello di cellula di cipolla rossa Fig. 3 – The cell model of a red onion Percorsi didattici di botanica al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo 99 all’interno dei fiori appassiti. Un fenomeno semplice che spesso si perde non solo nello “sfondo verde”, ma anche nello studio delle singole parti del fiore o della classificazione dei frutti. Fig.4 – Raccolta di ossigeno durante la fotosintesi Fig. 4 – Collecting oxigen from photosynthesis plasti con i granuli di amido al loro interno. Particolarmente suggestiva risulta la Spyrogira che, con la sua semplice e perfetta struttura e il suo cloroplasto spiraliforme, colpisce bambini e adulti. Alla fine del percorso gli studenti compiono un riepilogo delle osservazioni e sperimentazioni svolte con l’aiuto di semplici schemi, riflettendo sul significato della fotosintesi per la vita sul pianeta Terra e sul concetto di catena alimentare. In questo modo si cerca di evidenziare il significato della fotosintesi a livello ecologico, un significato che spesso sfugge a molti ragazzi. A questo riguardo si è osservato tra i partecipanti a questo percorso che, mentre quasi tutti sanno già che la fotosintesi produce ossigeno, quasi nessuno ha compreso o riflettuto sul fatto che produce cibo, cosa che del resto non è evidenziata neanche in molti testi scolastici. Conoscere le piante Nel POF sono presenti inoltre alcuni percorsi dedicati ad argomenti “di base” della botanica, come semi e frutti o il riconoscimento delle piante. Questi percorsi si avvalgono fortemente dell’Orto Botanico del Museo, infatti la varietà di piante e di ambienti naturali che vi si possono osservare fornisce una quantità di occasioni per osservazioni dal vivo ed attività in grado di coinvolgere i ragazzi. Sebbene bambini e ragazzi spesso siano più attirati dagli animali, forse a causa dell’apparente staticità delle piante che le fa apparire un insignificante sfondo verde, un’osservazione più attenta spesso suscita meraviglia e stupore. Infatti incoraggiandoli a guardare più da vicino molti studenti rimangono colpiti di scoprire, ad esempio, la comparsa dei frutti immaturi Botanica pratica Un ulteriore gruppo di percorsi è dedicato alle piante che hanno un’utilità pratica, come le piante aromatiche ed officinali e le piante alimentari. Si tratta di piante che per alcune loro caratteristiche intrinseche (come nel caso delle aromatiche) e per la loro connessione con la vita quotidiana, sono in grado di attirare l’attenzione di bambini e adulti, offrendo l’occasione di evidenziare il legame culturale ed ecologico delle società umane con le piante. Queste piante permettono di svolgere una varietà di attività che possono essere utilizzate per fasce di età diverse, partendo anche dai bambini molto piccoli, come quelli della scuola dell’infanzia. La botanica e l’educazione ambientale Per quanto riguarda alcune proposte orientate principalmente ad obiettivi di educazione ambientale, va detto che purtroppo non hanno riscosso adesioni, come nel caso di un percorso dedicato ai rilevamenti fenologici e al cambiamento climatico, oppure un altro di sensibilizzazione alla conservazione della biodiversità vegetale che prevedeva la realizzazione di una banca dei semi scolastica. È probabile che la mancanza di partecipazione sia stata causata dall’impegno richiesto che prevedeva lo svolgimento di almeno due incontri, ma in parte potrebbe essere spiegata anche da una scarsa sensibilità verso argomenti di educazione ambientale che non siano quelli “classici” dei rifiuti e dell’inquinamento, o ancora, più semplicemente, dalla lontananza dagli argomenti più frequentemente affrontati nella scuola. Per superare questa difficoltà si è quindi cercato di trovare argomenti di maggior interesse scolastico che permettano di affrontare contemporaneamente problematiche ambientali di rilievo. Nell’ultimo POF è stato introdotto un percorso sulla vegetazione mediterranea, che è un argomento molto richiesto dagli insegnanti, strutturandolo in modo da evidenziare la connessione clima-vegetazione e quindi le possibili 100 Stefania Menini conseguenze di mutamenti nelle condizioni climatiche. I ragazzi dopo aver osservato nell’Orto Botanico la vegetazione di ambiente mediterraneo e, per confronto, di ambienti umidi, in laboratorio esaminano le caratteristiche di alcune piante mediterranee e costruiscono il climatogramma T/P con i dati rilevati dalla stazione meteorologica situata nell’Orto Botanico. Dopo aver