La polenta non tramonta mai
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La polenta non tramonta mai
La polenta non tramonta mai Territorio e divertimento Cividate Camuno, “pax romana” in Valcamonica Buon cibo Scopri i cibi piccanti, curiosità e falsi miti in un viaggio di fuoco Salute, benessere e famiglia Giocattoli sicuri, consigli pratici per scegliere bene Anno 1 – Numero 9 novembre 2014 Costo € 1, una copia omaggio per i possessori di CartAmica IN DISTRIBUZIONE FINO AL 10 NOVEMBRE Polenta, tradizione millenaria e sapori che non tramontano 2 RivistAmica La sua storia comincia tremila anni fa e si arricchisce con la scoperta del Nuovo Mondo: da “pane dei poveri” a prelibatezza gastronomica dalle gustose varianti Primo piano Una pietanza che ricorda la cucina semplice dei nostri nonni, capace di scaldare le serate invernali riunendo tutta la famiglia attorno alla tavola. Un piatto di polenta fumante è l’ideale per una cena nutriente oltre che gustosa: opportunamente arricchita con carni, formaggi o legumi, sostituisce il pane e rappresenta un piatto unico sano e invitante. Antiche radici Già tremila anni fa gli indigeni delle Americhe preparavano un composto molto simile alla polenta, ma il nome attuale deriva dal latino “puls”, una farina di farro dalla quale i romani ottenevano una polentina molle (“pultem”) che consumavano assieme a carni o formaggi. Semplicissima la composizione degli ingredienti: acqua, sale e farina di cereali. Prima il farro, poi anche orzo, miglio, segale si sono alternati alla base della ricetta, fino a quando, con la scoperta del Nuovo Mondo, il continente europeo conobbe l’uso del mais. La coltivazione di questo cereale al quale si deve il caratteristico colore giallo della più tradizionale polenta si diffuse, a partire dalla Spagna, in tutto il Vecchio Continente, soprattutto a partire dal XVII secolo. Se ne otteneva un alimento molto meno costoso rispetto al pane così che in Italia il consumo della polenta si sviluppò soprattutto fra i contadini delle regioni settentrionali. L’arrivo in Valcamonica In particolare, secondo la tradizione locale, fu attorno al 1630 che la polenta giunse in Valcamonica, grazie all’importazione, dalle Americhe, di quattro chicchi di granoturco, da parte di Pietro Gaioncelli, nobile cavaliere di Costa Volpino. Pare sia stato questo piccolo comune del bergamasco il primo paese in Lombardia a sfruttare tale coltivazione, poi sviluppata in tutta la regione, e probabilmente quello in cui è stata inventata la tipica pietanza gialla, un piatto di uso quotidiano sulle tavole delle famiglie meno abbienti, tanto da essere anche soprannominato “pane dei poveri”. Taragna, cropa, uncia: le nostre polente La polenta assume numerose e fantasiose vesti. In Lombardia la serviamo con la tradizionale minestra di cotiche e ceci, oppure nella versione pasticciata con i formaggi, detta “concia”, che conta a sua volta diverse varianti (ve ne proponiamo alcune nelle ricette che trovate a pag.4), anche se il gorgonzola fra i condimenti è il prediletto. Tipica delle valli bresciane e bergamasche e della Valsassina, nel lecchese, è la polenta taragna, realizzata con una miscela di farine di mais e grano saraceno, che le conferisce il caratteristico colore scuro. Il suo nome deriva dal “tarai” o “tarel”, il bastone di legno che si usa per mescolarla all’interno del paiolo di rame in cui viene cotta direttamente sul fuoco a legna. Con le stesse farine, mischiate a un soffritto di burro, aglio e salvia e a un formaggio semigrasso, nel lecchese e in particolare sul lago di Como come anche in Brianza è famosa la polenta “uncia”. La polenta “cropa” ha la sua patria in Val d’Arigna, è unica nel suo genere nella cucina valtellinese perché affianca alla farina gialla e a quella di grano saraceno le patate (quattro etti a persona, quindi si tratta dell’ingrediente prevalente): si cuoce nella panna fresca, che viene usata al posto dell’acqua in eguale quantità, e si condisce preferibilmente con formaggio Casera magro. Gustose curiosità da tutto lo Stivale La polenta e oséi (uccelli) si gusta in Val Brembana, nella quale quaglie o tordi, adeguatamente cotti in casseruola con burro, salvia, lardo e pancetta, vengono adagiati sulla polenta ancora calda. Nel Trentino meridionale si prepara la polenta di patate, con l’aggiunta di burro, cipolla e poca farina. Se vi capita invece di fare un viaggio al Centro o al Sud, non perdetevi la polenta fritta: è un primo piatto preparato nella Ciociaria e nel Lazio, ma diffuso anche in Toscana, Umbria, Marche e Campania. La polenta sul buffet Oggi la polenta è usata soprattutto come sopraffino companatico, che per il suo sapore piuttosto neutro ben si abbina alle carni (brasato, salsicce, arrosti, cacciagione), ai formaggi più o meno grassi, ai funghi trifolati e ai sughi saporiti e ristretti. Ma per stupire i vostri ospiti potete provare a giocare [ segue ] 3 Primo piano in cucina, trasformando il più tradizionale dei nostri piatti in un delizioso e sfizioso “finger food” da gustare in piedi durante un aperitivo. Preparatela alla maniera classica, regolandovi su una dose da 250 g: a fine cottura aggiungete 200 g di crescenza a tocchetti, pepe macinato fresco, sale quanto basta e un cucchiaio di Parmigiano grattugiato. Su carta forno stendete un rettangolo spesso 2 cm e quando la polenta sarà fredda riducetela in barrette che passerete nelle uova sbattute e poi nel pangrattato. Friggetele in abbondante olio di semi e scolatele su carta assorbente. Servitele caldissime accanto a una ciotolina con dell’altra crescenza. Polenta e latte: colazione di una volta Come te la “concio”, complice il formaggio Non c’è dubbio: l’abbinamento più gustoso e tradizionale per la polenta è il formaggio. Pasticciata e filante, sostanziosa, calda e fumante, in altre parole la pietanza perfetta da consumare a cena d’inverno. Ecco qualche idea, nel rispetto dei prodotti tipici di ogni territorio. Bitto Per una polenta alla valtellinese, scegliete il Bitto. Ideale l’accoppiata con la polenta taragna: rustica e saporita, grazie al gusto del grano saraceno, si sposa alla perfezione con questo formaggio grasso a pasta semicotta. Il tocco in più: completate il piatto con dei salamini alla griglia. Taleggio Funghi e Taleggio è la classica polenta che si consuma nel lecchese. L’accostamento con questo formaggio morbido fino a risultare cremoso dà al piatto una consistenza particolarmente vellutata. Per esaltarne il gusto usate funghi porcini e prezzemolo fresco appena tritato. Saporita, sostanziosa, semplice e genuina. “Polenta e latte” è una pietanza che merita di essere riscoperta. I nostri nonni la consumavano a colazione e, per la verità, spesso d’inverno a cena si trovavano a fare il bis. Proviamo a far rivivere l’infanzia di un tempo replicando questa gustosa e sana tradizione sulle nostre tavole: sarà anche un ottimo modo per non sprecare la polenta avanzata. Occorrono soltanto della polenta, latte fresco, e per condire zucchero o miele. Mettete in un tegame il latte a scaldare (una tazza a testa); tagliate la polenta avanzata a dadini e quando il latte è ben caldo, dolcificatelo secondo il vostro gusto e aggiungete la polenta. Consumate subito e lasciatevi stupire. 4 RivistAmica Nei nostri negozi Gorgonzola A seconda dei gusti sceglietelo dolce oppure piccante, ma la sua cremosità è sempre una garanzia. In Brianza, la polenta pasticciata non può che essere preparata con il gorgonzola. Per completare? Salsicce, ovviamente. Oppure, più originale, fettine di zucca grigliate e un filo di miele. Silter Dolce e aromatico, pur essendo un formaggio stagionato, il Silter della Valcamonica va a nozze con la polenta e i porcini. Oppure è l’ideale da mescolare ad altri formaggi tipici della zona come il Casolet e la Rosa Camuna per ottenere una polenta pasticciata ancora più ricca. Indice PRIMO PIANO 2 Polenta, tradizione millenaria e sapori che non tramontano TERRITORIO e DIVERTIMENTO 8 Cividate Camuno, “pax romana” in Valcamonica 14 Madonna di Tirano, quel santuario tra fede e storia 16 Intervista a Gigi Alippi, alpinista e scrittore 18 In Brianza duello all’ultima torta paesana 20 Praga, le cento torri da scoprire nel cuore della città 2 BUON CIBO 22 Scopri i cibi piccanti, curiosità e falsi miti in un viaggio di fuoco 26 Paese che vai taròz che trovi LE BUONE RICETTE DI IPERAL 32 Torre di polenta a strati di verdure 34 Sformato di pasta con broccoli e prosciutto 35 Involtini di manzo al forno in salsa di Porto 36 Fagottini di cavolo verza con ripieno saporito 38 Dessert al kiwi e crema di mascarpone 40 Polenta pasticciata al forno: la ricetta classica lombarda 8 IN EVIDENZA 42 Molino Filippini, un secolo di autentica passione per il grano saraceno PRIMIA 44 Salse in twister Primia: la comodità del gusto 22 SALUTE, BENESSERE e FAMIGLIA 46 Giocattoli sicuri, consigli pratici per scegliere bene 50 Come proteggere mani e piedi dai primi freddi AMBIENTE E COLLETTIVITÀ 54 Pro Valtellina, una fondazione con il territorio IPERAL INFORMA 58 La Spesa che fa bene 62 Mangiare da Iperal, un piacere davvero “Squisito” 66 Lo sapevate che... 46 Scarica la versione digitale di RivistAmica per sfogliarla dal tuo smartphone e tablet 5 Foto: Veduta aerea dell’Anfiteatro © Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Cividate Camuno, “pax romana” in Valcamonica 8 RivistAmica Il parco archeologico testimonia la romanizzazione della zona dopo il 16 a.C.. Nell’anfiteatro, alcuni rinvenimenti eccezionali: i resti degli alloggiamenti delle bestie feroci e di un piccolo edificio termale per i gladiatori Territorio e divertimento Pochi eventi, nel corso della storia dell’umanità, hanno lasciato un segno così netto, preciso. Tanto da segnare uno spartiacque tra ciò che era prima e ciò che è stato dopo. Nella storia della Valcamonica questo spartiacque è costituito dalla conquista romana. Prima dell’avvento di Roma, la valle era dominata dai Camuni, la misteriosa popolazione che ci ha lasciato in eredità le incisioni rupestri famose in tutto il mondo. Poi, con l’arrivo dei Romani, dalle incisioni rupestri si passa quasi improvvisamente (dopo secoli di contatti con Celti ed Etruschi) agli acquedotti, agli anfiteatri, alle terme, ai fori. In una parola, a quella che agli occhi degli antichi era la civiltà. C’è un luogo che sintetizza questo passaggio, e che meriterebbe la stessa fama delle incisioni rupestri: il Parco archeologico del teatro e dell’anfiteatro di Cividate Camuno. La campagna militare La data dopo la quale tutto cambiò, in Valcamonica, fu il 16 a.C.: in quell’anno il governatore dell’Illirico Publio Foto: Il Teatro Romano – © Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Silio Nerva completò la conquista dell’arco alpino orientale, da Como fino all’Alto Adige e alle vallate svizzere e austriache. L’impero romano, a quel tempo, era già una potenza che si estendeva dalla Spagna all’Egitto. Ma non era ancora riuscito a vincere la fiera resistenza delle vicine popolazioni alpine: due cruente spedizioni, nel 118 e nel 95 a.C., si erano risolte con un nulla di fatto. Ora però l’imperatore Cesare Augusto intendeva mettere finalmente in sicurezza i valichi alpini da quelle popolazioni bellicose che ostacolavano i commerci e la Pax romana. La Guerra Retica (16-15 a.C.) pose fine all’indipendenza delle popolazioni alpine, anche in Valcamonica. Poco si conosce, in realtà, del conflitto tra Romani e Camuni. Lo storico Cassio Dione riferisce solamente che “i Camuni e i Vennoni, tribù alpine, scesero in guerra, ma furono conquistate e sottomesse da Publio Silio”. È però certo che la Valcamonica fu tra le prime valli ad arrendersi ai conquistatori, segno che probabilmente la zona, a causa dei flussi commerciali, era in via di romanizzazione già da qualche secolo. Un’ipotesi confermata anche dalla rapidità con la quale i Camuni assimilarono i costumi, ottennero la cittadinanza romana e rimasero fedeli all’Urbe per cinque secoli pur mantenendo a lungo le proprie tradizioni. Foto: L’ingresso per le belve feroci – © Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia La città I Romani fissarono il capoluogo della “res publica Camunnorum”, dipendente da Brescia e inserita nella provincia della Gallia Cisalpina, a Civitas Camunnorum, l’odierna [ segue ] 9 Territorio e divertimento Cividate Camuno. Una scelta non casuale: la città sorgeva in una posizione strategica al centro della valle, nei pressi di un guado sull’Oglio all’incrocio con le altre vallate. In pochi anni sorse una vera e propria città. Agricoltura, allevamento, commerci, le vicine cave di pietra e le miniere di ferro animavano i nascenti mercati cittadini. La città era costituita da vie perpendicolari, secondo la tipica struttura ortogonale utilizzata dai Romani. Le case erano in genere edifici allineati costruiti con ciottoli di fiume legati da malta, con pavimentazioni in cocciopesto e mosaico e pareti riccamente intonacate. Il teatro Nel parco archeologico possiamo oggi ammirare due dei più importanti edifici di quella fiorente città: il teatro e l’anfiteatro. Del teatro è visibile un terzo del totale: la porticus post scaenam e le scalinate d’accesso alla cavea. Buona parte delle strutture, addossate alla collina, sono sotto una casa e un giardino privati. L’anfiteatro Ma era l’anfiteatro con i suoi giochi e i suoi gladiatori la vera anima – assieme al foro e alle terme – della città romana. L’anfiteatro di Cividate Camuno è basato su un terrapieno, in grado di sfruttare le pendenze naturali del terreno e sicuramente meno costoso da realizzare rispetto alle imponenti strutture su arcate (il Colosseo, Verona, Pola, ecc.). Fu costruito poco dopo il teatro, attorno alla fine del I secolo d.C.. La sua estensione era di 73 metri di lunghezza (asse maggiore) per 65 di larghezza: tutta la struttura era interamente intonacata. All’interno, il podio dell’arena aveva le murature ricoperte di lastre della stessa pietra grigia usata nel teatro, proveniente da una cava non lontana da Cividate. Un’apertura collegava l’arena con l’ambiente dei gladiatori o degli animali non pericolosi. L’altra apertura costituisce invece un rinvenimento eccezionale: è uno dei pochissimi