TERMINALI MARITTIMI E SISTEMI LOGISTICI REGIONALI
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TERMINALI MARITTIMI E SISTEMI LOGISTICI REGIONALI
TERMINALI MARITTIMI E SISTEMI LOGISTICI REGIONALI NEI MODELLI DI RETE-VALORE Lucio Siviero Università degli Studi di Napoli Federico II Abstract L'articolo, seguendo un approccio economico ai modelli di rete logistica, considera le opportunità di integrazione di attività di trasporto ed attività logistiche, in ottica di sistema trasportistico-territoriale, sfruttando le connessioni funzionali ed operative offerte da modelli di rete in cui siano presenti attributi e caratteristiche che consentano di ottimizzare i processi di formazione del valore, con particolare riferimento ai sistemi logistici portuali ed alle strutture logistiche dedicate quali distripark e logistics park. L’evidenziazione analitica della determinazione delle quantità ottimali ai fini della minimizzazione del costo logistico totale, è sviluppata in un modello di analisi economica di “rete-valore” (value-network). 1. Introduzione Gli strumenti dell’analisi economica consentono di comprendere i processi di globalizzazione attraverso lo studio delle reti e dei flussi, in una gerarchia di ruoli e funzioni, che legano “a piramide” il livello quantitativo dei flussi al livello dimensionale e funzionale dei nodi. La globalizzazione ha portato a rivedere i tradizionali postulati della teoria dell’ottima localizzazione dei fattori in rapporto alla produzione, sostituendo schemi di approvvigionamento e di distribuzione dei siti produttivi e dagli stessi, sempre più frazionati, con modelli operativi fondati su processi logistici “a valore” (di accrescimento logistico del valore), sia per l’approvvigionamento di materie prime, semilavorati e beni intermedi, sia per la distribuzione finale ai mercati di sbocco. [Forte E., 2005 e 2006, Hesse M., Rodrigue J.P., 2004]. L’avanzamento tecnologico e la maggiore competizione hanno spinto le imprese a espandere la visione del potenziale mercato, sia dal lato dell’offerta, sia dal lato della domanda, in una dimensione sempre più vasta geograficamente, sino a identificarla con l’intero mondo. Si è andata 1 diffondendo pertanto nelle imprese aperte alla competizione globale la cultura del global sourcing, ovverosia l’integrazione ed il coordinamento delle attività relative all’approvvigionamento alla ricerca di elementi socioeconomici, processi, tecnologie, reti di trasporto, strutture logistiche, ecc., adatti nello spazio globale a supportare strategie ed organizzazione delle catene di rifornimento e distribuzione (supply chain management) [Monczka, Trent, 1991]. Le extended supply-chain vedono interagire processi di fornitura di materie prime e semilavorati e di trasformazione in prodotti finiti prossimi ai mercati di maggiore disponibilità di risorse primarie alla produzione, con processi integrati di distribuzione di semilavorati, beni intermedi e prodotti finiti diretti e più prossimi ai mercati di consumo finale. È il modello prescelto di reti di scambi intra-industriali e di servizi di trasporto e logistica, quali generatori di flussi, a determinare le condizioni di espansione della domanda e di evoluzione tecnologica dell’offerta estendendo i confini nazionali e sviluppando strategicamente il commercio internazionale. Il trasporto merci, infatti, nella nuova economia globale svolge una funzione molto più complessa e critica rispetto al passato, in quanto non si limita più ad un semplice trasferimento di cose da un luogo ad un altro, dal produttore al consumatore, ma è parte integrante del processo produttivo e della sua organizzazione economica. Inoltre, l’evoluzione in atto nei sistemi economici moderni hanno portato ad una nuova visione dei vecchi modelli trasporti-localizzazione, attraverso nuovi modelli di rete dove l’integrazione logistica ed il posizionamento strategico contribuiscono a generare valore aggiunto. Tale innovativa funzione