Arte Cairo - Pantaleone Francesco

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Arte Cairo - Pantaleone Francesco
COGNOME NOME
Pantaleone
Francesco
Nel cuore antico di Palermo
vende arte supercontemporanea. Lo
abbiamo scovato e interrogato.
Ritratto di un gallerista da giovane
di Cristiana Campanini - foto di Giorgio Majno
Dove ti nascondi?
Alla Vucciria di
Palermo, in piazza
Garraffello,
all‘ultimo piano di
palazzo Ramacca.
COGNOME NOME
U
n omino di A.R. Penck un po’ scolorito sul portone d’ingresso. Fuori,
uno scenario desolante, postatomico. Siamo nel ventre di Palermo, alla
Vucciria, quartiere famoso per lo storico e ormai languido mercato. Illegalità e degrado
sociale, palazzi nobili e ruderi fatiscenti, macerie e rifiuti dominano incontrastati. In piazza Garraffello, all’ultimo piano di palazzo Ramacca, abbiamo scovato il giovane gallerista
Francesco Pantaleone, 34 anni. Studiato il caso, lo abbiamo interrogato. La sua colpa?
Aver sognato di portare l’arte contemporanea proprio qui. Ed esserci riuscito.
Cognome nome. Pantaleone Francesco.
Primi interessi per l’arte? Piccolissimo, ancora non camminavo, mia mamma, artista tedesca vicina alla filosofia Steineriana, mi ha
messo in mano i colori, in Germania era normale. Crescendo ho scoperto quadri dell’Ottocento siciliano alle pareti di casa e ho iniziato a visitare mostre con papà, collezionista di
argenti siciliani antichi.
Nell’ottobre del 1996 è a Roma a fare il militare; ufficiale, gira a cavallo. Sembra un’esperienza estetizzante, magari artistica? In
effetti, ho capito solo dopo che si trattava di
una delle performance più lunghe della storia dell’arte. È durata quasi tre anni e mezzo,
non sono mai caduto da cavallo e la divisa mi
stava benissimo. Lo rifarei.
In caserma conosce Enzo Cucchi, con quali
conseguenze? Enzo è uno degli uomini più
eleganti che abbia mai conosciuto. Veniva in
caserma perché c’era un calzolaio tra i più famosi d’Italia, che faceva stivali per gli ufficiali da tre generazioni. Ma l’incontro avvenne a
casa di Cucchi, per intercessione di un maresciallo. Lo chiamai timidamente e andai a
omaggiarlo. Fu gentile e generoso come sempre, me ne andai con le mani piene di cataloghi. Indossavo delle scarpe di John Lob e ricevetti i suoi complimenti. Ne nacque un’amicizia. Tornato a Palermo, una sera al telefono, gli chiesi: “E se aprissi una galleria a Palermo?”. Rispose: “Se ti manca qualcosa, fattela da solo”. Lo ascoltai.
Coi quattro soldi di liquidazione del congedo militare va a New York ed entra nel giro
dell’arte newyorkese. Cercava qualcosa?
Che cosa? New York era il mio sogno. Sapevo
tutto sulla città dalle biografie e dai diari di
Warhol. Volevo party e mondanità, i grandi
musei e Central park. Cercavo il centro del
mondo e la vita fantastica che solo New York
può darti quando sei giovane (e carino) e hai
un po’ di dollari in tasca.
A New York lavora da Larry Gagosian. Che
ci dice di quel periodo? Cosa le è successo in
quella galleria? Come mai se n’è andato? Lavorare da Gagosian è stata una grande scuola, ho conosciuto i più famosi artisti viventi
da Twombly a Serra, da Jenny Saville a Cecily Brown. Ho visto come si lavora in una
multinazionale dell’arte. Me ne sono andato
per un lavoro alla Christie’s, a Roma.
Che la sua famiglia commerci in oggetti e arredi sacri non le crea imbarazzi in un mondo
trasgressivo e dissacrante come quello del-
A domanda risponde
I tuoi complici? Pam, all‘anagrafe Pamela Erbetta, la
mia socia e vicina di casa.
