L`OMBRA COME LUCE di Claudio Argentiero

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L`OMBRA COME LUCE di Claudio Argentiero
L’OMBRA COME LUCE
di Claudio Argentiero
Siamo nel 1827 e Nicéphore Niepce riprende dalla finestra della sua tenuta “Le
Gras” a Saint-Loupe de Varenne su una lastra di peltro ricoperta di bitume di
Giudea quella héliographie che risulta essere la prima fotografia mai realizzata
giunta fino a noi. La guardiamo e qualcosa di strano subito ci colpisce: a causa dei
lunghissimi tempi di posa, il sole è stato ripreso mentre attraversava tutto
l’orizzonte e in tal modo ha cancellato ogni traccia di ombra. Per la storia è stato
un attimo mai più ripetuto, perché da allora in poi la fotografia – che nasce in
bianconero contrapponendosi orgogliosamente ai colori della quotidianità – si
caratterizzerà per il contrasto dicotomico fra luce e ombra grazie al quale ogni
immagine acquista una suggestiva tridimensionalità. Se questo aspetto si coglie in
qualsiasi fotografia tradizionalmente descrittiva, è ancora più evidente quando
l’autore intende proporre indagini creative cariche di forti suggestioni. E’ il caso di
Claudio Argentiero le cui immagini sono attraversate da un magico cromatismo
che ci conduce in una dimensione atemporale dove tutto sembra sospeso di fronte
al nostro sguardo meravigliato.
Attento conoscitore della stampa fotografica che realizza con competenza e
raffinatezza, da autore domina il rapporto fra i contrasti ben consapevole che in tal
modo potrà conferire alle sue immagini una intensa plasticità. Insegue le persone
che si aggirano fra le strade affollate di Milano o fra i vicoli della suggestiva Arles
(stabilendo così un preciso rapporto fra due città che molto amano la fotografia),
gioca con il controluce, disegna strane geometrie sulle facciate dei palazzi, fa
emergere dal buio delle ombre leggere macchie di colore, frammenti di gesti,
espressioni comprese di uomini e donne che camminano inconsapevoli di essere
stati trasformati in protagonisti di questo racconto fatto di immagini. Quando si
sofferma sugli oggetti, Claudio Argentiero li avvolge in uno sguardo carico di
tenerezza e nostalgia ribadita dalle tonalità calde della luce. Abbandonati al lento
avanzare della polvere e dell’oblio, una macchina da cucire cui la ruggine
conferisce una insospettabile eleganza, una gabbia per uccelli che forse ancora
conserva l’eco di antichi cinguettii, l’insolito trittico che avvicina una sveglia, un
ritratto fotografico e un pettine sono composizioni dotate in un grande equilibrio
come fosse il frutto di un’attenta regia e non il risultato dell’armonia di cui solo la
Casualità è capace.
Infine la città di Legnano, rappresentata da immagini caratterizzanti, realizzate
all’interno della ex Manifattura, in cui le ombre disegnano prospettive, in bilico tra
passato e presente, facendo risaltare manufatti e simboli del lavoro.
Roberto Mutti