Daniele e Susanna - ISSR Portogruaro

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Daniele e Susanna - ISSR Portogruaro
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE
«RUFINO DI CONCORDIA» IN PORTOGRUARO
Il libro di Daniele
e la vicenda
di Susanna
«L’UTILIZZO DELLA BIBBIA NELLA DIDATTICA
DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA A SCUOLA»
Studente: Alex SALVADOR
Insegnante: Stefano VIDUS ROSIN
Portogruaro, 2012-13
INTRODUZIONE
In questa tesina si vuole concentrare l’attenzione sul libro profetico di Daniele ed in
particolare sulla figura di Susanna.
Questo argomento potrebbe essere sviluppato nella scuola secondaria, soffermandosi
proprio sulla vicenda di Susanna, splendida donna ebrea che viene fatta oggetto di
desiderio da due anziani giudici del popolo.
Il punto cruciale per cui ho scelto questo personaggio è per fare il confronto tra giusti ed
empi, gli anziani considerati saggi vengono uccisi perché erano disposti ad ammazzare
il giusto con l’inganno, mentre l’innocenza di Susanna viene infine alla luce e fu così
salvata.
IL LIBRO DI DANIELE
Il profeta Daniele è considerato tra i profeti Maggiori, siamo nel VI secolo, periodo
esilico e l’opera è composta negli anni 167 - 164 a.C. per dare confronto e speranza nei
tempi di crisi.
In realtà il suo è uno scritto tardivo, appartiene alla letteratura apocalittica, considerato
proprio il vertice di essa, è collocato tra i Ketubim (Scritti) nelle Scritture ebraiche,
mentre per i cattolici fa parte dei Nebiim, posto quindi fra i profeti maggiori dopo
Ezechiele.
Nelle Bibbie cattoliche il testo è scritto nell’originale in diverse lingue, in ebraico nei
capitoli 1 e 8-12, in aramaico nei capitoli da 2,4 a 7,28, lingua dominante nel periodo
successivo all’esilio babilonese, e in greco nei capitoli 3,24-90 e 13-14.
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Gli ebrei e protestanti considerano canoniche solo le parti scritte in ebraico e aramaico,
mentre quelle in greco sono accolte come ispirate dai cattolici e chiamate
deuterocanoniche1.
Il testo è suddiviso:
-
al capitolo 1, abbiamo l’introduzione, Daniele e altri tre giovani alla corte di
Nabucodonosor, quindi si narra particolarmente la vita in Babilonia;
-
dal capitolo 2,1 a 6,29 iniziano le prime visioni in Babilonia, in particolare
abbiamo il sogno della statua d’oro da parte di Nabucodonosor e la spiegazione
data da Daniele, poi Nabucodonosor chiede ai tre giovani che adorino la statua e
loro si rifiutano, e qui abbiamo il Cantico di Azaria nella fornace e il Cantico
delle Creature da parte dei giovani;
-
al capitolo 7,1-8,27, abbiamo le visioni di Daniele relative agli imperi del
mondo, in particolare la visione del vegliardo e del figlio di uomo;
-
al capitolo 9,1-12,13, in cui abbiamo le visioni di Daniele relative alla storia e
alla salvezza;
-
nei capitoli 13 e 14 sono narrati solo in greco tre racconti, nel primo abbiamo la
figura della casta Susanna e mette in evidenza il premio che Dio riserva alle
persone fedeli alla legge e ingiustamente perseguitate, mentre gli altri due Bel e
il drago sono una satira per ridicolizzare l’idolatria2.
1
cfr. G. CAPPELLETTO, M. MILANI, In ascolto dei profeti e dei sapienti, Introduzione all’Antico
Testamento Vol. II, Edizioni Messaggero, Padova 2010, p.162.
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Idem, p.165.
3
IL PROFETA DANIELE
Il nome significa «Dio è il mio giudice».
Egli apparteneva ad una famiglia aristocratica di Gerusalemme, fu deportato in
Babilonia da Nabucodonosor nel 605 ed educato alla corte in mansioni di governo
assieme ai tre amici Anania, Azaria e Misaele (Dn 1).
Salì quindi in posizioni di alto rango prima nel regno babilonese e poi in quello dei
persiani, ma questo non gli impedì di restare sempre uomo di profonda fede e preghiera.
Distintosi per sapienza, Daniele è capace di interpretare i sogni (Dn 2), di prevedere la
temporanea pazzia del re, che una lettera di Nabucodonosor stesso a tutti i sudditi rende
noto (Dn4), e di leggere una misteriosa scrittura sulla parete al tempo del figlio
Baldassar (Dn5)3.