strategica ha assunto una dimensione ancor più importante dal momento che ha richiesto la costruzione di itinerari logistici nei quali si sono fuse in modo sinergico attività in passato considerate in modo distinto e separato, creando le condizioni per l’affermazione di processi logistici strategici e funzionali di supporto alle primarie funzioni produttive e di conseguimento di profitti delle imprese. Come risultato, i costi logistici stanno diventando uno dei più importanti indicatori economici di efficienza e di competitività del sistema delle reti di imprese che operano in modo integrato e che si servono di reti di servizi di trasporto e logistica [Gilmore, 2002]. Il ruolo dell’eccellenza dei trasporti e della logistica è ampiamente riconosciuto quale fattore di successo delle reti di imprese connesse lungo le diverse filiere produttive ed al tempo stesso quale elemento di sviluppo economico dei territori che in diverso modo e misura possono vantaggiosamente inserirsi all’interno di tali dinamiche produttive, cogliendone le aree di possibile “cattura del valore”. 2 2. Equilibrio dei flussi e dimensioni economiche Una delle principali condizioni imposte al trasporto dalla partecipazione all’economia globalizzata, è quella dell’accessibilità alle grandi reti che hanno razionalizzato i flussi dell’interscambio internazionale di merci, riducendone generalmente il costo unitario. Di conseguenza, si sono create delle aree più vantaggiose attraversate dai servizi logistici offerti dai grandi operatori globali del settore all’interno delle quali il commercio internazionale ha beneficiato dei vantaggi connessi al maggior grado di accessibilità. Questi territori si sono dovuti dotare di porti attrezzati ed infrastrutture specialistiche, cioè rapidamente cambiare di rango economico e, non secondariamente in ordine di importanza, hanno dovuto organizzare il trasporto terrestre (ferrovie, strade, interporti, ecc.) in funzione delle navigazioni marittime ed aeree. L’espansione e l’integrazione tra i diversi modi di trasporto e la localizzazione dei terminali hanno favorito lo sviluppo degli scambi e dato impulso alla logistica, sempre più attenta alla creazione di collegamenti funzionali tra i modi di trasporto, in vista di sistemi sempre più transport intensive (dal just in time al frazionamento e consolidamento dei lotti ed alla struttura dei tempi di consegna ai distributori e quindi ai rivenditori). Negli ultimi anni hanno avuto origine e si sono affermati nel mondo network logistici caratterizzati da importanti innovazioni tecnologiche. In particolare, i sistemi di trasporto, specie marittimi ed aerei, hanno visto il potenziamento dell’unitizzazione dei carichi con trasformazioni corrispondenti nelle infrastrutture terminali, vale a dire, l’avvento di una rete di terminali di elevato livello tecnologico rispetto ai quali sono rimasti esclusi i paesi che non si sono adeguati. Il processo di trasporto, pertanto, ha invaso sempre più il mondo dell’industria e del commercio e la tecnologia dei trasporti è di certo divenuta molto più onerosa rispetto al passato se considerata nel suo complesso, cioè somma di mezzi, terminali ed attività complementari. La necessità di tali maggiori investimenti ha comportato, nel medio periodo, una riduzione del costo unitario di trasporto sia in relazione al fattore peso, sia in relazione al fattore distanza. Ad esempio, i network delle rotte marittime ed aeree, impiantati in molti casi sulla struttura di rete hub & spoke, hanno ridimensionato il costo-distanza, facendo preferire da parte della domanda i fattori rapidità, puntualità ed affidabilità nelle consegne e nelle forniture. Viceversa, generalmente è aumentato il costo degli altri servizi logistici (attività di handling, packaging, local customization, stoccaggio, servizi assicurativi ed informativi, ecc.). A fronte di una riduzione del costo 3 unitario del trasporto, dovuta alla maggiore competitività degli stessi