La fina di una Mantide di Gerardo Sabatino

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La fina di una Mantide di Gerardo Sabatino
La fine di una mantide
E' quella strana sensazione di cadere che mi fa rinvenire dal sonno. Appena sveglia ho qualche
secondo di amnesia. Le solite domande “dove sono?” o “cosa ci faccio qui?”, ma il tempo di fissare
qualche oggetto o il semplice soffitto della camera per trovare le risposte.
Quanto tempo avrò dormito?
Prendo una Lucky Strike dal pacchetto morbido sfilandola direttamente con le labbra. Sono
veramente stanca, ho dormito senza che me ne accorgessi.
L'orologio appeso al muro segna le due.
Mi stendo sul letto e resto fissa a guardare il soffitto nero. Un leggero fascio di luce proveniente dalla
finestra illumina il fumo che espirando assume la forma di cerchi che si allargano e si dissolvono
nell'oscurità. Per un attimo chiudo gli occhi, cerco di ricordare il sogno di poco fa. So di aver sognato
ma non so cosa. Ho ancora la sensazione di quando ero immersa nelle mie fantasie. Non mi torna
nulla alla mente. Mi capita spesso di ricordare i miei sogni, come direbbe un analista "hai un'attività
onirica molto sviluppata". Ho scoperto che è un modo come un altro per scaricare lo stress.
Sono stanca.
Sento il corpo indolenzito e stanco.
Prendo della polvere dalla borsa e tiro una striscia per riprendermi dal torpore. E' un modo come un
altro per uccidersi. Per ora mi accontento di sentire l'energia che di colpo sale fino a farmi svegliare.
L'orologio adesso segna le due e quindici minuti.
Mi sposto nella penombra della stanza scalza con lo sguardo abbassato, quasi come se qualcuno mi
osservasse rendendomi timida e impacciata come un'adolescente ai primi amori. Ma la stanza è
vuota.
Mi avvicino alla finestra e accendo col mozzicone della prima un' altra Lucky Strike, sperando di
calmare i nervi. Tutte stronzate, ma siamo fatti così, vogliamo ingannarci.
Mi sto ingannando da sempre.
Passo la mano destra sul vetro umido e freddo per guardare fuori. Di fronte il Mull'Hotel con una
piccola insegna a intermittenza e qualche luce accesa nelle stanze al secondo e terzo piano; un posto
squallido frequentato per lo più da chi ha fatto della solitudine la migliore e unica compagnia. Un via
vai di puttane e tossici insomma. Come lo sono io del resto.
Giù per strada solo cartacce spostate dal vento, cocci di vetro qua e là, un gruppo di cani fruga
nell’immondizia. L’alone di luce dei lampioni lascia intravedere una pioggerella sottile e trasversale.
Di tanto in tanto passa una macchina.
Doveva essere qui all' una e trenta minuti. Non so perché ho una leggera ansia che galleggia sulla
bocca dello stomaco. Prendo dell' altra polvere e tiro un'altra striscia sul comodino.
Guardo un pò intorno e mi rendo conto che i posti che frequento non sono poi tanto diversi da me.
Pareti grigie, bagni sudici, porte di legno tarlate. Tutto è insipido.
L'ambiente è un'estensione del nostro essere.
Sono nervosa. Inizio a sentire un leggero bruciore allo stomaco. Forse è stress. Forse è perchè
digiuno da troppo tempo. Da quanto tempo non mangio qualcosa? E' colpa della polvere. Mi viene
voglia di un' altra striscia, ma poi ci ripenso. Mi stendo sul letto cercando di rilassarmi, ma subito un
fottio di pensieri inizia a ronzare dentro la testa; sono confusi e veloci, non mi danno tregua. Ho
voglia di urlare.
Fai la tua scelta.
"Toc-Toc"
Apro la finestra e lancio la cicca fuori, entra uno spiffero di freddo che m’investe il viso, soffio via il
fumo dalle narici e vado ad aprire.
La sagoma scura fuori la porta rimane ferma e aspetta. Aspetta un mio cenno, il mio consenso, un
mio segnale. Ma resto lì impalata per circa trenta secondi. Stringo quello che sembra essere il
giubbotto per tirarlo dentro. E' il mio uomo, bagnato dalla pioggia con i capelli gocciolanti. Ha lo
sguardo stanco del fuggitivo. Lo fisso dritto negli occhi per alcuni secondi senza che nessuno dei due
accenni a nulla.
Sorride. Continua a fissarmi in attesa di qualcosa. Subito mordo il labbro inferiore, avvolgo come una
piovra le braccia intorno al collo e lo bacio.
Sei uno stronzo!>> gli dico. Ma lui non parla. Non parla mai.
