nutrirsi 3 set 09:nutrirsi 3 set 09
Transcript
nutrirsi 3 set 09:nutrirsi 3 set 09
SENSI E VINO I sensi e il vino Nel cervello si realizza il processo della percezione: alla naturale informazione grezza del potenziale si somma il retaggio del nostro vissuto. I modi dell’esperienza sensoriale variano da una cultura all’altra a seconda dell’importanza e dei significati attribuiti alle modalità della percezione; tali variazioni si riflettono “sulle forme di organizzazione sociale, sui concetti di sé e del cosmo, sulla regolazione delle emozioni, e su altri domini di espressione culturale”. (Howes D,, 1991). Nella società occidentale il senso della vista è predominante su tutti gli altri quale mezzo di conoscenza della realtà naturale. L’organizzazione gerarchica delle esperienze sensoriali è legata all’ambiente e alla sua influenza sull’organizzazione della vita e sull’evoluzione culturale delle varie comunità. Non tutte le culture riconoscono l’esistenza di cinque sensi o, comunque, non sempre tale riconoscimento segue i modi dell’Occidente: gli abitanti dell’isola di Giava, per esempio, enumerano vista, udito, odorato, parlare e sentire; il tatto non è riconosciuto, mentre è sottolineata l’importanza della componente orale/auditiva. Gli Hausa della Nigeria si servono di due soli verbi per E’ per sfuggire alla semplificazione sensoriale della parte di natura con cui più stretto è il nostro contatto, per salvaguardare il patrimonio di specie naturali, ognuna con il proprio corredo di caratteri anatomici e funzionali adatti ad interagire con le altre specie naturali (fiori, frutti, odori, essenze, ecc.), è per tutto questo che si moltiplicano oggi iniziative tese alla difesa della diversità biologica. Tali interventi sono finalizzati alla conservazione del paesaggio, del territorio e delle sue colture tradizionali, alla reintroduzione di pratiche agricole frettolosamente abbandonate per inseguire il vuoto della “massima resa economica”, la messa a coltura di specie eduli quasi scomparse al fine di assicurarne la discendenza e di riscoprirne l’originalità dei sapori all’atto del consumo. Appare evidente come tutto questo possa conseguire solo alla pratica di una cultura dell’attenzione rivolta alla natura e, in campo nutrizionale, alle modalità con cui ne consumiamo le specie: le capacità di avvertire le proprietà dei cibi passa, per l’uomo dei nostri tempi, attraverso una educazione dei sensi, troppo a lungo trascurati nelle società di massa. La degustazione dei cibi è un’importante occasione per mettere alla prova le nostre capacità di percezione sensoriale. descrivere i processi percettivi: gani (il vedere) e ji, che racchiude tutti gli altri sensi e significa “sentire emozionalmente” e “conoscere” (Ritchie I., 1991). Nella regione dello Zinacantan, in Messico, il sensorium è diviso in 5 facoltà percettive: “la vista, il parlare, l’abbracciare le persone (che coinvolge tatto e olfatto), la percezione del tempo e il calore” (Andermann L., 1991). Degustare Vincenzino Siani La nostra conoscenza diretta del mondo è limitata a quella porzione della realtà naturale che vista, udito, olfatto, gusto e tatto trasportano per vie neuronali in forma di potenziali. Lucien Febvre definisce “uomini di plein-vent” quelli che, nel XVI secolo, abitavano il Vecchio Mondo: vivendo in un’atmosfera colma di stimoli sensoriali, erano abituati non solo a vedere, ma ad ascoltare, fiutare, aspirare, palpare la natura con tutti i sensi. Nell’attuale società dell’abbondanza, dove l’urbanizzazione intensiva ha generato immense megalopoli e corrotto i caratteri dell’aria, dove aspetti economici e commerciali globali legati alla produzione e al consumo dei cibi sempre più comportano la neutralizzazione degli odori e la standardizzazione dei sapori, olfatto e gusto hanno perduto la loro pregressa importante funzione rivelatrice e conoscitiva. E tuttavia, odori e sapori sono