La polenta non tramonta mai

Transcript

La polenta non tramonta mai
La polenta non tramonta mai
Territorio e divertimento
Cividate Camuno,
“pax romana” in Valcamonica
Buon cibo
Scopri i cibi piccanti,
curiosità e falsi miti
in un viaggio di fuoco
Salute, benessere e famiglia
Giocattoli sicuri, consigli
pratici per scegliere bene
Anno 1 – Numero 9
novembre 2014
Costo € 1, una copia omaggio per i
possessori di CartAmica
IN DISTRIBUZIONE FINO AL 10 NOVEMBRE
Polenta, tradizione
millenaria e sapori
che non tramontano
2
RivistAmica
La sua storia
comincia tremila anni
fa e si arricchisce
con la scoperta del
Nuovo Mondo: da
“pane dei poveri”
a prelibatezza
gastronomica dalle
gustose varianti
Primo piano
Una pietanza che ricorda la cucina semplice dei nostri
nonni, capace di scaldare le serate invernali riunendo tutta
la famiglia attorno alla tavola. Un piatto di polenta fumante
è l’ideale per una cena nutriente oltre che gustosa: opportunamente arricchita con carni, formaggi o legumi, sostituisce il pane e rappresenta un piatto unico sano e invitante.
Antiche radici
Già tremila anni fa gli indigeni delle Americhe preparavano
un composto molto simile alla polenta, ma il nome attuale
deriva dal latino “puls”, una farina di farro dalla quale i romani ottenevano una polentina molle (“pultem”) che consumavano assieme a carni o formaggi. Semplicissima la
composizione degli ingredienti: acqua, sale e farina di cereali. Prima il farro, poi anche orzo, miglio, segale si sono
alternati alla base della ricetta, fino a quando, con la scoperta del Nuovo Mondo, il continente europeo conobbe
l’uso del mais. La coltivazione di questo cereale al quale
si deve il caratteristico colore giallo della più tradizionale
polenta si diffuse, a partire dalla Spagna, in tutto il Vecchio
Continente, soprattutto a partire dal XVII secolo. Se ne
otteneva un alimento molto meno costoso rispetto al pane
così che in Italia il consumo della polenta si sviluppò soprattutto fra i contadini delle regioni settentrionali.
L’arrivo in Valcamonica
In particolare, secondo la tradizione locale, fu attorno al
1630 che la polenta giunse in Valcamonica, grazie all’importazione, dalle Americhe, di quattro chicchi di granoturco,
da parte di Pietro Gaioncelli, nobile cavaliere di Costa Volpino. Pare sia stato questo piccolo comune del bergamasco
il primo paese in Lombardia a sfruttare tale coltivazione, poi
sviluppata in tutta la regione, e probabilmente quello in cui
è stata inventata la tipica pietanza gialla, un piatto di uso
quotidiano sulle tavole delle famiglie meno abbienti, tanto da
essere anche soprannominato “pane dei poveri”.
Taragna, cropa, uncia: le nostre polente
La polenta assume numerose e fantasiose vesti. In Lombardia la serviamo con la tradizionale minestra di cotiche
e ceci, oppure nella versione pasticciata con i formaggi,
detta “concia”, che conta a sua volta diverse varianti (ve ne
proponiamo alcune nelle ricette che trovate a pag.4), anche se il gorgonzola fra i condimenti è il prediletto. Tipica
delle valli bresciane e bergamasche e della Valsassina, nel
lecchese, è la polenta taragna, realizzata con una miscela di farine di mais e grano saraceno, che le conferisce il
caratteristico colore scuro. Il suo nome deriva dal “tarai” o
“tarel”, il bastone di legno che si usa per mescolarla all’interno del paiolo di rame in cui viene cotta direttamente sul
fuoco a legna. Con le stesse farine, mischiate a un soffritto
di burro, aglio e salvia e a un formaggio semigrasso, nel
lecchese e in particolare sul lago di Como come anche in
Brianza è famosa la polenta “uncia”.
La polenta “cropa” ha la sua patria in Val d’Arigna, è unica
nel suo genere nella cucina valtellinese perché affianca alla
farina gialla e a quella di grano saraceno le patate (quattro
etti a persona, quindi si tratta dell’ingrediente prevalente): si cuoce nella panna fresca, che viene usata al posto
dell’acqua in eguale quantità, e si condisce preferibilmente
con formaggio Casera magro.
Gustose curiosità da tutto lo Stivale
La polenta e oséi (uccelli) si gusta in Val Brembana, nella
quale quaglie o tordi, adeguatamente cotti in casseruola
con burro, salvia, lardo e pancetta, vengono adagiati sulla
polenta ancora calda. Nel Trentino meridionale si prepara
la polenta di patate, con l’aggiunta di burro, cipolla e poca
farina. Se vi capita invece di fare un viaggio al Centro o
al Sud, non perdetevi la polenta fritta: è un primo piatto
preparato nella Ciociaria e nel Lazio, ma diffuso anche in
Toscana, Umbria, Marche e Campania.
La polenta sul buffet
Oggi la polenta è usata soprattutto come sopraffino companatico, che per il suo sapore piuttosto neutro ben si abbina
alle carni (brasato, salsicce, arrosti, cacciagione), ai formaggi più o meno grassi, ai funghi trifolati e ai sughi saporiti e ristretti. Ma per stupire i vostri ospiti potete provare a giocare
[ segue ]
3
Primo piano
in cucina, trasformando il più tradizionale dei nostri piatti
in un delizioso e sfizioso “finger food” da gustare in piedi
durante un aperitivo. Preparatela alla maniera classica, regolandovi su una dose da 250 g: a fine cottura aggiungete
200 g di crescenza a tocchetti, pepe macinato fresco, sale
quanto basta e un cucchiaio di Parmigiano grattugiato. Su
carta forno stendete un rettangolo spesso 2 cm e quando
la polenta sarà fredda riducetela in barrette che passerete nelle uova sbattute e poi nel pangrattato. Friggetele in
abbondante olio di semi e scolatele su carta assorbente.
Servitele caldissime accanto a una ciotolina con dell’altra
crescenza.
Polenta e latte:
colazione di una volta
Come te la “concio”,
complice il formaggio
Non c’è dubbio: l’abbinamento più gustoso e tradizionale
per la polenta è il formaggio. Pasticciata e filante, sostanziosa, calda e fumante, in altre parole la pietanza perfetta
da consumare a cena d’inverno. Ecco qualche idea, nel
rispetto dei prodotti tipici di ogni territorio.
Bitto
Per una polenta alla valtellinese, scegliete il Bitto. Ideale l’accoppiata con
la polenta taragna: rustica e saporita,
grazie al gusto del grano saraceno, si
sposa alla perfezione con questo formaggio grasso a pasta semicotta. Il
tocco in più: completate il piatto con
dei salamini alla griglia.
Taleggio
Funghi e Taleggio è la classica polenta
che si consuma nel lecchese. L’accostamento con questo formaggio morbido
fino a risultare cremoso dà al piatto una
consistenza particolarmente vellutata.
Per esaltarne il gusto usate funghi porcini e prezzemolo fresco appena tritato.
Saporita, sostanziosa, semplice e genuina. “Polenta e
latte” è una pietanza che merita di essere riscoperta.
I nostri nonni la consumavano a colazione e, per la verità, spesso d’inverno a cena si trovavano a fare il bis.
Proviamo a far rivivere l’infanzia di un tempo replicando
questa gustosa e sana tradizione sulle nostre tavole:
sarà anche un ottimo modo per non sprecare la polenta avanzata. Occorrono soltanto della polenta, latte
fresco, e per condire zucchero o miele. Mettete in un
tegame il latte a scaldare (una tazza a testa); tagliate la
polenta avanzata a dadini e quando il latte è ben caldo,
dolcificatelo secondo il vostro gusto e aggiungete la
polenta. Consumate subito e lasciatevi stupire.
4
RivistAmica
Nei nostri negozi
Gorgonzola
A seconda dei gusti sceglietelo dolce
oppure piccante, ma la sua cremosità
è sempre una garanzia. In Brianza, la
polenta pasticciata non può che essere
preparata con il gorgonzola. Per completare? Salsicce, ovviamente. Oppure,
più originale, fettine di zucca grigliate e
un filo di miele.
Silter
Dolce e aromatico, pur essendo un formaggio stagionato, il Silter della Valcamonica va a nozze con la polenta e i porcini.
Oppure è l’ideale da mescolare ad altri formaggi tipici della zona come il Casolet e
la Rosa Camuna per ottenere una polenta
pasticciata ancora più ricca.
Indice
PRIMO PIANO
2
Polenta, tradizione millenaria e sapori che non tramontano
TERRITORIO e DIVERTIMENTO
8
Cividate Camuno, “pax romana” in Valcamonica
14 Madonna di Tirano, quel santuario tra fede e storia
16 Intervista a Gigi Alippi, alpinista e scrittore
18 In Brianza duello all’ultima torta paesana
20 Praga, le cento torri da scoprire nel cuore della città
2
BUON CIBO
22 Scopri i cibi piccanti, curiosità e falsi miti in un viaggio di fuoco
26 Paese che vai taròz che trovi
LE BUONE RICETTE DI IPERAL
32 Torre di polenta a strati di verdure
34 Sformato di pasta con broccoli e prosciutto
35 Involtini di manzo al forno in salsa di Porto
36 Fagottini di cavolo verza con ripieno saporito
38 Dessert al kiwi e crema di mascarpone
40 Polenta pasticciata al forno: la ricetta classica lombarda
8
IN EVIDENZA
42 Molino Filippini, un secolo di autentica passione
per il grano saraceno
PRIMIA
44 Salse in twister Primia: la comodità del gusto
22
SALUTE, BENESSERE e FAMIGLIA
46 Giocattoli sicuri, consigli pratici per scegliere bene
50 Come proteggere mani e piedi dai primi freddi
AMBIENTE E COLLETTIVITÀ
54 Pro Valtellina, una fondazione con il territorio
IPERAL INFORMA
58 La Spesa che fa bene
62 Mangiare da Iperal, un piacere davvero “Squisito”
66
Lo sapevate che...
46
Scarica la versione
digitale di RivistAmica
per sfogliarla dal tuo
smartphone e tablet
5
Foto: Veduta aerea dell’Anfiteatro
© Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
Cividate Camuno,
“pax romana”
in Valcamonica
8
RivistAmica
Il parco archeologico
testimonia la
romanizzazione della
zona dopo il 16 a.C..
Nell’anfiteatro, alcuni
rinvenimenti eccezionali:
i resti degli alloggiamenti
delle bestie feroci e di un
piccolo edificio termale per
i gladiatori
Territorio e divertimento
Pochi eventi, nel corso della storia dell’umanità, hanno
lasciato un segno così netto, preciso. Tanto da segnare
uno spartiacque tra ciò che era prima e ciò che è stato
dopo. Nella storia della Valcamonica questo spartiacque
è costituito dalla conquista romana. Prima dell’avvento
di Roma, la valle era dominata dai Camuni, la misteriosa popolazione che ci ha lasciato in eredità le incisioni
rupestri famose in tutto il mondo. Poi, con l’arrivo dei
Romani, dalle incisioni rupestri si passa quasi improvvisamente (dopo secoli di contatti con Celti ed Etruschi)
agli acquedotti, agli anfiteatri, alle terme, ai fori. In una
parola, a quella che agli occhi degli antichi era la civiltà.
C’è un luogo che sintetizza questo passaggio, e che meriterebbe la stessa fama delle incisioni rupestri: il Parco
archeologico del teatro e dell’anfiteatro di Cividate Camuno.
La campagna militare
La data dopo la quale tutto cambiò, in Valcamonica, fu
il 16 a.C.: in quell’anno il governatore dell’Illirico Publio
Foto: Il Teatro Romano – © Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
Silio Nerva completò la conquista dell’arco alpino orientale, da Como fino all’Alto Adige e alle vallate svizzere e
austriache. L’impero romano, a quel tempo, era già una
potenza che si estendeva dalla Spagna all’Egitto. Ma non
era ancora riuscito a vincere la fiera resistenza delle vicine popolazioni alpine: due cruente spedizioni, nel 118
e nel 95 a.C., si erano risolte con un nulla di fatto. Ora
però l’imperatore Cesare Augusto intendeva mettere finalmente in sicurezza i valichi alpini da quelle popolazioni
bellicose che ostacolavano i commerci e la Pax romana.
La Guerra Retica (16-15 a.C.) pose fine all’indipendenza
delle popolazioni alpine, anche in Valcamonica. Poco si
conosce, in realtà, del conflitto tra Romani e Camuni. Lo
storico Cassio Dione riferisce solamente che “i Camuni
e i Vennoni, tribù alpine, scesero in guerra, ma furono
conquistate e sottomesse da Publio Silio”. È però certo
che la Valcamonica fu tra le prime valli ad arrendersi ai
conquistatori, segno che probabilmente la zona, a causa
dei flussi commerciali, era in via di romanizzazione già da
qualche secolo. Un’ipotesi confermata anche dalla rapidità con la quale i Camuni assimilarono i costumi, ottennero
la cittadinanza romana e rimasero fedeli all’Urbe per cinque secoli pur mantenendo a lungo le proprie tradizioni.
Foto: L’ingresso per le belve feroci – © Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
La città
I Romani fissarono il capoluogo della “res publica Camunnorum”, dipendente da Brescia e inserita nella provincia
della Gallia Cisalpina, a Civitas Camunnorum, l’odierna
[ segue ]
9
Territorio e divertimento
Cividate Camuno. Una scelta non casuale: la città sorgeva in una posizione strategica al centro della valle, nei
pressi di un guado sull’Oglio all’incrocio con le altre vallate. In pochi anni sorse una vera e propria città. Agricoltura, allevamento, commerci, le vicine cave di pietra e le
miniere di ferro animavano i nascenti mercati cittadini.
La città era costituita da vie perpendicolari, secondo la
tipica struttura ortogonale utilizzata dai Romani. Le case
erano in genere edifici allineati costruiti con ciottoli di
fiume legati da malta, con pavimentazioni in cocciopesto
e mosaico e pareti riccamente intonacate.
Il teatro
Nel parco archeologico possiamo oggi ammirare due dei
più importanti edifici di quella fiorente città: il teatro e
l’anfiteatro.
Del teatro è visibile un terzo del totale: la porticus post
scaenam e le scalinate d’accesso alla cavea. Buona parte delle strutture, addossate alla collina, sono sotto una
casa e un giardino privati.
L’anfiteatro
Ma era l’anfiteatro con i suoi giochi e i suoi gladiatori la
vera anima – assieme al foro e alle terme – della città
romana. L’anfiteatro di Cividate Camuno è basato su un
terrapieno, in grado di sfruttare le pendenze naturali del
terreno e sicuramente meno costoso da realizzare rispetto alle imponenti strutture su arcate (il Colosseo, Verona, Pola, ecc.). Fu costruito poco dopo il teatro, attorno
alla fine del I secolo d.C.. La sua estensione era di 73
metri di lunghezza (asse maggiore) per 65 di larghezza:
tutta la struttura era interamente intonacata. All’interno,
il podio dell’arena aveva le murature ricoperte di lastre
della stessa pietra grigia usata nel teatro, proveniente da
una cava non lontana da Cividate. Un’apertura collegava
l’arena con l’ambiente dei gladiatori o degli animali non
pericolosi. L’altra apertura costituisce invece un rinvenimento eccezionale: è uno dei pochissimi esempi di locali
riservati agli animali pericolosi giunti fino a noi. Si tratta
di un ambiente in origine coperto da volte abbastanza
anguste, con un’unica grande apertura divisa in due passaggi: uno per gli inservienti, adeguatamente coperti dai
colpi di tori, orsi, lupi e cinghiali; nell’altro entravano gli
animali, sospinti da recinti esterni o gabbie, a seconda
dei casi.
Gli animali pericolosi venivano gettati nell’arena tramite
un sistema di gabbie che venivano mosse ed aperte a
distanza. Ad attenderli c’erano i cacciatori (venatores),
gladiatori specializzati nel combattimento con animali,
armati di una sola lancia.