Porta le sue mani nei miei capelli corti, inizia a baciarmi sul collo con delicatezza. Sento il suo alito
accarezzare la mia pelle. Inizio a spogliarlo, sbottono i pantaloni e infilo la mano nel suo slip.
Mi spinge sul letto mentre le sue mani si muovono sotto i miei vestiti leggeri. Divengo posseduta da
quei gesti sottili, già conosciuti, emozioni già provate ma che hanno un sapore tutto nuovo con lui. In
un attimo i nostri corpi si stringono nel caldo delle nostre emozioni. Chiudo gli occhi, perdo la
percezione del tempo.
Il tempo è un'illusione della mente.
Mi ricompongo sotto le lenzuola mentre il mio uomo si allontana dal letto. Dalla finestra entra una
debole luce che illumina parte della stanza, sullo sfondo il ticchettio regolare della pioggia sui vetri e
il suono delle sirene di qualche ambulanza in lontananza.
Accendo un’altra sigaretta e inspiro lentamente il fumo lasciando che entri in profondità. Giusto un
paio di tiri, poi rimane appesa alle dita col fumo che galleggia nell’aria e scompare nella penombra del
soffitto. Sto lì silenziosa, gli occhi chiusi. Iniziano a riecheggiare pensieri confusi dentro la testa.
Picchettano la mia mente più forte della pioggia contro i vetri. Respiro a fatica, l'aria sembra ora
rarefatta.
Malinconia.
Faccio una striscia lunga sul comodino e la tiro tutta. <<Che botta !>> dico mentre col pollice ed
indice stringo le narici. Volgo lo sguardo al mio uomo.
Si rimette lo slip bianco e ritorna a letto. Sul comodino il rimasuglio di polvere bianca. Se la passa
sulle gengive. Aspetto che si giri per guardarlo dritto negli occhi e lui mi rimanda un dolce sorriso.
Iniziano a bruciarmi le narici e sento il naso colare. Penso a quanto il tempo sia crudele, penso a
quanto tempo libero per poter scegliere e quanto poco tempo poi ci viene dato per poter decidere.
Il tempo non esiste.
Mi guarda senza parlare. Non parla mai il mio uomo. E' sempre lì che mi guarda con i suoi occhi
chiari.
E' venuto da me perchè aspetta una mia risposta. Mi ha chiesto di espormi, di tradire. Sa benissimo
che potrebbero già sapere tutto di me, di lui, di noi e farla finita con tutti e due.
"Non affezionarti alle persone, non lasciarti trasportare da dolci pensieri ... a chi vuoi che manchi una
prostituta?" .... è quello che mi ripeto nella mente da tempo, è un chiacchiericcio costante, un mantra.
La ripetizione è un'ottimo strumento per convincere qualcuno. Inizia a colarmi il naso e a bruciarmi
sempre più le narici.
Sabotaggio della mente.
Alzo lo sguardo e mi guarda fisso. Quel suo sorriso vale più di una poesia, più di una canzone. Si
avvicina, passa una mano tra i miei capelli e mi sussurra qualcosa all’orecchio destro. Una scarica
d'adrenalina parte dritta allo stomaco, sento il cuore battere così forte da uscire dal petto. La testa
diventa più leggera di un pallone a elio. Un brivido da dietro la schiena sale lungo tutto il corpo, una
lacrima docile pende dal mio occhio destro e inizia a rigarmi il viso.
Mi pulisce col mignolo, mi sposta il ciuffo davanti agli occhi. Le sue mani stringono i miei seni
leggeri. Sono nuda sulle sua gambe. Mi stende sul letto e inizia a baciarmi prima i seni, poi scende sul
ventre. Apre le mie gambe e inizia lentamente a sfiorare con la lingua la vulva umida.
Fai la tua scelta.
Non vorrei farlo, ma devo.
Metto la mano sotto il cuscino. Chiudo gli occhi, non oso guardare questa volta ...
Dopo il suo ultimo respiro inizio a secernere lacrime salate, lacrime amare. Allontano tremante il
revolver sul pavimento. Ho un dolore atroce alla gola, non riesco a deglutire come se avessi un
cappio al collo!
Gli accarezzo i capelli ancora un po’ umidi e con la mano destra gli chiudo gli occhi. Ho le mani
sporche di sangue. Il suo sangue.
Piango. Piango come non ho mai fatto prima. Come avrei sempre voluto. Distruggere qualcosa o
qualcuno a cui tenevo non può essere un motivo valido per liberarsi dal peso dell'infamia. Piango per
me, per la mia vita, per il poco tempo che ho avuto per capire. Piango soprattutto perchè non è
giusto. "Non è giusto" continuo a ripetermi.
