La pagina de La Stampa con il testo integrale dell`articolo
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CLa Stampa venerdì 28 dicembre 2012 pagina 30 “ CARLO OLMO PARIGI L’ urbanistica nasce davvero con il piano urbanistico di Barcellona del 1859 e con la Teoria Generale dell’Urbanizzazione, testo che esce nel 1867, entrambi opera di Ildefonso Cerdà? Una mostra singolare per il promotore e le scelte espositive, aperta il 14 dicembre alla Cité de l’Architecture e du Patrimoine di Parigi che rilancia con forza un interrogativo che ha Sopra un ritratto di Ildefonso attraversato e attraversa la discusCerdà (1815-1876) considerato il sione, non solo tra esperti, sul goverpadre dell’urbanistica. A no della città. Il suo curatore, il catadestra il suo progetto di lano Fernando Marzà aveva già tre ampliamento di Barcellona e anni fa messo alla prova le sue tesi in del suo porto. Sotto una vista un libro: Cerdà, 150 anos de modernidall’alto della città, che solo dad. Ma è singolare che a promuovein parte realizzò le sue idee re la mostra sia il settore di Scienze Sociali dell’Unesco e che l’obbiettivo, come dichiara il titolo stesso della mostra, Cerdà de l’origine au futur de l’urbanisme, (un primo nucleo fu già esposto nel 1999 proprio nella sede parigina dell’Unesco) non sia solo riproporre la biografia e l’opera di questo ingegnere dei Ponti e delle Strade che ha fatto della Barcellona della metà dell’Ottocento uno straordinario laboratorio scientifico e politico, ma il rivendicare il possibile insegnamento di quell’opera oggi. La mostra accompagna – con l’aiuto di tecnologie interattive utili e interessanti – il passaggio dal piano topografico di Barcellona e dei suoi dintorni del 1855 al Piano di Riforma e Ampliamento di Barcellona del 1859, alla sua rielaborazione nel 1863. Sono in realtà tre idee di città che maturano progressivamente. La prima, quella del piano del 1855, è costruita sulla questione delle abitazioni, in particolare di quelle popolari, e su uno schema infrastrutturale di cui il segno più noto è quello della Rambla che connette e convoglia attività e servizi. La se- ri centrali, nell’aprile dello stesso anconda, quella del 1859, è un piano no indirà un concorso di progettaziomorfologico, che tenta, attraverso il ne dell’intera area interessata dai tre disegno urbano, centrato sull’isola- piani (Barcellona e otto comuni vicito, di costruire una città reticolare, ni). Il concorso, che si fonda sul lavoro aperta, ed egualitaria. Cerdà arriva di Cerdà, vedrà vincitore l’architetto persino, da buon ingegnere e positi- Rovira I Trias. Ma il Ministero dei Lavista, a definire una formula che re- vori Pubblici ribadirà, il 31 maggio del golerebbe la nuova morfologia urba- 1860, che il progetto migliore rimanena. La terza viene dallo stesso Cerdà va quello di Cerdà. Traccia di un conquasi affettuosamente chiamata flitto quanto mai interessante da stul’urbanistica o la domestication della diare, perché ha come oggetto chi decide sulla produziolocomotiva. I punti centrali di questo LE INFRASTRUTTURE ne e la costruzione terzo piano sono la Il tecnico positivista si pose dello spazio. L’Esposizione conconnessione tra il problema di una via testualizza e raccontrasporto marittiper convogliare i servizi ta le fasi attuative di mo e ferroviario e quel piano. Forse enlo studio di isolati specifici per integrare officine, de- trambe sono un po’ semplificate: le positi, negozi e abitazioni. Tre idee mostre spesso generano scelte ridutche darebbero vita, nell’interpreta- tive. Cerdà, la sua scrittura, i suoi dizione del curatore, a un’idea di città segni, il suo impegno civile e politico, integrale, un’idea che, nonostante la disegnano una figura di intellettuale formazione e gli interessi di Cerdà forse più complessa e con possibili paper le infrastrutture e le fabbriche, ragoni più stimolanti, in primis con il complesso mondo saintsimoniano andrebbe oltre la città industriale. Il progetto del 1859 verrà appro- che per altro conosceva. Così