mercati di trasporto, è corrisposto in via generale l’aumento del costo unitario di altri servizi logistici in un quadro di decisa espansione del mercato della “contrattualistica logistica” [Iannone, 2005]. Occorre dunque riflettere sul ruolo del trasporto dal punto di vista della sua integrazione nelle catene logistiche. La bassa incidenza del costo dei trasporti rispetto agli altri costi del servizio logistico integrato è testimoniata dall’attuale tendenza generale alla riduzione dei volumi delle singole spedizioni (lotti) ed all’aumento della frequenza delle consegne [Tersine, Larson, Barman, 1989]. Un processo industriale ad elevata intensità logistica, quindi, può contribuire a segmentare le diverse fasi delle produzioni in differenti segmenti trasportistico-territoriali, scelti in base alle possibilità offerte dalle reti logistiche esistenti ed alle caratteristiche economiche, sociali e politiche, diverse da regione a regione. Ciò consente alle imprese, inserite nel network logistico globale, di ridurre i costi di produzione e/o di accrescere e migliorare le prospettive di vendita (sia in termini di maggiori quantità, sia di maggior prezzo). La scelta massimizzante del policy maker su quali strumenti di intervento territoriale adottare, ed in che misura, è un’operazione complessa che interessa un numero di variabili e di relazioni tra le stesse molto ampio. La creazione di una rete efficiente non può prescindere dal ciclo dei flussi (inteso in misura quantitativa e temporale) e dalla realizzazione di infrastrutture moderne e funzionali che facciano ampio ricorso a strumenti informatici avanzati. I temi della logistica territoriale sono ascesi ai vertici dell’agenda dei policy maker, entrando a pieno titolo nel settore della pianificazione dei trasporti ed impegnando intensamente la ricerca economica e l’innovazione organizzativa e tecnologica di processo e di prodotto/servizio. Con l’avvento dell’economia globale la crescita del PIL e dell’occupazione dipende in maniera determinante dall’efficacia ed efficienza di infrastrutture e servizi logistici. È chiaro, quindi, come le attività logistiche siano diventate fonte di valore aggiunto, reddito e occupazione non solo a livello settoriale, ma soprattutto a livello macroeconomico territoriale di area-sistema. Rispetto all’idea tradizionale che individuava nella logistica una funzione esclusivamente interna alle aziende (stoccaggio dei prodotti, attrezzaggio delle linee produttive rispetto alle forniture, gestione dei magazzini), si è affermata una concezione molto più aperta e complessa di logistica, cioè quella di struttura operativa della supply chain, un sistema che gestisce i collegamenti nei flussi fisici ed informativi di una pluralità di imprese che partecipano ad una integrata catena del valore (global value chain). 4 In questa prospettiva la logistica non è più solo un’attività sussidiaria alla produzione, ma una modalità che consente di ridisegnare le relazioni di fornitura e di distribuzione, di coordinare le attività manifatturiere e di servizi fra imprese localizzate in aree lontane e di abbreviare le distanze tra la produzione ed il consumo finale. Dalle considerazioni appena esposte emerge il ruolo strategico ricoperto dalla logistica quale fattore indispensabile per lo sviluppo dell’intero sistema economico regionale di riferimento, quale moltiplicatore della crescita, del reddito e del benessere sociale. L’efficienza logistica, intesa in senso lato come efficienza/efficacia di equilibrio alla ricerca dell’ottimizzazione dei flussi logistici, è potenzialmente raggiungibile nelle tre dimensioni che compongono il network logistico: la dimensione spaziale, la dimensione verticale, la dimensione temporale [Thore, 1991]. La dimensione spaziale si riferisce all’aspetto essenziale della logistica relativo allo spostamento geografico e quindi del trasporto. Il metodo tradizionale di studio dei sistemi di distribuzione spaziale, si fonda