Comfort per gladiatori
I gladiatori nell’arena rischiavano la vita, ma fuori avevano diritto a qualche comfort: collegati all’anfiteatro sono
oggi visibili i resti della caserma gladiatoria, di piccoli
[ segue ]
10
RivistAmica
Foto: Il luogo di culto all’interno dell’Anfiteatro – © Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
Territorio e divertimento
luoghi di culto per gli stessi atleti-combattenti (particolarmente devoti a Ercole, Marte e Diana) e un piccolo
edificio termale a loro riservato. Un ritrovamento, anche
questo, assai raro, che rende davvero prezioso il patrimonio degli scavi di Cividate Camuno.
Torta cartaginese
con miele e ricotta
La statua di Minerva
e il suo santuario
Foto: Particolare della statua di Minerva – © Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Lombardia
Per immergersi nella Valcamonica romana, oltre al teatro e
all’anfiteatro (ingresso in via Tovini, per gli orari consultare il
sito www.parcoarcheologicocividate.valcamonicaromana.
beniculturali.it), da non perdere sono il Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica e il Parco Archeologico
del Santuario di Minerva a Breno, poco a nord di Cividate Camuno. Il pezzo più importante è la statua di Minerva
proveniente dal santuario di Breno, che presenta il cimiero
della dea Roma signora del mondo, dal chiaro significato
politico oltre che religioso. Accanto agli oggetti provenienti dalle case, vi sono numerosi oggetti che arrivano dalle
necropoli di Cividate, Borno e Breno come anelli, armille,
orecchini, fibule, conservati nelle urne cinerarie. Il museo si
trova in via Roma 29 (apertura dal martedì al sabato dalle
8,30 alle 19.00 e la domenica fino alle 14.00; info su www.
museoarcheologico.valcamonicaromana.beniculturali.it).
Il santuario di Minerva di Breno (località Spinera), dove è
stata rinvenuta la statua esposta nel museo, sorgeva sulla
riva orientale del fiume Oglio, addossato a uno sperone
roccioso tra grotte e cunicoli ricchi di sorgive. In occasione
delle feste della dea, dal santuario una processione scendeva fino all’anfiteatro per celebrare l’apertura dei giochi.
Minerva, in Valcamonica, veniva adorata come dea benefica in collegamento a un culto preesistente.
Era una delle leccornie della cucina romana: la ricetta arriva a noi nientemeno che dalla penna di
Marco Porcio Catone il Censore e dal suo libro De
Agri Cultura. Prendete 200 g di farina, mescolatela con mezzo litro di latte. Unitevi poco a poco
800 g di formaggio fresco (ricotta, ad esempio),
quindi aggiungete 100 g di miele molto fluido e tre
uova. Per i più golosi, una spolverata di zucchero al
velo in superficie. Fate cuocere il tutto in una marmitta intera, finché il composto non sarà diventato
consistente e un po’ untuoso. Quanto a Cartagine,
“dev’essere distrutta”: “delenda Carthago”, così
Catone concludeva ogni suo discorso, anche quando la storica nemica di Roma, con quello che stava
dicendo, non c’entrava proprio nulla. Una curiosità
culinaria, che forse non tutti conoscono: nell’antica Roma si consumavano tre pasti al giorno. Una
frugale colazione, un leggero pranzo (spesso consumato in piedi) e la cena, che era senza dubbio il
pasto vero e proprio. Questa cominciava fra le 15
e le 16 e non durava mai meno di tre ore! In occasione di importanti festeggiamenti, poteva protrarsi
fino all’alba del giorno dopo.
11
www.pataro.it
Il Pastaio Srl, Rodengo Saiano (BS) - Italy
Madonna di Tirano,
quel santuario tra
fede e storia
La torre campanaria del santuario della Madonna di Tirano,
alta e imponente al crocevia tra l’Italia e la Svizzera, spicca al
centro della valle dove si incontrano Valtellina e Valposchiavo. Considerato il monumento religioso più importante della
vallata, come tradizione per tutti i santuari mariani, anche la
storia di questo santuario inizia con un miracolo: secondo l’anonimo cronista del Libro dei Miracoli, all’alba del 29 settembre 1504, la Madonna apparve al nobile Mario Omodei che si
stava recando in alcune sue terre poco fuori città, e gli ordinò
di costruire lì, nel luogo del loro incontro vicino al ponte della Folla, un tempio a lei dedicato, promettendo la cessazione
14
RivistAmica
Meta di pellegrinaggi
da tutta Europa,
è considerato il
monumento religioso
più importante della
Valtellina, oltre che il
più bell’esempio del
Rinascimento nella
zona
della peste. I tiranesi si attivarono subito e il 25 marzo 1505
- giorno dell’Annunciazione di Maria Vergine - nel corso di una
solenne cerimonia, fu posta la prima pietra dell’edificio ai piedi
dei banchi rocciosi della chiesa di Santa Perpetua.
Terminata nella sua parte esteriore nel 1513, per la consacrazione della chiesa si aspettò fino al 14 maggio 1528, quando
il santuario fu benedetto dall’allora vescovo di Como, Cesare
Trivulzio. Il Santuario è ancora oggi meta di numerosi pellegrini
e turisti provenienti da tutta Europa, tanto che Papa Pio XII
nel 1946 proclamò la Madonna di Tirano “speciale patrona
celeste di tutta la Valtellina”.
Territorio e divertimento
Il Santuario, Rinascimento in Valtellina
A tre navate e a croce latina, il santuario è il più bell’esempio di
Rinascimento in Valtellina. Rimane anonimo l’architetto che lo
progettò, nonostante siano molti i nomi tramandati dalla storia
ufficiale della costruzione dell’edificio. L’unica cosa certa è che
a impreziosire la chiesa con la bellezza e la ricchezza artistica
che la caratterizza, si avvicendarono, nel corso dei secoli, numerosi maestri d’arte. All’interno si presenta sfarzoso, con ex
voto, statue, stucchi, rosoni, affreschi e decorazioni. Il cuore
del Santuario è la cappella dell’apparizione, che custodisce il
lembo di terra su cui posarono i piedi di Maria e che accoglie
le preghiere dei tantissimi fedeli in pellegrinaggio. Tra gli affreschi, vi è quello dell’Apparizione della navata di sinistra, opera
di ignoto, considerato tra i più antichi e più belli della Valtellina.
Rappresenta con ingenua freschezza di composizione e ricchezza di particolari, la scena dell’Apparizione della Madonna
a cui il santuario deve la sua origine.
La millenaria chiesetta di Santa Perpetua
Terminata la visita al santuario – aperto tutti i giorni dalle 7 alle
12,15 e dalle 14,30 alle 19 – vale la pena allungare il percorso
verso la chiesa di Santa Perpetua, costruita nell’XI secolo su
un balcone roccioso in posizione panoramica sulla vallata e
che sovrasta la piazza in cui sorge il santuario.
11 novembre, la Fiera
di San Martino
Un momento profondamente sentito e sempre molto
partecipato dall’intera cittadinanza è la tradizionale Fiera
di San Martino, patrono della città, ogni 11 novembre.
Anche quest’anno, ad aprire i festeggiamenti ci sarà il
consueto concerto della Banda Cittadina Madonna di
Tirano, vero e proprio orgoglio della città, e a seguire
la messa in onore del santo. Il ricco mercato autunnale,
che dalle 8 del mattino fino al tardo pomeriggio riempie
le strade del centro di Tirano di colori e profumi, è uno
degli appuntamenti più attesi dell’anno.
A Brusio, il Museo
del contrabbando
Foto: La chiesa di Santa Perpetua
Raggiungibile da una strada che segue il tracciato dell’antica
mulattiera che da Villa di Tirano conduceva a Brusio e al passo
del Bernina, questa chiesa millenaria custodisce un prezioso
ciclo di affreschi bizantineggianti – tra i più antichi della valle –
che raffigurano Santa Perpetua circondata dagli apostoli, ciascuno con il proprio nome. Accanto all’edificio sacro, inoltre,
sono ancora visibili i resti di uno xenodochio, asilo per viandanti e pellegrini, che nel medioevo erano disseminati un po’
su tutto l’arco alpino; sulla stessa via ci sono anche gli ospizi
annessi alla gemella chiesa di San Remigio o Romerio, a picco
sul lago di Poschiavo nella vicina Svizzera.
Negli ultimi due secoli questa parte della Valtellina ha visto
lo sviluppo del contrabbando, un fenomeno che ha sempre segnato le regioni di frontiera. A Brusio, ad appena 6
km da Tirano e prima tappa del trenino rosso del Bernina
che porta fino a St. Moritz attraverso un viaggio unico tra
natura e storia, merita una visita il museo dedicato proprio
a questo fenomeno storico. Si tratta di una sezione ospitata presso Casa Besta, centro culturale di Brusio, in cui tra
sacro e profano viene raccontata la storia di spalloni, finanzieri e bricolle, le tipiche sacche di juta che servivano per
il trasporto illegale di sale, tabacco, riso, caffè e sigarette.
15
Territorio e divertimento
Intervista
Gigi Alippi
“Il bello di salire su una
cima? Scoprire che il
mondo continua”
Una vita sulle montagne, alla soglia degli ottant’anni, Gigi Alippi
ha messo uno dietro l’altro tutti i suoi ricordi, confezionati con un
titolo che non poteva essere più azzeccato: “Il profumo delle mie
montagne”. Un viaggio a spasso per le sue avventure memorabili,
una su tutte, la conquista del McKinley, il monte più alto dell’America settentrionale, il 19 luglio 1961, quando salì in cordata
fino alla vetta in compagnia di Riccardo Cassin, capospedizione,
Luigino Airoldi, Jack Canali, Romano Perego e Annibale Zucchi.
Com’è nata l’idea del libro?
Per caso: non è il mio mestiere. Me la suggerì un mio amico. Poi
ho scritto un racconto all’anno, durante l’inverno, senza nessuna
presunzione. A un certo punto, grazie a una richiesta del prefetto
Valentini, innamorato delle nostre montagne, li ho tirati fuori dal
cassetto. E così adesso tutti i miei ricordi di montagna si possono trovare in libreria.
Qual è stato, per lei, il significato dei suoi traguardi?
Solo da una cima si vedono certe cose: io credo che il primo
uomo che è salito su una vetta ci sia andato solo ed esclusivamente per vedere cosa c’è dall’altra parte. E immagino sempre
che cosa abbia provato.
E cosa si prova quando si guarda “oltre”?
Una volta chi viveva in una valle non sapeva cosa c’era dall’altra
parte dalla montagna. E salire fin lassù significa vedere ancora
terreno, vita, novità, il mondo che continua. È una scoperta.
Il bagaglio dei suoi valori legati all’alpinismo?
Raggiungere la cima di una montagna è una cosa complessa:
devi calcolare il tempo, può essere molto difficoltoso. Ed è in
questa difficoltà che nasce l’amicizia, il rapporto intimo che si
crea con i compagni.
Tanto da compiere veri e propri atti eroici, come le è capitato.
Ho salvato la vita di un compagno. Dopo 23 ore nel mezzo di
una tempesta, con una temperatura di 40-50 gradi sotto zero, il
mio compagno di cordata si è congelato i piedi e siamo rimasti
immobilizzati, accucciati dentro una piccola tenda. Non avrebbe
più potuto mettere le sue scarpe, gli ho ceduto le mie, più grandi.
E io sono ridisceso senza: un’avventura difficile, finita bene.
16
RivistAmica
Il celebre “Ragno”
Alpinista, classe 1936, tra i migliori della
sua generazione, nasce a Crebbio, frazione di Abbadia Lariana. Ha conquistato le
montagne, non solo quelle di casa nostra,
girando il mondo. Fa parte dell’associazione alpinistica “Ragni di Lecco”. I suoi racconti e ricordi sono tutti racchiusi nel libro
“Il profumo delle mie montagne”, uscito a
settembre 2014 (Alpine Studio Edizioni).
Lo trovi anche su Iperal LibrOnline
Luogo preferito
Amo tutte le montagne che ho visitato, anche i posti
brutti: ho potuto vivere anche quelli perché ho girato il mondo. Al primo posto, però, ci sono le mie, di
montagne. Piani resinelli, dove sono sempre tornato,
e dove vivo: dalla mia finestra si vede la cerchia della Alpi quasi a 360 gradi. Naturalmente, è questa la
montagna del cuore.
Piatto “scelto”
Mi piace la polenta, con tutti gli intingoli che è possibile
abbinarvi: formaggio, salmì, brasato. O con gli involtini
che preparava mia moglie. Cosa c’era dentro? Ognuno
ha il proprio trucco, e lei aveva il suo. Io non ho mai
messo lingua, e nemmeno il naso... mangiavo e basta!
Gli eventi
del mese
In Brianza
duello all’ultima
torta paesana
Novembre, tempo di torta paesana: il tipico dolce brianzolo
sarà infatti il grande protagonista di Torta Paesana in Piazza, l’evento che si svolgerà domenica 23 a Seregno. Nel
pomeriggio, infatti, le vie del centro saranno attraversate
da una lunghissima torta paesana, realizzata da pasticcieri,
panettieri e semplici cittadini. Qui la variante che si potrà
assaporare è anche la più golosa, ossia quella con il cioccolato. Qualche anno fa la cittadina brianzola aveva addirittura
18
RivistAmica
A Seregno pasticcieri,
panettieri e semplici
cittadini ne allestiranno
una lunga 100 metri. Ma
a Besana Brianza, due
giorni dopo, rispondono
con un altro maxi-dolce.
Una sfida tutta da gustare!
messo a segno un record: la torta paesana più lunga del
mondo, ben 250 metri! Stavolta ci si dovrà accontentare (si
fa per dire) di un dolce di circa 100 metri. Ogni partecipante
realizza delle torte paesane quadrate, lunghe 20 centimetri
e larghe 30, e poi le attacca a quelle dei vicini. Si forma, in
questo modo, un lungo serpentone di golosità che poi sarà
venduto tagliato a fette. I proventi verranno utilizzati dall’associazione Carla Crippa Onlus per il sostegno dell’Hogar de
Territorio e divertimento
la Esperanza di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, destinata
all’aiuto dei bambini orfani, abbandonati o in difficoltà. Proprio quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della scomparsa di Carla Crippa, straordinaria figura che ha dedicato
tutta la sua vita agli altri, dai figli degli immigrati italiani in
Germania fino ai bambini boliviani. Oltre alla torta paesana
gigante, ci saranno anche animatori per bambini, tanta musica e spettacoli per grandi e piccini.
Due giorni dopo, il 25 novembre, il guanto di sfida gettato
da Seregno viene raccolto da Besana Brianza: in occasione
della tradizionale Fiera di Santa Caterina, i pasticcieri prepareranno “ul turtum”, una torta paesana dalla lunghezza top
secret. Anche qui verrà realizzata nella variante con il cioccolato. Non solo: i cittadini si sfideranno alla torta paesana
più buona, che verrà premiata da un’apposita giuria.
Dove, come, quando
Torta Paesana in Piazza si svolgerà il 23 novembre in
corso del Popolo, piazza Vittorio Veneto e piazza Concordia a Seregno. Per quanto riguarda Besana Brianza, la fiera di Santa Caterina avrà luogo il 25 novembre:
come di consueto, l’area sarà quella attorno a via Verdi
e via Santa Caterina, nei pressi dell’antica chiesetta
dedicata alla Santa. La distribuzione del “turtum” avverrà attorno alle 10.30 in Villa Filippini, in via Viarana
14. In serata la premiazione della torta più buona.
Per info: www.associazionecarlacrippa.org;
www.comune.besanainbrianza.mb.it.
