FIR1999-4(1) - Centro della Famiglia

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FIR1999-4(1) - Centro della Famiglia
Operazionalizzazione del costrutto
di impegno nella relazione coniugale:
Validazione dello STANLEY’S COMMITMENT INVENTORY
Eleonora Maino e Barbara Resta (1)
Il concetto di impegno è centrale per la comprensione e il mantenimento della relazione di
coppia. Tuttavia non esistono né definizioni univoche per tale costrutto né strumenti adeguati per
rilevarlo. Il presente contributo si propone di passare in rassegna le principali posizioni teoriche
rispetto a tale concetto e di proporre un primo adattamento e una prima validazione dello Stanley’s
Commitment Inventory. Le analisi effettuate sui dati tratti da un campione di 272 coniugi hanno messo
in luce la dimensionalità dello strumento e la buona consistenza interna dei fattori che lo costituiscono.
Parole chiave: impegno di coppia, relazioni coniugali, counseling
Marital commitment operationalization: Validation of Stanley’s Commitment Inventory. In literature
there is a wide debate about theoretical and operative definition of marital commitment. This work
considers the main theoretical positions on the construct in order validate the Stanley’s Commitment
Inventory. Data obtained by a sample of 272 partners have been examined according to factor analysis,
item-scale correlation, Cronbach’s α reliability coefficients, latent trait theory and analysis of variance.
These analyses allowed to improve the psichometric properties of the instrument and to reduce the
number of the items, so that tool administration can be easier and faster.
Key Words: marital commitment, marital relationship, counseling
La letteratura riguardante la relazione coniugale rileva come ricercatori e terapeuti
impegnati a capire e valutare le dinamiche relazionali si chiedano spesso cosa renda un
matrimonio lungo e felice e, al contrario, quali siano gli eventi che portano alla rottura del
rapporto. Sebbene non esista una risposta univoca per queste domande e nonostante di volta in
volta gli studiosi abbiano fornito indicazioni diverse, l’impegno nella relazione compare tra le
variabili più frequentemente indicate come importanti per il mantenimento del rapporto.
Roberts (1980), ad esempio, in una ricerca volta ad indagare lo stile relazionale di 50
coppie sposate da una media di 55 anni ha trovato, come elementi comuni e significativi per
una così lunga relazione coniugale, l’impegno accanto all’autonomia, l’amicizia e la capacità
di prendersi cura uno dell’altro. Allo stesso modo Schlesinger (1983) ritiene che le variabili in
grado di determinare la durata di un matrimonio siano il rispetto reciproco, la fiducia e il poter
contare uno sull’altro, la lealtà, l’amore, il saper considerare i bisogni reciproci, la vicendevole
(1)
Istituto di appartenenza: IRCCS “Eugenio Medea”, Associazione La Nostra Famiglia, Via Don Luigi
Monza, 20 - 23842 Bosisio Parini (LC).
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 5
capacità di dare e ricevere, l’essere in grado di fornire un supporto emotivo, unitamente
all’impegno e alla fedeltà. Ancora, per McKellar, Lener e Copans (1985) ciò che garantisce la
continuità della relazione è un insieme di variabili: salute, rispetto reciproco, capacità di
prendersi cura uno dell’altro, una buona comunicazione, la condivisione delle responsabilità
assieme all’impegno. Più recentemente Lauer, Lauer e Kerr (1990), considerando un campione
di 100 coppie sposate da più di 45 anni, hanno trovato che i fattori grazie ai quali è possibile
avere uno stabile e soddisfacente matrimonio sono diversi: avere come partner la persona che
si ama e si desidera e con la quale si è felici di stare, l’impegno verso il coniuge e il
matrimonio, un certo senso dell’umorismo, la condivisione di obiettivi e scopi di vita, il
comune accordo rispetto agli amici da frequentare e sulla decisioni da prendere.
Ponendosi in una prospettiva leggermente diversa, Grunebaum (1990) indica i legami
o vincoli tra i partner che rendono più difficile la rottura del matrimonio: l’attaccamento al
partner e il prendersi cura uno dell’altro, l’amicizia e la partnership, il legame sessuale, il
legame derivante dall’avere assunto una certa decisione e un dato impegno e, infine, il legame
derivante dalla rete sociale in cui si è inseriti.
Con una visione più globale, Fenell (1993), in una ricerca in cui ha analizzato le
caratteristiche della relazione coniugale di 147 coppie sposate da più di 20 anni, ha trovato
come caratteristiche fondamentali per la durata della relazione l’aver assunto il matrimonio
come impegno per tutta la vita, la lealtà al coniuge, la presenza di forti valori morali, il rispetto
per il partner come miglior amico, l’impegno ad essere fedeli da un punto di vista sessuale, il
desiderio di essere un buon genitore, la fede in Dio e l’impegno spirituale, il desiderio di
piacere e sostenere il proprio coniuge, il voler essere un buon compagno per il partner e la
disponibilità a perdonare e ad essere perdonati.
Dalla letteratura emerge inoltre come l’impegno sia non solo una variabile importante
per il mantenimento della relazione — valgono in questo senso i riferimenti fatti finora — , ma
anche influenzi effettivamente gli altri aspetti fondamentali del matrimonio, quali
l’adattamento e la soddisfazione coniugale, l’amore e l’intimità. In questo senso, l’impegno è
spesso inteso come una delle dimensioni del rapporto di coppia correlate positivamente con
l’adattamento coniugale, assieme ad altre variabili quali l’espressività, l’organizzazione, la
capacità di esprimere affetto e l’assenza di conflitto (Waring, McElrath, Lefcoe e Weisz, 1981;
Murstein e MacDonald, 1983).
Spostando ancora una volta l’ottica della considerazione (Rusbult, Johnson e Morrow,
1986; Worthington, 1991) risulta una stretta relazione tra impegno, soddisfazione coniugale,
investimento della relazione e minori alternative al rapporto di coppia. Così Johnson e Rusbult
(1989) hanno trovato che le persone maggiormente impegnate in un rapporto tendono a
svalutare in misura maggiore le possibili alternative, soprattutto se si tratta di alternative
particolarmente attraenti e minacciose per la stabilità del rapporto. D’altra parte Jemmot,
Ashby e Lindefeld (1989) ricordano che la presenza di alternative sembra far diminuire
l’impegno dei partner soltanto se la relazione presenta un deterioramento già in atto.
Ancora un aspetto per inquadrare la centralità dell’impegno. Rusbult, Verette,
Whitney, Slovik e Lipkus (1991) hanno trovato che esso gioca un ruolo piuttosto consistente
nel guidare i coniugi attraverso il processo di accomodamento, definito come disponibilità o
buona volontà da parte di una persona, nel momento in cui il partner ha iniziato un
comportamento potenzialmente distruttivo per la relazione, a inibire la tendenza a reagire in
modo altrettanto distruttivo in vista di avviare una reazione costruttiva.
