Banana

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Banana
Banana
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Banana
Pianta della Banana
Classificazione scientifica
Regno:
Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe:
Liliopsida
Ordine:
Zingiberales
Famiglia:
Musaceae
Genere:
Musa
Specie
Origine ibrida; vedi il testo
Il banano è una pianta della famiglia delle Musaceae.
Il termine banana è applicato al frutto della pianta, che si sviluppa (nella specie e nelle varietà
commestibili) in una serie di grappoli. Le banane pesano tipicamente 125 – 200 g, benché questo
peso vari considerevolmente fra le differenti cultivar. Il frutto è commestibile per circa l'80%, il
restante 20% è buccia; può essere consumato crudo o cotto.
La parola banana deriva da una lingua dell'Africa occidentale, probabilmente la lingua wolof.
Quando i portoghesi giunsero in Africa, scoprirono la presenza degli alberi della banana e portarono
i semi in America meridionale per coltivarla. La parola entrò a far parte della lingua portoghese e
della lingua spagnola.[1] La banana, che non era ancora stata scoperta ed importata in Europa, veniva
descritta nel 1601 come il frutto che profuma di rosa.
Biologia
Frutto tropicale ricco di potassio(K).
Sistematica
Mentre le banane originarie contenevano molti semi, varietà senza semi e triploidi sono state
selezionate per il consumo umano. Queste si propagano asessualmente dai rami della pianta. Questi
rami sono chiamati follower o sucker nel commercio, e uno o due di essi sono la fonte per il nuovo
ceppo di frutta che la pianta produce, perché questa è normalmente abbattuta al momento della
raccolta. Un casco di banane può pesare 30 – 50 kg, e normalmente viene trasportato a spalla.
Il sapore e la struttura di molti tipi di banane sono influenzati dalla temperatura a cui maturano, e
dal grado di maturazione: i frutti fatti maturare per più tempo e a temperature maggiori avranno
minore consistenza e saranno più dolci rispetto a quelli più acerbi e cresciuti in ambiente più rigido
o ventilato, che saranno quindi più turgidi e meno saporiti. Il colore della polpa evolve dal verde
verso il giallo e, in avanzato stato di maturazione, tende a manifestare chiazze marroni
corrispondenti ad accumuli di zuccheri. Il livello di maturazione è visibile anche dal colore della
buccia: tendente al verde nelle banane acerbe, al giallo scuro con piccole chiazze marroni in quelle
molto mature, al giallo acceso nelle altre (quelle di maggior diffusione in ambito commerciale).
Esistono banane di varie dimensioni e colori, ma le varietà commerciali dolci più comunemente
consumate nei paesi temperati sono la Musa acuminata o l'ibrida Musa x paradisiaca, un cultigen.
Nelle regioni tropicali questo tipo di frutto è disponibile per tutto l'anno, il che spiega il motivo per
cui la quasi totalità delle banane proviene proprio da questi paesi. Nel commercio globale, la più
importante varietà di banana coltivata è la Cavendish.
Le banane maturano generalmente nella stagione primaverile/estiva del luogo in cui si trovano
(l'emisfero meridionale). È nota la tendenza di questo frutto a maturare anche dopo essere stato
colto dalla pianta: questo processo è dovuto all'emissione di etilene da parte della banana stessa e
caratterizza in generale tutti i cosiddetti frutti climaterici (anche se nel caso della banana il
fenomeno è particolarmente marcato). Il fenomeno è accelerato dalle temperature elevate, che
influiscono sulla maggiore produzione di etilene, dalla ridotta ventilazione e dalla presenza di altri
frutti climaterici, quali mele, pomodori o altre banane, nelle vicinanze. In alcuni processi industriali,
le banane vengono messe in ambiente non ventilato e a contatto con etilene prodotto artificialmente
proprio per velocizzare la maturazione e ottenere così frutti più dolci in minor tempo.
Parassiti e malattie della banana [modifica]
A causa della limitata diversità genetica, le banane coltivate sono soggette a varie malattie e attacchi
di parassiti come la Sigatoka Nera, e nuovi ceppi della malattia di Panama, causata dal fungo
Fusarium.
La propagazione vegetativa (essenzialmente dovuta alla mancanza di semi vitali nelle banane
commercializzate) ha provocato la diffusione di malattie virali lungo le aree di coltivazione delle
banane. Le malattie virali delle banane commercialmente rilevanti includono i badnavirus che sono
responsabili della malattia delle righe nere o cercosporiosi. Si pensava che questa malattia
derivasse dal DNA di un virus integrato nel genoma della specie Musa balbisiana, uno delle specie
selvatiche che ha contribuito a molte delle specie attualmente coltivate. La malattia dalle righe nere
della banana può presentare vari sintomi, oppure può averne pochi o addirittura nessuno sulla pianta
di banana infettata se sono curate e trattate con abbondante fertilizzante. Il Banana Bunchy Top
Virus (BBTV) è il virus più distruttivo in Asia e ci sono solamente due metodi per controllarlo:
sradicamento delle piante infette e controllo degli afidi vettori che diffondono l'infezione.
