Editoriale

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Editoriale
Editoriale
di Giangi Cretti
Condivido. Evitiamo il panico. Per quanto, sulla scia delle cattive notizie, sarebbe
persino obbligatorio accodarsi alla lunga teoria di coloro che indulgono, spesso non
disinteressatamente, al catastrofismo. Ciò non significa che si possa fingere entusiasmo e
abiurarne consapevolezza: la situazione, non abbiamo più alcun appiglio a cui appendere i
nostri dubbi, è critica. D’altronde, la terapia è efficace, quando la malattia è individuata.
A quel punto, però, fatta la diagnosi, è sensato procedere con la cura.
In un quadro clinico dell’economia planetaria, che presuppone, quantomeno, una prognosi
riservata, anche il turismo italiano langue, con sintomi manifesti da parecchio tempo, in
precarie condizioni.
Non prenderne atto, appellandosi ai fasti del passato, oppure addomesticando le analisi, non
solo è consolatorio, è anche colpevole. Puntuale e brutale la conclusione degli osservatòri più
accreditati: “crolla il turismo made in Italy”.
Ammesso, con Henry Miller, che la destinazione di un viaggio «non è mai una località, ma
piuttosto un modo di vedere le cose», possiamo oggi tranquillamente (sic) affermare che
come modo di vedere le cose, l’Italia non piace più come una volta.
Solamente una quarantina di anni fa il nostro era il Paese preferito dalla maggioranza dei
turisti stranieri. Oggi, l’Italia, stando ai rilevamenti dell’Osservatorio Mondiale del Turismo,
fatica a mantenere il quinto posto - dietro Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina e in prospettiva, entro il 2020, verrà superata anche da Gran Bretagna e Hong Kong.
Tutta colpa della crisi? Certo che no. E a nulla vale cercare conforto nel fatto che il settore
è in declino in tutta Europa. Giova davvero rilevare che negli anni Ottanta il Vecchio
Continente rappresentava la meta prediletta dai 2/3 dei turisti planetari, mentre fra pochi
anni non lo sarà neppure per la metà? (A ri)Certo che no. D’altro canto, non è che Spagna
Francia e Gran Bretagna siano figlie di un altro continente.
Il declino del turismo italiano è strutturale: perché l’industria turistica del nostro Paese
non è più competitiva (nella specifica graduatoria redatta dal WEF figura al 28.mo posto);
ma anche perché è cambiato il modo in intendere e di consumare il turismo. Di fronte a
questi mutamenti non si è stati in grado di rimodulare gli interventi, di coordinare in modo
univoco le strategie, di modernizzare le infrastrutture.
Lo dimostra una corposa ricerca, pubblicata a cura di Attilio Celant, direttore del Master
in economia e management del turismo dell’Università la Sapienza, intitolata esplicitamente
«L’Italia. Il declino economico e la forza del turismo». Lo testimoniano i convegni organizzati
e le tendenze emerse alla BIT di Milano.
Restare inattivi e limitarsi alle dichiarazioni di intenti è un lusso che nessuno ormai dovrebbe
responsabilmente permettersi. La forza del turismo, che non è una variabile, tutta italiana,
della forza del destino, si misura nel 10% del PIL nazionale, nei due milioni di operatori che
impiega, nei miliardi di euro (più di cento) che mette in circolazione ogni anno.
Ora, sarebbe opportuno che chi di dovere faccia notare a chi di potere che anche il futuro
(e quindi la vera forza) del nostro turismo non è più dietro alle spalle.
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Rivista – Marzo 2009
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Sommario
RUBRICHE
1
Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
In breve
8
Italiche
11
Europee
13
Internazionali
15
Oltrefrontiera
17
Benchmark
31
Angolo Fiscale
39
Angolo legale
41
Convenzioni Internazionali
42
L’elefante invisibile
46
Pubblicità
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L’emporio della lingua italiana
60
Scaffale
65
Sequenze
67
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La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della
fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica
Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa
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Convivio
72
Motori
77
Starbene
80
Direttore - Giangi CRETTI
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L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
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Editoriale
PRIMO PIANO
19
21
23
Cresce il Made in Italy in Svizzera anche nel 2008
Interscambio italo-svizzero 2008
23
Aziende più antiche al mondo: sei su dieci sono italiane
La forza del Turismo
Un’opportunità economica colpevolmente sottovalutata
25
27
Allarme turismo, gli stanziamenti segnano -31%
Fiesole for you
Promozione speciale per i residenti in Svizzera
29
Fra siti d’interesse culturali e paesaggi mozzafiato
Venezia-St.Mortz
33
33
Origini Situazione Prospettive
La querelle sulla fiscalità tra Svizzera e Unione Europea
4
Rivista – Marzo 2009
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Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7)
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INCONTRI
44
IL MONDO IN FIERA
L’intelligenza non ha sesso
Donne in carriera: Elena Brusa Pasquè
CULTURA
49
54
84
Emporio Mediterraneo: Cagliari,
5 – 8 Marzo
85
Charles Darwin e l’evoluzione delle specie
Packaging Arti grafiche, converting
e materie plastiche
1809-2009: nel bicentenario
della nascita dello scienziato
IPACK-IMA 2009: FieraMilano
(24- 28 marzo)
Alla memoria di mio padre e di quelli
che come lui erano tornati
86
I Musei dell’Ombrello e del Parasole,
del Rubinetto e del Borsalino
Fiera Internazionale d’Arte Moderna
MiArt 2009: Milano 17 – 20 Aprile
Per non dimenticare
64
Eccellenze artigiane a confronto
87
Mostra mercato Internazionale
dell’Artigianato
ART: Firenze, 25 aprile - 3 maggio
Gli scrigni delle curiosità3
DOLCE VITA
IL MONDO IN CAMERA
68
70
90
La musica e la danza ai confini dell’India
Presentate a Zurigo le nuove annate
Barolo Barbaresco & Friends 2009
72
Sulla Strada del Torcolato
e dei Vini di Breganze
Per la prima spremitura e per i 40 anni
della DOC
76
78
92
93
Made in Italy: grandi movimenti in Svizzera
Motociclette e scooter
79ma edizione del Salone Internazionale
dell’Automobile
Ginevra 5 - 15 marzo 2009
La Cinquecento C: Una finestra sul cielo
68
Rivista – Marzo 2009
La
91
Con animo sereno
Ricordando Ruggero Boschieri
Progetto Identità Italiana
A colloquio con Giovanni Antonio Cocco
Segnalazioni
Merum DOC
Das neue Sonderheft von Merum,
der Zeitschrift für Wein und Olivenöl
aus Italien
94
96
Contatti commerciali
Servizi camerali
78
72
7
In Breve
Generali incorpora
Alleanza e Toro
Generali incorpora Alleanza e Toro, puntando a
creare con le due controllate una nuova compagnia di riferimento della famiglia italiana e riducendo al contempo i propri costi. È questo l’esito del riassetto deciso dal gruppo di Trieste, con
l’atteso via libera alla fusione di Alleanza grazie a
Europee, lo sbarramento
al 4% è legge
Con un voto bipartisan l’aula del Senato ha approvato in via definitiva il ddl che introduce la
soglia di sbarramento del 4% sulla legge elettorale europea. I voti favorevoli sono stati 230,
15 i contrari e 11 gli astenuti. Hanno votato sì
Pdl, Pd, Lega e Idv. Contrari i radicali eletti nel
Traffico merci attraverso
le Alpi: stabile la quota
di mercato della ferrovia
Nel 2008 1,275 milioni di veicoli pesanti sono
transitati sulle Alpi svizzere (+1 %). Nel secondo
semestre si sono contate circa 12 000 corse in
meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-2%), dopo che i primi sei mesi avevano segnato un aumento del 3,8 per cento. Un’analoga
evoluzione ha fatto registrare il volume delle merci
trasportate, che rispetto al 2007 è aumentato del
3,5 per cento nella prima metà dell’anno per poi
ridursi dell’1,7 per cento nel secondo semestre.
Corsi lingua e cultura:
servizio garantito solo sino
alla fine di giugno
Il coordinamento enti gestori dei corsi di Lingua
e Cultura italiana in Svizzera, riunitosi sabato 7
febbraio 2009 presso la Casa d’Italia a Berna,
ha preso atto dei tagli operati dal Ministero degli Affari Esteri sul capitolo 3153 per l’esercizio
2009. Mediamente gli enti gestori in Svizzera
hanno subito un taglio di contributo del 40%.
8
un con cambio unitario di 0,33 nuove azioni del
Leone. Per i soci Alleanza, che non avranno diritto di recesso, il rapporto di cambio così calcolato
rappresenta un premio del 6 e del 13 per cento
rispetto ai valori medi degli ultimi tre e sei mesi. Il
riassetto porterà al gruppo sinergie annue a regime
(nel 2012) per 200 milioni di euro. Di questi, 100
milioni sono attesi dalle vendite incrociate generate tra Toro e Alleanza, visto che per quest’ultima
si apriranno le porte della distribuzione nei danni,
mentre Toro riceverà impulso nel vita.
Pd, l’Mpa di Raffaele Lombardo, i Repubblicani
europei. In dissenso dal gruppo si sono espressi i senatori Pd Vincenzo Vita, Ignazio Marino,
Franca Chiaromonte, Gianfranco Carofiglio.
Essendo passata senza modifiche rispetto al testo approvato alla Camera, la nuova normativa
diventa legge senza necessità di un ulteriore
passaggio parlamentare.
Potranno quindi essere eletti al Parlamento europeo soltanto i rappresentanti delle liste che
avranno raggiunto la soglia del 4% dei voti validi a livello nazionale.
La variazione è stata più marcata per i trasporti
stradali (+4,1% e -2,2%). Per quanto concerne la
ferrovia, i suoi tempi di reazione alle mutate condizioni economiche risultano per il momento più
lunghi (+3,2% e -1,5%). Sull’intero arco del 2008
sia la rotaia che la strada hanno visto crescere il
tonnellaggio dell’1 per cento. La contrazione nel
secondo semestre è dovuta all’evoluzione economica. A causa delle previsioni congiunturali negative v’è da attendersi anche nel 2009 una riduzione dei trasporti sia su gomma sia per ferrovia. Nel
2009 sarà soprattutto il traffico combinato non accompagnato (TCNA), ossia il trasporto ferroviario
di contenitori, a risentire della crisi, visto che gran
parte della merce proveniente da oltreoceano e i
beni d’investimento vengono trasportati in casse
mobili. Nei mesi di novembre e dicembre il TCNA
ha già segnato un netto calo (-13 %).
I fondi stanziati sono appena sufficienti per garantire la continuità del servizio sino alla fine
dell’anno scolastico in corso. Considerata l’impossibilità oggettiva di garantire un servizio dignitoso all’utenza oltre tale termine, gli enti gestori saranno obbligati a interrompere il servizio
entro la fine di giugno e a rimettere all’amministrazione tutti i corsi affidati agli enti a partire
dal 1993. I tagli dei fondi hanno già determinato
le prime riduzioni al servizio. In seguito ad accorpamenti e soppressioni di corsi e a causa di
riduzioni di orario in tutta la Svizzera a partire
dal 1° febbraio 2009 sono state cancellate 175
ore di insegnamento settimanale e sono stati
chiusi 42 corsi.
Rivista – Marzo 2009
La
2008: un altro anno
da record per Fiat Suisse
In attesa degli effetti della crisi,
sulla base dei dati forniti da AutoSuisse, va comunque segnalato il
successo del marchio italiano in
Svizzera. Alla fine di dicembre
il marchio Fiat aveva totalizzato
la ragguardevole cifra di 14’122
immatricolazioni, con un risultato in aumento del 26.5% rispetto
al 2007 e del 93% in confronto al
2005. Inoltre, la quota di mercato è cresciuta,
passando dal 3,9% del 2007 al 4,9% del 2008.
Anno
Immatricolazioni
Quota di mercato
2005
2006
2007
2008
7309
9317
11165
14122
2.8%
3.5%
3.9%
4.9%
Rivista – Marzo 2009
La
Questi dati rappresentano la crescita maggiore
di tutti i marchi con 2’957 vetture vendute in
più rispetto all’anno precedente. “La vasta gamma dei modelli di Fiat, ha sottolinea il responsabile del marchio Thomas Schneider, è accompagnata dal livello medio di emissioni di CO2
più basso in Europa (137,6 grammi), risponde
ai bisogni dei clienti in questo periodo, durante
il quale l’accento è messo soprattutto sulle discussioni climatiche.
Con un buon rapporto qualità/prezzo, Fiat dispone di veri punti di forza in questo periodo
economicamente difficile”. La Fiat 500 contribuisce a questo grande successo in maniera determinante. Con 4’946 unità vendute, precede
nelle vendite la Fiat Panda, la Fiat Grande Punto
e la Fiat Bravo.
Aumento dell’anno
precedente
27.5%
19.8%
26.0%
9
Italiche
di Corrado Bianchi Porro
Secondo i dati di Cerved, sono circa 6 milioni le
imprese registrate in Italia alla fine del 2008. A
sorpresa, la provincia italiana con il numero maggiore di imprese non è Milano, che conta quasi
4 milioni di abitanti ed è per eccellenza la punta
dell’iceberg dell’Italia industriale, bensì Roma con
441 mila imprese, rispetto alle 435 mila del capoluogo lombardo. Lo storico superamento di Roma
rispetto a Milano è avvenuto a fine 2008 in quanto,
mentre a Roma nell’ultimo quadriennio le imprese
sono cresciute di oltre 45 mila, quelle localizzate
a Milano sono aumentate di 10 mila: da 427 a 435
mila (incluse anche quelle dell’area Monza-Brianza). Inoltre, contando anche i trasferimenti, Roma
ha acquisito un saldo attivo di 1600 imprese e Milano ne ha perse circa un migliaio. A parte il caso
quota maggiore di godimento delle abitazioni in
proprietà, usufrutto o uso gratuito. Qui, infatti, la
quota raggiunge il picco del 84,3% del totale delle
famiglie che possiedono la casa in cui abitano, rispetto ai dati pur sempre elevati, ma tuttavia minori del Nord Ovest (79,7%) e Sud (79%), mentre al
Nord Est la quota risale all’83,7%. Come si vede,
gli investimenti che la popolazione italiana ha effettuato nel settore delle abitazioni in questi ultimi
anni è impressionante dato che nel 1971 la quota
di proprietà era appena del 50,8%. Oggi la quota
di proprietà supera già l’80%, quando il capofamiglia ha un’età sopra i 45 anni, mentre è al 73,2%
se questi ha meno di 35 anni di età. La quota di
proprietà – dato che in centro sono spesso fuori
mercato - è naturalmente più elevata nelle perife-
Abitazioni di proprietà: una salvaguardia
di fronte alla crisi economica
di Roma che rappresenta un’autentica eccezione,
in genere le grandi città italiane dal 2005 al 2008
stanno registrando un calo del numero delle società registrate, mentre a fare da calamita e da polo
di sviluppo sono piuttosto i piccoli centri. Firenze,
tanto per citare un caso, segna una regressione di
quasi 400 società, Torino 350, Bologna 225 e tra le
altre province con un regresso di oltre un centinaio
di società, si situano città come Bergamo, L’Aquila,
Frosinone, Brescia, Latina, Napoli e Vicenza. Dal
lato opposto, in netta espansione, troviamo invece
Pavia (+303), Pisa (+200), Caserta (+188), Como
(+140), Ravenna (+130) e Asti (+113). Secondo il
presidente degli industriali di Roma, Aurelio Regina, lo sviluppo della capitale è avvenuto, come
ricorda in un’intervista al Sole 24 Ore, grazie a diversi fattori. Roma, spiega, è da sempre leader nel
settore dei servizi e delle costruzioni. L’economia
locale è una delle più terziarizzate, con un contributo al valore aggiunto dei servizi pari all’87%.
Non va inoltre dimenticato il forte contributo dato
dai grandi poli universitari. Ci sono infatti a Roma
ben 15 atenei, sei università tematiche e più di
70 facoltà. La Sapienza, con 145 mila iscritti, è la
prima università europea e la seconda al mondo.
C’è il distretto tecnologico che conta 250 imprese
a livello internazionale. Naturalmente il turismo
rappresenta uno dei poli di sviluppo del territorio,
grazie ai tesori d’arte, storici ed architettonici, non
dimenticando naturalmente il clima e la qualità di
vita della capitale. Infine, un altro polo di sviluppo è quello dell’audiovisivo e dell’informatica. Se
questi sono i numeri “lordi” naturalmente Milano è
la capitale delle imprese manifatturiere di maggiori
dimensioni (a livello triplo di quelle localizzate nel
Lazio) e di quelle più capitalizzate. Roma riesce a
reggere il confronto in questi rami, solo nel settore
delle costruzioni. D’altra parte, il Centro è l’area
italiana ove le famiglie hanno in percentuale la
Rivista – Marzo 2009
La
rie dell’area metropolitana (80%) e nei piccoli comuni, fino a 2000 abitanti, dove arriva a superare
il 90%; raggiunge l’88,7% negli agglomerati fino ai
10 mila abitanti, mentre scende al 77% nei comuni
con oltre 50 mila abitanti. La percentuale dell’affitto che era al 44% nello stesso periodo, è scesa in
questi anni al 15,7% nel Centro Italia e al 20,3%
nel Nord Ovest. Come si vede, la percentuale di
abitazioni in proprietà appare decisamente elevata
rispetto ai dati relativi della media europea, pari al
62%, ben superiore a quello di Germania, Francia,
Svizzera e Olanda. Naturalmente nelle grandi città,
la quota di proprietari è sotto la media nazionale:
il 72,5% delle famiglie vive in casa di proprietà e
quelle che pagano l’affitto sono in media il 27,5%
Ma neppure va dimenticato che fatta 100 la quota delle famiglie che pagano l’affitto, oltre il 20%
dei proprietari sono un ente pubblico (24,5% nelle
Isole), mentre le società private sono il 4,7% e il
70,5% altri privati. In sostanza, si stima che il 65%
di coloro che pagano gli affitti in Italia corrispondano o l’equo canone o un canone convenzionato
(in base a contratti stipulati sulla base di accordi e
parametri definiti tra le organizzazioni dei proprietari e degli inquilini), mentre il 35% sono contratti
liberi. Fatto 100 il canone medio di locazione nel
1992, si stima che oggi il parametro di riferimento
sia a poco più di 160 per i negozi, a poco più del
150 per le abitazioni usate e a 130 per gli uffici.
Naturalmente, secondo i recenti dati Nomisma, gli
ultimi valori delle locazioni sono oggi in discesa,
dopo il picco registrato a fine 2007. Infine sono i
nuclei formati da una sola persona (22,8%) o quelli formati da cinque o più componenti (24,6%) ad
avere la quota maggiore delle abitazioni in affitto,
mentre per le famiglie di quattro o due componenti
la quota di proprietà arriva a sfiorare l’85%. L’elevata quota di proprietà rappresenta una salvaguardia a fronte dell’attuale crisi economica.
11
Europee
di Philippe Bernasconi
C’era da aspettarselo. Crisi economica e spirito
europeo non avrebbero potuto andare d’accordo
a lungo. E così è stato. Alle prime avvisaglie di
tagli e licenziamenti il mercato comune è stato
mandato in soffitta, seduta stante. E al suo posto è
stato rispolverato il buon vecchio protezionismo.
Una sorta di antico amuleto, che ritorna d’attualità nei momenti più bui, ma che difficilmente
rappresenta una soluzione di medio lungo termine, sulla quale la società capitalistica di questo
inizio Millennio può basarsi per ritrovare la luce
alla fine del tunnel. Non a caso, nella recente riunione di Berlino, ci si è premurati di fugare una
simile eventualità. Dimostrazione che il pericolo
c’è. La costruzione dell’Unione europea si è da
Pericolo protezionismo
sempre basata su un concetto alquanto semplice, ma nel contempo rivoluzionario. Gli Stati
che avevano dato vita all’allora Comunità economica avevano deciso di rinunciare ad alcune
prerogative nazionali per ottenere dei vantaggi
dal loro stare insieme. Fin da subito si è dunque
puntato sul principio della libera circolazione
delle persone e dei capitali all’interno di quella che sarebbe poi diventata l’Unione europea.
Tutti i cittadini europei avevano gli stessi diritti e
doveri e si potevano perciò muovere liberamente all’interno dei confini comunitari. E lo stesso
doveva valere per il capitale. Forza lavoro da una
parte, mezzi di produzione dall’altra. Il gioco
era fatto. La nuova unità economica che avrebbe
dovuto garantire prosperità agli Stati membri era
nata. Tutto bene, perlomeno sulla carta. I capisaldi dell’Unione sono infatti stati messi in crisi ad
intervalli regolari. Ma mai, forse, come in questo caso. Quando l’economia gira e il lavoro c’è
per tutti, e anzi ce n’è fin troppo, non ci si pone
il problema della priorità ai lavoratori indigeni.
Chi ha un passaporto europeo può lavorare, chi
trova un posto di lavoro può occuparlo. Senza
distinzioni. Quando invece il lavoro scarseggia
lo straniero viene considerato un pericolosissimo nemico, un concorrente da eliminare. Ve lo
ricordate l’idraulico polacco? Uno spauracchio
creato ad arte da chi ha combattuto il Trattato
costituzionale europeo. Il lavoratore dell’est europeo (appunto incarnato dall’idraulico polacco)
avrebbe dovuto fare armi e bagagli e spostarsi in
massa nei ricchi paesi dell’Europa occidentale,
occupando posti di lavoro a condizioni da fame.
Soffiando posti di lavoro ai lavoratori indigeni.
Ma nulla di tutto ciò è successo. Adesso la storia
si ripete. Complice una crisi economica senza
precedenti lo spauracchio dell’idraulico polacco
si è rimaterializzato. Questa volta con le sembianze dell’ingegnere italiano, dislocato nelle
raffinerie del Lincolnshire inglese. La protesta,
prima spontanea e poi cavalcata ad arte dai sin-
Rivista – Marzo 2009
La
dacati locali, contro l’impiego di manodopera
estera in questi stabilimenti ha messo a nudo un
principio, quello della libera circolazione delle
persone, che se viene tollerato in tempi di vacche grasse, non viene assolutamente digerito
quando è la crisi a farla da padrone. Lo slogan
“Britons first” ha comunque fatto breccia. Tanto
che in Gran Bretagna c’è chi ha già proposto di
elaborare delle leggi che – dando la precedenza ai lavoratori indigeni – di fatto manderebbero
in soffitta il concetto di libera circolazione delle
persone e il principio stesso di Unione europea.
Proteste e proposte inaccettabili e indifendibili le hanno definite i politici. Ma la pressione
dell’opinione pubblica non è certamente facile
da gestire. Tanto più, che il caso britannico non
è isolato. In Francia, ad esempio, nel pacchetto
di aiuti del governo Sarkozy a un’industria automobilistica boccheggiante vi è anche il tentativo
di inserire una clausola del “compera francese”.
Chi riceve il sostegno statale si deve in pratica
impegnare a rifornirsi solo ed esclusivamente da
produttori francesi e a concentrare l’intera produzione negli stabilimenti francesi del gruppo.
Una clausola in netto contrasto con i principi
comunitari e che ha già fatto tuonare la presidenza di turno ceca dell’Unione. Quella Repubblica ceca che per il suo semestre di presidenza
ha coniato lo slogan “L’Europa senza barriere”,
ma che poi si è finora rifiutata di ratificare il trattato costituzionale europeo e il cui presidente da
sempre si professa euroscettico. L’esempio non
viene decisamente dall’alto. E l’esempio non arriva nemmeno dagli Stati Uniti, la culla – almeno
in teoria – del libero mercato. Tra le pieghe del
miliardario piano di rilancio del presidente Obama si potrebbe insinuare un “buy American”,
anche questo non proprio incoraggiante per chi
ha fatto del libero commercio il proprio credo,
per poi ricredersi alle prime avvisaglie contrarie. L’Europa e il mondo intero sono dunque di
fronte a un dilemma. Farsi tentare dalla più facile
delle ricette, chiudersi su se stessi e sperare che
la crisi colpisca innanzitutto e soprattutto gli altri. Oppure ribadire la propria fiducia nell’apertura dei mercati e nei rapporti aperti ed equi tra
nazioni ed economie. Un sistema – quest’ultimo
– che, perlomeno idealmente, appare l’unico in
grado di produrre benessere sul medio e lungo
termine. L’impatto sulla crescita del protezionismo sarebbe catastrofico.
A lanciare l’allarme era stato prima l’Organizzazione mondiale del commercio e poi il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude
Trichet, preoccupati dai venti che si stanno levando, anche in Europa. Confondere crisi finanziaria (laddove tutto è nato) e crisi economica, e
sperare di risolverla (e) semplicemente chiudendo le frontiere sarebbe oltremodo sbagliato. E
sarebbe un colpo mortale, l’ennesimo, all’ideale
stesso di Unione europea.
13
www.navyboot.ch
Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
Chi l’avrebbe mai detto che un afro-americano il cui secondo nome è Hussein sarebbe
stato eletto presidente degli Stati Uniti? Le sue
origini e la storia dei nonni bianchi con cui
è cresciuto sono state abilmente presentate.
Quest’ambiguità ha conquistato moltissimi ed
ora quest’uomo, diventato un’icona ancora
prima di essere eletto, è già il simbolo di una
generazione, un ponte in una società dove la
questione razziale è ancora sentita.
L’unicità del candidato ha fatto sì che diventasse un presidente in grado di rilanciare solo
con la sua presenza il sogno americano. Tuttavia i dubbi restano: è davvero un cambio
si minaccia l’autorità morale degli Stati Uniti.
Tra meno di un anno e mezzo le truppe in
assetto da combattimento lasceranno l’Iraq.
D’altro canto, rimarrà una presenza militare
americana con altri compiti quali l’addestramento dell’esercito regolare iracheno e altre
mansioni di genio civile. Un contingente di
30’000 militari sarà invece destinato in Afghanistan, dove l’America manca di una strategia
chiara. L’importante per ora è negare il paese
ai Talebani e ad Al Qaeda. Sempre secondo
Sandy Berger, se vincere vuol dire creare una
nazione in Afghanistan, l’America e i suoi alleati non ce la faranno. Gli inglesi e i russi
Barack Hussein Obama:
cambia la sostanza o solamente lo stile?
della sostanza nei rapporti che gli Stati Uniti
hanno con il resto del mondo o è mutato solo
lo stile? Sinora questo paese è stato condotto
ad una politica aggressiva, che ha avuto come
sbocco l’invasione dell’Iraq. Lo scarso rispetto
del diritto internazionale da parte dell’amministrazione precedente ha fatto infuriare non
pochi paesi e non ha certo contribuito all’aurea di paladino della libertà e di faro di civiltà
tanto caro al popolo americano. Ora quello
che resta da fare per rimettere insieme i cocci
è di recuperare i valori democratici e chiarire
le priorità della politica estera.
Sandy Berger, consigliere per la sicurezza nazionale di Clinton, durante un’intervista alla
BBC lo scorso mese di febbraio, ha riconosciuto la grande pressione che c’è sul presidente per la protezione dell’America. Se Obama smantellasse la politica antiterrorismo di
Bush pagherebbe un prezzo molto alto per sé
e per i cittadini. Che senso ha allora la chiusura del carcere di Guantanamo? Di certo è una
pessima vetrina. Ci vorrà circa un anno per la
chiusura ed i duecentocinquanta detenuti non
verranno certo rilasciati a piede libero. Ben
sessanta di quelli già rilasciati dal Camp X-ray
sono ritornati al terrorismo e si crede che uno
di loro sia il numero due di Al Qaeda in Yemen. Come conciliare dunque la chiusura di
questa famosa prigione con la protezione dei
cittadini americani? Molti dei detenuti sono
stati inviati in centri di riabilitazione in Arabia
Saudita che si sono rivelati utili a combattere
il terrorismo sul piano ideologico e religioso.
La strategia usata sinora non è stata comunque del tutto efficace. La tortura non serve per
ottenere informazioni. Si può raggiungere un
ottimo risultato senza torturare e senza poi
mettere in pericolo i soldati americani all’estero. Dal 2001 non ci sono stati altri attacchi al
suolo americano, ma se le torture continuano
Rivista – Marzo 2009
La
hanno fallito in passato. Non si creerà a breve una democrazia in Afghanistan. Tuttavia si
può raggiungere l’obiettivo di evitare che quel
paese sia un rifugio per il terrorismo internazionale.
Per Obama l’America è pronta a dare la mano
a coloro che sono disposti ad aprire il loro pugno. È tempo forse di parlare ai Talebani e a
chi li aiuta.
Il Pakistan è una zona franca per Al Qaeda e
c’è bisogno di una collaborazione regionale
che consideri questo paese come parte della
soluzione.
L’altro dossier veramente scottante capitato tra
le mani del neo-presidente riguarda la questione nucleare iraniana. Secondo alcuni esperti,
entro la fine del 2009 l’Iran avrà l’uranio arricchito per armare una bomba. Ciò sarebbe destabilizzante per la regione e ci sarebbero altri
quattordici paesi che cercherebbero l’atomica. L’idea di Obama è di negoziare per interrompere il programma nucleare e far rientrare
l’Iran nella comunità internazionale. Se ciò
fosse fattibile si ridurrebbe la possibilità di un
Iran nucleare. Se non si arrivasse poi ad una
soluzione negoziale gli Stati Uniti potrebbero
procedere ad un attacco militare mirato. Alla
fine nessun presidente può eliminare questa
opzione.
Ci sono grandi questioni aperte sul tavolo
del Barack H. Obama. Quando dice di voler
un’America che ritorni ad essere il leader del
mondo, siamo veramente sicuri che il mondo sia pronto ad accettarlo? Per gli Stati Uniti
la leadership di cui si parla avviene quando
è possibile e si procede da soli soltanto se
necessario, a prescindere da chi sia alla Casa
Bianca. Pare che con Obama si abbandoni
l’unilateralismo a priori per stare insieme agli
alleati in modo da raggiungere gli obiettivi comuni. Stile e sostanza sono mutati? Si vedrà.
15
Oltrefrontiera
di Fabrizio Macrì
In quasi tutti i paesi occidentali che stanno
mettendo a punto le misure per affrontare la
crisi economica in atto, a partire dagli Stati
Uniti di Obama, si parla di New Deal Verde o
di Green Economy: si intende cioè l’indirizzo
di parte consistente della spesa pubblica necessaria a sostenere la crescita, allo sviluppo
delle energie rinnovabili per mettere in condizione il sistema economico di approvvigionarsi facendo uso di tecniche energetiche a
basso impatto ambientale. L’Italia, in ritardo,
non solo nell’utilizzo delle energie rinnovabili, come abbiamo già fatto rilevare nel numero di Dicembre, ma anche nell’adozione
di provvedimenti legislativi che incentivino
l’utilizzo delle nuove fonti e il risparmio
energetico, sembra tuttavia avere un notevole
potenziale di sviluppo in questo settore.
un fiume in piena di pannelli fotovoltaici installati…quello del fotovoltaico italiano è un
mercato in crescita…c’è un alto interesse da
parte degli investitori stranieri verso l’Italia,
sono numerose le aziende che vogliono aprire le loro sedi nella penisola”.
Quali sono (e sono stati fino ad oggi) dunque gli ostacoli ad un pieno sviluppo della
“Green Economy” anche in Italia? Secondo
gli intervistati sostanzialmente tre:
- scarsità di strumenti bancari di accesso al
credito per questo tipo di investimenti da
parte delle imprese;
- scarsità di contributi statali specifici;
- poche detrazioni fiscali a favore di chi investe nelle fonti rinnovabili.
L’ambiente: non più un limite
ma un opportunità
La strutturale incapacità del nostro paese di
attrarre investimenti dall’estero e le difficoltà
di bilancio ormai note, rischiano di lasciare
la nostra economia di fronte alla crisi con
una cronica scarsità di risorse, che il nuovo
corso verde dell’economia mondiale potrebbe aiutare a ridurre.
Lo sviluppo della green economy negli altri
paesi concorrenti e la necessità del nostro sistema produttivo di adeguarsi agli standard
internazionali, potrebbe infatti fare dell’Italia
un mercato interessantissimo per gli investitori internazionali.
In questa direzione si sta muovendo anche
la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera che nel 2009, tramite il suo ufficio di
Ginevra, sta cercando di promuovere in Italia
la manifestazione fieristica di Friburgo nella
Svizzera francese dedicata alle energie rinnovabili: ENERGISSIMA.
Questo almeno è quanto è emerso durante la
“Conferenza dell’industria solare” di Roma,
ideata dalla società di consulenza berlinese
Solarpraxis in collaborazione con Ambiente Italia e svoltasi nella Capitale all’inizio di
febbraio 2009.
La manifestazione con 15.000 metri quadri
di superfice espositiva, circa 15.000 visitatori in crescita del 45% nel 2008, si terrà dal
23 al 26 Aprile e rappresenta un’opportunità
unica per Regioni e Province italiane, di presentare il proprio territorio come location per
l’attrazione di investimenti elvetici nel settore
della ricerca e della produzione di energie
pulite.
