Playoff 1.1 - FANTASPORTAL

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Playoff 1.1 - FANTASPORTAL
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16/03/2017 2017rEurope/Berlin 10:35
Gioco di riferimento: Basket - NBA
News scritta da "klide" il 17/04/16, 17:08
Playoff 1.1
L'NBA ha chiuso i battenti sulla regular season.
Tanto è successo in questa ultima settimana, che di solito è più improntata a
definire il tabellone playoff, ed invece è stata una continua serie di record
abbattuti.
In primis c'è il record di Golden State: settantatre vittorie su ottantadue, ovvero
quel 73-9 che cancella il 72-10 di una squadretta...quei Chicago Bulls di un tal
Micheal Jordan.
Al timone di questi Warriors c'è un certo Steph Curry, che in quanto a stravolgere
i libri dei record è un maestro.
Nessuno ha segnato 400 triple in stagione regolare, offuscando pure il suo
compagno di squadra che di fatto è secondo solo a lui da due anni a questa parte.
Paragone non calzante per tecnica, ma sembra di rivedere Jordan-Pippen, con il
primo che sa che senza l'altro non può vincere quello che ha vinto e il secondo sa
che senza l'ombra del primo sarebbe stato riconosciuto più di un gregario di lusso.
Sinceramente meglio così che fare la fine di Harden, uno che voleva le luci della
ribalta perchè non ne poteva più di essere l'ombra di Durant e Westbrook. Voleva
soldi e una franchigia da comandare. Ora è il top player di una squadra che ha
faticato come non mai ad Ovest e che meritava (per il gioco, non per antipatia) di
lasciare spazio ai giovani Jazz. Si son qualificati per il rotto della cuffia e
andranno a fare da sparring partner ai campioni in carica in questo primo turno.
C'è chi è contento così, invece di vincere un anello.
A proposito di anelli, l'unica candidata a far male ai campioni è proprio San
Antonio: Adesso i tre big sono coadiuvati da due giovani star che non potranno
far altro che far il futuro della franchigia e della stagione.
Difficile che il titolo esca dall'Ovest.
Il perchè è presto detto: Le squadre ad Est si equivalgono più o meno tutte (leggi
Raptors che perdono contro Indiana in Gara-1 di playoff) e l'unica che si stacca un
pochino è Cleveland che però non ha un allenatore ma un semi-fantoccio nelle
mani di Lebron James. Difficile arrivare all'anello così. Il talento c'è, per carità,
ma bisognerà fare di più di quanto fatto sinora. E forse non basterà.
Possono invece bastare 60 punti in una sola partita, l'ultima della carriera, a dare
un ultimo tocco alla grande carriera di Kobe Bryant?
E' riuscito nella più grande trovata commerciale di tutti i tempi: fare spot
pubblicitari per annunciare il ritiro, facendo leva sull'odio che ha provocato negli
avversari (tifosi e non) durante la sua carriera. Anche chi lo ha un po' odiato, per
qualche minuto di Lakers-Jazz lo ha anche solo sopportato. Non è comunque da
tutti fare quello che ha fatto (anche se la difesa di Utah è stata tutt'altro che
asfissiante). I tiri se li è presi, anche quelli più impensabili, e l'ha messa dentro.
Ha ribaltato da solo una partita che vedeva i Lakers sotto di 8 a meno di due
minuti dalla fine.
Uno show degno del suo nome: se non fa irritare gli avversari non è Kobe. Se non
eccita i propri tifosi anche quando non conta più nulla vincere non è Kobe.
Almeno in questo è stato coerente fino in fondo. Il Mamba non morderà più sui
parquet, probabilmente sarà una maglia appesa allo Staples Center e nella Hall of
Fame tra non molti anni. Lo ricorderemo così.
Amato e odiato in egual misura.
Dimenticato mai.