La zinnia - Provincia autonoma di Trento

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La zinnia - Provincia autonoma di Trento
ORTO E DINTORNI
Un fiore per ogni mese
La zinnia
Iris Fontanari
Note botaniche e colturali
Il genere Zinnia comprende 20
specie di piante erbacee o subarbustive, annuali o perenni. Alcune sono molto apprezzate per
aiuole e per bordure, soprattutto
la Zinnia angustifolia e la Zinnia
elegans. Quest’ultima, in particolare, porta foglie spesse, opposte, a margine liscio, su uno stelo
rigido ed eretto, fiore terminale
solitario, singolo o doppio, largo
talora 10 cm.
La zinnia giunse in Europa dalle Americhe, e più precisamente
dal Messico, verso la metà del
1700, ma ottenne poco successo
come fiore ornamentale perché
ritenuto troppo povero.
Tuttavia, essendo molto varia
nel colore e nell’altezza, questa
Composita dal lungo peduncolo
e dai fiori uniti in capolini, ha
potuto risolvere molti problemi,
soprattutto nella zone con estati
lunghe e calde.
La zinnia “lilliput” s’è rivelata
adatta per terrazzi e balconi, la
“gigante” per grandi contenitori
e per giardini, la “doppia” per le
aiuole da taglio. Come fiore reciso è molto utile perché resiste
abbastanza a lungo e si presta
egregiamente per composizioni
mOREALI
Un accorgimento per conservare le zinnie recise più a lungo
è quello di immergerne gli steli
nell’olio di menta per alcuni secondi. Per evitare, invece, che
reclinino il capo appena colte,
basta riporle in un contenitore
cilindrico abbastanza alto, contenente acqua: in questo modo nei
vasi conduttori degli steli non si
infiltra l’aria che impedisce l’assorbimento dell’acqua e favorisce così il reclinare dei fiori.
La coltura di queste graziose
piante annuali è abbastanza facile: basta assicurare loro un terreno calcareo, fertile e soleggiato,
in luogo caldo e riparato.
Le zinnie non amano i climi con
alto tasso di umidità e i fiori, in
particolare quelli delle varietà
“grandi”, soffrono le piogge abbondanti.
Si seminano ad inizio primavera a 16-18° in vasetti singoli o
in contenitori biodegradabili; le
piantine dovranno crescere con
una buona ventilazione e non al
di sotto dei 16°.
Si potrà procedere al trapianto a dimora quando le piantine
avranno qualche foglia e il pericolo del gelo sarà scomparso.
La distanza dovrà essere di 20
cm per le varietà più piccole e di
40-45 per le più grandi.
La semina, eseguita direttamente
a dimora a fine primavera, è la
meno impegnativa, ma dà anche
i risultati minori. In questo caso,
le piantine vanno diradate appena sono grandi abbastanza per
riuscire a maneggiarle. Il periodo
di fioritura sarà più lungo, se si
seminerà in successione.
TERRA TRENTINA 8/2008
Sul finire dell’estate, quando la
natura è ancora nel suo pieno
rigoglio, gli orti e i giardini si riempiono di fiori dalle bellissime
corolle, che presentano un’ampia
gamma di colori e di gradazioni che vanno dal rosso scarlatto
al porporino, attraverso il rosa,
l’arancio e il giallo fino al bianco.
Si tratta delle zinnie, la cui fioritura, soprattutto negli orti di montagna, prosegue fino all’autunno e
rallegra la vista con chiazze di colore ancora brillante, nonostante
le prime brinate e i primi geli.
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ORTO E DINTORNI
Per favorire un portamento arbustivo, basterà cimare gli apici
vegetativi delle giovani piante,
mentre, per prolungare la fioritura, si elimineranno i fiori appassiti.
Per avere ogni anno i semi delle
zinnie, basta lasciar essiccare le
corolle, eliminare quindi i petali
e liberare i semi che andranno
conservati in sacchetti di carta o
in scatolette fino alla primavera
successiva.
La pianta può andare soggetta
alla “macolatura batterica”, una
malattia che si manifesta con la
comparsa iniziale sulle foglie di
piccole macchiettine gialle, che in
seguito si estendono, assumendo
un colore bruno rossicccio con
un fine bordo giallognolo.
La batteriosi può causare la morte della pianta: in ogni caso, la
normale fioritura risulta sicuramente compromessa.
La difesa contro questa malattia è
soprattutto di tipo agronomico e
si effettua sia con l’eliminazione
delle piante infette sia con irrigazioni che non bagnino direttamente la vegetazione.
Un’altra malattia è la muffa grigia,
che può colpire le zinnie quando
sono coltivate troppo fitte o in
condizioni di eccessiva umidità.
Meglio perciò trapiantarle in luogo aperto ed arieggiato.
Tecnica/Flash
TERRA TRENTINA 8/2008
P Il Servizio organizzazione e qualità dei servizi
sanitari della Provincia autonoma di Trento ha
promosso il 6° piano di controllo delle
malattie delle api con particolare riferimento alla peste americana.
Il monitoraggio è iniziato il 30 agosto 2008
e si concluderà a fine ottobre. Sono coinvolti
in qualità di coadiutori dei medici veterinari gli
esperti apistici di zona.
La delibera ha stabilito un compenso di 22
euro a ora per un totale di 1914 ore e una
spesa di 42 mila 108 euro.
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P Il castagneto di Carlo Chiarani di Drena è
stato scelto dai ricercatori dell’Unità operativa
ecologia e fisiologia forestale dell’Istituto Agrario di S. Michele per una prova di lotta biologica contro il verme delle castagne
affidata ad un preparato commerciale a base
di nematodi parassiti.
Il prodotto sarà distribuito sul terreno in miscela
acquosa a fine ottobre.
Per aggredire le larve della Cidia i nematodi
hanno bisogno di muoversi nella soluzione circolante del terreno assicurata dall’impianto irriguo di cui è dotato il castagneto o da piogge
autunnali.
P Dall’Alto Adige si segnala la presenza sulle mele di diverse varietà di una patina bianca a chiazze causata da un gruppo di funghi favoriti nello sviluppo dalla forte
piovosità di quest’anno. La malattia è presente
anche in alcune zone limitate del Trentino. Si
poteva prevenire con trattamenti blandi a base
di rame. A ridosso della raccolta i frutti non
sono recuperabili e passano nello scarto.
P Le nuove trappole a feromone e carica insetticida adottate quest’anno negli uliveti del Basso Sarca per il controllo biologico della
mosca non hanno rilevato finora presenza
dell’insetto.
I tecnici non hanno riscontrato segno di ovodeposizione sulle olive. Una generazione capace di fare danni potrebbe svilupparsi durante il
mese di settembre.
P I cuccioli di capriolo vengono spesso uccisi dalla lama della falciatrice meccanica usata
per il taglio dell’erba dei prati da fieno.
Le femmine di capriolo scelgono infatti il prato
verde per farvi nascere la prole che si mimetizza nel colore dell’erba e sfugge ai predatori
alati, ma non all’impatto con la falciatrice.