esempi di locali riservati agli animali pericolosi giunti fino a noi. Si tratta di un ambiente in origine coperto da volte abbastanza anguste, con un’unica grande apertura divisa in due passaggi: uno per gli inservienti, adeguatamente coperti dai colpi di tori, orsi, lupi e cinghiali; nell’altro entravano gli animali, sospinti da recinti esterni o gabbie, a seconda dei casi. Gli animali pericolosi venivano gettati nell’arena tramite un sistema di gabbie che venivano mosse ed aperte a distanza. Ad attenderli c’erano i cacciatori (venatores), gladiatori specializzati nel combattimento con animali, armati di una sola lancia. Comfort per gladiatori I gladiatori nell’arena rischiavano la vita, ma fuori avevano diritto a qualche comfort: collegati all’anfiteatro sono oggi visibili i resti della caserma gladiatoria, di piccoli [ segue ] 10 RivistAmica Foto: Il luogo di culto all’interno dell’Anfiteatro – © Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Territorio e divertimento luoghi di culto per gli stessi atleti-combattenti (particolarmente devoti a Ercole, Marte e Diana) e un piccolo edificio termale a loro riservato. Un ritrovamento, anche questo, assai raro, che rende davvero prezioso il patrimonio degli scavi di Cividate Camuno. Torta cartaginese con miele e ricotta La statua di Minerva e il suo santuario Foto: Particolare della statua di Minerva – © Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Per immergersi nella Valcamonica romana, oltre al teatro e all’anfiteatro (ingresso in via Tovini, per gli orari consultare il sito www.parcoarcheologicocividate.valcamonicaromana. beniculturali.it), da non perdere sono il Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica e il Parco Archeologico del Santuario di Minerva a Breno, poco a nord di Cividate Camuno. Il pezzo più importante è la statua di Minerva proveniente dal santuario di Breno, che presenta il cimiero della dea Roma signora del mondo, dal chiaro significato politico oltre che religioso. Accanto agli oggetti provenienti dalle case, vi sono numerosi oggetti che arrivano dalle necropoli di Cividate, Borno e Breno come anelli, armille, orecchini, fibule, conservati nelle urne cinerarie. Il museo si trova in via Roma 29 (apertura dal martedì al sabato dalle 8,30 alle 19.00 e la domenica fino alle 14.00; info su www. museoarcheologico.valcamonicaromana.beniculturali.it). Il santuario di Minerva di Breno (località Spinera), dove è stata rinvenuta la statua esposta nel museo, sorgeva sulla riva orientale del fiume Oglio, addossato a uno sperone roccioso tra grotte e cunicoli ricchi di sorgive. In occasione delle feste della dea, dal santuario una processione scendeva fino all’anfiteatro per celebrare l’apertura dei giochi. Minerva, in Valcamonica, veniva adorata come dea benefica in collegamento a un culto preesistente. Era una delle leccornie della cucina romana: la ricetta arriva a noi nientemeno che dalla penna di Marco Porcio Catone il Censore e dal suo libro De Agri Cultura. Prendete 200 g di farina, mescolatela con mezzo litro di latte. Unitevi poco a poco 800 g di formaggio fresco (ricotta, ad esempio), quindi aggiungete 100 g di miele molto fluido e tre uova. Per i più golosi, una spolverata di zucchero al velo in superficie. Fate cuocere il tutto in una marmitta intera, finché il composto non sarà diventato consistente e un po’ untuoso. Quanto a Cartagine, “dev’essere distrutta”: “delenda Carthago”, così Catone concludeva ogni suo discorso, anche quando la storica nemica di Roma, con quello che stava dicendo, non c’entrava proprio nulla. Una curiosità culinaria, che forse non tutti conoscono: nell’antica Roma si consumavano tre pasti al giorno. Una frugale colazione, un leggero pranzo (spesso consumato in piedi) e la cena, che era senza dubbio il pasto vero e proprio. Questa cominciava fra le 15 e le 16 e non durava mai meno di tre ore! In occasione di importanti festeggiamenti, poteva protrarsi fino all’alba del giorno dopo. 11 www.pataro.it Il Pastaio Srl, Rodengo Saiano (BS) - Italy Madonna di Tirano, quel santuario tra fede e storia La torre campanaria del santuario della Madonna di Tirano, alta e imponente al crocevia tra l’Italia e la Svizzera, spicca al centro della valle dove si incontrano Valtellina e Valposchiavo. Considerato il monumento religioso più importante della vallata, come tradizione per tutti i santuari mariani, anche la storia di questo santuario inizia con un miracolo: secondo l’anonimo cronista del Libro dei Miracoli, all’alba del 29 settembre 1504, la Madonna apparve al nobile Mario Omodei che si stava recando in alcune sue terre poco fuori città, e gli ordinò di costruire lì, nel luogo del loro incontro vicino al ponte della Folla, un tempio a lei dedicato, promettendo la cessazione 14 RivistAmica Meta di pellegrinaggi da tutta Europa, è considerato il monumento religioso più importante della Valtellina, oltre che il più bell’esempio del Rinascimento nella zona della peste. I tiranesi si attivarono subito e il 25 marzo 1505 - giorno dell’Annunciazione di Maria Vergine - nel corso di una solenne cerimonia, fu posta la prima pietra dell’edificio ai piedi dei banchi rocciosi della chiesa di Santa Perpetua. Terminata nella sua parte esteriore nel 1513, per la consacrazione della chiesa si aspettò fino al 14 maggio 1528, quando il santuario fu benedetto dall’allora vescovo di Como, Cesare Trivulzio. Il Santuario è ancora oggi meta di numerosi pellegrini e turisti provenienti da tutta Europa, tanto che Papa Pio XII nel 1946 proclamò la Madonna di Tirano “speciale patrona celeste di tutta la Valtellina”. Territorio e divertimento Il Santuario, Rinascimento in Valtellina A tre navate e a croce latina, il santuario è il più bell’esempio di Rinascimento in Valtellina. Rimane anonimo l’architetto che lo progettò, nonostante siano molti i nomi tramandati dalla storia ufficiale della costruzione dell’edificio. L’unica cosa certa è che a impreziosire la chiesa con la bellezza e la ricchezza artistica che la caratterizza, si avvicendarono, nel corso dei secoli, numerosi maestri d’arte. All’interno si presenta sfarzoso, con ex voto, statue, stucchi, rosoni, affreschi e decorazioni. Il cuore del Santuario è la cappella dell’apparizione, che custodisce il lembo di terra su cui posarono i piedi di Maria e che accoglie le preghiere dei tantissimi fedeli in pellegrinaggio. Tra gli affreschi, vi è quello dell’Apparizione della navata di sinistra, opera di ignoto, considerato tra i più antichi e più belli della Valtellina. Rappresenta con ingenua freschezza di composizione e ricchezza di particolari, la scena dell’Apparizione della Madonna a cui il santuario deve la sua origine. La millenaria chiesetta di Santa Perpetua Terminata la visita al santuario – aperto tutti i giorni dalle 7 alle 12,15 e dalle 14,30 alle 19 – vale la pena allungare il percorso verso la chiesa di Santa Perpetua, costruita nell’XI secolo su un balcone roccioso in posizione panoramica sulla vallata e che sovrasta la piazza in cui sorge il santuario. 11 novembre, la Fiera di San Martino Un momento profondamente sentito e sempre molto partecipato dall’intera cittadinanza è la tradizionale Fiera di San Martino, patrono della città, ogni 11 novembre. Anche quest’anno, ad aprire i festeggiamenti ci sarà il consueto concerto della Banda Cittadina Madonna di Tirano, vero e proprio orgoglio della città, e a seguire la messa in onore del santo. Il ricco mercato autunnale, che dalle 8 del mattino fino al tardo pomeriggio riempie le strade del centro di Tirano di colori e profumi, è uno degli appuntamenti più attesi dell’anno. A Brusio, il Museo del contrabbando Foto: La chiesa di Santa Perpetua Raggiungibile da una strada che segue il tracciato dell’antica mulattiera che da Villa di Tirano conduceva a Brusio e al passo del Bernina, questa chiesa millenaria custodisce un prezioso ciclo di affreschi bizantineggianti – tra i più antichi della valle – che raffigurano Santa Perpetua circondata dagli apostoli, ciascuno con il proprio nome. Accanto all’edificio sacro, inoltre, sono ancora visibili i resti di uno xenodochio, asilo per viandanti e pellegrini, che nel medioevo erano disseminati un po’ su tutto l’arco alpino; sulla stessa via ci sono anche gli ospizi annessi alla gemella chiesa di San Remigio o Romerio, a picco sul lago di Poschiavo nella vicina Svizzera. Negli ultimi due secoli questa parte della Valtellina ha visto lo sviluppo del contrabbando, un fenomeno che ha sempre segnato le regioni di frontiera. A Brusio, ad appena 6 km da Tirano e prima tappa del trenino rosso del Bernina che porta fino a St. Moritz attraverso un viaggio unico tra natura e storia, merita una visita il museo dedicato proprio a questo fenomeno storico. Si tratta di una sezione ospitata presso Casa Besta, centro culturale di Brusio, in cui tra sacro e profano viene raccontata la storia di spalloni, finanzieri e bricolle, le tipiche sacche di juta che servivano per il trasporto illegale di sale, tabacco, riso, caffè e sigarette. 15 Territorio e divertimento Intervista Gigi Alippi “Il bello di salire su una cima? Scoprire che il mondo continua” Una vita sulle montagne, alla soglia degli ottant’anni, Gigi Alippi ha messo uno dietro l’altro tutti i suoi ricordi, confezionati con un titolo che non poteva essere più azzeccato: “Il profumo delle mie montagne”. Un viaggio a spasso per le sue avventure memorabili, una su tutte, la conquista del McKinley, il monte più alto dell’America settentrionale, il 19 luglio 1961, quando salì in cordata fino alla vetta in compagnia di Riccardo Cassin, capospedizione, Luigino Airoldi, Jack Canali, Romano Perego e Annibale Zucchi. Com’è nata l’idea del libro? Per caso: non è il mio mestiere. Me la suggerì un mio amico. Poi ho scritto un racconto all’anno, durante l’inverno, senza nessuna presunzione. A un certo punto, grazie a una richiesta del prefetto Valentini, innamorato delle nostre montagne, li ho tirati fuori dal cassetto. E così adesso tutti i miei ricordi di montagna si possono trovare in libreria. Qual è stato, per lei, il significato dei suoi traguardi? Solo da una cima si vedono certe cose: io credo che il primo uomo che è salito su una vetta ci sia andato solo ed esclusivamente per vedere cosa c’è dall’altra parte. E immagino sempre che cosa abbia provato. E cosa si prova quando si guarda “oltre”? Una volta chi viveva in una valle non sapeva cosa c’era dall’altra parte dalla montagna. E salire fin lassù significa vedere ancora terreno, vita, novità, il mondo che continua. È una scoperta. Il bagaglio dei suoi valori legati all’alpinismo? Raggiungere la cima di una montagna è una cosa complessa: devi calcolare il tempo, può essere molto difficoltoso. Ed è in questa difficoltà che nasce l’amicizia, il rapporto intimo che si crea con i compagni. Tanto da compiere veri e propri atti eroici, come le è capitato. Ho salvato la vita di un compagno. Dopo 23 ore nel mezzo di una tempesta, con una temperatura di 40-50 gradi sotto zero, il mio compagno di cordata si è congelato i piedi e siamo rimasti immobilizzati, accucciati dentro una piccola tenda. Non avrebbe più potuto mettere le sue scarpe, gli ho ceduto le mie, più grandi. E io sono ridisceso senza: un’avventura difficile, finita bene. 16 RivistAmica Il celebre “Ragno” Alpinista, classe 1936, tra i migliori della sua generazione, nasce a Crebbio, frazione di Abbadia Lariana. Ha conquistato le montagne, non solo quelle di casa nostra, girando il mondo. Fa parte dell’associazione alpinistica “Ragni di Lecco”. I suoi racconti e ricordi sono tutti racchiusi nel libro “Il profumo delle mie montagne”, uscito a settembre 2014 (Alpine Studio Edizioni). Lo trovi anche su Iperal LibrOnline Luogo preferito Amo tutte le montagne che ho visitato, anche i posti brutti: ho potuto vivere anche quelli perché ho girato il mondo. Al primo posto, però, ci sono le mie, di montagne. Piani resinelli, dove sono sempre tornato, e dove vivo: dalla mia finestra si vede la cerchia della Alpi quasi a 360 gradi. Naturalmente, è questa la montagna del cuore. Piatto “scelto” Mi piace la polenta, con tutti gli intingoli che è possibile abbinarvi: formaggio, salmì, brasato. O con gli involtini che preparava mia moglie. Cosa c’era dentro? Ognuno ha il proprio trucco, e lei aveva il suo. Io non ho mai messo lingua, e nemmeno il naso... mangiavo e basta! Gli eventi del mese In Brianza duello all’ultima torta paesana Novembre, tempo di torta paesana: il tipico dolce brianzolo sarà infatti il grande protagonista di Torta Paesana in Piazza, l’evento che si svolgerà domenica 23 a Seregno. Nel pomeriggio, infatti, le vie del centro saranno attraversate da una lunghissima torta paesana, realizzata da pasticcieri, panettieri e semplici cittadini. Qui la variante che si potrà assaporare è anche la più golosa, ossia quella con il cioccolato. Qualche anno fa la cittadina brianzola aveva addirittura 18 RivistAmica A Seregno pasticcieri, panettieri e semplici cittadini ne allestiranno una lunga 100 metri. Ma a Besana Brianza, due giorni dopo, rispondono con un altro maxi-dolce. Una sfida tutta da gustare! messo a segno un record: la torta paesana più lunga del mondo, ben 250 metri! Stavolta ci si dovrà accontentare (si fa per dire) di un dolce di circa 100 metri. Ogni partecipante realizza delle torte paesane quadrate, lunghe 20 centimetri e larghe 30, e poi le attacca a quelle dei vicini. Si forma, in questo modo, un lungo serpentone di golosità che poi sarà venduto tagliato a fette. I proventi verranno utilizzati dall’associazione Carla Crippa Onlus per il sostegno dell’Hogar de Territorio e divertimento la Esperanza di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, destinata all’aiuto dei bambini orfani, abbandonati o in difficoltà. Proprio quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della scomparsa di Carla Crippa, straordinaria figura che ha dedicato tutta la sua vita agli altri, dai figli degli immigrati italiani in Germania fino ai bambini boliviani. Oltre alla torta paesana gigante, ci saranno anche animatori per bambini, tanta musica e spettacoli per grandi e piccini. Due giorni dopo, il 25 novembre, il guanto di sfida gettato da Seregno viene raccolto