tuttora in grado di arricchire la nostra vita, orientando le nostre scelte alimentari verso cibi i cui caratteri organolettici si riflettono favorevolmente sulla nostra psiche e promuovono il nostro benessere. I Suya e gli Indiani Desana che vivono nella Foresta Amazzonica in Colombia e i Kaluli, comunità forestale della Nuova Guinea, riconoscono nell’udito il senso deputato alla conoscenza: “nella casa buia, come nella foresta, è l’udito, non la vista ad essere il modo sensoriale dominante” (Feld S.,1982). Ci sono culture, ad esempio i Songhay, che organizzano i rapporti sociali rispetto al gusto, altre che fondano le loro cosmologie sugli odori (Classen C., 1993). A volte ci serviamo del tatto per saggiare la consistenza della frutta e valutarne il grado di maturità; l’udito ci fa percepire il crepitio della crosta del pane quando la stringiamo fra le dita per accertarne la freschezza; tuttavia è soprattutto alla vista, all’olfatto e al gusto che facciamo riferimento nella scelta e nella valutazione dei nostri cibi. La sensazione gustativa è dovuta a potenziali nervosi originati in cellule sensoriali specializzate quando sostanze chimiche toccano la superficie della lingua, il palato molle, faringe e laringe. Sulla lingua vi sono circa 9000 papille gustative e ciascuna di queste contiene una dozzina di cellule gustative, veri recettori per il gusto, in grado di distinguere quattro differenti tipi di stimoli: dolce, acido, salato e amaro. Le cellule della punta sono più sensibili al dolce e al salato, quelle disposte sui lati all’acido, quelle SENSI E VINO della parte posteriore all’amaro. La grande varietà di gusti che riusciamo a distinguere origina da miscele complesse di molecole che associate ad altre sostanze volatili raggiungono il retro della cavità nasale nel corso della masticazione e della deglutizione. L’uomo, sebbene in possesso di capacità olfattive limitate rispetto ad altri mammiferi, è tuttavia sensibile alla presenza di migliaia di molecole odorose: i profumieri affermano di distinguere fino a 5000 tipi diversi di odoranti; assaggiatori di professione asseriscono di poter avvertire più di 100 elementi gustativi originati da combinazioni di sapori e di aromi. Si è scoperto che l’uno per cento dei geni umani è consacrato all’olfatto: tale estesa rappresentazione genetica testimonia l’importanza che tale senso ha avuto nella sopravvivenza e nell’evoluzione della specie umana. Sostanze volatili e odori corrispondenti Sostanze volatili Odori corrispondenti Acetato di etile Acetato di isoamile Acetato di feniletile Acido feniletilico Acetoina Alcol feniletilico Aldeide anisica Aldeide benzoica Aldeide cinnamica Aldeide feniletilica Aldeide fenilpropionica Benzaldeide cianidrica Capronato, caprilato Caprato di etile Diacetile Geraniolo Glicinizzina Esanediolo Esenolo, esenale Irone Linalolo Ossidi di linalolo Paratolilmetilchetone Piperonale Undecalattone Vanillina Vino acetoso Banana, caramella inglese Rosa, tè Miele Mandorla Rosa Biancospino Mandorla amara, nocciolo Cannella Giacinto Lillà Ciliegia Acidi grassi, sapone, candela Acidi grassi, sapone, candela Nocciola, burro Rosa Liquirizia Geranio Erba Iris Legno di rosa Canfora Fieno tagliato Acacia, eliotropo Pesca Vaniglia Gli stimoli del senso olfattivo sono molecole trasportate dall’aria che entrano in contatto con recettori odorosi situati nell’epitelio olfattivo delle cavità nasali. Ai fini della percezione, tali molecole, dette odoranti, devono essere volatili, piccolissime e solubili nell’acqua o nei grassi che ricoprono le pareti dei condotti nasali. In natura ogni molecola è in possesso di una specifica forma, estesa nelle tre dimensioni dello spazio, espressione delle forze di legame esistenti fra gli atomi che la costituiscono. Secondo la Teoria del pattern della forma, distinguiamo gli odori perchè, a contatto con l’epitelio olfattivo, ciascuna molecola approda