Per quanto riguarda le relazioni tra amore, intimità ed impegno, Sternberg (1986) nella
sua Teoria Triangolare dell’Amore, ritiene che l’impegno sia una delle tre principali
componenti dell’amore accanto all’intimità e alla passione. In una relazione intima ed
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equilibrata queste tre componenti devono essere presenti in eguale misura, pena la rottura della
relazione o crisi ricorrenti. Dalla loro combinazione possono emergere sette modalità di amore:
a) con la sola intimità c’è simpatia; b) con la sola passione infatuazione; c) con il solo impegno
un amore sterile; d) con la passione e l’intimità amore romantico; e) con l’intimità e
l’impegno, amore amichevole; f) con la passione e l’impegno un amore fatuo; g) con intimità,
passione e impegno un amore completo. Facendo riferimento a questa teoria, Aker e Davis
(1992) hanno verificato che passione, intimità e impegno sono tre costrutti diversi e non
sovrapponibili in quanto presentano una diversa evoluzione: la passione gioca un ruolo
importante all’inizio del rapporto, l’intimità aumenta con il trascorrere del tempo e l’impegno
garantisce la continuità della relazione. Nelle relazioni brevi, destinate a terminare, l’elemento
centrale è la passione, mentre intimità e impegno hanno un valore pressoché nullo.
Infine l’impegno, oltre ad essere una dimensione importante per il mantenimento della
relazione in condizioni normali, appare un elemento necessario e discriminante per la
continuità del matrimonio nei momenti di crisi o per affrontare e continuare un’eventuale
terapia di coppia. A questo proposito, Rice (1976) nota come possa esserci una ripresa
dell’impegno da parte dei coniugi proprio dopo un momento di crisi della relazione in cui uno
dei due partner minaccia di lasciare l’altro. In effetti, in tale situazione — detta spesso “pseudo
-divorzio” — l’intenzione più o meno consapevole della minaccia non è tanto quella di portare
all’interruzione del rapporto, ma di dare uno scossone per favorire la risoluzione della crisi con
un rinnovato impegno. Una spiegazione di tale relazione può venire da Lydon e Zanna (1992)
secondo cui l’impegno dei coniugi nella relazione dipende dal valore che essi attribuiscono alla
relazione: tanto più la relazione è considerata importante tanto più, al crescere delle difficoltà,
aumentano determinazione e impegno al fine di mantenerla.
Nelle situazioni di counseling o terapia di coppia, Mitchell (1980) suggerisce che sia
proprio l’impegno nei confronti del matrimonio ad aiutare, nei momenti di indecisione, a
continuare non solo la relazione, ma anche l’eventuale contratto terapeutico.In questo senso
Crosby (1990) suggerisce di esaminare, quando un partner esprime il desiderio di interrompere
la relazione e l’altro cerca di mantenere intatto il rapporto, anche la natura dell’impegno dei
due all’interno del rapporto di coppia. Altri autori rilevano che spesso l’esperienza di
counseling o terapia di coppia aiutano i partner ad incrementare l’impegno e l’ottimismo verso
molti aspetti della loro relazione (Dixon e Sciara, 1977; Bagarozzi, Bagarozzi Anderson e
Pollane, 1984); anzi alcuni terapisti ritengono che tale incremento rappresenti uno degli
obiettivi principali dell’intervento (Tauss, 1976; Beach e Broderick, 1983; Stanley e Trathen,
1994).
Da quanto detto appare una convergenza generalizzata nel ritenere l’impegno una
dimensione fondamentale della relazione di coppia lungo il suo sviluppo, dalla nascita
all’eventuale rottura. Tuttavia, come sostiene Schlesinger (1983), ci sono pochi studi
longitudinali in merito e spesso non sono tenute sotto controllo le differenze etniche e di sesso.
Le definizioni poi dei concetti, elaborate all’interno di differenti modelli, risultano tra loro
contraddittorie.
I modelli teorici di riferimento.
É utile allora fare qualche cenno ai modelli entro cui è stato utilizzato il concetto di
impegno. Riferendosi al modello dell’investimento, l’impegno può essere inteso come “la
tendenza a mantenere una relazione... sentendosi psicologicamente attaccati ad essa” (Rusbult,
1983, p.102). La definizione di impegno include allora due categorie di atteggiamenti
covariabili: l’intento comportamentale, volto al mantenimento della relazione e definito anche
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impegno strutturale (Johnson, 1982), e l’attaccamento psicologico ad essa o impegno
personale (Johnson, 1973, 1982; Rosenblatt, 1977).
Il modello delle barriere (Lund, 1985), al contrario, definisce l’impegno come un
atteggiamento personale verso il mantenimento della relazione, rafforzato da atti specifici
riguardanti l’investimento di tempo, sforzi e risorse a favore della relazione. Così il concetto
viene ad abbracciare tre aspetti: le opinioni personali sulla durata della relazione, l’evitare il
proprio coinvolgimento in altri rapporti, la consapevolezza che una possibile rottura della
relazione provocherebbe delle perdite in termini economici, sociali e affettivi. Tale
considerazione, unita al grado di investimento relazionale, può agire da barriera rispetto
all’interruzione del legame relazionale anche in situazioni di stress e di limitate ricompense.
Tale prospettiva trascura però la dimensione dell’affettività e dell’attaccamento psicologico
alla relazione considerate nel modello dell’investimento.
Riferendosi alla teoria dello scambio sociale applicata alle relazioni coniugali,
l’impegno è visto come un movimento che può andare dal continuare una relazione per
obiettivi intermedi al mantenerla in quanto obiettivo prioritario (Leiks, 1972). Secondo la
teoria dell’interdipendenza (Kelley e Thibaut, 1978; Thibaut e Kelly, 1959), l’impegno nasce
dall’aumento di dipendenza dalla relazione dovuta, a sua volta, ad un incremento della
soddisfazione coniugale e alla diminuzione di possibili alternative al rapporto. Van Lange,
Drigotas, Rusbult, Arriaga, Witcher e Cox (1997) utilizzano il modello dell’interdipendenza
per spiegare l’atteggiamento definito di “buona volontà al sacrificio” per il quale i partner
coordinano i loro comportamenti al fine di raggiungere un esito soddisfacente ad entrambi,
anche sacrificando i bisogni personali per i bisogni dell’altro quando non sia possibile
raggiungere un bene comune. Così l’impegno rappresenta l’elemento centrale nelle relazioni
durature proprio perché consente questa disponibilità al sacrificio che, a sua volta, influisce
sulla buona salute della relazione (Berscheid, 1985; Clark e Mills, 1979; Holmes e Boon,
1990). L’impegno rivela in questo modo un orientamento a lungo termine verso la relazione,
associato all’intento di continuare la relazione “sia nella buona che nella cattiva sorte”, al
sentimento di legame psicologico alla relazione e all’implicito riconoscimento di cui si ha
bisogno.