da Besana Brianza: in occasione della tradizionale Fiera di Santa Caterina, i pasticcieri prepareranno “ul turtum”, una torta paesana dalla lunghezza top secret. Anche qui verrà realizzata nella variante con il cioccolato. Non solo: i cittadini si sfideranno alla torta paesana più buona, che verrà premiata da un’apposita giuria. Dove, come, quando Torta Paesana in Piazza si svolgerà il 23 novembre in corso del Popolo, piazza Vittorio Veneto e piazza Concordia a Seregno. Per quanto riguarda Besana Brianza, la fiera di Santa Caterina avrà luogo il 25 novembre: come di consueto, l’area sarà quella attorno a via Verdi e via Santa Caterina, nei pressi dell’antica chiesetta dedicata alla Santa. La distribuzione del “turtum” avverrà attorno alle 10.30 in Villa Filippini, in via Viarana 14. In serata la premiazione della torta più buona. Per info: www.associazionecarlacrippa.org; www.comune.besanainbrianza.mb.it. L’agenda degli eventi da non dimenticare Sabato 1 – domenica 2 novembre “Formaggi in Piazza” – Sondrio Dal 1° al 2 novembre il centro storico di Sondrio verrà animato dai produttori di formaggi a latte crudo provenienti non solo dalla Valtellina, ma anche dal resto della Lombardia, dal Piemonte e dalla Svizzera. È la mostra mercato Formaggi in Piazza, un evento dove sarà possibile acquistare i prodotti, ma anche apprendere i segreti della loro lavorazione e gustare le migliori ricette, da quelle di strada a quelle più elaborate. Ci saranno anche laboratori per bambini, show-cooking, musica, visite guidate e la possibilità di fare trekking in groppa a un’alpaca. www.valtellina.it. Sabato 8 – domenica 9 novembre “Estate di San Martino” – Clusone (BG) Vino, castagne, Alpini e tanta allegria. A Clusone, sabato e domenica sera la piazza dell’Orologio sarà animata dalla tradizionale festa dell’estate di San Martino: da non perdere le degustazioni dei salumi e dei formaggi del territorio, oltre che dei vini della zona. Immancabile, poi, il vin brulé. E poi visite guidate ai monumenti di Clusone, tanta musica e animazione per i più piccoli. Ad organizzare l’evento, i giovani dell’associazione Turismo Pro Clusone, oltre alla locale sezione degli Alpini. Informazioni su www.turismoproclusone.it. Da sabato 8 a domenica 23 novembre “Sapori Autunnali” – Teglio (SO) Teglio dedicherà i suoi fine settimana di novembre ai sapori e al fascino dell’autunno. I ristoratori del piccolo centro valtellinese faranno infatti assaporare ai visitatori sciatt, pizzoccheri dell’Accademia di Teglio, stracotto e polenta. Non solo: previste anche mostre fotografiche e visite ai monumenti del paese, come la Basilica, lo storico Palazzo Besta e la panoramica torre “de li beli miri”. Senza dimenticare le cantine dove assaporare gli impareggiabili vini valtellinesi. www.teglioturismo.it. Domenica 16 novembre, “Mercatino delle Pulci – l’Originale” – Mandello del Lario (LC) Tra i tanti mercatini delle pulci del nostro territorio, quello di Mandello del Lario (“l’originale” per la sua lunga tradizione) si distingue per le regole ferree con le quali vengono selezionati gli espositori: niente commercianti, ma solo hobbisti e non professionisti. Libri, fumetti, giochi, stoviglie, soprammobili, scarpe, vestiti, attrezzi di tutti i tipi... per esporre è sufficiente un tavolino o un tappeto; non sono richiesti permessi ma solo la prenotazione dello spazio da richiedere al Comune. L’evento si terrà in piazza del Mercato dalle 9 alle 18. www.mandellolario.it. 19 Foto: Veduta del Ponte Carlo, lungo oltre 500 metri Praga, le cento torri da scoprire nel cuore della città Ponti, cattedrali, cupole, pub. E quindi valzer, ambra, granati, corallini e cristalli boemi. Praga, centro principale della Boemia bagnato dal fiume Moldava, è l’incantevole capitale dell’Est che si scopre al visitatore incorniciata dal suo magnificente Castello, risalente al nono secolo dopo Cristo. Residenza di re, imperatori e presidenti, il Castello di Praga custodisce i gioielli della Corona boema e ospita la cattedrale cittadina, il Palazzo Reale, il convento e la basilica di San Giorgio. In sintesi, solo alcune delle meraviglie di cui godere nella splendida capitale ceca, già nota come la “Città d’Oro” o la “Città delle cento torri” fino 20 RivistAmica Il Castello, le Torri del Ponte Carlo, i caffè e i pub: la capitale della Repubblica Ceca è semplicemente una delle mete turistiche europee più ricercate addirittura alla “Madre delle città”. In un clima temperato, le due stagioni predilette per visitare Praga sono la primavera e l’autunno, quindi proprio in questo periodo quando la neve rende candidi i tetti praghesi ma tende a sciogliersi in fretta, lasciando quindi i turisti liberi di girare per la città. Tre tappe per un viaggio indimenticabile Se considerassimo solo la lista dei musei, dei caffè e dei pub praghesi che meriterebbero una sosta non vi basterebbero dieci giorni per completare l’itinerario. Così, abbiamo selezionato tre aree monumentali imperdibili. Si inizia inevitabilmente dal Territorio e divertimento Castello di Praga. Un motivo per visitarlo, oltre all’inevitabile suggestione magnetica che suscita al primo sguardo? È il castello medievale più grande del mondo, che sovrasta Praga da una collina dominante il quartiere di Malá Strana. Dedicarsi con perizia alle meraviglie del Castello (già elencate precedentemente) può prendere l’intera giornata. In ogni caso, non potrete perdere i Giardini reali di Praga, adiacenti all’edificio medievale, curatissimi e vasti, contornati da edifici di varie epoche. Un’altra tappa immancabile nello spazio del Castello è la visita alla Cattedrale di San Vito: la costruzione della più grande chiesa della Repubblica Ceca si è protratta per sei secoli, rilasciando una struttura maestosa in pieno stile gotico. A questo punto potete dedicarvi al Ponte Carlo, che unisce Malá Strana alla città vecchia: lungo oltre 500 metri e largo 10, è adornato da 30 statue di grandi dimensioni ed è semplicemente il monumento più visitato di Praga. Alle sue estremità, le Torri del Ponte che contengono mostre sulla storia cittadina e da cui è possibile godere di un ottimo panorama della capitale: un punto d’arrivo ed un punto di partenza per tante altre visite nella “Madre delle città”. A spasso per i quartieri Scorci luminosi e strade colorate: Praga è una festa per gli occhi oltre che per lo spirito. Per questo perdervi per la città sarà una scelta sensata. Ma in ogni caso, è utile cercare di tenere a mente alcuni quartieri che spiccano rispetto agli altri. Si inizia da Malá Strana, che significa “Città Piccola”. Come visto in precedenza, risiede alla base della collina del Castello ed è una delle aree più tipiche di Praga. Dalla “Piccola” alla “Città Vecchia”: Staré Město. Quartiere sito sulla sponda ad ovest della Moldava è ricco di chiese e torri, mentre ai più profani interesserà sapere che questa zona ospita le vie dello shopping Una repubblica a tutta birra Fresca, di qualità e tradizionale: la birra in Repubblica Ceca è la bevanda nazionale e qui se ne registra il più alto consumo pro-capite al mondo. Ecco una selezione delle migliori bionde che troverete a Praga. Iniziamo dalla Pilsner Urquell: nasce a Pilsen, ad ovest della capitale dove spesso è servita non pastorizzata. Un’altra pilsner di spessore è la Budějovický Budvar, mentre una delle birre più diffuse è la Gambrinus, che varia dalle versioni leggere fino a quelle da 12 gradi. La più antica della nazione è invece la birra Černá Hora, prodotta nei dintorni di Brno: risale al 1298. Come arrivare e gran parte dei locali notturni. Dalla “Vecchia” alla “Città Nuova”: Nové Město. In questo quartiere domina la grande Piazza Venceslao, insieme agli edifici del Museo Nazionale e ad altri locali adatti alla movida notturna. Infine, non può mancare una visita al noto Cimitero ebraico, risalente al 1439 e tutt’ora uno dei cimiteri ebraici più importanti del Vecchio Continente: si trova a Josefov, il quartiere ebraico, che ospita anche diverse sinagoghe. Praga non è lontana dal Nord Italia: dista quasi 900 chilometri da Milano. Se si decide di prenotare un volo aereo, i prezzi (con un anticipo di almeno un mese) sono relativamente bassi: si parte da 60 euro a passeggero per tratta. Inoltre l’aeroporto di Praga Ruzyne è ben collegato al centro della città. Se invece optate per il treno, considerate che il viaggio sarà almeno di 12 ore per raggiungere la capitale della Repubblica Ceca, partendo da Milano. L’automobile rimane un’opzione possibile e probabilmente più rapida di quella ferroviaria. 21 Gusti esaltati e benefici alla salute Scopri i cibi piccanti, curiosità e falsi miti in un viaggio di fuoco 22 RivistAmica Mettono a dura prova i palati, ma svelano insospettabili doti virtuose: una guida nell’universo dei sapori “accesi” Buon cibo Vampate di caldo, occhi che lacrimano, sudore sulla fronte... e bocca in fiamme. Sì, probabilmente avete appena addentato del cibo piccante. Ma, come si dice, spesso le cose che fanno bene alla salute fanno anche un po’ soffrire. E questo è proprio il caso dei cibi piccanti: posso essere “estremi”, ma nascondono proprietà benefiche davvero insospettabili. Cosa sono e perché piccano Non sai se sei di fronte ad un cibo piccante fin quando non lo assaggi: l’unica caratteristica che contraddistingue questa categoria è proprio la tipica sensazione che provoca sulla lingua e sul palato. Può sembrare un’affermazione banale ma non lo è: quella dei piccanti è infatti una classe sui generis, poiché comprende cibi appartenenti a diversi gruppi alimentari ognuno con proprietà nutrizionali e organolettiche proprie. Allora da dove ha origine la sensazione di piccante in bocca? A dire il vero, non sono ancora del tutto chiare le basi molecolari e fisiologiche che spiegano perché il nostro organismo reagisca in maniera così violenta ad alcune determinate sostanze. Tuttavia, sono state individuate diverse molecole che si possono considerare responsabili del sapore piccante dei cibi. Cominciamo dalla capsaicina, elemento contenuto nei peperoncini che, a riprova di quanto detto in precedenza, è invece quasi assente in ortaggi simili come i peperoni. Anche la piperina è molto diffusa, essendo presente in tutti i tipi di pepe. Altre sostanze poi che innescano la percezione di gusto piccante sono il gingerolo, presente nello zenzero, e l’isotiocianato, contenuto nel rafano, nei semi di senape e nel wasabi, pianta le cui radici sono utilizzate per preparare la salsa orientale dal sapore fortissimo. Aglio, cipolla e scalogno contengono invece allicina, principio attivo molto piccante ma poco persistente, poiché si scioglie in fretta a contatto con la saliva. Effetti positivi D’accordo, i cibi piccanti possono essere un po’ fastidiosi; ma riservano incredibili sorprese quanto a proprietà nutrizionali e agli effetti positivi che possono avere sul metabolismo del nostro corpo. Per fare alcuni esempi la capsaicina è un potente vasodilatatore, caratteristica che la rende un valido alleato nella lotta all’ipertensione arteriosa. Il bruciore che provoca poi il suo ingerimento stimola il rilascio nell’organismo di endorfine, che svolgono un’attività analgesica ed eccitante. Pare inoltre che questa molecola riduca anche la crescita delle masse tumorali e che prevenga l’insorgere del cancro allo stomaco a causa della sua azione di stimolante gastrico. Funge infine anche da anti-batterico e anti-reumatico. La piperina invece è un alimento cosiddetto “termogenico”, ovvero in grado di generare calore aumentando così il metabolismo corporeo: si rivela quindi un aiuto per i processi digestivi e per il dimagrimento. Sembra poi che sia un valido abbronzante, poiché favorisce la pigmentazione della pelle. Più note invece le qualità dell’allicina: se la sua capacità di allontanare i vampiri è tutta da verificare, è risaputo invece che aglio e cipolla sono potentissimi anti-tumorali, antibiotici e antiossidanti e hanno effetti positivi [ segue ] Una sfida accesa tra le specie più hot Quali sono i cibi più piccanti? Per stabilirlo esistono addirittura parametri riconosciuti a livello mondiale: è la Scala di Scoville, dal cognome del farmacista americano che la sviluppò nel 1912. La scala determina l’attività della capsaicina sui recettori del calore della lingua. I valori vanno da 0 (per un normale peperone), a 16 milioni (per la capsaicina pura). Basandosi su questa unità di misura, ogni anno vengono aggiornate le classifiche del “Più piccante del mondo”. E proprio agli inizi del 2014 il Guinness World Record ha incoronato un nuovo re del cibo “infernale”: si chiama Carolina Reaper Smokin Ed’s, viene dallo stato americano della Carolina del Sud e può raggiungere 2 milioni e 200 mila SHU (Scoville heat unit, unità di Scoville). Ad essere scalzato dal bollente primato è stato il Trinidad Moruga Scorpion, in grado di toccare 2 milioni di SHU. Al terzo posto invece il Seven Pod Douglah, con 1 milione e 800mila SHU. Per avere qualche termine di paragone, si pensi che il peperoncino presente sulle nostre tavole non supera le 5mila unità e il tabasco arriva “solamente” a 30 mila unità Scoville. E l’Italia? Si ferma ai 15 mila SHU, dove si attesta naturalmente il peperoncino calabrese. 