a recettori di forma corrispondente e, come una chiave la sua serratura, ne occupa lo spazio: tale evento induce il recettore a rilasciare un potenziale d’azione. Odori diversi sono suscitati da molecole di forma diversa; così due stereoisomeri, d- e l-carvone, molecole formate dagli stessi atomi ma con struttura spaziale speculare l’una dell’altra, hanno odori completamente differenti: il primo di cumino, il secon- do di menta. E’ il legame fra la struttura molecolare di sostanze volatili e recettori sensoriali a permettere la percezione dell’odore e il suo riconoscimento. Servono circa 7-8 molecole di odorante perchè i recettori olfattivi liberino un potenziale d’azione e circa 40 di tali potenziali perchè si ottenga una percezione cosciente dell’odore in questione. Vi sono circa 20 milioni di recettori olfattivi nell’epitelio nasale di un uomo. Con l’acquisizione del bipedismo, la vista è diventata per l’uomo il modo sensoriale dominante: la stazione eretta ha consentito l’occupazione della nicchia ecologica che nelle foreste pluviali va da 0 a 3 metri e lo sfruttamento della biomassa mista (foglie, frutti caduti, radici e insetti) assai rigogliosa in tale ambiente. In chi sta in piedi, gli occhi guardano lontano e consentono di valutare il territorio circostante, i pericoli che incombono, i frutti che maturano e, più tardi nella storia dell’uomo, le opportunità di caccia. Con la stazione eretta, la vista soppiantò l’olfatto quale senso primario per la sopravvivenza. Vista, olfatto, gusto e tatto sono i sensi implicati nella degustazione dei vini, operazione che a tutta prima può essere giudicata di interesse squisitamente professionale per sommeliers e operatori di specifici settori merceologici; in realtà tutto ciò che accade e si applica in corso di degustazione coinvolge tutto il nostro essere, rivela il nostro modo di confrontarci con la natura e le sue manifestazioni. Estendere ad ogni nostra esperienza l’attenzione usata nell’analisi sensoriale del vino può rappresentare una filosofia del vivere. Nella scheda relativa all’analisi sensoriale e alla valutazione qualitativa dei vini adottata dall’Associazione Italiana Sommeliers (A.I.S.) sono considerati l’aspetto, gli aromi e le qualità aromatico-gustative del vino attraverso l’esame visivo, l’esame olfattivo e l’esame gustativo. La valutazione complessiva è basata sulle percezioni sensoriali scaturite dall’insieme dei processi analitici e descritte con appropriata terminologia. Le fasi della degustazione sono precedute dall’impatto che forma e colore della bottiglia, caratteri e grafica dell’etichetta hanno sulla nostra psiche. La vista della bottiglia e le informazioni riportate in etichetta relative alla cantina e al territorio d’impianto della vite, al vitigno e alle modalità di allevamento delle uve, alla vendemmia e ai modi di vinificazione e maturazione del vino, alla gradazione alcolica e alla temperatura ottimale di servizio, agli accoppiamenti ideali con i cibi, anticipano il piacere del consumo richiamando in noi ricordi ed esperienze culturali e sensoriali pregresse, avviando processi neurovegetativi finalizzati a ricevere, digerire e fare nostri i principi nutrizionali portati dalla bevanda. Il bicchiere poi, di vetro trasparente e privo di qualsiasi traccia di odore, deve avere forma e dimensioni ottimali per percepire al meglio luce, colore, trasparenze, consistenza del vino ed esaltarne profumi e sapori. Ogni tipo di vino ha il suo bicchiere ideale. SENSI E VINO Analisi sensoriale del vino Scheda analitico-descrittiva Terminologia per la degustazione del vino Terminologia per la degustazione del vino SENSI E VINO Analisi sensoriale del vino Scheda di valutazione a punteggio I modi che adottiamo nella percezione sensoriale e i processi che a tale percezione seguono hanno la loro origine nella storia biologica della nostra specie. Nel corso dell’evoluzione umana il