sul cosiddetto “problema del trasporto”. Il problema del trasporto rappresenta quindi la dimensione spaziale del processo logistico (lo spostamento di beni dai luoghi d’origine fino al raggiungimento degli sbocchi di vendita) investendo in primis il grado di efficienza e di efficacia legato al fattore distanza anche in relazione all’assetto territoriale ed infrastrutturale. La dimensione verticale investe “l’analisi delle attività” svolte durante il processo logistico; analisi strumentale alla determinazione del flusso di beni da uno stadio della produzione ad un altro che subisce trasformazioni “a valore” (extended supply chain). La dimensione temporale investe il cosiddetto “problema del magazzino”, ossia il problema intertemporale di fissare tempi transitori di input ed output attraverso la gestione di magazzini, depositi, luoghi di stoccaggio, fasi terminali ed in genere di attività che comportano l’impiego di un determinato tempo nel quale le merci “restano ferme”. In tal senso si possono considerare anche in termini temporali alcune fasi del processo logistico come, ad esempio, le fasi terminali ed i trasbordi intermodali, i passaggi di beni semilavorati e intermedi da una fase produttiva ad un’altra, ecc. Combinando il problema del trasporto con l’analisi delle attività, si è in grado di investigare su reti spaziali di flussi di beni attraverso una catena di produzione. Combinando il problema del trasporto ed i problemi del magazzino, si dispone di uno strumento utile per l’analisi dei sistemi regionali di deposito, stoccaggio e distribuzione programmata. Combinando infine l’analisi delle attività ed i problemi di magazzino, si possono comprendere i legami multi-fase di magazzinaggio procedendo 5 lungo la scala gerarchica dei depositi, dalla produzione alla distribuzione di beni di consumo finale. Le tre dimensioni logistiche sono quindi distinte e, nel contempo, strettamente integrate nella ricerca di equilibri di flusso ed economici. Obiettivo di sistema è allora quella configurazione di rete che consideri un’insieme di possibili alternative (terminali di scalo, scelte modali, punti di trasbordo, luoghi di deposito, ecc.) tali da consentire l’equilibrio/efficienza dei flussi nella dimensione spaziale, verticale e temporale (“nel giusto luogo, nella giusta quantità ed al giusto tempo”) associato alla ricerca del minimo costo totale logistico (efficienza del trasporto e delle altre attività logistiche). Si è considerato l’approccio alla problematica dell’ottimizzazione di rete che vede il costo totale logistico determinato per dimensione variabile di quantità trasportata e “logisticamente” lavorata per periodo a sua volta dipendente dalle condizioni di potenziale conseguimento di profitti da parte delle imprese distributrici sui mercati finali. Tale approccio si basa sul principio del lotto economico d’acquisto (Economic Order Quantity – EOQ), secondo il quale dati i costi ed i volumi degli input acquistati e dati i costi d’approvvigionamento, di trasporto e degli altri servizi logistici, un impresa ordina le forniture in singoli lotti di consegna con l’obiettivo di minimizzare il suo costo logistico totale. 3. L’approccio al costo logistico totale nei modelli di rete-valore Nei modelli di studio della localizzazione delle imprese che adottano sistemi di produzione e distribuzione just in time, il costo logistico totale è definito come la somma dei costi direttamente o inversamente connessi alla dimensione del singolo lotto di consegna o alla frequenza dell’approvvigionamento [McCann P., 1998 e 2001]. In tali modelli applicati allo studio della localizzazione delle imprese in un ambiente geo-economico globale, in cui le transazioni intra-industriali sono molto frequenti, i costi di approvvigionamento (ed i costi di transazione) includono anche i costi di trasporto considerati esogeni e indipendenti dalla dimensione delle singole consegne (lotti di acquisto). L’approccio di seguito proposto