L’agenda degli eventi da non dimenticare
Sabato 1 – domenica 2 novembre
“Formaggi in Piazza” – Sondrio
Dal 1° al 2 novembre il centro storico di Sondrio verrà animato
dai produttori di formaggi a latte crudo provenienti non solo dalla
Valtellina, ma anche dal resto della Lombardia, dal Piemonte e
dalla Svizzera. È la mostra mercato Formaggi in Piazza, un evento
dove sarà possibile acquistare i prodotti, ma anche apprendere i
segreti della loro lavorazione e gustare le migliori ricette, da quelle di strada a quelle più elaborate. Ci saranno anche laboratori
per bambini, show-cooking, musica, visite guidate e la possibilità
di fare trekking in groppa a un’alpaca. www.valtellina.it.
Sabato 8 – domenica 9 novembre
“Estate di San Martino” – Clusone (BG)
Vino, castagne, Alpini e tanta allegria. A Clusone, sabato e domenica sera la piazza dell’Orologio sarà animata dalla tradizionale festa dell’estate di San Martino: da non perdere le degustazioni dei salumi e dei formaggi del territorio, oltre che dei vini
della zona. Immancabile, poi, il vin brulé. E poi visite guidate ai
monumenti di Clusone, tanta musica e animazione per i più piccoli. Ad organizzare l’evento, i giovani dell’associazione Turismo
Pro Clusone, oltre alla locale sezione degli Alpini.
Informazioni su www.turismoproclusone.it.
Da sabato 8 a domenica 23 novembre
“Sapori Autunnali” – Teglio (SO)
Teglio dedicherà i suoi fine settimana di novembre ai sapori e
al fascino dell’autunno. I ristoratori del piccolo centro valtellinese faranno infatti assaporare ai visitatori sciatt, pizzoccheri
dell’Accademia di Teglio, stracotto e polenta. Non solo: previste anche mostre fotografiche e visite ai monumenti del paese, come la Basilica, lo storico Palazzo Besta e la panoramica
torre “de li beli miri”. Senza dimenticare le cantine dove assaporare gli impareggiabili vini valtellinesi. www.teglioturismo.it.
Domenica 16 novembre, “Mercatino delle Pulci –
l’Originale” – Mandello del Lario (LC)
Tra i tanti mercatini delle pulci del nostro territorio, quello di
Mandello del Lario (“l’originale” per la sua lunga tradizione) si
distingue per le regole ferree con le quali vengono selezionati
gli espositori: niente commercianti, ma solo hobbisti e non
professionisti. Libri, fumetti, giochi, stoviglie, soprammobili,
scarpe, vestiti, attrezzi di tutti i tipi... per esporre è sufficiente
un tavolino o un tappeto; non sono richiesti permessi ma solo
la prenotazione dello spazio da richiedere al Comune. L’evento si terrà in piazza del Mercato dalle 9 alle 18.
www.mandellolario.it.
19
Foto: Veduta del Ponte Carlo, lungo oltre 500 metri
Praga, le cento torri
da scoprire
nel cuore della città
Ponti, cattedrali, cupole, pub. E quindi valzer, ambra, granati,
corallini e cristalli boemi. Praga, centro principale della Boemia
bagnato dal fiume Moldava, è l’incantevole capitale dell’Est che
si scopre al visitatore incorniciata dal suo magnificente Castello, risalente al nono secolo dopo Cristo. Residenza di re, imperatori e presidenti, il Castello di Praga custodisce i gioielli della
Corona boema e ospita la cattedrale cittadina, il Palazzo Reale,
il convento e la basilica di San Giorgio. In sintesi, solo alcune
delle meraviglie di cui godere nella splendida capitale ceca,
già nota come la “Città d’Oro” o la “Città delle cento torri” fino
20
RivistAmica
Il Castello, le Torri
del Ponte Carlo,
i caffè e i pub:
la capitale della
Repubblica Ceca
è semplicemente
una delle mete
turistiche europee
più ricercate
addirittura alla “Madre delle città”. In un clima temperato, le due
stagioni predilette per visitare Praga sono la primavera e l’autunno, quindi proprio in questo periodo quando la neve rende
candidi i tetti praghesi ma tende a sciogliersi in fretta, lasciando
quindi i turisti liberi di girare per la città.
Tre tappe per un viaggio indimenticabile
Se considerassimo solo la lista dei musei, dei caffè e dei pub
praghesi che meriterebbero una sosta non vi basterebbero dieci giorni per completare l’itinerario. Così, abbiamo selezionato
tre aree monumentali imperdibili. Si inizia inevitabilmente dal
Territorio e divertimento
Castello di Praga. Un motivo per visitarlo, oltre all’inevitabile
suggestione magnetica che suscita al primo sguardo? È il castello medievale più grande del mondo, che sovrasta Praga da
una collina dominante il quartiere di Malá Strana. Dedicarsi con
perizia alle meraviglie del Castello (già elencate precedentemente) può prendere l’intera giornata. In ogni caso, non potrete
perdere i Giardini reali di Praga, adiacenti all’edificio medievale,
curatissimi e vasti, contornati da edifici di varie epoche. Un’altra
tappa immancabile nello spazio del Castello è la visita alla Cattedrale di San Vito: la costruzione della più grande chiesa della
Repubblica Ceca si è protratta per sei secoli, rilasciando una
struttura maestosa in pieno stile gotico. A questo punto potete
dedicarvi al Ponte Carlo, che unisce Malá Strana alla città vecchia: lungo oltre 500 metri e largo 10, è adornato da 30 statue
di grandi dimensioni ed è semplicemente il monumento più visitato di Praga. Alle sue estremità, le Torri del Ponte che contengono mostre sulla storia cittadina e da cui è possibile godere
di un ottimo panorama della capitale: un punto d’arrivo ed un
punto di partenza per tante altre visite nella “Madre delle città”.
A spasso per i quartieri
Scorci luminosi e strade colorate: Praga è una festa per gli
occhi oltre che per lo spirito. Per questo perdervi per la città
sarà una scelta sensata. Ma in ogni caso, è utile cercare di tenere a mente alcuni quartieri che spiccano rispetto agli altri. Si
inizia da Malá Strana, che significa “Città Piccola”. Come visto
in precedenza, risiede alla base della collina del Castello ed è
una delle aree più tipiche di Praga. Dalla “Piccola” alla “Città
Vecchia”: Staré Město. Quartiere sito sulla sponda ad ovest
della Moldava è ricco di chiese e torri, mentre ai più profani interesserà sapere che questa zona ospita le vie dello shopping
Una repubblica
a tutta birra
Fresca, di qualità e tradizionale: la birra in Repubblica
Ceca è la bevanda nazionale e qui se ne registra il più
alto consumo pro-capite al mondo. Ecco una selezione delle migliori bionde che troverete a Praga. Iniziamo
dalla Pilsner Urquell: nasce a Pilsen, ad ovest della capitale dove spesso è servita non pastorizzata. Un’altra
pilsner di spessore è la Budějovický Budvar, mentre una
delle birre più diffuse è la Gambrinus, che varia dalle
versioni leggere fino a quelle da 12 gradi. La più antica
della nazione è invece la birra Černá Hora, prodotta nei
dintorni di Brno: risale al 1298.
Come arrivare
e gran parte dei locali notturni. Dalla “Vecchia” alla “Città Nuova”: Nové Město. In questo quartiere domina la grande Piazza
Venceslao, insieme agli edifici del Museo Nazionale e ad altri
locali adatti alla movida notturna. Infine, non può mancare una
visita al noto Cimitero ebraico, risalente al 1439 e tutt’ora uno
dei cimiteri ebraici più importanti del Vecchio Continente: si
trova a Josefov, il quartiere ebraico, che ospita anche diverse
sinagoghe.
Praga non è lontana dal Nord Italia: dista quasi 900
chilometri da Milano. Se si decide di prenotare un
volo aereo, i prezzi (con un anticipo di almeno un
mese) sono relativamente bassi: si parte da 60 euro
a passeggero per tratta. Inoltre l’aeroporto di Praga
Ruzyne è ben collegato al centro della città. Se invece optate per il treno, considerate che il viaggio sarà
almeno di 12 ore per raggiungere la capitale della
Repubblica Ceca, partendo da Milano. L’automobile
rimane un’opzione possibile e probabilmente più rapida di quella ferroviaria.
21
Gusti esaltati
e benefici alla salute
Scopri i cibi piccanti,
curiosità e falsi miti
in un viaggio di fuoco
22
RivistAmica
Mettono a dura
prova i palati,
ma svelano
insospettabili
doti virtuose:
una guida
nell’universo dei
sapori “accesi”
Buon cibo
Vampate di caldo, occhi che lacrimano, sudore sulla fronte... e
bocca in fiamme. Sì, probabilmente avete appena addentato
del cibo piccante. Ma, come si dice, spesso le cose che fanno
bene alla salute fanno anche un po’ soffrire. E questo è proprio
il caso dei cibi piccanti: posso essere “estremi”, ma nascondono proprietà benefiche davvero insospettabili.
Cosa sono e perché piccano
Non sai se sei di fronte ad un cibo piccante fin quando non lo
assaggi: l’unica caratteristica che contraddistingue questa categoria è proprio la tipica sensazione che provoca sulla lingua
e sul palato. Può sembrare un’affermazione banale ma non lo
è: quella dei piccanti è infatti una classe sui generis, poiché
comprende cibi appartenenti a diversi gruppi alimentari ognuno con proprietà nutrizionali e organolettiche proprie.
Allora da dove ha origine la sensazione di piccante in bocca?
A dire il vero, non sono ancora del tutto chiare le basi molecolari e fisiologiche che spiegano perché il nostro organismo reagisca in maniera così violenta ad alcune determinate sostanze.
Tuttavia, sono state individuate diverse molecole che si possono considerare responsabili del sapore piccante dei cibi. Cominciamo dalla capsaicina, elemento contenuto nei peperoncini che, a riprova di quanto detto in precedenza, è invece quasi
assente in ortaggi simili come i peperoni. Anche la piperina è
molto diffusa, essendo presente in tutti i tipi di pepe. Altre sostanze poi che innescano la percezione di gusto piccante sono
il gingerolo, presente nello zenzero, e l’isotiocianato, contenuto
nel rafano, nei semi di senape e nel wasabi, pianta le cui radici
sono utilizzate per preparare la salsa orientale dal sapore fortissimo. Aglio, cipolla e scalogno contengono invece allicina,
principio attivo molto piccante ma poco persistente, poiché si
scioglie in fretta a contatto con la saliva.
Effetti positivi
D’accordo, i cibi piccanti possono essere un po’ fastidiosi; ma
riservano incredibili sorprese quanto a proprietà nutrizionali e
agli effetti positivi che possono avere sul metabolismo del nostro corpo. Per fare alcuni esempi la capsaicina è un potente
vasodilatatore, caratteristica che la rende un valido alleato nella lotta all’ipertensione arteriosa. Il bruciore che provoca poi il
suo ingerimento stimola il rilascio nell’organismo di endorfine,
che svolgono un’attività analgesica ed eccitante. Pare inoltre
che questa molecola riduca anche la crescita delle masse tumorali e che prevenga l’insorgere del cancro allo stomaco a
causa della sua azione di stimolante gastrico. Funge infine anche da anti-batterico e anti-reumatico. La piperina invece è un
alimento cosiddetto “termogenico”, ovvero in grado di generare calore aumentando così il metabolismo corporeo: si rivela
quindi un aiuto per i processi digestivi e per il dimagrimento.
Sembra poi che sia un valido abbronzante, poiché favorisce la
pigmentazione della pelle. Più note invece le qualità dell’allicina: se la sua capacità di allontanare i vampiri è tutta da verificare, è risaputo invece che aglio e cipolla sono potentissimi
anti-tumorali, antibiotici e antiossidanti e hanno effetti positivi
[ segue ]
Una sfida accesa
tra le specie più hot
Quali sono i cibi più piccanti? Per stabilirlo esistono
addirittura parametri riconosciuti a livello mondiale: è la
Scala di Scoville, dal cognome del farmacista americano che la sviluppò nel 1912. La scala determina l’attività della capsaicina sui recettori del calore della lingua.
I valori vanno da 0 (per un normale peperone), a 16
milioni (per la capsaicina pura). Basandosi su questa
unità di misura, ogni anno vengono aggiornate le classifiche del “Più piccante del mondo”. E proprio agli inizi
del 2014 il Guinness World Record ha incoronato un
nuovo re del cibo “infernale”: si chiama Carolina Reaper Smokin Ed’s, viene dallo stato americano della Carolina del Sud e può raggiungere 2 milioni e 200 mila
SHU (Scoville heat unit, unità di Scoville). Ad essere
scalzato dal bollente primato è stato il Trinidad Moruga
Scorpion, in grado di toccare 2 milioni di SHU. Al terzo
posto invece il Seven Pod Douglah, con 1 milione e
800mila SHU. Per avere qualche termine di paragone,
si pensi che il peperoncino presente sulle nostre tavole
non supera le 5mila unità e il tabasco arriva “solamente” a 30 mila unità Scoville. E l’Italia? Si ferma ai 15
mila SHU, dove si attesta naturalmente il peperoncino
calabrese.
23
Buon cibo
anche sulla pressione sanguigna e sul colesterolo. Il rafano infine stimola l’appetito: il suo sapore acre e pungente induce lo
stomaco ad aumentare la produzione di acido cloridrico, una
sostanza che invita il cervello a indurre il senso di fame quando
lo stomaco è vuoto.
Effetti negativi
Attenzione a non abusarne, però. L’universo alimentare ci consegna questa grande regola generale, sempre vera: anche il
cibo più sano e buono del mondo, se assunto in dosi eccessive e non inserito in una dieta variegata, può fare male. Come
tutti gli alimenti quindi, anche i cibi piccanti presentano delle
controindicazioni, soprattutto se consumati in grandi quantità.
Nel nostro caso l’assunto è per tutti abbastanza intuitivo: se
ingeriamo una quantità eccessiva di alimenti piccanti il bruciore
e l’irritazione delle nostre mucose sono un campanello d’allarme immediato, che ci comunica prontamente che forse non è
stata una buona idea. Oltre al rischio – per la verità abbastanza
remoto – di danneggiare irreparabilmente i recettori sensoriali
della lingua e del palato, un altro effetto indesiderato può essere un’irritazione generale dell’apparato digerente (che può
sfociare in una gastrite). Cibo piccante dunque da evitare se
si è soggetti ad acidità di stomaco o reflusso gastro-esofageo,
ma anche in caso di emorroidi.
Da sfatare invece il mito che il peperoncino sia nemico della
prostata: non è vero che irriti l’organo e che favorisca così il
sopraggiungere di tumori.
Lingua in fiamme:
i rimedi per placarla
Va bene, hai accettato la sfida di un amico: addenterai
quel peperoncino calabrese. Non pensare però di poter resistere all’incendio che avviene nella tua bocca,
o a dissimularne i sintomi. Dopo essere diventato paonazzo e aver iniziato ad annaspare, puoi solo correre ai ripari. Stai afferrando istintivamente un bicchiere
d’acqua? Sbagliato. La capsaicina è poco solubile in
acqua: dopo il sollievo iniziale ti sembrerà di stare peggio. Ecco cosa fare allora: addenta un pezzo di pane,
magari “pucciato” nell’olio, o bevi un po’ di latte. Questo perché la sostanza si scioglie meglio nei grassi.
Valtellina: i formaggi
dai sapori forti
Non solo peperoncino e simili. Il gusto piccante, in quanto caratteristica trasversale ad alimenti diversi, lo possiamo ritrovare anche in cibi che regalano un gusto totalmente differente: ecco dunque spiegata la sensazione
che si prova assaggiando alcuni formaggi nostrani come
la caciotta di capra valtellinese, che nelle sue versioni
più stagionate ha un sapore intenso e piccante; è così
anche l’erborinato caprino, sempre della Valtellina, latticino di pasta molle o semidura caratterizzato da venature verdi-bluastre dovute allo sviluppo interno di muffe.