Concludendo questa rassegna, ricordiamo che Lydon, Pierce e O’Regan (1997)
definiscono l’impegno come uno stato psicologico interno che permette alle persone di sentirsi
legate a qualcosa o a qualcuno, distinguendo però un “impegno entusiasta”, in presenza di
soddisfazione e desiderio di impegnarsi nella relazione, e un “impegno morale” dovuto
soprattutto ai valori morali e alle credenze religiose personali.
I modelli di operazionalizzazione dell’impegno.
Quanto abbiamo riportato conferma la centralità della dimensione dell’impegno per la
comprensione delle dinamiche della relazione di coppia e per il mantenimento della relazione
stessa. Purtroppo, accanto ad un dibattito intenso circa la sua definizione teorica e
probabilmente anche per una diretta conseguenza di questo, esistono dei limiti rispetto
all’operazionalizzazione di tale costrutto, infatti sono disponibili pochi strumenti in grado di
rilevare e valutare tale dimensione in modo soddisfacente. Gli autori che si sono occupati di
rilevare l’impegno all’interno della relazione li hanno di volta in volta costruiti ad hoc (Nock,
1995; Johnson e Rusbult, 1989; Bagarozzi e Atilano, 1982). Oppure si tratta di strumenti che
hanno bisogno di ulteriori analisi rispetto alla validità di costrutto, come il Marital Satisfaction
and Commitment Scales (Jones, Adams, Monroe e Berry, 1995) o che rilevano aspetti parziali
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(Beach e Broderick; 1983; Kurdek, 1995).
Probabilmente una delle definizioni di impegno più complete e con una più adeguata
operazionalizzazione è quella proposta dai lavori di Stanley (Stanley e Markman, 1992;
Stanley, Lobitz e Dickson, 1997) che considera come costituenti dell’impegno “Personal
dedication” e “Constrain commitment”.
Con il presente lavoro, vista la centralità del concetto di impegno per l’analisi delle
relazioni coniugali e la mancanza di strumenti in contesto italiano per la rilevazione di tale
costrutto, ci si propone di fornire un primo adattamento e una prima validazione dello
Stanley’s Commitment Inventory.
METODO E TECNICHE
Stanley’s Commitment Inventory.
Nella sua concettualizzazione di impegno Stanley prende spunto dai principali lavori
di Johnson (1978, 1982), Levinger (1965, 1979), Leik e Leik (1977) e Rusbult (1980; 1983) —
attingendo quindi dalle teorie dello scambio sociale, al modello dell’investimento e alla teoria
delle barriere — e definendo la variabile in questione come costituita da due costrutti connessi
chiamati appunto “Personal dedication” e “Constrain commitment”. In particolare la
definizione teorica di “Personal dedication” si riferisce al desiderio da parte di una persona di
mantenere o accrescere la qualità della sua relazione coniugale a vantaggio proprio e del
partner. In questo senso non c’è solo il desiderio (con i comportamenti conseguenti) di
continuare nella relazione, ma anche quello di farla maturare, di investire e “sacrificarsi” per
essa, di legare gli obiettivi personali alla relazione, di perseguire il benessere del partner e non
semplicemente il proprio.
Al contrario la definizione concettuale di “Constrain commitment si riferisce alle
costrizioni che obbligano le persone a mantenere le relazioni al di là della “personal
dedication”. In sostanza questo tipo di impegno può essere prodotto da pressioni interne o
esterne alla relazione e ne favoriscono il mantenimento e la stabilità rendendo particolarmente
costosa la sua fine, sia a livello economico, sia a livello sociale che psicologico.
A livello operativo le dimensioni di “Personal dedication” e di “Constrain
commitment” vengono rilevate attraverso diverse subscale che formano il questionario
“Stanley’s Commitment Inventory”. In particolare, la dimensione di “Personal dedication” è
rilevata dalle scale:
(a) Relationship Agenda (Prospettive di impegno futuro): si riferisce al grado in cui una
persona desidera che la sua relazione si mantenga costante e salda nel tempo;
(b) Primacy of Relationship (Priorità della relazione): si riferisce alla priorità della
relazione in una gerarchia di attività e impegni;
(c) Willing to Develop/Have Couple Identity (Identità di coppia): si riferisce al grado in cui
un individuo pensa alla sua relazione come ad un team, piuttosto che all’insieme di due
individui separati che tentano di massimizzare ciascuno il proprio guadagno;
(d) Satisfaction with Sacrifice (Dedizione alla relazione coniugale): si riferisce alla
sensazione di soddisfazione provata dalle persone nel momento in cui fanno qualcosa in
larga misura o esclusivamente a beneficio del partner;
(e) Alternative Monitoring (Controllo delle alternative rispetto al partner): si riferisce al
livello di attenzione che i partner mettono nel guardarsi intorno alla ricerca di potenziali
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partner adatti a loro;
(f) Meta Commitment (Meta-impegno dei protagonisti): si riferisce all’impegno che una
persona riesce a mettere nelle diverse attività o nel portare avanti scelte di vita o
impegni. Non si riferisce necessariamente all’impegno posto nella relazione in corso.
La dimensione del constrain commitment è invece rilevata dalle scale:
(a) Structural Investment (Investimenti materiali nella relazione attuale): si tratta di tutto
quello che a livello materiale diventa sempre più condiviso e cospicuo (principalmente
possedimenti e investimento di denaro);
(b) Social Pressure (Pressioni sociali per continuare la relazione): si riferisce alle pressioni
che terzi esterni alla relazione, in particolar modo famiglia e amici, esercitano sulla
coppia perché mantenga la relazione;
(c) Termination Procedures (Procedure di separazione come barriere alla rottura): si
riferisce alla difficoltà nell’intraprendere i passi necessari per interrompere la relazione;
(d) Alternative Quality or Unattractiveness of Alternatives (Difficoltà di progetti
alternativi): si riferisce al grado in cui una persona potrebbe essere più felice o meno
felice nelle diverse situazioni che si originerebbero se la sua relazione finisse (ad
esempio cambio di casa, di livello socio-economico, ecc.);
(e) Availability of Partners (Difficoltà nel trovare nuovi partner): si riferisce alla
disponibilità percepita di trovare partner adatti che sostituiscano il partner dell’attuale
relazione;
(f) Morality of Divorce (Giudizio morale sul divorzio): si riferisce alla accettabilità morale
del divorzio.
Ciascuna di queste subscale è costituita da 6 item tranne le dimensioni “Social
Pressure” e “Termination Procedures”, due scale messe a punto da Johnson (1982) e inserite
nella loro versione originaria che presenta una costruzione diversa e una peculiare modalità di
risposta. In tal modo questa prima versione (risalente al 1984, ma pubblicata solo nel 1992),
chiamata “Relationship Scale”, è costituita da 60 item più le due scale di Johnson.
Nel 1986, in un addendum non pubblicato, Stanley modifica lo strumento
introducendo due nuove subscale — “Concern for Children’s Welfare” (Preoccupazione per il
benessere dei figli) e “Concern for Partner’s Welfare” (Preoccupazione per il benessere del
partner) — rispettivamente di 5 e 6 item, che vanno a completare la dimensione della
“Constrain commitment”. Inoltre l’autore modifica le due scale di Johnson — rispettivamente
di 8 e 6 item — rendendole omogenee al resto del questionario. Ancora riduce da 6 a 4 gli item
le scale di “Social Pressure” (Pressioni sociali per continuare la relazione), “Morality of
Divorce” (Giudizio morale sul divorzio), “Structural Investment” (Investimenti materiali nella
relazione attuale) e “Availability of Partners” (Difficoltà nel trovare nuovi partner) e introduce
una “sort form” della “Dedication Scale” costituita da 14 item che sostituisce tutte le scale
facenti parte della dimensione di “Personal dedication” della prima versione. In tal modo il
nuovo strumento, chiamato “Stanley’s Inventory Commitment”, presenta in totale 55 item.
Per l’adattamento al contesto italiano e l’avvio della validazione, si è deciso di partire
dalla versione originaria dello strumento considerando i 6 item di ciascuna delle scale della
“Personal dedication” e della “Constrain dedication”, aggiungendo le due nuove scale presenti
nell’addendum del 1986 “Concern for Children’s Welfare” (Preoccupazione per il benessere
dei figli) e “Concern for Partner’s Welfare” (Preoccupazione per il benessere del partner), più
le due scale di Johnson rese omogenee nel 1986.
In tal modo si è ottenuto un pool di 85 item, tradotti in modo indipendente da più
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persone per poi procedere ad un confronto e alla scelta definitiva che, pur mantenendo le
sfumature di significato di stesura originaria, rispondesse al meglio alla nostra lingua parlata.
Si è inoltre deciso di semplificare la modalità di risposta agli item, passando da una
valutazione su scala Likert a sette gradi (1 = fortemente d’accordo... 4 = né accordo né
disaccordo... 7 = fortemente in disaccordo) ad una valutazione su scala Likert a quattro gradi
(1 = completamente vero; 2 = più vero che falso; 3 = più falso che vero; 4 = completamente
falso).
Soggetti
Gli 85 item, opportunamente mescolati in modo che i soggetti rispondessero ad ogni
item indipendentemente dagli altri, sono stati inseriti in un unico questionario che venne
somministrato ad un campione di 272 soggetti provenienti dal Nord Italia, reperiti attraverso le
scuole frequentate dai loro figli o in luoghi di aggregazione spontanea (parrocchie, gruppi
culturali, ecc.). Nello specifico il campione è costituito da 130 uomini e 142 donne, di età
compresa tra i 25 e i 67 anni (media 44 anni), sposati da una media di 19 anni (gamma 1-40) e
con una media di 2 figli (gamma 0-5).
Circa il livello di scolarità il campione copre tutta la gamma di livelli anche se i soggetti con
diploma di scuola media inferiore e superiore sono in maggioranza (Figura 1).
Per ciò che concerne la professione i soggetti del campione risultano distribuiti tra le
diverse categorie lavorative con prevalenza di impiegati e liberi professionisti (Figura 2).
Analisi statistiche
120
100
80
uom ini
60
donne
40
totale
20
0
elementare
media
diploma
laurea
Figura 1. Livelli di scolarità del campione distinti per sesso
60
50
uom ini
40
donne
30
totale
20
10
0
casalinga
operaio
impiegato
artigiano
lib.prof.
insegnanti pensionato
Figura 2. Tipi di impegno lavorativo del campione
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altro
Si è deciso di seguire per le prime fasi la stessa metodologia usata da Stanley (1992)
con la valutazione della consistenza interna delle singole scale e il successivo esame della
struttura fattoriale sottostante al pool di item somministrati.
Dopo avere verificato la consistenza interna delle scale in questione mediante le
procedure del testing classico (α di Cronbach, α if item deleted e correlazioni item-scala di
Pearson) si è deciso di indagare le dimensioni sottostanti mediante l’analisi fattoriale con il
metodo Varimax di rotazione ortogonale.
In seguito si è proceduto nuovamente a verificare la consistenza interna dei fattori
emersi sia con le procedure di testing classico e sia per mezzo di uno dei modelli fondamentali
della “Teoria dei Tratti Latenti”, quello di Rasch (1960-1980) nella sua estensione per scala a
più gradi (Andrich, 1992) al fine di migliorare la consistenza interna dei fattori trovati.
In ultimo, mediante analisi della varianza ad un fattore between, si è proceduto a
verificare l’eventuale effetto di particolari variabili indipendenti, quali sesso, età, titolo di
studio, professione, anni di matrimonio, numero di figli, sulle dimensioni rilevate dalle
precedenti analisi.
RISULTATI
Una prima analisi della consistenza interna delle singole scale costituenti “Personal
dedication” e “Constrain commitment” non ha fornito, per ciascuna di esse, risultati molto
soddisfacenti anche se non ha replicato i risultati ottenuti da Stanley (1992). (Tabella 1). Come
si può notare, mentre alcune subscale presentano un’adeguata consistenza interna rilevata
mediante il testing classico, altre, nello specifico “Meta-Commitment”, “Structural
Investment”, “Termination Procedures”, “Alternative Quality/Unattractiveness of
Alternatives” e “Availa-bility of Partners”, presentano indici di consistenza interna piuttosto
bassi.
Pertanto si è deciso, prima di procedere all’analisi secondo il modello di Rasch, di
analizzare la struttura fattoriale sottostante agli 85 item considerati. I risultati hanno messo in
luce la presenza di tre fattori principali che spiegano il 24% della varianza totale degli item. Si
è optato per l’estrazione di tali fattori sia sulla base dello scree-test di Cattel e sia sulle
osservazioni riferite da Stanley stesso (1992) che, realizzando la stessa procedura, aveva
rilevato la presenza di tre fattori principali: il primo era saturato in massima parte da item
facenti parte di subscale della “Personal dedication”, il secondo saturato in massima parte dagli
item provenienti dalle subscale di “Constrain commitment”, il terzo saturato soprattutto dagli
item provenienti dalle scale di “Morality of Divorce” e “Satisfaction with Sacrifice”. Egli
stessi ammetteva che, nonostante la distribuzione degli item sui due fattori concordasse meglio
con la sua definizione teorica del costrutto di impegno, emergevano alcune incongruenze
difficili da spiegare a livello teorico, ma probabilmente attribuibili alla composizione del
campione da cui erano stati ottenuti i dati.