Valori nutrizionali [modifica]
Le banane contengono circa il 75% di acqua, il 23% di carboidrati, l'1% di proteine, lo 0,3% di
grassi, e il 2,6% di fibra alimentare (questi valori variano a seconda delle diverse coltivazioni di
banane, del grado di maturazione e delle condizioni di crescita).
La polpa della banana, essendo ricca di vitamina A, vitamina B1, vitamina B2, vitamina C,
vitamina PP e, seppur in misura minore, di vitamina E, di sali minerali (calcio, fosforo, ferro e
potassio) e di carboidrati, ha proprietà nutrienti, ri-mineralizzanti e stimolanti per la pelle. Il suo
punto forte però è la sua ricchezza di potassio, indispensabile per il funzionamento del sistema
cardiovascolare; è perciò fortemente raccomandata per chi soffre di ipertensione. La banana
contiene anche la vitamina B6, che favorisce il metabolismo delle proteine.
Aspetti medici [modifica]
Per la presenza di proteine allergizzanti nel frutto (Ba 1, Ba2 e Mus XP 1), la banana è causa di
allergie alimentari [2].
Possibile estinzione [modifica]
Entro il prossimo decennio, la banana commestibile potrebbe estinguersi. La banana Cavendish,
consumata in tutto il pianeta, pecca di scarsa diversità genetica che la rende vulnerabile a malattie
quali:
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•
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Malattia di Panama, causata da funghi terricoli, che cancellò la varietà Gros Michel (Big Mike) negli anni '50.
Sigatoka Nera, un'altra malattia provocata da funghi che ha raggiunto le proporzioni di un'epidemia mondiale.
Peste che invade le piantagioni e le fattorie in America Centrale, Africa e Asia.
Una nuova variante patogena, razza tropicale 4, affligge le coltivazioni di Cavendish nel sudest
asiatico ed è per questo alla radice dei problemi riguardanti i commerci di esportazione. La
diffusione della razza tropicale 4 in America richiederebbe che i sucker delle banane infette oppure
che la terra infestata sia importata dall'Asia, ma fortunatamente entrambe le cose sono strettamente
proibite sia nei paesi produttori che in quelli esportatori.
La varietà Gros Michel (Big Mike) è stata una delle prime ad essere coltivata. Come già detto, fu
cancellata dalla malattia di Panama negli anni cinquanta. La Gros Michel era molto adatta ad essere
esportata nei paesi extra-tropicali. Maggiore cura è richiesta per il trasporto della Cavendish..
Storia [modifica]
Banano nei Giardini di Kew, Londra
La bananizzazione del banano avvenne nell'Asia sud-orientale in epoca preistorica. Ancora oggi si
trovano molte specie di banane selvatiche in Nuova Guinea, Malesia, Indonesia e Filippine.
Recenti prove archeologiche e paleoambientali nelle paludi del Kuk, nella Western Highlands
Province della Papua Nuova Guinea suggeriscono che la coltivazione della banana risalga almeno al
5000 a.C. e forse anche all'8000 a.C. Ciò farebbe degli altopiani della Nuova Guinea il luogo in cui
il banano fu domesticato. È probabile che altre specie di banani selvatici siano stati domesticati
successivamente in altre zone dell'Asia sud-orientale.
La banana è menzionata per la prima volta nella storia scritta in testi buddistici del 600 a.C.
Alessandro Magno scoprì il sapore della banana nelle valli dell'India nel 327 a.C. L'esistenza di una
coltivazione organizzata di banane è stata riscontrata in Cina almeno dal 200 d.C. Nel 650, i
conquistatori islamici portarono la banana fino alla Palestina. I mercanti arabi diffusero
successivamente le banane in quasi tutta l'Africa.
Nel 1502, i coloni Portoghesi iniziarono le prime piantagioni di banane nei Caraibi e in America
Centrale.
Utilizzi svariati della banana [modifica]
Oltre ai frutti, nella cucina del Bengala e del Kerala (in India) si usano i fiori del banano, crudi o
cotti. Negli stessi paesi e anche in Birmania si usa pure il cuore tenero del tronco del banano.
Un altro modo per consumare il frutto è l'essiccazione. Le banane essiccate hanno un colore
marrone scuro e un sapore tipico e intenso.
Le banane sono state anche usate per produrre marmellate. Tuttavia, al contrario di altri frutti, le
banane sono state usate solo recentemente per preparare succhi e spremute. Malgrado l'85% di
contenuto d'acqua, è stato storicamente difficile estrarre il succo dal frutto perché, quando viene
pressata, una banana diventa semplicemente polpa. Nel 2004, scienziati del “Bhabha Atomic
Research Centre” (BARC, India), hanno brevettato una tecnica per estrarre il succo trattando la
polpa di banana in un recipiente con una reazione che impiega da 4 a 24 ore.
Le foglie di banana, grandi, flessibili e impermeabili, sono come ombrelli e sono usate per
avvolgere cibi.
La superficie interna della buccia di banana, infine, può essere strofinata sull'irritazione provocata
dall'edera del Canada per abbatterne i sintomi. Inoltre, la pelle della banana veniva utilizzata come
medicinale per il trattamento della psoriasi. È possibile inoltre utilizzare la buccia di banana come
lucido per scarpe ecologico[3].