considera i costi di trasporto endogeni e meno che proporzionali alla dimensione del singolo lotto di consegna per la presenza di economie di scala, di densità e di scopo dipendenti dal grado di efficienza spaziale di rete [Oum, Waters, 1996]. In aggiunta, maggiore è la dimensione del lotto, minore è la frequenza di riordino e conseguentemente minori risultano i costi di trasporto unitari e per spedizione. Inoltre, 6 vengono considerate separatamente le attività logistiche “a valore aggiunto” svolte in genere in prossimità dei porti di destinazione all’interno di distripark o logistic park che in molti casi sono associati allo stato giuridico di zone franche (free trade zone) per la più vantaggiosa reimportazione e re-esportazione di beni intermedi soggetti a lavorazioni “a valore” (montaggio, assemblaggio, adattamento, perfezionamento, riparazione, imballaggio, confezionamento, ecc.). Tale ultimo elemento economico può essere visto sia come valore differenziale dei beni tra luogo di origine e luogo di destinazione finale dopo aver subito un processo di conferimento di maggior valore (in un accezione più tradizionale dal punto di vista della teoria economica dei trasporti), sia prendendo come riferimento il prezzo dei beni in output sul mercato finale di destinazione e sottraendo a questo il costo dei beni in input ed il costo delle attività logistiche “a valore”. Anche in tale caso si può prevedere una funzione produttiva che a parità di quantità lavorate nel periodo veda il costo unitario ridursi all’incremento della dimensione del lotto ed al ridursi della frequenza di riordino. Nei modelli di rete logistica ispirati al costo logistico totale, la creazione di valore, in particolare a livello regionale, può avvenire sfruttando le potenziali economie derivanti dagli innovati assetti geografici, economici e tecnologici: - delle principali reti plurimondiali di trasporto (reti marittime e corridoi plurimodali) a livello globale, nazionale e regionale (hub and spoke); - delle produzioni globali frazionate che hanno moltiplicato di scambi intra-industriali ispirati alla filosofia just in time; - della forte espansione della distribuzione organizzata; - dei sistemi ICT a supporto della logistica. Tali assetti sono spinti all’innovazione da logiche di demand-driven logistics (pull) che vanno sostituendo progressivamente quelle supplydriven (push), in particolare presso le grandi imprese multinazionali (MNE), con il risultato di generare ed operare flussi discreti di spedizioni ad elevata frequenza e di dimensioni variabili, come schematicamente rappresentato in figura 1 [Notteboom, Rodrigue, 2005, 2006]. 7 Figura 1 - Innovazione “pull” di processo logistico Supply-driven logistics Demand-driven logistics Fonte: Notteboom T., Rogrigue J.P:, 2006 I maggiori attori del mercato nel settore della distribuzione globale, della logistica c/terzi (3PL) e dell’industria marittima (compagnie di navigazione containerizzata, grandi spedizionieri, imprese di magazzinaggio, operatori di terminal, Multimodal Transport Operator, ecc.) sono quindi sempre più orientati al controllo di più anelli delle catene logistiche alla ricerca di economie di scala, di scopo e di densità. Lo sviluppo delle reti marittimo-terrestri e dei porti passa attraverso una profonda ristrutturazione e razionalizzazione funzionale. Dalla molteplice presenza di funzioni e operatori, all’aumentare del volume dei flussi movimentati sia dal lato mare che dal lato terra, le strutture aziendali si espandono inglobando i diversi operatori, integrando verticalmente le funzioni ed assumendo il controllo di più segmenti della supply-chain sino a divenire Megacarrier (figura 2). In tale ottica il porto cattura valore per se stesso e per le catene logistiche delle quali è parte integrante [Robinson R., 2002]. 