Nel nostro studio, il primo fattore (14% della varianza totale) è saturato quasi
esclusivamente dagli item derivanti dalle scale di “Personal dedication”; il secondo (6% della
varianza totale) è saturato quasi esclusivamente dagli item derivanti dalle scale di “Constrain
commitment”; il terzo (4% della varianza totale) è saturato in eguale misura da item
provenienti dalle scale di “Personal dedication” e di “Constrain commitment”. Analogamente a
quanto riportato da Stanley (1992), anche per i risultati ottenuti in questa ricerca è piuttosto
difficile spiegare le saturazioni fattoriali solo in base alla concettualizzazione di impegno
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Tabella 1. Correlazioni item-scala, alpha deleted e alpha di Cronbach delle subscale dello Stanley’s Commitment Inventory
PERSONAL DEDICATION
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Primacy of Relationship
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Willing to Develop/
Correlazioni item-scala
Have Couple Identity
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Satisfaction with Sacrifice Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Alternative Monitoring
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Meta-Commitment
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
CONSTRAIN COMMITMENT
Structural Investment
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Social Pressure
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Termination Procedures
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Alternative Quality/
Correlazioni item-scala
Unattractiveness of
Alpha deleted
Alternatives
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Availability of Partners
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Morality of Divorce
Correlazioni item-scala
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Concern for Children’s
Correlazioni item-scala
Welfare
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Concern for Partner’s
Correlazioni item-scala
Welfare
Alpha deleted
Alpha di Cronbach
Alpha di Cronbach riportata da Stanley (1992)
Relationship Agenda
** = p .01
≥ .59** (range .59**-.73**)
≥ .66 (range .66-.72)
.73
.88
≥ .59** (range .59**-.71**)
≥ .64 (range .64-.71)
.71
.80
≥ .53** (range .53**-.69**)
≥ .60 (range .60-.65)
.67
.81
≥ .54** (range .54**-.66**)
≥ .60 (range .60-.63)
.67
.74
≥ .48** (range .48**-.66**)
≥ .56 (range .56-.64)
.64
.86
≥ .44** (range .44**-.66**)
≥ .47 (range .47-.57)
.58
.75
≥ .34** (range .34**-.64**)
≥ .18 (range .18-.44)
.37
.70
≥ .51** (range .51**-.67**)
≥ .58 (range .58-.64)
.65
.88
≥ .36** (range .36**-.61**)
≥ .36 (range .36-.52)
.47
.89
≥ .38** (range .38**-.61**)
≥ .47 (range .47-.58)
.55
.91
≥ .22** (range .22**-.70**)
≥ .38 (range .38-.62)
.53
.80
≥ .36** (range .36**-.72**)
≥ .56 (range .56-.72)
.65
.82
≥ .43** (range .43**-.75**)
≥ .49 (range .49-.63)
.62
—
≥ .29** (range .29**-.73**)
≥ .49 (range .49-.67)
.61
—
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 13
proposta da Stanley. Infatti, considerando da un lato il contenuto e la direzione del significato
degli item che saturano ciascun fattore e dall’altro il fatto che nessuna scala è mai
rappresentata da un unico fattore (Tabelle 2, 3, 4), sembra possibile ipotizzare la presenza,
oltre al concetto di impegno, anche di costrutti certamente connessi, ma di interpretazione
diversa rispetto a quella fornita da Stanley. A nostro avviso ciò che discrimina l’appartenenza
degli item ad un fattore piuttosto che ad un altro è il modo con cui l’item definisce il
coinvolgimento dell’individuo all’interno della relazione.
In particolare, se si considerano gli item che presentano una saturazione uguale o
superiore a .40 sul primo fattore, la loro subscala di provenienza e la loro direzione di
significato ( Tabella 2), si nota che tutti gli item descrivono un forte attaccamento alla
relazione e un forte coinvolgimento in essa. Tale dimensione appare molto simile a
quell’aspetto dell’impegno che Rusbult (1983, p. 102) definiva come “tendenza a mantenere
una relazione sentendosi psicologicamente «attaccati» ad essa”. Se invece si considerano gli
item che hanno una saturazione superiore o uguale a .40 sul secondo fattore, la subscala di
provenienza e la direzione di significato (Tabella 3), si nota che gli item definiscono non tanto
le barriere o gli investimenti volti ad impedire la rottura del rapporto, quanto piuttosto la
possibilità di far fronte alle difficoltà che si potrebbero sorgere qualora si fosse costretti a
rompere la relazione. In questo senso gli item lasciano trasparire un minor coinvolgimento
emotivo nella relazione e pongono l’accento sulla capacità da parte delle persone di pensare
alla rottura del rapporto di coppia come uno dei possibili esiti dello sviluppo della relazione
stessa e alla possibilità di agire in modo razionale per far fronte ai possibili disagi e difficoltà
derivanti dalla rottura.
In ultimo se si considerano gli item che hanno una saturazione uguale o superiore a .40
sul terzo fattore, la subscala di provenienza e la direzione di significato, si nota una sorta di
disinvestimento affettivo della relazione e la necessità di restare insieme al partner per il bene
dei figli o per non perdere gli investimenti economici e i legami sociali creati con la relazione
stessa (Tabella 4).
Tenendo presenti i significati di queste analisi, si è deciso di verificare e approfondire
la consistenza interna delle tre dimensioni piuttosto che delle singole subscale definite da
Stanley, calcolando le correlazioni item-scala di Pearson, l’α if item deleted e l’α di Cronbach
per ciascun fattore, ottenendo dei risultati soddisfacenti. In particolare per i 18 item del primo
fattore, definito “impegno nel portare avanti la relazione di coppia” (“Impegno Relazionale”),
le correlazioni item-scala sono tutte uguali o superiori a .40 (range .40-.71) e significative per
p < .001, l’α if item deleted è pari o superiore a .84 (range .84-.85), mentre l’α di Cronbach è
pari a .86.
Per i 15 item del secondo fattore, definibile come “rottura del rapporto come possibile
esito della relazione” (“Rottura del Rapporto”), le correlazioni item-scala sono tutte uguali o
superiori a .46 (range .46-.63) e significative per p < .001, l’α if item deleted per ciascun item
è uguale o superiore a .80 (range .80-.81) e l’α di Cronbach è pari a .81.
In ultimo per i 13 item del terzo fattore, definibile come “disinvestimento della
relazione di coppia” (Disinvestimento Relazionale” le correlazioni item-scala sono tutte uguali
o superiori a .31 (range .31-.58) e significative per p < .001, l’α if item deleted per ciascun
item è uguale o superiore a .72 (range .72-.75) e l’α di Cronbach è pari a .74.
Per migliorare ulteriormente la consistenza interna delle tre scale, anche in vista di una
riduzione del numero degli item che può facilitare la somministrazione, si è deciso di elaborare
i dati con l’analisi secondo il modello di Rasch e di procedere quindi ad un’ulteriore verifica
della consistenza interna delle tre scale con il testing classico.