Commercio
Principali nazioni produttrici di banane – 2005 Le banane
(in milioni di tonnellate)
coltivatori
16.8
India
sono tra i frutti più consumati al mondo. Tuttavia, i
di banane ricavano esigui guadagni. Per questa
ragione
le
banane
sono disponibile come articoli di commercio
6.7
Brasile
6.4 equo in alcuni stati. La banana ha una storia commerciale che
Cina
5.9 inizia con la fondazione della United Fruit Company alla fine
Ecuador
Filippine
5.8 del XIX secolo. Per gran parte del XX secolo, le banane e il
4.5 caffè hanno dominato le esportazioni dell'America Centrale.
Indonesia
2.2 Negli anni trenta, le banane e il caffè hanno contribuito per il
Costa Rica
2.0
Messico
75% al volume delle esportazioni regionali. Più tardi, nel 1960,
2.0
Thailandia
i due raccolti hanno realizzato il 67% delle esportazioni della
1.6
Colombia
regione. Sebbene i due prodotti crescano nelle stesse regioni,
1.6
Burundi
Totale Mondiale
72.5 non hanno la tendenza a disturbare il mercato a vicenda. La
[4]
United Fruit Company basava i suoi affari quasi interamente
Fonte: FAO
sul commercio di banane, visto che il commercio di caffè era
troppo difficile da controllare. Il termine banana republic è stato largamente utilizzato per i paesi
della regione centro americana, ma in senso strettamente economico è applicabile solo a Costa Rica,
Honduras e Panama, che sono state effettivamente repubbliche delle banane, ossia paesi la cui
economia è guidata dal commercio delle banane.[5]
Dati statistici
Nel 2002, sono stati raccolti oltre 68 milioni di tonnellate di banane, di cui 12 milioni di tonnellate
sono stati commercializzati nel mondo.
In base ai dati della FAO relativi alla media del periodo 2000 – 2004, il maggior produttore
mondiale di banane è l'India (circa il 23% della produzione mondiale); Brasile, Ecuador, Cina e
Filippine producono ciascuno l'8 – 9% della produzione mondiale.
Il commercio mondiale è però dominato (come paesi esportatori) dall'Ecuador (quasi il 30% del
totale delle esportazioni), seguito da Costa Rica, Filippine e Colombia. In totale questi quattro paesi
alimentano circa i 2/3 del totale mondiale delle esportazioni di banane.
I più grandi paesi importatori sono gli Stati Uniti e l'Unione Europea; quest'ultima, secondo i dati
FAO del periodo 1999 – 2003, assorbe il 34% del totale mondiale delle importazioni di banane.
I paesi latino-americani servono principalmente il mercato nordamericano ed europeo, mentre le
Filippine sono il principale fornitore del Giappone.
Cultura]
Le banane sono usate anche in senso umoristico come simbolo fallico (una metafora per il pene
umano data la somiglianza in forma e dimensione). In alcune zone del sud-est asiatico (ad es.
Malesia e Singapore), banana è un termine dispregiativo per una persona di origine cinese che non
conosce molto della cultura cinese e parla inglese fluentemente, molto più del mandarino o di ogni
altro dialetto cinese. Il riferimento è dovuto alla somiglianza dei due soggetti: "giallo fuori, bianco
dentro".
La rappresentazione di una persona che scivola su una buccia di banana è stata la materia prima
della commedia per generazioni, specie di quella slapstick. La registrazione di una commedia del
1906 prodotta dalla Edison Records mostra un famoso personaggio del tempo, Cal Stewart,
descrivere un suo incidente dicendo:
(EN)
(IT)
« I don't think much of a man what throws a
« Non penso molto di un uomo che getta la buccia
bananer peelin' on the sidewalk, e I don't
think much of a bananer what throws a man
on the sidewalk, neether. ... my foot hit that
bananer peelin' e I went up in the air, e cum
down ker-plunk, e fer about a minnit I seen
all the stars what stronomy tells about, e
some that haint been discovered yit. Wall jist
as I wuz pickin' myself up a little boy cum
runnin' cross the street e he sed 'Oh mister,
won't you please do that agin, my mother
didn't see you do it. »
di banana sul marciapiede. E non penso molto
nemmeno di una banana che getta un uomo sul
marciapiede... il mio piede ha colpito la buccia di
banana e sono volato in aria, e ricaduto a terra
violentemente, e per circa un minuto ho visto tutte
le stelle dell'astronomia e addirittura qualcuna che
non è stata ancora scoperta. Mentre mi stavo
rialzando, un ragazzino è arrivato attraversando la
strada e dicendo: — Oh signore, non lo farebbe
ancora? La mia mamma non vi ha visto — »
In realtà la buccia di banana non è particolarmente sdrucciolevole. Il suo utilizzo nelle gag è stato
introdotto semplicemente per sostituire le feci dei cani, in realtà ben più scivolose, mantenendone la
comicità, ma edulcorando la situazione.
Leggende metropolitane
Negli anni quaranta e cinquanta, una leggenda metropolitana coinvolse le tarantole nascoste tra i
caschi di banana. Da notare che, mentre le tarantole non si nascondono tra le banane, certi altri
grandi ragni esotici hanno questa abitudine. Questi ragni sono abbastanza velenosi e altamente
aggressivi.