Le prove, sia per Daniele, rinchiuso nella fossa dei leoni per avere pregato Dio contro il
decreto del re (Dn 6), sia per i suoi amici, gettati in una fornace ardente per il loro
rifiuto di adorare una statua (Dn 3), non sono certo mancate, ma la protezione divina
però sottrae tutti dalla sicura morte.
Nel capitolo 9 troviamo altri due re, Dario il Medo (Dn 6,1), e Ciro il Persiano
(Dn6,29), quest’ultimo compare solo nell’ultima visione (Dn 10,1).
Sappiamo invece che Dario il Medo, fu successore di Baldassar al trono di Babilonia, fu
ingannato dai suoi funzionari che lo indussero a gettare Daniele nella fossa dei leoni, ma
quando constatò la liberazione miracolosa di Daniele disse: «In tutto l’impero a me
soggetto si onori e si tema il Dio di Daniele» (Dn 5-6).
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cfr. B. MARCONCINI E COLLABORATORI, Profeti e Apocalittici, 2°edizione, Elledici, Torino 2007, p.254.
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Questo passo rappresenta una vera professione di fede da parte del re, e anche a Daniele
come poi a Susanna Dio ha rivelato se stesso facendo trionfare la vita su coloro che
vogliono la morte del giusto, Dio viene così compreso anche dal re come il Vivente,
colui che salva, libera fa prodigi e miracoli (Dn 6,26-28).
IL FIGLIO DELL’UOMO
Tra le visioni di Daniele, al capitolo 7 troviamo la visione del Vegliardo e del figlio di
uomo.
In questa visione abbiamo una molteplicità di simboli, contiene infatti un senso
consolatorio, che è quello di ravvivare la fede e la speranza di coloro che sono
perseguitati da Antioco IV, per affermare che anche il suo potere cesserà grazie alla
prossima venuta del regno di Dio.
L’espressione figlio dell’uomo significa semplicemente uomo, nel nostro testo questo
essere simile a un figlio di uomo, sembra sia la rappresentazione simbolica del regno dei
santi dell’Altissimo.
Ha un significato collettivo, perché rappresenta i giudei fedeli ai quali viene consegnato
il regno di JHWH4.
Come si nota questa visione riprende molti passi apocalittici, in particolare riprende il
Capitolo 1 dell’Apocalisse in cui Giovanni parla di uno simile a figlio di uomo, e
4
CAPPELLETTO, MILANI, In ascolto dei profeti e dei sapienti, pp.166-167.
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riprende gli stessi particolari; la veste candida come la neve e i capelli del suo capo
candidi come la lana.
Nel capitolo 20,12 l’Apocalisse parlando del giudizio delle nazioni fa un riferimento ai
libri che furono aperti, così come Daniele scrive: «La corte sedette e i libri furono
aperti» (Dn7,10).
Il tema del figlio di uomo è ripreso anche nei vangeli, in Matteo al capitolo 24,30 e al
capitolo 8,20 in cui Gesù rispose allo scriba: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli
del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
LETTERATURA APOCALITTICA
Si parla di letteratura apocalittica riferendosi a questo libro e il testo di Daniele 7 è un
fondamento di questa immagine parlando appunto del figlio dell’uomo.
In tutto il testo si respira una viva attesa di un imminente cambiamento, di un «finire dei
giorni» (Dn 2,28), di una fine percepita come senso di compimento.
Una fine che costituisce un giudizio sui regni umani, «stritolati e annientati», (Dn 2,44),
«privati del loro potere» (Dn 7,12), Antioco sarà sterminato e distrutto (Dn 7,26).
Questo giudizio non interrompe la storia, ma cambia qualitativamente, dal dominio
delle forze del male al trionfo del bene, nel regno di Dio, nell’intervento del Signore che
beatificherà il suo popolo, concezione che tutto il Nuovo Testamento riprenderà
parlando del regno.
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Questa attesa diventa apocalittica in Daniele per il clima di viva attesa in cui è
riproposta, per l’antichità di questa dottrina e per il simbolismo cui è presentata5.
SUSANNA E LA SUA VICENDA
Nel libro di Daniele abbiamo un intero capitolo 13, un testo narrativo giunto a noi nella
sola versione greca, dedicato alla figura di una donna molto importante che è Susanna.
