la citta` siciliana e l` azione culturale degli architetti per recuperare la

Transcript

la citta` siciliana e l` azione culturale degli architetti per recuperare la
LA CITTA’ SICILIANA E L’ AZIONE CULTURALE DEGLI ARCHITETTI
PER RECUPERARE LA TRADIZIONE E PROIETTARSI VERSO IL FUTURO
La città contemporanea siciliana appare sempre più distante da quei modelli urbanistici che fino ai
primi decenni del secolo scorso avevano mantenuto i suoi caratteri di forte riconoscibilità: le aggressioni nei confronti delle lussureggianti cinture agricole hanno prodotto quartieri dormitorio e periferie
degradate ancor prima che queste fossero abitate; la decennale strategia politica dell’abbandono dei
centri storici ha determinato il crollo della rendita immobiliare e il subentro di gruppi etnici socialmente marginalizzati; la carenza di programmazione urbanistica ha prodotto risultati di disordine e di
ingiustizia sociale ed infine una difettosa dimestichezza con il bello, l’arte e la cultura hanno prodotto
qualunquismo edilizio, kitch d’ornato e paradossali subordinazioni a modelli importati d’oltralpe.
Adesso che una certa parte della politica sembra mostrare una interessata attenzione alle potenzialità comunicative dell’architettura, i temi disciplinari che oggi più che prima sembrano attecchire sembra che proclamino il predominio dell’universo visivo, in cui i linguaggi si confondono l’uno nell’altro
e producono imprevedibili elementi di sintesi: non c’è dubbio che essi facciano perdere autonomia ai
singoli codici tradizionali, eppure se valutati con equilibrio possono schiudere prospettive nuove ed
interessanti all’architettura siciliana.
A fronte della perdita di riferimenti di certezza teorica (quei riferimenti che hanno sostenuto il progetto
moderno anche nella nostra terra) si pone da alcune parti una sorta di “etica del progetto”.
Alcuni architetti siciliani (e tra essi i più maturi sono in maggioranza) pensano infatti che tale coscienza etica deve confidare sulla capacità dell’architetto di leggere la realtà e di anticipare la domanda
sociale. Ciò con risposte architettoniche che siano severe e rigorose: risposte nelle quali lo sconfinamento autoreferenziale, l’improvvisazione gestuale siano limitati al massimo in favore di un principio
che trasformi l’anonimato in valore.
Altri architetti (e tra essi i più giovani e rampanti sono in maggioranza) ritengono invece che questa
nuova eticità del progetto sia da trovarsi nell’accelerazione della ricerca sperimentale, nello sconvolgimento dei codici canonici, nell’introduzione nella stratificata città siciliana e nel suo pittoresco
paesaggio di elementi dissonanti.
Tutto ciò in un’ansia di libertà individuale che dovrebbe comportare il risultato di attivare l’interesse
del pubblico verso l’architettura perc hè questa possa continuare ad essere “instrumentum regni”.
In effetti il ricco nordeuropea ha esportato anche in Sicilia un’architettura che scopre come qualità
la sua condizione superflua, che si allinea con le arti che non hanno uno scopo apparente: costruire
un edificio può essere non più considerato come la prima finalità dell’azione progettuale. Secondo
alcuni temi inseguiti da tali colleghi la finalità del progetto è quella di fabbricare una immagine mediatica del manufatto, una icona dotata dei requisiti dell’istantaneità della ricezione, dell’intensità del
messaggio, della complessità figurativa sintetizzata in una sorta di ideogramma visivo. Lo vediamo
nelle mostre (poche) di architettura siciliana, nelle pubblicazioni di (pochi) progetti siciliani e nella
scimmiottante produzione di alcuni di noi “alla maniera di…”.
Su un altro versante di assordante e mortificante silenzio culturale si registra l’azione di altri operatori che non sono gli architetti di cui prima si è parlato, ma che è un’azione costante, presente e
quantitativamente ben più cospicua- Eppure la produzione edilizia, a parte alcune doverose eccezioni, continua a celebrare la “rassegna delle occasioni perdute”: non si interroga sulla semiotica del
manufatto, non cerca relazioni con il luogo, elabora maldestre imitazioni e diseduca la committenza
trascinandola in basso verso il soddisfacimento di elementari bisogni primari, privi di qualità dell’abitare e del vivere.
Su tali problematiche l’Ordine degli architetti di Trapani sta riflettendo per promuovere una iniziativa
di sensibilizzazione ed insieme una iniziativa didattica verso la società civile e verso i propri colleghi,
maturi e giovani.
L’iniziativa che si ha in animo di realizzare è quella di produrre un documentario in dvd che riesca a
rappresentare l’attuale condizione degli architetti, dell’architettura e del paesaggio in Sicilia, in una
rassegna sintetica – ed efficace- di immagini sincopate.
Queste, con il moderno linguaggio del “video clip”, racconterà e descriverà l’esperienza degli architetti nel tempo antico e presente e nei luoghi della nostra terra: negli uffici, nelle scuole, nei cantieri,
nelle amministrazioni e attraverso le opere realizzate, quelle non realizzate, i disegni, i piani. Tutto
in una contestualizzazione fatta di paesaggi costieri e montani, di centri storici e periferie, di campagne, borghi, parchi archeologici e realtà metropolitane, di realtà belle e positive e di realtà brutte e
da recuperare.
Il prodotto montato, che dovrebbe avere una durata non superiore a dieci minuti, potrebbe avere un
forte messaggio verso tutti gli utenti: di solidità culturale e professionale, ma anche di lealtà, correttezza e disponibilità a collaborare con le istituzioni ed i cittadini per tutelare, salvaguardare e valorizzare il patrimonio regionale e concorrere ad una migliore qualità della vita nelle rispettive realtà
locali e nella Sicilia tutta.
Il dvd realizzato, oltre che in occasione delle iniziative pubbliche promosse dall’Ordine, potrà essere
distribuito a ciascun iscritto perché ne faccia opera di diffusione e comunicazione attraverso le proprie conoscenze e potrebbe essere mandato in onda nelle reti televisive locali.
Dal punto di vista operativo, l’Ordine chiederà ai propri iscritti di acquisire un certo numero di immagini o sequenze filmiche in formato digitale che rappresentino, per ciascuna realtà locale della
Provincia, la condizione, le aspettative, i traguardi e le prospettive, le opere ed i risultati dell’azione
degli architetti nel territorio di propria pertinenza.
La valutazione del materiale selezionato e la ulteriore selezione fino alla definizione del layout di
produzione sarà compito di una commissione appositamente istituita.
La regia ed il montaggio delle immagini e delle scene saranno invece compito di professionisti e specialisti del settore, mentre la valutazione complessiva e l’incisività del risultato sarà di competenza
della intera comunità coinvolta.
Vito MM Corte