Un'altra leggenda metropolitana attribuisce proprietà allucinogene alla buccia essiccata della
banana, se fumata. Diversamente da tante leggende metropolitane, l'origine di quest'ultima è stata
tracciata. Risale ad un articolo in un giornale studentesco, il Berkeley Barb, del marzo 1967, ispirato
alla storia del cantante Country Joe McDonald. Questa storia è stata portata all'attenzione
dell'opinione pubblica più tardi, negli anni ottanta, quando un gruppo punk satirico, The Dead
Milkmen, pubblicò una canzone riguardante gli effetti della buccia di banana da fumare. Perfino la
FDA aprì un'inchiesta.
Come la leggenda sul ragno, anche questa ha un fondo di verità. L'imbrunimento delle banane
mature, passando dal giallo al marrone fino ad arrivare al nero, è principalmente dovuto a grandi
quantità di serotonina, un importante neurotrasmettitore, prodotta dal triptofano delle bucce di
banana. Anche se questa proprietà lascerebbe supporre un naturale effetto antidepressivo delle
banane, questo non si verifica. Con l'ingestione, la serotonina è immediatamente spezzata dagli
enzimi dello stomaco (in particolar modo la monoammina ossidasi). Dato l'elevato punto di fusione
(213 °C), la serotonina non è adatta per essere fumata e si decompone in gas tossici (ossidi di
carbonio e azoto) durante la combustione. Inoltre la serotonina non può attraversare la barriera
ematoencefalica.[senza fonte]
The Effects of Nemagon:
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The wide variety of Nemagon-caused symptoms have been attributed to the fact that DBCP targets
the endocrine system
Male victims of Nemagon suffer from reduced, impaired, or completely decimated sperm counts, with
67% of the male banana workers in Nicaragua rendered permanently sterile
Female victims are plagued with menstrual disruptions, discoloration of the skin, repeated
miscarriages, uterine and breast cancer
Both women and men live with migraines and permanent headaches, bone pains, vision loss, fevers,
hot flashes, loss of fingernails and hair, hematoma-covered skin, weight loss, anxiety and other
nervous disorders, depression, liver damage, kidney and stomach cancer
466 Nicaraguans have died as a result of Nemagon-caused cancer
Offspring of banana workers are born deformed, deaf, or blind
The Case:
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The Association of Workers, and Former Workers with Claims against Nemagon (ASOTRAEXDAN)
has been organized, headed by one of the victims, Victorino Espinales
ASOTRAEXDAN has led the banana worker's struggle by convening assemblies, conducting
medical exams on past & present workers, operating a radio program, organizing public protests,
and filing legal suits on behalf of the plaintiffs
On January 17th, 2001, due to these efforts, the Nicaraguan National Assembly passed Law 364,
which lays the legal groundwork upon which farm workers can sue the corporations
This law is explicitly threatened by the proposal of the Central American Free Trade Agreement
(CAFTA)
Three U.S. corporations have been found liable under Law 364 in a Nicaraguan court; Dole,
Dow, and Shell have been ordered to pay US$490 million to Nemagon victims. Each of these
companies has denied the legality of the case on fallacious grounds, calling for a new trial in
the U.S.
1,2-Dibromo-3-chloropropane
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1,2-Dibromo-3-chloropropane
IUPAC name[hide]
1,2-Dibromo-3-chloropropane
Identifiers
Abbreviations
DBCP
CAS number
96-12-8
Properties
Molecular formula
C3H5Br2Cl
Molar mass
236.33 g mol−1
(what is this?)
Except where noted otherwise, data are given for
materials in their standard state (at 25 °C, 100 kPa)
Infobox references
1,2-Dibromo-3-chloropropane, (dibromochloropropane) better known as DBCP, is the active
ingredient in the nematicide Nemagon, also known as Fumazone. It is a soil fumigant formerly
used in American agriculture. In mammals it causes male sterility at high levels of exposure. After
discovery of its deleterious health effects on humans, the compound was banned from use in 1979
by the United States Environmental Protection Agency (EPA).[1] The continuing presence of the
chemical as a contaminant in ground water remains a problem for many communities for years after
end of use.
Uses
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Until 1977, DBCP was used as a soil fumigant and nematocide on over 40 different crops in the United States. It fights pests
that attack the roots of fruit trees and boosts the weight of harvests by 20 percent.[2] From 1977 to 1979, EPA suspended
registration for all DBCP-containing products except for use on pineapples in Hawaii. In 1985, EPA issued an intent to cancel
all registrations for DBCP, including use on pineapples. Subsequently, the use of existing stocks of DBCP was prohibited.
DBCP is used as an intermediate in the synthesis of organic chemicals.
Sources and potential exposure
•
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Human exposure to DBCP could result from the ingestion of contaminated drinking water and food.
Human exposure could also result from inhalation and / or skin contact with the product.
In the past, release of DBCP to the environment occurred primarily from its fumigant and nematocide uses; because of the
cancellation of all DBCP uses, environmental exposure is expected to decline with time.