Gli ispiratori? Primo,
Marco Cingolani che mi
ha istigato a
fare il gallerista, poi
Bazan, vicino
di casa, Ontani, con la
sua arte, e
Cucchi con il
suo motto: Se
ti manca qualcosa, fattela
da solo.
Che lavoro
fai, cosa
cerchi a New
York?
Impiegato
alla
galleria di
Larry
Gagosian,
cerco la
vita e il
glamour di
New York.
Alti e bassi in galleria
La scoperta
del
Laboratorio
Saccardi e
la loro
prima mostra.
2004
Incidente
in galleria
per appendere
un quadro.
Risultato, un
bernoccolo e
le braccia rotte.
104
2007
2005
2003
La mostra di
Betty Bee,
croce e
delizia, un
successo.
2006
Presenta un
progetto
per Liste,
controfiera
di Art
Basel, che
non viene
selezionato.
Aleksandra
Mir cucina
per i
Saccardi
la mostra
di giugno.
Primi interessi per
l‘arte? Piccolissimo, con i genitori,
al negozio di articoli d‘arte sacra di
famiglia e poi a Roma,
arruolato nell‘esercito come ufficiale
a cavallo.
Hai dei testimoni?
Tutti gli artisti, i
galleristi e i curatori che vengono da
me a Palermo. Da John
Bock a Cerith Wyn
Evans, da Aleksandra
Mir a Betty Bee, da
Manfredi Beninati a
Jenny Saville.
ISTIGATORI,
COMPLICI
E TESTIMONI
ERBETTA PAMELA
Socia, tra le maggiori
indiziate, figlia di collezionisti, metà inglese e metà piemontese. Si dice di lei che
sia tra le donne più
belle e più colte di
Palermo. In grado di
ridipingere la galleria
in poche ore mentre
cucina per trenta persone. Tutto questo la
sera stessa dell’opening, a cui si presenta fresca e brillante.
CINGOLANI MARCO
Vero e proprio istigatore del progetto. Il
pittore comasco, milanese d’adozione,
45 anni, persuade
con ogni mezzo Francesco Pantaleone ad
aprire la galleria.
BAZAN ALESSANDRO
Testimone dei fatti. Il
pittore palermitano,
40 anni, vive e lavora
a Palazzo Ramacca,
proprio sotto la galleria, e non perde occasione di partecipare
ai vernissage. Con
l’amico, Marco Cingolani caldeggiano la
prima mostra del Laboratorio Saccardi.
MIR ALEKSANDRA
Trasferitasi da un
anno a Palermo,
l’artista di origine
polacca, 40 anni,
vincitrice del
Bâloise art prize
nel 2004, bazzica la Vucciria e
piazza Garraffello.
SAVILLE JENNY
Tra i frequentatori abituali della casa-galleria. Pittrice londinese, 36 anni, lanciata da Charles Saatchi
e già tra gli astri
del mercato dell’arte,
vive a Palermo dal
2003, poco lontano
da piazza Garraffello.
Identificato
COGNOME NOME
l’arte contemporanea? L’arte non dissacra
ma consacra. Le provocazioni gratuite sono
degli artisti meno dotati. Direi che è il contrario. La conoscenza dell’arte sacra mi ha dato
un bagaglio iconografico e una grande preparazione nel leggere allegorie e simboli.
Qual è il suo rapporto con l’arte sacra? Tutta
l’arte è sacra.
In quale occasione conosce Luigi Ontani e
perché? Cosa rappresenta quell’incontro?
Me lo presentò un’amica a Roma, ma già lo
adoravo. Luigi è una divinità indiana fattasi
uomo per portare l’arte tra gli uomini. M’ipnotizza anche solo ascoltarlo. Ogni sua
espressione è arte, le parole, i vestiti, la casa.
Quell’incontro è una tappa del mio amore
per l’artista. La successiva potrebbe essere
portare il suo lavoro a Palermo.
Torna a Palermo e mette su casa in piazza
Garraffello, una delle zone più devastate
della città. Perché qui e ora? La Vucciria era
l’unica alternativa valida a New York.