manca vato il 7 giugno 1859, mentre la città forse, nell’analisi di come il nucleodi Barcellona, in conflitto con i pote- strada-isolato, che è il nodo proget- Cerdà, l’ingegnere che inventò la Rambla Nel 1859 i suoi progetti di ampliamento di Barcellona segnano la nascita dell’urbanistica e un modo nuovo di pensare le città. Parigi oggi lo celebra Al Caixa Forum di Madrid LastoriadeigrattacielidaBabeleaDubai A modificare il volto delle città, prima in Occidente ora anche nell’Estremo Oriente sono i grattacieli. Una storia di queste costruzioni che in qualche modo rimandano al mito della Torre di Babele è fino al 6 gennaio al Caixa Forum di Madrid, nella mostra «Torres y rascacielos. De Babel a Dubái». Si parte dalle cattedrali gotiche che iniziano nel Medioevo la «corsa verso il cielo» e dai quadri rinascimentali con la Torre di Babele. Poi ci si sofferma sugli Stati Uniti tra fine ’800 e primo ’900, quando i grattacieli diventano una sorta di icona della modernità e nascono edifici come l’Empire State Building. Ci sono modellini, progetti e foto di grattacieli ma anche della Torre Eiffel (risposta europea alla sfida americana). Il viaggio si conclude nel nuovo millennio dove sono prima gli Emirati Arabi e poi la Cina ad erigere grattacieli la cui altezza fino a qualche anno fa era inimmaginabile. [R. MOL.] tuale e generatore di tutta l’urbanistica di Cerdà, veda nel tempo un processo di saturazione che dipende da dinamiche del mercato fondiario, prima che immobiliare, assenti dall’Esposizione. Un’Esposizione che tuttavia riesce a rendere accessibili i principi teorici – la sezione più riuscita è proprio quella più difficile, quella su Cerdà instaurateur d’une nouvelle discipline: La Science de l’Urbanisation – e leggibili, anche per un pubblico non specialistico, quali furono gli strumenti che consentirono a Cerdà di imporre il suo progetto. La parte più ambiziosa – ed insieme quella che legittima la mostra – resta tuttavia quella conclusiva dove dalla storia anche successiva alla morte, quasi da dimenticato, di Cerdà, nel 1876, si entra nella possibile valorizzazione dell’Eixample barcellonese oggi. La scelta di Ferdinando Marzà è chiara e, bisogna dire, conseguente: a governare la complessità della città contemporanea non possono che essere logiche morfologiche, che il curatore esemplifica nelle sezioni finali della mostra: la trama de- gli allineamenti, l’isolato che nell’Eixample era alla fine arrivato ad un dimensionamento di 60X60, il rapporto isolato strada. Una scelta che gli consente di ripercorrere la storia novecentesca di Barcellona, a partire dal primo vero piano attuativo del modello di Cerdà, quello del 1907 di Angel Baixeras. Una scelta, quella di Marzà, che aiuta anche a capire la ratio del committente. Promuovere una lettura della modernità che passa attraverso un’idea di città così costruita, risponde all’intenzione di affermare un rapporto molto stretto tra città e cittadinanza, tra morfologia fisica e coesione sociale. Più complessa è invece la risposta all’iniziale domanda. Questa Esposizione che viene dopo quella fondamentale del settembre 1994 di Barcellona, LA FIGURA Nonostante avesse ricoperto un ruolo di primo piano morì nell’oblio nel 1876 aiuta a chiarir meglio se quei piani e quel testo rappresentino l’inizio autentico di un’urbanistica come scienza del governo urbano? Forse proprio il taglio dato all’Esposizione lascia quest’interrogativo senza risposta. Certamente Cerdà, proprio come altri intellettuali sainsimonisti, Cesar Daly per primo, organizza un’elaborazione e mette a punto un sistema di pratiche progressive e progressiste: non a caso il piano del 1859 lo chiama Progetto di ampliamento e riforma di Barcellona. Forse il rapporto tra una scienza e l’organizzazione di un mercato, sia fondiario che immobiliare - la ragione costitutiva dell’urbanistica come sapere autonomo - rimane ancora un’ombra da svelare. Ma le Esposizioni che ispirano nuove ricerche come questa sono quelle più utili, non solo più stimolanti.