24
RivistAmica
Antica tradizione
Valtellinese
Paese che vai
taròz che trovi
26
RivistAmica
Da quello tradizionale
con patate, fagiolini e
Casera a quello con zucca
e borlotti. Tutte le varianti
del piatto povero della
tradizione contadina, oggi
finalmente riscoperto
Buon cibo
In Valtellina è il piatto contadino per eccellenza. Sono i taròz,
semplici e gustosi, composti da uno sformato di patate e
fagiolini freschi, arricchiti con cipolle, formaggio Casera e
burro. In questa pietanza gustosa e sostanziosa, le verdure
di stagione delle zone di montagna, spesso – un tempo –
erano quelle avanzate dai pasti del giorno prima.
La storia
Le origini dei taròz sono quantomai oscure. La presenza
delle patate e dei fagiolini li rende posteriori alla scoperta
dell’America e la ricetta attuale si formò probabilmente nel
Settecento. Come per la polenta taragna, il nome deriva dal
tarel, il tipico attrezzo utilizzato per mescolare: da qui taròz
(miscuglio). Mentre i pizzoccheri erano tipici della classe
contadina medio-alta, che poteva permettersi una tavola per
tirare la sfoglia, i taròz erano invece consumati di contadini
più poveri. Cambia anche la zona d’origine: se i pizzoccheri
nacquero a Teglio, i taròz hanno epicentro a Sondrio. Solo
negli ultimi anni sono usciti dalle cucine delle nonne per
approdare in trattorie e ristoranti.
Tradizione e semplicità
Sulla ricetta dei taròz esistono quattro “scuole di pensiero”.
Ecco la prima, tratta dal libro “Valtellina e Valchiavenna.
Riscoperta in cucina” (Bissoni, Sondrio). Fate bollire in
una pentola 400 g di patate sbucciate e 300 g di fagiolini
freschi. Fate cuocere per circa mezz’ora e poi scolate.
Schiacciate il tutto con un cucchiaio di legno in modo da
ricavare una purea. Salate, pepate, mettete in una terrina
precedentemente imburrata e disponetevi l’impasto.
Ottenuto un primo strato, mettetevi del formaggio Casera
(in tutto ne servono 150 g) tagliato a fette, poi fate lo stesso
con gli strati successivi. Intanto fate soffriggere in 150 g di
burro una cipolla affettata. Versatevi i taròz e fateli cuocere
per pochi minuti.
La versione saporita
Questa variante prevede l’utilizzo della pancetta: serve
quindi meno burro, che potete sostituire anche con olio
d’oliva. Fate bollire per 30 minuti 900 g di patate e 500
di fagiolini. In un’altra pentola soffriggete 50 g di pancetta
tritata e una cipolla in 70 g di burro o olio. Versatevi sopra
le patate e i fagiolini bolliti e schiacciateli mentre li cuocete
assieme al soffritto per 10 minuti. Adagiatevi sopra il Casera
a pezzettini e lasciate cuocere per un altro minuto.
Variante con più formaggi
Più fagiolini e più formaggi: in questa versione viene utilizzato
il formaggio Casera sia giovane che grasso, con l’aggiunta
di Parmigiano. Fate cuocere separatamente 400 g di
patate e 700 di fagiolini. Poi metteteli nella stessa pentola,
mescolateli e schiacciateli. Fate soffriggere una cipolla in
150 g di burro e versatevi patate e fagiolini. Cuocete a
fuoco lento per 5 minuti, aggiungete 100 g di burro, 100 g
di Casera giovane e 100 g di Casera grasso tagliati a pezzi
e 35 g di Parmigiano Reggiano grattugiato. Salate e pepate.
Le nostre valli
unite dalle sagre
I taròz si possono gustare in numerose sagre presenti sul
nostro territorio. A inizio settembre, ad esempio, tutti gli
anni si tiene a Piantedo la Sagra degli sciatt e dei taròz.
A fine agosto, in Valmalenco, il paesino di Caspoggio
dedica ai taròz una serata di degustazioni, abbinandoli a
salsicce in umido e ai ferri. Ma non c’è praticamente sagra valtellinese che non preveda i taròz nel proprio menu.
Si sconfina addirittura in provincia di Como, con la Sagra
dei pizzoccheri, sciatt e taròz di Stazzona, anche questa
a fine agosto.
Patate e fagiolini,
scoperte dell’America
Patate e fagiolini, assieme a pomodori, zucchine, peperoni
e melanzane, arrivarono in Europa con la scoperta dell’America. Ci vollero però più di due secoli perché questi cibi si
radicassero nella cucina popolare italiana. Il caso dei taròz
non è certo l’unico. Il pomodoro, ad esempio, veniva inizialmente utilizzato come pianta ornamentale. Solo verso la
metà del XVIII secolo, a Napoli, venne inventata la salsa di
pomodoro, capace di valorizzare al meglio pasta e pizza: fu
allora che nacque la cucina italiana che oggi conosciamo.
[ segue ]
27
Buon cibo
Ricchi sapori d’autunno
Nella zona di Tresivio entrano in gioco zucca e fagioli
borlotti. In 4 litri d’acqua fate cuocere 300 g di borlotti per
40 minuti. Aggiungete un quarto di zucca e 400 g di patate
e fate bollire per altri 30 minuti. Scolate, schiacciate e fate
soffriggere l’immancabile cipolla in 300 g di burro. Stavolta
però sarà il soffritto ad essere versato sul contenuto della
pentola. Aggiungete 150 g di Parmigiano grattugiato e 150
g di Casera a fettine. Fate scaldare per qualche altro minuto
e servite.
Una famiglia numerosa
I taròz cambiano nome e ingredienti anche a seconda del
territorio. A Morbegno e nella Val Gerola, ad esempio, il
Casera viene sostituito dal Bitto. A Berbenno i taròz vengono
chiamati mac (o macc), e al posto dei fagiolini possono
comparire borlotti o piattoni. A Tresivio si utilizza la ricetta con
zucca e borlotti. A Teglio un tempo si consumavano i maüsc,
preparati con patate, fagioli e strutto di maiale. A Tirano la
variante locale di taròz ha un nome ancora più curioso: paisà
de la vulp (pastone della volpe), dove accanto alle patate
vengono fatte bollire anche le castagne. Leggermente
diversi i maseràt (bagnato, in dialetto) di Aprica, preparati
con patate, verze e pancetta. In Valchiavenna i rustiment
de Mees (Mese, zona di Chiavenna) vengono preparati con
patate, polenta fredda e formaggio Magnocca. Tra le spezie
a volte compare anche la noce moscata.
A tavola
Un tempo i taròz sostituivano la carne. Oggi però possiamo
consumarli anche come antipasto accanto a un tagliere di
Bitto e bresaola. Oppure come primo o piatto unico. Se
vogliamo mangiarli come secondo, possiamo abbinarli a
un contorno di verdure crude o grigliate. I taròz possono
essere utilizzati in piccole quantità anche come contorno di
costine di maiale o carne di cervo. E da bere? Vino rosso.
Di Valtellina, chiaramente.
28
RivistAmica
Dalla terra di Valtellina
l’ingrediente segreto
Coltivazione che ben si adatta ai climi freddi e di montagna, la patata è da sempre una delle protagoniste della
gastronomia valtellinese, anche se non si è mai arrivati a una produzione su larga scala. Qualità tipica della
Valtellina è la patata di maggengo, dalla buccia e dalla
scorza chiara. Recentemente sono stati avviati alcuni
progetti per il rilancio della coltivazione in valle, come
quelli promossi nel tiranese dalla Fondazione Fojanini di
Sondrio. In Valle Spluga, nella zona di Campodolcino, da
segnalare la patata di Starleggia, coltivata in alta quota,
che può fare a meno sia dei pesticidi che dei fertilizzanti
chimici grazie al concime naturale dei bovini. Il risultato è un prodotto completamente biologico, dalla buccia
rossiccia e dall’elevata qualità. Anche qui è sorta recentemente un’associazione per la sua tutela e valorizzazione. A Chiuro è stata addirittura avviata con successo
la produzione della patata blu di Margone, originaria del
Trentino. Il sapore è molto simile a quello delle altre patate, ma l’effetto scenico della polpa blu sui vostri ospiti
è garantito!
Buoni come da tradizione.
La tradizione si rinnova, dal 1898.
E rivive ogni giorno in tutti i prodotti Vismara,
che ti fanno gustare tutto il sapore e la genuinità
dei salumi di una volta.
Perchè ai prodotti Vismara non si può resistere.
Ho una famE cHE VEdo Vismara
Le buone
Ricette di Iperal
da staccare e conservare
Anno 1 – Numero 9
novembre 2014
Scopri su www.iperal.it tutte le ricette che i clienti
come te hanno realizzato per noi, oppure accedi
direttamente alla pagina inquadrando con il tuo
smartphone il QR qui a lato
31
Gratinata
con formaggio
32
RivistAmica
Le buone ricette di Iperal
Per 4 persone
Tempo di preparazione: 40 min
Tempo di cottura: 35 min
Tempo di raffreddamento: 30 min
Grado di difficoltà: facile
Procedimento
Portare a ebollizione il brodo e mescolare la farina di granoturco. Far bollire per 1-2 minuti mescolando, togliere
dal fornello, aggiungere il Parmigiano e un po’ di sale,
amalgamare e far ammorbidire per circa 5 minuti. Spennellare una teglia da forno con olio e distribuirvi la polenta
ottenuta appiattendola fino a 1 cm di spessore; far raffreddare per almeno 30 minuti. Lavare la mezza zucchina
e la melanzana e tagliarle a fette. Salare entrambe e farne
uscire l’acqua per circa 10 minuti. Preriscaldare il forno a
200°C. Sbollentare brevemente i pomodori, raffreddarli
sotto l’acqua corrente, eliminare i semi e tagliare la polpa a dadini. Mettere 1 cucchiaio di olio in una padella
calda e aggiungere i pomodori. Unire l’aglio sbucciato
e schiacciato e insaporire con sale, pepe, aceto e zucchero. Cuocere per circa 10 minuti per addensare leggermente, poi togliere dal fornello. Asciugare le fette di
melanzana e zucchina, spalmarle con olio da entrambi i
lati, peparle e disporle su una teglia da forno spennellata
d’olio. Ritagliare dei cerchi dalla polenta (circa 5 cm di
diametro), spalmare d’olio anch’essi e disporli sulla teglia.
Cuocere in forno il tutto per 10-15 minuti fino a quando la
verdura e la polenta assumono un leggero colore marroncino. Tagliare a fette sottili la mozzarella. Coprire ciascuna
fetta di polenta con una di melanzana e una di zucchina.
Mettervi sopra un po’ di salsa di pomodoro e una fetta di
mozzarella. Formare allo stesso modo un secondo strato
e cuocere in forno per altri 5 minuti, in modo che il formaggio diventi leggermente bruno. Servire subito caldo,
guarnito con un po’ di basilico.
CON
500 ml di brodo vegetale
150 g di polenta istantanea
50 g di Parmigiano grattugiato
250 g di mozzarella
mezza zucchina (grande)
1 piccola melanzana
2-3 pomodori
100 ml di olio d’oliva
1 spicchio d’aglio
1 cucchiaino di aceto di frutta
mezzo cucchiaino di zucchero
foglie di basilico per guarnire
sale, pepe
GLIAT
SI
DA IP
Hotel Sassella***Ristorante Jim
Via Roma 2 – 23033 Grosio (SO)
Tel. +39 0342847272
[email protected]
www.hotelsassella.it
Ingredienti
O
L’Hotel Sassella di Grosio è da più
di un secolo sinonimo di ospitalità e
buona cucina in Valtellina. Il patron
Jim con la sua famiglia vi accolgono
in un ambiente elegante e confortevole che, nel 2009, è stato completamente rinnovato. Il nuovo Centro
Benessere Margherita vi permette
di concedervi qualche piacevole
ora di relax. All’interno dell’Hotel è
presente il caratteristico Ristorante
Jim, che offre percorsi gastronomici
tipici valtellinesi, antipasti locali, specialità a base di carne, golosi dolci
artigianali e un’ampia scelta di vini
valtellinesi e italiani. È aperto tutti i
giorni dalle ore 12.00 alle 14.30 e
dalle 19.30 alle 21.30. La famiglia
si dedica inoltre da molti anni con
grande professionalità all’organizzazione di banchetti e matrimoni sia
nell’accogliente struttura del Gazebo presso la Villa Visconti Venosta
che in altre location.
Torre di polenta
a strati di verdure
*
“Provatela accompagnata
con dei fiori di zucca
ripieni di ricotta di pecora
mantecata all’erba cipollina
e filetti di acciughe“
– Chef Diego Carnini –
ERAL
Il consiglio del
Ristorante Sassella
CURTEFRANCA
DOC ROSSO
DOMUS UVAE
Scheda vino a pagina 38
33
Un primo
ricco di gusto
Sformato di pasta
con broccoli e prosciutto
Tempo di preparazione: 40 min
Tempo di cottura: 45 min
Grado di difficoltà: facile
GLIAT
SI
O
DA IP
Procedimento
Cuocere al dente le penne in abbondante acqua bollente salata. Quindi scolarle, raffreddarle con acqua fredda e farle sgocciolare. Lavare i broccoli, eliminare l’estremità dura degli asparagi e tagliarle in pezzi di circa 5 cm di lunghezza: sbollentare il tutto in acqua salata per circa 5 minuti, poi far raffreddare
con acqua corrente e far sgocciolare. Preriscaldare il forno a 200°C. Tagliare il
prosciutto a dadini. Far sgocciolare la mozzarella e ridurre anch’essa a dadini.
Sbattere le uova con la panna e la panna acida. Insaporire con sale e pepe e
aggiungere il prezzemolo. Unire il tutto con le verdure, il prosciutto e la pasta
e riempire lo stampo per sformato unto d’olio. Distribuirvi sopra la mozzarella e
cuocere nel forno per circa 30 minuti.
Per 4 persone
CON
100 ml di panna
50 ml di panna acida
2 cucchiai di prezzemolo tritato
olio vegetale per lo stampo
sale, pepe
*
400 g di penne rigate
300 g di rosette di broccoli
150 g di asparagi verdi
200 g di prosciutto
125 g di mozzarella
2 uova
ERAL
Ingredienti
RIVIERA DEL
BENACO
FRIZZANTE
BOTTARELLI
Scheda vino a pagina 38
34
RivistAmica
Le buone ricette di Iperal
Dal tocco
lusitano
Involtini di manzo al forno
in salsa di Porto
Ingredienti
Per 4 persone
GLIAT
SI
DA IP
CON
Grado di difficoltà: medio
O
Procedimento
Preriscaldare il forno a 160°C. Appiattire un po’ la carne con il batticarne, salarla leggermente, peparla e spalmarla con la senape. Tagliare a fette i cetrioli. Distribuire su ciascuna
fetta di carne due fette di pancetta e qualche fetta di cetriolo. Arrotolare strettamente le
fette di carne e legarle con filo da cucina. Cospargerle quindi di farina e rosolarle in olio
caldo in una casseruola. Mescolare insieme il Porto e versare il brodo, diluendo il fondo di
cottura. Pelare le carote e tagliarle a dadini. Sbucciare lo scalogno e ridurlo a fette. Lavare
il sedano, mondarlo e tagliarlo a dadini. Lavare e mondare il porro e ridurre anch’esso a
pezzettini. Aggiungere tutte le verdure alla carne e far stufare nel forno preriscaldato per
circa un’ora e mezza. Nel frattempo rigirare ripetutamente gli involtini. Infine Insaporire la
salsa con sale e pepe. Prima di servire, eliminare il filo da cucina.
