Tana Madre - Animali e Animali

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Tana Madre - Animali e Animali
UN TRASLOCO… FARA’ BENE AL MIO CANE?
9 gennaio 2004 - Gentile Caterina,<br>rimango sempre particolarmente sorpreso, quando sento
definire “cuccioli” dei cani adulti, anche quando questo termine viene utilizzato come sinonimo
della parola “cane”, oppure in senso affettuoso. Alla mia età (47 anni sigh!) se dovessi essere
chiamato “bambino” mi risentirei, così come avviene tutte le volte che lo fa mia madre. Io credo
che un corretto rapporto inizi dalla considerazione che si ha del proprio cane partendo, appunto, dal
rispetto della sua persona: età, sesso, attitudini di razza, inclinazioni individuali ecc. Per me, amare
un cane significa innanzitutto avere rispetto per i suoi bisogni primari (guarda “un cane che abbaia
al suo padrone del 15/10/03”) e, in secondo luogo, di ricevere il nostro affetto.<br> <br>Veniamo
al suo problema. Io credo che nel momento in cui un individuo importante del branco si allontana,
si verifichi un “cambiamento d’ambiente”. L’ambiente del cane è formato sia dagli individui che
compongono il suo branco, sia dalla struttura dell’habitat esterno in cui esso svolge le sue attività.
Come già detto, un cane per “vivere bene” deve vedere soddisfatti i suoi quattro bisogni primari e,
come spiegato nel precedente articolo, l’appartenenza ad un branco è necessaria per soddisfare i
primi tre. Nel suo caso, l’appartenenza al branco dovrebbe colmare il vuoto che si verrà a creare nel
caso in cui si verifichi la prima delle seguenti ipotesi:
•
se lei porta i cani con sé stravolgerà la consuetudine del loro habitat esterno, (teniamo
presente che i cani hanno dimostrato di sapersi adattare ad una vita nomade seguendo i
pastori nei loro spostamenti dai monti alle valli, e viceversa, a seconda delle stagioni), ma
potrebbe riuscire a non cambiare le loro abitudini di vita (passeggiate, cibo ed attività
fisica);
• se cani rimangono con i suoi genitori dovranno adattarsi ad uno stravolgimento della
conduzione del branco e delle loro abitudini, condizione che però lascerà inalterato l’habitat
esterno.
Che cos’è l’habitat esterno?
Osserviamo come i lupi dividono (per istinto o con coscienza?) il territorio in cui si
muovono:
Tana Madre: Area del riposo, è il luogo più protetto dove i lupi
hanno le loro tane, allattano i cuccioli e dormono tranquilli. In
questo luogo non usano lasciare le loro deiezioni. E’ definito il
territorio primario
Territorio secondario: Area in cui si svolgono le attività sociali:
gioco, allogrooming, allevamento sociale dei piccoli, ululate
notturne
Territorio terziario: Area più esterna in cui svolgono le attività
di caccia, di pattugliamento e di difesa dei confini.
Fig. 1 Tratta da “Dalla Psicologia Canina
alla Pet Terapy” di Luigi Polverini
La struttura dei territori del lupo è dunque estesa in cerchi concentrici ed il servizio di
vigilanza dalle “intrusioni” avviene principalmente nel territorio terziario. Per intrusione si intende
la violazione del “territorio terziario” da parte di uno o più lupi appartenenti a branchi rivali. In
genere queste sfide sono mortali e la posta in palio è la vita. Sono rari i casi in cui un lupo estraneo
riesce ad inserirsi in un branco già costituito. In “Ascolta Il Tuo Cane”, Jan Fennell descrive così la
presa di potere di un branco da parte di un lupo estraneo: “(…)Il lupo precedentemente in carica
era stato ucciso da una pallottola e la sua compagna era rimasta sola a governare il branco. Ben
presto si fece avanti, per tentare di imporsi come leader, un maschio proveniente da un altro
branco. Il processo di affermazione fu affascinante. L'estraneo prese a ululare per vedere se un
maschio Alfa gli facesse eco con le classiche tonalità basse. Incoraggiato dalla mancanza di
risposta, iniziò a camminare furtivamente lungo i confini del territorio controllato dal branco.
La reazione del branco non si fece attendere e iniziò allora un rituale elaborato, a tratti
estremamente aggressivo. I lupi si scagliavano a turno contro l'intruso, poi si concedevano un
attimo di tregua assumendo una serie complessa di atteggiamenti posturali. Mi ricordavano i nativi
americani, che scagliavano una lancia ai piedi del potenziale nemico.