Examples of persistence
DBCP residues have persisted in contaminated soil and groundwater long after applications have
ceased. For example in agricultural areas around Turlock in the Central Valley of California, DBCP
was applied to crops in the 1970s. As late as 1989, DBCP persistence was reported in groundwater
that was previously used for beneficial purposes, and numerous nearby wells had to be shut down at
that time.[3]
Lawsuits
Workers at the Dow Chemical plant producing DBCP were made sterile by exposure to DBCP.
These male reproductive effects were consistent with animal experiments showing that DBCP
sterilizes rabbits. One contract worker at the production plant successfully sued the company. Most
workers remained with the company and in a company sponsored medical program until the facility
was sold in 1987. At that time, some of the workers did file suit against the company. However, the
suit was denied due to "statute of limitations" issues.
Most domestic uses of the chemical were banned in 1977. Amid growing concerns over DBCP's
effects on male workers, Dow ceased production and reclaimed DBCP that had been shipped to its
users.
However, despite warnings from Dow about its health effects, the Dole Food Company, which was
using the chemical on its banana plantations in Latin America, threatened to sue Dow if it stopped
DBCP shipments. Dow then shipped half a million gallons of DBCP to Dole, much of it reclaimed
from other users. Plantation workers who became sterile or were stricken with other maladies
subsequently sued Dow and Dole in Latin American courts, alleging that their ailments were caused
by DBCP exposure. Although the courts agreed with the workers and awarded them over $600
million in damages, they were unable to collect payments from the companies. A group of workers
then filed lawsuits in the United States, and on November 5, 2007, a Los Angeles jury awarded
them 3.2 million dollars.[4] On April 23, 2009 a Los Angeles judge threw out two cases against Dole
and Dow Chemical due to fraud and extortion by lawyers in Nicaragua recruiting fraudulent
plaintiffs to make claims against the company.[5] The ruling casts doubt on $2 billion in judgments
in similar lawsuits.[6]
Workers in the Ivory Coast using the Alien Tort Claims Act, and claiming sterility, crimes against
humanity, and genocide, sued (in Abagninin v. AMVAC Chemical Corp. [No. 07-56326]), these
manufacturers of DBCP: Amvac Chemical, Dow Chemical, Shell Oil Company, as well as Dole
Food Company, who used it on overseas crops, but never used it in the Ivory Coast. The United
States Court of Appeals for the Ninth Circuit ruled against the workers in September 2008, stating
that the plaintiffs did not show that the defendants had "specific intent" to intend harm against the
workers and the citizens of the country. To be found guilty of genocide the defendant must have
knowingly set out to commit the offense.[7][8]
Nacionales
Escalofriante estudio determina presencia de veneno en pozos de
Chinandega
Nemagón sigue vivo
Muchos años después, la causa de la desgracia de miles de
hombres y mujeres, el químico DBCP, o simplemente
Nemagón, se encuentra viva en Chinandega. Un estudio
científico de la UNAN acaba de encontrar restos del
veneno en 15 pozos de Chinandega, cuya agua es para
consumo humano
José Adán Silva
Managua - 09:48 - 13/08/2007
Un estudio científico del Centro para la Investigación de Recursos Acuáticos de Nicaragua (CIRA), adscrito
a la Universidad Nacional Autónoma de Nicaragua (UNAN), realizado entre el primer semestre de 2006 y
mayo de 2007, revela que en las zonas donde existieron plantaciones bananeras en los años 70 y 80, se
encontraron residuos de DBCP y otros diez plaguicidas empleados en el cultivo del algodón y banano.
El estudio se denomina “Presencia y concentración de residuos de plaguicidas y contaminantes biológicos
en el agua de pozos para consumo humano en localidades de antiguas plantaciones bananeras en el
Occidente de Nicaragua”. A cargo del mismo estuvieron los especialistas Salvador Montenegro Guillén y
Mario Jiménez García.
Según el resumen del estudio completo, los científicos investigaron la calidad físico-química, microbiológica
y aspectos toxicológicos por presencia de residuos de plaguicidas organoclorados en el agua de 15 pozos
excavados a mano, que abastecen a campesinos en el departamento de Chinandega, desde 38 años a
menos.
100% Nemagón
“Los resultados analíticos muestran presencia de residuos de plaguicidas empleados en el cultivo del
algodón y banano. El residuo del Dibromo-Cloro-Propano (DBCP), o Nemagón y Fumazone por sus
nombres comerciales, se encontró en todos los pozos muestreados, en bajas concentraciones”, dice el
informe, donde se lee la presencia de al menos once sustancias tóxicas más, entre las cuales se mencionan
el hexaclorobenceno, beta benzenehexaclorido, heptacloro, heptacloro epoxido, dieldrin, endrin, DDE, DDD,
DDT y toxafeno.
Chinandega fue por varias décadas un emporio agrícola al que le cayeron toneladas de químicos para matar
y controlar las plagas de los cultivos de banano y algodón. Años después que terminara el boom de las
producciones agrícolas de estas plantaciones, miles de campesinos ex trabajadores de esos rubros,
empezaron a denunciar la presencia de enfermedades graves.