Tempo di preparazione: 35 min
Tempo per stufare: 1 h 30 min
*
200 ml di vino Porto secco
400 ml di brodo di carne
2 carote
2 scalogni
1 gambo di sedano
1 porro
sale, pepe
ERAL
4 fette per involtini di manzo
2 cucchiai di senape forte
8 piccoli cetrioli sott’aceto
8 fette di pancetta affumicata
1 cucchiaio di farina
2 cucchiai di olio
1 cucchiaio di polpa di pomodoro
1 cucchiaio di paprika dolce in polvere
BARBERA
OLTREPO’ PAVESE
DOC VIE DEL
CANTO
Scheda vino a pagina 38
35
La fragranza
dello stufato
Fagottini di cavolo verza
con ripieno saporito
Ingredienti
RivistAmica
CON
Grado di difficoltà: facile
GLIAT
SI
DA IP
36
Tempo di preparazione: 40 min
Tempo di cottura ca.: 1 h 10 min
O
Procedimento
Ammorbidire il panino in acqua tiepida. 1 Sbucciare la cipolla, tritarla finemente e soffriggerla
con un cucchiaio di burro fuso finché diventa trasparente. Quindi toglierla dal fornello e farla
raffreddare. 2 Lavare il prezzemolo, asciugarlo e tritarlo finemente. 3 Mondare la verza, eliminando le foglie esterne e conservando quelle rimanenti. 4 Sbollentare per 1-2 minuti 8 foglie
di verza grandi in acqua salata, quindi estrarle con una schiumarola, raffreddarle sotto l’acqua
fredda e asciugarle. 5 Mettere in una terrina la carne tritata con l’uovo, il panino ben strizzato e
la senape. 6 Mescolare tutto insieme e insaporire con sale e pepe. 7 Distribuire il composto
con la carne tritata sulle foglie di verza, quindi ripiegarne i lati e arrotolarle. 8 Infine legarle con
filo da cucina fino a formare un “pacchetto”. Scaldare in un tegame il burro rimanente. Rosolarvi gli involtini, aggiungere il brodo e insaporire gli involtini con lo sciroppo. Far stufare per 45-60
minuti. Di tanto in tanto mescolare e versare sopra gli involtini il fondo di cottura; quindi toglierli
dal tegame e conservarli al caldo. Filtrare il fondo di cottura e quindi rimetterlo a cuocere “legando” il tutto con un po’ di burro e farina. Portare in tavola gli involtini tagliati, disporli a piacere su
piatti con patate lessate e servire accompagnando con la salsa.
4 persone
*
1 cucchiaio di senape
pepe macinato
2 cucchiai di sciroppo di barbabietola
400 ml di brodo di carne
1 cucchiaio e mezzo di farina per la salsa
1 cucchiaio e mezzo di burro per la salsa
sale
ERAL
1 panino raffermo
1 cipolla
4 cucchiai di burro
mezzo mazzetto di prezzemolo
1 verza di media grandezza (circa 1 kg)
500 g di carne tritata mista
1 uovo
CHARDONNAY
IL PALAGIO
Scheda vino a pagina 38
Ricetta passo-passo
Le buone ricette di Iperal
1
Sbucciare la cipolla, tritarla finemente
e soffriggerla con un cucchiaio di burro
fuso finché diventa trasparente.
2
Lavare il prezzemolo, asciugarlo e
tritarlo finemente.
4
Sbollentare per 1-2 minuti 8 foglie di
verza grandi in acqua salata
3
Mondare la verza, eliminando le foglie
esterne e conservando quelle rimanenti.
5
Mettere in una terrina la carne
tritata con l’uovo, il panino ben
strizzato e la senape.
7
Distribuire il composto con la carne tritata
sulle foglie di verza, quindi ripiegarne i lati e
arrotolarle.
6
Mescolare tutto insieme e insaporire con
sale e pepe.
8
Infine legarle con filo da cucina fino a
formare un “pacchetto”.
37
2 uova
50 g di zucchero
4 cucchiai di sciroppo di kiwi
1 pizzico di sale
40 g di farina
40 g di amido alimentare
colorante alimentare verde
Per la crema:
200 g di mascarpone
3 cucchiai di zucchero a velo
1 cucchiaio di succo di limone
125 ml di panna
2 grossi kiwi
Procedimento
Preriscaldare il forno a 220°C. Separare gli albumi e i tuorli delle uova e mettere questi ultimi in una terrina. Aggiungere 2 cucchiai di acqua calda e due
terzi dello zucchero. Sbattere quindi il tutto fino a quando si forma una massa
color giallo chiaro; unire poi mescolando un cucchiaio di sciroppo. Montare
a neve ferma gli albumi con il sale aggiungendovi a poco a poco lo zucchero
rimanente; quindi incorporarli ai tuorli setacciandovi sopra la farina e l’amido e
amalgamando il tutto. A questo punto colorare di verde con il colorante alimentare. Mettere l’impasto così ottenuto su una piccola teglia (30x20 cm) ricoperta
con carta da forno, lisciarlo e cuocerlo in forno per circa 10 minuti. Quindi far
raffreddare e ritagliare quattro piccoli cerchi delle dimensioni di bicchieri da
dessert. Metterli in tali bicchieri e aggiungere a gocce il rimanente sciroppo di
kiwi. Per la crema mescolare il mascarpone con lo zucchero a velo, il succo di
limone e 2-3 cucchiai di panna fino ad ottenere un insieme cremoso. Sbattere
la panna fino a quando si indurisce bene e quindi incorporarla alla crema. Distribuire il composto ottenuto nei bicchieri riempiendoli. Sbucciare i kiwi e tagliarli
a metà. Disporre su ogni bicchiere mezzo kiwi affettato e servire subito.
4 persone
Tempo di preparazione: 40 min
Cottura in forno: 10 min
Raffreddamento: almeno 30 min
Grado di difficoltà: medio
CON
*
ERAL
Ingredienti
GLIAT
SI
DA IP
Dessert al kiwi
e crema di mascarpone
La Cantinetta
del mese
O
Le buone ricette di Iperal
CURTEFRANCA DOC ROSSO
DOMUS UVAE cl75
Regione: Lombardia
Vitigno: Cabernet Franc 20% Merlot 50% Cabernet Sauvignon 30%
Colore: rosso rubino franco e brillante
Profumo: vinoso, tendente a bouquet sano e ben dichiarato, sul finale, emergono sentori di sottobosco
Gusto: asciutto, ha sottolineata ed elegante sapidità, nerbo e stoffa leggeri ma continui, armonico
fra i diversi componenti
Gradi alcolici: 12,5% vol
Temperatura di servizio: 18°C
RIVIERA DEL BENACO
FRIZZANTE BOTTARELLI cl75
Regione: Lombardia
Vitigno: Pinot bianco e riesling italico
Colore: paglierino intenso con riflessi verdognoli
Profumo: delicato e gradevole
Gusto: di moderata acidità
Gradi alcolici: 11,5% vol
Temperatura di servizio: 7°-8°C
BARBERA OLTREPO’ PAVESE
DOC VIE DEL CANTO cl75
Regione: Lombardia
Vitigno: Barbera
Colore: rosso rubino
Profumo: etereo di frutta a polpa bianca
Gusto: vellutato
Gradi alcolici: 12% vol
Temperatura di servizio: 18°-20°C
CHARDONNAY IL PALAGIO cl75
Regione: Toscana
Vitigno: 100% chardonnay
Colore: bianco
Profumo: intenso, note di banana e mela golden
Gusto: secco, ben bilanciato, pulito e persistente
Gradi alcolici: 12,5% vol
Temperatura di servizio: 10°-12°C
38
RivistAmica
Da preparare
con prodotti
Polenta pasticciata
al forno: la ricetta
classica lombarda
La polenta pasticciata al forno con formaggio filante è un
classico della cucina lombarda, non c’è casa nella quale
non venga preparata nelle sere fredde d’inverno. Anche
per questo le sue varianti sono davvero tante: la ricetta
cambia anche in base alla zona in cui viene preparata. Gli
ingredienti da aggiungere per rendere questo piatto anco-
40
RivistAmica
Scoprite tutti i passi
per preparare questo
piatto tradizionale:
dalla versione
semplice, con il
formaggio filante,
a quella ancora più
sfiziosa con l’aggiunta
di salsiccia, prosciutto
e funghi
ra più buono sono svariati: potete spaziare dalla salsiccia
ai funghi, dal prosciutto cotto alla pancetta.
Semplicità e gusto
Vi basterà meno di un’ora per preparare una polenta pasticciata al forno davvero gustosa. Per 4 persone procuratevi 300 g di polenta istantanea, 100 g di formaggio grana
Le buone ricette di Iperal
grattugiato, 250 g di fontina, 100 g di burro, sale grosso e
un po’ di pepe. Preparate la polenta istantanea seguendo
le istruzioni riportate sulla confezione del prodotto. Quando sarà abbastanza soda, spegnete il fuoco e lasciatela
raffreddare, poi capovolgetela su un tagliere di legno e
tagliatela a fette. Quindi imburrate una pirofila e stendeteci sopra qualche trancio di polenta. Cospargetela con
la fontina a dadini, il grana e qualche fiocchetto di burro.
Continuate a strati alternati fino a un ultimo strato di formaggio su cui spargerete una spolverata di pepe e ancora
qualche ricciolo di burro. Infornate in forno caldo a 180°
per 40 minuti. Negli ultimi 3-5 minuti attivate la funzione
“grill” per ottenere una crosticina croccante e appetitosa.
La variante ghiotta
Se volete stupire i vostri ospiti con un piatto speciale, provate questa ricetta. Per 4 persone avrete bisogno di 200
g di polenta istantanea, 4 salsicce, 150 g di funghi secchi,
80 g di formaggio asiago, 150 g di prosciutto cotto, 100
g di grana, 600 g di pomodori pelati, 1 spicchio d’aglio,
mezzo bicchiere di vino rosso, rosmarino, olio extravergine
di oliva, 50 g di burro, sale e pepe.
Il primo passo per preparare questa polenta “ghiotta” è
il soffritto. Versate l’olio in una padella e fatelo insaporire con lo spicchio d’aglio. Nel frattempo mettete i funghi
secchi in una ciotola d’acqua tiepida per farli rinvenire.
A questo punto versate nella padella i pomodori pelati,
le salsicce tagliate a pezzetti e il rametto di rosmarino.
Sfumate con il vino e poi unite i funghi che avrete strizzato
con le mani per eliminare l’acqua in eccesso. Aggiustate
di sale, abbassate la fiamma e lasciate cuocere per 30-40
minuti finché il sugo non sarà denso.
Preparate quindi la polenta seguendo le istruzioni riportate sulla confezione, ma lasciandola un po’ più liquida
per non farla seccare troppo con il passaggio in forno.
Imburrate una pirofila e versateci dentro la polenta, poi
il sugo di salsiccia e funghi, il prosciutto cotto a fette e
il formaggio tagliato a pezzetti, mescolate tutto con un
cucchiaio di legno e infornate a 200 gradi per 30 minuti.
Servitela molto calda.
E se avanza?
Se vi è avanzata della polenta, non buttatela. Anzi: preparatene in maggiore quantità così da provare questa gustosissima polenta fritta! Per 5 persone occorreranno: 300 g
di polenta fredda, 80 g di pecorino da grattugiare, mezzo
bicchiere di olio di semi, sale e pepe.
Prendete la polenta dal frigo e tagliatela in striscioline,
in modo da ricavare dei piccoli bastoncini. Scaldate l’olio
in padella e fateci cuocere dentro la polenta per qualche
minuto. Girate i pezzi per farli dorare su tutti i lati. Quando
saranno croccanti, trasferiteli su un piatto foderato con
carta assorbente. Poi spargete sopra il pecorino grattugiato, un pizzico di sale e una spolverata di pepe.
Il carrello
Primia
Polenta svelta
La polenta istantanea Primia è l’ideale
per chi ha poco tempo. Basta aggiungere un po’ di acqua e un pugnetto di
sale e in meno di 10 minuti sarà pronta
per essere portata in tavola.
Confezione da 375 g
Pomodori pelati
I pomodori pelati in succo di pomodoro Primia hanno un sapore delicato, 100% italiano. Semplici e genuini,
sono perfetti per realizzare tutti i tipi di
sugo, dai classici ai più elaborati.
Confezione da 400 g
Prosciutto cotto
Il prosciutto cotto Primia è ottimo con il
panino per una pausa pranzo veloce o
come ingrediente “segreto” rendendo
ancora più gustosi i vostri piatti. Si trova in gastronomia e si ordina a peso.
Asiago DOP
L’Asiago DOP è il formaggio ideale
per dare un tocco di originalità in più
alla vostra cucina. Il pratico involucro
consente di mantenerlo fresco, senza
alterazioni di sapore.
Confezione: due da 250 g
Grana bocconcini
I bocconcini di grana si possono mangiare interi, accompagnati da semplici
fette di pane, oppure possono essere
grattugiati per esaltare il gusto delle
vostre zuppe e delle vostre paste.
Confezione da 300 g
Burro
Lo trovate nel banco frigo: il burro Primia è l’ingrediente che non può mancare in casa. Vi aiuterà in tutte le preparazioni, da quelle dolci a quelle salate,
rendendole più morbide e appetitose.
Confezione da 250 g
41
In evidenza
Molino Filippini, un secolo
di autentica passione
per il grano saraceno
Prodotti genuini e di qualità, sempre al passo con i tempi, nel rispetto della tradizione.
Fiore all’occhiello, i pizzoccheri biologici, introdotti già intorno agli anni Ottanta
Il Molino Filippini nasce agli inizi del ‘900 ad opera di Francesco Filippini. Dopo due generazioni a parlare dell’azienda è il nipote Diego,
che la gestisce dagli anni Ottanta contando su una squadra di quindici persone. «In realtà do una mano da sempre, sin da quando andavo ancora a scuola», racconta. Una passione, quella per il grano
saraceno, che dura da oltre un secolo. «Siamo stati i primi, intorno
al 1980, a produrre i pizzoccheri biologici – aggiunge – oggi sono
uno dei prodotti di punta, particolarmente apprezzati dai clienti».
Nei nostri punti vendita
I prodotti gluten free sono la specializzazione di casa Filippini, dato
che il grano saraceno naturalmente non contiene glutine. «Bisogna
però lavorarlo – spiega Filippini – perché quando viene acquistato
presenta sempre una parte di glutine, da frumento: noi lo ripuliamo
dalle contaminazioni esterne». Nei nostri punti vendita troverete tutti
i prodotti a base di grano saraceno e di mais, come la polenta taragna, anche istantanea. «È garantita la tracciabilità della filiera in
ogni sua fase, a partire dalla semina e fino al confezionamento dei
prodotti», spiega. Accanto alle classiche farine, le ultime novità sugli
scaffali Iperal sono i mix, tutti certificati senza glutine, per preparare
in casa il pane, la pizza e i dolci.
Da sempre con Iperal
«La collaborazione con Iperal dura da quarant’anni, da ancora prima che nascesse il primo punto di vendita – racconta Diego Filippini – All’inizio degli anni Ottanta vendevamo all’ingrosso farine e
pizzoccheri secchi, grano saraceno, polenta taragna. Rifornivamo
anche Bruno Tirelli (padre di Antonio, l’attuale Presidente di Iperal),
che un giorno mi mostrò il progetto del primo Iperal, quello che è
poi sorto a Castione Andevenno
nel 1986». Oggi da Iperal trovate anche alcuni prodotti che seguono i ritmi di una cucina sana
ma che richiede tempi sempre
più ristretti: come i pizzoccheri
e la polenta pronti liofilizzati e il
preparato per gli sciatt.
42
RivistAmica
E con il marchio Bontà delle Valli ci sono le tre farine, per polenta
taragna, di grano saraceno e di mais, tutte nel formato da un chilo.
Chi invece ha voglia di sperimentare e di usare un pizzico di fantasia
può provare «i pizzoccheri formato “nido”, simili a delle tagliatelle, e
gli gnocchetti di grano saraceno, paste integrali così saporite che
sono perfette da condire semplicemente con aglio, olio e peperoncino, ma ottime anche ai quattro formaggi oppure con il pesto», suggerisce Filippini. Per una colazione sana e gustosa, infine, fiocchi
d’avena, riso soffiato e crusca di frumento tostata.
Qualità certificata
in Italia e all’estero
Il Molino Filippini vanta diverse
certificazioni di qualità: la britannica BRC (British Retailer Consortium) e l’IFS (International Food
Standard), uno strumento equivalente per la grande distribuzione
tedesca, francese e italiana. Sicurezza, legalità e qualità dei prodotti senza glutine sono garantiti
anche dal marchio Spiga Barrata
AIC (Associazione Italiana Celiachia) e dal ministero della Salute,
per la rimborsabilità in farmacia e
nei supermercati. Si aggiungono la certificazione per buone
prassi della Camera di Commercio, il marchio Valtellina e la
certificazione per il biologico ICEA (Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale).