Susanna è una splendida donna ebrea, è la bellezza, il suo nome è il nome di un fiore, il
giglio, fiore con cui viene rappresentato anche Sant’Antonio e fiore molto caro anche al
Cantico dei Cantici, un poema d’amore che richiama il giglio nei vari poemi parlando
dell’amore degli sposi (Ct 2,1 - 4,5 - 6,5).
Questa donna come un fiore porta in sé la purezza, ma la sua bellezza può talvolta
accecare e bruciare tanto da divenire oggetto di desiderio ed essere così condannata e
accusata perché si oppone al desiderio carnale degli accusatori.
La donna era sposata con un uomo ricco di nome Ioakìm, i genitori avevano educato la
figlia secondo la Legge di Mosè (Es 20 – Dt 5), secondo i comandamenti di Dio.
Ioakìm era molto stimato tanto che i giudei andavano spesso da lui, e viveva con la
moglie in un grande palazzo circondato da un parco dove ospitava spesso incontri e
pranzi con i suoi concittadini.
In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani che erano le guide del
popolo ma solo in apparenza, infatti erano di quelli di cui il Signore ha detto:
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cfr. MARCONCINI E COLLABORATORI, Profeti e Apocalittici, pp.262-263.
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«L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza
sono guide del popolo».
Tra gli ospiti nella casa di Ioakìm e Susanna c’erano anche questi giudici, purtroppo
entrambi appassionatamente invaghiti di Susanna, senza però confessarsi l’un l’altro di
questa cieca attrazione, fin quando si scoprirono insieme nel parco dove Susanna era
solita passeggiare a spiare la donna nuda mentre faceva il bagno nella piscina.
Gli anziano giudici si vergognavano di rivelarsi il segreto, fino al punto in cui persero il
lume della ragione e si confessarono che spiavano la donna perché volevano unirsi
intimamente a lei, da allora cercarono ingannevolmente il momento opportuno per
sorprenderla sola nel giardino.
Si richiama molto qui il giardino di Eden descritto nella Genesi (Gn 2-3), in cui Dio
pose l’uomo e la donna nella creazione, ma che diventa anche il giardino del dolore
quando ingannati dal serpente compiono il peccato.
Quando allora Susanna si trovò sola nel giardino, mentre faceva il bagno, i due anziani
si nascosero affinché usciti tutti rimasero loro e la donna soli, e a quel punto gli si
piombarono addosso perché lei acconsentisse e si desse loro, altrimenti la accuseranno
dicendo che un giovane era con lei e perciò ha fatto uscire le ancelle (Dn 13,20-21).
A questo punto Susanna si sentì alle strette infatti se rifiuta non potrà scampare dalle
loro mani, se cede sarà per lei la fine.
Ci troviamo qui in una società di tipo patriarcale e contadino, crudele contro la donna,
perché il solo sospetto di adulterio, non la prova ma l’imposizione della mano sul capo
quindi solo il sospetto basta per darle la morte feroce della lapidazione.
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Nel vangelo di Giovanni al capitolo 8,1-11, si racconta l’episodio della donna adultera
questa sorpresa però in flagrante adulterio e volevano lapidarla, e Gesù in questo caso
trovandosi davanti una vera peccatrice disse agli scribi e ai farisei: «Chi di voi è senza
peccato, scagli per primo la pietra contro di lei», (Gv 8,7), e poi alla donna che nessuno
ebbe più il coraggio di condannare disse: «Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non
peccare più» (Gv 8,11).
Susanna allora disse: «Meglio per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare
davanti al signore» (Dn 13,23) e fu disposta ad accettare la morte pur di non tradire il
marito, restando fedele al comandamento divino: «Non commettere adulterio» (Dt
5,18).
Questo passo richiama la morte di Stefano negli Atti degli Apostoli mentre lo
lapidavano per la sua fede, e disse: «Signore Gesù accogli il mio spirito» (At 7,59),
lapidato quindi per non tradire la sua fede in Dio e il suo credo.
Susanna a questo punto poté solo urlare, ma così facendo cadde nella trappola ordita dai
perversi magistrati che la accusarono pubblicamente di adulterio mentre tutto il popolo
rimase stupito perché mai di Susanna si pensò simili cose, tuttavia la condannarono a
morte perché prestarono fede ai giudici considerati dei saggi testimoni.
Proclama Susanna la sua innocenza non ha malizia né difesa è come il fiore del campo a
cui il Signore provvede, ha già accettato la sua sorte: «Ecco io muoio innocente» (Dn
13,43).
A questo punto il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto chiamato Daniele il
quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!» (Dn 13,46).