In base alle dichiarazioni di Raffaele Piria,
direttore per lo Sviluppo Internazionale a Solarpraxis intervistato da News Italia Press, i
megawatt prodotti in Italia da solare termico
e fotovoltaico per la produzione di elettricità,
negli ultimi anni si sono quintuplicati.
Utile, in tal senso, l’incontro con Invitalia, la
nuova agenzia governativa preposta all’attrazione di investimenti esteri nel Bel Paese, in
occasione della Riunione d’Area della Camere di Commercio Italiane all’Estero che si è
svolto a Torino.
Le previsioni più rosee per la crescita futura
di tale capacità produttiva, ci collocano comunque a livelli quattro o cinque volte inferiori rispetto a quelli della Germania che non
dispone certo dell’irraggiamento solare di cui
gode l’Italia.
Sembra giunto il tempo di ribaltare il nostro
approccio ai temi ambientali, non più visti
come limite posto allo sviluppo ma come
opportunità di investimento per il rilancio
dell’economia, per l’Italia l’ennesimo treno
di passaggio per un cambiamento culturale
prima ancora che economico: occorre far
capire subito agli operatori economici internazionali quali passi il nostro paese intenda
fare per cercare di non perderlo.
Federico Brucciani, communication officer
del GIFI (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane) dichiara a News Italia Press: “Ci sarà
Rivista – Marzo 2009
La
Le fonti di energia rinnovabile come volano
di sviluppo degli investimenti esteri in Italia
dunque.
17
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C
resce il Made in Italy in Svizzera
anche nel 2008
Sono stati resi pubblici dall’Agenzia
Federale delle Dogane i dati sull’interscambio tra Italia e Svizzera, dai
quali emerge anche per il 2008 un risultato positivo per l’export italiano.
Nonostante i venti di recessione che già
nella seconda metà del 2008 hanno col-
pito le economie europee, la domanda di
prodotti italiani sul mercato svizzero ha
continuato a crescere: + 3,5% la crescita delle nostre esportazioni in Svizzera
nel 2008, che hanno raggiunto un valore di 21,6 miliardi di Franchi svizzeri.
A fronte di una lieve flessione del tessile
abbigliamento e del comparto meccanico,
sono cresciuti del 22% i prodotti dell’orologeria, del 10,2% i prodotti del comparto cartotecnica, del 9,0% le esportazioni
di gioielleria, oreficeria e bigiotteria e del
7,2% le esportazioni di prodotti agricoli
tra i quali gioca un ruolo determinante
il settore alimentare. Anche le macchine
utensili, ad uso domestico ed ufficio e le
tecnologie per la difesa hanno tenuto crescendo nel complesso del 4,8%.
In buona sostanza un quadro che conferma la ricettività del mercato svizzero ai
prodotti italiani.
INTERSCAMBIO ITALO-SVIZZERO 2008
Italia>Svizzera (mio fr.sv.)
Categoria Prodotti
Prodotti chimico-farmaceutici
Macchine industriali, agricole,
ufficio, uso domestico, industria
elettrica/elettronica, tecnologie
di difesa
Metallo e articoli in metallo
Tessili e abbigliamento
Prodotti agricoli, silvicoltura
Veicoli
Arredamento
Prodotti energetici
Materiali da costruzione,
ceramiche e vetro
Gioielleria, oreficeria e bigiotteria
Gomma e materie sintetiche
Altri prodotti
Carta e prodotti cartotecnici
Cuoio e pelli
Orologeria
Strumenti e apparecchi
di precisione
Totale
Svizzera>Italia (mio.fr.sv.)
2007
4.121,1
2008
4.308,6
% +/4,55
2.967,4
2.481,3
2.387,5
1.891,5
1.069,7
795,1
923,2
3.108,1
2.372,8
2.354,8
2.026,1
1.077,6
769,9
1.217,2
4,74
-4,37
-1,37
7,12
0,74
-3,17
31,84
640,7
632,3
540,0
1.066,7
442,8
333,6
304,9
633,3
689,2
523,5
1.071,3
487,8
305,5
370,0
-1,17
9,00
-3,06
0,43
10,16
-8,42
21,34
247,2
250,7
1,38
20.845,0 21.566,4 3.463
Categoria Prodotti
Prodotti chimico-farmaceutici
Prodotti energetici
Macchine industriali, agricole,
ufficio, uso domestico, industria
elettrica/elettronica, tecnologie
di difesa
Metallo e articoli in metallo
Orologeria
Strumenti e apparecchi
di precisione
Prodotti agricoli, silvicoltura
Altri prodotti
Tessili e abbigliamento
Gomma e materie sintetiche
Gioielleria, oreficeria e bigiotteria
Carta e prodotti cartotecnici
Arredamento
Veicoli
Materiali da costruzione,
ceramiche e vetro
Cuoio e pelli
Totale
2007
6.266,8
2.394,1
2008
6.714,6
2.753,6
% +/7,15
15,02
2.451,7
1.504,5
1.019,4
2.424,2
1.470.5
1.045,2
1,12
-2,26
2,53
692,9
617,9
949,6
493,2
440,4
368,7
234,8
187,3
163,5
713,9
646,5
970,6
433,8
434,4
356,3
231,3
167,7
228,5
3,03
4,62
2,21
-12,05
-1,36
-3,36
-1,50
-10,45
39,75
109,5
78,9
108,3
77,3
-1,13
-2,09
17.973,2 18.776,7 4,47
N.B. Questa tabella, i cui dati possono essere soggetti ad eventuali variazioni, tiene conto anche delle importazioni ed
esportazioni di “metalli e pietre preziose, oggetti d’arte e antiquariato, contemplati nella voce “altri prodotti”.
Rivista – Marzo 2009
La
19
La nuova pasta integrale Barilla.
Ricca di fibre e sostanze nutritive.
100% di gusto.
Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è
ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla
Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa!
No 1 in Italia
A
ziende più antiche al mondo:
sei su dieci sono italiane
C’è un campo in cui le imprese italiane eccellono nelle classifiche mondiali. È quello
dell’anzianità di fondazione dove le nostre
imprese familiari conquistano ben 6 posti
tra le prime dieci. Sono 13 però complessivamente le industrie del made in Italy
presenti nella classifica di anzianità stilata
da Family Business, una rivista americana
specializzata proprio in aziende familiari.
In cima alla classifica 2008 rimane saldamente in testa ancora una volta una realtà
giapponese, che però non è più la Kongo
Gumi, società attiva nella costruzione di
templi buddisti nata nel 578, rea di aver ceduto alle lusinghe del mercato, visto che nel
2006 è stata acquisita dal gigante dell’edilizia Takamatsu. Nell’aggiornamento della
graduatoria, infatti, la vetta è stata conquistata da Houshi Onsen, l’albergo-struttura
termale guidato dalla stessa famiglia dal
718, quando fu fondato, secondo la leggenda, da un monaco buddista nel luogo indicato dal dio del Monte Hakusan. La genesi
delle imprese nostrane presenti in classifica
non può vantare connotati così spirituali,
ma in termini di antichità anche il made
in Italy ha qualcosa da dire. La Pontificia
Fonderia Marinelli, nata nell’anno mille
ad Agnone (Isernia), come fonderia delle
campane del Papa, conquista il podio ex
equo con la cantina Chateau de Goulaine.
Coetanea della storica cantina francese, la
Marinelli usa ancora le antiche tecniche.
Le sue campane risuonano ormai in tutto il
mondo, da New York a Pechino, da Gerusalemme al Sud America, fino alla Corea.
Per trovare un’altra impresa italiana basta
scendere di un gradino: al quarto posto si
piazza la Barone Ricasoli, storico produttore di vino e olio d’oliva nata a Siena nel
1141, guidata da Francesco Ricasoli. Subito dopo, al quinto posto, ecco un nome storico del vetro, la Barovier & Toso, di Murano (Venezia): fondata nel 1295, l’azienda
è giunta ormai alla ventesima generazione
dei Barovier che, nel 1936, si fusero con
i Toso. Scorrendo lungo la classifica si incontrano altre due aziende fiorentine. In
Rivista – Marzo 2009
La
ottava posizione c’è la Torrini, l’impresa
produttrice di gioielli fondata dal capostipite Jacopo nel 1369 e in nona la Antinori,
che produce vino a partire dal 1385. Per la
decima in graduatoria ci si sposta in Veneto, dove ha sede la Camuffo di Portogruaro
(Venezia), impresa costruttrice di imbarcazioni nata nel 1438 nel porto veneziano
di Khanià a Creta. Dalla fondazione, per
mano di El Ham Muftì, ha venduto barche
tra l’altro a Maometto II, alla Repubblica
di Venezia, e perfino a Napoleone. Le ceramiche di Grazia Deruta, azienda attiva a
Torino dal 1500, hanno conquistato, oltre
al mercato degli Stati Uniti, anche la dodicesima posizione. L’azienda è tallonata
dalla Pietro Beretta, lo storico produttore
di armi di Gardone (Brescia), capace tra
l’altro di piazzare la mitica rivoltella tra le
mani della spia più famosa del mondo, James Bond. Dopo questa pattuglia, occorre
scendere fino al trentunesimo posto per
trovare un’altra azienda Made in Italy. È
la Cartiera Mantovana, fondata nel 1615
dalla famiglia Marenghi, tuttora guidata
da Cristina Marenghi e figli. Tutte nate nel
‘700 sono le ultime italiane che figurano in
classifica di Family Business: la calabrese
Amarelli Fabbrica di Liquirizia di Rossano
Scalo (1731), la laneria Fratelli Piacenza
di Pollone, in provincia di Biella (1733),
la Fonderia Daciano Colbachini di Padova
(1745), il Lanificio Conte di Schio (1757).
Le 10 aziende familiari
più antiche del mondo
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
Hoshui Onsen (Giappone, 718)
Pontificia Fonderia Marinelli (Italia, 1000)
Chateau de Goulaine (Francia, 1000)
Barone Ricasoli (Italia, 1141)
Barovier & Toso (Italia, 1295)
Hotel Pilgrim Haus (Germania, 1304)
Richard de Bas (Francia, 1326)
Torrini Firenze (Italia, 1369)
Marchesi Antinori (Italia, 1385)
Camuffo (Italia, 1438)
21
L
Un’opportunità economica
colpevolmente sottovalutata
a forza del Turismo
Nonostante la continua crescita del turismo mondiale, in Italia il comparto sta attraversando una
fase di difficoltà. Il paese perde capacità competitiva e la sua posizione internazionale è attaccata
da vecchie e nuove mete internazionali. Con l’esplosione di Internet in tutto il mondo la filiera turistica ci contrae, i nuovi visitatori sono sempre più motivati, attenti alla qualità e al prezzo, ma in
tutta Italia la struttura dell’offerta fatica ad adeguarsi alle caratteristiche della nuova domanda.
L’assenza di una struttura di coordinamento nazionale, la frammentazione delle iniziative per la
comunicazione, la scarsità di efficaci strutture di ricerca e di informazione contribuiscono a mettere
in luce, fra l’altro, come il settore manchi di standing internazionale. L’Italia possiede enormi risorse competitive allo stato potenziale, che andrebbero sviluppate e inserite in una moderna politica su
ciascuna tipologia di turismo
“L’Italia. Il declino economico e la forza del
turismo. Fattori di vulnerabilità e potenziale
competitivo di un settore strategico” (casa
editrice Marchesi - 60,00).
È il titolo programmatico e per certi
versi ambizioso di una voluminosa ricerca a tutto tondo sulle potenzialità
del turismo in Italia.
Paesaggio
marchigiano.
Una sorta di libro bianco, dedicato appunto al turismo e al marketing turistico,
nato all’interno del Master in “Economia
e management del turismo” dell’Università La Sapienza di Roma.
Giunto alla sua ottava edizione è divenuto nel tempo, oltre che un punto di
riferimento per l’alta formazione in campo turistico, un vero e proprio tavolo di
lavoro permanente al quale partecipano
studiosi, imprenditori, amministratori locali, liberi professionisti e politici.
Rivista – Marzo 2009
La
Un settore trasversale
Un volume che osserva, scompone ed
analizza il turismo sotto ogni singolo
aspetto e sotto differenti punti di vista.
L’assunto da cui prende le mosse è lineare: considerato che il turismo è un
settore trasversale, in grado di attivare
un fenomeno indotto di tipo intersettoriale, al fine di individuare efficaci soluzioni e nuove prospettive, risulta determinate la condivisione e il confronto
dialettico tra differenti attori turistici.
Se restiamo ai dati resi pubblici recentemente, dobbiamo constatare che non
sembra frenare il declino lungo il quale
l’Italia si è avviata già qualche tempo.
Peggiorata è infatti la posizione che occupa nel rapporto WEF (World Economic Forum) sulla competitività, sia come
sistema paese sia sotto il profilo squisitamente turistico. La conferma giunge dalla classifica del 2008, che vede l’Italia al
28/mo posto. Buon’ultima nella vecchia
Europa a 15: dietro a tutti i suoi potenziali rivali come Francia e Spagna, che
infatti attirano più stranieri, e superati
da Paesi che non hanno certo nel turismo il loro cavallo di battaglia come il
Lussemburgo. I nostri difetti peggiori
— secondo il rapporto del WEF — sono
le infrastrutture non sempre all’altezza
della situazione (alberghi ma non solo),
la mancanza di un cervello pensante che
possa organizzare l’offerta nazionale, e
anche uno scarso utilizzo di Internet, che
ormai è l’agenzia di viaggio più utilizzata
al mondo. Ormai in Europa il 34 % del23
Il mare
a Portonovo.
le prenotazioni alberghiere viene fatto
direttamente per via telematica, saltando l’intermediazione delle agenzie. Un
modo per risparmiare che — con la crisi
economica e la filosofia del risparmio che
conquista anche i ricchi — è destinato a
diffondersi sempre di più. I dati sono impietosi: in Italia le prenotazioni via Internet sono al 24 per cento, dieci punti sotto la media europea. Anche perché sono
ancora pochi gli hotel che offrono questo
servizio: il 60 per cento contro una media europea del 72 per cento. Bassa risulta anche la produttività del personale
che lavora negli hotel italiani. Secondo
uno studio della commissione europea
siamo al dodicesimo posto tra i 27 Paesi dell’Unione Europea con poco più di
25 mila euro l’anno per addetto. Quasi
la metà del Belgio, e ancora una volta
dietro ai nostri canonici rivali europei:
Francia, Spagna e Gran Bretagna.
Stando alle principali fonti statistiche in-
ternazionali (OMT, UNWTO), inoltre,
peggiora per l’Italia anche la posizione
occupata in termini di arrivi e presenze turistiche, che la pone alle spalle di
Francia e Spagna, costringendo il nostro
Paese a difendersi dalla concorrenza dei
Paesi asiatici che si affacciano con prepotenza sul mercato turistico internazionale, come dimostrato dalla quarta posizione occupata dalla Cina relativamente
alla graduatoria stilata in base al numero
degli arrivi. La ricerca, nella sua prima
parte descrive e analizza le ragioni di
questo declino, che sono più strutturali
che congiunturali, rilevando carenze infrastrutturali, un rapporto qualità/prezzo tutt’altro che competitivo, un peggioramento dell’immagine del nostro Paese,
cui si aggiungono la solita piaga delle
lungaggini burocratiche, la flessibilità
dei contratti, la criminalità organizzata,
il costo dell’energia, in un quadro in cui
emergono i limiti dell’innovazione e della
ricerca e la microdimensione aziendale.
Va da sé, che il turismo non è immune
agli effetti negativi delle problematiche
che affliggono in questa delicata fase storica il sistema Italia e che la congiuntura
ha ulteriormente ingigantito. Di fronte al
consolidarsi dei problemi sarebbero necessarie soluzioni idonee e rapide, e, dal
momento che questi problemi nel caso
dell’italia sono strutturali, occorrebbe
porre rimedio attraverso “interventi complessi, condivisi, sistemici e multiscalari”.
Un’unica regia
La ricerca evidenzia come negli ultimi
anni molte siano state le scelte che hanno
Allarme turismo, gli stanziamenti segnano -31%
È allarme turismo: gli stanziamenti diminuiscono del 31 per cento. A lanciarlo sono Regioni, Province e Comuni che, dati alla mano, segnalano
che i fondi erogati al settore sono pari
a 33 milioni di euro, dunque circa il
31% in meno rispetto ai 49 stanziati nel 2008. In calo rispetto al 2008
del 37% anche la promozione, a 16
milioni di euro. L’allarme è stato lanciato nel corso della presentazione
della quinta conferenza nazionale
degli assessori alla Cultura e al Turi-
24
smo, “Le città della cultura”, in calendario a Torino dal 26 al 28 febbraio.
Una conferenza biennale, promossa
da Anci, Conferenza delle Regioni e
delle Province autonome, l’Upi, Legautonomie, Uncem, Federculture, in
collaborazione con la Regione Piemonte, il Comune e la Provincia di
Torino, che cade in un anno complesso e delicato, che impone un ripensamento delle politiche del settore.
L’iniziativa, ha spiegato il presidente
dell’Anci Leonardo Domenici, inten-
de essere «un’alleanza strategica tra
istituzioni, operatori e tutti coloro che
rivestono ruoli di responsabilità nei
settori della cultura e del turismo».
Non a caso «abbiamo chiesto al governo di riconsiderare i vincoli sugli
investimenti, voce su cui fa perno il
settore culturale, che necessità quanto prima di un rilancio». Un’occasione quella della conferernza di Torino,
per creare «per definire nell’immediato un piano – ha sottolineato Roberto
Grossi, Presidente Federculture - da
discutere con Governo e Parlamento». Ovviamente, gli esponenti delle
amministrazioni locali rinnovano la
Rivista – Marzo 2009
La
contribuito al peggioramento di una situazione in parte già compromessa. Emblematica, in tal senso, la riforma costituzionale del 200l con la “devoluzione”
della materia turistica alle regioni, che ha
comportato quella mancanza di unicità e
rappresentatività che ancora oggi difetta
all’Italia, come testimonia la variegata e
scoordinata presenza delle località italiane alle fiere di settore. Utile sarebbe
saper far proprie le esperienze maturate dai nostri concorrenti: valga per tutti
l’esempio della Spagna, che negli ultimi
anni è riuscita a far del turismo la principale componente del PIL, progettando
interventi organici e innovativi.
A tal fine, è necessario riconoscere le
“tessere che compongono il mosaico turistico
per poi ricomporle al fine di ricreare un’immagine unica di Paese che da troppi anni non
sembra più esistere”.
Lo studio conferma che l’Italia investe
per la promozione più o meno la stessa
cifra degli altri Paesi del Vecchio continente: 160 milioni di euro l’anno a fronte
dei 180 della Francia e dei 170 della Spagna. Ma allora il problema dov’è? Più
della metà della somma stanziata in Italia
viene assorbita dagli stipendi e dalle consulenze delle strutture che di questo si
occupano. Le considerazioni contenute
nella ricerca intendono fornire un contributo importante per rilanciare, superare
la crisi e far splendere ancora una volta
il sole su chi vive e visita l’Italia. L’obiettivo dichiarato è quello di riflettere sui
limiti dello sviluppo turistico, per proporre politiche condivise da tutti i livelli
operativi, pubblici e privati, arrivando a
loro preoccupazione per i pesanti tagli previsti dalla Finanziaria a cultura
e turismo: una riduzione di fondi, per
il Ministero dei Beni e le attività culturali, che nel prossimo triennio si verificherà per circa 1,5 milioni di euro.
L’assessore alla Cultura del Comune di
Roma, Umberto Croppi, ha lamentato
«i numerosi tagli decisi spesso e volentieri a livello nazionale sulla cultura». E
ha ricordato che il turismo e la cultura
italiani vivono un momento di speranza, pur tra mille difficoltà. Non a caso,
ha reso noto, nel 2008 le presenze
turistiche nell’Unione europea hanno
fatto segnare una flessione del 14%,
Rivista – Marzo 2009
La
definire la necessità di una regia turistica
che permetta di beneficiare della sinergia
pubblico-privato come consigliato da oltre cinquant’anni dai principali studiosi
internazionali del fenomeno turistico.
Sperando poi di impedire che trovino
conferma le fosche previsioni tratteggiate dal World travel & tourism council,
l’organizzazione mondiale che riunisce i
principali operatori del settore. In quello
scenario si ipotizza che tra dieci anni l’Italia rischia di perdere un posto (dall’ottavo
al nono) nella classifica mondiale del Pil
del settore turistico, di perderne un altro
(dal quinto al sesto) nella graduatoria
dei soldi portati dai viaggiatori stranieri.
E addirittura di uscire dalla top ten, oggi
siamo ottavi, per gli investimenti nel settore turistico. Se simili proiezioni trovassero conferma a repentaglio non sarebbe
solamente l’immagine, ma l’intera economia di quello che ci ostiniamo a credere
sia ancora il Belpaese.
a fronte di un -12% in Italia e di un
-5% a Roma. L’assessore Croppi giudica «incoraggiante l’aumento del 20%
Firenze,
vista panoramica.
di presenze fatto registrare nei musei
comunali nell’ambito delle iniziative
varate nel corso delle feste natalizie».
25
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Promozione speciale per i residenti in Svizzera
iesole for you
Presentata a Zurigo un’offerta che si rivolge esclusivamente ai cittadini residenti
nella Confederazione Elvetica
È una proposta rivolta ai cittadini che risiedono in Svizzera con l’intento di promuovere il territorio fiesolano e sviluppare l’offerta
turistica dello stesso. Fiesole sceglie la Svizzera per destinarle un trattamento di favore
e coccolare i suoi cittadini che soggiorneranno nelle dolci colline fiesolane fra il 7 Marzo
ed il 25 ottobre 2009. Gli ospiti provenienti
dalla Confederazione avranno l’opportunità
di godersi Fiesole, le sue bellezze storico-artistiche-paesaggistiche, in un periodo privilegiato con la quiete della stagione invernale e
l’effervescenza della primavera/estate. Inoltre
la vicinanza a Firenze permetterà al turista
svizzero di approfittare delle suggestioni ed
incanti della città del giglio: si va a Fiesole e si
può vedere anche Firenze! L’accoglienza speciale consisterà in una serie di sconti e gratuità che renderanno più facile ed accessibile il
soggiorno a Fiesole. Una promozione speciale
per scoprire o rivedere Fiesole ed un’opportunità unica anche per visitare Firenze.
Il progetto si sviluppa lungo
due assi portanti:
A) Evento di richiamo: Mostra “Hermann
Hesse a Fiesole. Poeta, pittore, viandante”
Un’esposizione allestita presso la Sala
Costantini su Hesse scrittore e pittore dal
29 - 03 al 31- 05 - 2009
L’inaugurazione è fissata per
sabato 28 marzo alle ore 17,00
Orario: 10/19 chiusa il martedì
Ingresso gratuito per i turisti provenienti
dalla Svizzera.
B) Manifestazioni complementari
alla mostra:
Letture: Hesse e l’Italia, Hesse e la pittura…
Concerti con le musiche predilette da Hesse
In collaborazione con Suola di Musica di
Fiesole e Ascarè Piccolo Teatro di Fiesole.
Luogo Aula Magna Seminario Vescovile.
Rivista – Marzo 2009
La
Fra le manifestazioni collaterali è previsto
anche un ricco programma di “Degustazioni in fattoria” con le fattorie più prestigiose
del territorio che aprono le porte per offrire i
propri prodotti. Hanno dato la loro adesione:
Vincigliata che consente di degustare una
produzione vinicola degna di nota nella quale spicca il Testa matta premiato come vino
toscano con il più alto punteggio dell’annata
2006 dalla rivista Wine Spectato;
la Fattoria di Maiano, sede del set cinematografico del film “Camera con vista” premio
Oscar 1987, che offre i suoi prodotti come
l’olio d’oliva extravergine;
l’Azienda Agricola Buonamici, dove degustare, nelle vecchie stalle trasformate in elegante salotto, oltre l’olio molti altri prodotti
biologici–formaggi, dolci, mostarde….
Programmati anche:
- l’Aperitivo nel prestigioso Hotel Villa S.
Michele, antico monastero disegnato da
Michelangelo, oggi lussuoso albergo a 5
stelle con splendida ed esclusiva terrazza su
Firenze;
- Il tè delle cinque alla Pensione Bencistà
straordinaria terrazza su Firenze e luogo di
assoluto relax.
Le sistemazioni alberghiere prevedono: 3 gg
al prezzo di 2, oppure sconto giornaliero sulle tariffe base del 10%. Mentre i ristornati
che aderiscono alla promozione applicheranno uno sconto del 20% sul prezzo di listino.
Inoltre, condizioni speciali di viaggio verranno concordate in collaborazione con: Cisalpino, Flybaboo, (Swissair ancora da definire),
Ataf Firenze, Taxi, Citysightseeing.
Ad illustrare
il progetto, nel corso
della presentazione
che si è svolta Zurigo,
sono intervenuti,
(da sin):
Fabio Incasciato,
sindaco di Fiesole,
Francesca Galluzzi
dell’APT di Firenze,
Regina Bucher della
Fondazione Hermann
Hesse di Montagnola,
Marco Montini
direttore Enit
Germania e Svizzera.
Informazioni: www.fiesoleforyou.it
Kit Offerte
1) Entrata gratuita ai Musei Fiesolani;
2) Entrata gratuita alla mostra Hermann Hesse;
3) Sconti speciali per le degustazioni in fattoria, aperitivo a Villa
S. Michele e Tè delle cinque al Bencistà;
4) Entrate gratuite ai concerti e letture su H.Hesse;
5) 1/2 passaggio gratuito su linea 7;
6) 50% tariffa taxi
7) Tariffa ridotta sul bus Citysightseeing
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Venezia-St.Moritz
ra siti d’interesse culturali
e paesaggi mozzafiato
Il Tour Venezia-St. Moritz, lanciato la prima volta lo scorso anno, si ripropone con molte novità:
lungo l’itinerario che collega la Laguna con l’Engadina, caratterizzato dalla presenza di numerosi siti dichiarati dall’Unesco di interesse mondiale. Volendo, non si viaggerà solamente in treno o
con l’autopostale; da quest’anno infatti ci si potrà spostare anche a piedi con le biciclette elettriche
o con auto d’epoca. Di particolare interesse l’iniziativa che dal 6 all’8 giugno proporrà un viaggio
unico, che consentirà agli amanti d’arte di visitare la Biennale Arte di Venezia, alcune fra le più
importanti collezioni private dell’Engadina e a l’ART di Basilea
È un progetto che vede coinvolti più
partner: da Trenitalia alle Ferrovie Retiche, dalla Posta all’Engadina-Merano
Route Express, ed altri ancora che vengono coinvolti a seconda delle scelte
che faranno i diversi viaggiatori, i quali
potranno alternare al treno e all’autopostale, anche la bicicletta elettrica, l’auto
d’epoca oppure optare per un trekking.
Il tour Venezia – St. Moritz è fattibile
tutto l’anno, in qualsisia giorno: sia individualmente che in gruppo. Si tratta di
una proposta di viaggio culturale indirizzata a veri e propri viaggiatori animati
dalla voglia di scoprire siti culturali e paesaggi mozzafiato, diversi e al contempo
complementari tra loro.
L’itinerario base coniuga il mare e la collina con la montagna, l’ambiente urbano
con quello del piccolo borgo, lungo un
tragitto che potrà essere caratterizzato
da soste personalizzate. Infatti, in treno
da Venezia si viaggia in direzione di Bolzano proseguendo poi verso Merano. Da
qui si prende l’Engadina-Merano Route Express, il treno della Val Venosta,
che, viaggiando fra piantagioni di meli,
costeggia paesini incantevoli e giunge a
Mals, da dove il viaggio continua in autopostale, la tradizionale corriera gialla
che normalmente collega le zone periferiche della Svizzera.
Pochi chilometri, per raggiungere il borgo medievale di Glorenza (Glurns). Superata la frontiera fra Tubre e Mustair,
dominati dalla nevi eterne del massiccio
ell’Ortles, la ‘posta’ procede attraverso
il Parco nazionale svizzera scavalca il
Passo del Fuorn e scende fino a Zernez.
Giunti in Engadina, si sale di nuovo in
Rivista – Marzo 2009
La
treno con destinazione St. Moritz, una
delle mete turistiche più ambite al mondo: sia d’inverno sia d’estate. Inutile dire
che un soggiorno è d’obbligo. Solamente
dopo ci si potrà decidere fra una puntata con il Glacier Express fino a Zermatt,
oppure se ritornare in Italia, via Tirano,
con il famoso trenino rosso del Bernina
Express. Puntando in questo caso sulla
Valcamonica, con tappa in uno dei siti
archeologici più antichi d’Italia (le incisioni rupestri di Capodimonte), dopo di
che, via Brescia, Verona Vicenza e Padova ritornare in Laguna.
Come detto, ciascuno potrà personalizzare il proprio viaggio, sia nella durata,
stabilendo fermate più o meno lunghe,
ma anche corredandolo con percorsi alternativi organizzati, da farsi a piedi, in
bicicletta elettrica o con auto d’epoca.
Omaggio
al Carnevale
di Venezia durante la
presentazione
del Venice-St. Moritz
Tour, che si è
svolta a Zurigo.
Informazioni: www.venicestmoritz.com
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di Nico Tanzi
Nell’universo della comunicazione commerciale, colpito duramente in questi mesi dai tagli generalizzati dei budget pubblicitari in un
numero sempre maggiore di aziende, grandi
medie o piccole che siano, la recessione incombente sta accelerando il processo di riposizionamento del marketing che aveva preso
il via già alcuni anni fa. All’origine di questo
ripensamento, il ruolo sempre maggiore che
i social media, e internet in generale, hanno
nel rapporto fra i consumatori da una parte e
le aziende e i loro prodotti dall’altra. Da questo punto di vista l’effervescenza della rete e
dei contatti che vi hanno luogo, la messa in
comune di esperienze e punti di vista, fanno sì che anche dalla “periferia”, rispetto al
mainstream delle scuole di marketing, giun-
in termini di conoscenze e di strumenti per
raccogliere le informazioni. E il primo fra tutti
gli strumenti disponibili è proprio la “conversazione” che avviene in rete. “Le persone – tesi
n. 3 – si relazionano prima di tutto con altre
persone, non con aziende anonime”. Di qui
l’invito a manager e amministratori delegati:
“Incentivate le persone in azienda a partecipare liberamente alla conversazione (quella
che avviene in rete, ovviamente, ndr), come
singoli, senza divise e loghi. La conversazione
aziendale passa solo attraverso le persone”.
Rispetto ai vecchi modi di comunicare, è una
rivoluzione: controllare una conversazione
che avviene in un luogo aperto infatti non è
difficile, è impossibile. Senza una volontà totale di mettersi in discussione, di “ascoltare”
chi è dall’altra parte
della catena commerciale, il tono di
voce suonerà falso.
Ma “se sarete in
grado di conoscere
davvero la vostra
comunità, saprete
anche come le persone comunicano e adeguare la vostra voce e
il vostro tono”. E la “vecchia” pubblicità? Diegoli è impietoso al riguardo: “In molti settori,
la pubblicità sta al mercato come l’EPO sta ai
ciclisti. Anche se gli effetti competitivi si annullano reciprocamente – e quindi la loro efficacia è nulla – nessuno rinuncia per primo. Ma
attenzione: la conversazione è l’antidoping
dei mercati”.
Impossibile, secondo l’autore, girare la testa dall’altra parte: “Rinunciare a ospitare e
incentivare la conversazione sul proprio sito
significa spingerla a chiedere asilo in territori
in cui non avete accesso o influenza”. D’altra
parte, è proprio la presenza di voci critiche, la
non addomesticabilità del parterre, a rendere la conversazione in rete il più efficace dei
vettori informativi: “La conversazione produce
risultati anche se – o proprio perché – ci sono
voci che dissentono o criticano – e anche se (o
proprio perché) gli argomenti di discussione
non sono decisi da voi. Ogni critica ricevuta è
un privilegio: (chi la esprime) vi ha pensato – e
più di quanto voi abbiate pensato a lui. E sarà
l’ultima volta, se non aprite un dialogo”.
Sono in molti, nonostante le apparenze (leggi:
siti web eleganti e ricchi di “effetti speciali”), a
ritenere di poter fare a meno di questo terreno
di confronto. Diegoli, ancora una volta, è spietato nel mettere in guardia chi la pensa così:
“Se ancora pensate che tanto i nostri clienti
non parlano tra di loro può significare che avete perso il contatto con loro, oppure che i vostri prodotti sono insignificanti o terribilmente
noiosi; in entrambi i casi, avete un problema”.
