ebook gian paolo montali

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ebook gian paolo montali
EBOOK GIAN PAOLO MONTALI
CREDERE
NEL GIOCO DI
SQUADRA.
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1. Del sogno dell’essere sognatore
Il primo dovere di un buon Capo è non accontentarsi,
essere il più esigente possibile nella richiesta degli
uomini, ma, dal momento esatto in cui si rende conto
delle risorse a sua disposizione, queste diventano le
migliori.
Un buon capo, insomma, saprà ottenere il massimo
dagli uomini che ha; un buon Capo motiva e insegna e
facendolo migliora anche chi sembrava inadatto.
Il mio obiettivo è sempre stato vincere ed è sul campo
che ho imparato l’importanza del gioco di squadra. L’ho
provata, l’ho testata, l’ho toccata.
Esiste.
In una società sempre più individualista, che celebra
l’ego in tutte le sue declinazioni, dove il lavoro di gruppo
è sempre più difficile, io penso all’azienda come a una
squadra. I suoi dipendenti sono i giocatori, ognuno con
un ruolo preciso e tutti ugualmente importanti ai fini
della vittoria. E’ necessario imparare a mettere da parte
l’ego e sostituire io con noi.
2. Il ladro di idee
Il mio è un metodo molto personale e molto preciso,
che è nato e si è sviluppato sul campo. All’inizio di ogni
stagione, quando allenavo il Parma, per me scattava la
caccia al rivale: cercavo sempre la squadra da battere.
Individua un concorrente con cui il tuo team si possa
confrontare e da cui si senta stimolato.
Impara ad ascoltare i consigli e le opinioni di chiunque.
Possono servirti sul lavoro. Essere Coach è anche
questo: incamerare le parole degli altri, i gesti, le
espressioni, i pensieri. Le esperienze più interessanti,
anche in campi diversi, io le faccio mie, per adattarle
e modellarle al mio team del momento. Ogni volta
che mi capita di incontrare dei manager e di sentire
una cosa intelligente, frutto di un’esperienza che ha
portato risultati, cerco di farla mia. Se mi accorgo che
è possibile, la trasferisco nel mio contesto lavorativo e
cerco di adattarla e modellarla al mio team.
Con il passare del tempo, la curiosità diventa un’arte.
Conosci e sperimenta in ogni occasione cose nuove o
sconosciute, ti si aprirà un mondo di possibilità.
Si diventa ladri di idee a una condizione: che si parcheggi
il proprio ego e si attinga al talento degli altri.
3. Allenatore e manager
Sentiti parte di un progetto vincente e impiega tutte le
tue energie per realizzare l’obiettivo comune; ottieni
risultati subito, ma fai in modo che durino nel tempo e
che la società sia migliorata grazie al tuo lavoro.
Mettiti in gioco in diversi ruoli e amplia le tue competenze,
così da farti trovare pronto di fronte a tutte le sfide.
Giocare e cambiare di ruolo è il bello della vita, uccide
la noia, mantiene vivi i sogni e fa volare sempre più in
alto. La metafora sportiva diventa il mezzo più efficace
per far arrivare ai manager il concetto fondamentale:
“Si vince solo attraverso il gioco di squadra.”
4. Il vero vantaggio competitivo: la risorsa umana
La fortuna di un team non dipende da investimenti,
fusioni mediante incorporazioni, nuove strategie o
dai mezzi economici a disposizione. Conta la risorsa
umana che si decide di mettere in campo: questo è il
vero valore aggiunto.
Obiettivo comune dei vari Capi deve essere la
valorizzazione e l’ottimizzazione delle prestazioni del
singolo: occorre riconoscere il valore e i meriti di ogni
singolo.
Impara a valorizzare i tuoi giocatori; migliora le
prestazioni e di conseguenza i risultati del team.
Valorizzare è un lavoro finalizzato a responsabilizzare
i “giocatori” facendoli sentire apprezzati, riconosciuti,
considerati e gratificati per il contributo offerto al team.