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Il popolo allora tornò al tribunale per ascoltare Daniele che riuscì in modo veramente
inquisitorio a far venire alla luce la falsità della testimonianza dei giudici, e separandoli
li interrogò facendoli così cadere nel tranello.
Quando Daniele chiese al primo sotto quale albero li ha visti stare insieme Susanna e il
giovane a lei unito rispose: «Sotto un lentisco», (Dn 13,54), la stessa domanda la pose
all’altro che rispose: «sotto un leccio» (Dn 13,58), e così con una semplice prova
Daniele ha scoperto la loro menzogna.
Il popolo sorse in forti grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in
lui, e insorgendo contro gli anziani ai quali daniele fece confessare il loro peccato, li
sottoposero alla medesima pena cui volevano far assoggettare il prossimo (Dn 13,6062).
Fu salvato così il sangue innocente, e Susanna con tutta la famiglia e in particolare con
suo marito resero grazie a Dio, e Daniele da quel giorno divenne grande di fronte al
popolo.
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CONCLUSIONE
La storia di Susanna illustra la storia di un Dio che fa giustizia e presenta un esempio di
castità matrimoniale6.
L’accusa di Daniele verso i giudici non è solo per il singolo episodio, ma per aver
esercitato male anche prima la loro funzione: essi sono stati e sono ciechi di luce
intellettuale ed etica perché arsi di passione.
Ciò che stupisce è che proprio in due giudici, i quali hanno il compito di far venire alla
luce la verità dei fatti salvando l’innocente e condannando il malvagio, esista così tanta
menzogna, ma non bisogna dimenticare che storicamente l’episodio si inserisce durante
o subito dopo l’esilio di Babilonia: siamo perciò in una piccola colonia ebraica in terra
straniera, dove il rispetto della tradizione è più arduo nella comunità assediata da
tutt’altri costumi; ma di essa e della sua legge i due cattivi giudici si ricordano solo per
castigare il non consumato desiderio di adulterio con Susanna con una crudeltà atroce.
Tutto però finisce lietamente perché ancora una volta il nostro Dio ha salvato la
giustizia dell’innocente Susanna non lasciandola cadere nelle mani dei persecutori.
6
MARCONCINI E COLLABORATORI, Profeti e Apocalittici, p.267.
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INTERDISCIPLINARIETÀ
La figura di Susanna e il libro di Daniele collegato in un percorso interdisciplinare:
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IRC: Susanna collegata alle figure di santi martirizzati per aver sostenuto la loro
fede così come lei è rimasta fedele al suo Signore e a suo marito, ma come lei
anche altri santi si sono salvati grazie anche all’aiuto di altri fratelli.
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Insegnante di italiano: leggere il brano della vicenda di Susanna e di altri
personaggi sopravvissuti, nei campi di sterminio e nelle guerre.
Soffermarsi anche a riflettere sulle terribili vicende di violenza sessuale su
donne, uomini e bambini, purtroppo quotidiane in questo periodo.
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Insegnante di storia ed educazione civica: come la donna fu trattata nella storia e
come cambiò il modo di concepire la differenza uomo - donna, facendo
riferimento anche ai diritti e doveri, come il diritto di voto e la partecipazione
alla vita politica e sociale.
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Insegnante di matematica e scienze: fare una tavola cronologica, dei fatti narrati
e dei re che governavano in quel periodo.
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Insegnante di geografia: studio e ricerca sui luoghi narrati nella vicenda di
Susanna, con riferimento ai paralleli biblici che descrivono altri luoghi, come il
giardino di Eden.
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Insegnante di immagine: fare un disegno della vicenda di Susanna, o soffermarsi
a descrivere l’opera d’arte del quadro di Susanna o altri quadri con cui viene
rappresentata la bellezza femminile e fare una ricerca quindi di queste opere
d’arte.
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Insegnante di musica: riprendere il cantico di Azaria nella fornace e il cantico
dei tre giovani, presenti nel libro di Daniele al capitolo 4, con cui benedicono il
Signore per le opere compiute.
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Insegnante di informatica: scrivere con il computer il brano di Daniele 13 e
presentarlo poi con degli schemi preparati.
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BIBLIOGRAFIA
Per le citazioni bibliche, BIBBIA DI GERUSALEMME, Dehoniane Bologna, 2005.
G. CAPPELLETTO, M. MILANI, In ascolto dei profeti e dei sapienti, Introduzione
all’Antico Testamento Vol. II, Edizioni Messaggero, Padova 2010.
B. MARCONCINI E COLLABORATORI, Profeti e Apocalittici, 2°edizione, Elledici, Torino
2007.
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