Primia
Salse in twister Primia:
la comodità del gusto
Maionese, ketchup e senape sono ora disponibili in comode confezioni che garantiscono
un dosaggio perfetto per arricchire i vostri piatti, da appetitosi panini farciti, a secondi di
carne e pesce
“La nostra marca di qualità
e convenienza”
Salse dal sapore intenso e sfizioso, con le quali potrete
facilmente rendere più intenso il gusto di un gran numero
di pietanze. Grazie alle diverse sfumature di sapore della
maionese, del ketchup e della senape, tutti disponibili in
pratici twister, novità che vanno ad arricchire la gamma
dei prodotti Primia, potrete soddisfare le preferenze più
diverse, da quelle di chi cerca accostamenti più ricercati a
quelle non sempre facili dei più piccoli.
Sapore e praticità
Caratteristiche comuni di queste tre salse sono il rispetto delle ricette tradizionali per dei condimenti che sono
diventati ormai un classico anche nelle cucine italiane, la
consistenza vellutata, omogenea e priva di grumi, che le
rendono perfette sia per essere spalmate sia per portarle
in tavola all’interno di scenografiche ciotoline, e l’assenza
di glutine affinché possano essere gustate in tutta sicurezza anche da chi è intollerante a questa sostanza. A ciò si
unisce la praticità del twister, confezione che consente di
conservare le salse anche “in piedi” e un perfetto dosaggio del prodotto evitandone gli sprechi.
Versatilità in cucina
Con le nuove salse in twister Primia, avrete all’interno del
frigorifero, una riserva di gusto da utilizzare in ogni momento per rendere irresistibili i vostri piatti. Con la delicatezza
della maionese potete dare corposità a sandwich e tartine
variando da salumi saporiti a salmone affumicato, tonno e
sottaceti. Grazie alle note agrodolci e leggermente speziate del ketchup è possibile a dar vita a pietanze dalle
44
RivistAmica
suggestioni americane all’interno del classico hamburger,
accanto a salamelle, braciole e costine alla griglia o alle
golose patatine fritte. Il tipico sapore pungente della senape dona infine carattere a numerose pietanze: da panini
con salumi leggeri come bresaola e prosciutto cotto accompagnati dalle verdure fino a secondi di carne come le
cotolette alla milanese, le polpette o gli involtini di pollo e
tacchino. A ciascuno la propria salsa!
Fonte: Agorà Network
I prodotti Rizzoli Emanuelli sono il frutto
di oltre un secolo di storia, tradizione e
innovazione. Il marchio è simbolo del
Mangiar Bene dal 1906, che si traduce nella
scelta delle migliori zone di pesca, che
assicurano materia prima di alta qualità e
lavorazione esclusivamente artigianale.
La gamma dei prodotti Rizzoli Emanuelli
comprende: Filetti di Alici, carnosi e
consistenti, lavorati e confezionati a mano.
Filetti di Tonno in olio di oliva, integri e
senza briciole, dalle carni rosate, morbide
e delicate, lavorati a mano e proposti in vaso di vetro.
Tranci di tonno cotti a vapore e confezionati in latta, qualità
“yellow fin”.
Filetti di Sgombro, dalle carni bianche e ricche di Omega 3,
dai gusti più sfiziosi per soddisfare i palati più esigenti.
NOVITÀ
Filetti di Alici del Mar Cantabrico: le
migliori per dimensioni, polpa e gusto.
Le acque del Mar Cantabrico sono
fredde, ricche di ossigeno e di plancton
che rendono le carni delle alici tenere e
saporite. La pesca avviene in primavera
quando gli esemplari sono più grandi e
più carnosi; il risultato è un prodotto dal
gusto intenso, caratteristico di questa
zona di pesca.
Rizzoli Emanuelli SpA via E.Segrè 3/A 43122 Parma
www.rizzoliemanuelli.it [email protected]
Numero Verde 800215111
PROMOZIONE N.78 DEL 2014
Autorizzazione PTL/MKS/PMP/358/07
Valida dal 10/10/2009
DISTRIBUZIONE POSTA ZONE VALIDA NELLE
PROVINCE DI SONDRIO, LECCO, COMO
Catalogo
Giocattoli
DAL 23 OTTOBRE AL 26 DICEMBRE 2014
Nei nostri Punti Vendita
Fino a Natale
catalogo giocattolo
Inquadra con il
tuo smartphone
il QR qui a lato
RADIOCOMANDO
ICE THUNDER
FULL FUNCTION
I PELUCHES
FREDDOLONI
16,90
foca bianca 80 cm
orso bianco 70 cm
lunghezza 40 cm
e
Gioco adatto
da 6 anni
Batterie
escluse
e
14,90
CASTIONE | FUENTES | VALCHIAVENNA | SONDALO | CIVATE
UN’AMPIA SELEZIONE DI PRODOTTI È DISPONIBILE ANCHE NEI PUNTI VENDITA DI
BIANZONE | SONDRIO | LECCO | CALOLZIOCORTE | SEREGNO Via Verdi | CARATE BRIANZA | ROGOLO
e dal 20 Novembre nel nuovo punto vendita di MORBEGNO
Giocattoli sicuri,
consigli pratici
per scegliere bene
46
RivistAmica
Alcuni giochi possono
nascondere delle
insidie per la salute
dei più piccoli. Per
questo chi li produce
deve attenersi a regole
precise: conosciamole,
per fare acquisti più
consapevoli
Salute, benessere e famiglia
Molto spesso i genitori si interrogano sul ruolo del gioco per i
figli e su quanto sia necessario per favorire il loro sviluppo. Oltre
ad essere una necessità biologica e fisiologica, infatti, il gioco
è per il bambino un veicolo di espressione di emozioni e di sentimenti, un aiuto nella formazione della sua coscienza morale e
sociale, uno stimolo per trovare nuove e ingegnose soluzioni e
un supporto per adattarsi all’ambiente che lo circonda.
Anche per questo, quando dobbiamo scegliere un giocattolo,
non dobbiamo mai dimenticare che la sicurezza è una priorità
assoluta. Spesso, infatti, le etichette che accompagnano i giochi, non sono del tutto esaurienti e chiare nonostante le norme
dell’Unione europea sui giocattoli impongano i requisiti di sicurezza più elevati al mondo. Per garantire che vengano rispettati
bisogna però che siano conosciuti anche dal consumatore.
La sicurezza, prima di tutto
Tante e insospettabili, infatti, possono essere le insidie che si
celano nei giocattoli: dal rischio di inalazione di piccoli componenti, all’ingerimento di sostanze chimiche tossiche. Non vanno
poi trascurate le ferite prodotte da giocattoli ridotti in pezzi o
le reazioni allergiche ai loro componenti. Negli ultimi anni si è
registrato un aumento della vendita di giochi contraffatti, provenienti soprattutto dal mercato asiatico e anche per questo è
importante sapere come tutelarsi e scegliere in modo adeguato. Risparmiare sul costo dei giocattoli per i bambini, infatti, può
essere rischioso: meglio acquistare meno giocattoli, ma sicuri.
Sul sito del Ministero della Salute sono stati pubblicati alcuni
consigli-guida per evitare di incappare in errori, il più delle volte non voluti. Vediamo allora quali sono i dettagli ai quali stare
attenti quando si sceglie un gioco da regalare ai propri figli o
ai nipotini.
Marchio CE: obbligatorio in tutta Europa, questo contrassegno garantisce la conformità del giocattolo alle norme europee
e, di fatto, lo rende più sicuro di quelli che ne sono sprovvisti.
Può essere apposto solo dal fabbricante oppure da uno degli
enti certificatori, tra quelli accreditati dal Ministero per le Attività
Produttive.
Fascia d’età indicata sulla confezione: rispettare le indicazioni d’età è una regola importantissima e tra i primi discrimini
per scegliere un gioco in tutta sicurezza. Un giocattolo adatto
per una fascia d’età, infatti, può risultare molto pericoloso per
età inferiori.
No ai giocattoli alimentati direttamente con presa elettrica: meglio optare per quelli a batteria, più sicuri e gestibili.
Nel caso di giocattoli elettrici (trenini, ferri da stiro, forni...) devono poter funzionare solo tramite trasformatore esterno con
dispositivo salvavita a bassa tensione. Obbligatorio in questo
caso, oltre al marchio CE, quello IMQ dell’Istituto Marchio di
Qualità.
Istruzioni in lingua italiana: da sola, questa caratteristica
garantisce il giocattolo come “sicuro”. Leggerle con cura insieme al bambino, lo aiuterà a fargli prendere familiarità con il giocattolo nuovo.
Peluche, amici morbidi
e sicuri per i bambini
Tenera compagnia durante la nanna e rassicurante amico con cui giocare durante il giorno, il peluche è senza
dubbio uno dei regali più graditi dai bambini. Anche in
questo caso, però, distinguere quelli di qualità è importante: optate per le fibre naturali lavabili come mohair e
cotone e fate attenzione alla resistenza delle cuciture e
alla lunghezza del pelo dei peluche perché il bambino
potrebbe strapparlo e ingoiarlo. Prima di regalare un peluche è meglio lavarlo e farlo asciugare bene all’aria per
evitare l’insorgenza di muffe.
La semplicità del gioco
nei gesti di tutti i giorni
La semplicità funziona anche e soprattutto con i bambini. A loro, infatti, non servono giocattoli con mille funzioni
ma piuttosto quelli che non limitano la sperimentazione
e la creatività. In questo caso sono gli oggetti d’uso quotidiano a soddisfare in modo gratificante il loro bisogno
di scoperta. Anche per questo è importante non esagerare mai con la quantità di giochi perché il “troppo genera confusione” ed eccita il bambino. Ogni gioco, quindi,
deve avere la sua collocazione all’interno dello spazio
vissuto dal bimbo: in questo modo anche riordinare sarà
un’esperienza divertente.
[ segue ]
47
Salute, benessere e famiglia
Materiali utilizzati: in caso di giocattoli di stoffa o di peluche, oltre al marchio CE, si consiglia di controllare che i materiali siano di alta qualità (peli che non si staccano, occhi e
naso di pupazzi e bambole fissati in modo anti-strappo, cuciture solide, nastri corti ed imbottitura che non si sbriciola) e che
non siano infiammabili.
Le giuste dimensioni: è importante verificare che le parti
staccabili dei giochi non possano essere inalate o ingerite.
Per quanto riguarda i giocattoli meccanici, invece, bisogna
fare attenzione che gli ingranaggi siano ben protetti e non accessibili al bambino.
Bordi e punte taglienti: In caso di giocattoli metallici, verificate che i bordi siano ben protetti e che non ci sia ruggine.
Periodicamente controllate il buono stato di conservazione e
l’assenza di rotture di giocattoli già presenti in casa da tempo.
L’uso, infatti, potrebbe averli resi pericolosi.
Acquistate sempre i giocattoli presso rivenditori e siti
web di fiducia. Rivenditori non affidabili potrebbero ignorare
le prescrizioni in tema di salute e sicurezza o commerciare
prodotti contraffatti.
Anche se nella scelta siete stati attenti a tutti questi particolari, è comunque buona norma non perdere mai d’occhio
i bambini mentre sono indaffarati a scoprire il nuovo gioco.
Ricordatevi inoltre che ogni gioco, per essere costruttivo, ha
bisogno di una guida esterna, del coinvolgimento del genitore
che, lasciando ai bambini lo spazio per esplorare e scoprire,
riesca comunque ad essere da stimolo.
Il libro: “Fantasia
e creatività”
Non c’è miglior modo
per allenare e stimolare
la fantasia e la creatività
del bambino se non attraverso il gioco libero,
le attività “su misura”, la
musica, il canto, le favole e il disegno. Ma qual
è il modo giusto per
farlo? Lo spiega il libro
“Fantasia e Creatività”,
pubblicato nel 2008 da
Red Edizioni nella collana “Superbimbi”, con cd audio allegato realizzato
dal noto musicologo e compositore Franco Brera, che
contiene musiche di Mozart arrangiate per sollecitare
la creatività e l’immaginazione dei piccoli. Secondo
diversi studi, infatti, la musica di Mozart sembra influire positivamente sulla psiche e sugli stati d’animo
dei bambini.
Il volume, che raccoglie e integra testi tratti da diversi
libri pubblicati da Red Edizioni, spiega come, al pari
dell’artista, il piccolo tragga spunti dalla vita quotidiana e li ricomponga in modo personale nel gioco,
generando una nuova dimensione del tutto originale.
Il gioco, infatti, gli consente di seguire liberamente la
propria immaginazione e di ripensare la realtà trasformandola secondo i propri desideri più profondi. Acquistate questo e altri libri attraverso LibrOnline sul
sito www.iperal.it, con il 15% di sconto sul prezzo di
copertina: in questo caso pagherete 8,42 euro invece
che 9,90.
Libr Online
Utilizzare Iperal LibrOnline è facilissimo, oltre
che conveniente: su tutti i prezzi di copertina è
infatti applicato lo sconto del 15%. Consulta su
www.iperal.it la nostra libreria virtuale. Troverai
140.000 titoli, comprese le ultimissime novità.
48
RivistAmica
Scopri la nostra gamma
Dal 1°Anno:
E dopo il 2° Anno
continua con:
PRECINUTRI™ è l'esclusivo programma di Mellin che ambisce
alla PRECIsione NUTRIzionale del tuo bambino, per dargli
prodotti sicuri, nutrizionalmente corretti e che lo educano a
buone abitudini alimentari.
I Latti Crescita Mellin, grazie a PRECINUTRI™, forniscono ferro,
un equilibrato mix di vitamine e garantiscono un bilanciato
apporto di proteine.
*
*Scopri tutti i nostri servizi
APP 1000 giorni: tanti menù e consigli su misura per il tuo bambino.
Scarica l'APP o visita il sito percorso1000giorni.it
www.mellin.it
800-737340
Seguici su
IMPORTANTE: il latte materno è l'alimento ideale per il lattante e il bambino nella prima infanzia e va favorito fino a quando è possibile anche durante lo svezzamento e dopo l'anno.
Se manca o è insufficiente, dopo l'anno si può passare all'utilizzo di un latte crescita, su indicazione del Pediatra. Il latte crescita è da intendersi come parte di una dieta varia ed equilibrata.
INQUADRA QUI
Nei nostri Punti Vendita
Dal 20 novembre
al 6 gennaio
catalogo neve
Inquadra con il
tuo smartphone
il QR qui a lato
Come proteggere
mani e piedi
dai primi freddi
50
RivistAmica
Arrossamenti,
screpolature e dolorosi
fastidi come i geloni:
in inverno la nostra
pelle richiede maggiore
protezione e nutrimento.
Ecco qualche consiglio
per prendercene cura
Salute, benessere e famiglia
Con l’arrivo dell’inverno, del freddo e degli improvvisi sbalzi di
temperatura, il benessere della nostra pelle viene messo a dura
prova. Non a caso è proprio in questo periodo dell’anno che
ha più bisogno di cure e attenzioni, in particolare mani e piedi,
le parti del nostro corpo più esposte al freddo. Pelle secca,
unghie fragili e pellicine sono problemi che durante l’inverno si
presentano con maggiore frequenza anche a causa di maggiore stress e di lavori manuali che assottigliano il mantello idrolipidico, la prima importante protezione dell’epidermide.
Come se non bastasse, poi, anche i nostri piedi, infagottati in
calze e scarpe pesanti, hanno bisogno di qualche attenzione
in più. Chi ha detto infatti che in inverno la bellezza dei piedi
debba passare in secondo piano? Al contrario, calze e scarpe
chiuse rendono più difficile la respirazione e per questo i piedi hanno bisogno di cure specifiche. Vediamo allora qualche
consiglio per prendersi cura di mani e piedi in modo semplice
e naturale, regalandosi anche una piacevole pausa rigenerante
nelle fredde giornate invernali.