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 14
Tabella 2. Contenuto e subscala di provenienza degli item che saturano il primo fattore
N°
Contenuto dell’item
01 La relazione col partner è la cosa più importante della mia
vita.
02 Pur avendo molti impegni, pongo sempre la relazione col
partner al primo posto.
03 La relazione col mio partner viene prima di quella con
tutte le altre persone.
04 Fare qualcosa per il partner è per me un piacere, anche se
ciò significa mettere in secondo piano i miei desideri.
05 Rinunciare a qualcosa per il partner non mi pesa affatto.
06 Provo piacere nel fare qualcosa per il partner.
07 Il mio rapporto di coppia certamente fa parte dei progetti
futuri.
08 É mia intenzione invecchiare con il mio partner.
09 Desidero che il mio legame con il partner resti saldo
nonostante gli ostacoli che possiamo incontrare.
10 Tendo a pensare alle cose come “coppia” piuttosto che
come persona distinta
11 Parlando di ciò che riguarda me e il partner preferisco
usare il “noi” più che “tu” ed “io”
12 Tengo molto a realizzare un forte senso di coppia.
Subscala di provenienza
Personal Dedication: Primacy of
Relation
Personal Dedication: Primacy of
Relation
Personal Dedication: Primacy of
Relation
Personal Dedication: Satisfaction with
Sacrifice
Personal Dedication: Satisfaction with
Sacrifice
Personal Dedication: Satisfaction with
Sacrifice
Personal Dedication: Relationship
Agenda
Personal Dedication: Relationship
Agenda
Personal Dedication: Relationship
Agenda
Personal Dedication: Couple Identity
Personal Dedication: Couple Identity
Personal Dedication: Couple Identity
13 Riesco a far fronte a tutti gli impegni presi
Personal Dedication: Meta- Commit.
14 Nei miei impegni sono di solito perseverante.
Personal Dedication: Meta- Commit.
15 Non ho mai preso in considerazione concrete alternative al
mio rapporto di coppia
16 Né io né il partner possiamo immaginare come potrebbe
essere la vita di uno senza l’altro.
17 Per gran parte dei figli il divorzio è un’esperienza molto
traumatica.
18 La mia famiglia ci tiene che la nostra relazione di coppia
funzioni.
Personal Dedication: Alternative
Monitoring
Commitment Constrain:
Unatractiveness of Alternatives
Commitment Constrain: Concern for
Childrens welfare
Commitment Constrain: Social
Pressure
L’analisi secondo il modello di Rasch fornisce, per ciascun item e per la scala totale
cui appartiene, il valore di χ2 e la sua significatività, statistiche utili per discriminare gli item
non omogenei con il contenuto della scala considerata. In particolare il processo di analisi
prevede l’eliminazione progressiva degli item che presentano un χ2 con una significatività
statistica di p < .05 fino ad ottenere un numero ottimale di item (χ2 con p > .05). In tal modo gli
item utili per rappresentare la scala definibile come "Impegno Relazionale" sono risultati 8. La
controprova per la consistenza interna della scala secondo il testing classico ha fornito risultati
soddisfacenti sia per quanto riguarda le correlazioni di Pearson e sia per quanto riguarda l'α if
item deleted e l’α di Cronbach pari a .83 (Tabella 5). A livello qualitativo gli item pongono la
relazione di coppia al di sopra di ogni altro impegno o relazione e considerano il rapporto di
coppia come facente parte dei progetti futuri. L'analisi di Rasch non ritiene validi gli item che
non hanno una relazione diretta con la relazione di coppia (“Riesco a far fronte a tutti gli
impegni presi”) o che riguardano le possibili difficoltà di fronte ad una rottura del rapporto (ad
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 15
Tabella 3. Contenuto e subscala di provenienza degli item che saturano il secondo fattore
N°
Contenuto dell’item
01 Mi sarebbe difficile trovare un nuovo partner.
02 Se lo volessi o ne avessi bisogno, con un po’ di
pazienza, potrei trovare un nuovo partner.
03 Se la relazione finisse, mi sentirei in colpa per aver
rovinato la vita del partner.
04 Se proprio volessi lasciare il partner, non mi farei
scoraggiare dal pensiero di come farebbe senza di me.
05 Al di là delle preoccupazioni per le conseguenze che
ricadono sul partner, romperei comunque il rapporto
se ritenessi di farlo.
06 Non ha senso restare sposati solamente “per il bene
dei figli”.
07 Se il matrimonio non funziona è giusto che la coppia
si lasci.
08 Il matrimonio deve durare per tutta la vita.
09 Il divorzio è la soluzione migliore se la coppia si
accorge che, nonostante gli sforzi fatti, non c’è
affinità.
10 Con o senza il partner la mia vita è comunque
soddisfacente.
11 Anche se io e il partner ci lasciassimo, potrei ancora
rifarmi una vita ed essere felice.
12 Se anche mi trovassi nella situazione di lasciare il
partner , non sarebbe così difficile spiegarlo ai figli
13 Porre fine alla mia relazione richiederebbe dei passi
che sento come molto difficili.
14 In futuro potrei anche decidere di porre fine a questo
rapporto.
15 Tra qualche anno potrei non essere più insieme al mio
partner.
Subscala di provenienza
Commitment Constrain: Availability of
Partners
Commitment Constrain: Availability of
Partners
Commitment Constrain: Concern for
Partner’s Welfare
Commitment Constrain: Concern for
Partner’s Welfare
Commitment Constrain: Concern for
Partner’s Welfare
Commitment Costrain: Concern for
Children's welfare
Commitment Constrain: Morality of
Divorce
Commit. Constrain: Morality of Divorce
Commitment Constrain: Morality of
Divorce
Commitment Constrain: Unatractiveness of
Alternatives
Commitment Constrain: Unatractiveness of
Alternatives
Commitment Constrain: Termination
Procedures
Commitment Constrain: Termination
Procedures
Personal Dedication: Relationship Agenda
Personal Dedication: Relationship Agenda
es. "Non ho mai preso in considerazione concrete alternative al mio rapporto di coppia" oppure
"Per gran parte dei figli il divorzio è un'esperienza molto traumatica"). In sostanza l'analisi
accentua le dimensioni del coinvolgimento o attaccamento alla relazione e la prospettiva di
mantenere la relazione nel futuro. Come si è visto in precedenza tali dimensioni sono centrali
per la definizione del concetto di impegno, l'uno nel modello dell'investimento e l'altro in
quello delle barriere. Pertanto tale scala può essere a buon diritto essere nominata come “Scala
di Impegno Relazionale”.