riflettuto sulla connessione tra caratteristiche del clima e adattamenti delle piante, la fase conclusiva prevede di discutere i possibili effetti di un cambiamento climatico. I percorsi botanici per la Scuola dell’Infanzia I percorsi per la scuola dell’infanzia sono strutturati in modo da non contrastare con il pensiero magico che caratterizza i bambini a questa età, ma anche evitando di incoraggiarlo (Bornacin, Moulary, 1990). L’osservazione del mondo naturale d’altronde fornisce la possibilità di effettuare i primi confronti che saranno la base per sviluppare il ragionamento oggettivo e superare il pensiero magico, che talvolta permane invece, almeno in parte, anche negli adulti. Oltre a ciò, la capacità di identificazione ed empatia che caratterizza i bambini fornisce una chiave per sensibilizzarli al punto di vista di altre creature. Si è cercato quindi di trovare attività adatte alla loro età che, facendo leva sulla loro naturale curiosità e sull’amore per gli ambienti naturali, li entusiasmino e li coinvolgano attivamente. Questo non è difficile poiché in virtù della loro curiosità sono dei grandi esploratori, dotati per di più di una grande capacità di osservazione. Più difficile è incanalare l’attenzione per evitare dispersioni impreviste, cosa che si è cercato di evitare proponendo attività variate ma unite da un forte filo conduttore. Le piante aromatiche Un percorso denominato “piante da annusare, piante da bere” permette ai bambini di scoprire le piante aromatiche della flora mediterranea attraverso un’esperienza multisensoriale. Nell’Orto Botanico toccano e annusano le piante aromatiche apprezzandone la diversità, quindi in aula possono sperimentarne gli utilizzi pratici assaggiando alcuni infusi e decotti e creando un pout pourri da portare a casa. In questo modo i bambini osservano il mondo naturale, confrontando e scoprendo la diversità delle piante e la loro importanza per alcuni aspetti della nostra vita. Questo può acuire quella sensibilità al legame con la natura che rischia di perdersi quando si nasce e si vive in una realtà fortemente artificiale. Il ciclo del grano Un altro percorso dedicato alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo della scuola primaria riguarda il frumento che, attraverso il cibo, è una pianta molto vicina all’esperienza quotidiana e permette ai bambini di osservare e partecipare al ciclo di produzione della pasta. Partendo dalla semina dei chicchi possono osservare piante in diversi stadi di crescita e quindi sperimentare la separazione a mano dei chicchi dalla spiga, la macinatura con pietre e mulini, la setacciatura e infine la lavorazione e preparazione della pasta. Le attività proposte entusiasmano i bambini che hanno anche l’occasione di effettuare alcune osservazioni e, a seconda della loro età, trarre alcune deduzioni. Ad esempio, confrontando il colore esterno ed interno dei chicchi e la differenza fra la farina integrale da loro prodotta con la farina bianca acquistata, i più grandicelli possono capire l’origine di questa differenza. Gli alberi L’ultimo percorso è stato scelto di dedicarlo agli alberi, in virtù del fascino che solitamente esercitano sui bambini. E’ stato addirittura ipotizzato (Louv, 2008) che i bambini abbiano bisogno di un forte contatto con la natura, e in particolare con gli alberi, per uno sviluppo armonico della loro personalità. Il percorso inizia presentando ai bambini un maestoso esemplare di leccio e raccontando una storia del tipo “c’era una volta una grande foresta fatta da grandi alberi come questo….”. Dopo aver osservato il tronco, i rami e le foglie, la storia prosegue invitando i bambini a immaginare come l’albero può essere utile agli animali (la foresta era popolata da molti animali …). In aula i bambini sono invitati a imitare gli alberi usando il loro corpo, cercando di ricostruire la foresta scomparsa. Quindi viene proposto, a seconda dell’età, di disegnare o di realizzare un modellino di albero (Fig. 5) utilizzando la tecnica dicotomica proposta da Munari (1978). Questo percorso, incoraggiando ad una osservazione attenta e multisensoriale, permette ai bambini Percorsi didattici di botanica al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo Fig. 5 - Realizzazione di un modello di albero. Fig 5 – Realizing a tree model. di immedesimarsi negli alberi e di effettuare le prime scoperte sulla connessione piante-animali. Conclusioni Fin dal primo anno di attività si è evidenziata la