8 Figura 2 - Evoluzione ed integrazione funzionale degli operatori marittimi Fonte: Robinson R., 2002. I modelli di sviluppo dei principali porti mondiali sono pertanto incentrati sull'attivazione di flussi in entrata di semilavorati e beni intermedi per la trasformazione in beni a maggior valore per la riesportazione e/o per la distribuzione regionale, nazionale e internazionale (caso recente di grande successo è la piattaforma logistica Gefco nel porto di Le Havre). Si può quindi verificare l’integrazione economico-territoriale tra funzioni trasportistiche, logistiche, produttive e distributive tali da costituire una “rete-valore”, una rete cioè in grado, tra processi inbound e 9 outbound, di offrire non solo alternative modali dal punto di vista dei trasporti, ma soprattutto alternative funzionali e localizzative di attività semi-produttive e logistiche con l’obiettivo di ottenere riduzioni dei tassi di costo totale logistico (tasso logistico) rispetto al valore dei prodotti finiti, misurato dai prezzi praticabili sui mercati finali, o anche rispetto al valore aggiunto dei prodotti finali in confronto al valore dei beni in input dell’intero processo logistico integrato [Zeng, Rossetti, 2003]. E’ evidente che tali indicatori di efficienza possono rappresentare uno dei principali elementi per la scelta alternativa tra diverse soluzioni logistiche offerte dalla “rete-valore” progettata o anche tra diverse reti. In termini aggregati di sistema regionale, la possibilità di inserirsi vantaggiosamente all’interno di strutture di “rete-valore” a livello globale (global sourcing) deriva dalla capacità di competere a livello infrastrutturale e territoriale sulla base del minor costo logistico e/o del maggior valore aggiunto dai servizi logistici, adeguando l’offerta ed il livello di servizio delle reti alle necessità ed alle richieste delle catene logistiche globali, con l’obiettivo finale di accrescere il valore delle merci (value network/value chain). 4. Rete-valore: un modello di costo logistico totale Partendo dal concetto che una determinata configurazione di rete possa creare valore, sulla base del possibile dispiegarsi in essa di attività logistiche in senso verticale, cioè una catena di attività di perfezionamento successivo dei prodotti presenti nello spazio globale e legate da connessioni temporali programmate e sincronizzate, si è sviluppato un modello di analisi economica teso all’individuazione della dimensione dei lotti di merce che consideri simultaneamente i costi delle attività logistiche di una catena “di rivendita” di prodotti semi-finiti che necessitano di servizi di miglioramento e finitura assimilabili ad attività di trasporto e logistica portuale. Le attività di logistica portuale sono per natura fortemente dipendenti dai trasporti marittimi, anche in Italia l’attività amatoriale sta stimolando forme di modernizzazione della logistica portuale imponendo nuove modalità di lavorazione e movimentazione delle merci che in molti casi richiedono specifici trattamenti di prodotti semi-finiti il cui commercio si sta intensificando principalmente sulle rotte internazionali [Censis, 2006]. Il modello si basa sul principio dell’Economic Order Quantity sviluppato in chiave logistico-territoriale da P. McCaan. L’EOQ suggerisce che dati i costi ed i volumi degli input acquistati e dati i costi diretti di 10 d’approvvigionamento e trasporto, le imprese ordineranno le forniture in singoli lotti di consegna in modo da minimizzare il costo logistico totale. Il costo logistico totale è definito come la somma dei costi che sono direttamente o indirettamente connessi alla dimensione della singola commessa ed alla frequenza di approvvigionamento. Il modello proposto si riferisce a condizioni operative di un processo di acquisto di beni semi-finiti, di lavorazione logistica di completamento e finitura dei prodotti e di distribuzione finale verso i mercati di consumo. Il “rivenditore logistico” è in tale processo responsabile per il pagamento dei costi logistici della fasi di: a) inoltro di un bene intermedio o semilavorato dal sito di