Il (mini)marketing di Gianluca Diegoli:
in 91 “discutibili” tesi
una provocazione tutta da ascoltare
gano segnali e indicazioni interessanti che si
diffondono in breve tempo fino a diventare
a loro volta oggetto di discussione. È il caso
delle “91 discutibili (mini)tesi per un marketing diverso”, pubblicate online nel dicembre
scorso da Gianluca Diegoli. “Non un manuale
di business – nelle parole dello stesso autore – ma un generatore di dubbi sul marketing
e la comunicazione aziendale ai tempi della
conversazione globale dei forum, delle community, dei blog, dei social network e delle forme fluide di dialogo online che con un rassicurante nome definiamo social media”. Diegoli
gestisce da alcuni anni minimarketing.it, “blog
del marketing minimale”, il quale ha avuto un
ruolo fondamentale nella nascita delle sue 91
tesi. “Nelle tesi –spiega Diegoli – non ci troverete ricette segrete, liste di cose da fare, storie
di casi di successo, ma qualche idea che mette
in discussione tic e riflessi automatici del marketing che conosciamo”. Una messa in discussione che appare evidente fin dalla prima tesi:
“il marketing è morto in quanto sono esaurite
le due condizioni che lo nutrivano: primo, che
le persone non potessero parlare facilmente e
direttamente tra loro, secondo, che il canale
di trasmissione fosse concentrato, semplice e
direttamente controllabile”.
Internet ha scombussolato le regole del gioco, con la conseguenza che “non è la vostra
promozione ma la loro conversazione a differenziare il vostro prodotto, e provocare un acquisto”. Dove “loro” evidentemente sta per le
persone, sempre meno impressionabili dalla
pubblicità tradizionale e sempre più “armate”
Rivista – Marzo 2009
La
31
DALLA PUGLIA CON GUSTO
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nei moderni stabilimenti di Rutigliano e Noicattaro, la Divella produce ogni giorno 1000 tonnellate
di semola di grano duro, 350 tonnellate di farina di
grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime
«orecchiette, la pasta all’uovo, l’integrale, trafilata
al bronzo ed, infine, la pasta arricchita di verdure
disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta
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O
La querelle sulla fiscalità
tra Svizzera e Unione Europea
rigini Situazione Prospettive
di Alberto Crosti *
È notorio 1 che, in questo momento storico,
i rapporti tra la Confederazione svizzera da
una parte e l’Unione europea dall’altra, in
particolare con alcuni Stati europei, in materia di fiscalità, sono caratterizzati da una
certa criticità.
Perché si è arrivati a questa situazione? Per
potere correttamente comprendere le ragioni
che hanno portato alle tensioni attualmente
esistenti nei rapporti tra l’Ue e la Confederazione è necessario indicare, seppur molto sinteticamente, le tappe fondamentali
dell’evoluzione del rapporto:
- 23 Luglio 1972: viene firmato l’accordo sul
libero scambio tra la CEE e la Confederazione elvetica 2
- 3 Giugno 2003: entra in vigore la Direttiva
europea sul risparmio n. 2003/48/CE 3
- 1° Luglio 2005: entra in vigore l’accordo
tra l’Unione europea e la Confederazione
sul risparmio 4, siglato in data 26 Ottobre
2004 5
*Dottore
Commercialista
e revisore
contabile, Milano.
- infine, ultima tappa, la Decisione della
Commissione economica europea sul sistema fiscale elvetico, emessa in data 13
Febbraio 2007.
Iniziamo dal primo provvedimento.
1
Vedasi l’articolo di Attilio GERONI, Germania
contro Berna: “È un paradiso fiscale”, il Sole 24
Ore 22 ottobre 2008. Germania e Francia sono
in prima linea nella lotta contro l’evasione fiscale che sarebbe favorita dal comportamento
della Svizzera, che viene oramai equiparata ad
un vero e proprio paradiso fiscale: vuoi per le
sue strutture societarie a bassa tassazione, vuoi
per la difficoltà ad avviare un vero ed effettivo
scambio di informazioni.
A tutto ciò aggiungasi il mantenimento del segreto bancario. Recentemente il “Figaro” del
24 Gennaio 2009n riporta un’intervista del Primo Ministro francese Fillon che sembrerebbe
smorzare i toni polemici di alcuni mesi prima
tra la Francia e la Svizzera
2
L’accordo in questione crea una zona di libero scambio per i soli prodotti industriali, finalizzata alla circolazione dei beni in franchigia
doganale
3
La Direttiva in questione si pone, come obbiettivo fondamentale, quello di assoggettare
nello Stato di residenza del risparmiatore, effettivo beneficiario e persona fisica, i redditi di
natura finanziaria (interessi) percepiti in Stati
diversi facenti parte dell’U.E.
Lo scambio di informazioni tra il paese della
fonte ed il paese della residenza è lo strumento
individuato che consente di pervenire all’ ob-
Rivista – Marzo 2009
La
1972: Accordo di libero scambio
tra CEE e Confederazione elvetica
L’accordo riveste un’importanza fondamentale: il contenzioso attualmente in essere tra
l’Ue e la Svizzera, sul tema della fiscalità
agevolata concessa ad una serie di strutture
societarie svizzere, trova proprio in alcuni
articoli dell’accordo economico il riferimento
puntuale. In particolare gli articoli in questione sono il n. 1 ed il n. 23, riportati in nota 6.
Dalle Direttive europee all’accordo
sulla fiscalità del risparmio
Prima di pervenire all’accordo con la Svizzera, l’Unione europea si era dotata di tre
strumenti finalizzati alla ottimizzazione della fiscalità europea:
- la Direttiva Madre – Figlia
n. 90/435/CE
- la Direttiva “interessi – royalties”
n. 2003/49/CE
- la Direttiva sul risparmio
n. 2003/48/CE
In particolare quest’ultima (Direttiva sul risparmio n. 2003/48/CE) si caratterizza per
i seguenti aspetti di maggiore rilevanza:
- a chi si rivolge: solo soggetti persone fisiche sono i destinatari della Direttiva
- quando si applica: quando il beneficiario
degli interessi appartiene ad uno Stato
biettivo individuato
L’accordo in questione si compone di 22 articoli. Esso recepisce tre Direttive europee: la
Direttiva Madre-Figlia, la Direttiva “Interessi e
royalties” e la Direttiva sul risparmio.
Fa riferimento sia alle persone fisiche (parte
che ha recepito la Direttiva sul risparmio) sia
ai soggetti societari
5 Per una sintesi molto efficace della problematica, cfr. Tassazione dei redditi da risparmio,
www.europa.eu
6
I due articoli citati sono i seguenti:
Art. 1
Il presente Accordo ha lo scopo di:
a) promuovere, mediante l’espansione degli
scambi commerciali reciproci, lo sviluppo
armonioso delle relazioni economiche tra la
Comunità Economica Europea e la Confederazione Svizzera e di favorire in tal modo nella
Comunità e in Svizzera il progresso dell’attività
economica, il miglioramento delle condizioni
di vita e di occupazione, l’aumento della produttività e la stabilità finanziaria,
b) assicurare condizioni eque di concorrenza
negli scambi tra le Parti contraenti,
c) contribuire in tal modo, eliminando gli ostacoli agli scambi, allo sviluppo armonioso ed
all’espansione del commercio mondiale.
4
Art. 23
Sono incompatibili con il buon funzionamento
dell’Accordo, nella misura in cui siano suscettibili di pregiudicare gli scambi tra la Comunità e la Svizzera:
i) ogni accordo tra imprese, ogni decisione di
associazioni di imprese e ogni pratica concordata tra imprese che abbiano per oggetto o per
effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza, per quanto riguarda la
produzione e gli scambi di merci;
ii) lo sfruttamento abusivo, da parte di una o
più imprese, di una posizione dominante nella
totalità del territorio delle Parti contraenti o in
una parte sostanziale di questo;
iii) ogni aiuto pubblico che falsi o minacci di
falsare la concorrenza, favorendo talune imprese o talune produzioni.
2. Se una Parte contraente reputa che una determinata pratica è incompatibile con il presente articolo, essa può adottare le misure appropriate nei modi e secondo le procedure di
cui all’articolo 27.
Come si evince dalla lettura dei due articoli,
viene individuato in un regime di libera concorrenza l’obbiettivo al quale l’accordo mira.
Inoltre l’art. 23 censura qualsiasi aiuto pubblico che di fatto alteri una situazione di piena
concorrenza.
33
dell’Ue diverso da quello, sempre appartenente all’Ue, erogatore degli interessi
- quali incombenze pone a carico del soggetto erogatore degli interessi: l’agente pagatore , così viene definito, deve comunicare
informazioni sul beneficiario all’autorità
competente del suo stato (stato dell’agente
pagatore)
- quali incombenze pone a carico dell’Amministrazione del soggetto erogatore:
l’Amministrazione finanziaria dello Stato
del soggetto pagante deve a sua volta trasferire alle Amministrazioni dei vari soggetti beneficiari le informazioni acquisite
- quali sono le eccezioni previste: la Direttiva, in via transitoria7, deroga alla procedura informativa per i seguenti Stati: Belgio,
Lussemburgo, Austria, consentendo ai
loro agenti pagatori di non comunicare le
informazioni, ma di garantire l’anonimato
del beneficiario, operando una ritenuta
alla fonte sugli interessi 8, così strutturata:
- dal 1° luglio 2005 al 30 Giugno ’08: 15%
- dal 1° luglio ’08 al 30 giugno 2011: 20%
- dal 1° luglio 2011: 35%
- come si ripartiscono le entrate fiscali: il
25% resta allo Stato della fonte; il 75%
viene inviato allo Stato del soggetto beneficiario
- come viene gestita la doppia imposizione:
lo Stato membro di residenza fiscale del
beneficiario deve ovviare a qualsiasi situazione di doppia imposizione
- è prevista una procedura alternativa all’applicazione della ritenuta? Sì, in quanto
il beneficiario può autorizzare l’agente
pagatore a non operare la ritenuta, ma a
comunicare i suoi dati all’amministrazione
competente: in questo caso si perde l’anonimato. La procedura viene qualificata
come “divulgazione volontaria”
- la Direttiva svolge anche un ruolo di armonizzazione delle ritenute alla fonte applicate dai vari Stati sugli interessi? No: la
Direttiva non influisce in alcun modo sul
comportamento adottato dai vari Stati
La Direttiva sul risparmio ha creato in ambito europeo un sistema automatico di scambio di informazioni, avente come obbiettivo
quello di sottoporre a tassazione i redditi da
risparmio. Il rischio di una fuga di capitali
dai vari paesi europei verso Stati a fiscalità
7
Il periodo transitorio dovrebbe terminare
quando i seguenti altri Stati: la Confederazione
elvetica, il Principato di Andorra, il Principato
del Liechtenstein, il Principato di Monaco, la
Repubblica di San Marino pervengono a garantire uno scambio effettivo e completo di
informazioni.
Inoltre come ulteriore condizione si richiede
che anche gli Stati Uniti si impegnino allo
scambio di informazioni
34
8
ridotta,o nulla, quale conseguenza di questa
nuova situazione, era reale e molto elevato:
si è reso opportuno, ma forse anche necessario, per ovviare a questo probabile scenario,
estendere anche a questi Stati 9 delle misure
equivalenti a quelle europee.
Dalle Direttive europee
all’accordo con la Confederazione 10
Si è quindi pervenuti a stipulare con la Confederazione elvetica l’accordo con il quale sono state estese a quest’ultima misure
equivalenti a quelle in essere in ambito U.E.
Le tre Direttive sono state quindi recepite
nell’Accordo firmato con la Svizzera, accordo che si caratterizza per essere di fatto uno
scambio di “prestazioni”, un vero e proprio
“do ut des”:
- da un lato la Confederazione svizzera ottiene di essere trattata come gli Stati appartenenti all’Unione europea, potendo
usufruire delle misure equivalenti a quelle
previste dalle Direttive europee in precedenza citate per i soggetti societari (Direttiva Madre – Figlia e Direttiva “interessi
e royalties”) e vede il suo ruolo di centro
finanziario notevolmente rivalutato, grazie al fatto che i dividendi in entrata verso
le società elvetiche sono esenti da ritenute
alla fonte (ovviamente a certe condizioni)
- dall’altro lato la Svizzera si impegna ad
aderire allo scambio di informazioni, limitatamente alle persone fisiche ed agli interessi da loro percepiti in Svizzera.
In effetti l’impegno allo scambio di informazioni è, per lo meno nella fase transitoria,
sospeso o per lo meno attenuato: in relazione ai soggetti persone fisiche beneficiari di
interessi di provenienza da parte di agenti
pagatori elvetici è stato concesso alla Svizzera il ricorso alla procedura prevista per alcuni paesi europei (Belgio, Lussemburgo ed
Austria): l’applicazione della ritenuta, con
le stesse aliquote e con le stesse scadenze,
momentaneamente sostituisce lo scambio
di informativa (salvo che il percettore degli
interessi rinunci spontaneamente all’anonimato).
L’art. 15 dell’Accordo
Di particolare rilevanza è l’art. 15 dell’Accordo: tratta dei soggetti societari con rife-
Occorre osservare che la Direttiva non osta
al fatto che i vari Stati membri possano prelevare ritenute alla fonte diverse dalla “euro
ritenuta”, sia in ossequio alla loro normativa
interna sia alle Convenzioni contro le doppie
imposizioni
9
Gli Stati in questione sono: il Principato di
Andorra, il Principato del Liechtenstein, il
Principato di Monaco, la Repubblica di San
Marino
10
Accordo CE - SVIZZERA del 26 ottobre
2004 (Gazz. Uff. CE n. L. 385 del 29 dicembre
2004). La denominazione corretta è la seguente: “Accordo tra la confederazione Svizzera
e la Comunità europea che stabilisce misure
equivalenti a quelle definite nella Direttiva del
Consiglio 2003/48/CE in materia di tassazione
dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi”. L’ accordo è entrato in vigore in data 1° Luglio 2005
Rivista – Marzo 2009
La
rimento ai dividendi, interessi e “royalties”.
Grazie a questo articolo la Svizzera:
- ottiene il medesimo trattamento riservato
ai soggetti societari europei con riferimento appunto ai dividendi, agli interessi ed
alle “royalties”
- di fatto revisiona tutte le Convenzioni contro la doppia imposizione in essere con i
27 stati dell’Unione europea senza alcuna
necessità di rinegoziare le medesime Convenzioni.
Da questo punto di vista la Svizzera ha emanato in data 15 Luglio 2005 11 le istruzioni
sull’applicazione operativa dell’articolo 15.
In data 29 Febbraio 2008 l’Amministrazione federale delle contribuzioni ha emanato
nuove istruzioni concernenti la fiscalità del
risparmio dell’UE 12.
Le ritenute operate
da agenti pagatori elvetici
Se si esamina l’Accordo limitatamente alla
tassazione del risparmio dei soggetti persone fisiche, è di grande interesse cercare di
capire di quali importi si sta parlando in termini di gettito per i vari Stati europei (vedi
tabella sotto).
Il prospetto, che riporta dati ufficiali
dell’Amministrazione elvetica, consente di
formulare alcune considerazioni:
se si considera il 2007, secondo anno completo di applicazione dell’ accordo, i soggetti
pagatori svizzeri hanno operato ritenute alla
fonte (15%) sugli interessi aventi come beneficiari persone fisiche per un ammontare
di franchi svizzeri pari a circa 653 milioni
(corrispondenti ad euro 435 milioni)
- di questo ammontare il 75% è stato inoltrato ai vari paesi facenti parte dell’Unione europea
- l’ amministrazione italiana ha beneficiato
VALORI
IN CHF.
RITENUTA
U.E.
LORDA 100% 75%
di entrate per circa 125 milioni di CHF,
ponendosi al secondo posto tra i vari stati
europei 13
- inoltre 63.000 beneficiari di interessi hanno optato per la perdita dell’anonimato,
autorizzando l’agente pagatore a comunicare i dati alla competente autorità amministrativa (procedura di divulgazione volontaria). 14
L’art. 10 e lo scambio di informazioni
Si è visto in precedenza che, in virtù dell’Accordo con l’Unione europea, la Svizzera si è
impegnata a migliorare il livello dello scambio di informazioni verso i vari paesi europei. In modo sintetico il quadro in materia di
informativa sui soggetti persone fisiche, con
riferimento all’Accordo, è il seguente:
- se da un punto di vista teorico la Svizzera
si è impegnata a segnalare i dati relativi ai
soggetti percettori di interessi a fronte di
risparmi collocati in Svizzera, da un punto
di vista pratico l’informativa è stata sostituita, almeno temporaneamente, dalla ritenuta alla fonte 15
- l’Accordo, all’articolo 10, disciplina la fattispecie della “frode fiscale”, che consentirebbe alla Svizzera di inviare l’informativa. In ossequio al comma 4 dell’articolo
10, che disciplina i vari accordi bilaterali
tra la Svizzera e i vari paesi al fine di definire la casistica che può essere fatta rientrare nel concetto di “frode fiscale”, l’Italia
ha definito con la Svizzera il contenuto del
concetto di “frode fiscale”. Qual è l’effettiva portata di questa definizione raggiunta
con la Svizzera? la risposta non è certa
dato che:
- la definizione alla quale i due Paesi sono
pervenuti dovrebbe riguardare solo le persone fisiche, limitandosi alla parte dell’Ac-
ITALIA GERMANIA FRANCIA DIVULGAZIONI VOLONTARIE
Anno 2005 159,4 milioni
119,5
35.376
Anno 2006 536,7
402,5
55.000
Anno 2007 653,2
489,9
11 Ci si riferisce alle “Directives relatives à la
suppression de l’ impôt anticipé suisse sur les
capitaux de dividendes entre sociétés de capitaux associées dans les relations entre la Suisse
et les Etats membres de l’ Union européenne”.
Le istruzioni fanno riferimento in modo specifico all’ art. 15 , comma 1 dell’ accordo sulla
fiscalità
12
La Circolare citata tratta in modo molto particolareggiato tutti i vari aspetti di natura operativa collegati all’ accordo , quali ad esempio
la individuazione degli interessi che rientrano
nell’ accordo oppure la definizione di agente
pagatore
Rivista – Marzo 2009
La
125,0
130,5
61,9
13
Se si effettua un’analisi comparativa, l’ammontare delle ritenute versate all’Italia sono di
poco inferiori a quelle corrisposte alla Germania ma sono il doppio di quelle di competenza
della Francia ed addirittura il triplo di quelle corrisposte al Regno Unito (fr.sv. 40 milioni circa)
14
Quali sono quindi i capitali che consentono
alla Svizzera di operare ritenute pari a circa 653
milioni di CHF? L’interesse che frutta una ritenuta del 15% pari a 653 milioni di fr. Sv. è stimato
in fr. Sv. 4.353 milioni (euro 2.898 milioni). Se
questi sono gli interessi, il capitale che li frutta
potrebbe essere:
- se si ipotizza un rendimento del 2% : 217 mi-
63.000
liardi di fr. Sv. (euro: 144 miliardi)
- se invece si stima un rendimento del 4% :
108.5 miliardi di fr. Sv. (euro: 72 miliardi)
E per quanto concerne l’Italia? Se il 75% della
ritenuta è pari a 125 milioni di CHF, la ritenuta
totale è pari a circa 167 milioni di CHF, determinata da interessi per circa 1.100 milioni di CHF.
Il relativo capitale potrebbe essere pari a circa
56 miliardi di CHF (2% di rendimento) oppure
CHF 28.000 milioni (4%)
15
Il beneficiario degli interessi può però rinunciare all’anonimato (63.000 investitori, nel
2007, hanno chiesto la divulgazione volontaria
dei loro dati)
35
cordo sul risparmio: quindi non sarebbe
estendibile ai rapporti contemplati dall’articolo 15 dell’Accordo (dividendi , interessi societari e royalties)
- nel caso in cui invece il suo contenuto fosse estendibile ai rapporti di cui all’articolo 15, in ogni caso rimarrebbero esclusi
i pagamenti di interessi fra società non
correlate, i dividendi percepiti da persone
fisiche ed i dividendi percepiti da soggetti
societari che non rivestono la qualifica di
società madre.
Holding o Società di amministrazione
all’origine del contenzioso
Ma da quale aspetto scaturisce il profondo
contrasto tra la Svizzera e l’Unione europea? Nasce dall’esistenza di strutture societarie elvetiche particolarmente attrattive
per la loro fiscalità, tale da essere giudicate
dall’Unione europea (Commissione europea) come idonee non solo a qualificare la
Svizzera come un “paradiso fiscale”, ma anche a sollevare il dubbio di un forte contrasto tra l’Accordo del 1972 sul libero scambio e il comportamento fattuale della Confederazione. Pur apparendo il trattamento
fiscale concesso ad una serie di strutture
societarie estremamente agevolato, tale da
qualificare queste strutture come “paradisi
fiscali”, l’Amministrazione elvetica ha respinto questa constatazione e le conseguenti accuse, con una serie di argomentazioni
piuttosto puntuali e coerenti. È interessante
constatare che la stessa Amministrazione
centrale elvetica, nel rivolgersi alle autorità
cantonali, invita 16 i Cantoni a trattare come
soggetti a fiscalità piena le seguenti strutture societarie:
› “holding”
› di amministrazione
e quindi i cantoni dovranno emettere attestati di regolare assoggettamento all’imposizione relativamente ai soggetti indicati:
quindi di fatto negando valore alle accuse
mosse dall’Unione europea. Quindi, ed è
questa la conclusione, il fatto di adottare
uno statuto di “holding”, piuttosto che di
“società d’amministrazione” non deve in alcun modo impedire l’applicazione dell’art.
15, comma 1, dell’accordo tra la Svizzera e
l’Unione europea. Ne consegue che i cita16
Cfr. la Circolare del 15 Luglio 2005 , citata
alla nota 18 , in particolare il paragrafo n. 8
17
La Decisione della Commissione concerne
per l’appunto l’incompatibilità di alcuni regimi
impositivi societari con l’accordo tra la CEE e
la Confederazione elvetica del 22 Luglio 1972.
Il testo finale della Decisione è il seguente: la
Commissione decide che: Article premier: “les
régime d’état mis en œuvre par la Suisse sous
forme de régimes fiscaux spécifiques pour l’
36
ti soggetti sono considerati come soggetti a
tassazione normale.
Il j’accuse della Commissione
economica della Ue
Il trattamento fiscale riservato ad alcuni soggetti societari elvetici ha indotto la Commissione europea ad adottare, in data 13 febbraio 2007, una decisione molto importante 17,
che di fatto prende la forma di un vero e proprio atto di accusa: la Commissione equipara le agevolazioni fiscali a veri e propri aiuti
di Stato concessi ad alcuni soggetti.
Pertanto la Commissione arriva alla conclusione che gli accordi presi nel lontano 1972
(accordo sul libero scambio) non sono rispettati, dato che proprio l’art. 23 di questo
Accordo (cfr. nota n. 6) fa esplicito divieto
ad “ogni aiuto pubblico che falsi o minacci di falsare la concorrenza, favorendo talune imprese o
talune produzioni”.
La lettura della Decisione:
- offre una panoramica dei criteri di tassazione agevolata che la Svizzera consente
- valuta i vantaggi che da queste agevolazioni godrebbero certi soggetti
- esprime un giudizio sugli effetti che i criteri di tassazione in questione avrebbero
su alcune imprese o produzioni a scapito
quindi di una vera e propria concorrenza
- analizza le giustificazioni e le argomentazioni che sono state avanzate dalla Confederazione elvetica
- arriva a stabilire che vi è una distorsione
della concorrenza
- inoltre si afferma che gli scambi tra la CEE
e la Svizzera verrebbero alterati
- confuta tutte le argomentazioni della Svizzera espresse a favore della sua posizione.
La Commissione fa inoltre un riferimento
molto esplicito ai Cantoni di Zugo e di Svitto, i quali concedono ad una serie di società quali le “holding” piuttosto che quelle di
“amministrazione”, una fiscalità estremamente agevolata. Di fatto, allo stato attuale,
sono profonde le divergenze che separano
la Confederazione elvetica da una parte 18 e
l’Unione europea dall’altro.
Il ruolo dell’Italia
L’Italia entra, per mutuare un termine “calcistico” con un “tackle” pesante: in data 10
imposition des sociétés d’administration, des
sociétés mixtes et des sociétés holding, qui appliquent des taux d’imposition favorables aux
revenus de source étrangère, sont incompatibles avec le bon fonctionnement de l’ accord»
Article 2: «la Suisse devrait abroger ou amender ces régimes fiscaux en abrogeant le traitement différent des revenus de source nationale
et celles de source étrangère»
Article n. 3: «la Commission se réserve le droit
de proposer l’adoption des mesures de sauvegarde au Conseil d’Administration à l’article n.
27, paragraphe 3, alinéa (a), de l’accord et à
l’article n. 2 du règlement 2841/72»
Article n. 4: la présente décision est communiquée à la Confédération suisse
18
Le tesi difensive svizzere sono molto ben
espresse nel “Feuille d’information“ dell’Administration fédérale des contributions (AFC) del
9 Marzo 2006
Rivista – Marzo 2009
La
Maggio 2007 l’Amministrazione italiana
emette la Risoluzione n. 93/E.
Nel fornire una risposta ad un contribuente,
la nostra Amministrazione interviene sulla
questione dei regimi fiscali agevolati riscontrabili in alcuni cantoni: il riferimento è sia
alla Decisione adottata dalla Commissione
europea del 13 febbraio 2007 sia all’Accordo sul libero scambio (1972).
La conclusione alla quale perviene la Risoluzione è allineata alla Decisione medesima: quindi l’Italia disconosce l’applicabilità
dell’art. 15 dell’Accordo se il socio svizzero
gode di esenzioni da tassazione sul reddito a qualsiasi livello. In pratica, i dividendi
dall’Italia verso società “holding” o di “amministrazione” devono scontare la ritenute
alla fonte convenzionale, anziché uscire a
“zero” ritenuta” (soddisfatte certe condizioni). Alcune considerazioni su questa risoluzione:
- in primo luogo si appalesa un netto contrasto tra la nostra Amministrazione e
quella elvetica: come si è avuto modo di
constatare in precedenza, la Svizzera attribuisce alle strutture giuridiche incriminate lo stato di contribuente normale,
posizione questa opposta a quella italiana.
Ne deriverebbe da questa dicotomia una
previsione di condizioni più gravose poste
dalla nostra Amministrazione, rispetto a
quelle previste dall’Accordo;
- inoltre la nostra Amministrazione, traendo
spunto dalla Decisione della Commissione
europea, e probabilmente “appiattendosi ”
sulla medesima, si avventura su un terreno
abbastanza rischioso: quello del giudizio
sull’alterazione della libera concorrenza,
non tenendo minimamente in considerazione le argomentazioni a difesa avanzate
dalla controparte;
- un’ulteriore riflessione concerne il campo
di applicabilità della Risoluzione, che per
il momento costituisce l’unica presa di posizione ufficiale da parte della nostra Amministrazione: tratta un caso ben specifico,
cioè la distribuzione di dividendi. È corretto estendere le sue risultanze alle royalties
ed agli interessi societari? Sembrerebbe (il
condizionale è d’obbligo) di no, dato che
la Risoluzione fa riferimento al comma 1
dell’art. 15, e quindi solo ai dividendi.
19
Su questo aspetto cfr. Enrico BRIVIO, Cura
antielusione per la direttiva dell’euro ritenuta,
Il Sole 24 Ore, 13 Novembre 2008. Inoltre Laszlo Kovacs, commissario incaricato della tassazione presso l’Unione europea, al congresso
dell’IFA (Bruxelles, 31 agosto 2008), ha dichiarato: «as the Commission ‘s analysis and the
consultations with Member states and market
operators have demonstrated , the Directive
can and should be improved. This has been
Rivista – Marzo 2009
La
Uno sguardo al futuro
Si è visto in precedenza che l’Accordo con
la Svizzera, per la parte relativa al recepimento della Direttiva sul risparmio, fa riferimento esclusivamente alle persone fisiche.
Proprio questo si è rivelato, nel corso degli
anni, un limite notevole al corretto funzionamento dell’Accordo: l’interposizione di
schermi societari ha di fatto attenuato le
prospettive positive che erano attese dalla
sua firma.
Come porre rimedio a questa situazione
è un compito al quale si sta dedicando la
Commissione europea 19, il cui intervento si
porrebbe due obbiettivi: da un lato il passaggio dalla nozione formalistica di beneficiario effettivo a quella di beneficiario economico, dall’altro l’allargamento del campo
di applicazione della Direttiva a nuovi prodotti finanziari 20.
A partire dal 1° Luglio 2011 la Svizzera
opererà una ritenuta del 35% sugli interessi
che rientrano nell’Accordo: il 25% resta alla
Svizzera e il 75% è inviato al paese di residenza del beneficiario.
Ne consegue che l’Amministrazione italiana riceverà, al 31 dicembre 2011, e senza
espletare alcun tipo di attività, il 75% del
35%, cioè il 26,25%. osa sarebbe successo
se il residente italiano avesse riportato in
Italia i suoi capitali investendoli, ad esempio, in un normale c/c bancario, oppure in
B.O.T.(buoni ordinari del tesoro a finanziamento del debito pubblico)?
› nel primo caso la nostra Amministrazione
avrebbe introitato al 31 dicembre 2011, a
parità di capitale e di interesse, il 27%, aliquota praticamente identica al 26,25%
› nel secondo caso, forse maggiormente realistico, avrebbe introitato solo il 12,50%,
ritenuta di gran lunga inferiore al 26,50%
percepito nel primo caso
Da questo breve esempio si perverrebbe
alla conclusione contraddittoria che il mantenimento di depositi in Svizzera da parte di
soggetti residenti in Italia potrebbe arrecare
un sensibile vantaggio , in termini di flussi di imposte, alla nostra Amministrazione:
difatti “Berna” in questo caso invierebbe a
“Roma” il 26,25 contro un 12,50 che Roma
incasserebbe in caso contrario. È il caso di
dire “chi vivrà vedrà”!
underlined by recent events like the Lichtenstein case and has led the Ecofin Council to request the Commission to accelerate its work in
this area. Accordingly I intend to present, at the
end of September, the Commission’s report on
the functioning of the Directive followed shortly by legislative amendments to improve the
effectiveness of the Directive and to combat
tax avoidance whilst at the same time seeking
to avoid increasing administrative burdens on
market operators”.
Cfr. Tiziana MARENCO, La Commissione
Europea propone la modifica della Direttiva
sulla fiscalità del risparmio, La Rivista della
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera,
dicembre 2008 , pag. 39.
20
37
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Con votazione popolare dell’8 febbraio
u.s. il Canton Zurigo ha deciso l’abolizione dell’imposta globale (secondo il
dispendio) che era stata introdotta con la
nuova legge sulle imposte dirette dell’8
giugno 1997 a seguito dell’armonizzazione delle imposte dei Cantoni e dei
Comuni decisa a livello federale.
La norma relativa del diritto zurighese, e
con essa le modalità di imposta globale,
sarà probabilmente abolita a partire del
1° gennaio 2010.
Le autorità fiscali hanno tuttavia già segnalato che, di fatto, i contribuenti che
beneficiano dell’imposta globale e intendono mantenerla anche in futuro, potranno procrastinare un eventuale trasloco in
uno degli altri cantoni svizzeri, dove per
Il Canton Zurigo
abolisce l’imposta globale
il momento questo tipo di imposizione
resta in vigore, sino alla fine del 2010.
Secondo le norme vigenti in materia di
trasferimento di domicilio in un altro
cantone e quelle relative alla competenze di tassazione, infatti, il nuovo cantone
di domicilio ottiene l’assoggettamento
per l’intero anno, quindi retroattivamente per tutto il periodo fiscale che va dal
primo gennaio alla data del trasferimento, sino alla fine dell’anno civile.
Di minore utilità la segnalazione dell’ufficio tassazione secondo la quale l’abolizione dell’imposta globale a livello
cantonale non ha alcun impatto sulla
validità dell’identica norma della legge federale sulle imposte federali dirette (LFID), che continuerebbe dunque a
trovare applicazione limitatamente alle
imposte federali.
Il beneficio principale dell’imposta globale non è, infatti, unicamente costituito
dalla fissazione di una somma forfettaria, che va a sostituire i fattori ordinari di
redditi e patrimonio, bensì anche dal fatto che non sia più necessario compilare
la dichiarazione dettagliata dei redditi e
del patrimonio del contribuente.
Tenendo conto dei termini e delle disposizioni del diritto intertemporale come
Rivista – Marzo 2009
La
pure del fatto che il diritto costituzionale
non permettere un’abolizione retroattiva
dell’imposta globale, l’effetto primo del
risultato della votazione di Zurigo sarà
quello di lanciare la corsa degli altri cantoni per accaparrarsi contribuenti facoltosi e in tutti i sensi interessanti, soprattutto in tempi di crisi.
Tra le cause dell’esito della votazione va
citata in primo luogo la concomitanza
con la votazione sull’allargamento degli
Accordi Bilaterali con l’UE che ha mobilitato le forze politiche di sinistra.
Altrettanto determinante il “faux pas” del
partito liberale di Zurigo, che lo scorso
autunno ha appoggiato apertamente il
progetto di abolizione.