richiesta di moltissimi insegnanti di svolgere i percorsi in tempi brevi. Infatti le proposte che richiedevano tre-quattro ore, o più di un incontro per essere svolte, sono state scelte da pochissimi insegnanti se non addirittura nessuno. Questo ha portato a ridurre i tempi di svolgimento, cambiando talvolta i contenuti, ma soprattutto cercando di individuare attività che possono essere svolte in tempi limitati ed ugualmente in grado di coinvolgere attivamente bambini e ragazzi. Infatti la semplice osservazione di esperimenti o fenomeni può essere un supporto ad una lezione frontale, ma non è sufficiente a determinare un’azione educativa. Inoltre in questi anni è emerso che il percorso deve essere strutturato in modo da favorire la collaborazione tra alunni piuttosto che gli aspetti competitivi, specialmente nel caso di attività che richiedono una forte predisposizione individuale. Ad esempio nel riconoscimento degli odori delle piante non è opportuno dividere i ragazzi in gruppi, infatti questo scatena dinamiche competitive per cui i meno “bravi” all’interno di ciascun gruppo finiscono con il disinteressarsi ed escludersi dall’attività. E’ meglio quindi che l’attività di riconoscimento sia svolta individualmente, come allenamento per la successiva realizzazione, in gruppo, di un profumo o di una 101 tisana. In questo caso la collaborazione all’interno del gruppo è migliore, forse per la soggettività del risultato che porta ad una minore emersione dell’abilità individuale. Attualmente i percorsi più frequentati durano due ore, due ore e mezzo con un miglioramento rispetto ai primi anni in cui veniva richiesto di svolgere le attività in un’ora soltanto e, col prossimo POF, si spera di poter giungere ad una buona adesione anche a percorsi di tre ore. Purtroppo, mentre alcuni insegnanti aderiscono a due o tre percorsi concettualmente collegati, l’adesione ai percorsi articolati in due incontri è sempre stata rarissima, prevalendo la richiesta di accorparli in un unico incontro. Evidentemente oltre a motivi economici ed organizzativi su questa scelta pesano altri fattori. Forse la possibilità di tornare su un argomento per appropriarsene in modo più completo appare come un lusso non necessario, vista la cronica mancanza di tempo per svolgere i programmi Il coinvolgimento delle classi, oltre a richiedere tempo ed attività adeguate, è una sfida continua per l’operatore che deve possedere sempre la capacità di rispondere positivamente al contributo portato da ciascuno, valorizzando anche gli input che possono sembrare sbagliati. Riuscire a dirottare l’errore verso una nuova conoscenza da acquisire come scoperta è cosa che implica un’apertura mentale ed una predisposizione non facile da mantenere sempre. Purtroppo, nonostante tutti gli sforzi di offrire percorsi significativi ed interessanti, l’occasionalità degli interventi ne limita fortemente l’efficacia educativa, specialmente ai fini ambientali. A tal fine i percorsi didattici dovrebbero essere inseriti in progetti di più ampio respiro, caratterizzati da interventi ripetuti ed articolati su tutto l’anno scolastico, portati avanti in primis dagli insegnanti. Per la realizzazione di progetti del genere il Museo può avere un ruolo propositivo e di supporto, non solo nella fase di realizzazione didattica con gli studenti ma anche in quella progettuale, attivando forme di collaborazione con gli insegnanti per “progettare insieme”. Ma soprattutto dovrebbero essere attivate delle iniziative formative rivolte direttamente agli insegnanti, tese ad aggiornare la preparazione e migliorare la sensibilità ambientale. Infatti, non è solo la preparazione “ambientale” a essere carente, ma spesso vi è anche una scarsa percezione 102 Stefania Menini dell’importanza di alcuni problemi ambientali e della necessità di orientare l’insegnamento delle scienze naturali verso obiettivi di educazione ecologica ed ambientale. Come rilevano Matthey et al. (1987), per comprendere molti concetti ecologici è indispensabile una buona conoscenza del mondo vivente, comprendente anche elementi di sistematica vegetale ed animale, mentre molti insegnanti prediligono argomenti di biologia molecolare che, pur interessanti a livello teorico, non contribuiscono ad una visione globale del mondo vivente, come ad esempio “l’apprendimento mnemonico delle peripezie del ciclo di Krebs”. La scarsa partecipazione delle scuole secondarie a molti percorsi botanici potrebbe derivare in parte proprio