cioccolata amara - Cascina Macondo, Scuola di Dizione, Centro

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cioccolata amara - Cascina Macondo, Scuola di Dizione, Centro
CIOCCOLATA AMARA
di Patrizia Ferraris
Cascina Macondo – Scritturalia- domenica 17 luglio 2005
Susanna.
SU- e mentre le si formavano quelle fossette sulle guance tu sentivi come un
richiamo di latte sulla lingua
SAN- le fossette si riempivano di allegria, e la tua bocca di zucchero
NA- l’allegria le arrivava agli occhi, e le tue guance erano piene di panna…
Susanna: che donna!
Avrei dato qualsiasi cosa pur di conquistarla, di farla mia, di stringerla, di
proteggerla dal mondo, di ascoltarla per ore mentre chiacchierava felice….
Ma sapevo, nel fondo del mio cuore, di non avere speranze.
E invece, contro ogni previsione, quando le portai un anello lei si sciolse e mi
disse: “Amore, sono tua! Per sempre, per sempre, PER SEMPRE!!!!”
……. “Ora, a parte il fatto che siamo nel 2000 e ormai si sa che la pubblicità è
ingannevole…. Ma cazzo, Susanna, non è un De Beer, è uno zircone!!!!”
“Ah…-con le lacrime vere che le tremolavano negli occhioni modello Bambi e le
fossette in stato avanzato di trasloco- allora non mi ami, allora vuoi solo il mio
corpo…”
Beh, ad essere sinceri….
Ma la sincerità è un concetto obsoleto, ma che dico obsoleto, brutale, e noi siamo
nel 2000 e siamo evoluti e perciò dobbiamo fare uso di politically correctness, che
non ho ancora capito perché io che sto in Italia devo usare quella roba lì ma mi
adeguo e:
“Ma no, tesoro, che cosa vai a pensare! Io VOGLIO sposarti, l’ho voluto dal
primo momento che ti ho vista, anzi lo volevo ancora prima di vederti!!!”
“Dici sul serio?”
“………..sì……..”
Sono passati cinque anni da allora.
Cinque anni in cui Susanna mi ha avvolto nella calda coperta del suo amore, ogni
giorno – festivi inclusi- volteggiandomi intorno premurosa, prevenendo ogni mio
desiderio, cinguettando allegra e laboriosa, enorme Ape Maya onnipresente…
Ora, io non ho nulla contro i cinguettii, ho avuto perfino una cocorita, soltanto
che, in gabbia, ci stava LEI…
“Amore, alzati tesoro, devi andare in ufficio, ti ho preparato la vasca con l’acqua
calda e la schiuma – cinque anni e ancora non ha capito che io ODIO il bagno e il
bagnoschiuma, io voglio farmi la doccia, cazzo! Un cercopiteco sarebbe più
perspicace! – il completo per l’ufficio con i calzini, la cravatta e le scarpe che
fanno pendant sono già lì pronti, di fianco al letto, poi vieni a fare colazione che
ti ho preparato il pane tostato con la marmellata che ti piace tanto!!!
E non dimenticarti di dare un bel bacione al tuo tesoruccio, prima di uscire, che
sai che poi ti penserà tanto tanto, tutto il giorno!”
..e come faccio a dimenticarmene, se il tesoruccio mi parla a non più di tre
centimetri dalle trombe di Eustachio, tutto il santo giorno?!?
Prigioniero, cazzo. Ero prigioniero di un androide, prova vivente della torrida
relazione amorosa fra Orwell e Liala, un incubo burroso e totalitario….
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Avevo già tentato la fuga.
Il classico metodo delle lenzuola annodate era stato frustrato dall’inopinata
materializzazione di grate di acciaio temperato alle finestre:
“Susanna, ma ‘ste inferriate…?”
“Sono per i ladri, zuccherino, così di notte non possono entrare e portarmi via!”
“Ma Susanna, a parte il fatto che i ladri portano via oggetti di valore, hai presente
quelli caratterizzati dal fatto di essere inanimati e quindi SILENZIOSI, a parte ciò
noi stiamo al 13° piano!!!”
“Volere è potere, amore mio!”
…ah sì?!?
Beh, quand’è così…..
“Susanna, esco un attimo a comprare le sigarette!”
“Non occorre, paciughino, te ne ho preso una stecca!”
…azz…
Insomma, i classici non mi erano di nessun aiuto.
Sulle orme di Finardi, mi ero ridotto a mandare messaggi nell’etere implorando
qualche extraterrestre di portarmi via, ma sostanzialmente mi ero rassegnato a
un’esistenza che dimostrava in modo lampante l’assoluta impossibilità di
esercitare il libero arbitrio.
“Cuccioletto, vieni che ti spalmo la crema, che ti scotti!”
“Ma se mi sono già infilato la muta….”
“Guarda che sott’acqua c’è il riflesso, sai! E’ ancora peggio!”
“Amore, mettiti la sciarpa, che c’è il vento freddo e ti viene la tonsillite!”
“Il fatto che le tonsille mi siano state tolte trent’anni fa può avere un peso nella
faccenda, Susanna tesoro?!?”
“E allora ti si infiammerà la cicatrice! Certo che a volte sei proprio irragionevole,
amore mio!”
IO…..
“Amore, sbrigati! Dai che la cioccolata si fredda, cuccioletto! Corri, che ci ho già
messo lo zucchero, 5 cucchiaini, uno per ogni anno d’amore, che così diventa
dolce come piace al mio golosone!!!
“E’ vero, commissario, l’ho colpita. Ma vede… io, la cioccolata, la bevo amara”.
Cascina Macondo
Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce
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