Unos ocho mil de ellos, ex trabajadores de las haciendas de banano, aducen ser víctimas de los efectos
nocivos de la sustancia DBCP, que se comercializó en Chinandega bajo los nombres comerciales de
Nemagón y Fumazone. Al menos 2000 de ellos han muerto y otros miles se encuentran enfermos, según
datos de la Asociación de Trabajadores y ex Trabajadores afectados por el Nemagón (Asotraexdan).
Para efecto de este estudio, los investigadores, con ayuda de ex trabajadores de las plantaciones
bananeras, identificaron diez pozos cavados a mano y que aún son de consumo humano, ubicados en zona
de antiguas plantaciones bananeras en el departamento de Chinandega, sobre todo los ubicados al oeste y
noroeste del municipio El Viejo.
Además de veneno, heces
Cinco pozos con un uso de entre cinco y 38 años, ubicados al este de Chinadega, en la comarca La Mora
--unos dos kilómetros al sureste de la ciudad y donde no hubo cultivo del banano--, fueron seleccionados
para comparar la calidad del agua.
Según el documento, en cada uno de los pozos seleccionados se usaron muestreadores pasivo a base de
membranas semipermeables (SPMD), capaces de capturar concentraciones pequeñas de residuos, los que
se plantaron en marzo de 2006 y fueron retirados en abril del mismo año, además de muestras de agua
para los análisis físico químico general y microbiológico.
En el caso del DBCP, fue detectado en pequeñas cantidades en las aguas de todos los pozos estudiados,
tanto en los ubicados en el área cercana a las fincas bananeras como en los tomados como controles de
comparación.
Los valores de los residuos de Nemagón encontrados fueron de unidades que no alcanzan su nivel máximo
de contaminación, no así la presencia bacterial que demuestra altos grados de contaminación --por heces
humanas y animales-- del agua que consumen en la zona investigada de Chinandega.
Cóctel mortal
“Entre los más frecuentes residuos de once plaguicidas detectados se encuentra el DBCP, que se identificó
con el 100% de los pozos estudiados, en ocho pozos (66.6%) fue detectado el pp-DDE, el Dieldrin en siete
pozos, el pp-DDT fue identificado en cuatro pozos, en tanto que el Eldrin y el pp-DDD fueron encontrados en
dos pozos cada uno, y el BHC, Heptacloro, Heptacloro Hepóxido y Toxafeno, fueron detectados cada uno
en un pozo diferente”, cita el estudio que reitera que el nivel de las sustancias encontradas aparentemente
no implica riesgos a la salud humana, pero al mismo tiempo, advierte que no hay que descartar riesgos.
“En términos generales, cabe señalar que aunque la mayoría de estos plaguicidas organoclorados se
determinaron con un Nivel Máximo Contaminante bajo, no hay que descartar el efecto sinérgico de los
mismos, el llamado efecto cóctel, que debido a la acción combinada de estos compuestos conlleva a las
poblaciones expuestas a un mayor riesgo acumulativo de padecer patologías relacionadas con la exposición
crónica a estos xenobióticos”, reza el informe.
Además, cita el estudio, la presencia de altas concentraciones de bacterias indicadoras de contaminación
fecal humana y animal, hace que las aguas estudiadas no sean aptas para el consumo humano, y las
convierte en un riesgo sanitario severo.
“El hecho de que en la actualidad el DBCP haya sido encontrado en pequeñas cantidades, evidencia que ha
sido empleado en el Occidente del país y ha llegado contaminando el manto freático, dada su presencia en
los pozos estudiados”, detalla el documento, que explica al mismo tiempo que en el agua subterránea, el
BDCP puede persistir hasta 141 años debido a su baja tasa de hidrólisis.
Un siglo para limpiar veneno
“En vista de que la historia de aplicación de este compuesto se remonta a unos 40 años, aún quedaría un
siglo antes de extinguirse por su propia descomposición”, sentencia la investigación.
El estudio cita, además, que los efectos crónicos en la salud humana del DBCP, tienen el potencial para
causar daño en el riñón y efectos de esterilidad de la exposición a largo plazo, especialmente a niveles
superiores.
“La agencia internacional para la Investigación en el Cáncer clasifica al DBCP como posible cancerígeno a
humanos, ubicándolo en el grupo 2B de las sustancias cancerígenas”, reza el informe científico que
determina que ésta es la primera vez que se incluye la búsqueda de DBCP en aguas subterráneas de
Nicaragua. Y la primera vez que se encuentra.
“Tal vez así nos creen”
La existencia de un estudio que determina la presencia del químico DBCP, compuesto del plaguicida
conocido como Nemagón, causó asombro y alarma entre los más de dos mil campesinos que pernoctan
frente a la Asamblea Nacional en demanda de atenciones sociales.
Victorino Espinales, dirigente de los campesinos que se identifican como víctimas del Nemagón, llamó a
reunión urgente este pasado jueves a los otros dirigentes campesinos para explicarles los alcances de la
investigación del CIRA-UNAN.