La galleria è composta da 100 mq del suo appartamento, all’ultimo piano di Palazzo Ramacca, qui ci sono passati il Living theater e
A.R. Penck. Chi sono oggi i suoi vicini di
casa? Umanità varia, extracomunitari senza
permesso di soggiorno, per un po’ una colonia di zingari e un paio di architetti. Al piano
di sotto c’è lo studio di Alessandro Bazan. La
ragazza della porta accanto è Pamela Erbetta, la mia socia, metà inglese e metà piemontese, tra le donne più belle, colte e modeste
di Palermo. Si capisce che stravedo per lei? È
in grado di ridipingere la galleria mentre cucina una cena per trenta persone e la sera
stessa esser già fresca e brillante al vernissage. Ma è anche capace di reggere una bottiglia di vodka liscia parlando dell’ultima mostra alla Tate Modern. Insieme abbiamo creato una comune dell’arte. Le nostre case e la
galleria sono parte di un grande appartamento settecentesco con soffitti affrescati e
con una terrazza sui tetti del centro storico,
da cui si vede il mare.
Com’è piazza Garraffello? E la Vucciria?
Un’incredibile realtà extraurbana nel cuore
della città più vera e antica. Sotto la piazza
scorre un fiume sotterraneo. C’è un’energia
incredibile. Chi è passato di qua ne è rimasto
stregato. Da Diana Picasso al gallerista Doris
Amman, dagli adorabili Spanu-Olnick, collezionisti newyorkesi, a David LaChapelle, da
David Hockney a Massimo Minini.
Perché non aprire la galleria nella parte
più borghese della città? Là ci sono nato e
cresciuto, non m’interessava. E poi i prezzi
son più alti.
In zone di grande povertà e difficoltà sociale, l’arte può innescare un cambiamento? È
il dovere dell’arte. La povertà non è solo un
dato economico, c’è una povertà di spirito e
di pensiero che l’arte deve colmare. E non risiede necessariamente nei quartieri poveri.
È difficile promuovere arte a Palermo? Ci sono pregiudizi, chiusure? Sì, il nemico numero uno è Renato Guttuso, considerato l’unico
artista degno di essere acquistato, seguono
nomi irripetibili venduti da gallerie cittadine
(tranne pochissime illuminate). Nemico numero due è il Gattopardo, opera straordinaria
che tutti pensano di conoscere ma nessuno
ha letto. Molti palermitani si sentono investiti
di una nobiltà che non hanno. Anche i più
giovani ritengono giusto comprare antiquariato (spesso di bassissimo livello) per crearsi
una storia, una genealogia che non gli appartiene. La venerazione per la nobiltà ci tiene
ancorati alla muffa del passato.
Palermo sta cambiando? Se sì, in che modo?
Ci sono nuovi fermenti artistici? Palermo è
cambiata. Si ha la sensazione di essere in una
città più internazionale. Ci sono nuovi fermenti artistici ed è nostro dovere farli oltre i
confini dell’isola. Molti artisti palermitani,
dopo una personale da noi, hanno iniziato a
lavorare a Roma, a Milano ma anche all’estero, come il Laboratorio Saccardi.
Perché artisti di tutto il mondo si stabiliscono a Palermo, proprio in quel quartiere? Bisognerebbe chiederlo a loro. Io ne sono supercontento perché a loro volta invitano altri
artisti, curatori, galleristi che puntualmente
vengono a nostre cene, feste, inaugurazioni
o, semplicemente, a bere un bicchiere di vino. Così il giro delle mie conoscenze si allarga, senza muovermi da casa.
Palermo potrebbe diventare un centro internazionale per l’arte contemporanea?
Già lo è. L’artista Aleksandra Mir, di casa a
Palermo dall’anno scorso, tornata da New
York, mi ha confidato che molti suoi colle-
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COGNOME NOME
continua da pag. 106
CUCCHI ENZO
Pittore marchigiano,
56 anni, emerso negli anni Ottanta con
gli artisti della Transavanguardia. Ispiratore del progetto
con il suo motto,
“Se ti manca qualcosa, fattela da solo”.
GAGOSIAN LARRY
Newyorkese, tra i
più potenti galleristi
al mondo, è il mentore del giovane
Francesco Pantaleone. Lo aiuta a muovere i primi passi
nel mondo dell’arte
internazionale.