23 Buon cibo anche sulla pressione sanguigna e sul colesterolo. Il rafano infine stimola l’appetito: il suo sapore acre e pungente induce lo stomaco ad aumentare la produzione di acido cloridrico, una sostanza che invita il cervello a indurre il senso di fame quando lo stomaco è vuoto. Effetti negativi Attenzione a non abusarne, però. L’universo alimentare ci consegna questa grande regola generale, sempre vera: anche il cibo più sano e buono del mondo, se assunto in dosi eccessive e non inserito in una dieta variegata, può fare male. Come tutti gli alimenti quindi, anche i cibi piccanti presentano delle controindicazioni, soprattutto se consumati in grandi quantità. Nel nostro caso l’assunto è per tutti abbastanza intuitivo: se ingeriamo una quantità eccessiva di alimenti piccanti il bruciore e l’irritazione delle nostre mucose sono un campanello d’allarme immediato, che ci comunica prontamente che forse non è stata una buona idea. Oltre al rischio – per la verità abbastanza remoto – di danneggiare irreparabilmente i recettori sensoriali della lingua e del palato, un altro effetto indesiderato può essere un’irritazione generale dell’apparato digerente (che può sfociare in una gastrite). Cibo piccante dunque da evitare se si è soggetti ad acidità di stomaco o reflusso gastro-esofageo, ma anche in caso di emorroidi. Da sfatare invece il mito che il peperoncino sia nemico della prostata: non è vero che irriti l’organo e che favorisca così il sopraggiungere di tumori. Lingua in fiamme: i rimedi per placarla Va bene, hai accettato la sfida di un amico: addenterai quel peperoncino calabrese. Non pensare però di poter resistere all’incendio che avviene nella tua bocca, o a dissimularne i sintomi. Dopo essere diventato paonazzo e aver iniziato ad annaspare, puoi solo correre ai ripari. Stai afferrando istintivamente un bicchiere d’acqua? Sbagliato. La capsaicina è poco solubile in acqua: dopo il sollievo iniziale ti sembrerà di stare peggio. Ecco cosa fare allora: addenta un pezzo di pane, magari “pucciato” nell’olio, o bevi un po’ di latte. Questo perché la sostanza si scioglie meglio nei grassi. Valtellina: i formaggi dai sapori forti Non solo peperoncino e simili. Il gusto piccante, in quanto caratteristica trasversale ad alimenti diversi, lo possiamo ritrovare anche in cibi che regalano un gusto totalmente differente: ecco dunque spiegata la sensazione che si prova assaggiando alcuni formaggi nostrani come la caciotta di capra valtellinese, che nelle sue versioni più stagionate ha un sapore intenso e piccante; è così anche l’erborinato caprino, sempre della Valtellina, latticino di pasta molle o semidura caratterizzato da venature verdi-bluastre dovute allo sviluppo interno di muffe. 24 RivistAmica Antica tradizione Valtellinese Paese che vai taròz che trovi 26 RivistAmica Da quello tradizionale con patate, fagiolini e Casera a quello con zucca e borlotti. Tutte le varianti del piatto povero della tradizione contadina, oggi finalmente riscoperto Buon cibo In Valtellina è il piatto contadino per eccellenza. Sono i taròz, semplici e gustosi, composti da uno sformato di patate e fagiolini freschi, arricchiti con cipolle, formaggio Casera e burro. In questa pietanza gustosa e sostanziosa, le verdure di stagione delle zone di montagna, spesso – un tempo – erano quelle avanzate dai pasti del giorno prima. La storia Le origini dei taròz sono quantomai oscure. La presenza delle patate e dei fagiolini li rende posteriori alla scoperta dell’America e la ricetta attuale si formò probabilmente nel Settecento. Come per la polenta taragna, il nome deriva dal tarel, il tipico attrezzo utilizzato per mescolare: da qui taròz (miscuglio). Mentre i pizzoccheri erano tipici della classe contadina medio-alta, che poteva permettersi una tavola per tirare la sfoglia, i taròz erano invece consumati di contadini più poveri. Cambia anche la zona d’origine: se i pizzoccheri nacquero a Teglio, i taròz hanno epicentro a Sondrio. Solo negli ultimi anni sono usciti dalle cucine delle nonne per approdare in trattorie e ristoranti. Tradizione e semplicità Sulla ricetta dei taròz esistono quattro “scuole di pensiero”. Ecco la prima, tratta dal libro “Valtellina e Valchiavenna. Riscoperta in cucina” (Bissoni, Sondrio). Fate bollire in una pentola 400 g di patate sbucciate e 300 g di fagiolini freschi. Fate cuocere per circa mezz’ora e poi scolate. Schiacciate il tutto con un cucchiaio di legno in modo da ricavare una purea. Salate, pepate, mettete in una terrina precedentemente imburrata e disponetevi l’impasto. Ottenuto un primo strato, mettetevi del formaggio Casera (in tutto ne servono 150 g) tagliato a fette, poi fate lo stesso con gli strati successivi. Intanto fate soffriggere in 150 g di burro una cipolla affettata. Versatevi i taròz e fateli cuocere per pochi minuti. La versione saporita Questa variante prevede l’utilizzo della pancetta: serve quindi meno burro, che potete sostituire anche con olio d’oliva. Fate bollire per 30 minuti 900 g di patate e 500 di fagiolini. In un’altra pentola soffriggete 50 g di pancetta tritata e una cipolla in 70 g di burro o olio. Versatevi sopra le patate e i fagiolini bolliti e schiacciateli mentre li cuocete assieme al soffritto per 10 minuti. Adagiatevi sopra il Casera a pezzettini e lasciate cuocere per un altro minuto. Variante con più formaggi Più fagiolini e più formaggi: in questa versione viene utilizzato il formaggio Casera sia giovane che grasso, con l’aggiunta di Parmigiano. Fate cuocere separatamente 400 g di patate e 700 di fagiolini. Poi metteteli nella stessa pentola, mescolateli e schiacciateli. Fate soffriggere una cipolla in 150 g di burro e versatevi patate e fagiolini. Cuocete a fuoco lento per 5 minuti, aggiungete 100 g di burro, 100 g di Casera giovane e 100 g di Casera grasso tagliati a pezzi e 35 g di Parmigiano Reggiano grattugiato. Salate e pepate. Le nostre valli unite dalle sagre I taròz si possono gustare in numerose sagre presenti sul nostro territorio. A inizio settembre, ad esempio, tutti gli anni si tiene a Piantedo la Sagra degli sciatt e dei taròz. A fine agosto, in Valmalenco, il paesino di Caspoggio dedica ai taròz una serata di degustazioni, abbinandoli a salsicce in umido e ai ferri. Ma non c’è praticamente sagra valtellinese che non preveda i taròz nel proprio menu. Si sconfina addirittura in provincia di Como, con la Sagra dei pizzoccheri, sciatt e taròz di Stazzona, anche questa a fine agosto. Patate e fagiolini, scoperte dell’America Patate e fagiolini, assieme a pomodori, zucchine, peperoni e melanzane, arrivarono in Europa con la scoperta dell’America. Ci vollero però più di due secoli perché questi cibi si radicassero nella cucina popolare italiana. Il caso dei taròz non è certo l’unico. Il pomodoro, ad esempio, veniva inizialmente utilizzato come pianta ornamentale. Solo verso la metà del XVIII secolo, a Napoli, venne inventata la salsa di pomodoro, capace di valorizzare al meglio pasta e pizza: fu allora che nacque la cucina italiana che oggi conosciamo. [ segue ] 27 Buon cibo Ricchi sapori d’autunno Nella zona di Tresivio entrano in gioco zucca e fagioli borlotti. In 4 litri d’acqua fate cuocere 300 g di borlotti per 40 minuti. Aggiungete un quarto di zucca e 400 g di patate e fate bollire per altri 30 minuti. Scolate, schiacciate e fate soffriggere l’immancabile cipolla in 300 g di burro. Stavolta però sarà il soffritto ad essere versato sul contenuto della pentola. Aggiungete 150 g di Parmigiano grattugiato e 150 g di Casera a fettine. Fate scaldare per qualche altro minuto e servite. Una famiglia numerosa I taròz cambiano nome e ingredienti anche a seconda del territorio. A Morbegno e nella Val Gerola, ad esempio, il Casera viene sostituito dal Bitto. A Berbenno i taròz vengono chiamati mac (o macc), e al posto dei fagiolini possono comparire borlotti o piattoni. A Tresivio si utilizza la ricetta con zucca e borlotti. A Teglio un tempo si consumavano i maüsc, preparati con patate, fagioli e strutto di maiale. A Tirano la variante locale di taròz ha un nome ancora più curioso: paisà de la vulp (pastone della volpe), dove accanto alle patate vengono fatte bollire anche le castagne. Leggermente diversi i maseràt (bagnato, in dialetto) di Aprica, preparati con patate, verze e pancetta. In Valchiavenna i rustiment de Mees (Mese, zona di Chiavenna) vengono preparati con patate, polenta fredda e formaggio Magnocca. Tra le spezie a volte compare anche la noce moscata. A tavola Un tempo i taròz sostituivano la carne. Oggi però possiamo consumarli anche come antipasto accanto a un tagliere di Bitto e bresaola. Oppure come primo o piatto unico. Se vogliamo mangiarli come secondo, possiamo abbinarli a un contorno di verdure crude o grigliate. I taròz possono essere utilizzati in piccole quantità anche come contorno di costine di maiale o carne di cervo. E da bere? Vino rosso. Di Valtellina, chiaramente. 28 RivistAmica Dalla terra di Valtellina l’ingrediente segreto Coltivazione che ben si adatta ai climi freddi e di montagna, la patata è da sempre una delle protagoniste della gastronomia valtellinese, anche se non si è mai arrivati a una produzione su larga scala. Qualità tipica della Valtellina è la patata di maggengo, dalla buccia e dalla scorza chiara. Recentemente sono stati avviati alcuni progetti per il rilancio della coltivazione in valle, come quelli promossi nel tiranese dalla Fondazione Fojanini di Sondrio. In Valle Spluga, nella zona di Campodolcino, da segnalare la patata di Starleggia, coltivata in alta quota, che può fare a meno sia dei pesticidi che dei fertilizzanti chimici grazie al concime naturale dei bovini. Il risultato è un prodotto completamente biologico, dalla buccia rossiccia e dall’elevata qualità. Anche qui è sorta recentemente un’associazione per la sua tutela e valorizzazione. A Chiuro è stata addirittura avviata con successo la produzione della patata blu di Margone, originaria del Trentino. Il sapore è molto simile a quello delle altre patate, ma l’effetto scenico della polpa blu sui vostri ospiti è garantito! Buoni come da tradizione. La tradizione si rinnova, dal 1898. E rivive ogni giorno in tutti i prodotti Vismara, che ti fanno gustare tutto il sapore e la genuinità dei salumi di una volta. Perchè ai prodotti Vismara non si può resistere. Ho una famE cHE VEdo Vismara Le buone Ricette di Iperal da staccare e conservare Anno 1 – Numero 9 novembre 2014 Scopri su www.iperal.it tutte le ricette che i clienti come te hanno realizzato per noi, oppure accedi direttamente alla pagina inquadrando con il tuo smartphone il QR qui a lato 31 Gratinata con formaggio 32 RivistAmica Le buone ricette di Iperal Per 4 persone Tempo di preparazione: 40 min Tempo di cottura: 35 min Tempo di raffreddamento: 30 min Grado di difficoltà: facile Procedimento Portare a ebollizione il brodo e mescolare la farina di granoturco. Far bollire per 1-2 minuti mescolando, togliere dal fornello, aggiungere il Parmigiano e un po’ di sale, amalgamare e far ammorbidire per circa 5 minuti. Spennellare una teglia da forno con olio e distribuirvi la polenta ottenuta appiattendola fino a 1 cm di spessore; far raffreddare per almeno 30 minuti. Lavare la mezza zucchina e la melanzana e tagliarle a fette. Salare entrambe e farne uscire l’acqua per circa 10 minuti. Preriscaldare il forno a 200°C. Sbollentare brevemente i pomodori, raffreddarli sotto l’acqua corrente, eliminare i semi e tagliare la polpa a dadini. Mettere 1 cucchiaio di olio in una padella calda e aggiungere i pomodori. Unire l’aglio sbucciato e schiacciato e insaporire con sale, pepe, aceto e zucchero. Cuocere per circa 10 minuti per addensare leggermente, poi togliere dal fornello. Asciugare le fette di melanzana e zucchina, spalmarle con olio da entrambi i lati, peparle e disporle su una teglia da forno spennellata d’olio. Ritagliare dei cerchi dalla polenta (circa 5 cm di diametro), spalmare d’olio anch’essi e disporli sulla teglia. Cuocere in forno il tutto per 10-15 minuti fino a quando la verdura e la polenta assumono un leggero colore marroncino. Tagliare a fette sottili la mozzarella. Coprire ciascuna fetta di polenta con una di melanzana e una di zucchina. Mettervi sopra un po’ di salsa di pomodoro e una fetta di mozzarella. Formare allo stesso modo un secondo strato e cuocere in forno per altri 5 minuti, in modo che il formaggio diventi leggermente bruno. Servire subito caldo, guarnito con un po’ di basilico. CON 500 ml di brodo vegetale 150 g di polenta istantanea 50 g di Parmigiano grattugiato 250 g di mozzarella mezza zucchina (grande) 1 piccola melanzana 2-3 pomodori 100 ml di olio d’oliva 1 spicchio d’aglio 1 cucchiaino di aceto di frutta mezzo cucchiaino di zucchero foglie di basilico per guarnire sale, pepe GLIAT SI DA IP Hotel Sassella***Ristorante Jim Via Roma 2 – 23033 Grosio (SO) Tel. +39 0342847272 [email protected] www.hotelsassella.it Ingredienti O L’Hotel Sassella di Grosio è da più di un secolo sinonimo di ospitalità e buona cucina in Valtellina. Il patron Jim con la sua famiglia vi accolgono in un ambiente elegante e confortevole che, nel 2009, è stato completamente rinnovato. Il nuovo Centro Benessere Margherita vi permette di concedervi qualche piacevole ora di relax. All’interno dell’Hotel è presente il caratteristico Ristorante Jim, che offre percorsi gastronomici tipici valtellinesi, antipasti locali, specialità a base di carne, golosi dolci artigianali e un’ampia scelta di vini valtellinesi e italiani. È aperto tutti i giorni dalle ore 12.00 alle 14.30 e dalle 19.30 alle 21.30. La famiglia si dedica inoltre da molti anni con grande professionalità all’organizzazione di banchetti e matrimoni sia nell’accogliente struttura del Gazebo presso la Villa Visconti Venosta che in altre location. Torre di polenta a strati di verdure * “Provatela accompagnata con dei fiori di zucca ripieni di ricotta di pecora mantecata all’erba cipollina e filetti di acciughe“ – Chef Diego Carnini – ERAL Il consiglio del Ristorante Sassella CURTEFRANCA DOC ROSSO DOMUS UVAE Scheda vino a pagina 38 33 Un primo ricco di gusto Sformato di pasta con broccoli e prosciutto Tempo di preparazione: 40 min Tempo di cottura: 45 min Grado di difficoltà: facile GLIAT SI O DA IP Procedimento Cuocere al dente le penne in abbondante acqua bollente salata. Quindi scolarle, raffreddarle con acqua fredda e farle sgocciolare. Lavare i broccoli, eliminare l’estremità dura degli asparagi e tagliarle in pezzi di circa 5 cm di lunghezza: sbollentare il tutto in acqua salata per circa 5 minuti, poi far raffreddare con acqua corrente e far sgocciolare. Preriscaldare il forno a 200°C. Tagliare il prosciutto a dadini. Far sgocciolare la mozzarella e ridurre anch’essa a dadini. Sbattere le uova con la panna e la panna acida. Insaporire con sale e pepe e aggiungere il prezzemolo. Unire il tutto con le verdure, il prosciutto e la pasta e riempire lo stampo per sformato unto d’olio. Distribuirvi sopra la mozzarella e cuocere nel forno per circa 30 minuti. Per 4 persone CON 100 ml di panna 50 ml di panna acida 2 cucchiai di prezzemolo tritato olio vegetale per lo stampo sale, pepe * 400 g di penne rigate 300 g di rosette di broccoli 150 g di asparagi verdi 200 g di prosciutto 125 g di mozzarella 2 uova ERAL Ingredienti RIVIERA DEL BENACO FRIZZANTE BOTTARELLI Scheda vino a pagina 38 34 RivistAmica Le buone ricette di Iperal Dal tocco lusitano Involtini di manzo al forno in salsa di Porto Ingredienti Per 4 persone GLIAT SI DA IP CON Grado di difficoltà: medio O Procedimento Preriscaldare il forno a 160°C. Appiattire un po’ la carne con il batticarne, salarla leggermente, peparla e spalmarla con la senape. Tagliare a fette i cetrioli. Distribuire su ciascuna fetta di carne due fette di pancetta e qualche fetta di cetriolo. Arrotolare strettamente le fette di carne e legarle con filo da cucina. Cospargerle quindi di farina e rosolarle in olio caldo in una casseruola. Mescolare insieme il Porto e versare il brodo, diluendo il fondo di cottura. Pelare le carote e tagliarle a dadini. Sbucciare lo scalogno e ridurlo a fette. Lavare il sedano, mondarlo e tagliarlo a dadini. Lavare e mondare il porro e ridurre anch’esso a pezzettini. Aggiungere tutte le verdure alla carne e far stufare nel forno preriscaldato per circa un’ora e mezza. Nel frattempo rigirare ripetutamente gli involtini. Infine Insaporire la salsa con sale e pepe. Prima di servire, eliminare il filo da cucina. Tempo di preparazione: 35 min Tempo per stufare: 1 h 30 min * 200 ml di vino Porto secco 400 ml di brodo di carne 2 carote 2 scalogni 1 gambo di sedano 1 porro sale, pepe ERAL 4 fette per involtini di manzo 2 cucchiai di senape forte 8 piccoli cetrioli sott’aceto 8 fette di pancetta affumicata 1 cucchiaio di farina 2 cucchiai di olio 1 cucchiaio di polpa di pomodoro 1 cucchiaio di paprika dolce in polvere BARBERA OLTREPO’ PAVESE DOC VIE DEL CANTO Scheda vino a pagina 38 35 La fragranza dello stufato Fagottini di cavolo verza con ripieno saporito Ingredienti RivistAmica CON Grado di difficoltà: facile GLIAT SI DA IP 36 Tempo di preparazione: 40 min Tempo di cottura ca.: 1 h 10 min O Procedimento Ammorbidire il panino in acqua tiepida. 