“Ya con esto comprobamos que el Nemagón no lo llevamos en la sangre sólo los que trabajamos en las
fincas, demuestra también que el veneno sigue vivo y contaminando a las nuevas generaciones que toman
agua de esos pozos”, dijo Espinales, quien además anunció una jornada de protestas pacíficas para exigir la
presencia del Ministerio de Salud en Chinandega, y obligar al gobierno a tomar medidas sanitarias en la
zona investigada.
Por su parte Manuel Hernández, otro de los dirigentes, originario del municipio de Posoltega, Chinandega,
clamó para que las autoridades sanitarias del país decreten un estado de emergencia en la zona
investigada donde se determinó la presencia del químico, y se investigue a fondo la situación de otros pozos
de la zona.
“Nosotros pensamos que la pesadilla del Nemagón se había terminado con nuestras enfermedades, pero
ahora vemos que el diablo sigue vivito y coleando. Yo le pido al Ministerio de Salud que investigue a fondo,
porque no puede ser posible que después de tantos años, ahora se siga condenando a la población a morir
envenenada por el Nemagón”, reclamó.
Medicina Legal confirma
De igual modo, la líder campesina Daysi Ambota, presente en la reunión donde se discutía el informe del
CIRA, llamó a las autoridades sanitarias y a las instituciones académicas a verificar a fondo la investigación
del CIRA, ya que para ella “es grave saber que el Nemagón existe tranquilo en el agua que diario se bebe la
gente de Chinandega”.
El estudio realizado por el experto Salvador Montenegro y por varios especialistas más, señala la presencia
de DBCP y diez sustancias químicas más en nueve pozos seleccionados aleatoriamente en las zonas
donde se cultivó banano en los años 70 y 80.
Cabe mencionar que el proyecto fue auspiciado financieramente por el Consejo Nacional de Universidades,
con fondos donados y propios del CIRA; colaboraron, además, especialistas en análisis de laboratorio, y se
realizaron en los laboratorios de microbiología, aguas naturales y radioquímica ambiental y contaminante
orgánicos del CIRA.
El laboratorio del Instituto de Medicina Legal de la Corte Suprema de Justicia confirmó los resultados
analíticos del DBCP en el agua, usando la técnica de espectroscopia de masas.
CHIQUITA:
Sede: USA
5000 miliardi di fatturato e 37000 dipendenti.
Controlla il 25% del mercato mondiale della banana (provenienza Centro America e
Ecuador).
Nel suo secolo di vita, l'impresa è stata coinvolta in intrighi internazionali, in scioperi repressi nel
sangue, corruzione, scandali e colpi di stato. Ancora oggi passa per essere un'impresa dal pugno di
ferro con molti contenziosi aperti con il sindacato e con le popolazioni dei paesi in cui opera.
Dal 91 al 99 Amrican Financial Corporation ha pagato oltre tre milioni di dollari al partito
repubblicano, aggiudicandosi il quinto posto nel finanziamento ai partiti americani.
Approfitta della sua posizione di potere per imporre prezzi molto bassi delle aziende agricole di cui
si rifornisce.
Nel 1994, tramite un rapporto al Ministero del lavoro del Costa Rica, il sindacato SITRAP ha
denunciato l'esistenza di squadre armate all'interno delle piantagioni e un clima di intimidazione.
Il sindacato ha aggiunto che molte società baleniere, compresa Chiquita, tentano di distruggere i
sindacati indipendenti convincendo i lavoratore a iscriversi a sindacati padronali.
Esse licenziano gli attivisti sindacali e li schedano in apposite "liste nere" affinché non possano
trovare lavoro in altre piantagioni.
Nel 1995 in Honduras, Chiquita ha chiuso quattro piantagioni. Secondo il sindacato locale si è
trattato di una scelta compiuta solo per indebolire il movimento dei lavoratori.
Chiquita ha approfittato dei danni provocati dall' uragano Mitch, abbattutosi in America centrale nel
1998, per ricattare i lavoratori con la minaccia della non riapertura delle piantagioni danneggiate e
per revocare diritti sindacali ed economici che erano già stati conquistati.
Fonti sindacali rivelano che nelle piantagioni Chiquita si usano pesticidi che l'organizzazione
mondiale della sanità classifica come molto pericolosi. Inoltre il sindacato aserisce che certi
pesticidi sono erogati con aerei, addirittura mentre c'è gente che lavora in piantagione.
L' alta quantità di pesticidi utilizzati nelle piantagioni per la produzione di banane contamina i suoli
e i fiumi circostanti avvelenando le acque e uccidendo molte forme di vita.
Secondo l'inchiesta del "Cincinnati Enquirer" pubblicata il 3 maggio 1998, in Centro America le
filiali di Chiquita usano vari sistemi, compresa la corruzione, per ottenere favori dai governi e per
aggirare le leggi che regolamentano il comportamento delle imprese.
Nel 1999 varie associazioni europee tra cui il Centro nuovo modello di sviluppo, hanno concordato
con COLSIBA, il coordinamento sindacale dei lavoratori bananieri del Centro America, il lancio di
una campagna di pressione internazionale per indurre Chiquita a relazioni sindacali più corrette e a
garantire ai lavoratori migliori condizioni di lavoro.
maggio 2002)
Ecuador: gravi violazioni dei diritti dei lavoratori nelle
piantagioni di banane
Negazione del diritto di riunione e sfruttamento di lavoro minorile sono gli abusi piu' frequenti, dei
quali Chiquita e Del Monte sono co-responsabili.