Per quanto riguarda la scala che rileva la possibilità da parte dei soggetti di pensare
alla rottura del rapporto come ad uno dei possibili esiti dello sviluppo della relazione, l’analisi
di Rasch considera validi 12 dei 15 item. Anche in questo caso l’analisi della consistenza
interna mediante il testing classico fornisce dei risultati soddisfacenti sia per le correlazioni di
Pearson, sia per l’α if item deleted, sia per l’α di Cronbach pari a .79. A livello qualitativo gli
item indicano la possibilità di riuscire a rifarsi una vita dopo un eventuale divorzio e la
possibilità/volontà di divorziare qualora le cose tra i partner non vadano bene senza farsi
influenzare dalle eventuali difficoltà cui potrebbe andare incontro il partner dopo la rottura
della relazione. (Ad esempio: “Anche se io e il partner ci separassimo potrei ancora rifarmi una
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 16
Tabella 4. Contenuto e subscala di provenienza degli item che saturano il terzo fattore
N°
Contenuto dell’item
Subscala di provenienza
01
Non tengo affatto a coltivare un forte senso di coppia. Personal Dedication: Couple Identity
02
Mi è più facile pensare in termini di cose “mie” e
“tue” piuttosto che “nostre”.
I miei impegni (professionali, di studio, di cura dei
figli o della casa) sono per me più importanti del mio
rapporto col partner.
Quando ho molti impegni la relazione con il partner
passa in secondo piano.
Faccio fatica ad assumermi un preciso impegno
perché non voglio escludere le alternative.
Mi capita spesso di prendere impegni con persone o
per cose che poi lascio perdere.
Non ho progetti a lungo termine per l’attuale
relazione di coppia.
Se ci separassimo, sarebbe difficile guadagnare
abbastanza per mantenermi.
Per mantenermi senza il partner penso che avrei seri
problemi nel trovare i soldi necessari.
Se la mia relazione finisse, rischierei di perdere gli
amici più importanti.
Quando ci sono dei figli, è importante restare insieme
anche se si è infelici.
Se noi due ci dovessimo lasciare significherebbe per
me buttare al vento molte risorse economiche.
La mia famiglia non si preoccuperebbe affatto se la
mia relazione dovesse finire.
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
Personal Dedication: Couple Identity
Personal Dedication: Primacy of
Relationship
Personal Dedication: Primacy of
Relationship
Personal Dedication: Meta-Commitment
Personal Dedication: Meta-Commitment
Personal Dedication: Relationship Agenda
Commitment Constrain: Unatractiveness
of Alternatives
Commitment Constrain: Unatractiveness
of Alternatives
Commitment Constrain: Unatractiveness
of Alternatives
Commitment Constrain: Concern for
Children’s welfare
Commitment Constrain: Structural
Investments
Commitment Constrain: Social Pressure
vita”, oppure: “Se il matrimonio non funziona è giusto che la coppia si lasci”, “ Se proprio
volessi lasciare il partner, non mi farei scoraggiare dal pensiero di come farebbe senza di me”).
Infine, per quanto riguarda la dimensione di “Disinvestimento Relazionale”, gli item
risultati significativi all’analisi di Rasch sono 8. Anche in questo caso il testing classico
fornisce dei risultati soddisfacenti con l’α di Cronbach pari a .68 (Tabella 7). A livello
qualitativo gli item indicano un disinvestimento affettivo della propria relazione di coppia: si
continua a rimanere insieme per forza di inerzia o, più marginalmente, per non subire
conseguenze negative da un punto di vista esclusivamente economico che un’eventuale
separazione potrebbe provocare.
L’analisi di correlazione r di Pearson tra le tre scale ha messo in luce come esse
correlino moderatamente l’una con l’altra, mettendo in evidenza come non ci sia
sovrapposizione tra i costrutti che rilevano. In particolare è presente una correlazione
significativa e negativa tra la “Scala di Impegno di coppia” e le due rimanenti, mentre tra
queste ultime è presente una moderata correlazione positiva: all’aumentare del disinvestimento
della relazione aumenta la possibilità di considerare la rottura del rapporto come esito della
relazione e viceversa (Tabella 8).
In ultimo l’analisi della varianza ad un fattore between ha rivelato che le tre
dimensioni non subiscono o subiscono in misura limitata l’effetto di variabili indipendenti
quali il sesso, l’età, il titolo di studio, la professione, gli anni di matrimonio e il numero di figli.
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 17
Tabella 5. Scala di Impegno nel portare avanti la relazione di coppia: contenuto degli item, correlazioni r
di Pearson, alpha if item deleted, p associata alla statistica di χ2 per gli item scelti secondo il
modello di Rasch.
N°
Contenuto dell’item e direzione di significato
02
Mi è più facile pensare in termini di cose “mie” e “tue” piuttosto
che “nostre”. (+)
I miei impegni (professionali, di studio, di cura dei figli o della
casa) sono per me più importanti del mio rapporto col partner. (+)
Quando ho molti impegni la relazione con il partner passa in
secondo piano. (+)
Faccio fatica ad assumermi un preciso impegno perché non voglio
escludere le alternative. (+)
Mi capita spesso di prendere impegni con persone o per cose che
poi lascio perdere. (+)
Non ho progetti a lungo termine per l’attuale relazione di coppia.
(+)
Se ci separassimo, sarebbe difficile guadagnare abbastanza per
mantenermi (+)
Se noi due ci dovessimo lasciare significherebbe per me buttare al
vento molte risorse economiche. (+)
03
04
05
06
07
08
12
Correlazione Alpha
item-scala deleted p
.58**
.65
.88
.55**
.65
.70
.56**
.65
.38
.53**
.66
.83
.51**
.66
.64
.61**
.64
.48
.51**
.68
.35
.61**
.64
.39
** p < .01
Infatti, per quanto riguarda la Scala di “Impegno Relazionale”, l’analisi della varianza ha
messo in luce solo una tendenza alla significatività rispetto al numero dei figli (F (2,269) =
Tabella 6. Scala della Rottura del rapporto come possibile esito dello sviluppo della relazione: contenuto
degli item, correlazioni r di Pearson, alpha if item deleted, p associata alla statistica di χ2 per
gli item scelti secondo il modello di Rasch.
N°
02
03
04
05
07
08
09
10
11
12
13
15
Contenuto dell’item e direzione di significato
Correlaz.
item-scala
Alpha
deleted
p
Se lo volessi o ne avessi bisogno, con un po’ di pazienza, potrei
trovare un nuovo partner. (+)
Se la relazione finisse, mi sentirei in colpa per aver rovinato la vita
del partner. (-)
Se proprio volessi lasciare il partner, non mi farei scoraggiare dal
pensiero di come farebbe senza di me. (+)
Al di là delle preoccupazioni per le conseguenze che ricadono sul
partner, romperei comunque il rapporto se ritenessi di farlo.(+)
Se il matrimonio non funziona è giusto che la coppia si lasci. (+)
Il matrimonio deve durare per tutta la vita. (-)
Il divorzio è la soluzione migliore se la coppia si accorge che,
nonostante gli sforzi fatti, non c’è affinità. (+)
Con o senza il partner la mia vita è comunque soddisfacente. (+)
Anche se io e il partner ci lasciassimo, potrei ancora rifarmi una
vita ed essere felice. (+)
Se anche mi trovassi nella situazione di lasciare il partner, non
sarebbe così difficile spiegarlo ai figli. (+)
Porre fine alla mia relazione richiederebbe dei passi che sento come
molto difficili. (-)
Tra qualche anno potrei non essere più insieme al mio partner. (+)
.50**
.77
.19
.59**
.77
.27
.58**
.77
.85
.63**
.76
.50
.56**
.53**
.48**
.77
.77
.77
.19
.75
.25
.50**
.64**
.77
.76
.89
.09
.52**
.77
.76
.51**
.77
.20
.51**
.77
.66
** p < .01
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 18
Tabella 7. Scala di Disinvestimento della relazione di coppia: contenuto degli item, correlazioni r di
Pearson, alpha if item deleted, p associata alla statistica di χ2 per gli item scelti secondo il
modello di Rasch.