1 Sbucciare la cipolla, tritarla finemente e soffriggerla con un cucchiaio di burro fuso finché diventa trasparente. Quindi toglierla dal fornello e farla raffreddare. 2 Lavare il prezzemolo, asciugarlo e tritarlo finemente. 3 Mondare la verza, eliminando le foglie esterne e conservando quelle rimanenti. 4 Sbollentare per 1-2 minuti 8 foglie di verza grandi in acqua salata, quindi estrarle con una schiumarola, raffreddarle sotto l’acqua fredda e asciugarle. 5 Mettere in una terrina la carne tritata con l’uovo, il panino ben strizzato e la senape. 6 Mescolare tutto insieme e insaporire con sale e pepe. 7 Distribuire il composto con la carne tritata sulle foglie di verza, quindi ripiegarne i lati e arrotolarle. 8 Infine legarle con filo da cucina fino a formare un “pacchetto”. Scaldare in un tegame il burro rimanente. Rosolarvi gli involtini, aggiungere il brodo e insaporire gli involtini con lo sciroppo. Far stufare per 45-60 minuti. Di tanto in tanto mescolare e versare sopra gli involtini il fondo di cottura; quindi toglierli dal tegame e conservarli al caldo. Filtrare il fondo di cottura e quindi rimetterlo a cuocere “legando” il tutto con un po’ di burro e farina. Portare in tavola gli involtini tagliati, disporli a piacere su piatti con patate lessate e servire accompagnando con la salsa. 4 persone * 1 cucchiaio di senape pepe macinato 2 cucchiai di sciroppo di barbabietola 400 ml di brodo di carne 1 cucchiaio e mezzo di farina per la salsa 1 cucchiaio e mezzo di burro per la salsa sale ERAL 1 panino raffermo 1 cipolla 4 cucchiai di burro mezzo mazzetto di prezzemolo 1 verza di media grandezza (circa 1 kg) 500 g di carne tritata mista 1 uovo CHARDONNAY IL PALAGIO Scheda vino a pagina 38 Ricetta passo-passo Le buone ricette di Iperal 1 Sbucciare la cipolla, tritarla finemente e soffriggerla con un cucchiaio di burro fuso finché diventa trasparente. 2 Lavare il prezzemolo, asciugarlo e tritarlo finemente. 4 Sbollentare per 1-2 minuti 8 foglie di verza grandi in acqua salata 3 Mondare la verza, eliminando le foglie esterne e conservando quelle rimanenti. 5 Mettere in una terrina la carne tritata con l’uovo, il panino ben strizzato e la senape. 7 Distribuire il composto con la carne tritata sulle foglie di verza, quindi ripiegarne i lati e arrotolarle. 6 Mescolare tutto insieme e insaporire con sale e pepe. 8 Infine legarle con filo da cucina fino a formare un “pacchetto”. 37 2 uova 50 g di zucchero 4 cucchiai di sciroppo di kiwi 1 pizzico di sale 40 g di farina 40 g di amido alimentare colorante alimentare verde Per la crema: 200 g di mascarpone 3 cucchiai di zucchero a velo 1 cucchiaio di succo di limone 125 ml di panna 2 grossi kiwi Procedimento Preriscaldare il forno a 220°C. Separare gli albumi e i tuorli delle uova e mettere questi ultimi in una terrina. Aggiungere 2 cucchiai di acqua calda e due terzi dello zucchero. Sbattere quindi il tutto fino a quando si forma una massa color giallo chiaro; unire poi mescolando un cucchiaio di sciroppo. Montare a neve ferma gli albumi con il sale aggiungendovi a poco a poco lo zucchero rimanente; quindi incorporarli ai tuorli setacciandovi sopra la farina e l’amido e amalgamando il tutto. A questo punto colorare di verde con il colorante alimentare. Mettere l’impasto così ottenuto su una piccola teglia (30x20 cm) ricoperta con carta da forno, lisciarlo e cuocerlo in forno per circa 10 minuti. Quindi far raffreddare e ritagliare quattro piccoli cerchi delle dimensioni di bicchieri da dessert. Metterli in tali bicchieri e aggiungere a gocce il rimanente sciroppo di kiwi. Per la crema mescolare il mascarpone con lo zucchero a velo, il succo di limone e 2-3 cucchiai di panna fino ad ottenere un insieme cremoso. Sbattere la panna fino a quando si indurisce bene e quindi incorporarla alla crema. Distribuire il composto ottenuto nei bicchieri riempiendoli. Sbucciare i kiwi e tagliarli a metà. Disporre su ogni bicchiere mezzo kiwi affettato e servire subito. 4 persone Tempo di preparazione: 40 min Cottura in forno: 10 min Raffreddamento: almeno 30 min Grado di difficoltà: medio CON * ERAL Ingredienti GLIAT SI DA IP Dessert al kiwi e crema di mascarpone La Cantinetta del mese O Le buone ricette di Iperal CURTEFRANCA DOC ROSSO DOMUS UVAE cl75 Regione: Lombardia Vitigno: Cabernet Franc 20% Merlot 50% Cabernet Sauvignon 30% Colore: rosso rubino franco e brillante Profumo: vinoso, tendente a bouquet sano e ben dichiarato, sul finale, emergono sentori di sottobosco Gusto: asciutto, ha sottolineata ed elegante sapidità, nerbo e stoffa leggeri ma continui, armonico fra i diversi componenti Gradi alcolici: 12,5% vol Temperatura di servizio: 18°C RIVIERA DEL BENACO FRIZZANTE BOTTARELLI cl75 Regione: Lombardia Vitigno: Pinot bianco e riesling italico Colore: paglierino intenso con riflessi verdognoli Profumo: delicato e gradevole Gusto: di moderata acidità Gradi alcolici: 11,5% vol Temperatura di servizio: 7°-8°C BARBERA OLTREPO’ PAVESE DOC VIE DEL CANTO cl75 Regione: Lombardia Vitigno: Barbera Colore: rosso rubino Profumo: etereo di frutta a polpa bianca Gusto: vellutato Gradi alcolici: 12% vol Temperatura di servizio: 18°-20°C CHARDONNAY IL PALAGIO cl75 Regione: Toscana Vitigno: 100% chardonnay Colore: bianco Profumo: intenso, note di banana e mela golden Gusto: secco, ben bilanciato, pulito e persistente Gradi alcolici: 12,5% vol Temperatura di servizio: 10°-12°C 38 RivistAmica Da preparare con prodotti Polenta pasticciata al forno: la ricetta classica lombarda La polenta pasticciata al forno con formaggio filante è un classico della cucina lombarda, non c’è casa nella quale non venga preparata nelle sere fredde d’inverno. Anche per questo le sue varianti sono davvero tante: la ricetta cambia anche in base alla zona in cui viene preparata. Gli ingredienti da aggiungere per rendere questo piatto anco- 40 RivistAmica Scoprite tutti i passi per preparare questo piatto tradizionale: dalla versione semplice, con il formaggio filante, a quella ancora più sfiziosa con l’aggiunta di salsiccia, prosciutto e funghi ra più buono sono svariati: potete spaziare dalla salsiccia ai funghi, dal prosciutto cotto alla pancetta. Semplicità e gusto Vi basterà meno di un’ora per preparare una polenta pasticciata al forno davvero gustosa. Per 4 persone procuratevi 300 g di polenta istantanea, 100 g di formaggio grana Le buone ricette di Iperal grattugiato, 250 g di fontina, 100 g di burro, sale grosso e un po’ di pepe. Preparate la polenta istantanea seguendo le istruzioni riportate sulla confezione del prodotto. Quando sarà abbastanza soda, spegnete il fuoco e lasciatela raffreddare, poi capovolgetela su un tagliere di legno e tagliatela a fette. Quindi imburrate una pirofila e stendeteci sopra qualche trancio di polenta. Cospargetela con la fontina a dadini, il grana e qualche fiocchetto di burro. Continuate a strati alternati fino a un ultimo strato di formaggio su cui spargerete una spolverata di pepe e ancora qualche ricciolo di burro. Infornate in forno caldo a 180° per 40 minuti. Negli ultimi 3-5 minuti attivate la funzione “grill” per ottenere una crosticina croccante e appetitosa. La variante ghiotta Se volete stupire i vostri ospiti con un piatto speciale, provate questa ricetta. Per 4 persone avrete bisogno di 200 g di polenta istantanea, 4 salsicce, 150 g di funghi secchi, 80 g di formaggio asiago, 150 g di prosciutto cotto, 100 g di grana, 600 g di pomodori pelati, 1 spicchio d’aglio, mezzo bicchiere di vino rosso, rosmarino, olio extravergine di oliva, 50 g di burro, sale e pepe. Il primo passo per preparare questa polenta “ghiotta” è il soffritto. Versate l’olio in una padella e fatelo insaporire con lo spicchio d’aglio. Nel frattempo mettete i funghi secchi in una ciotola d’acqua tiepida per farli rinvenire. A questo punto versate nella padella i pomodori pelati, le salsicce tagliate a pezzetti e il rametto di rosmarino. Sfumate con il vino e poi unite i funghi che avrete strizzato con le mani per eliminare l’acqua in eccesso. Aggiustate di sale, abbassate la fiamma e lasciate cuocere per 30-40 minuti finché il sugo non sarà denso. Preparate quindi la polenta seguendo le istruzioni riportate sulla confezione, ma lasciandola un po’ più liquida per non farla seccare troppo con il passaggio in forno. Imburrate una pirofila e versateci dentro la polenta, poi il sugo di salsiccia e funghi, il prosciutto cotto a fette e il formaggio tagliato a pezzetti, mescolate tutto con un cucchiaio di legno e infornate a 200 gradi per 30 minuti. Servitela molto calda. E se avanza? Se vi è avanzata della polenta, non buttatela. Anzi: preparatene in maggiore quantità così da provare questa gustosissima polenta fritta! Per 5 persone occorreranno: 300 g di polenta fredda, 80 g di pecorino da grattugiare, mezzo bicchiere di olio di semi, sale e pepe. Prendete la polenta dal frigo e tagliatela in striscioline, in modo da ricavare dei piccoli bastoncini. Scaldate l’olio in padella e fateci cuocere dentro la polenta per qualche minuto. Girate i pezzi per farli dorare su tutti i lati. Quando saranno croccanti, trasferiteli su un piatto foderato con carta assorbente. Poi spargete sopra il pecorino grattugiato, un pizzico di sale e una spolverata di pepe. Il carrello Primia Polenta svelta La polenta istantanea Primia è l’ideale per chi ha poco tempo. Basta aggiungere un po’ di acqua e un pugnetto di sale e in meno di 10 minuti sarà pronta per essere portata in tavola. Confezione da 375 g Pomodori pelati I pomodori pelati in succo di pomodoro Primia hanno un sapore delicato, 100% italiano. Semplici e genuini, sono perfetti per realizzare tutti i tipi di sugo, dai classici ai più elaborati. Confezione da 400 g Prosciutto cotto Il prosciutto cotto Primia è ottimo con il panino per una pausa pranzo veloce o come ingrediente “segreto” rendendo ancora più gustosi i vostri piatti. Si trova in gastronomia e si ordina a peso. Asiago DOP L’Asiago DOP è il formaggio ideale per dare un tocco di originalità in più alla vostra cucina. Il pratico involucro consente di mantenerlo fresco, senza alterazioni di sapore. Confezione: due da 250 g Grana bocconcini I bocconcini di grana si possono mangiare interi, accompagnati da semplici fette di pane, oppure possono essere grattugiati per esaltare il gusto delle vostre zuppe e delle vostre paste. Confezione da 300 g Burro Lo trovate nel banco frigo: il burro Primia è l’ingrediente che non può mancare in casa. Vi aiuterà in tutte le preparazioni, da quelle dolci a quelle salate, rendendole più morbide e appetitose. Confezione da 250 g 41 In evidenza Molino Filippini, un secolo di autentica passione per il grano saraceno Prodotti genuini e di qualità, sempre al passo con i tempi, nel rispetto della tradizione. Fiore all’occhiello, i pizzoccheri biologici, introdotti già intorno agli anni Ottanta Il Molino Filippini nasce agli inizi del ‘900 ad opera di Francesco Filippini. Dopo due generazioni a parlare dell’azienda è il nipote Diego, che la gestisce dagli anni Ottanta contando su una squadra di quindici persone. «In realtà do una mano da sempre, sin da quando andavo ancora a scuola», racconta. Una passione, quella per il grano saraceno, che dura da oltre un secolo. «Siamo stati i primi, intorno al 1980, a produrre i pizzoccheri biologici – aggiunge – oggi sono uno dei prodotti di punta, particolarmente apprezzati dai clienti». Nei nostri punti vendita I prodotti gluten free sono la specializzazione di casa Filippini, dato che il grano saraceno naturalmente non contiene glutine. «Bisogna però lavorarlo – spiega Filippini – perché quando viene acquistato presenta sempre una parte di glutine, da frumento: noi lo ripuliamo dalle contaminazioni esterne». Nei nostri punti vendita troverete tutti i prodotti a base di grano saraceno e di mais, come la polenta taragna, anche istantanea. «È garantita la tracciabilità della filiera in ogni sua fase, a partire dalla semina e fino al confezionamento dei prodotti», spiega. Accanto alle classiche farine, le ultime novità sugli scaffali Iperal sono i mix, tutti certificati senza glutine, per preparare in casa il pane, la pizza e i dolci. Da sempre con Iperal «La collaborazione con Iperal dura da quarant’anni, da ancora prima che nascesse il primo punto di vendita – racconta Diego Filippini – All’inizio degli anni Ottanta vendevamo all’ingrosso farine e pizzoccheri secchi, grano saraceno, polenta taragna. Rifornivamo anche Bruno Tirelli (padre di Antonio, l’attuale Presidente di Iperal), che un giorno mi mostrò il progetto del primo Iperal, quello che è poi sorto a Castione Andevenno nel 1986». Oggi da Iperal trovate anche alcuni prodotti che seguono i ritmi di una cucina sana ma che richiede tempi sempre più ristretti: come i pizzoccheri e la polenta pronti liofilizzati e il preparato per gli sciatt. 42 RivistAmica E con il marchio Bontà delle Valli ci sono le tre farine, per polenta taragna, di grano saraceno e di mais, tutte nel formato da un chilo. Chi invece ha voglia di sperimentare e di usare un pizzico di fantasia può provare «i pizzoccheri formato “nido”, simili a delle tagliatelle, e gli gnocchetti di grano saraceno, paste integrali così saporite che sono perfette da condire semplicemente con aglio, olio e peperoncino, ma ottime anche ai quattro formaggi oppure con il pesto», suggerisce Filippini. Per una colazione sana e gustosa, infine, fiocchi d’avena, riso soffiato e crusca di frumento tostata. Qualità certificata in Italia e all’estero Il Molino Filippini vanta diverse certificazioni di qualità: la britannica BRC (British Retailer Consortium) e l’IFS (International Food Standard), uno strumento equivalente per la grande distribuzione tedesca, francese e italiana. Sicurezza, legalità e qualità dei prodotti senza glutine sono garantiti anche dal marchio Spiga Barrata AIC (Associazione Italiana Celiachia) e dal ministero della Salute, per la rimborsabilità in farmacia e nei supermercati. Si aggiungono la certificazione per buone prassi della Camera di Commercio, il marchio Valtellina e la certificazione per il biologico ICEA (Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale). Primia Salse in twister Primia: la comodità del gusto Maionese, ketchup e senape sono ora disponibili in comode confezioni che garantiscono un dosaggio perfetto per arricchire i vostri piatti, da appetitosi panini farciti, a secondi di carne e pesce “La nostra marca di qualità e convenienza” Salse dal sapore intenso e sfizioso, con le quali potrete facilmente rendere più intenso il gusto di un gran numero di pietanze. Grazie alle diverse sfumature di sapore della maionese, del ketchup e della senape, tutti disponibili in pratici twister, novità che vanno ad arricchire la gamma dei prodotti Primia, potrete soddisfare le preferenze più diverse, da quelle di chi cerca accostamenti più ricercati a quelle non sempre facili dei più piccoli. Sapore e praticità Caratteristiche comuni di queste tre salse sono il rispetto delle ricette tradizionali per dei condimenti che sono diventati ormai un classico anche nelle cucine italiane, la consistenza vellutata, omogenea e priva di grumi, che le rendono perfette sia per essere spalmate sia per portarle in tavola all’interno di scenografiche ciotoline, e l’assenza di glutine affinché possano essere gustate in tutta sicurezza anche da chi è intollerante a questa sostanza. A ciò si unisce la praticità del twister, confezione che consente di conservare le salse anche “in piedi” e un perfetto dosaggio del prodotto evitandone gli sprechi. Versatilità in cucina Con le nuove salse in twister Primia, avrete all’interno del frigorifero, una riserva di gusto da utilizzare in ogni momento per rendere irresistibili i vostri piatti. Con la delicatezza della maionese potete dare corposità a sandwich e tartine variando da salumi saporiti a salmone affumicato, tonno e sottaceti. Grazie alle note agrodolci e leggermente speziate del ketchup è possibile a dar vita a pietanze dalle 44 RivistAmica suggestioni americane all’interno del classico hamburger, accanto a salamelle, braciole e costine alla griglia o alle golose patatine fritte. Il tipico sapore pungente della senape dona infine carattere a numerose pietanze: da panini con salumi leggeri come bresaola e prosciutto cotto accompagnati dalle verdure fino a secondi di carne come le cotolette alla milanese, le polpette o gli involtini di pollo e tacchino. A ciascuno la propria salsa! Fonte: Agorà Network I prodotti Rizzoli Emanuelli sono il frutto di oltre un secolo di storia, tradizione e innovazione. Il marchio è simbolo del Mangiar Bene dal 1906, che si traduce nella scelta delle migliori zone di pesca, che assicurano materia prima di alta qualità e lavorazione esclusivamente artigianale. La gamma dei prodotti Rizzoli Emanuelli comprende: Filetti di Alici, carnosi e consistenti, lavorati e confezionati a mano. Filetti di Tonno in olio di oliva, integri e senza briciole, dalle carni rosate, morbide e delicate, lavorati a mano e proposti in vaso di vetro. Tranci di tonno cotti a vapore e confezionati in latta, qualità “yellow fin”. Filetti di Sgombro, dalle carni bianche e ricche di Omega 3, dai gusti più sfiziosi per soddisfare i palati più esigenti. NOVITÀ Filetti di Alici del Mar Cantabrico: le migliori per dimensioni, polpa e gusto. Le acque del Mar Cantabrico sono fredde, ricche di ossigeno e di plancton che rendono le carni delle alici tenere e saporite. La pesca avviene in primavera quando gli esemplari sono più grandi e più carnosi; il risultato è un prodotto dal gusto intenso, caratteristico di questa zona di pesca. Rizzoli Emanuelli SpA via E.Segrè 3/A 43122 Parma www.rizzoliemanuelli.it [email protected] Numero Verde 800215111 PROMOZIONE N.78 DEL 2014 Autorizzazione PTL/MKS/PMP/358/07 Valida dal 10/10/2009 DISTRIBUZIONE POSTA ZONE VALIDA NELLE PROVINCE DI SONDRIO, LECCO, COMO Catalogo Giocattoli DAL 23 OTTOBRE AL 26 DICEMBRE 2014 Nei nostri Punti Vendita Fino a Natale catalogo giocattolo Inquadra con il tuo smartphone il QR qui a lato RADIOCOMANDO ICE THUNDER FULL FUNCTION I PELUCHES FREDDOLONI 16,90 foca bianca 80 cm orso bianco 70 cm lunghezza 40 cm e Gioco adatto da 6 anni Batterie escluse e 14,90 CASTIONE | FUENTES | VALCHIAVENNA | SONDALO | CIVATE UN’AMPIA SELEZIONE DI PRODOTTI È DISPONIBILE ANCHE NEI PUNTI VENDITA DI BIANZONE | SONDRIO | LECCO | CALOLZIOCORTE | SEREGNO Via Verdi | CARATE BRIANZA | ROGOLO e dal 20 Novembre nel nuovo punto vendita di MORBEGNO Giocattoli sicuri, consigli pratici per scegliere bene 46 RivistAmica Alcuni giochi possono nascondere delle insidie per la salute dei più piccoli. Per questo chi li produce deve attenersi a regole precise: conosciamole, per fare acquisti più consapevoli Salute, benessere e famiglia Molto spesso i genitori si interrogano sul ruolo del gioco per i figli e su quanto sia necessario per favorire il loro sviluppo. Oltre ad essere una necessità biologica e fisiologica, infatti, il gioco è per il bambino un veicolo di espressione di emozioni e di sentimenti, un aiuto nella formazione della sua coscienza morale e sociale, uno stimolo per trovare nuove e ingegnose soluzioni e un supporto per adattarsi all’ambiente che lo circonda. Anche per questo, quando dobbiamo scegliere un giocattolo, non dobbiamo mai dimenticare che la sicurezza è una priorità assoluta. Spesso, infatti, le etichette che accompagnano i giochi, non sono del tutto esaurienti e chiare nonostante le norme dell’Unione europea sui giocattoli impongano i requisiti di sicurezza più elevati al mondo. Per garantire che vengano rispettati bisogna però che siano conosciuti anche dal consumatore. La sicurezza, prima di tutto Tante e insospettabili, infatti, possono essere le insidie che si celano nei giocattoli: dal rischio di inalazione di piccoli componenti, all’ingerimento di sostanze chimiche tossiche. Non vanno poi trascurate le ferite prodotte da giocattoli ridotti in pezzi o le reazioni allergiche ai loro componenti. Negli ultimi anni si è registrato un aumento della vendita di giochi contraffatti, provenienti soprattutto dal mercato asiatico e anche per questo è importante sapere come tutelarsi e scegliere in modo adeguato. Risparmiare sul costo dei giocattoli per i bambini, infatti, può essere rischioso: meglio acquistare meno giocattoli, ma sicuri. Sul sito del Ministero della Salute sono stati pubblicati alcuni consigli-guida per evitare di incappare in errori, il più delle volte non voluti. Vediamo allora quali sono i dettagli ai quali stare attenti quando si sceglie un gioco da regalare ai propri figli o ai nipotini. Marchio CE: obbligatorio in tutta Europa, questo contrassegno garantisce la conformità del giocattolo alle norme europee e, di fatto, lo rende più sicuro di quelli che ne sono sprovvisti. Può essere apposto solo dal fabbricante oppure da uno degli enti certificatori, tra quelli accreditati dal Ministero per le Attività Produttive. Fascia d’età indicata sulla confezione: rispettare le indicazioni d’età è una regola importantissima e tra i primi discrimini per scegliere un gioco in tutta sicurezza. Un giocattolo adatto per una fascia d’età, infatti, può risultare molto pericoloso per età inferiori. No ai giocattoli alimentati direttamente con presa elettrica: meglio optare per quelli a batteria, più sicuri e gestibili. Nel caso di giocattoli elettrici (trenini, ferri da stiro, forni...) devono poter funzionare solo tramite trasformatore esterno con dispositivo salvavita a bassa tensione. Obbligatorio in questo caso, oltre al marchio CE, quello IMQ dell’Istituto Marchio di Qualità. Istruzioni in lingua italiana: da sola, questa caratteristica garantisce il giocattolo come “sicuro”. Leggerle con cura insieme al bambino, lo aiuterà a fargli prendere familiarità con il giocattolo nuovo. Peluche, amici morbidi e sicuri per i bambini Tenera compagnia durante la nanna e rassicurante amico con cui giocare durante il giorno, il peluche è senza dubbio uno dei regali più graditi dai bambini. Anche in questo caso, però, distinguere quelli di qualità è importante: optate per le fibre naturali lavabili come mohair e cotone e fate attenzione alla resistenza delle cuciture e alla lunghezza del pelo dei peluche perché il bambino potrebbe strapparlo e ingoiarlo. Prima di regalare un peluche è meglio lavarlo e farlo asciugare bene all’aria per evitare l’insorgenza di muffe. La semplicità del gioco nei gesti di tutti i giorni La semplicità funziona anche e soprattutto con i bambini. A loro, infatti, non servono giocattoli con mille funzioni ma piuttosto quelli che non limitano la sperimentazione e la creatività. In questo caso sono gli oggetti d’uso quotidiano a soddisfare in modo gratificante il loro bisogno di scoperta. Anche per questo è importante non esagerare mai con la quantità di giochi perché il “troppo genera confusione” ed eccita il bambino. Ogni gioco, quindi, deve avere la sua collocazione all’interno dello spazio vissuto dal bimbo: in questo modo anche riordinare sarà un’esperienza divertente. [ segue ] 47 Salute, benessere e famiglia Materiali utilizzati: in caso di giocattoli di stoffa o di peluche, oltre al marchio CE, si consiglia di controllare che i materiali siano di alta qualità (peli che non si staccano, occhi e naso di pupazzi e bambole fissati in modo anti-strappo, cuciture solide, nastri corti ed imbottitura che non si sbriciola) e che non siano infiammabili. Le giuste dimensioni: è importante verificare che le parti staccabili dei giochi non possano essere inalate o ingerite. Per quanto riguarda i giocattoli meccanici, invece, bisogna fare attenzione che gli ingranaggi siano ben protetti e non accessibili al bambino. Bordi e punte taglienti: In caso di giocattoli metallici, verificate che i bordi siano ben protetti e che non ci sia ruggine. Periodicamente controllate il buono stato di conservazione e l’assenza di rotture di giocattoli già presenti in casa da tempo. L’uso, infatti, potrebbe averli resi pericolosi. Acquistate sempre i giocattoli presso rivenditori e siti web di fiducia. Rivenditori non affidabili potrebbero ignorare le prescrizioni in tema di salute e sicurezza o commerciare prodotti contraffatti. Anche se nella scelta siete stati attenti a tutti questi particolari, è comunque buona norma non perdere mai d’occhio i bambini mentre sono indaffarati a scoprire il nuovo gioco. Ricordatevi inoltre che ogni gioco, per essere costruttivo, ha bisogno di una guida esterna, del coinvolgimento del genitore che, lasciando ai bambini lo spazio per esplorare e scoprire, riesca comunque ad essere da stimolo. Il libro: “Fantasia e creatività” Non c’è miglior modo per allenare e stimolare la fantasia e la creatività del bambino se non attraverso il gioco libero, le attività “su misura”, la musica, il canto, le favole e il disegno. Ma qual è il modo giusto per farlo? Lo spiega il libro “Fantasia e Creatività”, pubblicato nel 2008 da Red Edizioni nella collana “Superbimbi”, con cd audio allegato realizzato dal noto musicologo e compositore Franco Brera, che contiene musiche di Mozart arrangiate per sollecitare la creatività e l’immaginazione dei piccoli. Secondo diversi studi, infatti, la musica di Mozart sembra influire positivamente sulla psiche e sugli stati d’animo dei bambini. Il volume, che raccoglie e integra testi tratti da diversi libri pubblicati da Red Edizioni, spiega come, al pari dell’artista, il piccolo tragga spunti dalla vita quotidiana e li ricomponga in modo personale nel gioco, generando una nuova dimensione del tutto originale. Il gioco, infatti, gli consente di seguire liberamente la propria immaginazione e di ripensare la realtà trasformandola secondo i propri desideri più profondi. Acquistate questo e altri libri attraverso LibrOnline sul sito www.iperal.it, con il 15% di sconto sul prezzo di copertina: in questo caso pagherete 8,42 euro invece che 9,90. Libr Online Utilizzare Iperal LibrOnline è facilissimo, oltre che conveniente: su tutti i prezzi di copertina è infatti applicato lo sconto del 15%. Consulta su www.iperal.it la nostra libreria virtuale. Troverai 140.000 titoli, comprese le ultimissime novità. 48 RivistAmica Scopri la nostra gamma Dal 1°Anno: E dopo il 2° Anno continua con: PRECINUTRI™ è l'esclusivo programma di Mellin che ambisce alla PRECIsione NUTRIzionale del tuo bambino, per dargli prodotti sicuri, nutrizionalmente corretti e che lo educano a buone abitudini alimentari. I Latti Crescita Mellin, grazie a PRECINUTRI™, forniscono ferro, un equilibrato mix di vitamine e garantiscono un bilanciato apporto di proteine. * *Scopri tutti i nostri servizi APP 1000 giorni: tanti menù e consigli su misura per il tuo bambino. 