TUTTE LE
MOSTRE
IN GALLERIA
Fino al 19 aprile la
galleria Francescopantaleoneartecontemporanea (via Garraffello
25, tel. 091-332482,
www.fpac.it, aperta il
giovedì dalle 16 alle
20, gli altri giorni su
appuntamento), presenta la collettiva dal
titolo Domestici, con
opere di Flavio Favelli,
Boaz Kaizmann, Domenico Mangano, Simon Moretti, Pantani
& Surace e Vedovamazzei. Seguono le
mostre personali di
Carlo Cislaghi e del
pittore palermitano
Alessandro Bazan. A
giugno la mostra curata da Aleksandra Mir
è dedicata al Laboratorio Saccardi, seguono in autunno quelle
di Stefania Galegati,
Liliana Moro e Marcello Maloberti. È in preparazione una nuova
grande galleria nel
centro storico di Palermo.
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ghi vorrebbero trasferirsi qui. Manfredi Bezarli? Fin dove è disposto a spingersi?
ninati ha fatto una grande opera di sensibiHo fatto di tutto. Anche concedere interlizzazione sulla città, portando Gilbert &
viste assurde.
George e il giro internazionale che si muoÈ vero che i Gelitin le hanno chiesto di trove intorno a lui. Infine la scelta coraggiosa
vare uno studio/appartamento di 800 mq per
di Bazan e di artisti a lui vicini di restare,
trasferirsi a Palermo? Non le vien voglia di
quando tutti andavano a Milano per cercar
aprire un’agenzia immobiliare? Sì, è verissifortuna, oggi non è più un’eccezione.
mo. Ma si trattava di prendere una casa in afQuali sono state le sue prime scoperte, da
fitto per breve tempo, magari per un progetgallerista? Il Laboratorio Saccardi, segnalato. In effetti, dovrei pensarci all’agenzia imtoci da Alessandro Bazan e Marco Cingolamobiliare, visto che il gallerista newyorkese
ni, è la prima. A oggi quella con cui ci diverJeffrey Deitch mi ha chiesto di trovargli una
tiamo di più. Certo, ora son cresciuti, dopo
villa per l’estate a Mondello.
la mostra che faremo a giugno partiranno
Aleksandra Mir ha dichiarato su Artforum
per una residenza a Los Angeles e il mercadi essersi trasferita a Palermo per imparare i
to internazionale potrà guardare a loro con
segreti della cucina siciliana. Avete prointeresse. Anche le bravissime Ciancimigrammi in comune, aprirete un ristorante
no&Tammaro, il duo Nardi_Scopetta, Carlo
italiano a New York? Forse, ma intanto penCislaghi, Benny Chirco.
savamo di aprirne uno finto-siciliano con
È pentito di qualcosa? Rifarebbe tutto tale
cuoca polacca-americana e cameriere italoCristiana Campanini
quale o magari in un’altra sequenza? Sono
tedesco.
pentito di molte,
moltissime cose,
ma rifarei tutto tale quale. Forse in
Poltrona da ufun’altra sequenza.
ficio vintage,
in noce, anni
La scommessa per il
Cinquanta,
futuro? Portare i
proveniente
Gelitin a Palermo.
dalla Francia.
Vendere un’ opera
Si trova allo
Spazio Rossadei Gelitin a Palerna Orlandi di
mo. Anzi, vendere
Milano (via
un’opera dei GeliMatteo Bantin al museo d’arte
dello 14).
contemporanea di
Palermo.
Come s’immagina tra vent’anni?
Completamente
rifatto.
Se avesse fatto l’artista, che artista sarebbe diventato?
Un futurista.
Sogni nel cassetto? Un’opera d’arte contemporanea
Distinto erede di una raffinata stamperia bolognese, nel
in ogni casa di Pa2005 porta in Italia il libro cult di un maestro nella
lermo.
trasgressione. Ora flirta con la street art e cataloga l’opeChe compromessi
ha fatto per realizra di un guru dello skate, del punk e dei graffiti.
Chi sarà il prossimo ospite della sedia?