Nella sua indagine, HWR ha scoperto che bambini Ecuadoregni di 8 anni, o poco piu', lavorano
nelle piantagioni di banane in condizioni pericolose, mentre i lavoratori adulti temono il
licenziamento se cercano di esercitare il loro diritto di organizzarsi in sindacati. L'Ecuador e' il
maggiore esportatore di banane del mondo e fornisce ai mercati nord americani ed europei circa un
quarto di tutte le banane da essi importate.
Le multinazionali che esportano le banane come le Ecuadoregne Noboa e Favorica, cosi' come
Chiquita, Del Monte e Dole non usano la loro influenza finanziaria per costringere i loro fornitori a
rispettare i diritti dei lavoratori. La Dole acquista circa un terzo di tutte le banane Ecuadoregne.
L'uso di lavoro minorile e' diffuso nel settore della produzione di banane in Ecuador. Dei lavoratori
di minore eta' intervistati da HRW, 41 ha affermato di aver cominciato a lavorare all'eta' di 8-13
anni. Il loro giorno lavorativo medio dura 12 ore, e meno del 40% dei bambini continua a
frequentare la scuola non appena compiuti i 14 anni.
Nel corso del loro lavoro, essi vengono esposti a pesticidi tossici, usano coltelli affilati, trasportano
pesanti carichi di banane, bevono acqua non potabile, e alcuni vengono violentati sessualmente. Il
90% dei bambini ha detto che essi continuano a lavorare mentre gli aeroplani spruzzano funghicidi
tossici dall'alto. Per il loro lavoro, i bambini guadagnano in media 3.50 dollari al giorno, circa il
60% del minimo salariale legale per i lavoratori delle piantagioni di banane.
Chiquita, Del Monte, Dole, Favorita, e Noboa sono state tutte rifornite da piantagioni nelle quali
lavoravano minori, e il 70% di essi ha detto di aver lavorato in piantagioni che riforniscono quasi
esclusivamente la Dole.
Quando HRW ha chiesto alla Dole la conferma o la smentita dei suoi rapporti commerciali con quei
fornitori, la multinazionale si e' rifiutata di rispondere sostenendo che era "un'informazione
commerciale riservata". Il sito web della Dole dice: "Dole non aquista prodotti da fornitori che
sfruttano i minori".
Le compagnie che esportano le banane potrebbero sostenere di non essere responsabili degli abusi.
Ma esse hanno il potere finanziario sufficiente a chiedere il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Semplicemente non lo fanno.
I lavoratori adulti hanno paura di esercitare il loro diritto di riunirsi in sindacati per ottenere migliori
condizioni di lavoro. Solo l'1% dei lavoratori delle piantagioni di banane sono iscritti a sindacato,
una percentuale molto inferiore a qualsiasi altro paese esportatore di banane dell'America centrale.
La legge Ecuadoregna non protegge efficacemente il diritto di associazione, e i datori di lavoro
approfittano della legislazione debole per impedire ai lavoratori di organizzarsi.
I lavoratori illegalmente licenziati per la loro attivita' sindacale non hanno diritto al reintegro.
Invece i datori di lavoro, se scoperti responsabili, pagano solo una multa di 400 dollari. Inoltre i
datori di lavoro aggirano le leggi assumento lavoratori a tempo determinato che hanno meno diritti
dei lavoratori a tempo indeterminato. Questi lavoratori a tempo determinato non possono
organizzarsi per protestare. Essi o soffrono in silenzio o rischiano di essere licenziati.
Human Rights Watch chiede alle multinazionali il rispetto dei diritti dei lavoratori, e al governo il
rafforzamento delle leggi sul lavoro. L'organizzazione chiede anche di garantire ai minori il diritto
all'istruzione assicurando, come richiede la legge, che tutti i bambini con meno di 15 anni abbiano
accesso all'istruzione gratuita. HRW chiede infine di inserire un emendamento nella legislazione
Ecuadoregna per garantire ai lavoratori il diritto di associazione vietando qualsiasi discriminazione
basata sulle scelte sindacali, garantendo il diritto al reintegro dei lavoratori licenziati per le attivita'
sindacali e rafforzando le leggi riguardanti l'uso di lavoratori a tempo determinato.
Secondo HRW, le denuncie del rapporto sottolineano la necessita' di includere in qualsiasi accordo
commerciale futuro con l'Ecuador (come la FTAA) le protezioni per i diritti dei lavoratori.
(Human Rights Watch, 25 Aprile 2002
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:[email protected] http://www.ecquologia.it)
Profilo aziendale
Chiquita http://www.transnationale.org/italien/fiches/1042590378.htm
Del Monte http://www.transnationale.org/italien/fiches/495224145.htm
Dole Dood http://www.transnationale.org/italien/fiches/2029678745.htm
Noboa http://www.transnationale.org/italien/fiches/-758289995.htm
L'osservatorio delle transnazionali B.P. 96 13693 Martigues Cedex
http://www.transnationale.org/italien