produzione; b) lavorazione logistica “a valore aggiunto” presso il mercato finale (ad esempio assemblaggio); c) distribuzione al mercato finale. Il Total Logistic Cost (TLC) è quindi costruito quale somma del costo di approvvigionamento, del costo di magazzinaggio, del costo di handling, del costo di lavorazione logistica “a valore aggiunto” e del costo di trasporto totale. In formule: TLC = mS/Q + (IcQ/2+ IpQ/2) + H(m/Q) +(wm/Q)α + td(m/Q) (1) dove: m quantità totale di merce acquistata e distribuita (unità/anno); S costo unitario di approvvigionamento (costi amministrativi d'ordine, di transazione, di previsione della domanda, ecc.); Q dimensione del lotto economico di acquisto; I coefficiente di costo di magazzinaggio sul valore medio della merce in input (include il tasso di interesse e il tasso di assicurazione); c costo di acquisto per unità di merce in input (costante per assunzione); p prezzo di vendita per unità di merce distribuita in output; H costo unitario di handling ai terminali; w costo di produzione logistica “a valore aggiunto” (€/unità); t costo di trasporto unitario (€/ton-km); d distanza complessiva di trasporto per approvvigionamento e distribuzione (merci input + merci output). 11 Le singole componenti di costo si possono individuare in: mS/Q costo di approvvigionamento per periodo; (IcQ/2+ IpQ/2) costo di magazzino per periodo (merci input + merci output); H(m/Q) costo di handling per periodo; (wm/Q)α costo di lavorazione logistica per periodo con 0 < α < 1 (con due fattori: f Cobb-Duglas); td(m/Q) costo totale di trasporto per periodo. Nel modello si è assunta una condizione di “indifferenza logistica” in quanto il lotto di approvvigionamento è verosimilmente uguale al lotto distribuito nella dimensione ottimale ricercata (input = output in ottica just in time, anche se in genere la quantità acquistata potrebbe essere superiore per la presenza di scorte “di ciclo” e/o di “transito” fisiologiche). Derivando la funzione rispetto a Q ed eguagliando a zero si ha (per semplicità di calcolo si è assunto α = 1): δTLC/δQ = - mS/Q2 + Ic/2 + Ip/2 - mH/Q2 - mw/Q2 - tdm/Q2= 0 si ottiene, così, il valore di Q ottimale che minimizza l’intera funzione TLC. Quindi: Q* = √ (2mS + 2mH +2mw + 2tdm) /(Ic + Ip ) Sostituendo il valore di Q* nella (1), il TLC per periodo risulterà minimizzato: TLC = mS/Q* + (IcQ*/2+ IpQ*/2) + H(m/Q*) +(wm/Q*) + tdm/Q* Con riferimento ai ricavi totali, nell'ipotesi semplificata di un solo input costituito da un bene/fattore “semi-finito” da perfezionare con attività logistica dal costo di acquisto costante, possono essere espressi come: RT = pm dove: p prezzo di vendita per unità di merce distribuita in output; 12 m totale output distribuito in ragione del EOQ ottimizzato precedentemente calcolato. Quindi, il profitto totale sarà uguale a: π = pm - TLC La massimizzazione del profitto, a parità di m (quantità input = output per assunzione), può avvenire includendo il TLC minimizzato rispetto all’Economic Order Quantity. In formule: max π = pm – [ mS/Q*+(IcQ*/2+ IpQ*/2)+H(m/Q*)+(wm/Q*)+tdm/Q*] quindi, di quanto Q (dimensione del lotto di acquisto) si discosta da Q*, di tanto ci si scosta dalla quantità ottimale del lotto che massimizza i profitti, sia in aumento delle quantità che in diminuzione. A parità di prezzo e delle altre variabili di costo totale logistico e data una quantità totale di merce "lavorata" e distribuita per periodo, si può misurare la variazione del tasso di profitto in ragione della variazione dell'EOQ, ad esempio derivante da una maggiore richiesta del mercato nel brevissimo periodo. In simboli la variazione di profitto sarà uguale a: Δπ = ΔTLC ovvero: data da: Δπ = (TLC1 – TLC*)/TLC* (Q1 – Q*)/Q* Se i servizi e le attività logistiche “a valore aggiunto” spingono verso un aumento delle quantità richieste dal mercato (personalizzazione, localizzazione, assemblaggio dei prodotti, ecc.) o, al contrario, si verifica una riduzione delle quantità vendute, si