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Ecco qualche consiglio per prendercene cura Salute, benessere e famiglia Con l’arrivo dell’inverno, del freddo e degli improvvisi sbalzi di temperatura, il benessere della nostra pelle viene messo a dura prova. Non a caso è proprio in questo periodo dell’anno che ha più bisogno di cure e attenzioni, in particolare mani e piedi, le parti del nostro corpo più esposte al freddo. Pelle secca, unghie fragili e pellicine sono problemi che durante l’inverno si presentano con maggiore frequenza anche a causa di maggiore stress e di lavori manuali che assottigliano il mantello idrolipidico, la prima importante protezione dell’epidermide. Come se non bastasse, poi, anche i nostri piedi, infagottati in calze e scarpe pesanti, hanno bisogno di qualche attenzione in più. Chi ha detto infatti che in inverno la bellezza dei piedi debba passare in secondo piano? Al contrario, calze e scarpe chiuse rendono più difficile la respirazione e per questo i piedi hanno bisogno di cure specifiche. Vediamo allora qualche consiglio per prendersi cura di mani e piedi in modo semplice e naturale, regalandosi anche una piacevole pausa rigenerante nelle fredde giornate invernali. Crema e guanti, alleati indispensabili Ricordatevi sempre di usare la crema per le mani, sia la sera che la mattina prima di uscire, in particolare nelle giornate più fredde e soprattutto se siete venuti a contatto con prodotti aggressivi. In questo caso, ricordatevi di indossare sempre guanti protettivi per lavare i piatti, fare il bucato a mano e per svolgere le pulizie di casa. Detergenti, acqua fredda e spugne abrasive, infatti, sono i primi nemici delle mani. Il problema della pelle d’inverno è la mancanza di sostanze grasse che la proteggano dalle aggressioni degli agenti esterni; per questo non servono le creme idratanti ma quelle emollienti. Preferite sempre formulazioni a base di burro vegetale come avocado, karitè, cocco o aloe, meglio se arricchite di vitamine E o B5, che svolgono un effetto protettivo e nutriente. Per le giornate in montagna invece non dimenticate che durante la stagione fredda le parole d’ordine saranno due: protezione, così come per l’estate, ma anche nutrimento. D’obbligo quindi i guanti: se la temperatura è rigida, scegliete un modello di pelle che crea una barriera contro il gelo, a differenza della lana, che disperde il calore. Per chi non preferisce la pelle, va bene anche il pile, ma attenzione ad evitare che si bagni con pioggia o neve. In generale, è necessario scegliere i guanti adatti al tipo di attività che si vuole praticare, soprattutto quando si scia o si esce per una ciaspolata sulla neve. Corretta detersione: la prima cura Evitate di lavare le mani con detergenti aggressivi: questi, infatti, sgrassano in modo eccessivo il film idrolipidico che protegge la pelle. Preferite sempre l’acqua tiepida a quella troppo calda (vale anche per la doccia e per il bagno nella vasca) perché rischiate altrimenti di inaridire troppo la pelle. Infine, state attenti ad asciugare bene le mani dopo averle lavate: la pelle umida, a contatto con l’aria fredda, provoca arrossamenti e fastidiose screpolature. Invece, tamponate le mani con cura, senza sfregare ed evitando, se possibile, i getti di aria calda. Un rimedio casalingo contro gli arrossamenti Alla comparsa dei primi pruriti o arrossamenti su mani e piedi, è meglio intervenire tempestivamente per evitare che possano formarsi dolorosi geloni. Se siete in casa, immergete la parte interessata in acqua tiepida dove avrete precedentemente fatto bollire del sale grosso o delle foglie di salvia, utilissima per le sue spiccate proprietà nutritive: il sollievo sarà immediato. Il rimedio casalingo sarà ancora più efficace se massaggerete dal basso verso l’alto la parte arrossata, per stimolare un effetto vasodilatatore. Maschera fai da te rapida ed efficace Bastano pochi minuti per preparare un’efficace maschera idratante fai da te, ideale per la cura di mani e piedi. Riducete in polvere con il frullatore tre cucchiai di fiocchi d’avena e mescolateli con due cucchiai di acqua di rose e uno di olio di mandorle. Distribuite questo impacco, meglio se tiepido, sulla pelle e coprite con un asciugamano. Lasciate riposare per qualche minuto, rilassatevi e poi risciacquate con acqua tiepida: ne sentirete subito i benefici! Per mantenere l’idratazione più a lungo, massaggiate con dell’olio di mandorla dopo aver asciugato bene mani e piedi. [ segue ] 51 Salute, benessere e famiglia Cura dei piedi: pedicure invernale Per quanto riguarda i piedi, anche questi sottoposti allo stress delle basse temperature e costretti in stivali e scarponi, un caldo pediluvio è quello che ci vuole per eliminare le cellule morte e per concedersi un momento di relax. Il primo passo è immergere i piedi (ma vale anche per le mani!) per qualche minuto in una bacinella piena d’acqua tiepida in cui siano stati sciolti un paio di cucchiai di bicarbonato di sodio: questo “bagno di bellezza” dà sollievo alla pelle irritata, esfolia delicatamente e neutralizza gli eventuali odori sgradevoli dei piedi. Per coccolare un po’ i piedi doloranti dopo una giornata di lunghe passeggiate, aggiungete dell’acqua di rose o degli oli essenziali profumati. Dopo averli asciugati con cura, massaggiateli fino alle caviglie con una buona crema idratante per pelli secche, magari da lasciare agire di notte, come una sorta di impacco. Il punto che di solito dà maggiori problemi è il tallone: per mantenerlo morbido sfregatelo ogni sera con del limone, lasciate agire per mezz’ora, risciacquate con acqua tiepida e poi massaggiatelo con della crema. Approfittate di questo periodo per rinunciare allo smalto colorato e far respirare un po’ le unghie. Se avete bisogno, invece, di rinforzarle un po’, una volta alla settimana applicate uno smalto trasparente ed indurente per poter sfoggiare l’estate prossima unghie perfette e in salute. 52 RivistAmica Buone abitudini contro i geloni Quando la temperatura scende sotto i 5°C, mai uscire sprovvisti degli indumenti necessari! Non dimenticate guanti, sciarpa, cappello e calze sufficientemente caldi. Soprattutto i piedi devono rimanere asciutti, quindi fate attenzione alla scelta delle scarpe invernali, soprattutto se amate passeggiare sulla neve. Lo stress per il clima rigido, infatti, può provocare fastidi dolorosi come i geloni, causati da problemi di scarsa circolazione sanguigna alle estremità che con il freddo, l’umidità e il gelo, tendono a peggiorare. Alcune zone infatti si irritano visibilmente, diventano di un colore rosso intenso o violaceo e iniziano a prudere. La pelle infiammata tende a screpolarsi e le piccole lesioni generatesi possono infettarsi. Per evitarlo è importante avere delle piccole accortezze: non scaldate mani e piedi ghiacciati su stufe o termosifoni bollenti perché lo sbalzo termico favorisce la formazione dei geloni. Fateli riscaldare gradualmente e in modo naturale e non lasciateli mai umidi o bagnati neanche quando siete in casa. ® Marchio registrato di Kimberly-Clark Worldwide Inc. (KCWW) © 2014 KCWW Momento Scottex. La carezza che ti meriti. ® C’è una nuova sensazione, gentile come una carezza. È il Momento Scottex®. Oggi la Scottex® è più resistente e ancora più delicata sulla pelle, perchè realizzata con il sistema Air Touch che asciuga le fibre della carta con un dolce soffio d’aria. Pro Valtellina, una fondazione con il territorio 54 RivistAmica Un milione di euro all’anno per la Valtellina, progetti per la difesa delle tradizioni locali e tante iniziative di solidarietà: l’identikit di un’istituzione con la valle nel cuore Ambiente e collettività Rilancio del territorio, difesa delle nostre tradizioni, importanza della cultura. Quante volte abbiamo sentito queste espressioni? Tutte frasi che rimarrebbero vuote se non ci fosse chi raccoglie fondi per trasformare i progetti – e spesso i sogni – in realtà. Questo soggetto, in provincia di Sondrio, esiste e ha un nome: Fondazione Pro Valtellina Onlus. Il suo presidente, Marco Antonio Dell’Acqua, la definisce «una realtà filantropica legata al territorio, un’antenna dei bisogni capace di anticipare le emergenze e garantire trasparenza ed efficacia alle sue azioni». Le origini Le origini della fondazione risalgono agli inizi del ‘900, quando venne creato il Comitato Pro Valtellina, che aveva come obiettivo principale la valorizzazione e la promozione delle attrattive turistiche del territorio. Nel 1946 il Comitato assume la veste giuridica di Fondazione. Poi, nel 2002, arriva la Fondazione Cariplo, che propone alla Pro Valtellina di adeguare il suo statuto e di diventare una vera e propria “community foundation” sul modello americano, capace di promuovere e finanziare i migliori progetti e di valorizzare le persone e il territorio della valle. «La Fondazione Cariplo – spiega Dell’Acqua – con la sua formidabile capacità di cogliere spunti e idee d’avanguardia ha avuto il merito di prendere un modello e adeguarlo al nostro territorio». Le attività Negli ultimi sei anni «la nostra fondazione ha sostenuto centinaia di progetti, dando risposte concrete ai bisogni sociali nuovi e aggravati dalla situazione economica. La fondazione si è dotata di un documento programmatico in cui sono chiaramente indicate le linee guida dei prossimi anni. Una particolare attenzione sarà rivolta ai giovani, alla loro formazione, alle possibilità di realizzarsi sia professionalmente che personalmente». I bandi Ogni anno la fondazione propone alle realtà non profit della provincia di Sondrio bandi “territoriali”, finalizzati al sostegno di iniziative culturali e sociali legate ai bisogni delle persone, a cominciare dai minori e dagli anziani, ma anche di progetti di tutela ambientale e sensibilizzazione: per bandi di questo tipo vengono erogati contributi per circa 600mila euro all’anno. A questi vanno poi sommati i bandi congiunti con altri enti e istituzioni locali, come ad esempio la Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, la Fondazione Aem e la Fondazione AG&B Tirelli. «Complessivamente sosteniamo ogni anno progetti per circa un milione di euro, una cifra ragguardevole per un territorio come il nostro. A questa somma, inoltre, va aggiunto il contributo annuo di Fondazione Cariplo, pari a 500mila euro, per le iniziative emblematiche minori in provincia di Sondrio, proposte dalle associazioni locali e selezionate dalla nostra fondazione comunitaria. Nel 2014 ci sono state due grosse novità: per la prima volta un bando completamente dedicato alle scuole pubbliche e un bando per contrastare l’emergenza alimentare insieme a Iperal». Fondi raccolti insieme a Iperal La collaborazione di Iperal con la Fondazione Pro Valtellina Onlus va avanti da anni. Nel 2012, grazie a “La spesa che fa bene” la Fondazione ha potuto raccogliere oltre 37mila euro, un prezioso aiuto per progetti rivolti alla prima infanzia e ai bambini più bisognosi. Il meccanismo dell’iniziativa è risultato semplice e di successo: per ogni 500 punti raccolti sulla CartAmica, si accantonano 10 euro da destinare ad alcuni progetti finanziati dalle fondazioni e dalle onlus del territorio. Sito web: trasparenza, bandi e opportunità Bilanci, progetti, bandi, vincitori: sul sito della Fondazione Pro Valtellina Onlus, www.provaltellina.org, oltre alla storia e alla descrizione delle attività potrete trovare tutti i bandi aperti e i moduli per la compilazione online. Non è solo una questione di praticità, ma anche di trasparenza: sul sito è infatti possibile consultare i bilanci e i progetti sostenuti nel corso degli ultimi anni. Una sezione è poi dedicata ai fondi e alla possibilità di crearne uno vincolato a particolari progetti o iniziative. [ segue ] 55 Ambiente e collettività Agricoltura, tradizione ed Expo Con un territorio come la Valtellina, parlare di finanziamenti a progetti legati all’alimentazione, all’agricoltura e alle tradizioni locali è praticamente automatico: «Abbiamo sempre protetto le tradizioni locali e il nostro territorio, come una grande e insostituibile risorsa. Ogni bando che parla di cultura mette bene in evidenza il valore aggiunto della memoria. In passato abbiamo privilegiato quei progetti che univano innovazione e tradizione, che tramandassero i mestieri di una volta legati al nostro territorio. Anche l’agricoltura è un settore che amiamo particolarmente, e in vista dell’Expo ci piacerebbe valutare un bando specifico». I finanziamenti Ma da dove arrivano i fondi? C’è per esempio il 5 per mille. Ma, soprattutto, c’è la possibilità aperta a tutti i cittadini di costituire un fondo, definendone fini e modalità operative. Per alcuni bandi vi è poi l’opportunità di donare anche piccole somme a favore di alcuni progetti. «La grandezza delle fondazioni comunitarie – sottolinea Dell’Acqua – sta proprio nel legame col territorio: vedo una iniziativa nel mio paese, mi piace, la sostengo e ne “controllo” lo sviluppo fino alla sua realizzazione». I risultati, finora, sono stati entusiasmanti. «La generosità della nostra terra ci ha stupiti: siamo riusciti a vincere la sfida di Fondazione Cariplo raccogliendo sul territorio ben 5 milioni di euro, e in un periodo in cui le risorse scarseggiano è stata davvero una testimonianza di altruismo e intelligenza». 