Un bravo Capo deve valorizzare i suoi giocatori e dire
con gli occhi: “Tu vali, io credo in te”.
5. Fare Coaching
Il Coach deve essere una figura di supporto per aiutarti
a tirare fuori il potenziale nascosto dei tuoi giocatori: il
miglioramento del singolo rafforzerà la squadra.
Un bravo Coach coinvolge dal Capo fino all’ultimo dei
suoi dipendenti, li avvicina, li fa incontrare, li amalgama,
li guida. Nella maggior parte dei casi la vera performance
si raggiunge grazie al comportamento dei giocatori sul
campo.
Un bravo Coach pensa al singolo, pretende molto da lui
perché crede in lui: deve cercare di creare motivazioni
nei “giocatori”, consentendo loro di fare un salto di
qualità per il quale non basterebbero un semplice
sviluppo tecnico e fisico. La cosa più importante per
chi fa Coaching è aiutare le persone a migliorarsi,
piuttosto che limitarsi a impartire degli insegnamenti.
Lavorando sul singolo, un bravo Coach innalza il livello
di prestazione di tutta la squadra.
“Io imparo e mentre imparo restituisco, migliorando me
stesso e il team.”
Un Coach esterno vede meglio gli errori perché ha
uno sguardo emotivamente distaccato. Quando lavori
da tanto tempo con gli stessi uomini è fondamentale
andare alla continua ricerca di nuove idee e di nuovi
metodi di lavoro, perché la fiamma dell’innovazione
rimanga sempre viva.
Un vero Coach cerca sempre di individuare nuovi
strumenti per migliorare il proprio metodo.
6. Un’azienda, un team (le cose che abbiamo in
comune)
L’azienda non ha l’opportunità che ha il team di avere
una verifica ogni domenica.
Inventatevi la vostra partita.
Un monitoraggio a breve termine del singolo e del team
aiuta a non perdere giorni, settimane, mesi di lavoro
senza avere la certezza che il percorso scelto sia quello
giusto. Bisogna monitorare e controllare con costanza
il livello di performance del proprio team.
Non basta fare bene, bisogna fare meglio degli altri.
Competizione, competizione, competizione! Perché c’è
sempre un avversario da battere.
Non importa se l’avversario dall’altra parte del campo
non è alla tua altezza, il nemico peggiore puoi averlo in
casa.
Quando la definizione dei ruoli e delle competenze
non è chiara, quando iniziano a mostrarsi le crepe, le
incomprensioni e gli attriti tra i giocatori, difficilmente
si riuscirà a creare il clima di cooperazione e unione
indispensabile per andare all’attacco delle altre squadre.
Molti dei problemi che un Capo deve affrontare nascono
dalla complessità dei rapporti tra i singoli membri del
team. È necessario distribuire nel modo più equo
possibile i ruoli e le competenze e curare la relazioni
tra i singoli giocatori, mostrandosi super partes.
Mondo sportivo e mondo aziendale hanno un rivale
comune da sconfiggere; il tempo.
La parola d’ordine è “attaccare il tempo”.
Ma per attaccare il tempo ci vogliono idee chiare su
ogni singolo dettaglio del progetto: dalla strategia alla
tattica e alla loro applicazione sul campo, dalla gestione
motivazionale allo studio dell’avversario.
Se vogliamo attaccare il tempo, dovranno essere regolati
i rapporti tra i giocatori e chiariti i ruoli loro affidati. La
vittoria dipenderà dal rigore con cui verranno rispettati
quei piani, dal coraggio, dall’altruismo e dalla coesione
che dimostreranno gli uomini tra loro.
Oggi nessuno si arrende senza lottare, dunque bisogna
arrivare prima dell’avversario, essere già pronti
quando sarà il momento, sorprenderlo con la migliore
organizzazione possibile. Sarà impreparato al livello
raggiunto dal nostro team in un tempo così breve.
Questo significa “attaccare il tempo”.
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