Sistema Nervoso Centrale è andato arricchendosi di strutture e funzioni che l’impatto con l’ambiente e lo scorrere del tempo hanno selezionato quali mezzi favorevoli alla sopravvivenza. Fra queste il Sistema Limbico, gruppo di strutture neurologiche sede delle nostre emozioni, situate fra tronco encefalico e corteccia cerebrale. Inizialmente deputato a produrre reazioni emotive (paura, rabbia, piacere, desiderio, ecc.) correlate alle funzioni della sopravvivenza (nutrizione, riproduzione, ecc.), il Sistema Limbico si arricchì, evolvendo, di due processi fondamentali: l’apprendimento e la memoria. Nei tempi lunghi dell’evoluzione, al Sistema Limbico si aggiunse nell’uomo la Neocorteccia: il suo progressivo incremento volumetrico e l’estendersi delle connessioni fra i centri delle emozioni e quelli del pensiero hanno arricchito di significati emotivi qualsiasi nostra azione cosciente, qualsiasi esperienza e hanno reso più sottile, più fine e più complessa la nostra vita. I centri delle emozioni influenzano i centri che elaborano il pensiero; all’espressione delle emozioni concorrono le aree cerebrali più evolute. L’attenzione rivolta a quanto vista, olfatto, gusto e tatto ci rivelano nel corso di una degustazione ci consente di oltrepassare gli aspetti squisitamente sensoriali dell’esperienza. Vista e percezione gustativa attivano aree centrali legate a immagini o a sapori in qualche modo correlate all’esperienza attuale; abbiamo scarsa capacità di rievocare immagini olfattive, ed è anche molto raro che si sognino degli odori, tuttavia i ricordi di odori sono stabili e duraturi anche a distanza di anni e, quando richiamati da un’esperienza percettiva attuale, risultano emozionalmente più ricchi rispetto a quelli dovuti alla vista o al gusto. Spesso, in corso di degustazione, ci rimane difficile descrivere un odore, anche dopo che lo abbiamo riconosciuto. Per il cervello umano linguaggio e coscienza sono funzioni evolute molto recentemente e le emozioni suscitate da percezioni sensoriali operano in uno spazio psichico e neurale talvolta di difficile accesso per la coscienza: le informazioni olfattive non trasmettono al talamo, area cerebrale coinvolta nel linguaggio e vi è forse competizione, a livello centrale, fra elaborazioni olfattive e linguistiche. E tuttavia, attraverso una infinita gamma di modulazioni, pensiero, emozioni, memorie, esperienze, sensazioni convergono nel nostro sentire, risvegliate da un evento semplice eppure complesso come l’attenzione rivolta verso trasparenze, riflessi, consistenze, odori, sapori e quanto altro è presente e in attesa di essere da noi svelato nel corso di una degustazione. Le percezioni indotte dall’esperienza sensoriale attuale si arricchiscono di miriadi di altre informazioni incise su tracce neuronali prodotte da eventi ed esperienze passate: nella percezione sensoriale è rappresentata tutta la nostra vita emozionale e di relazione, in essa è coinvolto l’immenso edificio della nostra memoria. Bibliografia A.I.S.: La Degustazione. Associazione Italiana Sommeliers Editore, Milano, 2004 Andermann L.: To Render Visible: Making Sense among the Ndembu. In Howes D. (a cura di), pagg. 203-209, 1991 Classen C.: Worlds of Sense. Routledge, London-New York, 1993 Febvre L.: Le problème de l’incroyance au XVI siècle. La religion de Rabelais. Albin Michel, Paris, 1968 Feld S.: Sound and Sentiment. University of Pennsylvania Press, Philadelphia, 1982 Gusman A.: Antropologia dell’olfatto. Gius. Laterza e figli, Bari, 2004 Howes D.: The Varieties of Sensory Experience. University of Toronto Press, Toronto, 1991 Le Breton D.: Il sapore del mondo. Un’antropologia dei sensi. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2007 Ritchie I.: Fusion of the Faculties: a Study of the Language of the Senses in Hausaland. In Howes D. (a cura di), pagg. 119-128, 1991 Slow Food: Il piacere del vino. Slow Food Editore, Bra, 2005