56 RivistAmica Il banco alimentare con l’aiuto di Iperal «Sempre più persone anche sul nostro territorio faticano ad arrivare a fine mese – riferisce Dall’Acqua – C’è tanta gente che non ha i soldi per fare la spesa. Non solo immigrati, ma anche gente del luogo: intere famiglie colpite dalla perdita del posto di lavoro, oltre ad anziani e padri separati. Persone che in genere fanno fatica ad esporsi per chiedere aiuto, frenati da una sorta di vergogna». Ecco quindi che, assieme alla Caritas e alle parrocchie, la Fondazione ha individuato soggetti realmente bisognosi, per i quali la Fondazione Pro Valtellina Onlus, assieme alla Fondazione AG&B Tirelli, ha aperto un “banco” con i prodotti messi a disposizione da Iperal. In tutto sono state radunate 60 tonnellate di beni di prima necessità, dalla pasta all’olio d’oliva, dagli omogeneizzati per bambini ai sughi e alla carne. «Abbiamo selezionato i beni sulla base delle esigenze dei soggetti e li stiamo inviando in varie tranche – spiega Dall’Acqua – La fornitura durerà circa un anno e vuole essere un aiuto per rispondere alle esigenze più elementari delle persone colpite dalla crisi». La Spesa che fa IPERAL E SERMARK Bene PER IL TERRITORIO Edizione 2014 Hai tempo fino al 31 gennaio 2015 per donare i tuoi punti ed esprimere la tua preferenza Puoi esprimere le tue preferenze al raggiungimento di 100 punti spesa e multipli 100 PUNTI VALGONO UNA PREFERENZA COMUNICA IL CODICE DELLA TUA SCELTA DIRETTAMENTE IN CASSA Puoi donare anche on line su www.iperal.it, dove trovi tutte le settimane la classifica aggiornata ALLA ONLUS CHE RICEVERÀ IL MAGGIOR NUMERO DI PREFERENZE, IPERAL DONERÀ 40.000 € 2a classificata 30.000 € 4a classificata 12.500 € dalla 6a alla 15a 2.000 € cad. 3a classificata 20.000 € 5a classificata 10.000 € dalla 16a alla 50a 500 € cad. 58 RivistAmica Iperal Informa Dona i tuoi punti alle Onlus vicine a te, ai progetti che ritieni più meritevoli e significativi AGD LECCO ONLUS ANFFAS ONLUS VALLECAMONICA CODICE CODICE DONAZIONE 800 LECCO (LC) CODICE DELEBIO (SO) CODICE SONDRIO (SO) CODICE MONZA (MB) CODICE CROCE BLU LOVERE CODICE ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI - E.N.P.A. ONLUS SEZIONE DI LECCO CODICE SONDRIO (SO) COLICO (LC) MORBEGNO (SO) ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI - E.N.P.A. ONLUS SEZIONE DI SONDRIO GRUPPO FAMILIARI BETA-SARCOGLICANOPATIE ONLUS CODICE 831 SONDRIO (SO) LA MUGGIASCA COOP DI SOLIDARIETÀ ARL CASA DI RIPOSO LA MADONNINA LILT LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI SEZIONE PROVINCIALE DI SONDRIO CODICE 836 VENDROGNO (LC) OBM OSPEDALE DEI BAMBINI MILANO BUZZI ONLUS SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE IN-PRESA CODICE 841 MILANO (MI) SOS BAMBINI ONLUS 846 832 SONICO (BS) CODICE 847 CLUSONE (BG) Per saperne di più vai su www.iperal.it 834 LECCO (LC) LILT LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI SEZIONE PROVINCIALE DI LECCO ONLUS 839 MERATE (LC) PROVINCIA RELIGIOSA DI SAN MARZIANO DI DON ORIONE CODICE TRAONA (SO) TRAPEZIO SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE ONLUS 848 GRUPPO AMICI LECCO ONLUS DONAZIONE 844 SEREGNO (MB) U.N.I.T.A.L.S.I. CODICE DONAZIONE DARFO B.T. (BS) DOMASO (CO) CODICE CODICE DONAZIONE 829 DONAZIONE CODICE TONJPROJECT ONLUS MENAGGIO (CO) MANDELLO DEL LARIO (LC) PICCOLA OPERA DI TRAONA 843 GIUSSANO (MB) CODICE DONAZIONE SONDRIO (SO) 824 DONAZIONE CODICE PAOLO QUARENGHI ONLUS 842 LECCO (LC) LILT LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI - DELEGAZIONE ALTA VALLE SERIANA - CLUSONE 838 DARFO B.T. (BS) CROCE BIANCA MILANO ONLUS SEZIONE DI GIUSSANO CODICE DONAZIONE LECCO (LC) 819 DONAZIONE GRUPPO AMICI DEGLI HANDICAPPATI ONLUS 833 CENTRO CARITAS DARFO ASSOCIAZIONE ANCH’IO EDODÉ ONLUS CODICE LES CULTURES ONLUS LABORATORIO DI CULTURA INTERNAZIONALE 837 ERBA (CO) DOWNUP ONLUS 828 ERBA (CO) CODICE DONAZIONE CODICE DONAZIONE CARATE BRIANZA (MB) EXODUS SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE ONLUS DONAZIONE CODICE DONAZIONE MONZA (MB) 814 DONAZIONE CODICE CODICE DONAZIONE SONDRIO (SO) 827 PISOGNE (BS) COOPERATIVA SOCIALE NOI GENITORI ONLUS 823 ASSOCIAZIONE LA VITA È UN DONO ONLUS CODICE DONAZIONE DONAZIONE CODICE DONAZIONE CROCE ROSSA ITALIANA COMITATO LOCALE DI MONZA APS CODICE DONAZIONE TALAMONA (SO) CALOLZIOCORTE (LC) GRANDOLA ED UNITI (CO) DONAZIONE CODICE DONAZIONE CODICE DONAZIONE 822 BOSISIO PARINI (LC) AUSER VOLONTARIATO DI PISOGNE ONLUS 818 809 CODICE DONAZIONE CODICE DONAZIONE LECCO (LC) COLICO (LC) ASS. FAMIGLIE DI PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE - ANFFAS ONLUS CENTRO LARIO E VALLI MENAGGIO DONAZIONE CODICE DONAZIONE CODICE DONAZIONE 817 DOMASO (CO) ASSOCIAZIONE LA NOSTRA FAMIGLIA 813 MORBEGNO (SO) CODICE DONAZIONE CODICE CODICE 826 AUSER VOLONTARIATO COLICO ONLUS DONAZIONE DONAZIONE LOVERE (BG) SONDALO (SO) COOPERATIVA SOCIALE LA VECCHIA QUERCIA CROCE ROSSA ITALIANA COMITATO DI COLICO E MORBEGNO DONAZIONE 845 BERZO INF (BS) 808 804 DONAZIONE CODICE CODICE CONSULTORIO “LA FAMIGLIA” ONLUS 821 812 ASS. FAMIGLIE DI PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE - ANFFAS ONLUS ALTO LARIO DONAZIONE DONAZIONE DONAZIONE MONZA (MB) MONZA (MB) CODICE VALMADRERA (LC) PIANCOGNO (BS) CODICE DONAZIONE ASSOLO UN AIUTO PER I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO 816 807 803 DONAZIONE DONAZIONE ASS. ITALIANA PAZIENTI ANTICOAGULATI A.I.P.A. ONLUS-SONDALO CODICE DONAZIONE 840 BRESCIA (BS) DONAZIONE COMITATO MARIA LETIZIA VERGA ONLUS PER LO STUDIO E LA CURA DELLA LEUCEMIA DEL BAMBINO 835 CODICE ASS. GENITORI ED AMICI DEGLI HANDICAPPATI ONLUS 811 BRENO (BS) DONAZIONE CODICE DONAZIONE 830 806 802 ASSOCIAZIONE AMICI DEL BAMBINO CODICE DONAZIONE ASSOCIAZIONE CANCRO PRIMO AIUTO ONLUS DONAZIONE ASS. NAZIONALE TERZA ETÀ ATTIVA PER LA SOLIDARIETÀ 825 ASSOCIAZIONE BAMBINO EMOPATICO ONLUS CODICE DONAZIONE 820 BRENO (BS) DONAZIONE ASS. FAMIGLIE DI PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE - ANFFAS ONLUS SONDRIO 815 801 ASSOCIAZIONE ALZHEIMER INSIEME ONLUS CODICE DONAZIONE CODICE DONAZIONE 810 CODICE DONAZIONE ASSOCIAZIONE AMICI DI CLAUDIO 805 ARCOBALENO SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE ONLUS DONAZIONE DARFO B.T. (BS) 849 SONDRIO (SO) 59 SMAPU Smacchiatore per unto Con la tecnologia ecosostenibile istantaneo della linea Smapu. , una candeggina da 100gr. realizzata nelle versioni naturale di vetro interna, racchiusa da una e al mentolo. guaina e da un tampone di cotone, è formula fortemente smacchiante SMAPU Smacchiatore per unto istantaneo smacchia a secco la macchia, è la nostra lavanderia in tasca. SMAPU Smacchiatore per unto istantaneo è ideale per rimuovere piccole macchie di olio, grasso oleoso, il 90% delle macchie che capitano mentre si mangia che si smacchiano esclusivamente a secco. della detergenza in Italia, i plus per il consumatore sono molteplici: • prezzo contenuto; • candeggina pura; • medesimo prezzo della candeggina liquida con meno peso da portare a casa (100 gr. anziché 5 Kg.); • inquinamento, più ecologia. www.smapu.it Stuzzy’s, un materiale igienico (polipropylene), quindi che non assorbe la saliva Il classico stecchino in legno non regge il confronto. www.stuzzys.com Mangiare da Iperal, un piacere davvero “Squisito” Dalla colazione all’aperitivo, la giornata all’interno degli ipermercati e degli iperstore Iperal dotati di cucina al proprio interno è scandita da piacevoli pause che, a garanzia di sapori tradizionali e qualità, portano un nome importante: “Squisito”. Una storia di successo che dura ormai da otto anni e che ha portato sui banchi dei nostri accoglienti self-service quei prodotti che già conoscevate bene e che acquistavate belli e pronti nelle nostre gastronomie, da gustare poi a casa. 62 RivistAmica Ristoranti e bar all’interno di ipermercati e iperstore: dalla colazione all’aperitivo, pietanze preparate nelle nostre cucine e ideali per una pausa veloce all’insegna del gusto Perché “Squisito” L’idea è nata dalla volontà di sviluppare degli spazi moderni che potessero accogliere la clientela offrendo saporite e sfiziose specialità preparate dai nostri cuochi secondo ricette scrupolose. L’obiettivo era chiaro, riassunto nella formula “Qualità, gustosità, velocità e convenienza”. Nelle intenzioni di Iperal “Squisito” doveva essere un luogo in cui il cliente avesse la possibilità di scegliere tra un ampio assortimento di pietanze, tutte preparate con materie Iperal Informa prime fresche e di qualità. Al contempo voleva rispondere anche ad un’esigenza di velocità e tempi limitati da parte di chi viene a trovarci per fare i propri acquisti: ed è per questo motivo che abbiamo deciso di adottare una logica di self-service e non di servizio al tavolo. Come funziona... Il cliente compone il suo vassoio a proprio piacimento e può consumare immediatamente il pasto, senza perdere troppo tempo e soprattutto sentendosi in un luogo confortevole come a casa. E il prezzo? Un altro dei punti forti e degli obiettivi fondamentali di Iperal è la convenienza: vi accorgerete anche in questo caso che i prezzi dei nostri menu e dei nostri piatti sono più bassi rispetto alla concorrenza. ...e cosa si mangia In una prima fase avevamo semplicemente replicato i successi delle pietanze confezionate che offrivamo nel banco frigo, ma poi – grazie al sempre più ampio numero di preferenze raccolte da parte di chi le assaggiava e tornava ad acquistarle – abbiamo pensato di arricchire il nostro ricettario! Sono scesi in campo gli chef, un validissimo aiuto nel rendere ricco e variegato il menu di “Squisito”. C’è spazio per la tradizione (i pizzoccheri valtellinesi rimangono in assoluto il piatto più venduto) ma anche per i sapori esotici, che vanno dal cous cous marocchino fino al riso alla cantonese. Dove si trova Potete trovare “Squisito” in nove dei nostri punti vendita, Iper Adamello (Darfo Boario Terme), Iperal Castione, Iperal Sondrio, Iperal Fuentes, Iperal Civate, Iperal Calolziocorte, Iperal Carate, Iperal Lecco e Iperal Morbegno (a partire dal 20 novembre, primo giorno di apertura del punto vendita). A Carate, Lecco e Morbegno abbiamo sviluppato un nuovo concetto di “Squisito”: in questi punti vendita, al posto del tradizionale ristorante, abbiamo pensato a un “bar ricco”. Venite a trovarci per scoprire di cosa si tratta! L’emblema del brand Non perdetevi, inoltre, una visita a “Squisito” di Iperal Calolziocorte, l’emblema dell’immagine del brand: un luogo d’incontro fresco, giovane e accogliente. Un ambiente di design, con sedute comode e colori che richiamano la natura: il verde, l’arancione e il marrone. È il luogo ideale per le famiglie, ma anche per chi lavora e necessita di una pausa pranzo veloce, oppure per chi desidera incontrarsi con un gruppo di amici in un’atmosfera colorata, piacevole e informale. Il successo continua Perché “Squisito” continui ad essere una storia di successo, Iperal si impegna a controllare costantemente che gli standard qualitativi vengano rispettati ed è sempre in continuo aggiornamento in tema di tecnologie e nuovi metodi di cottura utilizzati in cucina. 63 Lo sapevate che… curiosità, storie e leggende dal territorio Editore e proprietario IPERAL S.P.A. Sede legale: Via Manzoni,41 20121 Milano Direttore responsabile Giorgio Gaspari Marketing e coordinamento: Alessandro Pizzen Testi, grafica e impaginazione a cura di Imaginor s.r.l. Proverbio del mese La polenta delle streghe “Fare San Martino” in Lombardia significa “cambiare lavoro e luogo di lavoro” e anche, in senso più ampio, “traslocare”. Sapete perché? Ecco la spiegazione: in parte della regione, in passato, l’11 novembre era il giorno in cui, finita la stagione di lavoro, si rinnovavano i contratti annuali ai braccianti agricoli i quali spesso dovevano trasferirsi con tutta la famiglia da una cascina a un’altra. È così che “fàa Sàn Martéen”(“fare San martino”) vuol dire anche traslocare. Secondo la leggenda, molto tempo fa le montagne valtellinesi furono sepolte da nevicate e gelate così abbondanti che la gente non poteva più uscire di casa. In una baita della Val di Sotto una famiglia di boscaioli rimase completamente isolata. Chi fu a salvare i bambini che piangevano per la fame? Le streghe della montagna, che fecero rotolare giù dal monte una “valanga” di polenta gialla (insipida: queste streghe non sopportavano il gusto del sale!), che arrivò sin dentro la baita e sfamò l’intera famiglia. Giochi antichi: ciàncol in Valcamonica Errata corrige Numero di ottobre Si chiama “ciáncol” un gioco noto anche come “lippa” e presente in altre regioni d’Italia. Risale al XV secolo e ancora oggi se ne disputano tornei internazionali. Si gioca con due pezzi di legno, dalle estremità appuntite, ricavati dai manici di una scopa, uno di circa 15 cm e l’altro lungo mezzo metro. A terra si tracciano un cerchio e un ovale per posizionare il “lippino”, il legno piccolo. Si colpisce con il pezzo lungo il pezzo piccolo su un’estremità per farlo saltare e quindi colpirlo di nuovo. Dopo tre tentativi, vince chi lo lancia più lontano. Sul numero di ottobre di RivistAmica, a pagina 56, abbiamo indicato in 4 anni la durata dell’intervallo di revisione per le caldaie a metano o Gpl con potenza inferiore ai 100 KW. La normativa nazionale, prevista nel Dpr numero 74 del 16 aprile 2013, non vale però in tutte le regioni. L’articolo 17 del Dlgs 192/2005 ha istituito infatti la “clausola di cedevolezza”, che permette alle Regioni di derogare alcune disposizioni nazionali in materia. Il Dgr 20 dicembre 2013 numero X/1118 della Regione Lombardia, in particolare, ha stabilito che nella nostra regione i controlli sulle caldaie devono essere biennali e non quadriennali. Ci scusiamo per non essere riusciti, per ragioni di spazio, a spiegare in materia esauriente la normativa in vigore. Fotografie Iperal, Giuseppe Godi, Olycom/ Stockfood, Fotolia, Wikipedia, Marco Bucci, Valentina Locorotondo, Luca Giarelli, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Stampa RDS Web Printing s.r.l. via Belvedere, 42 20862 Arcore (MB) Reg. Trib. Sondrio N. 404/2013 del 18/10/2013 Una copia omaggio per i possessori di CartAmica. Distribuito presso i punti vendita del gruppo Iperal. Anno 1 – numero 9 Chiuso in redazione il 17/10/14. © IPERAL S.P.A. – Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto. Tutte le informazioni contenute nel presente numero sono aggiornate alla data di chiusura e potrebbero subire variazioni per cause non dipendenti dalla volontà della redazione. Le immagini riportate sono a scopo illustrativo. Le ricette sono proposte e redatte secondo scienza e coscienza. Non possiamo assumere responsabilità per la riuscita dei piatti. www.iperal.it 66 Per le vostre segnalazioni, curiosità e suggerimenti contattateci a: [email protected] RivistAmica C/O Gruppo Iperal Via La Rosa, 354 Piantedo (SO) ALL A COL AZION E CI PENSA IDEALI PER L' I N Z U P P O P R OVA LE N OV I TA'