N°
02
03
04
05
06
07
08
12
Correlaz. Alpha
item-scala deleted
Mi è più facile pensare in termini di cose “mie” e “tue” piuttosto che
.58**
.65
“nostre”. (+)
I miei impegni (professionali, di studio, di cura dei figli o della casa)
.55**
.65
sono per me più importanti del mio rapporto col partner. (+)
Quando ho molti impegni la relazione con il partner passa in secondo
.56**
.65
piano. (+)
Faccio fatica ad assumermi un preciso impegno perché non voglio
.53**
.66
escludere le alternative. (+)
Mi capita spesso di prendere impegni con persone o per cose che poi
.51**
.66
lascio perdere. (+)
Non ho progetti a lungo termine per l’attuale relazione di coppia. (+)
.61**
.64
Se ci separassimo, sarebbe difficile guadagnare abbastanza per
.51**
.68
mantenermi. (+)
Se noi due ci dovessimo lasciare significherebbe per me buttare al
.61**
.64
vento molte risorse economiche. (+)
Contenuto dell’item e direzione di significato
** p < .001
Tabella 8. Correlazione tra le scale
SI
SR
SR
SD
-.41**
-.44**
Legenda:
SI = Scala di Impegno di coppia
SR = Scala di Rottura del rapporto
SD = Scala di Disinvestimentodella relazione di coppia:
.21**
**p < .001
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 19
p
.88
.70
.38
.83
.64
.48
.35
.39
Al contrario per la scala che rileva la possibilità da parte dei soggetti di pensare alla
rottura del rapporto come ad uno dei possibili esiti dello sviluppo della relazione, l’analisi della
varianza ha messo in luce una tendenza alla significatività rispetto al sesso (F (1, 270) = 3,14;
p = .078) per cui gli uomini (N° = 130; media = 32,35) sembrano pensare meno alla rottura
della relazione come uno dei possibili esiti del rapporto rispetto a quanto facciano le donne (N°
= 142; media = 30,98). Inoltre tale analisi ha rilevato due significatività rispetto all’età e al
numero di figli. Infatti le persone tra i 25 e i 40 anni (N° = 73; media = 31,51) e tra i 41 e i 50
anni (N° = 149; media = 30,89) sembrano pensare maggiormente alla possibile rottura del
rapporto come esito della relazione rispetto alle persone tra i 51 e i 67 anni (N° = 50; media =
34,06; F (1,269) = 4,75; p = .0094). Un’ultima significatività emerge dal numero dei figli.
Infatti le persone con due figli (N° = 143; media = 30,80) pensano maggiormente alla possibile
rottura del loro rapporto rispetto alle persone che hanno tre o più figli (N° = 76; media = 33,11;
F (2,269) = 3,33; p = .0374. Non emergono invece significatività relativamente agli anni di
matrimonio, al titolo di studio e alla professione svolta dai soggetti.
Per quanto riguarda invece la Scala di disinvestimento della relazione l’analisi della
varianza ha rilevato una differenza significativa rispetto al titolo di studio dei soggetti (F
(3,268) = 6,64; p = .0002). In particolare le persone che hanno la licenza elementare (N° = 30;
media = 22) presentano un maggior disinvestimento della relazione rispetto ai soggetti con
licenza media (N° = 94; media = 23,86), con diploma di scuola superiore (N° = 108; media =
25,64) e laureati (N° = 40; media = 25,10).
CONCLUSIONI
L’esigenza di questa ricerca nasce dall’aver constatato come nel panorama della
letteratura in ambito psicologico il costrutto di impegno occupi un posto centrale tra le
variabili che consentono di capire le dinamiche della relazione di coppia e il loro evolversi.
Tuttavia ci si è resi conto che nonostante l’attenzione dedicata a questa variabile tanto in
ambito clinico che nella ricerca psicologica, e nonostante le molteplici definizioni per tale
costrutto, gli strumenti in grado di rilevarlo adeguatamente sono pochi e scarsamente validati.
Con il presente contributo, nel tentativo di adattare e validare uno strumento per il contesto
italiano in grado di rilevare l’impegno all’interno della relazione coniugale, ci si è inseriti nel
dibattito concernente la definizione di questa variabile. Partendo dalle dimensioni proposte
dallo Stanley’s Commitment Inventory, si è giunti con il presente contributo alla costruzione e
validazione di un nuovo strumento costituito da tre scale che indagano l’impegno all’interno
della relazione di coppia, la possibilità di considerare la rottura del rapporto come uno dei
possibili esiti dello sviluppo della relazione e il disinvestimento affettivo della relazione stessa.
Pertanto, con la presente ricerca, accanto alla proposta di una nuova definizione concettuale
delle dimensioni sottostanti allo Stanley’s Commitment Inventory, si è verificata la consistenza
interna delle scale che le rappresentano.
I risultati ottenuti, nonostante le tre scale proposte necessitino di ulteriori analisi,
soprattutto per quanto riguarda la loro validità concorrente e discriminante, hanno messo in
luce la loro buona consistenza interna rilevata sia utilizzando la metodologia del testing
classico, sia utilizzando il modello di Rasch.
Il possibile uso applicativo di tali scale è notevole, andando dall’ambito della ricerca a
quello clinico, dove potrebbe essere necessario sapere se tra i coniugi ci sia ancora impegno
nel portare avanti la relazione o piuttosto se ci sia una sorta di disinvestimento affettivo che
consente alla relazione di continuare, ma senza più slancio, solo per forza d’inerzia. Da questo
Volume 4, Numero 1, 1999, pag. 20
punto di vista, soprattutto in situazioni di counseling, potrebbe essere un utile obiettivo quello
di valutare e incrementare, con adeguati programmi d’intervento, l’impegno da parte dei
coniugi all’interno della loro relazione. Oltretutto, l’utilizzo di tali scale risulta anche agevole e
veloce, visto il loro ridotto numero di item, consentendo così la raccolta di numerose ed
importanti informazioni in brevissimo tempo.
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