dalla preferenza accordata ad argomenti di biologia molecolare, apparentemente più moderni di studi “classici”, come appunto la sistematica. Invece il mondo vegetale ottiene una maggiore considerazione nelle scuole primarie, come dimostra la loro alta partecipazione ai laboratori di botanica. Infatti i maestri affrontano diversi argomenti di carattere botanico ritenuti utili per stimolare i bambini all’osservazione scientifica e al pensiero logico, oltre che ad una prima comprensione delle leggi ecologiche, così come previsto fin dal 1985 dal programma di scienze emanato in quell’anno (DPR 104/1985). Pur con i limiti derivanti, non solo dai brevi tempi a disposizione e dalla occasionalità degli interventi, ma anche dalla scarsa sensibilità verso alcune emergenze ambientali, come lo sfruttamento delle risorse vegetali o la conservazione della biodiversità vegetale, non si è voluto rinunciare a dare un qualche input di educazione ambientale anche nei percorsi apparentemente più lontani da questi obiettivi, nella convinzione che anche pochi piccoli semi un giorno potranno diventare una foresta. Bibliografia BORNACIN B., MOULARY D., 1990. Alla scoperta del mondo vivente. RED, Como. LOUV R., 2006. L’ultimo bambino nei boschi. Rizzoli, Milano. MATTHEY W., DELLA SANTA E., WANNENMACHER C., 1987. Guida pratica all’ecologia. Zanichelli, Bologna. MUNARI B., 1978. Disegnare un albero. Edizioni Corraini, Mantova. PEDROTTI F., 1998. Il fervore dei pochi. Temi editrice, Trento. WAGNER L.K., 2006. Connecting people to plants: botanical message that make a difference. In: The Nature of Success - Success for Nature 1-3, online Proceedings of “The 6th International Congress on Education in Botanic Gardens”. Available: http://www.bgci.org/ education/1588/ Extended abstract A real important goal of young people education is to teach how science works and goes on. Another more and more important educational goal is represented from environmental questions. Both goals are a hard challenges for teachers and educators working with children. Plant science and botanic garden can highly contribute to achieve these objectives. Since 2004, scientific labs for schools have been activated at the Natural History Museum of the Mediterranean and approximately 1800-2000 children (3-16 years old) are engaged each year in plant science labs. All labs try to capture interest highlighting practical aspects of plant science and the importance of plants in daily life. Contact with plants and hands-on activities are used to offer significant experiences. Some of the activities are concerned about typical school themes like cell structure and photosynthesis. These labs gives children the chance to experiment the scientific method and discover by themselves important facts and relationships. Other activities concern botanical aspects like seeds, plant determination and Mediterranean vegetation. These themes are chosen for their basic interest but also in order to introduce environmental questions like climate change, plant diversity and its conservation. A few activities are direct at preschool children. These labs are focused on food plants like wheat and Mediterranean aromatic plants, which are near to daily experience of babies and offer them a chance of use sense like smell, taste, tact, besides a variety of hands-on activities. Another lab for young children is focused on trees, a kind of plants which moves child imagination. This lab starts with a multisensory approach and ends with the realization of a tree with the technique proposed by Bruno Munari (1978).These activities are designed to improve young children sensibility about nature and to start in understanding Percorsi didattici di botanica al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo our reliance on her. A problem was encountered working with teachers who prefer to have activity labs concluded in a single meeting. It is an opinion of the writer that occasional activities (independent from how they are exciting and interesting) cannot contribute effectively to children education. Moreover, labs focused on complex ecological nets linking plants to their environments did not succeed in capturing the interest of teachers. To overcome these problems, we probably need to work together with teachers and make joint projects with them and, overall, we need to realize courses to improve teacher knowledge about ecology and their sensibility about plant questions. 103