determinano condizioni meno efficienti rispetto a quelle che si verificano quando si opera per flussi ottimizzati e costanti rispetto alla precedente quantità distribuita ed alla precedente programmazione degli acquisti e delle vendite in lotti di riordino (minimo TLC). Infatti, ceteris paribus, ordini più grandi e meno frequenti o 13 ordini più piccoli e più frequenti, conducono a squilibri di breve periodo delle quantità di riordino che portano i profitti totali a ridursi (curva ad U dei TLC). Ciò fino a quando si potrà raggiungere un nuovo equilibrio con una nuova EOQ corrispondente al minimo di una nuova curva TLC determinata da mutate condizioni economiche nelle variabili della relativa funzione (figura 3). Tale nuovo equilibrio potrà realizzarsi con quantità di riordino maggiori e meno frequenti (Q1) o minori e più frequenti (Q2). Figura 3 - Variazioni dell'EOQ e del TLC TLC TLC 1,2 TLC* Q2 Q* Q1 Q Conclusioni L’articolo presenta una semplice formulazione teorica di un modello economico di rete-valore composto da segmenti meramente dedicati al trasporto e nodi in cui oltre a svolgersi le rituali attività terminali e di inoltro, possono svolgersi attività logistiche definite “ad valorem”, ovverosia attività che grazie soprattutto all’integrazione con i più avanzati sistemi tecnologici di trasporto e movimentazione di carichi unitizzati ed alle dinamiche in atto nell’economia globalizzata (elevata mobilità geografica dei fattori produttivi) possono arricchire le merci trasportate conferendo loro un maggior valore nei mercati di destinazione. L’approccio teorico è ispirato a consolidati strumenti della microeconomia nel considerare il trasporto merci e le attività logistiche di supporto alla produzione/distribuzione, come dei fattori produttivi 14 all’interno di funzioni di produzione sempre più complesse ed articolate, in particolare sotto gli aspetti localizzativi, funzionali ed operativi. Cicli di trasporto e logistica legati alle moderne produzioni industriali delocalizzate e frammentate funzionalmente e geograficamente, richiedono lo studio e l’analisi di metodi economici applicativi che possano guidare le scelte degli operatori ed al contempo assegnare il giusto ruolo alle diverse componenti operative delle catene del valore presenti nelle reti di trasporto internazionale. I porti italiani del Mediterraneo ed i siti logistici localizzati lungo i principali corridoi plurimodali che da essi si dipartono, ad esempio, possiedono caratteristiche e requisiti sulle quali gli operatori logistici potrebbero implementare modelli di “rete-valore”, e cioè: a) “centralità” rispetto ai mercati finali di sbocco; b) funzioni di trasporto intermodale del tipo gateway rispetto al territorio di riferimento; c) integrazione di attività semi-produttive con la localizzazione retroportuale di strutture logistiche per la lavorazione a valore delle merci (distripark, distribution center, logistic park, ecc.) [Notteboom T., Rodrigue J.P. 2006]. Anche in ragione delle ottimistiche previsioni circa l’incremento dei traffici nei prossimi anni, tali porti si troveranno a competere in un mercato in cui tra i vantaggi competitivi sarà importante la dotazione di strutture e servizi logistici retroportuali, o nell’immediato retroterra, di elevata efficienza rispetto ad altri che, in mancanza, continueranno a svolgere un ruolo di smistamento regionale dei traffici con limitate prospettive di crescita dei traffici e di sviluppo del reddito e dell'occupazione. Bibliografia Black W.R. (2003), Transportation: a geographical analysis, Guilford Press, New York. Boscacci F. (2004), “The sustainable efficiency of the European Logistics Industry: an analytic approach at micro and macro-economic levels”, paper presentato al 44st Congress of the European Regional Science Association (ERSA), Porto (PG). Censis (2006), III Rapporto sull’economia del mare 2006, Franco Angeli. Forte E. 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