Molto più accorta la mossa del Canton
Vaud, che, ben lungi dall’abolire l’imposta globale, ha introdotto con votazione
popolare in data identica, cioè l’8 febbraio u.s., un limite massimo di tassazione per le classi superiori, limite fissato
ad un ammontare totale di imposta cantonale e comunale che non potrà più superare il 60% del reddito netto annuale.
Queste differenze basilari di approccio
e di mentalità fiscale (o fiscalista) indicano anche chiaramente che l’iniziativa
del Canton St. Gallo atta ad abolire l’imposta globale e pendente già da diverso tempo a Berna non avrà vita facile in
parlamento. Se le discussioni sulla libera circolazione e sulla ragione di essere
o non essere delle gratificazioni dei managers del settore finanziario hanno da
una parte favorito la creazione di un’opposizione di principio nei confronti dell’
imposta globale, non va dimenticato che
in tempi di crisi qualsiasi contribuente
in grado di pagare le imposte fa comodo
allo stato.
Non si vede quindi come in questo momento i cantoni della Svizzera centrale
e quelli della Svizzera romanda possano
mobilizzare le forze necessaria per abolire quella che per loro costituisce una
fonte di introiti primaria.
Non vogliamo tuttavia sminuito l’argomento della disparità giuridica inerente
all’imposta globale, che secondo la norma di diritto federale in seguito armonizzata a livello cantonale si applica unicamente a cittadini stranieri e non a quelli
svizzeri.
[email protected]
39
la vostra gioia e il vostro orgoglio
il suo sogno
i vostri desideri
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Angolo Legale
di Massimo Calderan
In seguito al crollo del gruppo Swissair nel 2001
ci furono vari interventi parlamentari, per cui
l’Ufficio Federale Svizzero di Giustizia in estate
2003 istituì un collegio di esperti che dovevano
accertare se vi era la necessità di legiferare in
merito al risanamento aziendale, considerando anche modelli esteri, come ad esempio il
Chapter 11 del diritto statunitense. Nel marzo
2005 il collegio concludeva che il diritto svizzero in vigore offriva sufficienti soluzioni per il
risanamento aziendale e non andava sottoposto ad una riforma totale.
In futuro l’omologazione del concordato giudiziario non sarà più vincolata alla condizione
che l’esecuzione del concordato sia garantita
e che i creditori chirografari siano soddisfatti.
Oggi tale obbligo comporta spesso il blocco di
fondi indispensabili al risanamento, compromettendo notevolmente la conclusione di un
concordato. Per contro, nel concordato ordinario si chiederà ai soci di contribuire al risanamento in modo equo, per garantire una certa
parità di trattamento con i creditori.
In base all’attuale diritto spesso è difficile recuperare con azioni revocatorie attivi trasferiti dalla società
insolvente a terzi prima della
dichiarazione d’insolvenza. In
futuro sarà agevolato in modo
significativo la revoca di trasferimenti fatti in
favore di persone vicine al debitore (in particolare i trasferimenti all’interno di un gruppo
di aziende). Il beneficiario dovrà provare che
non vi è sproporzione tra la prestazione della
società insolvente e la sua controprestazione,
ovvero che non vi era l’intento di favorirlo.
Nella procedura concordataria il commissario
in futuro avrà la possibilità di sciogliere con effetto immediato contratti di lunga durata, quali
i contratti di locazione o di leasing.
Nel diritto vigente, il fallimento o la procedura
concordataria non si ripercuotono sui rapporti
obbligatori di lunga durata della società insolvente. In futuro si distinguerà tra la liquidazione (fallimento o concordato con abbandono
degli attivi) e la moratoria concordataria, che
ha lo scopo di risanare l’impresa e continuarne
l’attività.
In quest’ultimo caso, il debitore potrà recedere
dai contratti di lunga durata in qualsiasi momento e con effetto immediato. A copertura del
suo danno, la controparte vanterà un credito
nei confronti del concordato.
E’ dubbio se, secondo il diritto vigente, il trasferimento di un’azienda o di un ramo d’azienda
da parte di una società insolvente comporti automaticamente anche il trasferimento dei rapporti di lavoro.
Questo crea grossi problemi e impedisce spesso di trovare un acquirente, rendendo impossibile il risanamento e provocando la perdita di
tutti i posti di lavoro.
L’avamprogetto prevede che in futuro le parti coinvolte possano negoziare e convenire
l’eventuale trasferimento dei rapporti di lavoro
in seguito al trasferimento dell’azienda o del
ramo d’azienda.
I dipendenti interessati avranno il diritto di opporsi al trasferimento del rapporto di lavoro,
come già previsto dal diritto in vigore per le
cessioni d’azienda da parte di società solventi.
Risanamento aziendale in Svizzera
Il collegio, inoltre, era dell’avviso che non era
necessario introdurre una normativa specifica
per il fallimento di grosse imprese o di gruppi di imprese. Gli esperti, viceversa, confermavano che vi erano delle lacune nel diritto
in vigore e proponevano una riforma parziale
dello stesso. Dall’estate 2006 all’estate 2008,
il collegio formulò un avamprogetto di legge,
poi modificato dall’Ufficio Federale Svizzero di
Giustizia e pubblicato in dicembre 2008.
A fine gennaio 2009 il Consiglio Federale svizzero, che intende agevolare il risanamento
aziendale, ha inviato l’avamprogetto di riforma
parziale della Legge federale sulla esecuzione
e sul fallimento (LEF), del Codice delle obbligazioni ed altre leggi ai soliti interlocutori (partiti
ecc.) per la cosiddetta consultazione, che terminerà l’8 maggio 2009.
Dopodiché sarà elaborato il progetto di legge.
Il Consiglio Federale vuole agire rapidamente, in previsione dei possibili sviluppi negativi
dell’economia.
In particolare, l’avamprogetto prevede le seguenti modifiche:
L’esistente procedura concordataria della LEF
diventerà l’unica procedura di risanamento
aziendale e comprenderà in futuro anche la
possibilità di differire il fallimento. Il differimento del fallimento (cosiddetta moratoria
concordataria) sarà quindi accessibile a tutte le
aziende, e non soltanto alle società anonime
come oggi. Tale moratoria in futuro non implicherà necessariamente un concordato giudiziario o il fallimento, ma potrà essere concessa
anche per semplici motivi di differimento del
pagamento dei debiti.
I diritti dei creditori durante la moratoria concordataria saranno rafforzati.
Avranno la possibilità di istituire una loro delegazione rappresentativa che potrà vigilare
sull’attività del commissario.
A determinate condizioni, il commissario sarà
inoltre tenuto a convocare un’assemblea straordinaria dei creditori.
Rivista – Marzo 2009
La
[email protected]
41
Convenzioni Internazionali
Il presente contributo (che trae spunto da un
contributo molto bello di Michele Del Giudice pubblicato sulla rivista Il Fisco n.45/2008
– monografie) vuole occuparsi del tema della
Stabile Organizzazione ovvero di quella entità
(che non è autonoma sul piano giuridico rispetto alla società che ha proceduto alla sua
apertura) che consente allo stato in cui la stessa di tassare i redditi di impresa che sono prodotti in questo altro Stato. Di fatto, in assenza
di una stabile organizzazione, la produzione
di un reddito di impresa in un qualsiasi stato
contraente non potrebbe essere oggetto di alcuna forma di tassazione (se non in forma isolata magari attraverso delle ritenute alla fonte)
e quindi si capisce la importanza di questo
concetto.
La stabile organizzazione
Commenti
Il concetto di stabile organizzazione è molto
rilevante e possiamo affermare che tale concetto comprende due termini che devono essere esaminati in modo separato e compiuto.
Senza andare in dettagli che in questa sede
non rilevano possiamo affermare che il termine organizzazione comprende “ … l’insieme
degli elementi che il soggetto non residente ha
predisposto ai fini dell’esercizio della attività
da svolgere in Italia ..:”.
Qui non ha alcuna importanza la dimensione
della organizzazione in quanto nessuna norma richiede una “quantità di cose” e quindi
è lecito sostenere che basta anche poco per
potersi parlare di organizzazione.
Esaurito questo primo elemento possiamo
passare al secondo e diciamo che se andiamo
al termine stabile possiamo dire che lo stesso
deve essere inteso sia in termini di tempo (stabile per un certo tempo) sia di spazio (deve
occupare uno spazio per un certo tempo).
Attenzione che occupare uno spazio non significa che la organizzazione “stabile” debba
essere legata al suolo ma solo che vi deve essere un legame con un punto del territorio.
Questa è la definizione generale che, possiamo dire, nasce dal vocabolario fiscale ma
adesso dobbiamo andare nell’ambito tecnico
e quindi vedere come le convenzioni (e nello
specifico quelle firmate dall’Italia) vanno a definire questa materia. In questo senso, al di là
delle formule usate è chiaro che parlando della Stabile Organizzazione “ … si voleva fare
riferimento ad un legame sostanziale con il
territorio dello Stato, legame che giustifichi la
42
di Paolo Comuzzi
attrazione del reddito prodotto a tassazione in
quello stesso Stato ..:”. Questo legame sostanziale (ovvero il fatto che in un paese si operi
in modo continuativo e con dei mezzi) diventa
evidente al verificarsi delle previsioni contenute nelle Convenzioni (si pensi alla sede fissa
di affari) e quindi la presenza di queste condizioni legittima lo Stato in cui le stesse si verificano a procedere con la tassazione del reddito
che nasce proprio da questi elementi. Si tratta
certamente di un apprezzamento di fatto e che
richiede delle indagini molto attente ma è anche il solo mezzo di determinazione della esistenza di questo collegamento sostanziale che
può essere utilizzato nel caso di specie.
A ben vedere la determinazione in merito alla
esistenza di questa stabile organizzazione richiede prima di tutto una indagine fattuale e
quindi, raggiunti gli elementi, la decisione in
merito all’aspetto giuridico.
Resta da dire come si giudichi in merito alla
esistenza della stabile organizzazione con riferimento agli aspetti di carattere giuridico.
Si rende necessario precisare che nel nostro ordinamento è prevista una nozione interna di Stabile organizzazione che ovviamente viene “superata” quando il problema in merito alla esistenza
della stessa riguarda una società residente in uno
stato con il quale esiste una convenzione contro
le doppie imposizioni mentre la nozione interna viene immediatamente in evidenza quando
non si hanno altre norme di riferimento (ovvero
quando non esiste convenzione).
Tuttavia i rapporti tra norma interna e norma
convenzionale non si esauriscono in questa situazione: se la norma interna stabilisce
che una determinata fattispecie non genera la
esistenza di stabile organizzazione allora la
stessa prevale certamente sulla norma convenzionale e non viene richiesta alcuna indagine
ulteriore su questa materia [diciamo che non
posso avere una stabile organizzazione quando la norma fiscale domestica nega che questa
stabile organizzazione esista].
Al contrario quando la norma stabilisce che
esiste una stabile organizzazione: in questo
caso deve essere esaminata anche la Convenzione (ove applicabile) prima di concludere
in merito alla esistenza della stessa [diciamo
che la norma convenzione potrebbe escludere
che esista la stabile organizzazione e la norma
convenzione prevale sulla norma interna in
quanto norma speciale e tesa a comprimere il
diritto di tassare].
Proprio perché la esistenza di una stabile organizzazione porta al sorgere del diritto di tassare il reddito che in essa si produce esiste anche il problema di determinare il reddito della
Rivista – Marzo 2009
La
stessa stabile organizzazione e quindi di giungere alla definizione dei rapporti che possono
nascere nei confronti della sede centrale della
stessa e questo perché l’imprenditore potrebbe
avere interesse a ridurre (e di molto) il reddito
che deve essere attribuito alla stabile organizzazione per sostenere che tutto il reddito si è
prodotto nella sede centrale e quindi che le
imposte (pur teoricamente dovute) non devono essere assolte per mancanza di un reddito.
Di fatto è lecito procedere nella determinazione del reddito della stabile organizzazione secondo un modello che possiamo sintetizzare
come segue: proventi – costi specifici – costi
generali sostenuti e ripartiti = reddito imponibile.
E’ chiaro che la stabile organizzazione, ovviamente dal punto di vista fiscale, appare come
un soggetto autonomo con proprie obbligazioni di carattere fiscale e che potrebbe subire
una compressione (o anche una espansione)
del suo risultato in base alle convenienze del
soggetto imprenditore.
Resta infine il tema di cosa significhi che una
società è da considerare come stabile organizzazione e per quanto ci riguarda la nostra tesi è
che il tema sia meno complesso di quanto viene fatto credere: di fatto essere una stabile organizzazione (almeno ai fini delle imposte dirette)
significa essere inclusi a pieno titolo nella suddivisione del reddito dell’imprenditore e quindi
quanto viene imputato alla società italiana (che
viene qualificata come stabile organizzazione) potrebbe non bastare (pur se coerente con
il transfer pricing) in quanto la maggiore integrazione che viene “addebitata” alla società
richiede una sua più intensa partecipazione al
profitto complessivo dell’imprenditore.
Questa indipendenza fiscale della stabile organizzazione viene sancita in modo chiaro
nell’articolo 7 del modello di convenzione
OCSE che non manca di stabilire un principio di valore normale anche nei confronti dei
rapporti tra la stessa stabile organizzazione e
la sede centrale e si fa cura di sancire che non
sono lecite pratiche di carattere elusivo che
trovano nella formulazione del cd “transfer
pricing” una modalità di attuazione.
In questo senso la stabile organizzazione e la
sede centrale (o le altre stabili organizzazioni
site in stati diversi) sono da considerare come
soggetti fiscali autonomi e quindi sottoposti
alle normali regole in tema di Transfer pricing
con tutte le conseguenze che nascono dalla
applicazione di questa normativa.
Certamente la autonomia fiscale della stabile
organizzazione non si spinge fino al punto per
cui non sia lecito addebitare alla stessa oneri
che sono tipicamente costi generali del soggetto imprenditore (si pensi in primo luogo agli
interessi passivi) e che invece devono essere
oggetto di una ripartizione in quanto, salvo il
caso che gli oneri non siano specificamente
attribuibili ad una stabile organizzazione invece che ad una diversa, gli stessi devono essere
oggetto di una ripartizione oggettiva tra le diverse branchie del soggetto imprenditore.
Questa ripartizione (oggettiva) deve trovare in
fondamento in elementi che la Amministrazione Finanziaria può valutare ma, questo è
essenziale, deve trovare fondamento in costi
attualmente sostenuti dalla società che procede alla loro ripartizione (ie se una una società
paga interessi passivi detti interessi possono
essere suddivisi sulle diverse stabili organizzazioni ma se questi costi non esistono non
possono essere “imputati” per giungere solo
ad una diversa ripartizione del reddito tra le
stabili organizzazioni e la sede centrale e lo
stesso commento vale per le royalties).
Rivista – Marzo 2009
La
Questa metodologia viene accettata anche
dalla Amministrazione Fiscale Italiana come
stabilito anche in una RM al riguardo.
E’ questa (almeno a nostro modo di vedere)
la vera mutazione che si porta appresso la
concezione della società italiana come stabile
organizzazione: la inclusione nell’ambito del
profitto complessivo dell’imprenditore con la
conseguenza che si deve giungere ad un criterio di suddivisione dello stesso che sia oggettivo.
Conclusione
Ancora una volta siamo di fronte ad un tema
importante nell’ambito del diritto tributario internazionale: siamo di fronte ad un elemento
di fatto che porta al sorgere del diritto in merito alla applicazione di una tassazione (imposte sul reddito).
Questo significa che l’imprenditore si vede
gravato da imposte sia nello stato di residenza
(come è usuale) sia nello stato in cui opera e
quindi è chiaro che la ripartizione del reddito deve seguire criteri che sia lecito indicare
come criteri oggettivi e questa impostazione
appare del tutto chiara guardando all’articolo
7 del modello OCSE.
Allo stesso tempo (sempre per evitare frodi e
abusi) è chiaro che gli stati interessati devono
scambiarsi informazioni sia per determinare
la eventuale esistenza di questa stabile organizzazione sia per concludere in merito alla
tassazione della stessa e quindi in merito alla
chiave di ripartizione del reddito tassabile tra
quelli che sono gli Stati interessati.
43
L
Donne in carriera: Elena Brusa Pasquè
intelligenza non ha sesso
di Ingeborg Wedel
44
La nostra dinamica donna in carriera Elena, è nata a Varese il 3 maggio 1958. Laureata nel 1981 a Milano con tesi in progettazione architettonica, lavora in società
con la sorella Anna Manuela, pure laureata in architettura con tesi in urbanistica,
costituendo così lo studio Associato Brusa
Pasquè di Varese. Dopo la laurea, Elena
ha lavorato per due anni in Università
con il Prof. Binda Mejer per Tecnica delle
Costruzioni, contemporaneamente operava nello studio di ingegneria del padre,
noto a livello internazionale per i progetti
riguardanti gli impianti sportivi. Sposata
dal 1982, ha 2 figli: Caterina e Riccardo,
rispettivamente di 20 e 17 anni. Separata
nel 2007, si è dedicata all’attività di architetto attiva in diversi settori. Inizialmente
il mondo dello sport, di derivazione paterna, con la progettazione di impianti sportivi come i Palazzetti dello Sport di Varese,
impianti per il calcio a Rho, la sistemazione
dei Campi di Coverciano, dove si allena la
Nazionale. Nel settore specifico nel 1990
e fino a pochi anni orsono, Elena ed Anna
hanno studiato la soluzione “lo stadio nello stadio” per la Juventus: il progetto è
stato brevettato nel 1998. Sempre in ambito sportivo, avendo mantenuto viva la
specializzazione paterna attraverso la realizzazione di strutture sportive, palestre
e palazzetti in alta Italia, lo Studio è stato
chiamato per progettare a Fujairah, negli
Emirati Arabi, la città dell’atletica leggera, un centro di alta preparazione olimpica per l’atletica nel mondo con housing,
clinica, università, ristoranti e moschea.
Lo studio Brusa Pasquè ha successivamente vinto diverse gare di progettazione
realizzando tra le altre, solo per citarne
una, il restauro della Rotonda della Besana, oggi importante spazio museale della
città. Negli ultimi anni Elena ha lavorato a Milano per il Gruppo Esselunga e il
Gruppo Zumino, effettuando il recupero
da un’antica cascina del ‘500 nell’hinterland milanese, realizzando una passerella
pedonale in acciaio di 35 m. di luce libera
per collegare i 2 quartieri di Segrate, Milano 2 e Lavanderie sulla S.S. Cassanese.
Recentemente lo Studio è stato incaricato
da Gruppi internazionali di Dubai e del
Montenegro per realizzare edifici di lusso
ed alberghi, dopo una buona esperienza
acquisita a Varese nel recupero di un ex
pensionato trasformato in Hotel a 4 stelle,
che ha riscosso molto successo.
Nonostante la sua attività frenetica, sempre con la valigia in mano, Elena ci ha
concesso l’intervista nella quale esordisce
con una risposta molto azzeccata: non c’è
differenza tra uomo e donna per quanto
concerne la carriera. Infatti “l’intelligenza
non ha sesso”.
La donna in carriera precisa Elena, per
farsi conoscere ed apprezzare nel mondo
maschile, ha tempi molto diversi, secondo
il tipo di esperienze che si devono condividere. La difficoltà può nascere inizialmente quando un certo tipo di persone,
uomini e donne, giudicano tutto in base
alle apparenze. Una donna, per retaggio
culturale, impiega solo più tempo per dimostrare la propria professionalità e lo
deve fare fornendo prove concrete.
Le difficoltà sono le stesse che incontrano
gli uomini con l’aggiunta che alla donna
sposata o separata con figli, tocca anche
il ruolo di moglie e madre (quindi doppio
lavoro!). In questa situazione la donna
allena il proprio cervello ad anticipare i
bisogni degli altri per coniugare lavoro e
famiglia e per riconoscere in anticipo le
situazioni di mercato, nonché delle persone che lavorano con lei. La capacità di
una donna in carriera sta nel riuscire a
trasformare una difficoltà in risorsa – e in
famiglia capita spesso anche con piccole
cose…come preparare una cena gustosa
pur avendo dimenticato di fare la spesa!
In ambito lavorativo il vero problema è
l’assenza di stima e di fiducia; se mancano
questi elementi è sempre difficile lavorare, mentre gli ostacoli da affrontare sono
rappresentati dalle proprie intrinseche
capacità nella gestione di un’attività dirigenziale, indipendente dal sesso. Gli svantaggi provengono dalla maggiore resistenza che può trovare una donna in carriera
nel proprio ambiente lavorativo, se usa la
sua femminilità e non la propria professionalità per fare carriera. In questo caso
non avrà la stima di altre donne e di altri
uomini e resterà isolata. Altri svantaggi
Rivista – Marzo 2009
La
ci possono essere al contrario, se qualcuno cerca di
circuire una donna che lavora per propri fini personali, diversi da quelli aziendali. Purtroppo in Italia
esistono ancora questi problemi, ma il vantaggio che
ha la donna è quello di avere il coraggio di parlarne
e denunciare l’accaduto. Può darsi che capiti anche
agli uomini, ma è più facile che non lo dicano e che
il fatto non si sappia. Vantaggi apparenti nell’essere
donna, afferma Elena, ci possono essere quando si
offre la propria femminilità attraverso la dolcezza e
la cortesia. Queste doti, se ben calibrate, possono
avvantaggiare le donne e renderle accattivanti, materne e accoglienti. Elena afferma altresì “chi è serio
sul lavoro, uomo o donna, accetta i privilegi che gli sono dovuti ed evita quelli che possono diminuire il livello di stima
e di fiducia di chi lavora per loro senza perdere la propria
femminilità o mascolinità. Se non lo fa, non è più questione
di sesso ma di intelligenza”. “Inoltre, le intuizioni possono essere maggiori nelle donne, semplicemente per effetto
dell’allenamento continuo volto ad anticipare i bisogni degli altri. Alle donne la società richiede molto più impegno
e sacrificio. Infatti loro devono imparare a far lavorare la
mente su più binari paralleli senza perdere il controllo dei
percorsi, mentre l’arte della seduzione al femminile, da che
mondo è mondo, è sempre esistita e non mi sembra negativa
se usata con misura, correttezza e buon senso”.
La soddisfazione per una donna manager è avere
dei figli che crescono bene, educati e che diano tran-
Rivista – Marzo 2009
La
quillità, anche se la mamma è spesso assente. Infatti,
è importante la qualità di tempo che si concede alla
famiglia e al lavoro. Nel lavoro i risultati a volte sono
prevedibili e nascono da un’attività di gruppo; in famiglia questo non accade e spesso le donne sono sole
di fronte a problemi importanti. Ecco che risulta necessario per le donne fare network per condividere
e darsi consigli e per scambiare esperienze. Il rapporto con le dipendenti femminili, asserisce Elena,
deve essere collaborativo, comprensivo e complice e
comprendere le necessità delle altre donne. La donna in carriera può non rinunciare alla vita privata e
ai propri hobbies se riesce ad organizzare bene la
sua vita e se la salute glielo consente. Se una donna
ama il lavoro, sostituirlo ad altre attività non è una
rinuncia; tutto dipende dalla situazione in cui si trova, se il lavoro è stato un obiettivo da raggiungere o
se invece, si è trovata in quella posizione lavorativa
per eredità o per bisogno. Allora la rinuncia diventa
sacrificio. Concludendo questa interessante intervista, Elena afferma: “in sintesi credo che sia molto bello
essere donne soprattutto nell’essere madri.
Ritengo che sia l’unico vero e meraviglioso vantaggio che
abbia la donna rispetto all’uomo e penso che la maternità
sia un’esperienza per chi la fortuna di poterla vivere, straordinaria. Per il resto la differenza è solo nell’intelligenza,
anche se indubbiamente, ho riscontrato un maggiore quoziente emotivo proprio nelle donne”.
45
Cio’ che pratichiamo dal 1958
ha oggi un nome:
Fair-Relationship-Banking.
Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro
dell’attenzione»: cosa significa concretamente questa frase?
E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione»,
fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna?
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dal 1958
1
Elefante invisibile
di Vittoria Cesari Lusso
È dal 20 gennaio scorso che ci penso, di tanto
in tanto. Non che la cosa mi angosci, ma mi
suscita riflessioni sparse, bisogno di ricercare il
senso degli eventi. Di cosa parlo? Della cerimonia di investitura del presidente Obama e di
una sorta di aura di sacralità che mi è sembrato
di “toccare”, persino attraverso il mio banale
piccolo schermo. In effetti, quel giorno ho lasciato il mio studio più presto del solito per non
perdermi l’evento in diretta. Ho seguito quindi
tutte le fasi del rito, culminato nel momento solenne del giuramento, dove ad un certo punto il
sacro e l’umano si sono simpaticamente intrecciati nella piccola papera dei due protagonisti.
Ho ascoltato poi il nobile discorso del neo-presidente attivando al massimo tutti i miei sensori
(mentali, uditivi, visivi…) per coglierne le varie
sfumature. È a questo punto che una sorta di
promessa di spendere tutte le proprie energie
in vista del compimento di tale missione. Obama mi è parso credibile. (Come, per fare un altro esempio, mi sembra credibile l’impegno in
questa direzione del Presidente Sarkozy). Bush
e Berlusconi invece mi appaiono non come i
paladini di nobili cause e di generosi obiettivi
al di sopra delle parti ma come i portatori di
prosaici interessi particolari. Legittimi sicuramente, ma molto prosaici. E in questo non c’è
niente di “sacrale”! Niente di “nobile”! Certo,
anche le loro vittorie sono state capaci di produrre emozioni in una parte di noi sudditi. Ma
sono emozioni che assomigliano all’esaltazione del dopo partita, quando la propria squadra
ha battuto l’avversario! I tifosi-seguaci urlano,
schiamazzano, claxonano ubriacati per un momento dall’idea di aver “distrutto” l’avversario
e di far parte dei “vincitori”. Niente che assomigli a
una comunione di forze per
portare avanti un difficile
progetto comune. Niente di
commovente, dunque!
Obama Day: giuramenti, aura
sacrale e responsabilità
brivido mi ha percorso la schiena, come quando osservo un fenomeno naturale grandioso che
mi genera stupore, inquietudine e commozione
al tempo stesso. Mi sono detta: “Accidenti, che
immane responsabilità sta assumendo quell’uomo! Una responsabilità che riguarda il mondo
intero. Capisco che ci voglia un rito così spettacolarmente solenne e pubblico”.
Una vecchia
leggenda indiana
narra di
un elefante che
pur muovendosi
tra le folle
con la sua imponente
mole passava
comunque
inosservato.
Come se fosse
invisibile…
Non si tratta infatti “semplicemente” di festeggiare una vittoria sugli avversari (per inciso, non ho nulla contro i festeggiamenti,
anzi!). C’’è ben altro in tale evento! Ci sono
certamente tutti quegli aspetti che migliaia di
commentatori hanno messo in evidenza nei
media di tutto il mondo, quali la speranza di
rinnovamento incarnata da Obama, l’enorme
valore simbolico dell’accesso un uomo di colore alla Casa Bianca, la promessa di future politiche più aperte, ecc…ecc… Ma non basta,
c’è altro ancora! (Elefante più o meno visibile).
Qui siamo di fronte alla “sacra promessa” fatta
dall’eletto di mettere il potere (enorme!) che gli
viene conferito al servizio di altri, della collettività, del Paese, del pianeta. Il che significa, insomma, dimenticare se stesso, i propri interessi
e persino la propria famiglia. D’istinto mi sono
alzata in piedi in segno di rispetto, e ci sono
rimasta per buoni cinque minuti.
E allora ho pensato ad altri analoghi rituali che
non mi hanno per niente commossa. Ad esempio non ho vibrato affatto nel momento del giuramento di Bush o di Berlusconi. Perché questo differente effetto? La ragione principale sta
nella CREDIBILITÀ che i personaggi inspirano
(o non) di saper incarnare un esempio positivo
di politiche orientate ad un lungimirante INTERESSE GENERALE, nonché di dare corpo alla
Rivista – Marzo 2009
La
Anche nella vita privata ci sono momenti (con
implicazioni meno planetarie, certo) in cui si
assumono impegni che trascendono gli interessi del singolo, e che mi sembrano parimenti degni di essere inquadrati in una cornice di
sacralità. Un esempio fra tutti: la decisione di
mettere al mondo dei figli. Lo so bene che in
genere si festeggia solennemente il matrimonio
e non il momento del concepimento della prole. Tale tradizione affonda le radici nel passato
quando il matrimonio coincideva con un impegno per la vita fortemente orientato alla cura
della progenie. Oggigiorno invece la promessa di “amarsi eternamente” si rivela spesso alquanto effimera, anche quando è accompagnata da una solenne e romantica cerimonia degna
di Hollywood. Senza contare che i modelli di
convivenza sono ormai molteplici. Ma l’arrivo di un figlio continua a significare che due
adulti prendono un impegno educativo che trascende le loro singole persone, assumendo un
generoso compito comune e la responsabilità
di un “noi” che richiede un ridimensionamento
del proprio “io”. A questo proposito mi vengono in mente un paio di bei battesimi ai quali
ho assistito, dove i neo-genitori hanno voluto
condividere solennemente con i presenti il loro
impegno altruistico nei confronti della giovane
vita, la promessa di operare per la sua futura autonomia, la riconoscenza verso le generazioni
precedenti per la trasmissione di fondamentali
valori. Ebbene, vi era “un’aura sacrale” in tali
momenti. Come nel giuramento e nel discorso
Se questo contributo stimola la vostra
voglia di reagire, mandate un messaggio
al seguente indirizzo di posta elettronica:
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47
Ernst & Young,
il vostro partner
competente per:
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C
1809-2009: nel bicentenario
della nascita dello scienziato
harles Darwin e l’evoluzione
delle specie
L’Origine dell’uomo, uscito per la prima volta nel 1871, è un classico della ricerca scientifica di
ogni tempo. In esso, Darwin ha cercato di dimostrare come si possano estendere all’uomo le leggi
dell’evoluzione per selezione naturale che regolano il ciclo vitale di animali e piante, leggi che il
naturalista inglese aveva già esposto nell’Origine delle specie (1859). La teoria darwiniana ebbe
effetto dirompente non soltanto sulla mentalità scientifica dell’epoca, ma anche su quella filosofica: considerare l’uomo alla stregua di tutti gli altri esseri viventi significava destituirlo di quella
centralità assoluta che gli era da sempre stata attribuita. Si crearono allora due opposti schieramenti: da una parte c’erano coloro che credevano che quella compiuta da Darwin fosse una vera e
propria rivoluzione, paragonabile a quella attuata da Copernico e Galileo in campo astronomico,
che segnò la fine del geocentrismo; ad essi si contrapponevano quanti continuarono a credere che
«la robustezza e l’aderenza alla realtà dell’opera di Linneo» era «un monumento inattaccabile»,
costoro rimproverano a Darwin di ignorare di proposito «la migliore biologia fino allora prodotta
(Redi e Spallanzani) e quella che stava emergendo (Mendel e Pasteur)»
di Tindaro Gatani
Charles Robert
Darwin nel 1840.
Due nonni famosi
Il naturalista inglese Charles Robert Darwin nacque il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury nello Shropshire e morì a Down, nel
Kent, il 12 aprile 1882. Il suo nome rimane
legato agli studi sulla evoluzione delle specie.
Suo nonno Erasmus Darwin (1731-1802)
era stato poeta, medico e filosofo di fama.
La sua opera principale, intitolata Zoonomia (Londra 1794), tradotta in italiano tra
il 1803 ed il 1805, è un poderoso trattato
filosofico di fisiologia e psicologia umana,
con speciale riguardo alla patologia, ricco
di considerazioni generali su tutto il regno
animale. Il suo The Botanic Garden (Il giardino botanico), un poema enciclopedico in
versi, diviso in quattro parti, una per ognuno dei quattro elementi principali (fuoco,
terra, acqua ed aria), pubblicato a Londra
nel 1781, è un vero e proprio trattato scientifico ispirato al De rerum natura di Lucrezio. Egli è ricordato come uno scienziato
ed un letterato brillante ed estremamente
attivo in ogni campo dello scibile umano. Si
occupò infatti anche di chimica, botanica,
fisica e condusse anche studi e ricerche sulla formazione delle nuvole. Dopo aver portato a termine gli studi a Cambridge e ad
Edimburgo, si era stabilito a Lichfield, dove
esercitò la professione di medico, divenendo ben presto famoso anche fuori della sua
contea. Le cronache del tempo raccontano
Rivista – Marzo 2009
La
che molti pazienti per avere un suo consulto erano disposti a percorrere notevoli distanze. E la sua fama accrebbe ancor più
quando, per restare accanto ai suoi pazienti
ed occuparsi dei suoi studi, rifiutò addirittura l’offerta di diventare medico personale
di Giorgio III, re di Gran Bretagna e Irlanda dal 1760 al 1820. Tra i suoi pazienti, egli
ebbe anche Josiah Wedgwood, suo futuro
consuocero (padre della madre di Charles
Darwin), anch’egli interessato alla tecnologia e alle invenzioni. I due erano stati tra
i fondatori e membri di spicco della Lunar
Society, un sodalizio di innovatori appassionati degli studi scientifici, del quale facevano parte, tanto per ricordarne solo alcuni,
Joseph Priestley, lo scopritore dell’ossigeno, James Watt e Matthew Boulton, due
inventori ed ingegneri di fama che, nel
1794, fondarono la Boulton and Watt per
produrre esclusivamente motori a vapore.
La Lunar Society aveva preso il nome dalla
consuetudine dei loro soci, detti appunto
“Lunatici”, di riunirsi soltanto nelle sere di
luna piena, in modo da poter far poi ritorno
a casa al suo chiarore. I due consuoceri e
poi nonni di Charles Darwin erano anche
uniti dai loro ideali politici: essi erano infatti ambedue liberali e quindi simpatizzanti della Rivoluzione americana e di quella
francese e credevano dunque nella emancipazione delle classi contadine. Proprio per
49
questo appoggiavano il forte movimento di
riforma sociale che aveva sempre più seguaci in Gran Bretagna. Essi furono perciò
anche tra i primi che fecero sentire la loro
voce sull’abolizione della schiavitù a partire
proprio dalle colonie inglesi. E due nonni
con questa forte personalità non potevano
non esercitare un forte influsso sul giovane
Charles che, dopo aver terminato gli studi
secondari in un collegio della sua città natale, nell’ottobre del 1825 iniziò a studiare
medicina all’università di Edimburgo.
L’evoluzione
dei piccioni
secondo Darwin.
50
Gli studi
Il padre, medico e figlio di medico, desiderava che anche Charles seguisse le sue
orme in quella scienza. La scelta non era
stata delle più felici anche perché quello
che doveva diventare un futuro medico e,
dati i tempi, quindi anche chirurgo, mal
sopportava la vista del sangue. Visti i pochi progressi e lo scarso impegno, il padre
lo indusse ad iscriversi, nel 1827, al Christ’s
College di Cambridge, per seguire gli studi
ecclesiastici, che avrebbero potuto, almeno nelle intenzioni paterne, riservargli una
buona carriera verso la quale il giovane non
si sentiva particolarmente attratto. Egli era
infatti destinato a ben altra missione. Da
nonno Erasmus aveva ereditato il metodico
spirito di osservazione e l’entusiastico amore per la natura e da nonno Josiah quello
per le scienze e la ricerca in generale. Così,
mentre gli studi medici e teologici lo interessavano sempre di meno, egli non tralasciava occasione alcuna per leggere libri
di carattere scientifico, per raccogliere e
catalogare insetti, per collezionare uccelli
da imbalsamare, per fare osservazioni sul
regno della natura, sia esso animale che
vegetale. E fu la sua fortuna! Nel corso
degli studi a Cambridge ebbe occasione di
seguire le lezioni del reverendo John Stevens Henslow, professore di botanica, e di
Adam Sedgwick, professore di geologia.
Oltre all’esempio dei due nonni, furono
proprio questi due scienziati a determinare le scelte di vita di Charles Darwin. Il
primo lo guidò nello studio delle piante incoraggiandolo a proseguire le sue ricerche
nell’ambito delle scienze naturali. Il secondo lo introdusse nei segreti della trasformazione della materia attraverso le varie ere
geologiche. Dopo aver terminato gli studi,
nel 1830, conseguendo il titolo di magister
artium, fu proprio su segnalazione di Henslow che al giovane Darwin fu proposto di
imbarcarsi sul Beagle, una nave della marina britannica, come ricercatore naturalista
non retribuito. Quella nave, comandata dal
capitano Fitz-Roy era ritornata in patria
con a bordo quattro schiavi indigeni della
Terra del Fuoco, senza sapere che nel frattempo la schiavitù non era più tollerata in
Inghilterra. Fu allora intimato a quel capitano di riportare nella terra di origine le
quattro persone restituendo loro la libertà.
Il Beagle, che doveva allora partire per l’Australia, fu costretto a puntare di nuovo la
sua prua verso l’America del Sud. La nave
salpò nella fredda e nebbiosa mattinata del
27 dicembre 1831. Il giovane Darwin, partito nonostante l’opposizione del padre e la
paura del mal di mare, avrebbe avuto modo
di fare, a spese della marina di Sua Maestà britannica, tante di quelle osservazioni
scientifiche come forse nessun altro prima
di lui. Nel corso del viaggio, che durò ben
quattro anni, egli avrebbe visitato, tra l’altro, il Brasile, l’Argentina, il Cile, l’isola di
Sant’Elena, la Terra del Fuoco, l’Australia e
numerose isole del Pacifico, fra cui le Galapagos. Quella delle Galapagos, un arcipelago ubicato quasi sull’equatore, a circa 1000
km dalla costa dell’Ecuador, fu une delle
soste più interessanti per l’occhio attento
del giovane naturalista e per lo sviluppo
della sua teoria. Fu infatti alle Galapagos,
dove ebbe occasione di studiare piante ed
animali altrove scomparsi, che gli apparve,
per la prima volta ben chiara, la possibilità
di delineare ed isolare le varie specie.
Dall’origine delle specie...
Nel corso di quel viaggio Darwin riuscì
dunque a raccogliere una grande collezione di fossili, piante, insetti e di sezionare
animali di diverse specie, ma anche di fare
una mole di osservazioni sulle condizioni di
vita degli animali e delle piante nelle diverse zone climatiche. Egli ebbe anche modo
di riflettere sulla psicologia e sulle abitudini dei vari popoli che incontrava lungo il
suo percorso, che lo portarono a meditare
sui problemi della diversità delle specie e
sulla facoltà di adattamento degli esseri viventi. Tornato in Inghilterra, durante il suo
soggiorno londinese, tra il 1836 ed il 1839,
riordinò tutto il ricco materiale portato,
proponendosi di continuare i suoi studi. Ed
il suo desiderio fu appagato. Dopo essersi unito in matrimonio, nel 1842, con sua
cugina Emma Wedgwood, si ritirò a Down
nel Kent, in un piccolo villaggio di appena 500 anime, dove rimase occupato a studiare ed a scrivere fino alla morte. E nella
pace di Down egli continuò a raccogliere
appunti anche circa l’origine e la discen-
Rivista – Marzo 2009
La
denza dell’uomo, senza avere come egli
stesso racconta alcuna intenzione di fare
una pubblicazione sull’argomento, anzi
era deciso «a non pubblicare nulla», perché
pensava che avrebbe rafforzato «i pregiudizi contrari al suo modo di vedere». Gli sarebbe
bastato suggerire soltanto nella prima edizione della sua Origine delle specie che quel
libro «avrebbe fatto luce sull’origine dell’uomo e
sulla sua storia», tanto per dire che «l’uomo
deve essere compreso tra gli altri essere viventi,
per ciò che riguarda qualsiasi conclusione generale sul modo di apparire sulla Terra». Ma poi
la cosa si presentò «diversamente». A fargli
cambiare idea fu il naturalista svizzero Carl
Vogt. Se un naturalista come lui, sostiene
Darwin, «si arrischia a dire, nel suo discorso
in qualità di presidente dell’Istituto nazionale di
Ginevra (1869): Nessuno, in Europa o fuori, osa
più sostenere la creazione indipendentemente ed a
esemplari definitivi delle specie, è evidente che almeno un gran numero di naturalisti ammette che
le specie discendono per modificazione da altre specie; e ciò vale particolarmente per i naturalisti più
giovani che si formano adesso». Poiché, anche
se la maggioranza dei naturalisti accettava
già l’azione della selezione naturale, alcuni
di loro si mostravano tuttavia ancora scettici a qualsiasi forma di evoluzione, Darwin
si vide «spinto», riprendiamo sempre dal suo
racconto, «a raccogliere» i suoi appunti e «vedere fino a che punto le conclusioni generali, alle
quali» era giunto nei suoi lavori precedenti,
si potevano «estendere all’uomo». La cosa gli
sembrò «tanto più opportuna in quanto» non
aveva «mai applicato di proposito questo modo
di vedere ad una specie presa isolatamente». Ed
infatti, quando limitiamo il nostro studio ad
una sola forma questo il suo ragionamento siamo privi dell’importante argomento
delle affinità che collegano tutti i gruppi
di organismi, cioè la loro distribuzione geografica, nei tempi passati e presenti, e la
loro successione geologica. Ed infatti, per
lui, sia che fermiamo l’attenzione sull’uomo, o su qualsiasi altro animale, resta da
considerare «l’omologia strutturale, lo sviluppo embriologico e gli organi rudimentali», tutte
grandi categorie di fatti «sufficienti» a suo
avviso «a fornire ampia e conclusiva prova al
principio di una graduale evoluzione».
... all’origine dell’uomo
Ed allora egli si pone come «unico scopo»
del suo lavoro quello «di considerare, primo,
se l’uomo, come tutte le altre specie, è disceso da
qualche forma preesistente; secondo, la maniera
del suo sviluppo; e terzo, il valore della differenze tra le cosiddette razze umane». Dopo aver
Rivista – Marzo 2009
La
ricordato i più recenti studi sull’antichità
dell’origine dell’uomo e sulle differenze tra
esso e le scimmie antropomorfe, egli annuncia che il suo libro conterrà «poche scoperte
originali sull’uomo», ma poiché le conclusioni
alle quali era arrivato gli sembravano «interessanti» aveva pensato che esse potessero «interessare anche altri». È stato spesso affermato, in maniera dogmatica dice
- «che l’origine dell’uomo non potrà mai essere
conosciuta», ma per lui «è spesso l’ignoranza
più che la scienza a determinare convinzioni del
genere». Perché «soltanto quelli che sanno poco,
e non quelli che sanno molto, possono affermare
così perentoriamente che questo o quel problema
non sarà mai risolto dalla scienza». Prima di
arrivare alla conclusione che l’uomo è il discendente modificato di qualche forma preesistente, per Darwin bisogna accertarsi se
esso varia nella struttura somatica e nelle
facoltà mentali; ed in tal caso, ricercare se
le variazioni si trasmettono ai discendenti
con le stesse leggi
che valgono per
gli animali inferiori. Inoltre, per
quanto possibile
sapere, bisogna
verificare se queste variazioni derivano dalle stesse
cause generali e
se sono governate dalle stesse
leggi generali. Ed
oltre ai caratteri
somatici bisogna
esaminare quelli
comportamentali. Lo studio deve risolvere
dunque l’importante problema, se anche
l’uomo tende a moltiplicarsi così rapidamente da dare origine occasionalmente a
gravi lotte per la vita, in conseguenza delle
quali le variazioni favorevoli, sia del corpo
che della mente, sono conservate e quelle
nocive eliminate. Quindi Darwin si chiede:
«Le razze o specie dell’uomo, qualunque sia il termine che si voglia usare, si sopraffanno e si sostituiscono a vicenda così che alla fine alcune finiscono per estinguersi?». A tutti questi quesiti,
per lui «si deve rispondere affermativamente, così
come per gli altri animali», e lo stesso studio
attento della «struttura del corpo umano mostra
tracce più o meno evidenti della sua provenienza
da qualche forma inferiore». Gli approfonditi
studi e le osservazioni portavano Darwin
ad affermare che «l’uomo e gli altri vertebrati
sono stati costruiti sullo stesso modello generale, perché attraversano gli stessi primi stadi dello
Alle Galapagos
Darwin ebbe
l’occasione
di studiare piante
ed animali altrove
scomparsi,
e gli apparve,
per la prima volta,
chiara la possibilità
di delineare
le varie specie.
51
sviluppo e conservano certi rudimenti in comune»,
di conseguenza «dobbiamo ammettere francamente la loro comune origine». Dagli studi da
lui citati risulta anche che «l’uomo è variabile
nel corpo e nella mente e che le sue variazioni sono
determinate direttamente o indirettamente dalle
stesse cause generali e obbediscono alle stesse leggi generali che negli animali inferiori». L’uomo,
anche «nello stato più rozzo in cui può ora trovarsi», è comunque «sempre l’animale più dominante che sia mai comparso sulla Terra». Egli
«deve la sua immensa superiorità alle sue facoltà
intellettuali, al suo modo di vivere in società, che
lo portano ad aiutare e difendere i suoi compagni,
ed infine alla sua struttura somatica»*).
Darwin
in un ritratto
d’epoca.
52
Tra Linneo e Mendel
Darwin metteva in discussione alcune conclusioni alle quali era arrivato lo svedese
Carlo Linneo (1707-78), al quale spetta il
merito della prima classificazione universale degli esseri viventi e delle piante, le cui
linee di fondo sono ancora valide. Nella sua
catalogazione egli considera come unità di
base le varie specie, che nel suo albero sistematico occupano il posto delle foglie, mentre sui rami che diventano man mano più
grandi sono raggruppate le categorie con
affinità scalari, cioè a dire sempre minori, partendo dal genere, poi dalla famiglia,
dall’ordine, ecc. Linneo non aveva tuttavia
un’idea precisa di specie, da buon e devoto pastore protestante era convinto che ne
esistessero tante «quante Dio ne aveva create».
Per la sua catalogazione si servì del latino
allora riconosciuto universalmente come
lingua scientifica di larga comunicazione.
Darwin negò la stessa esistenza della specie a se stante, tutti gli esseri viventi e tutte
le piante erano per lui interdipendenti ed
avevano raggiunto lo stato che avevano attraverso una evoluzione di milioni di anni
ed agli influssi climatici. Le sue teorie negavano soprattutto quella discontinuità fra
i vari esseri, come quella che secondo Linneo esisteva, per esempio, tra cani e gatti,
che per Darwin provenivano, invece, da un
progenitore comune, i cui discendenti, divaricandosi in continuazione, avevano preso i caratteri di razze ben distinte, attualmente ancora in corso di formazione. Le
nette separazioni tra i diversi esseri erano
dunque per Darwin solo apparenti. Il fronte degli scienziati si divise allora tra quanti
seguivano i presupposti «fissisti» di Linneo
e quelli che abbracciavano, invece, a le teorie evoluzioniste di Darwin. Nel frattempo, il monaco e biologo moravo Gregor
Johann Mendel (1822-1884), partendo da
esperimenti condotti con semi di piselli, era
riuscito a stabilire i principi generali della
variazione, dell’ereditarietà e dell’evoluzione dei caratteri, noti con il nome di Leggi
di Mendel. Egli introdusse il concetto di «dominanza» o «legge della omogeneità di fenotipo»,
secondo cui gli individui nati dall’incrocio
tra due ceppi puri che differiscono per una
coppia di fattori presentano tutti uno solo
dei due fattori, quello dominante. Il rapporto tra alleli dominanti e recessivi (allele:
in genetica forma alternativa di un gene)
è di 3 a 1. Nelle successive fecondazioni i
cromosomi che si uniscono sono portatori
di caratteri casuali ereditati da tutti e due
i genitori. Gli studi di Mendel portarono
alla constatazione che, incrociando semi di
piselli gialli e lisci con semi di piselli verdi e grinzosi, al primo incrocio si ottengono semi interamente gialli e lisci, essendo
queste due caratteristiche dominanti. Incrociando successivamente questi due tipi
di semi si ottengono semi per i 9/16 gialli
e lisci, per i 3/16 gialli e grinzosi, per altri
3/16 verdi e lisci ed 1/16 verdi e grinzosi.
Dibattito ancora attuale
I suoi critici rimproverano ancora oggi a
Darwin soprattutto il fatto che, per studiare la trasmissione dei caratteri ereditari, si
sia servito di una specie inadatta a questa
ricerca, cioè a dire dei piccioni, esseri «poco
prolifici e che non si autofecondano», arrivando
alla conclusione che nella trasmissione dei
caratteri ereditari non c’era nessuna regola
e che tutto era possibile, così da lasciarlo libero di fare qualsiasi supposizione. I piselli
presi da Mendel in gran numero avevano
invece la possibilità di autofecondarsi, dimostrando una regola semplice e cioè che
i caratteri ereditari sono scritti su supporti fisici, quali sono i geni che, passando da
una generazione all’altra, si rimescolano e
si ricombinano senza subire modificazioni appunto genetiche. E se per caso nelle
discendenza appaiono caratteri diversi da
quelli dei diretti genitori non si tratta di
nuove creazioni, ma semplicemente di caratteri ereditari tenuti nascosti. E quei caratteri nascosti che vengono di tanto in tanto fuori sono chiamati da Mendel «recessivi»,
perché rimasti coperti, per qualche tempo,
da quelli che lui chiama «dominanti». Non
si tratta dunque mai di nuovi ma, invece,
di caratteri vecchi, perché già presenti nella
linea degli antenati.
*) I brani citati sono tratti da L’origine dell’uomo
di Charles Darwin, cura di F. Paparo, Editore:
Studio Tesi, 1991.
Rivista – Marzo 2009
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A
Per non dimenticare
lla memoria di mio padre**
e di quelli che come lui erano tornati…
Il 27 gennaio scorso la Sezione Italiana
dell’Institut auf dem Rosenberg ha commemorato il Giorno della Memoria. L’incontro
si è svolto nella sede del Centro Socio Culturale Italiano di San Gallo, alla presenza di
un folto pubblico e con la partecipazione di allievi, docenti ed autorità. Il Giorno della Memoria intende commemorare tutti gli anni,
il 27 gennaio, data di abbattimento dei cancelli di Auschwitz, le vittime dell’Olocausto e
onorare la memoria di coloro che, a rischio
della propria vita, si sono opposti al progetto
di sterminio ed hanno protetto i perseguitati.
di Erminia
Tropea Mayer *
* Docente presso
la Sezione
Italiana
dell’Istituto
Rosenberg.
54
Durante la celebrazione di quest’anno, dopo
letture e filmati che hanno toc-cato ancora
una volta il cuore dei presenti, la Preside della Sezione Italiana, Prof.ssa Camilla Cafagna, ha presentato la pubblicazione fresca di
stampa che include le relazioni proposte al
convegno svoltosi in occasione del Giorno Della Memoria dello scorso anno ed organizzato
dalla Sezione Italiana dell’ In-stitut auf dem
Rosenberg e dalla Cattedra di Italianistica
dell’Università di San Gallo con il patrocinio
del Consolato d’Italia in San Gallo. Riportiamo di seguito una delle relazioni.
Sono figlia di un uomo che, dal 1943
al 1945, è stato prigioniero nello Stalag
XVIII C di Markt-Pongau. Attraverso un documento del Distretto Militare
Principale (18) di Catania, con le scarse cose che mio padre mi ha raccontato
e quello che mia madre allora poco più
che ventenne ricordava, ho ricostruito
la «storia di un sopravvissuto» a un campo di concentramento. Mi sono state di
aiuto alcune fotografie dell’epoca, che
mio padre aveva sistemato in un album,
durante la sua permanenza nello Stalag
XVIII C 3 e che segnavano il suo attendibile percorso, perché tutte vistate dalla
segreteria dello Stalag.
L’Italia il 28 ottobre 1940 aveva dichiarato guerra alla Grecia.
Mio padre aveva 25 anni quando il Distretto Militare Principale (18) di Catania lo richiamò alle armi. Il 4 dicembre
del 1940 fu destinato al 3° Battaglione
Fanteria, il 10 dicembre fu assegnato alla
166a Legione CC.NN.
La prima fotografia che inizia il mio
percorso a ritroso nel tempo mostra un
bel giovane alto e muscoloso vestito da
soldato, con i calzettoni di lana spessa,
i pantaloni alla zuava, la bustina calcata
sulla fronte che sacrificava i suoi bei riccioli castani, la gavetta appesa al braccio. Sorrideva timidamente e simbolicamente salutava mia madre che aveva 18
anni e la loro bambina di un anno. Era a
Bari, il 1° marzo 1941, insieme ad altri
ragazzi e stava per imbarcarsi, lasciava
l’Italia per raggiungere Durazzo, in Albania, e presentarsi al suo distaccamento
come matricola n. 44861 b, con il semplice grado di soldato. In seguito arrivò alla
sua famiglia qualche istantanea da Atene che lo mostrava abbracciato ad altri
giovani sotto le rovine dell’Acropoli, poi
una enigmatica immagine dove, senza un
sorriso, usciva da un canneto sulle rive
di un lago.
Catturato in Grecia
Alla fine di aprile del 1941, l’esercito tedesco entrò ad Atene, risalì la penisola
greca e iniziarono i rastrellamenti. Il 30
luglio mio padre era in un territorio dichiarato in stato di guerra e veniva destinato alla 172a Autosezione Pesante.
Partecipò dal 18 novembre 1942 all’8
settembre 1943 alle operazioni di guerra svoltesi nei Balcani. Lo stesso giorno
mio padre fu catturato in Grecia. Alla
domanda che l’ufficiale tedesco gli fece:
– O torni a combattere con i tuoi o vieni a combattere con noi –, rispose: – Né con gli uni
e né con gli altri. – Gelidamente le SS lo
avevano squadrato dalla testa ai piedi
e gli avevano chiesto che cosa sapesse
fare. Aveva detto di essere un autocarrozziere, di saperci fare con le macchi-
Rivista – Marzo 2009
La
ne, lo avevano fatto salire su un camion,
che non aveva come meta la morte certa,
ma un futuro difficile, e dopo un lungo
e massacrante viaggio, fatto tra l’incertezza e la paura, lo avevano portato dal
Frontstalag allo Stalag di Markt-Pongau,
al confine tra l’Austria e la Germania. Il
22 maggio 1941, lo Stammlager 317 veniva aperto ufficialmente ed era occupato da circa 10.000 prigionieri e dal 1°
ottobre del 1942 veniva chiamato Stalag
XVIII C 3.
Il campo accoglieva un numero altissimo
di prigionieri serbi, francesi, russi, in seguito americani e pochi inglesi. Gli italiani nel giugno del 1944 erano 2423, ma
alla fine dell’anno erano solo 52.
Mio padre riuscì a vivere in un modo
quasi «decente», perché aveva capito subito che per salvarsi bisognava lavorare
bene e tanto. Fu un giovane umile e tranquillo e cercò a testa bassa, stringendo i
pugni nelle tasche della tuta da lavoro, di
superare tutte le stupide privazioni, gli
sberleffi e le angherie che con cattiveria
e disprezzo i soldati della Wehrmacht infliggevano ai prigionieri; nello Stammlager le leggi della convenzione di Ginevra
furono poco rispettate e poco importava
il colore della bandiera.
Quando mio padre arrivò al campo, questo era diviso in settori (il suo doveva
essere il 3) fatti di baracche quasi tutte
di bitume e cemento, internamente i letti
erano a castello a tre piani, c’era un fornello che serviva per cucinare, filtrava
acqua dai muri e pioveva dentro, perché
i tetti erano fatti male; non c’era luce e il
freddo era terribile.
I prigionieri venivano chiusi dentro alle
baracche alla sera e, al mattino, un soldato accompagnato da un grosso cane al
guinzaglio (mio padre aveva molta paura
dei cani, penso che la repulsione verso
questo animale gli sia venuta da questo
particolare) riapriva la porta e tutti dovevano uscire fuori per essere contati. Poi
cominciava una lunga giornata di lavoro.
Mio padre verniciò 1’500 elmetti «bruni» che servivano per i soldati al fronte,
guidava grossi camion contenenti i viveri mandati dalla Croce Rossa, che, per i
primi anni di prigionia, avrebbero aiutato gli uomini a campare. Riparò i danni
alle carrozzerie delle macchine, verniciò
e mimetizzò camion e vetture, insomma
riuscì a rendersi utile e a sperare.
L’ingresso dello Stalag era verso nord
Rivista – Marzo 2009
La
e nelle prime baracche vivevano i Sonderführer, e in quelle poco lontane erano
tenuti prigionieri i soldati sovietici ad
un regime durissimo; venivano privati
di ogni bene personale, degli abiti, delle
razioni di cibo, non avevano servizi igienici adeguati, anche se minimi, solo una
squallida latrina fuori dalle baracche.
Quelli sopravvissuti saranno i primi a
soffrire la «vera» fame nel 1944, quando
saranno costretti a mangiare erba e vermi pur di non morire.
Con la vita appesa a un filo
Nessuno degli «ospiti» del campo si azzardò mai ad arrivare fin lì perché si poteva essere uccisi per un nonnulla. Generalmente molti prigionieri giungevano
spesso già malati e indeboliti, le epidemie
di tifo furono ricorrentissime e tanti morirono prima
ancora di scendere
dai famigerati treni
blindati. Nel campo
fu aperta una fossa
comune dove furono ammassati 3’500
cadaveri di soldati
sovietici, per gli altri fu aperto un cimitero. Mio padre
mi aveva raccontato
che nonostante fosse un prigioniero di
guerra la sua vita
era appesa a un filo,
con gli occhi persi
nel vuoto mi aveva
detto: – Un giorno mi
ordinano di trasportare un grosso camion
carico di mele da un
Paese poco lontano al
campo. Mi danno un
ragazzo che non ha più
di diciotto anni come aiutante per scaricare la
frutta. Ci raccomandano di comportarci bene,
abbiamo il permesso di mangiare tutte le mele
che vogliamo, ma all’arrivo né io e né il ragazzo dobbiamo avere nelle tasche mele perché se
alla perquisizione le trovano, ci fucilano. Dico
al ragazzo di stare attento perché ho capito che
questi non scherzano mai…il giovane si siede
nel cassone del camion tra le mele e io mi metto
alla guida del grosso mezzo. All’arrivo, davanti alla famigerata baracca dei Sonderführer, il
camion viene fermato e noi due scendiamo dal
Un bel giovane alto
e muscoloso vestito
da soldato,
con i calzettoni
di lana spessa,
i pantaloni alla
zuava, la bustina
calcata sulla fronte
che sacrificava i suoi
bei riccioli castani.
55
mezzo, alziamo le braccia per essere tastati e
perquisiti. Dalle tasche dei calzoni del ragazzo
saltano fuori due mele… questi, sospinto brutalmente contro un muro, viene malmenato
e poi fucilato davanti ai miei occhi... quanta
paura e quale orrore! –.
Il soffitto della «Stube»
Mio padre amava disegnare, era un buon
decoratore e, chissà come, era riuscito ad
avere un album da disegno e degli acquerelli. Al tramonto d’estate si sedeva davanti alla baracca e si metteva a dipingere. Una sera passò lì davanti un capitano
e lo osservò. La sera dopo ripassò con la
moglie e gli chiesero se voleva lavorare
per loro. La signora avrebbe desiderato
che l’Italiano le decorasse il soffitto della
«Stube» con gli stessi mazzi di rose che
stava dipingendo sul suo album. Questo
lavoro gli avrebbe migliorato la razione di cibo quotidiana. Che scelta mai ci
poteva essere? Accettare e basta. Dopo
la giornata dl lavoro giornaliero mio padre veniva prelevato dalla baracca dalla
guardia con il cane e accompagnato nel
paesino contiguo al campo, St.Johann
im Pongau, in casa dell’ufficiale. Qui con
scale e attrezzi adeguati lavorava come
affrescatore e abbelliva quel soffitto che
gli avrebbe regalato un pezzo di vita.
Ricordo che aveva chiuso il racconto dicendo che era la vigilia di Natale, quando aveva finito di affrescare il soffitto; la
signora aspettava ospiti e aveva apparecchiato nel soggiorno sotto alla pioggia di
rose ancor fresche di intonaco, una tavola sontuosa con tantissime pietanze accomodate sui vassoi da portata, vini e dolci,
sistemati ovunque. Lei e il marito lo avevano salutato molto gentilmente quando
stava portando via secchi e pennelli, sorseggiavano in calici di cristallo del vino
di un soave profumo e di un bel colore
ambrato; lui prigioniero/pittore guardava quei bicchieri e deglutiva, non gliene
avevano offerto nemmeno un sorso.
Lungo il tragitto per ritornare alla baracca la guardia con il cane che lo accompagnava ridendo gli diceva: – Voi italiani
siete dei bravi lavoratori, siete ottimi artisti,
sapete fare ogni cosa, avete tanta fantasia,
sulle vostre bellissime divise avete mostrine
e decorazioni d’oro sui risvolti delle maniche
e sui cappelli – gesticolando si batteva i
polsi e sghignazzando diceva: – Avete oro
qua e oro qua…– Alzava il braccio e si batteva con il palmo della mano la fronte e
56
concludeva – Ma merda qui…-. Davanti a
me che ascoltavo silenziosa abbassava la
testa e diceva. – Questo pensavano di noi i
nostri ex alleati… – e serrava amaramente
le labbra.
Nel novembre del 1943, non si poté più
fare la doccia calda, gli impianti erano
rotti e nessuno li avrebbe mai più riparati, tutti dovevano lavarsi con l’acqua
gelata. Mio padre ricordava che la temperatura era talmente bassa che ciò che
veniva steso ad asciugare si trasformava
in una lastra ghiacciata, solo i pidocchi
resistevano al freddo e camminavano
sugli indumenti induriti, così potevano
essere ammazzati facilmente… era un
divertimento!
La poca igiene lo fece ammalare di scabbia e l’infezione contagiosissima fu trasmessa via lettera a mia madre, a mia
nonna, a mia sorella, e ai miei zii; non
avevano capito cosa fosse, ma, un vecchio medico che ricordava i contagi della «Grande Guerra» li aveva curati tutti con dolorosissimi bagni di zolfo. Mia
madre mandava, nelle buste delle lettere,
la polvere di zolfo al marito per arginare
l’orribile malattia cutanea che a lui non
curava nessuno.
Nel 1944 il mangiare scarseggiava, non
arrivavano più i pacchi della Croce Rossa e mio padre (che era già magro per costituzione) cominciava a deperire; la vita
per lui si faceva sempre più precaria. Ricordava che attraversando la Lagerstrasse, che portava alle cucine e allo stanzone, dove prima si ricevevano i pacchi con
i viveri e dove ora si faceva la fila per un
po’ di zuppa, aveva conosciuto una donna, forse una cuoca o un’inserviente che
lo aveva preso a ben volere. Nonostante
la magrezza, forse era ancora visibile sul
suo volto stanco ed emaciato un’antica
bellezza e certamente i bellissimi occhi
verdi esprimevano il grande bisogno
d’aiuto che aveva. La donna da quel giorno lo aiutò, passandogli avanzi di cibo e
dandogli qualche indumento di lana per
riscaldarsi.
Il ritorno del «papà di carta»
Alla metà del 1944, la Wehrmacht fu meno
attenta, i soldati cominciarono a lasciare
lo Stalag, le ispezioni si fecero meno meticolose e ossessive, l’8 maggio del 1945
il capitano del campo ordinò l’ultimo
controllo.
I prigionieri erano attanagliati dal tifo,
Rivista – Marzo 2009
La
dalla dissenteria, dai pidocchi, dall’invasione dei topi, gli uomini morivano e
nessuno li aiutava.
Durante una delle ultime perquisizioni,
300 uomini compreso mio padre (aiutato dalla donna delle cucine), riuscirono
a scappare; commentava con un leggero
sorriso: – Questa donna mi ha salvato da una
morte certa, a lei devo la vita –.
Era il 10 aprile 1945, «le truppe alleate
avevano ottenuto la cessazione dello stato di
cattività». Era un fuggiasco, e non sapeva ancora di essere libero, aveva la sua
identità, era un Italiano, non era più un
numero, aveva un nome: Armando, aveva una figlia di sei anni che non lo aveva
mai visto e che lo chiamava «papà di carta», perché lo conosceva solamente attraverso le lettere che ogni tanto arrivavano; aveva una moglie giovane e bella che
lo aspettava, ma che non riusciva certo a
immaginare in che condizioni fisiche lo
avrebbe rivisto.
Lasciò la sua baracca con indosso un lungo pastrano, portava una sciarpa che gli
aveva regalato la sua benefattrice, aveva
appeso alle spalle un vecchio zaino con
dentro una borraccia d’acqua, la gavetta vuota, (mia madre la conservava ed io
la ricordo), un pezzo di pane stantio, le
fotografie e le lettere che aveva ricevuto
da casa in cinque lunghi anni, l’album da
disegno con il mazzo di rose.
Camminò a piedi, sbagliò strade e paesi, dormì nei fienili e nei cimiteri, lungo i
binari della ferrovia, con le scarpe rotte
e i piedi fasciati con pezzi di sciarpa e
giornali, senza soldi, ricco della certezza
di essere libero. Il 30 giugno arrivò a Genova, mia madre raccontava piangendo
che era il tramonto di una calda giornata d’estate, la città era il fantasma di sé
stessa, diroccata e piena di macerie, lei
affacciata al balcone guardava il mare e
le navi ancorate in porto.
– Nel silenzio sento fischiare e mi spavento…
credo di aver sognato, ma il fischiare si ripete
…è lui che ritorna…mi slancio verso la porta
e correndo giù dalle scale imbocco via Pagano
Doria sventrata dai bombardamenti, salto tra
le buche, inciampo… sto per cadere e… lo incontro –.
Tra le lacrime riabbracciava l’ombra di
ciò che aveva amato ma che era ancora
vivo.
Mio padre lo ricordo come un uomo
schivo e silenzioso, non ricordo la sua
voce, non ricordo il suo sorriso, ricordo
Rivista – Marzo 2009
La
le sue paure, il disprezzo per il dolore
fisico. Non parlava quasi mai e di quei
cinque lunghi anni che avevano cambiato la sua vita non diceva molto; ricordo i
suoi limpidi occhi verdi che si perdevano
malinconici nel nulla, si estraniava ed era
spesso lontano da noi. Sempre solo tra
le pagine della memoria, riviveva la sua
storia dalla quale ci aveva completamente esclusi.
**«Considerato come prigioniero di guerra
a tutti gli effetti (foglio del Ministero della Guerra, gab.n.125900.13133.8.6 in data
1-11-1945). Collocato in congedo illimitato ai
sensi della circ. 40023/25 dell’11-7-45. Collocato in congedo assoluto per proscioglimento
del servizio militare- circ.n° 512-G.M. 1960»
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57
L’Emporio della lingua
di Giuliano Merz
Esattamente un anno fa ho dedicato la pagina mensile, titolo “C’era una volta la grammatica” (in due puntate), ai vari problemi
della nostra lingua1. E in queste settimane
dall’inizio dell’anno mi sono chiesto più
volte se fosse cambiato qualcosa, magari
sulla scia o come effetto di certe volontà ministeriali del tipo “Torniamo alla Grammatica Italiana”, sottotitolo “Per porre rimedio
ai crescenti problemi di scarsa competenza
linguistica ecco una succinta guida ai contributi teorico pratici presenti in BIBL”2, oppure semplicemente per una qualche alternanza ciclica... No, non è cambiato nulla,
anzi: “l’Italia è un Paese straordinario che,
LETTERA DELLO STUDENTE:
buongiorno, mi scusi se la disturbo in un
giorno festivo.
non riesco a capire se mi sono stati dati i
crediti del tirocinio. come posso capirlo? è
possibile che non gli accettino? se non gli
accettano cosa devo fare?
distinti saluti
l. c.
RISPOSTA: Caro Luca, innanzitutto, ho il dovere di correggerLe un gravissimo errore di
italiano (non casuale, perché ripetuto). Lei
non può dire (e scrivere) “è possibile che non
Parlando, scrivendo, dubitando
La lingua del declino (1 parte)
a
nonostante la sua storia, le sue eccellenze, i
suoi talenti, appare ormai alla deriva”3.
Un episodio recente serva come esemplificazione da un lato e come giustificazione,
dall’altro, del pessimismo che ho manifestato in varie rubriche passate.
1
Tullio Telmon, titolare della cattedra di dialettologia italiana presso l’Università di Torino e attuale Presidente della Società di Linguistica Italiana4, da anni confrontato, nella
quotidianità accademica dei contatti con gli
studenti, con le carenze linguistiche di questi, ha deciso di tematizzare la situazione e
lo ha fatto nell’ultimo Bollettino societario:
“[...] nei giorni scorsi ho ricevuto una mail
da uno studente (triennalista laureando).
Si tratta di un errore di morfosintassi non tollerabile in uno studente che sta per laurearsi
in Lettere e Filosofia, e che magari andrà a
insegnare la grammatica ad altri studenti...
Spero che Lei capirà che, davanti ad una cosa
di questa gravità, i Suoi problemi di crediti
diventano insignificanti... In ogni caso, per
fare una verifica sulla questione che Le sta
così a cuore, Lei non deve rivolgersi a me, ma
alla segreteria studenti e/o al job placement.
Cordialmente, tulliotelmon
Non è certamente peggiore di tante altre
che quotidianamente ognuno di noi riceve, ma siccome sono certo che i problemi e gli scrupoli che essa ha posto a me
sono sempre più largamente condivisi dalla maggior parte di chi mi sta leggendo, la
incollo qui sotto, assieme alla mia risposta:
Si potrà dire che la posta elettronica risponde ad esigenze testuali diverse da quelle
della tradizionale epistolografia; che essa
comporta rapidità, minore riflessione, essenzialità e semplificazione; si potrà dire
che l’essenziale della posta elettronica sono
i contenuti, non la forma.
La Rivista, marzo 2008, p. 60. Anche le rubriche successive, fino al
settembre dello stesso anno, sono state dedicate ai problemi, al degrado
della nostra lingua. Chi vuole può rileggere quei contributi scaricando
dall’archivo i numeri completi in formato .pdf:
www. ccis.ch/IT/rivista.asp [scegliere l’opzione “Visualizza Archivio”,
sono a disposizione le annate dal 2005 ad oggi]
2
http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=341#10
[bibliografia commentata all’interno della sezione “Professione insegnante”, pubblicata sul sito il 21 ott. 2003]
58
gli accettino?”: gli è infatti pronome personale obliquo maschile singolare, e vale perciò
per “a lui”. Questo significa che NON si può
usare come complemento oggetto maschile
plurale; per questa funzione si deve usare infatti li: “è possibile che non li accettino?”.
3
G.A. Stella / S. Rizzo: La deriva. Perché l’Italia rischia il naufragio.
Milano, Rizzoli 2008; XXII, 305 p.
4
Per storia, importanza e dimensioni associative una delle maggiori associazioni europee di linguisti;
sul sito ufficiale nella sezione dedicata ai Bollettini potete leggere per
intero il testo di Tullio Telmon,
v. www.societadilinguisticaitaliana.org.
Rivista – Marzo 2009
La
Proprio per questo, penso di poter transigere
sulla mancanza di lettere maiuscole (io stesso ho l’abitudine di firmare con le iniziali minuscole); sull’uso del generico “dare”
per “assegnare, attribuire, accordare, ecc.”;
sulla regionalità del pronome interrogativo
“cosa” per “che cosa”.
Tutto questo fa parte, effettivamente, di processi semplificatori accettabili. Ma scrivere
gli per li non soltanto non semplifica, ma
è indice evidente di assenza di analisi nel
processo di esecuzione (di processazione, si
potrebbe dire in informatichese).
Ma c’è un altro aspetto che rende inquietante questo messaggio, e riguarda proprio i
contenuti, la competenza pragmatica di chi
scrive messaggi di questo genere, lo scadimento del ruolo del docente, eccetera eccetera.
Si può anche ammettere che, nell’immaginario di uno studente, per i suoi docenti non
ci siano differenze tra giorni festivi e giorni
feriali: in fondo, è la verità.
Ma che per qualsiasi problema, compresi
i crediti del tirocinio, debbano rivolgersi
al professore, beh questo è proprio un po’
troppo. Non perché il professore debba,
presessantottescamente, essere considerato irraggiungibile (così era difatti nel mio
presessantotto), ma perché questo atteggiamento, sempre più diffuso, è il segnale preoccupante di una generazione che, sempre
più “tutoreggiata” e sempre più inconsapevolmente prepotente, diventa sempre più
incapace di risolvere i propri problemi o,
quantomeno, di discernere i soggetti funzionalmente deputati ad aiutarli a risolverli.[...]”.
Come potete sentire da un autorevole protagonista e testimone la situazione all’università altro non è che la continuazione di
quanto avviene - e da più parti viene riportato - nelle scuole della Penisola e l’anticipo di quanto avverrà negli specifici campi
professionali, quando i soggetti in questione faranno il loro ingresso nel mondo del
lavoro.
Grazie per l’attenzione,
vostro Giuliano Merz
e-mail: [email protected]
L'Hotel Hassler Roma,
in cima alla Scalinata di
Piazza di Spagna, è uno
dei più prestiogiosi hotel
nel mondo. Il Presidente e
Direttore Generale, Roberto
E. Wirth, quinta generazione di una famiglia di albergatori svizzeri, usa un rigore assoluto nel prendersi
cura degli ospiti e gestire il
ristorante Imàgo, che offre
una vista spettacolare dove
ammirare le mille luci della
Città eterna.
Ristorante Panoramico all’Hassler
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Rivista – Marzo 2009
La
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59
I
Gli scrigni delle curiosità3
Musei dell’Ombrello e del Parasole,
del Rubinetto e del Borsalino
di LuCor
La semplice funzionalità di un accessorio
come l’ombrello rende difficile conciliare
la sua utilizzazione pratica con un’origine che sfiora il mito; eppure, pochi oggetti del nostro vivere quotidiano possono
vantare radici così antiche e leggendarie.
L’unico elemento certo è la provenienza
non occidentale: la Cina, l’India e l’Egitto si proclamano infatti paese-culla del
parasole, ciascuno con motivazioni più
che valide. Queste “rivendicazioni” ci
permettono di aggiungere un altro dato
sicuro ad una storia priva di certezze:
l’ombrello è, fin dal suo apparire, collegato alla rappresentazione simbolica del
potere, quando non, addirittura, attributo della divinità. Fin dal XII secolo a.C.,
l’ombrello cerimoniale apparteneva alle
insegne dell’Imperatore della Cina e tale
rimase per circa trentadue secoli, fino alla
scomparsa del Celeste Impero. All’incirca nello stesso periodo, i re persiani potevano, unici tra i mortali, ripararsi dal
sole per mezzo di un ombrello, sorretto
da qualche dignitario; più democraticamente in Egitto si concedeva tale privilegio a tutte le persone di nobile origine.
In questo paese nasce, forse, il mito più
bello, la più profonda simbologia legata
all’ombrello: la dea Nut era spesso rappresentata in forma di parasole, con il
corpo arcuato a coprire la terra, in atto
di protezione e di amore. Il forte significato di status symbol come prerogativa
regale, o comunque di potere, assunto
dall’ombrello, spiega la sua contemporanea comparsa nell’immaginario religioso.
Simbolo di fertilità
Come in Egitto, anche in India viene associato alle dee della fertilità e del raccolto o, in senso più lato, della morte e della
rinascita: nella sua quinta reincarnazione, Vishnu aveva riportato dagli Inferi
l’ombrello, dispensatore di pioggia. Alla
sfera del mito dobbiamo l’introduzione
nel mondo occidentale del nostro accessorio, che compare in Grecia legandosi
al culto di Dionisio (un dio di probabile
origine indiana), ma anche di dee come
60
Pallade e Persefone, che tra i loro fedeli contavano soprattutto donne. Sono le
donne che, nelle feste dedicate a queste
divinità, si riparano in loro onore con un
parasole, passato nel III secolo a.C. anche nel mondo romano, dove viene descritto dai poeti come delicato e prezioso
oggetto in mani femminili. Sembrerebbe
quindi di avere delineato una storia completa: da simbolo di potere, umano e divino, a oggetto di lusso e di seduzione.
Eppure, tra i tanti valori e segni di civiltà
cancellati dalla scomparsa dell’Impero
romano, ci fu anche l’ombrello, di cui non
rimase traccia nei “secoli bui”, se non per
la sua sopravvivenza nel culto cattolico,
inizialmente come insegna pontificale,
poi nell’uso liturgico. Totalmente sconosciuta all’antichità fu perciò la principale
funzione utilitaria dell’ombrello, quella
di parapioggia. Mantelli, cappucci e cappelli di pelle risolsero il problema della
pioggia nel mondo classico ed in quello
medievale.
A Gignese in provincia dei Verbania
Nato da un progetto di Igino Ambrosini,
figlio e fratello di ombrellai (1883 - 1955)
già fondatore del Giardino Botanico Alpinia, il museo si insediò nel 1939 al piano superiore delle scuole elementari del
comune di Gignese in provincia di Verbania. L’allestimento ricchissimo di materiale e pieno di fascino era testimonianza
dell’amore per il proprio paese e per il
proprio lavoro.
Nel 1976 il Museo dell’Ombrello e del
Parasole si trasferì nell’attuale edificio costruito grazie alla collaborazione
del Comune e dell’Associazione “Amici
Rivista – Marzo 2009
La
del Museo” presieduta allora da Zaverio Guidetti, industriale (manco a dirlo)
dell’ombrello di Novara. L’edificio, se
si osserva dall’alto delle gradinate della
Chiesa Parrocchiale di San Maurizio ha
la pianta a forma di tre ombrelli aperti
affiancati. L’attuale allestimento, dovuto
all’architetto Bazzoni, risale alla seconda
metà degli anni ‘80, ma già un nuovo progetto del Comune di Gignese in collaborazione con la Regione Piemonte, l’Ecomuseo Cusio Mottarone e l’Associazione
degli ombrellai sta per essere attuato.
Nelle vetrine al piano terreno sono esposti circa 150 dei 1500 pezzi inventariati, soprattutto parasole e parapioggia
che ripercorrono l’evoluzione della moda
dall’800 ad oggi. Accanto ad essi i materiali di copertura, la seta e le fibre sintetiche, le impugnature in avorio, in legno, in
argento, le minuterie che contribuiscono
a rendere l’ombrello un oggetto pratico,
bello ed elegante. Al piano superiore le testimonianze storiche sull‘uso del parasole
e del parapioggia, i figurini di moda e le
testimonianze dell‘attività degli ombrellai: dalle foto dei „pioneri“ a una raccolta
degli attrezzi di lavoro, alle barselle cioè
le sacche di cuoio o di legno contenenti
l‘occorrente per i riparazioni, agli oggetti
legati alla vita quotidiana degli ambulanti
fino alle fatture delle fabbriche sparse in
tutta Italia.
Il museo, si trova nel comune di Gignese
(Verbania), ed è aperto tutti i giorni eccetto i Lunedì non festivi dalle 10.00 alle
12.00 e dalle ore - 15.00 alle 18.00
Museo del Rubinetto
e della sua tecnologia
Il Museo è un unicum al mondo; esso affronta l’affascinante ed atavico argomento del sofferto rapporto dell’uomo con
l’acqua in un percorso dal quale riemerge il cammino dell’umanità da un insolito
punto di vista: la storia dell’igiene e delle
innovazioni tecnologiche (di cui rubinetti
e valvole costituiscono i componenti fondamentali) che hanno permesso di dominare l’elemento liquido, trasformando
la cura del corpo da una pratica di lusso
per pochi a fenomeno di massa. La missione che il Museo si prefigge è quella di
illustrare non solo la storia di San Maurizio d’Opaglio (in provincia di Novara)
e del distretto industriale del rubinetto,
ma soprattutto esporre le numerose te-
Rivista – Marzo 2009
La
matiche relative
alla potabilizzazione dell’acqua
e l’uso delle risorse idriche con
cui la tecnologia
del rubinetto si è
dovuta e si deve
confrontare.
Il Museo si propone anche come
spazio aperto alla discussione sui temi legati alla produzione del rubinetto e del
valvolame, ma anche su quelle globali
relative alla disponibilità di acqua nel
mondo e alla necessità di razionalizzarne
l’uso per limitare gli sprechi e garantirne a tutti l’accesso. Finalità questa che è
propria di quello strumento, semplice e
insieme complesso, che prende il nome
di “rubinetto” (dal francese “robinett” =
“piccolo montone”, termine desunto dalla
forma a testa d’ariete diffusa in Francia),
una piccola chiave, in fin dei conti, che se
ben utilizzata può consentire l’accesso al
deposito dell’oro blu.
Museo del Borsalino
L’avventura della Borsalino inizia oltre
150 anni fa. L’azienda alessandrina rappresenta oggi uno dei marchi più prestigiosi nella produzione di cappelli; è
diventata nel tempo sinonimo di made
in Italy e fiore all’occhiello per la città di
Alessandria nel mondo. Collocato nella
storica Sala Campioni del Palazzo Borsalino, il museo comprende i campioni
di tutti i copricapo prodotti dallo stabilimento a partire dal 1857, anno di fondazione, sino ai nostri giorni. L’esposizione
propone ai visitatori circa 2.000 cappelli
delle più diverse forme e colori esposti
negli storici armadi disegnati da Arnaldo
Gardella.
Sono stati catalogati e scelti gli oggetti
che hanno segnato le fasi della produzione, con la consapevolezza e lungimiranza
di tutelare la storia, il patrimonio estetico
e culturale dell’azienda. Il museo rappresenta la storia della produzione della celebre azienda ma anche il suo rapporto
strettissimo con Alessandria e gli alessandrini. Ogni sezione espositiva prevede
un video di introduzione ai temi trattati,
inoltre tre postazioni multimediali consentono di approfondire i temi trattati nel
percorso espositivo.
61
Carnet
›
Marco Villoresi docente ospite
all’università di Zurigo
Si svolgerà martedì 10 marzo, con inizio alle
16.15, nella sala D 31 del Romanisches Seminar (Zürichbergstr. 8), la lezione del professor
Marco Villoresi, dell’Università degli studi di
Firenze, docente ospite presso la Facoltà Phil.
I dellUniversità di Zurigo.
Tema della lezione:
La voce in piazza: testimonianze storico-letterarie fra Tre e Quattrocento.
La lezione è aperta al pubblico interessato.
› Registi italiani di ieri e di oggi
Ciclo di film, con discussione, presso l’università di Zurigo (Rämistrasse 69) organizzato
da Maria Andreina Le
Foche, lettrice d’Italiano, in collaborazione
con Istituto Italiano di
Cultura. Le proiezioni si svolgeranno con
inizio alle ore 18°°
nell’aula SOC-1-106. Entrata libera.
Questo il programma:
10.03.2009 Pier Paolo Pisolini Il Decameron
(1971) con Ninetto Davoli e Laura Betti
17.03.2009 Michelangelo Antonioni
Il Deserto rosso (1964) con Monica Vitti
24.03.2009 Elio Petri Indagine su un cittadino
al di sopra di ogni sospetto (1970)
con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan
31.03.2009 Roberto Faenza Sostiene Pereira
(1995) con Marcello Mastroianni
07.04.2009 Alessandro D`Alatri Casomai (2002)
con Stefania Rocca e Fabio Volo
21.04.2009 Gianni Amelio Lamerica (1994)
con Michele Placido
28.04.2009 Emanuele Crialese Respiro (2002)
con Valeria Golino
05.05.2009 Ferzan Ozpetek Cuore Sacro (2005)
con Barbara Bobulova
19.05.2009 Pupi Avati La seconda notte di nozze
(2005) con Antonio Albanese, Katia Ricciarelli
26.05.2009 Luca Lucini Tre metri sopra il cielo
(2004) con Riccardo Scamarcio e Katy Louise
Sanders
›
Pier Paolo Pasolini
allo Strauhof di Zurigo
Si aprirà il prossimo 18 marzo e durerà fino
al 1° giugno la mostra multimediale dedicata alla produzione artistica di Pier Paolo Pa-
62
solini intitolata Wer
bin ich. Nell’ambito
dell’esposizione - organizzata dal Museo
Strauhof in collaborazione con Istituto
Italiano di Cultura e
la Società Dante Alighieri di Zurigo - martedì 24 marzo alle ore
20°°, Graziella Rossi,
Helmut Vogel, e Leonardo Zanier leggeranno
poesie e scritti dello scrittore e regista italiano
in tedesco, italiano e friulano. Informazioni:
www.strauhof.ch
›
Omaggio al Futurismo
al Museo d’arte di Lugano
In occasione del centenario del Movimento
Futurista il Museo d’Arte di Lugano partecipa alle celebrazioni con una duplice mostra.
La prima, che occupa il primo e secondo
piano del museo, rende omaggio a Umberto
Boccioni (1882-1916), uno dei maggiori esponenti di questa fondamentale avanguardia artistica di primo Novecento. La seconda, che
si snoda nelle sale del terzo piano, è dedicata
a una scelta di disegni dell’artista fiorentino
Primo Conti (1900-1988), sodale di Boccioni.
La mostra resterà aperta fino al 19 aprile. Informazioni: www.mda.lugano
›
Con Giotto, il Made in Italy
nel mondo
Un‘opportunità per far
conoscere meglio l‘Italia,
attraverso le località che
hanno accolto ed ispirato l‘itinerario di Giotto
pittore, il grande genio
italiano che “fissava con
tanta chiarezza gli oggetti
con l’occhio della sua immaginazione, da poterli
rendere con netti contorni”, sosteneva Johann
Wolfgang Goethe nel 1826.
L’ENIT-Agenzia, in occasione dell’allestimento della mostra “Giotto 1267-1337. La rinascita della pittura in Italia”, che sarà ospitata
a Roma, nel Complesso del Vittoriano, dal
6 marzo al 29 giugno prossimi, in qualità di
Ente promotore utilizzerà l’immagine ufficiale
della Mostra per varie iniziative sui mercati internazionali in cui opera ed organizzerà educational tour, rivolti sia alla stampa straniera
che ai tour operator esteri interessati a conoscere dal vivo l’immenso patrimonio turisticoculturale del nostro Paese.
Rivista – Marzo 2009
La
4° Concorso italo-svizzero del Liceo Vermigli
L’Italia come vorrei che fosse
Il Liceo Pier Martire
Vermigli con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia di Zurigo
bandisce il 4° Concorso
italo-svizzero. Il Concorso, che quest’anno
verte sul tema L’Italia
come vorrei che fosse,
si rivolge a tutti gli studenti tra 9 e 21 anni delle scuole elementari, medie e superiori, sia italiane sia svizzere, di cui
tende ad evidenziare la potenzialità creativa. Esso si articola su 3 fasce di età (9-12; 13-15; 16-21) e in 2 sezioni (a)
letteraria; poesia – racconto; (b) artistica pittura – scultura). La partecipazione, aperta solo agli studenti residenti in
Svizzera, è gratuita. Tutti i candidati possono partecipare a
una sola sezione per la propria fascia di età.
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a) Sezione letteraria
I partecipanti devono inviare, in lingua italiana o tedesca:
1 poesia di lunghezza non superiore ai 50 versi oppure 1
racconto non più lungo di 3 pagine (max. 6’000 battute)
(no e-mail!)
b) Sezione artistica
I partecipanti devono presentare 1 sola opera a scelta tra:
1 quadro oppure 1 scultura. Opere già presentate in altri
concorsi non possono essere presentate.
I lavori devono pervenire entro il 15 aprile 2009 (fa fede il
timbro postale) al seguente indirizzo:
Liceo Vermigli, Segreteria del Concorso,
Jungholzstr. 43 8050 Zurigo
Le opere inviate resteranno esposte al pubblico presso i locali del Liceo Vermigli fino al 30 giugno 2009 e potranno
essere ritirate direttamente dagli interessati soltanto dopo
quella data. Le opere non ritirate entro il 1° settembre resteranno proprietà del Liceo.
La giuria sarà composta da dirigenti scolastici, insegnanti,
personalità vicine al mondo della scuola. Le sue decisioni
sono insindacabili.
La cerimonia di premiazione, alla quale sono invitati tutti
i partecipanti, le loro famiglie e i loro amici, avrà luogo
sabato 16 maggio 2009, alle ore 18.00, presso la sala
S.Agatha di Dietikon, Bahnhofplatz 3, alla presenza delle
autorità e della stampa.
Informazioni: Tel. 044 302 20 50 - Fax. 044 302 21 61
[email protected] - www.liceo-vermigli.com
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Rivista – Marzo 2009
La
63
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di Liber
Scaffale
Poesie in italiano, tradotte in tedesco.
Ma l’impresa principale non quella della traduzione linguistica. Semmai è quella di “tradurre in
parole dei sentimenti, delle sensazioni, delle sfaccettature di verità: questa è poesia”.
Utilizzare le due lingue, anche se l’originale è
in italiano, è la naturale conseguenza, ma anche
l’implicito timore che deriva da un senso di non
appartenenza, dell’identità plurima di un giovane
italiano di seconda generazione nato e cresciuto
in Svizzera.
Giovito
Keine Werbung, “Traducendo le poesie in tedesco” –scrive nell’introduzione– “incontro una frontiera linguistica
prego!
da varcare. A volte la parola tradotta sembra più
Books
pertinente per esprimere un concetto. A volte la
on Demand
parola tradotta sembra più pertinente per esprimere un concetto. Si aprono dei varchi in cui le
pp. 63,
parole di entrambe lingue possono moltiplicare il
proprio significato. Il tradurre stesso diventa quinFr.15.50
di una forma di espressione.” (…) Tuttavia non ci
sono parole riservate esclusivamente ad una delle
due lingue. “Respiro” entrambe le lingue dalla
culla in poi ed esse convivono in me da allora; a
volte in modo conflittuale, a volte si creano delle
sinergie.” (…) “Non è questione di “bella parola”
in poesia, ma di identità. Traducendo le poesie
in tedesco rispecchio, come nel code-switching
della lingua parlata, la Mischkultur di un italiano
di seconda generazione in Svizzera”.
“Nei brevi racconti di questa raccolta si parla
soprattutto di sesso, cioè di donne, o meglio di
uomini. Insomma, dei complicati rapporti amorosi. Tuttavia, rimarrà deluso il lettore convinto di
aver acquistato un libro spinto, proibito ai minori
di 18 anni, anticonvenzionale, anticonformista e
tutti gli ‘anti’ che volete. Il titolo di questa raccolta di novelle è infatti abbastanza commerciale e
forse anche tutto il resto.
Ma sbaglia chi crede di imbattersi in una sorta
di edizione occidentale del kamasutra, in storie
boccaccesche del terzo millennio o in un saggio
del tipo ?Tutto quello che avreste voluto sapere
sul coito e che purtroppo già sapete’. L’autore ha
cercato, infatti, di evitare, nei limiti del possibile,
la descrizione di particolari situazioni scabrose o
tali da suscitare reazioni pruriginose. Il più delle
volte, amplessi e copule sono avvolti da un velo
asettico di castigato descrittivismo ambulatoriale.
A pensarci bene, qui si parla anche e non solo di
sesso. Esso fa da cornice a una pretestuosa quanto didascalica narrazione dei più disperati argomenti, dal centralismo democratico alle speranze
di cambiamento suscitate dalla vittoria dell’Ulivo
il 21 aprile 1996; dall’estetica di Lukacs al cubismo sintetico di Henry Moore; dall’antropologia
strutturale di Levi Strass alla psicoanalisi di Freud,
dal canto gregoriano alle mirabili ouvertures
del Cigno di Pesaro…” (dalla postfazione). Con
un’avvertenza in apertura: “Personaggi, vicende,
luoghi descritti in questi racconti sono in sommo
grado il frutto di una esuberante fantasia”.
La Biblioteca Civica di Pordenone ha recentemente pubblicato, nella collana Piccola biblioteca di autori friulani, una nuova silloge di Leonardo Zanier, Lôcs (Luoghi).
Monosillabico il titolo (icastico, essenziale, del
tutto consono al modo poetico di Zanier, osserva in prefazione Elvio Guagnini), quindici poesie - l’ultima già edita - organizzate in quattro
sezioni, cui si aggiungono due liriche che rimandano a Karl Kraus e a Pier Paolo Pisolini..
Dai fagioli (Fasôi) ai cellulari (Natel, come li chiamiamo noi in Svizzera).
Dal legume (la sezione raggruppa quattro testi scritti su sollecitazione di Silvana Schiavi sui
fagioli della Carnia) che è stato uno degli ingredienti essenziali, non solo della cucina, ma pure
di una civiltà, ad un altro ingrediente, altrettanto
diffuso ma di segno diverso, dell’era della globalizzazione. In questa sezione, in cui è raccolto un
trittico visionario e surreale, il pretesto narrativo
intreccia disinvoltamente quello delle sepolture (il canto dei grilli in un cimitero, dove non ci
sono tane ma tombe, porta all’accostamento con
il trillo di un cellulare dimenticato, forse non casualmente, in una tomba).
Completano il volumetto altre due sezioni: La seconda forma, “una rivisitazione di poesie scritte
oltre 40 o 30 anni fa”, e L’amore nell’età dell’A…
“dove A sta per Alzeheimer, un progetto che l’autore, “in attenta osservazione” coltiva da tempo.
I testi originali sono in friulano, ma si faccia attenzione, avverte Guagnini nella prefazione, anche
alle traduzioni che il poeta stesso fa in lingua italiana: rifacimenti anch’essi, altra poesia.
Paolo
Tebaldi
Quasi un
dongiovanni
Il Filo
pp 521,
€ 19.50
Leonardo
Zanier
Lôcs (Luoghi)
Biblioteca
Civica
di Pordenone
pp 60; € 6,00
Rivista – Marzo 2009
La
Giovito (al secolo Giovanni Vito Russo) è nato a
Berna il 5 maggio 1975. Nella capitale svizzera
è cresciuto e vive tuttora con la moglie Rebecca.
Giovane di seconda generazione, i suoi genitori
sono emigrati dalla Basilicata alla fine degli anni
Sessanta, insegna italiano e francese in un liceo.
Oltre a Keine Werbung, prego! Ha pubblicato
Frammenti (2002) e Spezzatino (2006).
Paolo Tebaldi, nato a Pesaro nel 1941, vive nei
pressi di Zurigo dal 1964. Animatore culturale, ha
svolto svariati mestieri; si è occupato di formazione
degli adulti, di comunicazione ed è attivo nell’associazionismo e nel mondo del volontariato.
Leonardo Zanier; poeta, scrittore autore teatrale dialettale, educatore e sindacalista, originario
della Carnia vive a Zurigo
65
di Jean de la Mulière
Defiance di Edward Zwick
Nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, milioni di ebrei vengono uccisi e torturati dai nazisti. Tre fratelli riescono a fuggire
alla cattura nascondendosi nei boschi dell’entroterra bielorusso, dove già opera l’Armata
Rossa sovietica. La voce e la speranza di una
possibilità nuova si diffondono e in breve tempo i fratelli diventano un
punto di riferimento per centinaia di transfughi ebrei.
Edward Zwick è da tempo figura nota per l’attenzione su certe tematiche
e su quelle storie che possono smuovere il conformismo e la pigrizia del
pubblico in relazione a vicende minori e misconosciute. Encomiabile
in fondo, anche quando non si parla di Shoa - un orrore che è sempre
bene ricordare - ed anche quando per raggiungere il pubblico si sceglie
una forma ‘patinata’ ed edulcorata, come in questo caso.
Tutto è sacrificato sull’altare della storia (non confondiamoci con la
Storia), e così realismo e verosimiglianza lasciano un po’ a desiderare.
In compenso il risultato è esattamente quello che ci si aspetta e si esce
Pranzo di ferragosto di Gianni Di Gregorio
Gianni, figlio unico, vive a Roma con la madre vedova, una donna sola, capricciosa e
dalla personalità dominante. Il giorno prima
di Ferragosto, l’amministratore del condominio gli propone di prendersi cura della sua
anziana mamma per i due giorni di vacanza, in cambio gli scalerà i debiti sulle spese condominiali. Giovanni
è costretto ad accettare, ma l’amministratore ne approfitta per lasciargli in custodia anche una zia. Non bastasse, un amico medico, per la
sua giornata di turno in ospedale, ha anche lui qualcuno da affidargli:
la madre. E poi c’è chi dice che il ferragosto in città è noioso.. Piccolo, sofisticato, delizioso, Pranzo di ferragosto, è un bell’omaggio ad
un cinema che non c’e’ più, fatto di sguardi, che, da entrambi i lati
della cinepresa, semplicemente raccontavano. Esattamente come racconta questa pellicola di un esordiente speciale, che fa il primo film a
cinquant’anni (dopo un decennale allenamento alla sceneggiatura di
pellicole come Gomorra), si mette in corsa alla Settimana della Critica
The reader di Stephen Daldry
Anni ‘50. Michael Berg, attraversa i primi turbamenti adolescenziali. Un giorno, per strada, si sente male e viene soccorso da Hanna,
una donna più grande di lui che nei giorni seguenti lo inizierà al sesso. Dopo aver perso le
tracce dell’amante per molti anni, Michael,
divenuto studente di legge, ritrova la donna in un’aula di tribunale, accusata di crimini contro l’umanità, scoprendo il suo lato oscuro di spietata guardia nazista ad Auschwitz, accusata di aver ucciso oltre trecento
ebrei. Non poteva non far discutere e parlare di sé, The Reader.
Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Bernhard Schlink pubblicato
nel 1996, affronta infatti argomenti molto delicati come l’Olocausto.
Qui non si tratta solo di convertire il romanzo in un film, bensì di trasferire un’opera dal suo originale contesto, senza snaturarla, e renderla
internazionale, di superare le barriere linguistiche, poste dall’inevitabile differenza dei due mezzi espressivi, il libro e il cinema, per esprimere questioni etiche universali. Il tema della colpa qui sconfina dalla
Rivista – Marzo 2009
La
Sequenze
soddisfatti per aver visto un film scorrevole
ed a tratti intenso e dinamico e delle interpretazioni decisamente sentite, anche quando riescono meno ad essere emozionanti o
oggettivamente plausibili.
Film d’intrattenimento per costruzione e di
riflessione per contenuto, si appoggia ad una
storia vera importante, ma non ne indaga le
nascoste profondità, piuttosto mostra e, facendolo, problematizza.
Solido prodotto d’azione, Defiance mette in
scena la disputa di chi si chiede se gli ebrei
non avrebbero fatto meglio a resistere e risponde con un episodio di resistenza estrema, ci dice delle donne che volevano una
pistola per potersi difendere da sole e della
fatica fatta per aprirsi un varco nelle acque,
perché non tutti sono Mosé, ma tutti hanno il
diritto di provare a raggiungere l’altra riva.
Veneziana e vince il premio come migliore
opera prima, con il suo bagaglio di straordinaria umanità. Non è un caso se, guardando
le piccole cose quotidiane che Pranzo di ferragosto racconta, il pensiero torna al cinema
d’autore. C’è la solitudine, la recessione, ci
sono i problemi economici, ma c’e’ Roma,
vuota a Trastevere, e ancora tanta umanità,
solidarietà, voglia di vivere, insieme a qualche sana pulsione, mai sopita con l’età.
Un cinema che pareva sparito torna per
un’ora o poco più, il tempo giusto, quello
che basta per un buon pranzo, un buon film
e un lavoro fatto bene. Abituati (piuttosto
male direi) a veder circolare, nel circuito
ufficiale degli schermi elvetici, quasi esclusivamente le stucchevoli pellicole nazionalpopolar-natalizie, non possiamo essere grati
alla Xenixfilm per la meritoria distribuzione
del film.
legalità alla moralità; un essere umano è in
grado di discernere il bene dal male, deve
sapere che salvare la vita a trecento persone
ha la priorità assoluta rispetto all’esecuzione
bieca di un ordine ‘superiore’.
Non vi può essere ‘redenzione’ o perdono
né tanto meno amore per chi ha compiuto
tali crimini.
Eppure Daldry cerca quasi di restituire una
certa umanità al personaggio di Hanna, stranamente attratto dalla letteratura, e rende
quest’ultima un mezzo di espiazione, ma
anche di comunicazione tra due amanti.
Sceglie di mostrare la violenza attraverso
campi di sterminio abbandonati, riempiti solo dal vuoto di quelle mostruose violenze e
dai resti consumati di migliaia di cadaveri.
Attraverso il silenzio esprime l’indicibile,
lo spettro onnipresente di una ferita ancora
aperta, che riguarda tutta l’umanità.
67
L
a musica e la danza
ai confini dell’India
Ai confini dell’India, del Pakistan e
dell’Afghanistan si trova il Rajasthan che in sanscrito significa “Paese dei Principi” - e il suo deserto, il deserto di Thar.
È forse a causa dell’aridità dell’ambiente
che, nella notte dei tempi, i suoi abitanti
hanno lasciato le bellezze del luogo per
spostarsi verso occidente, attraversando
il Caucaso, l’Iran, la Turchia, spingendosi
fino all’Europa dando il via alla migrazione del popolo rom. In India l’arte fa
parte della vita quotidiana, l’espressione
creativa fa parte del carattere indiano.
Sia se parliamo di rituale religioso, sia se
pensiamo al semplice atto di offrire e servire il cibo: gli indiani hanno sviluppato
un atteggiamento, un
modo ‘estetico’ di fare
le cose, qualsiasi cosa.
Un rituale praticato
da una tribù nomade
del Rajastan chiamata
Bhopa, illustra bene la
sintesi di diverse arti,
come la pittura, la musica, il narrare storie,
l’adorazione.
Alcuni bardi nomadi vanno di villaggio in
villaggio a cantare le lodi della divinità locale Pabuji, davanti ad una grande stoffa
in cui sono dipinti gli episodi tratti dalla
vita della divinità. Questi dipinti sono fatti, in forme stilizzate e colori brillanti, da
famiglie che si sono specializzate in questa arte e la trasmettono alle generazioni
successive. Prima di disegnare la prima
linea, l’artista fa un “pooja”, una cerimonia
religiosa di purificazione degli elementi e
di ringraziamento, affinché gli strumenti
che utilizzerà diventino sacri. Questa cerimonia implica l’avvicinarsi con rispetto
all’azione da compiere, significa immettere la magia nel quotidiano. La musica
accompagna e avvolge come in un bozzolo tutta la vita dell’uomo. Il canto celebra
le gesta degli dei, sottolinea le festività,
scandisce i ritmi stagionali della natura
e porta gioia al lavoro del contadino, del
barcaiolo, del cammelliere. È una musica
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lontana dalla nostra tradizione occidentale, che ha tuttavia anche per noi un fascino coinvolgente e misterioso.
Anche l’arte della danza in India ha le
sue radici nell’antichità, come dimostrano
sculture e dipinti i cui esempi risalgono
a 4000 anni fa. Un eminente musicologo
indiano, il primo, vissuto all’incirca tra
il primo e il secondo secolo dopo Cristo,
aveva riconosciuto nove sentimenti obbligatori per un musicista: amore; divertimento; pathos; rabbia; eroismo; terrore;
disgusto; meraviglia; serenità. Sono le
emozioni basilari di tutta l’estetica indiana, i navarasas. La musica colta moderna
indiana deriva direttamente da qui, e dai
Veda (scritti sacri indiani), dove ce ne erano accenni, tramite una tradizione che si
basava sulla trasmissione orale! Naturalmente anche qui c’è una casta che rappresenta i musicisti; questi vengono educati
da bambini, ma non per particolare disposizione, dai maestri, con un percorso che
oltre ad insegnare la tecnica, comprende
un completo sviluppo dell’individuo, dato
che sono studiate anche nozioni spirituali, morali e religiose. La tradizione cui si
riferisce la musica è decisamente opprimente per i musicisti, i quali hanno avuto
la possibilità di apportare ben poche modifiche, ma è grazie a questo fattore che la
musica che si continua a suonare è molto
molto simile a quella di parecchi secoli fa.
In quest’ottica la musica ha di per sé un
valore relativo: non è fatta per intrattenere semplicemente, ma per trasmettere;
durante il concerto il suonatore instaura
un contatto fortissimo col suo pubblico,
effettuando con esso profondi scambi spirituali.
Rajasthan e dintorni
Coloro che, qualche anno fa, hanno visto il
magnifico film di Tony Gatlif Latcho Drom
non ne hanno certo dimenticato le immagini iniziali: una distesa di sabbia, un albero e un gruppo di musicisti che suonano
per tutta la notte per festeggiare un matrimonio, così come si fa ancora solo in quei
paesi che sono divenuti la memoria viven-
Rivista – Marzo 2009
La
te del nostro passato, dove il tempo sembra sospeso,
riempito solo di musica. I Gitani del Rajasthan, musicisti nomadi, ci riportano proprio sulle strade del
nord-ovest dell’India, là dove affondano le autentiche radici dei gitani. Erano nomadi provenienti dal
deserto di Thar ed appartenevano a parecchie caste
come quella dei Sapera-kalbelya (incantatori di serpenti) o quella dei Langa (rinomati poeti). Vi erano
musicisti classici sufi e musulmani, cantastorie indù,
artisti di strada, tutti riuniti in un’unica fusione di
tutti i colori del Rajasthan, in un gran pot-pourri
musicale e visivo d’ispirazione circense. Il loro spettacolo è infatti un vero circo musicale, ma anche
una combinazione unica di culture: araba, indiana
e gitana, nella quale i musicisti danno il ritmo ad un
mondo incantato che comprende numeri di danza,
spettacoli di circo, giochi acrobatici col fuoco, nonché affascinanti giochi d’equilibrio e di destrezza.
Insomma, uno spettacolo da scoprire, con il quale i
Gitani del Rajasthan invitano a percorrere a ritroso,
insieme a loro, la strada delle carovane sull’onda dei
ritmi febbrili di una musica popolare che evoca il
fascino misterioso di una terra ricca e immaginaria.
Anche la musica che eseguono i Gitani del Rajasthan è misteriosa, tribale e d’origine vocale, vicina
al qawwali (la musica sacra pakistana) ma con un
idioma politeista inter-religioso.
Manganyar e Langa
La musica del Rajastan, grazie alla sua vicinanza al
Pakistan, subisce oggi un’accresciuta influenza del
qawwali e dei canti religiosi sufi, grazie soprattutto
alla notorietà e alla statura di artisti come Nusrat
Fateh Ali Khan. I Manganyar e i Langa, anch’essi
mussulmani, hanno quindi incluso nel loro repertorio i canti di devozione Qawwali. Modellando il gesto e lo sguardo meglio di chiunque altro, in una introduzione poetica (doha) sul tema del racconto amoroso e leggendario di Dhola Maru, il cantante piange
la separazione degli innamorati: “persino gli animali,
separati dal giorno, si ritrovano uniti dalla notte”. L’arte
dei Manganyar e dei Langa si pone fra tradizione
colta e popolare. I loro canti raccontano le leggende di un mondo ormai scomparso: racconti epici di
guerre, di nascite e matrimoni, o canti d’amore, ma
il loro repertorio è costituito soprattutto da poemi
mistici e canti devozionali dedicati a Krishna. Nella
trasmissione della loro arte essi hanno conservato le
vestigia di un’arte cavalleresca, religiosa e gestuale.
Questo è riscontrabile nella loro interpretazione dei
mota git, canti dalla forma elaborata, più classica e
tecnica, che comprendono una introduzione poetica
(doha) nella quale le voci si distendono in un vero
enunciato poetico, elevandosi sinuose e torride.
La danza Teratali
La musica e la danza, prima della nascita delle danze classiche, ruotavano intorno alle attività basilari
Rivista – Marzo 2009
La
della gente rurale e tribale, ne erano parte integrante. Musica e danza servivano ad esprimere emozioni
ed esperienze e anche ad elevare lo spirito. Vi erano danze di caccia, in cui si imitavano i movimenti
degli animali, e le canzoni ne imitavano i versi, per
accordare i riflessi del cacciatore alla preda. Oppure le danze di guerra utilizzavano molto i tamburi
per incitare e incoraggiare la vittoria, quasi come
un’esortazione psicologica.
Le comunità agricole (rajasthani) celebrano i ritmi
della vita quotidiana, il cambiamento delle stagioni,
i raccolti, le feste religiose, le nascite e i matrimoni
sempre al suono di musica.
E dove c’è musica c’è anche danza. Ci sono molte
forme di danza e teatro popolare, in cui si narrano le leggende di eroi, re e divinità locali. Persino
le arti marziali hanno influito sulla danza. Riconosciamo nella danza, in particolare alcuni gesti molto
decisi della danza Kathakali richiamano, in forma
stilizzata, l’arte marziale.
Da queste ricche tradizioni di danze popolari e tribali traggono origine le danze classiche dell’India,
che hanno poi affinato sempre più le proprie tecniche e ognuna di esse si è distinta per delle caratteristiche peculiari, proprie di quella danza. La danza
è sempre stata forma di devozione ed espressione
di emozione e sentimenti, nata da pulsioni religiose e basata soprattutto sulla ricca tradizione indù.
La danza indiana si manifesta in vari aspetti: movimenti del corpo eseguiti semplicemente per la loro
bellezza e grazia decorativa; espressione del viso e
gestualità codificata che intendono trasmettere un
significato o introdurre un tema; ancora espressioni del viso e movimenti delle mani, abbinati all’uso
delle parole che introducono elementi del dramma.
La danza è praticata in molti stili diversi dalle popolazioni del Rajasthan, sia come momento di festa,
sia per il culto politeista, fra cui Krishna è particolarmente venerato.
Il Teratali è una rappresentazione con canti e danze, eseguite dalle donne del Rajasthan, basate sugli episodi della vita di Krishna. Le due danzatrici, appartenenti alla casta dei Sapera (la casta degli incantatori di serpenti), eseguono una serie di
danze sedute, in cui fanno tintinnare ritmicamente
dei piccoli cimbali (mangira), di cui sono adornate. L’espressione corporea è affidata ai movimenti delle braccia e della parte superiore del corpo,
mentre l’espressione del viso, contrariamente alla
danza classica o popolare dell´India, resta in un certo modo distaccata e lontana, come a sottolineare il
carattere devozionale dei movimenti.
La danza è accompagnata da tabla, punji e sarangi
(violino del Rajasthan). È il suono del sitar, dei flauti e delle percussioni, il fruscio degli abiti di seta, il
bagliore dei gioielli, il tintinnio dei campanelli alle
caviglie, tutto concorre a farci vivere un’esperienza
profondamente toccante.
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Barolo Barbaresco & Friends 2009
resentate a Zurigo le nuove annate
Ha riscosso grande successo la presentazione della nuove
annate di Barolo (2006) Barbaresco (2007) e Roero, organizzata a Zurigo dalla Camera di Commercio italiana
per la Svizzera su incarico del Consorzio di tutela Barolo
Barbaresco Alba Langhe e Roero, in collaborazione con
Enoteca Regionale del Barolo e Strada del Barolo e Grandi Vini di Langa.
Nella sala affollatissima (foto 1, 2, 3, 4), per un intero pomeriggio produttori e importatori si sono incontrati, animando discussioni (foto 5) ai tavoli di degustazione.
Presenti anche i giornalisti, che, in una saletta separata
(foto 6), hanno potuto approfittare di una degustazione
guidata dal direttore del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero Claudio Salaris. Quest’ultimo,
con (da destra a sinistra nella foto 7) il console generale
di Zurigo, ministro Giovanni Maria Veltroni, il Segretario General della CCIS, Andrea G. Lotti e il consigliere
economico commerciale dell’Ambascia d’Italia in Berna,
Luca Attanasio, ha accolto gli intervenuti ai quali è stato
rivolto un indirizzo di saluto.
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Convivio
di Domenico Cosentino
Per la prima spremitura e per i 40 anni della DOC
Sulla Strada del Torcolato
e dei Vini di Breganze
Tra vigneti, cibo, arte, storia e cultura
La mattina del 10 gennaio, il viaggiatore
goloso si trovava ancora in casa di sua figlia
a Herrliberg, Svizzera. Aveva trascorso le
vacanze di Natale e ora si dilettava in casa
a fare il nonno a tempo pieno: accompagnava i nipoti a scuola, andava a fare la
spesa, ma, perlopiù, stava ai fornelli, cucinava! Anche quella mattina, come tutte le
mattine, è sceso in cucina ed ha incominciato a preparare la prima colazione per
tutta la famiglia: figlia, nipoti e genero. Ha
acceso la macchina del caffé, inserito la
spina del tostapane ed ha iniziato ad apparecchiare la tavola con i suoi tovaglioli
colorati, le tazze per il caffèlatte e i coltelli. Stava portando il burro e dello Yogurt
(naturale e alla frutta) a tavola ,quando
“suonò” il cellulare. Il viaggiatore goloso,
interrupe, mal volentieri, il suo puntiglio-
L’uva appesa
in solaio
da “torcolare”.
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so lavoro, prese il cellulare e rispose: “Sì,
sono Cosentino”. “Mi chiamo Alice Franceschi – rispose una voce femminile - e
le telefono per invitarla a Breganze il 18
gennaio dove si terrà la prima spremitura del grande Torcolato. Volevamo sapere
com’è la “sua agenda”, se volesse partecipare e dove inviarle il programma della
manifestazione”. Il viaggiatore goloso ha
ringraziato la signora Alice ed ha aggiunto che, trovandosi a Zurigo, non poteva
dare una risposta, così, “su due piedi”,
consigliandole d’inviare al suo indirizzo di
posta elettronica il programma dei lavori,
assicurando che, neve o alluvioni permettendo, avrebbe partecipato volentieri alla
“Prima del Torcolato” 2009. Poi, è tornato in cucina ed ha ripreso il suo lavoro là
dove lo aveva interrotto
La mattina del 10 gennaio, il viaggiatore goloso
si trovava ancora in casa
di sua figlia a Herrliberg,
Svizzera. Aveva trascorso
le vacanze di Natale e ora
si dilettava in casa a fare
il nonno a tempo pieno:
accompagnava i nipoti a
scuola, andava a fare la
spesa, ma, perlopiù, stava
ai fornelli, cucinava! Anche quella mattina, come
tutte le mattine, è sceso in
cucina ed ha incominciato a preparare la prima colazione per tutta la famiglia: figlia, nipoti e genero. Ha acceso la macchina del caffé,
inserito la spina del tostapane ed ha iniziato
ad apparecchiare la tavola con i suoi tovaglioli
colorati, le tazze per il caffèlatte e i coltelli.
Stava portando il burro e dello Yogurt (naturale e alla frutta) a tavola ,quando “suonò” il
cellulare. Il viaggiatore goloso, interrupe, mal
volentieri, il suo puntiglioso lavoro, prese il
cellulare e rispose: “Sì, sono Cosentino”. “Mi
chiamo Alice Franceschi – rispose una voce
femminile - e le telefono per invitarla a Breganze il 18 gennaio dove si terrà la prima spremitura del grande Torcolato. Volevamo sapere
com’è la “sua agenda”, se volesse partecipare
e dove inviarle il programma della manifestazione”. Il viaggiatore goloso ha ringraziato la
signora Alice ed ha aggiunto che, trovandosi
a Zurigo, non poteva dare una risposta, così,
“su due piedi”, consigliandole d’inviare al suo
indirizzo di posta elettronica il programma dei
lavori, assicurando che, neve o alluvioni permettendo, avrebbe partecipato volentieri alla
“Prima del Torcolato” 2009. Poi, è tornato in
cucina ed ha ripreso il suo lavoro là dove lo
aveva interrotto.
Sulla strada del Torcolato
L’invito ufficiale alla “Prima del Torcolato”
2009 con tanto di programma allegato, il viaggiatore goloso l’ha trovato nella sua posta elet-
Rivista – Marzo 2009
La
tronica: “Decidesse di venire a Breganze, sig
Casentino, le volevo ricordare che l’Hotel Pedrocchi, dove alloggerà, si trova a San Giorgio
di Perlena, sulla Strada del Torcolato. L’hotel è
facilmente raggiungibile dalle uscite autostradali di Dueville. Dovrà proseguire per Sandrigo, raggiungere Breganze e da lì, salire per San
Giorgio di Perlena. Desidero ricordarLe, inoltre,
che sabato 17, per i giornalisti e per tutti gli
altri ospiti sarà servita una cena nella sala ristorante dell’hotel, con inizio alle ore 20.30. La
prego di confermare la sua presenza e di essere
puntuale. Un caro saluto e buona permanenza
a Breganze”. Così aveva scritto, firmandosi, la
cara Alice Franceschi. E il viaggiatore goloso,
dopo aver confermato la sua presenza, quel
sabato mattina del 17 gennaio, viste le buone
previsioni meteorologiche, dal porticciolo di
Meilen, situato sulla sponda sinistra del lago,
s’è imbarcato su una nave traghetto, ha attraversato il lago, ed è sbarcato a Horgen, sulla
sponda destra del lago. Da lì ha imboccato
la strada per Lucerna, direzione Gottardo, e,
in meno di tre ore, dopo aver attraversato la
“deserta”dogana di Chiasso, è giunto a Milano e si è immesso sull’autostrada A4 che porta
a Venezia. A Vicenza Ovest, ha lasciato l’autostrada, ha percorso alcuni chilometri della
Valdastico ed è uscito a Dueville, come aveva
suggerito Alice. E da qui, da questo percorso
chiamato “La Strada del Torcolato e dei vini di
Breganze”, che abbraccia 13 comuni, e che si
sviluppa nella fascia pedamontana vicentina
compresa tra le verdi vallate dei fiumi Astico e
Brenta, il viaggiatore goloso ha puntato verso
Breganze che è il centro geografico di questa
area. Procedendo pacificamente e salendo, fra
una curva e l’altra, verso San Giorgio di Perlena, al viaggiatore goloso s’imprimano negli
occhi la formidabile impressione di queste
pendici coltivate e ricoperte di vigne da cime a
fondo. Sono i vigneti della zona DOC Breganze che si distendono ai piedi del versante Sud
dell’Altopiano. Di nuovo il viaggiatore goloso
si dichiara fortunato di essere stato invitato alla
festa del Torcolato e di viaggiare tra questi vigneti che è impossibile descrivere per quanto
sono belli e ben curati. Il pomeriggio, ormai,
stava morendo. E quando il viaggiatore goloso
è entrato a San Giorgio di Perlena ed ha parcheggiato, di fronte all’albergo Pedrocchi, le
ombre della notte erano scese sul paese e tutti
i lampioni erano ormai accesi. Il viaggiatore
goloso, avrebbe dormito, in una stanza con vista sull’ Altipiano d’Asiago.
Baccalà, Polenta, Vespaiolo e Torcolato
Il viaggiatore goloso è entrato nella sala da
pranzo proprio – come usa dire da queste
parti- sul “fil della Polenta”: quando la cena
stava per essere servita. C’erano i giornalisti,
gli ospiti, alcuni produttori del Consorzio dei
vini e c’era Alice Franceschi, elegante nel suo
abito griffato che, salutato il viaggiatore golo-
Rivista – Marzo 2009
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so, gli ha messo nella mano destra una coppa di “Vespaiolo Spumante Classico Extradry
DOC “, Azienda Agricola Beato Bartolomeo
di Breganze. Lo ha accompagnato fino al tavolo e lo ha fatto accomodare accanto a un
simpatico giovane signore, il quale si è subito
presentato con nome cognome, dichiarando
anche la sua professione: “Mi chiamo Giuseppe Sartori e sono il Responsabile Commerciale
della Cantina Beato Bartolomeo da Breganze.
So che ha fatto un lungo viaggio, che viene da
Zurigo, Sig. Cosentino. Maggiormente volevo
ringraziarla per la sua presenza alla Prima del
Torcolato – disse il Sig. Sartori – anche lui elegantissimo, nel suo completo firmato da uno di
quei stilisti che hanno reso famosa l’alta moda
italiana nel mondo. L’aperitivo è stato offerto
dalla nostra Cantina. È uno Spumante Classico
prodotto da uve autoctone 100% varietà Vespaiola. Lo ha già assaggiato? Volevo sentire la
sua opinione !”. Il viaggiatore goloso volse lo
sguardo verso la coppa di spumante che sembrava dicesse “bevimi!”, notò il fine perlage,
le bollicine che salivano lentamente dal basso
verso la superficie del vino, osservò, con molta
attenzione il colore giallo paglierino tenue con
riflessi verdolini, portò la coppa al naso e annusò: un profumo intenso, fruttato con sentori
di agrumi invase le narici del goloso. Poi portò
la coppa alla bocca, bevve alcuni sorsi e trovò
che al palato il vino era fresco, piacevolmente
equilibrato. “Ottimo vino – disse il viaggiatore goloso – rivolgendosi al sig. Sartori, facendogli i complimenti. “E questo è solo l’iniziorispose con una certa soddisfazione il signor
Sartori - sentirà gli altri vini, bianchi e rossi: il
Vespaiolo Superiore, lo Chardonnay, il Pinot
Grigio, il Marzemino, il Merlot, il Cabarnet, il
Pinot Nero e naturalmente il Torcolato, che è
il “fiore all’occhiello” di tutti i produttori della
Breganza DOC, questo vino passito, ottenuto
dalla spremitura delle migliori uve di vespaiolo
lasciate appassire. La Cantina Beato Bartolomeo – continuò Giuseppe - fondata nel lontano 1950, quando 121 viticoltori della zona di
Breganze si sono riuniti, mettendo insieme il
loro lavoro e la grande passione per la vite che
li accomuna, oggi è una realtà produttiva con
Il viaggiatore
goloso con
Giuseppe Sartori.
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Piazza Mazzini a Berganze:
cerimonia per la prima spremitura del Torcolato.
circa 1000 soci che costituiscono il grande patrimonio di
questa azienda che raccoglie l’80% della produzione vinicola dell’area pedamontana”. E i vini arrivarono – tutti
eccellenti - uno dietro l’altro, serviti e abbinati ad ogni
portata del menù degustazione che lo Chef del Ristorante
Pedrocchi aveva preparato. E a dimostrazione che questo
lembo di terra vicentina, oltre ai grandi vini, ha anche
una eccellente e saporita cucina molto legata al territorio,
ecco arrivare a tavola – quali antipasti– il Baccalà alla vicentina con una polentina tenera da mangiare al cucchiaio, la soppressa de casa con giardiniera, seguiti dai primi
piatti: il risotto allo zafferano con porro e morlacco del
grappa e i maccheroncini al torchio con broccolo fiolaro
e pancetta. Il viaggiatore goloso ha ancora mangiato la
tagliata di manzo con patate al forno e chiuso con il dessert: un Soufflè di ricotta con salsa torcolato. Soddisfatto
per aver mangiato e bevuto dare, ha preso commiato e si
è ritirato nella sua stanza in attesa del sonno.
Ma la pioggia potrebbe guastare la festa
Il viaggiatore goloso si svegliò con il rumore continuo delle gocce che picchiettavano sul tetto: pioveva e le gronde
riversavano cateratte sulle mattonelle del terrazzo. Poi si
è alzato ed è andato ad aprire le tapparelle. Ha guardato
il cielo, diffidente. Si stavano addensando nuvole scurissime ed era salita la nebbia. Per un attimo ha pensato
alla grande festa in piazza: alla sfilata dei componenti
della Magnifica Fraglia del Torcolato e all’arrivo dei carri
d’uva dei viticoltori, alle attività folcloristiche collaterali;
alla Spremitura pubblica del Primo Torcolato che, di solito avviene grazie ad un antico torchio completamente
restaurato posto al centro di piazza Mazzini gremita da
una folla che leva al cielo centinaia di calici tutti colmi di dolcissimo mosto Torcolato appena spremuto. Tutto poteva essere compromesso a causa della pioggia! Il
viaggiatore goloso rifletté ancora alcuni secondi sul da
farsi, poi è andato nel bagno a sbarbarsi e ad occuparsi
dell’estetica. Sbarbato e ripulito, è sceso al piano terra
con l’intenzione di fare una buona prima colazione. Con
delusione il viaggiatore goloso ha dovuto constatare che
la prima colazione come lui intendeva, non è possibile
ottenerla in un Hotel a due stelle situato in una cittadina
di campagna, che pur essendo un luogo dove cordialità e
buona cucina, offriva quella che in gergo si chiama una
prima colazione all’italiana. Sbrigata in pochi minuti la
‘pratica’ mattutina con cappuccino e pane biscottato è
uscito all’aria aperta.
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Prima attorcigliato, poi torchiato per bene
Anche se i festeggiamenti per il 40esimo anniversario della DOC e per “Breganze Città del Vino” erano previsti
nel pomeriggio, per i rappresentanti della stampa, il programma iniziava già la mattina alle 10.30, con un convegno “Breganze: piccola DOC dal grande Fermento”. Il
viaggiatore goloso ha guardato il suo orologio, era ancora
presto, si è messo al volante della sua auto ed ha raggiunto
Breganze, importante centro vitivinicolo con il suo centro
storico ricco di colombare, edifici medievali caratterizzati
da torrioni, che dal 1330 presero la funzione militare per
essere adibiti a uso abitativo nella parte inferiore e all’allevamento dei colombi in quella superiore. Il viaggiatore
goloso ha parcheggiato a due passi di piazza Mazzini. A
piedi è andato a visitare la duecentesca Chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria Assunta, affiancata dallo splendido e altissimo, snello campanile. Il viaggiatore goloso
non ha il tempo di descrivere, nei particolari, la chiesa.
Deve “correre” al convegno, presso la Cantina Beato Bartolomeo, duranti il quale, i soci della DOC (oggi sono 17)
hanno tracciato le linee direttive che contrassegneranno il
futuro del Consorzio. La giornata del viaggiatore goloso è
proseguita con la sua partecipazione al pranzo collettivo,
di produttori e giornalisti, presso la Cantina Maculan. A
tavola, tra una moltitudine d’invitati, il viaggiatore goloso
ha avuto il tempo solo di mangiare l’antipasto: Lonzino di
maiale affumicato con radicchio di Treviso al Torcolato e il
risotto con zucca e Asiago. E non ha bevuto nulla. Anche
se ha tavola era presente una Carta dei Vini, contenente
trenta vini di Breganze DOC, bianchi e rossi. Il viaggiatore goloso ha lasciato la sala da pranzo, è uscito ed è andato all’appuntamento fissatogli, la sera prima, da Giuseppe
Sartori. Gli avrebbe raccontato del Torcolato.“Il nome del
nostro vino- iniziò a raccontare Giuseppe –tramandatoci
dalla tradizione veneta, sembra addirittura essere un caso
esemplare. Difatti, caro Domenico, il Torcolato è un vino
ottenuto da uve messe ad appassire “intercorlandole”, attorcigliandole a degli spaghi appesi alle travi di asciutte e
ventilate soffitte di tipiche case di collina. Uve, poi “torcolate”, pressate delicatamente, da cui si ottiene un mosto
- almeno il nostro - dal colore: giallo, brillante dorato. La
varietà dell’uva è la vespaiola, quel vitigno autoctono della DOC Breganze che, una volta matura, a causa del suo
profumo, è particolarmente gradita dalle vespe. Da qui il
nome vespaiola, che deve essere tutta particolare per la
produzione del Torcolato, poiché le uve sono sottoposte
a trattamento speciale. Vengono raccolte a maturazione
completata, naturalmente. E devono essere belle e sane:
un solo acino in cattive condizioni potrebbe contagiare
quelli vicini. Il pericolo maggiore sta nel marciume e nelle muffe “non nobili”, guai provocati da un andamento
climatico pessimo, specie nel periodo più vicino alla vendemmia. Il vino torcolato ha una resa molto bassa, appena
25, 30 litri ogni cento chili d’uva, che una volta torcolata,
si avvia una fermentazione lentissima. A questo punto il
vino è pronto per il momento successivo: l’affinamento
nella piccola botte di rovere. Il soggiorno del Torcolato in
barrique ha durata variabile, mai, comunque, meno di un
anno. Dopo l’imbottigliamento passano ancora sei mesi
prima che il vino esca dalla cantina; giustamente gli si
concede il tempo di ricomporsi, di stabilizzarsi”. Giuseppe
ha finito di raccontare. Ha stappato una bottiglia di Torcolato. Ha riempito due bicchieri ed ha brindato con il
viaggiatore goloso. Fuori, in piazza Mazzini, nonostante
Rivista – Marzo 2009
La
LA RICETTA
SOUFFLÈ DI RICOTTA CON
SALSA DI TORCOLATO
Ingredienti per sei soufflé:
250 gr di ricotta, 4 tuorli , 4 albumi montati
a neve, una bustina di zucchero vanigliato,
80 gr di zucchero, ½ buccia d’arancia grattugiata, ½ buccia di limone grattugiata, un
cucchiaio di uvetta,
un pizzico di sale.
Per la salsa al Torcolato:
3 dl di succo d’arancia, 80 gr di zucchero,
3 cl. di Spumante Classico italiano, 4 cl. di
Torcolato, 50 gr di burro.
Come lo preparo: Monto i tuorli con lo zucchero, aggiungo la ricotta con lo zucchero
vanigliato, il sale, la buccia d’arancia, del
limone e l’uvetta tritata. Monto gli albumi a
neve e li incorporo alla ricotta. Riempio 6
stampini e passo al forno, a bagnomaria, per
circa venticinque minuti ad una temperatura
di 250 gradi. Li sforno su un piatto. Per la
salsa, faccio ridurre il succo d’arancia, lo spumante e il vino torcolato fino a un quarto del
volume. Incorporo il burro a freddo aiutandomi con un frullatore. Sistemo i miei soufflè su
ogni singolo piatto da dessert, guarnisco con
la salsa al torcolato e porto a tavola.
Per il Vino, inutile dire che il Torcolato dal
profumo ricco e intenso, con sentori di miele,
mandorle dolci e albicocche secche e dal sapore dolce e pieno, di buon corpo e di grande
equilibrio fra acidità e zuccheri, è l’abbinamento perfetto.
Rivista – Marzo 2009
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
la pioggia, la nebbia e il freddo, la festa per la
“Prima del Torcolato” era iniziata. I carri carichi
d’uva passita arrivavano e sfilavano fra due ali di
pubblico festoso. I grappoli di Vespaiolo, dopo
l’appassimento di due mesi, venivano “torchiati”,
spremuti secondo la tradizione con un torchio degli anni trenta completamente restaurato. Centinaia di calici si levavano al cielo: tutti colmi del
dolcissimo torcolato appena spremuto. E mentre il
Popolo di Breganze brindava in allegria, sul palco
della festa, il Poeta recitava: “Se nei congressi a Le
Nazioni Unite i sagiozasse un quartin de “Torcolato”, tante busìe non sarie più dite e assà più onore
se farìa ogni Stato: un imbriago te sa dire ‘l vero,
mentre un ministro non l’è mai sincero”.
Viva Italia
Cucina tradizionale!
Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre
specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare.
Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un
servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate
secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e
con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze
a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fatta
in casa e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie
del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini
selezionati da tutte le regioni italiane.
«Buon appetito!»
Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla
sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»!