Durante tutto questo tempo l'intruso restò immobile nella sua posizione. Scodinzolava senza
però mostrare segni di debolezza. Il branco continuò a comportarsi in questo modo per altre sei ore
e mezzo, poi accadde qualcosa di notevole: gli attacchi finirono e i lupi iniziarono ad andare verso
il nuovo arrivato, uno alla volta. L'estraneo aveva affrontato una situazione estrema: se avesse
perso il branco lo avrebbe certamente ucciso, ma lui aveva trionfato.
Dopo che i membri del branco gli ebbero reso omaggio, arrivò anche la femmina Alfa.
Come ultimo atto simbolico, il maschio le mise la zampa anteriore sulla spalla e il capo sopra il
collo, rimanendo in quella posizione per meno di un secondo. Era quanto bastava per fare capire
che il contratto era stato stipulato. Il nuovo maschio Alfa era lui. Fu una splendida immagine da
ricordare, un trionfo della natura allo stato di estrema purezza e potenza. Gli altri membri del
branco manifestarono il proprio gradimento e la propria gioia prendendo a saltare intorno:
l'ordine era stato restaurato e il branco possedeva di nuovo un leader. (…)”
Al cane di città le cose vanno un po’ meglio: la caccia è ridotta al gioco di inseguire una
pallina (giusto per mantenersi in allenamento), la tana si difende da sola (una volta dentro non c’è
mai, o quasi, pericolo che un estraneo la violi), il cibo arriva puntualmente senza dover fare il
minimo sforzo, il territorio terziario è per lo più rappresentato dal parco pubblico ove al massimo si
ritualizzano i comportamenti atavici… allora, perché mai prendiamo sempre il lupo come esempio?
Perché, per quanto questi due animali conducano una tipologia di vita diversa, mantengono
alcune cose in comune ed inoltre, da quei pochi studi condotti sul cane inselvatichito, questo
animale, senza la cooperazione con l’uomo, tende ad aggregarsi in branchi formati da soli
conspecifici, riproponendo, con scarso successo, il comportamento del “cugino” selvatico. In
“Studio e Gestione di una Popolazione Canina”, Rosario Fico, curatore della linea guida in oggetto,
afferma che: “(…) la difficoltà nel procurarsi autonomamente il cibo in quantità costantemente
sufficiente, determina probabilmente lo scarso successo riproduttivo dei branchi di cane senza
padrone o inselvatichiti. Da studi effettuati nell’appennino abruzzese, è risultato che nessuno dei
cuccioli nati da cagne inselvatichite è, per cause varie, sopravvissuto fino alla maturità sessuale.
La perpetuazione del branco è dovuta per lo più al reclutamento di cani vacanti intorno ai paesi o
nelle campagne limitrofe. Risultati simili si sono avuti in studi effettuati sulle colonie di cani
inselvatichiti delle isole del Delta del Nilo o in Alabama. (…)”. Ciò confermerebbe una differenza
sostanziale tra i due animali: il cane inselvatichito accetta, all’interno del suo branco, l’inserimento
di un cane nuovo con molta più facilità di quanto non avvenga tra i lupi.
Ipotizziamo una comparazione di quanto visto finora, con la vita di un cane d’appartamento:
•
la “Tana Madre” è rappresentata dal luogo in cui soggiorna e vive: il lupo all’interno del
Territorio Primario, il cane, invece, nell’appartamento stesso. All’interno del Territorio
Primario il lupo alleva i cuccioli dalla nascita allo svezzamento, organizza la tana personale
e non vi depone le sue deiezioni perché non vi è alcun motivo di contrassegnare la propria
esistenza. Un lupo estraneo al branco, con esclusione dell’ipotesi precedente, non ha alcuna
possibilità di accedervi. Il cane urbano di proprietà limita quest’area alle mura
dell’appartamento, vi rispetta le norme igieniche non lasciandovi deiezioni-segnali e vi si
sente al sicuro , l’intrusione di un estraneo scaturisce sempre l’attenzione del cane che può
essere descritta nei seguenti modi: festosa (di controllo passivo) o aggressiva (di controllo
attivo), raramente il cane d’appartamento estende questo controllo fino al territorio
circostante all’abitazione; quello di campagna, invece, lo esercita anche sull’aia e su tutto il
territorio che è libero di frequentare (Territorio Secondario)
Il “Territorio Secondario” o “Sociale” è costituito dalle zone che il cane frequenta
abitualmente: il parchetto vicino casa o la passeggiata intorno all’abitazione. A volte gli
esseri umani cittadini, svolgono le loro attività quotidiane in luoghi lontani dalla propria
abitazione, portando con sé il proprio animale: in questo caso il territorio secondario
potrebbe essere identificato dal cane nell’area intorno all’ufficio piuttosto che in quella
intorno alla tana.
