Gli scrittori italiani e la Resistenza
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Gli scrittori italiani e la Resistenza
CULTURAeSOCIETÀ Gli scrittori italiani e la Resistenza L’esperienza della Resistenza antifascista si è incrociata con i percorsi biografici di alcuni dei più importanti scrittori italiani del ’900. Tra gli altri, Elio Vittorini, Italo Calvino, Cesare Pavese e Beppe Fenoglio hanno scritto romanzi e racconti dedicati al fenomeno partigiano, attingendo, in alcuni casi, alla loro esperienza personale. Fu Vittorini a far uscire per primo, già nel 1945, un volume dedicato alla lotta di liberazione e intitolato Uo mini e no , con chiaro riferimento alla polarizzazione tra bene e male, incarnata rispettivamente da partigiani e fascisti. Il protagonista è un giovane gappista, Enne 2, che si muove in una Milano deserta, cupa, incrudelita dalla guerra e devastata moralmente dalla mortifera presenza nazifascista. Di diverso tenore il libro Il se ntie ro de i nidi di ragno di Italo Calvino, pubblicato da Einaudi nel 1947. L’autore aveva partecipato attivamente alla Resistenza, aderendo a una formazione delle brigate comuniste «Garibaldi» attiva nella zona delle Alpi Marittime. Con un impianto decisamente neo-realistico, Calvino descrive in modo mirabile non solo la lotta di Resistenza contro tedeschi e camice nere ma anche la realtà ambientale della Liguria, celando la sua esperienza dietro la figura del giovanissimo protagonista Pin. Scegliendo di utilizzare un linguaggio rinnovato, attento alle peculiarità dialettali, Calvino sembra quasi voler stabilire una forte connessione tra la ritrovata libertà politica e la possibilità di comunicare in maniera diretta e spregiudicata, riscontrabile anche nella raccolta di racconti Ultimo vie ne il co rvo , edita nel 1949, dove però affiorano anche i motivi del comico e del fiabesco che caratterizzeranno la successiva produzione letteraria dell’autore. L’anno precedente era uscito il racconto di Cesare Pavese, La casa in co llina, pubblicato insieme a Il carce re , sotto il titolo comune di Prima che il gallo canti, per la casa editrice Einaudi. Anche il protagonista di questo racconto, il professor Corrado, sembra ispirarsi alle vicende del suo creatore, rievocando la reale incapacità di Pavese di prendere parte attivamente alla Resistenza. Corrado, come Pavese, cerca infatti di sfuggire alla guerra, abbandonando Torino per sottrarsi ai bombardamenti. Si rifugia Gruppo di partigiani in partenza per un’azione, Stringara (Forlì), ottobre 1944 GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Gli scrittori italiani e la Resistenza CULTURAeSOCIETÀ quindi nelle Langhe, da dove Pavese pure proveniva, senza tuttavia decidersi a impegnarsi con il movimento partigiano, sebbene ricercato dai fascisti per il suo passato di dissidente (altra analogia con la vicenda reale dello scrittore). Dinanzi alla guerra civile, che Pavese non esita a definire tale, Corrado fatica a riconoscersi completamente nella violenza partigiana, provando, pur nella persistente contrapposizione ai loro valori, un sentimento di umanità di fronte ai morti repubblichini che gli impedisce di agire. La casa in co llina è quindi il racconto di un protagonista mancato, incapace di prendere parte a un evento di cui pure comprende l’importanza. La narrativa di Fenoglio, in gran parte dedicata alla sua esperienza partigiana, sempre nelle Langhe, è invece quella di un protagonista diretto della lotta resistenziale. Fenoglio, infatti, entrò subito dopo l’8 settembre in un gruppo comunista, passando poi tra gli «azzurri» badogliani e terminando la guerra come ufficiale di collegamento con una missione inglese. Il suo primo lavoro fu una raccolta di racconti, I ve ntitre gio rni de lla città di Alba, edita nel 1952, a cui seguirono, postumi, nel 1963, Una que stio ne privata, e nel 1968, Il partigiano Jo hnny. Le opere di Fenoglio, pur nelle loro differenze stilistiche, si caratterizzano per la capacità di penetrare, di esaminare senza retorica gli avvenimenti del periodo della guerriglia, non tralasciando di svelare persino gli aspetti più contraddittori della vita partigiana, da altri scrittori spesso trascurati. I protagonisti dei libri di Fenoglio quindi incarnano anche la paura, la fuga, la disperazione dei partigiani, nonché la loro impreparazione militare o alcuni loro comportamenti sanguinari. Non vengono celati neppure il progressivo assottigliarsi delle file del movimento resistenziale nei momenti più critici, il dilettantismo di alcuni suoi membri, l’incoscienza e l’avventatezza dei più giovani, fornendoci non solo pagine di grande qualità letteraria ma anche, indirettamente, preziose informazioni utili per una ricostruzione storiografica del movimento resistenziale. Una staffetta partigiana porta dalla città documenti e maglie di lana, ottobre 1944 Una partigiana in montagna fra i suoi compagni Donne e ragazzi parteciparono attivamente alla lotta di liberazione, combattendo direttamente sul campo o dietro le quinte. A loro fu affidato il compito di fare da informatori, di svolgere le fondamentali operazioni di collegamento (trasportando armi ed esplosivo, messaggi e disposizioni del Comitato di liberazione nazionale alle formazioni partigiane), di nascondere e curare i feriti, di organizzare alloggi clandestini e luoghi di incontro per i capi militari e politici, di scrivere, comporre e distribuire la stampa clandestina. GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI