IL SUPERAMENTO DELLA NOZIONE MODERNA DEL DIRITTO

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IL SUPERAMENTO DELLA NOZIONE MODERNA DEL DIRITTO
IL SUPERAMENTO DELLA NOZIONE
MODERNA DEL DIRITTO SOGGETTIVO
Amadeo Giménez Serrano
Nel pensiero moderno prende il via una concezione del mondo e delle
cose, dell’umano e del no umano, che avrà nell’individuo I’indiscuso centro
della totalità. La rivoluzione cartesiana, fondamentalmente, si farà sentire su
ogni campo dello sciibile, dando vita ad un nuovo modo di concepire la realtà e
non tanto per il cogito, quanto per l’aver fondato tutto sull’io.
Ora, come sappiamo, questo io cartesiano rimase intrappolato nella rete
del proprio pensiero che, se gli aveva consentito di ritrovarsi, non gli consentiva
l’uscita da sé verso gli altri IO, poiché alla fin fine il dubbio era riferito al IO
dubitante e soltanto a quello. In ogni caso, la scoperta “fondata” di questo “IO”
sarà causa dell’enorme sviluppo successivo che forse non sarebbe azzardato
qualificare piuttosto che come enorme, come disforme almeno nell’applicazione
del principio trovato alle cosiddette “scienze dell’uomo” tra cui il diritto,
oggetto di questa comunicazione.
Fondamentalmente, e ancora in generale, se da una parte questa scoperta
dell’io darà il via a sviluppi formidabili delle scienze dell’uomo: psicologia,
sociologia, politica, diritto, antropologia…ecc. che adesso trovano delimitato e
fondato il capo della propria indagine, d’altra parte i limiti della scoperta, non
superati, mineranno alla radice gli sviluppi in parola: I’io cartesiano è un essere
isolato, impossibilitato di comunicare con gli altri io.
Applicato al diritto, con la scienza moderna, si perverrà ad una nozione
del diritto soggettivo quale: “potere attribuito alla volontà del soggetto e
garantito dall’ordinamento giuridico, di agire per il soddisfacimento del propri
interessi” (A. TRABUCCHI, Istituzioni di diritto civile, Padova, Cedam, 1980)
che se ha il pregio di riportare il diritto al suo centro, cioè all’uomo, come si
può vedere, questi è un individuo che fa girare l’ordinamento giuridico intorno
ai suoi interessi e solo ad essi. Se questa definizione generale del diritto
soggettivo la concretiamo nel diritto di proprietà quale suo svolgimento
paradigmatico troviamo definito, con somma chiarezza, quanto affermato. Si
pensi che per il Codice Napoleonico essa sarà il diritto di godere e disporre dei
beni nel modo più assoluto che, se, successivamente, si andrà via via
addolcendo non finirà col superare lo ius excludendi alios in cui si sintetizza
questa nozione di diritto soggettivo. (Cfr. O. DE BERTOLIS Una possibile
evoluzione del diritto in La Civiltà Cattolica 2000 II, 461-467, p.461,462.).
Da più parti si sentirà l’esigenza di superare una tale concezione del
diritto soggettivo, “diritto dell’uomo egoista, isolato dal suo simile e dalla
comunità”, come lo definirà MARX (K. MARX, Sulla questione ebraica, in K.
MARX – F.ENGELS, “Opere”, vol.III, Roma, Editori Riuniti, 1976, p.178.) che,
come abbiamo detto trova il suo fondamento nell’io cartesiano, in modo
particolare facendo leva sul concetto di persona e sul fatto che caratteristica
propria e peculiare dell’essere persona è la comunicabilità, la relazione con le
altre persone. In pratica e in estrema sintesi, si andrà alla ricerca del
superamento dell’individuo cui ha condotto l’io di Cartesio, in modo che I’altro
non sia più visto come un ostacolo alla realizzazione assoluta del mio diritto ma
diventi la necessaria e ineluttabile condizione della reale attuazione del
medesimo e conseguentemente, l’io non sia ostacolo nella realizzazione
dell’altro ma sia sua parte integrante.
Ora, qui si nasconde una contraddizione profonda che affetta
pesantemente tutti i tentativi in parola costringendoli a navigare in acque non
sicure che senz’altro finiscono nell’insuccesso. Se “Operare sequitur esse”, non
si riesce a dare un minimo di relazione (con gli altri) ad una persona (o un Io)
fondata nell’essere parmenideo, semplicemente perchè questo essere non fonda
altro che una tautologia e non avendo niente né nessuno con cui entrare in
relazione, può entrare in relazione soltanto con sè medesimo. In ultima analisi
bisogna dire che da questo punto di vista l’io cartesiano e il suo cogito con tutto
quello che ne è derivato era perfettamente coerente.
Tuttavia, siamo d’accordo sulla necessità perentoria e, perché no,
drammatica, di superare siffatta situazione per cui primordialmente, nella mia
opinione, occorre un nuovo modello metafisico, una nuova concezione
dell’essere che essendo aperto alla relazione, anzi, che quest’ultima si possa
dire di esso non come una aggiunta, ma quale un elemento costitutivo, qualcosa
cosa, cioè, che gli appartenga ontologicamente, soltanto allora potremmo
pervenire ad un concetto di persona che non entri in contraddizione con la
nozione metafisica dell’essere nella quale dovrebbe trovare il fondamento. In un
primo approccio, viene subito alla mente il giovamento che ne deriverebbe non
solo per il diritto e tutte le scienze dell’uomo, ma per tutto il mondo scientifico,
nessuno dei suoi ambiti escluso.
Il modello metafisico de Fernando Rielo, cioè essere è essere più,
significa dentro del campo metafisico, la negazione del monismo personalista
poiché non può esistere un essere personale unico in senso assoluto. “ Mi
metafísica representa … el intento de un nuevo modelo que, teniendo la forma
de un axioma absoluto, aporte la realidad a priori de, cuando menos, dos seres
personales en estado de inmanente complementariedad intrínseca … Estos dos
seres personales completan, deciden y hacen consistente, a nivel intelectual, las
características metafísicas de la concepción genética del principio de relación
… El “+” del ser, significando (è ancora Fernando Rielo che parla) que “el ser
tiene gene”, sustituye … la “identidad” por la “congenitud” … El concepto
“Padre” es ya un nombre de relación porque supone la existencia metafísica de
un “Hijo”. El término “Dios” es, cuando menos, dos personas divinas y, cuando
más, iluminada nuestra inteligencia por la revelación, tres personas divinas …
Mi metafísica es la ciencia (dice ancora Fernando Rielo) que studia el ser +.
Nada tiene que ver este ser + con el verbal ser más que, a partir de Teilhard de
Chardin, se ha hecho lugar común en la filosofía. Mi concepto de ser + es, al
mismo tiempo, verbal y sustantivo. Este consiste en la concepción genética del
principio de relación: dos seres personales en inmanente complementariedad
intrínseca … La congenitud es el contenido de esta inmanente
complementariedad intrínseca. El concepto de “inmanente complementariedad
intrínseca” ya està indicando que, en el campo absoluto, no puede haber un solo
ser, ya sea de modo sempliciter, ya sea de modo universal” (Fernando Rielo: Un
diálogo a tres voces. Entrevistas con Marie-Lise Gazarian, Madrid, 1994, pp.
128 ss.)
Nel campo della filosofia del diritto è stato scritto: “Se tuttavia evito di
considerare le persone, e in fondo anche me stesso, come oggetti, se compio un
esodo dal vivere “accartocciato” al mio io, dal “vivere di meno” (Le espressioni
“accartocciato” “vivere di meno” sono di G. MARCEL, Le Mystère de l’etre,
vol.II, Foi et réalité, Aubier, Paris, 1951, 118) … che mi impedisce di entrare in
relazione vitale con l’altro, posso, superando la semplice responsabilità, o
meglio rispettandola, legandola tuttavia a un “di più” teoretico e vissuto,
pervenire a un nuovo modo di vivere e di pensare, anche in termini giuridici: la
responsorialità. Essa dice la mia ineliminabile identità di uomo-in-relazione-con
l’altro, fallendo la quale naufrago come io profondo nel mare del non senso e
della violenza: questa identità non è un “già dato”, e men che meno un insieme
di regole del vivere già date e immutabili, ma un “farsi (uomo) come risposta”
all’altro, ai suoi bisogni, ai suoi dolori, alla sua dignità per la quale sta di fronte
a me non come un oggetto, ma come persona” (O. DE BERTOLIS Una
possibile evoluzione…cit., p.467). Applicando la metafisica di F.Rielo avremo
trovato che quel “di più” non potrebbe essere una aggiunta, un optional, ma
avendo fondamento e realtà ontologica con tutto quel che ne deriva, la sua
eliminaziones comporterebbe necessariamente la morte del diritto. Non è questa
la realtà odierna?
Amadeo Giménez Serrano