Introduzione - Italcementi Group

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Introduzione - Italcementi Group
Ambizioni oltre i confini
Boundless Ambitions
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S
e dovessimo immaginare un novello Galileo
Galilei alle prese quattrocento anni più tardi
con il suo “Dialogo sopra i due massimi
sistemi del mondo” per identificare questa volta
il centro di gravità economica dello sviluppo
planetario, sicuramente lo vedremmo impegnato
con una difficile illustrazione del problema. La
nuova geografia dell’economia mondiale si
muove infatti su confini in evoluzione e fluidi
come lo scorrere dell’acqua.
L’Europa continentale, ritenuta a lungo il motore
immobile dello sviluppo culturale ed economico
dell’era moderna, è da tempo alle prese con un
immobilismo incapace di generare crescita e
sviluppo a livelli sostenuti. Paesi che la
geoeconomia
occidentale
continua
ad
annoverare, con una certa alterigia, fra quelli “in
via di sviluppo” hanno ormai raggiunto la
maggiore età. E così, se nel 1985 i paesi
industrializzati detenevano oltre il 60% del Pil
mondiale, oggi questa quota è scesa al di sotto
del 50%, mentre parallelamente è cresciuto il
peso dei paesi in via di sviluppo che ormai
approssimano la metà del prodotto lordo
globale, con l’Asia Emergente che ha
raddoppiato la propria quota sul prodotto
complessivo dal 15% al 30% e la Cina che da
sola ha guadagnato 11 punti (dal 4% al 15%).
Più della metà della produzione industriale
mondiale viene dalla “periferia” del mondo e, se la Cina sembra destinata a essere il cuore
dell’attività manifatturiera, l’India sembra esserlo della conoscenza. Non si tratta più di semplice
delocalizzazione di attività da parte di imprese multinazionali occidentali, ma della eccezionale
crescita (o rinascita) di nuove economie. Secondo uno studio condotto nel 2003 dall’americana
Goldman Sachs e proiettato nei prossimi cinquant’anni – quindi ben oltre la soglia comunemente
usata dei primi vent’anni di questo secolo – le economie dei BRIC potrebbero un giorno sorpassare
il Giappone e l’Occidente come il più importante mercato nel mondo. Il futuro sembra appartenere
ai mercati emergenti, anche se la loro crescita continua a presentare caratteri di instabilità perché
ancora deboli e altalenanti sono le basi geopolitiche su cui poggia. Nei primi quattro mesi del 2007
(dati Morgan Stanley) le performance dei BRIC non sono state complessivamente entusiasmanti:
l’indice che raggruppa i quattro paesi è cresciuto del 4,9% contro l’8,1% dell’indice generale Msci
dei mercati emergenti. Brasile e India sono cresciuti rispettivamente del 15 e del 10%, la Cina solo
del 2,5% mentre la Russia ha perso circa il 5%. Il fascino esercitato da questi paesi che dimostrano
di avere ambizioni oltre i propri confini resta comunque immutato: gli elementi strutturali di traino
che hanno fatto salire alla ribalta questi mercati non hanno ancora esaurito i loro effetti, e anche se
con performance inferiori rispetto a quelle degli ultimi anni i BRIC registreranno ancora risultati
positivi complementandosi perfettamente nei diversi punti di forza (materie prime, fonti energetiche,
Information Technology, produzione) e stimolando la crescita reciproca.
In questo nuovo grande gioco è la Cina a rappresentare il principale sfidante del colosso Usa,
superando i propri confini alla ricerca di risorse energetiche e mercati in Africa e America Latina e
allargando la propria sfera di influenza nel continente asiatico attraverso accordi multilaterali e
bilaterali di natura economica e monetaria in grado un domani di rivaleggiare brillantemente col
dollaro o con l’euro.
Ai confini mutanti è stato dedicato questo numero di arcVision: confini fluidi che si dilatano e si
trasformano tanto nello spazio compositivo dell’architettura quanto nella mappatura dell’economia
mondiale. Limiti un tempo insormontabili, che diventano ora una sfida al superamento; logiche
solide e radicate, che lasciano il posto ad approcci pionieristici e audaci nella geografia del costruito
come nella geografia mondiale, superando confini indeterminati come quelli disegnati dall’acqua.
T
ry and imagine a modern-day
Galileo Galilei at work on his
“Dialogue Concerning the Two
Chief World Systems” in an attempt,
four hundred years on, to identify the
center of gravity of the planet’s
economic growth: qualifying the scale
of the problem would be no small task.
The frontiers of the new geography of
the world economy are as fluid and as
changeable as water.
Long regarded as the immobile engine
of cultural and economic progress of
the modern age, continental Europe
has been hidebound for years by an
immobilism incapable of generating
steady growth and development.
Countries that western geo-economics
continue to classify, somewhat
arrogantly, as “developing” nations
have now come of age. The
industrialized countries that accounted
for more than 60% of world GDP in
1985 today represent less than 50%;
meanwhile the weight of the
developing nations has gradually risen
and is now close to one half of global
gross product, with the Emerging
Asian nations doubling their share
from 15% to 30%, and China alone notching up an 11-point increase (from 4% to 15%).
More than half of world industrial production comes from the “periphery” of the world system, and
if China looks set to become the world’s manufacturing center, India appears to rank number one in
knowledge. This is no longer simply a question of relocation by western multinationals: what we are
witnessing is the exceptional growth (or rebirth) of new economies. According to a Goldman Sachs
analysis conducted in 2003 and based on a fifty-year projection—well beyond the 2020 range
normally adopted in studies of this type—the BRIC economies could one day overtake Japan and the
West as the world’s most important market. The future appears to belong to the emerging markets,
even though the on-going weakness and volatility of their geo-political bases means their growth still
displays signs of instability. The overall performance of the BRIC nations in the first four months of
2007 (Morgan Stanley) was not impressive: the joint index for the four countries gained 4.9%
compared with 8.1% for the MSCI emerging markets index. Brazil and India reported growth of 15%
and 10% respectively, China of only 2.5% while Russia slackened by around 5%. Nevertheless, the
appeal of these countries which have made no secret of their transborder ambitions remains
unchanged: the structural drivers that brought them center stage have not run out of steam yet, and
even if performance will be slower than in previous years, the BRIC countries will continue to progress
and to complement one another’s strengths (raw materials, energy sources, Information Technology,
production) to their mutual benefit.
In this great new scenario, the main challenger to the US giant is China as it looks beyond its national
borders to locate energy resources and markets in Africa and South America, and expands its sphere
of influence within Asia through multilateral and bilateral economic and monetary agreements that,
for the future, will make it a worthy rival of the dollar or the euro.
This issue of arcVision looks at these changing boundaries: fluid boundaries that expand and change
in the compositional space of modern architecture and, equally, in the map of the world economy.
Boundaries once considered insurmountable are today a challenge to be won; in the geography of
construction as in the geography of the world, deeply instilled concepts are being replaced by
audacious pioneering visions that have no trouble overcoming the indeterminate boundaries created
by water.
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