Crema e guanti, alleati indispensabili
Ricordatevi sempre di usare la crema per le mani, sia la sera
che la mattina prima di uscire, in particolare nelle giornate più
fredde e soprattutto se siete venuti a contatto con prodotti aggressivi. In questo caso, ricordatevi di indossare sempre guanti
protettivi per lavare i piatti, fare il bucato a mano e per svolgere
le pulizie di casa. Detergenti, acqua fredda e spugne abrasive,
infatti, sono i primi nemici delle mani. Il problema della pelle
d’inverno è la mancanza di sostanze grasse che la proteggano
dalle aggressioni degli agenti esterni; per questo non servono
le creme idratanti ma quelle emollienti. Preferite sempre formulazioni a base di burro vegetale come avocado, karitè, cocco o
aloe, meglio se arricchite di vitamine E o B5, che svolgono un
effetto protettivo e nutriente.
Per le giornate in montagna invece non dimenticate che durante
la stagione fredda le parole d’ordine saranno due: protezione,
così come per l’estate, ma anche nutrimento. D’obbligo quindi i
guanti: se la temperatura è rigida, scegliete un modello di pelle
che crea una barriera contro il gelo, a differenza della lana, che
disperde il calore. Per chi non preferisce la pelle, va bene anche
il pile, ma attenzione ad evitare che si bagni con pioggia o neve.
In generale, è necessario scegliere i guanti adatti al tipo di attività che si vuole praticare, soprattutto quando si scia o si esce
per una ciaspolata sulla neve.
Corretta detersione: la prima cura
Evitate di lavare le mani con detergenti aggressivi: questi, infatti,
sgrassano in modo eccessivo il film idrolipidico che protegge
la pelle. Preferite sempre l’acqua tiepida a quella troppo calda
(vale anche per la doccia e per il bagno nella vasca) perché
rischiate altrimenti di inaridire troppo la pelle. Infine, state attenti
ad asciugare bene le mani dopo averle lavate: la pelle umida,
a contatto con l’aria fredda, provoca arrossamenti e fastidiose
screpolature. Invece, tamponate le mani con cura, senza sfregare ed evitando, se possibile, i getti di aria calda.
Un rimedio casalingo
contro gli arrossamenti
Alla comparsa dei primi pruriti o arrossamenti su mani
e piedi, è meglio intervenire tempestivamente per evitare che possano formarsi dolorosi geloni. Se siete in
casa, immergete la parte interessata in acqua tiepida
dove avrete precedentemente fatto bollire del sale grosso o delle foglie di salvia, utilissima per le sue spiccate
proprietà nutritive: il sollievo sarà immediato. Il rimedio
casalingo sarà ancora più efficace se massaggerete dal
basso verso l’alto la parte arrossata, per stimolare un
effetto vasodilatatore.
Maschera fai da te
rapida ed efficace
Bastano pochi minuti per preparare un’efficace maschera idratante fai da te, ideale per la cura di mani e piedi.
Riducete in polvere con il frullatore tre cucchiai di fiocchi
d’avena e mescolateli con due cucchiai di acqua di rose
e uno di olio di mandorle. Distribuite questo impacco,
meglio se tiepido, sulla pelle e coprite con un asciugamano. Lasciate riposare per qualche minuto, rilassatevi
e poi risciacquate con acqua tiepida: ne sentirete subito
i benefici! Per mantenere l’idratazione più a lungo, massaggiate con dell’olio di mandorla dopo aver asciugato
bene mani e piedi.
[ segue ]
51
Salute, benessere e famiglia
Cura dei piedi: pedicure invernale
Per quanto riguarda i piedi, anche questi sottoposti allo stress
delle basse temperature e costretti in stivali e scarponi, un caldo pediluvio è quello che ci vuole per eliminare le cellule morte
e per concedersi un momento di relax. Il primo passo è immergere i piedi (ma vale anche per le mani!) per qualche minuto in
una bacinella piena d’acqua tiepida in cui siano stati sciolti un
paio di cucchiai di bicarbonato di sodio: questo “bagno di bellezza” dà sollievo alla pelle irritata, esfolia delicatamente e neutralizza gli eventuali odori sgradevoli dei piedi. Per coccolare un
po’ i piedi doloranti dopo una giornata di lunghe passeggiate,
aggiungete dell’acqua di rose o degli oli essenziali profumati.
Dopo averli asciugati con cura, massaggiateli fino alle caviglie
con una buona crema idratante per pelli secche, magari da lasciare agire di notte, come una sorta di impacco. Il punto che di
solito dà maggiori problemi è il tallone: per mantenerlo morbido
sfregatelo ogni sera con del limone, lasciate agire per mezz’ora,
risciacquate con acqua tiepida e poi massaggiatelo con della
crema. Approfittate di questo periodo per rinunciare allo smalto colorato e far respirare un po’ le unghie. Se avete bisogno,
invece, di rinforzarle un po’, una volta alla settimana applicate
uno smalto trasparente ed indurente per poter sfoggiare l’estate prossima unghie perfette e in salute.
52
RivistAmica
Buone abitudini
contro i geloni
Quando la temperatura scende sotto i 5°C, mai uscire
sprovvisti degli indumenti necessari! Non dimenticate
guanti, sciarpa, cappello e calze sufficientemente caldi. Soprattutto i piedi devono rimanere asciutti, quindi
fate attenzione alla scelta delle scarpe invernali, soprattutto se amate passeggiare sulla neve. Lo stress
per il clima rigido, infatti, può provocare fastidi dolorosi come i geloni, causati da problemi di scarsa circolazione sanguigna alle estremità che con il freddo,
l’umidità e il gelo, tendono a peggiorare. Alcune zone
infatti si irritano visibilmente, diventano di un colore
rosso intenso o violaceo e iniziano a prudere. La pelle
infiammata tende a screpolarsi e le piccole lesioni generatesi possono infettarsi. Per evitarlo è importante
avere delle piccole accortezze: non scaldate mani e
piedi ghiacciati su stufe o termosifoni bollenti perché
lo sbalzo termico favorisce la formazione dei geloni.
Fateli riscaldare gradualmente e in modo naturale e
non lasciateli mai umidi o bagnati neanche quando
siete in casa.
® Marchio registrato di Kimberly-Clark Worldwide Inc. (KCWW) © 2014 KCWW
Momento Scottex.
La carezza che ti meriti.
®
C’è una nuova sensazione, gentile come una
carezza. È il Momento Scottex®. Oggi la Scottex®
è più resistente e ancora più delicata sulla pelle,
perchè realizzata con il sistema Air Touch che
asciuga le fibre della carta con un dolce soffio d’aria.
Pro Valtellina,
una fondazione
con il territorio
54
RivistAmica
Un milione di euro
all’anno per la Valtellina,
progetti per la difesa
delle tradizioni locali
e tante iniziative di
solidarietà: l’identikit
di un’istituzione con la
valle nel cuore
Ambiente e collettività
Rilancio del territorio, difesa delle nostre tradizioni, importanza
della cultura. Quante volte abbiamo sentito queste espressioni? Tutte frasi che rimarrebbero vuote se non ci fosse chi raccoglie fondi per trasformare i progetti – e spesso i sogni – in
realtà. Questo soggetto, in provincia di Sondrio, esiste e ha
un nome: Fondazione Pro Valtellina Onlus. Il suo presidente,
Marco Antonio Dell’Acqua, la definisce «una realtà filantropica
legata al territorio, un’antenna dei bisogni capace di anticipare le emergenze e garantire trasparenza ed efficacia alle sue
azioni».
Le origini
Le origini della fondazione risalgono agli inizi del ‘900, quando
venne creato il Comitato Pro Valtellina, che aveva come obiettivo principale la valorizzazione e la promozione delle attrattive
turistiche del territorio. Nel 1946 il Comitato assume la veste
giuridica di Fondazione. Poi, nel 2002, arriva la Fondazione
Cariplo, che propone alla Pro Valtellina di adeguare il suo statuto e di diventare una vera e propria “community foundation”
sul modello americano, capace di promuovere e finanziare i
migliori progetti e di valorizzare le persone e il territorio della
valle. «La Fondazione Cariplo – spiega Dell’Acqua – con la sua
formidabile capacità di cogliere spunti e idee d’avanguardia
ha avuto il merito di prendere un modello e adeguarlo al nostro
territorio».
Le attività
Negli ultimi sei anni «la nostra fondazione ha sostenuto centinaia di progetti, dando risposte concrete ai bisogni sociali nuovi e
aggravati dalla situazione economica. La fondazione si è dotata
di un documento programmatico in cui sono chiaramente indicate le linee guida dei prossimi anni. Una particolare attenzione
sarà rivolta ai giovani, alla loro formazione, alle possibilità di
realizzarsi sia professionalmente che personalmente».
I bandi
Ogni anno la fondazione propone alle realtà non profit della
provincia di Sondrio bandi “territoriali”, finalizzati al sostegno
di iniziative culturali e sociali legate ai bisogni delle persone, a
cominciare dai minori e dagli anziani, ma anche di progetti di
tutela ambientale e sensibilizzazione: per bandi di questo tipo
vengono erogati contributi per circa 600mila euro all’anno. A
questi vanno poi sommati i bandi congiunti con altri enti e istituzioni locali, come ad esempio la Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, la Fondazione Aem e la Fondazione AG&B
Tirelli. «Complessivamente sosteniamo ogni anno progetti per
circa un milione di euro, una cifra ragguardevole per un territorio come il nostro. A questa somma, inoltre, va aggiunto il
contributo annuo di Fondazione Cariplo, pari a 500mila euro,
per le iniziative emblematiche minori in provincia di Sondrio,
proposte dalle associazioni locali e selezionate dalla nostra
fondazione comunitaria. Nel 2014 ci sono state due grosse
novità: per la prima volta un bando completamente dedicato
alle scuole pubbliche e un bando per contrastare l’emergenza
alimentare insieme a Iperal».
Fondi raccolti
insieme a Iperal
La collaborazione di Iperal con la Fondazione Pro Valtellina Onlus va avanti da anni. Nel 2012, grazie a “La
spesa che fa bene” la Fondazione ha potuto raccogliere oltre 37mila euro, un prezioso aiuto per progetti
rivolti alla prima infanzia e ai bambini più bisognosi.
Il meccanismo dell’iniziativa è risultato semplice e di
successo: per ogni 500 punti raccolti sulla CartAmica, si accantonano 10 euro da destinare ad alcuni
progetti finanziati dalle fondazioni e dalle onlus del
territorio.
Sito web: trasparenza,
bandi e opportunità
Bilanci, progetti, bandi, vincitori: sul sito della Fondazione Pro Valtellina Onlus,
www.provaltellina.org, oltre alla storia e alla descrizione delle attività potrete
trovare tutti i bandi aperti
e i moduli per la compilazione online. Non è solo
una questione di praticità,
ma anche di trasparenza:
sul sito è infatti possibile
consultare i bilanci e i progetti sostenuti nel corso
degli ultimi anni. Una sezione è poi dedicata ai fondi e alla possibilità di crearne uno vincolato a particolari progetti o iniziative.
[ segue ]
55
Ambiente e collettività
Agricoltura, tradizione ed Expo
Con un territorio come la Valtellina, parlare di finanziamenti a
progetti legati all’alimentazione, all’agricoltura e alle tradizioni
locali è praticamente automatico: «Abbiamo sempre protetto le tradizioni locali e il nostro territorio, come una grande e
insostituibile risorsa. Ogni bando che parla di cultura mette
bene in evidenza il valore aggiunto della memoria. In passato
abbiamo privilegiato quei progetti che univano innovazione e
tradizione, che tramandassero i mestieri di una volta legati al
nostro territorio. Anche l’agricoltura è un settore che amiamo
particolarmente, e in vista dell’Expo ci piacerebbe valutare un
bando specifico».
I finanziamenti
Ma da dove arrivano i fondi? C’è per esempio il 5 per mille.
Ma, soprattutto, c’è la possibilità aperta a tutti i cittadini di costituire un fondo, definendone fini e modalità operative. Per alcuni bandi vi è poi l’opportunità di donare anche piccole somme a favore di alcuni progetti. «La grandezza delle fondazioni
comunitarie – sottolinea Dell’Acqua – sta proprio nel legame
col territorio: vedo una iniziativa nel mio paese, mi piace, la
sostengo e ne “controllo” lo sviluppo fino alla sua realizzazione». I risultati, finora, sono stati entusiasmanti. «La generosità
della nostra terra ci ha stupiti: siamo riusciti a vincere la sfida
di Fondazione Cariplo raccogliendo sul territorio ben 5 milioni
di euro, e in un periodo in cui le risorse scarseggiano è stata
davvero una testimonianza di altruismo e intelligenza».
56
RivistAmica
Il banco alimentare
con l’aiuto di Iperal
«Sempre più persone anche sul nostro territorio faticano ad arrivare a fine mese – riferisce Dall’Acqua – C’è
tanta gente che non ha i soldi per fare la spesa. Non
solo immigrati, ma anche gente del luogo: intere famiglie
colpite dalla perdita del posto di lavoro, oltre ad anziani
e padri separati. Persone che in genere fanno fatica ad
esporsi per chiedere aiuto, frenati da una sorta di vergogna». Ecco quindi che, assieme alla Caritas e alle parrocchie, la Fondazione ha individuato soggetti realmente
bisognosi, per i quali la Fondazione Pro Valtellina Onlus, assieme alla Fondazione AG&B Tirelli, ha aperto un
“banco” con i prodotti messi a disposizione da Iperal. In
tutto sono state radunate 60 tonnellate di beni di prima
necessità, dalla pasta all’olio d’oliva, dagli omogeneizzati
per bambini ai sughi e alla carne. «Abbiamo selezionato
i beni sulla base delle esigenze dei soggetti e li stiamo
inviando in varie tranche – spiega Dall’Acqua – La fornitura durerà circa un anno e vuole essere un aiuto per
rispondere alle esigenze più elementari delle persone
colpite dalla crisi».
La Spesa
che fa
IPERAL E SERMARK
Bene
PER IL TERRITORIO
Edizione 2014
Hai tempo fino al 31 gennaio 2015
per donare i tuoi punti ed esprimere la tua preferenza
Puoi esprimere le tue preferenze al raggiungimento di 100 punti spesa e multipli
100 PUNTI VALGONO
UNA PREFERENZA
COMUNICA IL CODICE DELLA TUA
SCELTA DIRETTAMENTE IN CASSA
Puoi donare anche on line su www.iperal.it, dove trovi tutte le settimane la classifica aggiornata
ALLA ONLUS CHE RICEVERÀ IL MAGGIOR
NUMERO DI PREFERENZE, IPERAL DONERÀ
40.000 €
2a classificata 30.000 € 4a classificata 12.500 € dalla 6a alla 15a 2.000 € cad.
3a classificata 20.000 € 5a classificata 10.000 € dalla 16a alla 50a 500 € cad.
58
RivistAmica
Iperal Informa
Dona i tuoi punti alle Onlus vicine a te,
ai progetti che ritieni più meritevoli e significativi
AGD LECCO
ONLUS
ANFFAS ONLUS
VALLECAMONICA
CODICE
CODICE
DONAZIONE
800
LECCO (LC)
CODICE
DELEBIO (SO)
CODICE
SONDRIO (SO)
CODICE
MONZA (MB)
CODICE
CROCE BLU
LOVERE
CODICE
ENTE NAZIONALE
PROTEZIONE ANIMALI - E.N.P.A.
ONLUS SEZIONE DI LECCO
CODICE
SONDRIO (SO)
COLICO (LC)
MORBEGNO (SO)
ENTE NAZIONALE
PROTEZIONE ANIMALI - E.N.P.A.