•
Il “Territorio Terziario” o di caccia nel cane urbano è difficilmente rappresentabile,
potrebbe essere identificato in quei parchi in cui il cane viene portato occasionalmente,
nelle zone di campagna in cui lo si porta per lasciarlo libero di dare sfogo alla sua energia
compressa o più genericamente in quei luoghi sconosciuti in cui tende a non perdere di vista
il suo proprietario.
Quando non esistevano le automobili i cani si muovevano, con il proprietario, partendo
dalla “tana” e mano a mano che si allontanavano si introducevano in territori sempre più
estranei; anche i traslochi non erano così frequenti come nei nostri giorni. Nel complesso,
questo modo di procedere era molto simile a quello usato dai lupi. Oggi, invece, molti cani
transitano a bordo di un auto in aree neutre in cui non possono marcare il territorio, per
ritrovarsi ad alcuni chilometri di distanza, nel parco in cui abitualmente vengono portati,
luogo in cui vengono svolte le attività sociali con individui esterni al suo branco.
Questa serie di situazioni non trova corrispondenza nella vita sociale del lupo perché si
verifica solo per mezzo dell’intervento dell’uomo: il cane tende ad avere rapporti sociali con
altri consimili come se appartenessero al suo branco con una buona probabilità che in futuro
non si incontreranno mai più.
Da quanto emerso finora appare evidente che il nostro cane urbano ha perso la cognizione
naturale del suo spazio, inteso a cerchi concentrici, perché le aeree territoriali possono risultare
distribuite “a caso”. L’avvento delle automobili ha causato questa variante: il cane un tempo si
spostava a piedi con il suo proprietario per andare nel luogo stabilito da quest’ultimo; durante
questo percorso, l’animale aveva la possibilità di esplorare il territorio mano a mano che lo
percorreva, mentre oggi, si ritrova catapultato da un luogo ad un altro, avendo saltato
completamente la fase esplorativa: grande deve essere la fiducia che questo animale ripone nella
nostra specie! Nonostante questo sia un motivo di stress, il cane è riuscito ad adattarsi anche ad un
simile sconvolgimento. L’adattamento è però condizionato dalla qualità della vita del cane la quale,
a sua volta, è determinata dalla capacità del proprietario di soddisfare le esigenze primarie del suo
animale: più sarà alta la capacità del proprietario di identificarsi nel ruolo di leader, più sarà basso il
livello di stress accumulato dal cane.
Il territorio non è, dunque, un bisogno primario del cane, ma uno strumento che questo
dovrebbe utilizzare per soddisfare i bisogni di mantenersi sano, al sicuro e per svolgere le attività
legate alla riproduzione.
Da quanto visto finora, potremmo supporre che il cane “urbano” di proprietà, invece, usi il
territorio in modo diverso:
• non rappresenta uno strumento per procurarsi cibo, infatti, la pappa appare miracolosamente
ogni giorno dentro una ciotola, e senza aver faticato;
•
•
la tana, come detto, è protetta da muri e porte; l’ingresso di un estraneo è sempre mediato
dalla presenza del proprietario riducendo così l’utilità dell’attività di sentinella;
il controllo sul territorio esterno è svolto dal cane più come un rito, che non come
un’attività di vitale importanza.
Forse mi sono dilungato un po’ troppo e sono anche uscito leggermente fuori tema, ma trovo
interessante divulgare i meccanismi di comportamento del cane.
In quanto a lei, Caterina, spero di averle fornito elementi per poter analizzare con cura i pro
ed i contro della scelta che sta per attuare. Quando avrà preso la sua decisione dovrà valutare i
risultati ottenuti alla luce di quanto descritto finora, tenendo presente che un breve periodo di prova,
anche se dovesse dare esiti negativi, non comprometterà l’equilibrio psicologico dei suoi adorati
“cuccioli”.
La ringrazio per i complimenti che, oltre ad essere un incentivo per lavorare meglio, sono
sempre molto graditi.
Continui a seguirci.
Riccardo Totino