Non esiste giusto o sbagliato. La dualità è un'illusione della mente.
<<
<<
Pronto>> urla la voce al telefono ( tiro di sigaretta ).
Sono io>> parlando con voce tremante e contenendo il pianto.
<<E' andato ?>> (altro tiro di sigaretta).
<<Si>>.
<<Brava! Vestiti e sparisci da lì prima che arrivi la polizia. Non farti viva per qualche giorno nel club,
prepariamo il tuo alibi ... che c'è ti sento strana, ti sei rimessa a sniffare di nuovo ?>>
<<E’ stato più difficile questa volta.>>
<<Beh cosa vorresti dire, è morto l' infame?>>.
<<Andrò via come dici tu>>, gli dico. <<Ma per sempre. Esco dal giro. Il mio debito è saldato! Non vi
devo più niente. Non mi rivedrete più ! >>
<<Cosa ?! >> (tiro di sigaretta)
<<Si hai sentito benissimo! Tu e tutti i figli di puttana come te, avete finito di usarmi! Prendete i vostri
soldi, la vostra droga e il vostro potere e ficcateveli nel culo!>> gli dico senza mezze misure mentre mi
accorgo che sto urlando.
<<Brutta troia ti metti a dettare condizioni !>> urla quasi a farsi venire un infarto. << Tu non hai saldato
un ca**o! T’ammazzo se non fai come dico io, che te lo dico a fare. >>
<< Andatevene affanculo ! >>.
<< A casa tua c'è chi guarda tuo figlio, basta uno squillo e la testa te la consegno in una busta di
plastica ! Che vuoi fare ora ?>>
<< Siete degli infami bastardi ! >> urlo.
<< Poi ti troverò e farò lo stesso con te >> ... (tiro di sigaretta) ... << Lo sapevamo già che quel bastardo
oltre che fregarci e spifferare tutto con tanto di documenti, ti voleva mettere un microfono addosso
per registrare. Faceva il finto fidanzato per usarti. Ti abbiamo fatto fare la cosa giusta, aveva già rotto
le palle abbastanza. Che cosa pensi che avrebbe fatto, ti avrebbe portato con lui? Che illusa, sei solo
una troia stupida! Ora vieni subito qui prima che t ... >> riattacco senza che finisse di parlare.
Fottuto bastardo! Infami bastardi tutti quanti!
Lancio il telefono contro il muro e finisce in mille pezzi.
Ripenso al mio uomo e a quello che mi ha sussurrato: “Andremo via insieme lontano da questa
merda" mi aveva detto. Intuivo che c'era qualcosa di vero in quello che diceva. Non saprò mai perché
non mi sono fidata.
Sabotaggio!
Guardo il mio uomo. Ormai sono come lui, morta dentro.
Esplode qualcosa dentro di me, la rabbia repressa di una vita. Cado a terra in ginocchio, le mani al
volto non riesco a smettere di piangere! Poi mi avvicino al mio uomo e abbraccio con tutte le mie
forze il suo corpo senza vita.
Libertà è prendersi la responsabilità delle proprie scelte.
Dopo alcuni minuti mi calmo, sono davanti allo specchio dell'armadio senza rendermene conto. La
luce della strada illumina di bianco solo la parte destra di me stessa. In faccia alcune macchie nere di
sangue rappreso. Nuda mi avvicino verso me stessa, appoggio le mani verso la mia stessa immagine e
vedo che lei fa altrettanto. Le sorrido e lei mi sorride di rimando quasi come un cenno d’intesa.
Ora so cosa fare. Raccolgo il revolver dal pavimento, nel tamburo l’ultimo colpo utile.
Apro la bocca e punto la canna sotto il palato. Sulla lingua il sapore amaro del metallo mischiato col
sangue del mio uomo. Guardo me stessa negli occhi. Penso che sia la cosa giusta anche per mio figlio,
non avranno motivo per fargli del male se mi tolgo dai giochi in questo modo. La mia vita per la sua,
uno scambio equo. A chi vuoi che manchi una prostituta?
Sono il nemico di me stessa.
Ho sempre immaginato che prima di morire mi passassero per la mente i ricordi e le immagini
dell'inferno. Della mia vita insomma. Invece per la prima volta ho la mente libera dal continuo
chiacchiericcio. Una strana calma fa aumentare la mia percezione delle cose. Mi concentro sul mio
respiro che diventa sempre più calmo e regolare. In sottofondo la pioggerella che batte contro i vetri,
da lontano le sirene della polizia che si avvicinano.
"Io" non sono i miei pensieri.
Chiudo gli occhi sto per premere il gril …
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