ONLUS SEZIONE DI SONDRIO
GRUPPO FAMILIARI
BETA-SARCOGLICANOPATIE
ONLUS
CODICE
831
SONDRIO (SO)
LA MUGGIASCA COOP
DI SOLIDARIETÀ ARL CASA
DI RIPOSO LA MADONNINA
LILT LEGA ITALIANA PER LA LOTTA
CONTRO I TUMORI
SEZIONE PROVINCIALE DI SONDRIO
CODICE
836
VENDROGNO (LC)
OBM OSPEDALE DEI BAMBINI
MILANO BUZZI ONLUS
SOCIETÀ COOPERATIVA
SOCIALE IN-PRESA
CODICE
841
MILANO (MI)
SOS BAMBINI
ONLUS
846
832
SONICO (BS)
CODICE
847
CLUSONE (BG)
Per saperne di più vai su www.iperal.it
834
LECCO (LC)
LILT LEGA ITALIANA PER LA LOTTA
CONTRO I TUMORI SEZIONE
PROVINCIALE DI LECCO ONLUS
839
MERATE (LC)
PROVINCIA RELIGIOSA
DI SAN MARZIANO
DI DON ORIONE
CODICE
TRAONA (SO)
TRAPEZIO SOCIETÀ
COOPERATIVA SOCIALE
ONLUS
848
GRUPPO AMICI LECCO
ONLUS
DONAZIONE
844
SEREGNO (MB)
U.N.I.T.A.L.S.I.
CODICE
DONAZIONE
DARFO B.T. (BS)
DOMASO (CO)
CODICE
CODICE
DONAZIONE
829
DONAZIONE
CODICE
TONJPROJECT
ONLUS
MENAGGIO (CO)
MANDELLO DEL LARIO (LC)
PICCOLA OPERA
DI TRAONA
843
GIUSSANO (MB)
CODICE
DONAZIONE
SONDRIO (SO)
824
DONAZIONE
CODICE
PAOLO QUARENGHI
ONLUS
842
LECCO (LC)
LILT LEGA ITALIANA PER LA LOTTA
CONTRO I TUMORI - DELEGAZIONE
ALTA VALLE SERIANA - CLUSONE
838
DARFO B.T. (BS)
CROCE BIANCA
MILANO ONLUS
SEZIONE DI GIUSSANO
CODICE
DONAZIONE
LECCO (LC)
819
DONAZIONE
GRUPPO
AMICI DEGLI HANDICAPPATI
ONLUS
833
CENTRO CARITAS DARFO
ASSOCIAZIONE ANCH’IO
EDODÉ
ONLUS
CODICE
LES CULTURES ONLUS LABORATORIO DI CULTURA
INTERNAZIONALE
837
ERBA (CO)
DOWNUP
ONLUS
828
ERBA (CO)
CODICE
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
CARATE BRIANZA (MB)
EXODUS
SOCIETÀ COOPERATIVA
SOCIALE ONLUS
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
MONZA (MB)
814
DONAZIONE
CODICE
CODICE
DONAZIONE
SONDRIO (SO)
827
PISOGNE (BS)
COOPERATIVA SOCIALE
NOI GENITORI ONLUS
823
ASSOCIAZIONE
LA VITA È UN DONO
ONLUS
CODICE
DONAZIONE
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
CROCE ROSSA ITALIANA
COMITATO LOCALE
DI MONZA APS
CODICE
DONAZIONE
TALAMONA (SO)
CALOLZIOCORTE (LC)
GRANDOLA
ED UNITI (CO)
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
822
BOSISIO PARINI (LC)
AUSER
VOLONTARIATO
DI PISOGNE ONLUS
818
809
CODICE
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
LECCO (LC)
COLICO (LC)
ASS. FAMIGLIE DI PERSONE CON
DISABILITÀ INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE - ANFFAS ONLUS CENTRO
LARIO E VALLI MENAGGIO
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
817
DOMASO (CO)
ASSOCIAZIONE
LA NOSTRA FAMIGLIA
813
MORBEGNO (SO)
CODICE
DONAZIONE
CODICE
CODICE
826
AUSER
VOLONTARIATO COLICO
ONLUS
DONAZIONE
DONAZIONE
LOVERE (BG)
SONDALO (SO)
COOPERATIVA SOCIALE
LA VECCHIA QUERCIA
CROCE ROSSA ITALIANA
COMITATO DI COLICO
E MORBEGNO
DONAZIONE
845
BERZO INF (BS)
808
804
DONAZIONE
CODICE
CODICE
CONSULTORIO
“LA FAMIGLIA” ONLUS
821
812
ASS. FAMIGLIE DI PERSONE CON
DISABILITÀ INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE - ANFFAS ONLUS ALTO LARIO
DONAZIONE
DONAZIONE
DONAZIONE
MONZA (MB)
MONZA (MB)
CODICE
VALMADRERA (LC)
PIANCOGNO (BS)
CODICE
DONAZIONE
ASSOLO
UN AIUTO PER I DISTURBI
DELL’APPRENDIMENTO
816
807
803
DONAZIONE
DONAZIONE
ASS. ITALIANA
PAZIENTI ANTICOAGULATI
A.I.P.A. ONLUS-SONDALO
CODICE
DONAZIONE
840
BRESCIA (BS)
DONAZIONE
COMITATO MARIA LETIZIA VERGA
ONLUS PER LO STUDIO E LA CURA
DELLA LEUCEMIA DEL BAMBINO
835
CODICE
ASS. GENITORI
ED AMICI DEGLI
HANDICAPPATI ONLUS
811
BRENO (BS)
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
830
806
802
ASSOCIAZIONE
AMICI DEL BAMBINO
CODICE
DONAZIONE
ASSOCIAZIONE
CANCRO PRIMO AIUTO
ONLUS
DONAZIONE
ASS. NAZIONALE TERZA ETÀ
ATTIVA PER LA
SOLIDARIETÀ
825
ASSOCIAZIONE
BAMBINO EMOPATICO
ONLUS
CODICE
DONAZIONE
820
BRENO (BS)
DONAZIONE
ASS. FAMIGLIE DI PERSONE CON
DISABILITÀ INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE - ANFFAS ONLUS SONDRIO
815
801
ASSOCIAZIONE
ALZHEIMER INSIEME
ONLUS
CODICE
DONAZIONE
CODICE
DONAZIONE
810
CODICE
DONAZIONE
ASSOCIAZIONE
AMICI DI CLAUDIO
805
ARCOBALENO SOCIETÀ
COOPERATIVA SOCIALE
ONLUS
DONAZIONE
DARFO B.T. (BS)
849
SONDRIO (SO)
59
SMAPU Smacchiatore per unto Con la tecnologia ecosostenibile
istantaneo
della linea Smapu.
,
una candeggina da 100gr.
realizzata nelle versioni naturale
di vetro interna, racchiusa da una e al mentolo.
guaina e da un tampone di cotone,
è
formula fortemente smacchiante
SMAPU
Smacchiatore per unto istantaneo
smacchia a secco la macchia, è la
nostra lavanderia in tasca.
SMAPU Smacchiatore per unto istantaneo è
ideale per rimuovere piccole macchie di olio, grasso
oleoso, il 90% delle macchie che capitano mentre si
mangia che si smacchiano esclusivamente a secco.
della detergenza in Italia, i plus per
il consumatore sono molteplici:
• prezzo contenuto;
•
candeggina pura;
• medesimo prezzo della candeggina liquida con
meno peso da portare a casa (100 gr. anziché
5 Kg.);
•
inquinamento, più ecologia.
www.smapu.it
Stuzzy’s, un
materiale igienico (polipropylene),
quindi che non assorbe la saliva
Il classico stecchino in legno
non regge il confronto.
www.stuzzys.com
Mangiare da Iperal,
un piacere davvero
“Squisito”
Dalla colazione all’aperitivo, la giornata all’interno degli ipermercati e degli iperstore Iperal dotati di cucina
al proprio interno è scandita da piacevoli pause che, a
garanzia di sapori tradizionali e qualità, portano un nome
importante: “Squisito”. Una storia di successo che dura
ormai da otto anni e che ha portato sui banchi dei nostri
accoglienti self-service quei prodotti che già conoscevate bene e che acquistavate belli e pronti nelle nostre
gastronomie, da gustare poi a casa.
62
RivistAmica
Ristoranti e bar
all’interno di
ipermercati e iperstore:
dalla colazione
all’aperitivo, pietanze
preparate nelle nostre
cucine e ideali per
una pausa veloce
all’insegna del gusto
Perché “Squisito”
L’idea è nata dalla volontà di sviluppare degli spazi moderni che potessero accogliere la clientela offrendo saporite
e sfiziose specialità preparate dai nostri cuochi secondo
ricette scrupolose. L’obiettivo era chiaro, riassunto nella
formula “Qualità, gustosità, velocità e convenienza”. Nelle
intenzioni di Iperal “Squisito” doveva essere un luogo in
cui il cliente avesse la possibilità di scegliere tra un ampio assortimento di pietanze, tutte preparate con materie
Iperal Informa
prime fresche e di qualità. Al contempo voleva rispondere
anche ad un’esigenza di velocità e tempi limitati da parte
di chi viene a trovarci per fare i propri acquisti: ed è per
questo motivo che abbiamo deciso di adottare una logica
di self-service e non di servizio al tavolo.
Come funziona...
Il cliente compone il suo vassoio a proprio piacimento e
può consumare immediatamente il pasto, senza perdere
troppo tempo e soprattutto sentendosi in un luogo confortevole come a casa. E il prezzo? Un altro dei punti forti
e degli obiettivi fondamentali di Iperal è la convenienza: vi
accorgerete anche in questo caso che i prezzi dei nostri
menu e dei nostri piatti sono più bassi rispetto alla concorrenza.
...e cosa si mangia
In una prima fase avevamo semplicemente replicato i successi delle pietanze confezionate che offrivamo nel banco
frigo, ma poi – grazie al sempre più ampio numero di preferenze raccolte da parte di chi le assaggiava e tornava
ad acquistarle – abbiamo pensato di arricchire il nostro
ricettario! Sono scesi in campo gli chef, un validissimo aiuto nel rendere ricco e variegato il menu di “Squisito”. C’è
spazio per la tradizione (i pizzoccheri valtellinesi rimangono in assoluto il piatto più venduto) ma anche per i sapori
esotici, che vanno dal cous cous marocchino fino al riso
alla cantonese.
Dove si trova
Potete trovare “Squisito” in nove dei nostri punti vendita,
Iper Adamello (Darfo Boario Terme), Iperal Castione, Iperal
Sondrio, Iperal Fuentes, Iperal Civate, Iperal Calolziocorte,
Iperal Carate, Iperal Lecco e Iperal Morbegno (a partire dal
20 novembre, primo giorno di apertura del punto vendita).
A Carate, Lecco e Morbegno abbiamo sviluppato un nuovo
concetto di “Squisito”: in questi punti vendita, al posto del
tradizionale ristorante, abbiamo pensato a un “bar ricco”.
Venite a trovarci per scoprire di cosa si tratta!
L’emblema del brand
Non perdetevi, inoltre, una visita a “Squisito” di Iperal Calolziocorte, l’emblema dell’immagine del brand: un luogo
d’incontro fresco, giovane e accogliente. Un ambiente di
design, con sedute comode e colori che richiamano la natura: il verde, l’arancione e il marrone. È il luogo ideale per
le famiglie, ma anche per chi lavora e necessita di una
pausa pranzo veloce, oppure per chi desidera incontrarsi
con un gruppo di amici in un’atmosfera colorata, piacevole
e informale.
Il successo continua
Perché “Squisito” continui ad essere una storia di successo, Iperal si impegna a controllare costantemente che gli
standard qualitativi vengano rispettati ed è sempre in continuo aggiornamento in tema di tecnologie e nuovi metodi
di cottura utilizzati in cucina.
63
Lo sapevate che…
curiosità, storie e leggende dal territorio
Editore e proprietario
IPERAL S.P.A.
Sede legale:
Via Manzoni,41 20121 Milano
Direttore responsabile
Giorgio Gaspari
Marketing e coordinamento:
Alessandro Pizzen
Testi, grafica e impaginazione a
cura di
Imaginor s.r.l.
Proverbio del mese
La polenta delle streghe
“Fare San Martino” in Lombardia significa
“cambiare lavoro e luogo di lavoro” e anche,
in senso più ampio, “traslocare”. Sapete
perché? Ecco la spiegazione: in parte della regione, in passato, l’11 novembre era il
giorno in cui, finita la stagione di lavoro, si
rinnovavano i contratti annuali ai braccianti
agricoli i quali spesso dovevano trasferirsi
con tutta la famiglia da una cascina a un’altra. È così che “fàa Sàn Martéen”(“fare San
martino”) vuol dire anche traslocare.
Secondo la leggenda, molto tempo fa le montagne valtellinesi furono sepolte da nevicate e
gelate così abbondanti che la gente non poteva
più uscire di casa. In una baita della Val di Sotto
una famiglia di boscaioli rimase completamente
isolata. Chi fu a salvare i bambini che piangevano per la fame? Le streghe della montagna,
che fecero rotolare giù dal monte una “valanga”
di polenta gialla (insipida: queste streghe non
sopportavano il gusto del sale!), che arrivò sin
dentro la baita e sfamò l’intera famiglia.
Giochi antichi:
ciàncol in Valcamonica
Errata corrige
Numero di ottobre
Si chiama “ciáncol” un gioco noto anche come
“lippa” e presente in altre regioni d’Italia. Risale al XV secolo e ancora oggi se ne disputano tornei internazionali. Si gioca con due pezzi
di legno, dalle estremità appuntite, ricavati dai
manici di una scopa, uno di circa 15 cm e l’altro lungo mezzo metro. A terra si tracciano un
cerchio e un ovale per posizionare il “lippino”, il
legno piccolo. Si colpisce con il pezzo lungo il
pezzo piccolo su un’estremità per farlo saltare e
quindi colpirlo di nuovo. Dopo tre tentativi, vince
chi lo lancia più lontano.
Sul numero di ottobre di RivistAmica, a pagina 56, abbiamo indicato in 4 anni la durata dell’intervallo di revisione per le caldaie a metano o Gpl con potenza inferiore ai
100 KW. La normativa nazionale, prevista
nel Dpr numero 74 del 16 aprile 2013, non
vale però in tutte le regioni. L’articolo 17 del
Dlgs 192/2005 ha istituito infatti la “clausola
di cedevolezza”, che permette alle Regioni
di derogare alcune disposizioni nazionali in
materia. Il Dgr 20 dicembre 2013 numero
X/1118 della Regione Lombardia, in particolare, ha stabilito che nella nostra regione i
controlli sulle caldaie devono essere biennali
e non quadriennali. Ci scusiamo per non essere riusciti, per ragioni di spazio, a spiegare
in materia esauriente la normativa in vigore.
Fotografie
Iperal, Giuseppe Godi, Olycom/
Stockfood, Fotolia, Wikipedia,
Marco Bucci, Valentina Locorotondo, Luca Giarelli, Ministero dei
Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo – Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Lombardia
Stampa
RDS Web Printing s.r.l.
via Belvedere, 42
20862 Arcore (MB)
Reg. Trib. Sondrio N. 404/2013 del
18/10/2013
Una copia omaggio per
i possessori di CartAmica.
Distribuito presso i punti vendita del
gruppo Iperal.
Anno 1 – numero 9
Chiuso in redazione il 17/10/14.
© IPERAL S.P.A. – Tutti i diritti
riservati.
È vietata la riproduzione anche
parziale di testi e foto.
Tutte le informazioni contenute nel
presente numero sono aggiornate
alla data di chiusura e potrebbero
subire variazioni per cause non
dipendenti dalla volontà della
redazione.
Le immagini riportate sono a scopo
illustrativo. Le ricette sono proposte
e redatte secondo scienza e
coscienza. Non possiamo assumere
responsabilità per la riuscita dei piatti.
www.iperal.it
66
Per le vostre segnalazioni, curiosità
e suggerimenti contattateci a:
[email protected]
RivistAmica C/O Gruppo Iperal
Via La Rosa, 354 Piantedo (SO)
ALL A COL AZION E CI PENSA
IDEALI PER
L' I N Z U P P O
P R OVA
LE
N OV I TA'