Nei 16 Ristoranti MOLINO in Svizzera,
Lei è un’ospite sempre gradito durante tutti
i 365 giorni dell’anno:
MOLINO Berna
Waisenhausplatz 13
3011 Berna
Telefono 031/ 311 21 71
MOLINO Uster
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8610 Uster
Telefono 044 / 940 18 48
MOLINO Dietikon
Badenerstrasse 21
8953 Dietikon
Telefono 044 / 740 14 18
MOLINO Wallisellen
Glattzentrum
8304 Wallisellen
Telefono 044 / 830 65 36
MOLINO Friborgo
93, rue de Lausanne
1700 Friborgo
Telefono 026 / 322 30 65
MOLINO Winterthur
Marktgasse 45
8400 Winterthur
Telefono 052 / 213 02 27
MOLINO Ginevra
Place du Molard 7
1204 Ginevra
Telefono 022 / 307 99 88
MOLINO Zurigo
Limmatquai 16
8001 Zurigo
Telefono 044 / 261 01 17
MOLINO Ginevra
Centre La Praille
1227 Carouge
Telefono 022 / 307 84 44
MOLINO Zurigo
Stauffacherstrasse 31
8004 Zurigo
Telefono 044 / 240 20 40
LE LACUSTRE Ginevra
Quai Général-Guisan 5
1204 Ginevra
Telefono 022 / 317 40 00
FRASCATI Zurigo
Bellerivestrasse 2
8008 Zurigo
Telefono 043 / 443 06 06
MOLINO Montreux
Place du Marché 6
1820 Montreux
Telefono 021/ 965 13 34
SEILERHAUS
MOLINO Zermatt
Bahnhofstrasse 52
3920 Zermatt
Telefono 027 / 966 81 81
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9000 S. Gallo
Telefono 071/ 223 45 03
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1226 Thônex
Telefono 022 / 860 88 88
La
75
www.molino.ch
Motociclette e scooter
Made in Italy:
grandi movimenti in Svizzera
La nuova squadra Aprilia
è pronta per la stagione
Dall’inizio dell’anno, OFRAG Vertriebsgesellschaft è il nuovo importatore del marchio
Aprilia in Svizzera. L’ampliamento dell’attività, molto legato all’accesso nel settore dei
motocicli, ha indotto l’azienda ad aumentare
l’effettivo del personale.
Professionalità, esperienza, competenze e conoscenze professionali sono i criteri che hanno portato al reclutamento dei nuovi collaboratori. Da marzo 2009 Moreno Stiz è il nuovo
Sales Manager d’Aprilia. Un esperto inconte-
Primatista Mondiale
importatori Gruppo Piaggio
A Montecarlo, alla Piaggio Dealer Convention di fine gennaio scorso, davanti a più di
sessanta rappresentanti d’Europa, Africa e Medio Oriente del Gruppo Piaggio, l’importatore
svizzero ha ricevuto l’ambito riconoscimento
di Primatista Mondiale importatori Gruppo
Piaggio. Oltre che per le cifre d’affari, il pre-
Mohag: Moto Morini,
Malaguti e Husqvarna
da Zurigo
Dopo la separazione da Aprilia, la MOHAG
Motorfahrzeug-Handels AG di Zurigo, ha rinnovato l’organizzazione all’interno del Gruppo. Oltre alla distribuzione delle motociclette Moto Guzzi e la linea di abbigliamento di
protezione per motociclisti Alpinestars, dal 1°
febbraio 2009 ha rilevato dalla propria filiale
Mosport SA di Manno la distribuzione delle
motociclette Moto Morini e degli scooter Ma-
76
stato, per 16 anni ha gestito il reparto Vendita
e Marketing di marchio Aprilia per la Mohag,
poi quale Capo d’impresa della Irmscher Suisse SA a Glattbrugg.
Collaboratore esterno di Aprilia per la regione
della Svizzera francese e centrale è René Kurz,
nuovo collaboratore della OFRAG e ben conosciuto nel settore per essere stato per molti
anni responsabile del marchio Triumph.
Per quanto riguarda l’officina, il nuovo responsabile è Fridolin Ender, esperto conoscitore delle motociclette made in Italy.
Nella foto:
Moreno Stiz con il “vostro” durante una sessione dinamica in circuito (Aprilia 1000 Nera).
mio è stato riconosciuto per i criteri
di assistenza alla
clientela, il servizio
ricambi e le prestazioni del reparto
post-vendita.
Nella foto: HansPeter Rieder, direttore della OFRAG,
con uno dei modelli Piaggio più richiesti e, nel riquadro, con
il campione del mondo Simoncelli
laguti. La grande novità è Husqvarna - Dal 1°
febbraio l’azienda di Zurigo ha rilevato anche
l’attività di importazione e distribuzione in
Svizzera delle moto Husqvarna, fabbricate in
Italia vicino a Varese. Il Marchio, appartienee
alla BMW dal 2007. Mohag è forte di oltre 40
anni d’esperienza nell’importazione e distribuzione di moto e scooter, e intende portare
il Marchio ricco di tradizione (la prima moto
fabbricata da Husqvarna risale al 1903 e ne fa
il secondo costruttore più vecchio) ai vertici.
Husqvarna, con le sue enduro, era già negli
anni 70/80 “Top of the World”. Marco Biondi,
responsabile marketing, ha dichiarato realistico, con il nuovo portafoglio, il mantenimento
dei volumi.
Nella foto: la Husqvarna Supermotard 510R.
Rivista – Marzo 2009
La
Motori
di Graziano Guerra
Nuova Delta 1.4 Turbo-Jet 16V Oro
Originale nelle forme e nel concetto
Raffinata, a trazione anteriore, maneggevole e precisa. È destinata a chi ama distinguersi,
con il posteriore elegante, la calandra cromata e imponente, e i fari sorridenti dal taglio filante. Ottimo l’isolamento acustico. In test il modello 1.4 Turbo-Jet 16V allestimento Oro
Nuova Delta offre spazio più che a sufficienza, a passeggeri e bagagli, in un ambiente da
volo in business class. Tradizionale la cura
delle rifiniture, sia all’interno sia all’esterno,
come pure per i materiali di qualità. Numerosi portaoggetti facilitano la vita a bordo. I
comandi si trovano d’istinto. I sedili anteriori potrebbero sostenere meglio lateralmente,
ma la cosa non è grave. Il divano posteriore
scorrevole con schienale reclinabile (fino
a 25°) - è l’unica berlina 2 volumi ad offrirlo - permette di aumentare lo spazioso vano
baule (da 380 a 465 litri). Utile anche il doppio fondo (opzione da 190.-) che permette di
equilibrare la soglia di carico. L’allestimento
Oro offre di serie dei sensori che aiutano nelle
manovre di parcheggio. Altra bella particolarità ottenibile sulla Delta, però in opzione, è
il sistema “Driving Advisor”, importante contenuto di sicurezza preventiva che avvisa il
guidatore dell’avvicinamento involontario al
bordo della corsia. Attivo ad una velocità tra
65 e 135 Km/h, il sistema invia una coppia
al volante (4 Nm su striscia continua, 2 Nm
su linea tratteggiata) attirando in questo modo
l’attenzione del guidatore che ha superato la
linea di demarcazione. Il Blue & Me (opzione da CHF 1’300) consente di utilizzare un
navigatore satellitare a comando vocale, e di
telefonare utilizzando il collegamento bluetooth. Il parsimonioso 1.4 turbo-jet, idealmente
accoppiato ad un cambio a sei marce di faDATI TECNICI
5 porte, 5 posti
Motore: 4 cilindri in linea, anteriore trasversale.
Livello ecologico: Euro 4
Diametro di sterzata fra marciapiedi (m): 10,6
(con pneumatici 16”/ 17”)
Dimensioni (mm): Passo 2700; carreggiata anteriore/posteriore
1538/1531; lunghezza/larghezza 4520/1797; h a vuoto 1499.
Capacità serbatoio combustibile: 58 litri
Pesi (kg): in ordine di marcia DIN: 1320; max rimorchiabile 1300
Consumi (l/100 km): Urbano/ extra-urbano/combinato: 9,2/5,7/7,0
Emissioni di CO2 (g/km): 165
Prezzo base di listino: CHF 35’890.–
Rivista – Marzo 2009
La
cile innesto, è in grado di erogare 150 CV di
potenza massima, ottenuta a 5500 giri/minuti, con una potenza di coppia massima pari a
206 Nm già in gran parte disponibile a 1750
giri/minuto. Elevata è, quindi, l’elasticità di
marcia, con ridotto uso del cambio, se si vuole una guida piacevole e rilassata, ma basta
spingere sull’acceleratore per avere una risposta grintosa. A questo contribuisce la ridotta
inerzia del turbocompressore, che consente
di ottenere le massime prestazioni al comando dell’acceleratore, senza i fastidiosi ritardi
tipici di questo genere di motori. Il sistema
computerizzato di controllo del motore gestisce tutte le funzioni tramite sofisticati algoritmi di calcolo. Il comando dell’acceleratore è
“drive-by-wire”, senza collegamento meccanico, cosicché il guidatore può ottenere dal
motore la risposta che desidera, tranquilla o
sportiva, sempre con la massima efficienza
energetica. La famiglia dei motori 1.4 Turbo
Jet applica l’adozione di un turbocompressore
di nuova generazione, abbinato ad un motore
di cilindrata ridotta, che consente prestazioni spesso superiori a propulsori di cilindrata
maggiore, ma con consumi ed emissioni inferiori. Alla voce sicurezza (da rammentare che
Nuova Delta ha ottenuto il massimo dei voti
nel crash-test EuroNCAP) troviamo 6 airbag
(anteriori, window-bag e bag laterali, tutti di
serie), cinture a tre punti con pretensionatori e
limitatori di carico. La bella macchina italiana
si avvale dei più sofisticati sistemi elettronici
di controllo del comportamento dinamico del
veicolo, quali l’ABS completo di EBD, oltre
all’evoluzione del sistema ESP (denominato
Absolute Handling System) e dello “ sterzo
elettronico attivo” (DST).
77
Automotonews
a cura di Graziano Guerra
5 - 15 marzo 2009
79ma edizione del Salone Internazionale
dell’Automobile di Ginevra
Sono più di 85 le prime mondiali o europee
annunciate alla grande vetrina di Ginevra,
che, alzato il sipario giovedì 5 marzo, lo abbasserà dieci giorni dopo, domenica 15. Tutte
le maggiori Case automobilistiche del mondo
sono presenti. Autovetture da Europa, America
e Asia, ma anche tante novità per quanto concerne attrezzature per garagisti, utensili, accessori, sistemi di navigazione, praticamente tutto il mondo dell’automobile. Quest’anno con
una nota verde in più: il particolare “Padiglione
Verde”, interamente dedicato agli autoveicoli
con motore a impatto ambientale zero. Questa
esposizione dedicata alle tecnologie di domani
è allestita nella halle 3, in bella mostra mezzi
a propulsione elettrica come pure altre alternative dedicate alla riduzione delle emissioni
nocive. L’edizione del Salone numero 79, ha in
serbo altre novità, ad esempio la possibilità di
seguire il Salone in TV su internet (www.salonauto.tv), dal 2 al 16 marzo ogni giorno dalle
10.00. Inoltre, sempre restando “online”, la
possibilità di acquistare il biglietto ferroviario
e d’ingresso abbinato in un’unica combinazione, che evita lungaggini alla cassa. Come tradizione le FFS organizzano treni speciali.
Orari di apertura
Lunedì – Venerdì 10.00 – 20.00
Sabato – Domenica 09.00 - 19.00
Prezzi d’entrata
Adulti: CHF 14.Ragazzi 6 - 16 anni e pensionati: CHF 8.Gruppi (più di 20 persone con accompagnatore): CHF 9.- /persona
Il fascino degli stand del made in Italy
78
Abarth - Ispirato sempre al mondo delle corse, l’originale stand allestito al Salone di Ginevra ospita automobili di serie, kit prestazionali e vetture da gara. Protagoniste dell’area
espositiva sono ovviamente la Abarth 500
“esseesse” e la Abarth 500 Assetto Corse che
“corrono” su una pedana rivestita con una
speciale resina che evoca il mito delle gare.
La particolare pista irrompe nello stand facendo letteralmente “esplodere” il muro che
lo delimita, mentre proprio dietro alle due
vetture, uno schermo led mostra una soggettiva di un circuito con i cordoli che sfilano via
dalle ruote stridenti delle Abarth: è il mondo
delle sfide sportive e del rombo dei motori.
Del resto, proprio dalle competizioni il marchio attinge tecnologie e valori del mondo
racing per poi trasferirli sulla produzione di
vetture stradali e kit di trasformazione. Stessa
filosofia anche per la terza vettura esposta a
Ginevra: una particolare Abarth Grande Punto “SuperSport”.
Alfa Romeo - Anteprime mondiali e vetture di attuale produzione si alternano in uno stand
di forte impatto scenografico.
Fari puntati sulla MiTo GTA
Concept, espressione di una
filosofia che affonda le radici
nel glorioso mondo AR delle
competizioni e si proietta nel
futuro quale capostipite di una
nuova generazione di vetture
sportive. L’area è dominata da
materiali preziosi - il laccato
lucido, la pelle, l’acciaio e le
pareti specchiate – che rifletto-
no gli interni delle vetture esposte. E sui pavimenti di materiali diversi - diverse tonalità
di nero e inserti di acciaio- svettano i modelli MiTo, Brera e 159 (berlina e Sportwagon)
mentre due esemplari di 8C Competizione e
Spider sono sistemati su pedane di vetro retrolaccato nero e inserti di una speciale resina
che evoca l’idea della gara.
Da segnalare, i nuovissimi motori che anticipano la normativa Euro 5: il 1750 Turbo Benzina da 200 CV e il 2.0 JTDM da 170 CV, che
alcune di queste vetture montano. Incastonate
nella quinta scenografica, nicchie illuminate
custodiscono accessori e oggetti dello Store
Alfa Romeo.
Rivista – Marzo 2009
La
Fiat - Caratterizzato da un’isola sopraelevata centrale, lo stand Fiat riprende il concetto
del “giardino tecnologico fuori scala”: natura
e tecnologia, ecologia e divertimento sono i
valori alla base del progetto. Ispirato al rigore
geometrico del tradizionale “Giardino all’Italiana”, ha il suo massimo fulcro attrattivo in
un’enorme voliera. Il volume semitrasparente dedicato a merchandising, area lounge ed
uffici, offre un punto di vista sopraelevato e
privilegiato dal quale poter ammirare l’intero
stand. In questa suggestiva scenografia i visi-
tatori scoprono un mondo ricco di emozioni,
fantasia e stile: il tutto all’insegna dell’innovazione tecnologica, del “Made in Italy” e del
rispetto ambientale. Protagonista assoluta dello stand è la nuova Fiat 500C, l’originale versione cabriolet che proprio a Ginevra debutta
in anteprima mondiale. Ma grande risalto è
dato anche all’impegno di Fiat Automobiles
nel campo della tutela dell’ambiente e della
mobilità sostenibile, un impegno che costituisce per il brand una direttrice fondamentale
nello sviluppo dei suoi modelli.
Lancia - Stand di grande fascino stilistico,
ispirato a uno showroom d’Alta Moda, dove
il colore nero contrasta con la purezza del
bianco e l’eleganza dell’argento. Allo stesso
modo, gli arredi ed i materiali impiegati riflettono la cura e la qualità artigianale degli interni dei modelli Lancia. Studiata per accogliere
pubblico in modo elegante e coinvolgente,
l’area espositiva consente di ammirare le ultime novità e, al tempo stesso, di “vivere” le
emozioni dell’universo Lancia. Riflettori puntati sulla nuova Delta Executive - in anteprima
mondiale - con il potente 1.8 Di TurboJet da
200 CV Euro 5, abbinato a un nuovo cambio
automatico a 6 marce. E sull’originale Delta
Hardblack, intrigante show-car dalla carrozzeria Nero Lava. Anteprima internazionale
per Ypsilon Versus. Lancia arricchisce il suo
lato “verde” presentando in anteprima mondiale una gamma a doppia alimentazione:
GPL e benzina. Denominata “Ecochic”, l’offerta include i modelli Musa e Ypsilon con
motore 1.4 bifuel da 77 CV. Lancia celebra
l’importante product placement nel film “Angeli e Demoni”, seguito del grande successo
“Il Codice da Vinci”, con una serie limitata di
Ypsilon, Musa e Delta.
In anteprima mondiale a Ginevra
La Cinquecento C: Una finestra sul cielo
La cabriolet della categoria delle city-car adotta
l’innovativo sistema “Start&Stop
Al Salone Internazionale dell’automobile di Ginevra debutta in anteprima mondiale la Fiat 500C, che sarà
Rivista – Marzo 2009
La
dalla primavera prossima sui mercati
in tutta Europa. L’originale versione
cabriolet rende omaggio alla “scoperta” del 1957, ma propone soluzioni
d’avanguardia, nella meccanica, nei
motori e nel benessere a bordo.
Il tutto secondo la più autentica tradizione Fiat che “democratizza” l’accesso a contenuti e tecnologie mai
in precedenza offerte in questo segmento.
La nuova conserva le stesse dimensioni del modello base (lunga 355
centimetri è larga 165 cm e alta 149)
e condivide tutti e tre i propulsori: il
turbodiesel 1.3 Multijet da 75 CV ab-
binato ad un cambio meccanico a 5
marce e i due benzina 1.2 da 69 CV
e 1.4 da 100 CV, entrambi disponibili
con cambio meccanico o robotizzato
Dualogic.
L’impegno di Fiat Automobiles nel
campo della mobilità sostenibile
è marcato dall’innovativo sistema
“Start&Stop”, dispositivo che gestisce
lo spegnimento temporaneo del motore, infatti, quando ci si ferma e si
mette in folle, lasciando la frizione il
motore si spegne, per ripartire è sufficiente reinserire la marcia. I
cinematismi molto raffinati del movimento dell’innovativa capote scorrevole, a comando elettrico, le rifiniture
e la cura (dal lunotto in vetro al terzo
stop incorporato nella capote stessa),
fanno della 500 C un oggetto molto
ricercato. 3 le colorazioni (avorio,
rosso e nero) con la capote abbinata
a numerose tinte di carrozzeria, due
create ad hoc per lei.
79
Starbene
Tornano i rimedi
della nonna per la bellezza
e la salute
Di fronte alla crisi o più semplicemente per la voglia di recuperare uno stile di vita più naturale
tornano i rimedi della nonna per
la cura della bellezza, della salute, dell’alimentazione e della
casa. L’iniziativa è delle imprenditrici agricole della Coldiretti
che, per far fronte al crescente
interesse, hanno raccolto per la
prima volta e per beneficenza
questi preziosi segreti custoditi
da secoli nelle campagne che consentono di
ridurre gli sprechi, risparmiare denaro e combattere l’inquinamento.
“Le antiche ricette per maschere di bellezza,
infusi e tisane salutari, ma anche i rimedi utili
per pulire la casa senza usare prodotti chimici, derivano tutte - sottolinea la Coldiretti - da
prodotti naturali, hanno mille varianti, sono
economiche e sono semplicemente alla portata di tutti”. Ecco alcuni esempi:
Maschera d’emergenza: 1 cucchiaio di miele, 1 cucchiaio di latte fresco, 1 cucchiaino di
farina bianca. Ian posa sul viso per 15 minuti.
Risciacquare con acqua tiepida.
Maschera contro i punti neri: 1 pezzetto di
zucca gialla lessata, 1 cucchiaio di panna fresca. In posa sul viso per mezzora. Risciacquare con acqua tiepida.
Contro ansia
e depressione... meditate
La meditazione può contribuire a
risolvere i problemi di ansia cronica e di depressione. Sono ormai
numerosi gli studi pubblicati - recentemente riassunti da un editoriale di JAMA, la rivista dei medici americani -, che documentano
l’efficacia delle tecniche antistress e meditative per combattere
l’ipertensione, l’ischemia del miocardio, il dolore cronico, la malattia infiammatoria intestinale, le
80
Maschera per la pelle grassa: 1 cucchiaio di
miele e 1 cucchiaio di pomodoro fresco. In
posa sul viso per 20 minuti. Risciacquare con
acqua tiepida.
Maschera per pelle molto secca: burro di capra. In posa sul viso per 20 minuti. - Maschera
antirughe: 1 patata lessa, 1 cucchiaio di yogurt. In posa sul viso per 20 minuti. Risciacquare con acqua fresca oppure utilizzare 1
tuorlo d’uovo, la polpa di mezza mela.
Maschera per ridurre le occhiaie: 1 tuorlo,
1 cucchiaio di miele millefiori, 1 cucchiaio
d’olio di oliva, 1 cucchiaio di latte fresco. In
posa per 10 minuti. Risciacquare con acqua
tiepida alternata a fresca.
Lozione per detergere il viso: 1 tazzina di latte
fresco, delle foglie di menta. Intingere un batuffolo di cotone e passarlo piu’ volte su viso, labbra, collo. Ripassare con un batuffolo bagnato.
Balsamo per capelli: dopo averli lavati. Passare
sui capelli del latte fresco o della panna. Lasciare agire per 15 minuti. Nell’ultimo risciacquo aggiungere 1 cucchiaio di aceto.
Non mancano suggerimenti per eliminare disturbi imbarazzanti, come quello di combattere l’alito cattivo con un infuso di menta con
il quale risciacquare ripetutamente la bocca o
quello di passare sotto le ascelle la polpa di un
limone per contrastare l’eccessivo sudore. Per
non farsi trovare impreparati all’influenza risultano ottime le virtuose strategie per alleviare i
disturbi tipici di questa sindrome come i gargarismi a base di limone e sale per combattere il
mal di gola o centrifugati di carote fresche contro la raucedine, ma anche l’idea di alleviare il
mal di testa con delle fette di patata da mettere
sulla fronte e fermate con un foulard.
infezione, le dipendenze da droga e da cibo.
In queste e in altre condizioni gli studi definiscono il valore aggiunto della meditazione.
Anche in Italia cominciamo ad avere esperienze al riguardo.
Dopo un corso di base della durata di 30
ore, si verifica un rilevante abbattimento
della sintomatologia di tipo depressivo, ansioso, di somatizzazione e inadeguatezza..
70 partecipanti ai corsi di «meditazione a indirizzo Pnei» sono stati studiati con il Symptom
rating test, uno strumento scientifico che sin
dal 1974 consente la valutazione del cambiamento sintomatologico. All’inizio del corso il
punteggio totale della sintomatologia era di
18,9. Il test alla fine del corso (retest) ha registrato 5,8, con una riduzione dei sintomi di
più di tre volte rispetto all’inizio del corso.
Rivista – Marzo 2009
La
La pulizia dei denti
può salvare anche il cuore
Un sorriso pulito può salvare
il cuore. Basta sottoporsi con
regolarità a una semplice pulizia dei denti, praticata da un
esperto igienista, per ridurre la
probabilità di aterosclerosi.
A dimostrarlo è uno studio tutto
italiano, condotto dall’Università degli Studi e dall’ospedale
Sacco di Milano e pubblicato
su The Faseb Journal. La ricerca ha coinvolto 35 persone sane, 15 uomini
e 20 donne di età media 46 anni, colpite da
infezione gengivale (parodontopatia) ma senza altri fattori di rischio cardiovascolare, fumo
compreso.
I pazienti reclutati per lo studio milanese sono
stati esaminati attraverso indagini immunolo-
giche, metaboliche e strumentali (ecodoppler
del tronco carotideo). In sintesi, i risultati ottenuti hanno mostrato che, dopo il trattamento
dell’igienista dentale, miglioravano significativamente i parametri infiammatori e immunologici responsabili dello sviluppo della placca
aterosclerotica.
In particolare, la «pulizia del sorriso» riportava
in un range di normalità i livelli di proteina
Creattiva (Pcr) e fibrinogeno: Due indicatori
precisi del rischio cardiovascolare, che prima
della pulizia dentale, pur senza alcun altro fattore di rischio risultavano alterati per la sola
parodontopatia.
Lo studio conferma dunque che alterazioni infiammatorie e metaboliche associate al rischio
cardiovascolare sono presenti in persone sane,
ma con paraodontopatia.
I dati provano inoltre che queste alterazioni
sono influenzate positivamente dal trattamento
della paraodontopatia, e che la semplice pulizia dentale permette addirittura una diminuzione volumetrica della placca aterosclerotica.
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Viale Magna Grecia - 84058 Ascea-Velia - Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Salerno - Italia
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Rivista – Marzo 2009
La
81
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Ci guidano gli stessi valori
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FieraMilano
24- 28 marzo
MiArt 2009
Milano
17 - 20 Aprile
ART:
Firenze
25 aprile - 3 maggio
Fiere
Emporio Mediterraneo: Cagliari, 5 - 8 Marzo
Eccellenze artigiane a confronto
84
Valorizzare il settore dell’artigianato, aprire i
mestieri tradizionali verso nuove opportunità. Sono questi i motivi che hanno ad organizzare “Emporio Mediterraneo - Artigiani e
Competenze del Mediterraneo”. Un innovativo progetto internazionale che ha lo scopo
di far incontrare le eccellenze artigiane, e le
loro competenze, con un ampio pubblico di
fruitori.
La manifestazione si svolge a Cagliari dal 5
all’8 marzo 2009 ospitata negli spazi della Fiera Internazionale della Sardegna. All’iniziativa
confluiranno le rappresentanze più significative nei settori dell’artigianato provenienti dai
Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
All’evento, nel quale sono previste anche diverse iniziative speciali collaterali (convegni,
seminari, mostre, spettacoli), parteciperanno
oltre 200 artigiani, che saranno chiamati a
mostrare dal vivo le loro abilità, ciascuno nel
scenze che le è storicamente proprio, è testimone di una cultura materiale antica e quindi
luogo dove costruire un nuovo “saper fare”
attento alle tecniche disponibili, in grado di
valorizzare quel patrimonio di idee e competenze che nel Mediterraneo si tramanda di
generazione in generazione.
Protagoniste di “Emporio Mediterraneo”, le
lavorazione dell’oro, dell’argento, del bronzo,
della ceramica, del rame, dell’ottone, del ferro, del piombo, del marmo (intarsio) e della
pietra, del legno (intaglio e intarsio), del vetro
(es. vetrate legate a piombo), tessitura e ricamo, cestineria, lavorazioni edili (es. lavorazione cemento e graniglia di marmo, pavimenti
artigianali), mattoni in terra cruda.
Nei quattro giorni della manifestazione si
terranno degli approfondimenti su diversi argomenti legati alle tecniche artigianali e alla
loro moderna applicazione. Fra gli eventi
proprio laboratorio appositamente allestito.
“Emporio Mediterraneo” interessa la cultura
del saper fare e del lavoro manuale, dall’edilizia all’habitat, all’arredamento, dall’arte alla
moda, e sarà il luogo fisico dove le competenze dell’artigianato tradizionale si riuniranno,
si incontreranno ed incontreranno i possibili
utilizzatori, avendo l’opportunità di indirizzarsi verso nuove applicazioni pratiche.
I buyers ai quali la manifestazione si rivolge,
che giungeranno da gran parte dell’Europa,
dall’America del Nord e dal Medio Oriente,
sono designer, interior designer, architetti, ingegneri, stilisti, imprenditori delle costruzioni
e tutti i professionisti che nelle abilità artigiane possono individuare soluzioni ideali per la
realizzazione dei propri progetti.
Non a caso la Sardegna rappresenta il centro
naturale di sviluppo dell’iniziativa. L’Isola ricopre un ruolo di crocevia di popoli e cono-
speciali aperti al pubblico: convegni, seminari, spettacoli, mostre e presentazioni di pacchetti turistici dedicati all’artigianato tipico e
tradizionale. Oggetto delle sezioni tematiche
saranno i temi: “design e artigianato”; “letteratura e artigianato”; “mestieri tradizionali e
risparmio energetico”; “l’artigianato tipico e
tradizionale: ricostruzione di uno status; “costruzioni in terra cruda, mestieri tradizionali e
restauro del paesaggio”; “artigianato e sentieri della conoscenza”.
www.emporio-mediterraneo.it
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected] - www.ccis.ch
Rivista – Marzo 2009
La
IPACK-IMA 2009: FieraMilano (24- 28 marzo)
Packaging Arti grafiche,
converting e materie plastiche
Sono vicine a quota ventimila le preregistrazioni di visitatori a un mese dall’avvio del
“Cosmic Event” che vedrà IPACK-IMA in
contemporanea in FieraMilano (24- 28 marzo) con Grafitalia e Converflex, mostre di riferimento per le arti grafiche e il converting.
Le medesime date vedranno anche di scena
il Plast (Salone delle materie plastiche e della gomma). Le grandi aspettative degli organizzatori trovano conferma nell’interesse suscitato dagli incontri all’estero organizzati in
collaborazione con ICE - Istituto Commercio
Estero, le cui tappe più recenti sono state Casablanca (Marocco), Dubai (Emirati Arabi) e
Mosca, in occasione di Upak Italia.
La mostra italiana di tecnologie per il processing, packaging e material handling (oltre
1.300 gli espositori che hanno aderito al 30
gennaio, 28% dei quali esteri) ha suscitato
grande interesse negli Emirati Arabi, per la prima volta meta di questa tipologia di iniziative
promozionali: più di 40 buyers sono intervenuti all’incontro di presentazione. Piace l’appuntamento in FieraMilano, apprezzamenti
positivi per la formula del Cosmic Event, che
allarga la prospettiva offrendo un mix tecnologico che non ha uguali. Feedback di quest’ultima serie d’incontri sono le potenzialità dimostrate da aree come il Golfo Persico ed il
bacino del Mediterraneo. Complessivamente
sono circa 650 gli operatori direttamente coinvolti nei vari road show internazionali di presentazione, che avevano già riguardato dallo
scorso mese di ottobre i Paesi del Nord Africa
e dell’Est d’Europa, con tappe in Turchia, Tu-
Rivista – Marzo 2009
La
nisia, Egitto, Bulgaria, Serbia fino a Kiev, in
Ucraina. “I riscontri ottenuti in questa serie di
presentazioni estere e le adesioni di espositori
ci fanno guardare con grande ottimismo alla
nostra fiera – commenta Guido Corbella, amministratore delegato di Ipack-Ima SpA -. Sappiamo che offriremo ai nostri visitatori un prodotto espositivo lungimirante e di qualità. Le
tecnologie sfornano innovazioni senza sosta
ed aprono prospettive di estremo interesse nel
settore del packaging e del processing, connesse a nuovi modelli di business che si sviluppano in funzione dell’evoluzione del mercato.
La crescente presenza di fornitori di tecnologie in IPACK-IMA – conclude Corbella -, conferma la fiera come momento insostituibile di
aggiornamento e di confronto, soprattutto in
un momento, come quello attuale, di grande
evoluzione e di transizione tecnologica”.
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Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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MiArt 2009: Milano 17 - 20 Aprile
Fiera Internazionale
d’Arte Moderna
Forte del successo dell’edizione 2008, con la
presenza di 200 gallerie italiane e straniere, oltre 38 mila visitatori e ottimi risultati di vendite,
il team della Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea si rafforza con l’arrivo di un nuovo consulente per il Contemporaneo: Giacinto Di Pietrantonio, figura di spicco
del mondo artistico italiano, docente di Storia
dell’Arte e di Teoria e Critica del Design presso
l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e
direttore della GAMEC di Bergamo. L’edizione 2009, assumerà maggiore rilievo rispetto
al passato con una selezione che punta principalmente alla qualità e che accorperà gallerie affermate e gallerie giovani ed emergenti.
Al “nuovo” settore Contemporaneo, che sarà
delineato da Di Pietrantonio, si aggiungerà la
già prestigiosa sezione del Moderno curata da
Donatella Volontè. Altra nuova figura per MiArt
in vista del 2009 è Laura Garbarino, che sarà
la referente per i collezionisti italiani e internazionali e per i programmi speciali loro dedicati.
L’esperienza, la professionalità e le relazioni dei nuovi consulenti costituiscono un
importante investimento per la strategia di
ulteriore sviluppo di MiArt, che ha già ricevuto molti consensi nel 2008 e che con la
quattordicesima edizione, in programma dal
17 al 20 aprile 2009 punta ancora di più ad
affermare il suo ruolo nel mercato dell’arte.
Tra i punti di forza l’importante rassegna Miraggi, l’iniziativa in cui le gallerie che parteciperanno a MiArt potranno proporre opere
e artisti che saranno selezionate dai curatori
per poi essere collocate in luoghi prestigiosi
di Milano. Di grande successo la prima edizione avviata nel 2008, in cui dodici sculture
monumentali sono state esposte in spazi tra
cui Piazza Scala, piazzetta Reale, via Dante
e altri luoghi del centro storico della città.
La quattordicesima edizione di MiArt riserverà, inoltre, un’altra importante novità per le
gallerie partecipanti e per gli artisti. Dal 2009,
infatti la Fiera Internazionale d’Arte Moderna
e Contemporanea avrà il suo Fondo Acquisti
grazie all’Associazione Amici di MiArt. Senza scopo di lucro, l’Associazione sosterrà e
promuoverà l’arte contemporanea attraverso
l’acquisto di opere presenti a MiArt per esporle in luoghi di pubblica fruizione della città
di Milano. Ai Soci fondatori dell’associazione
(Fondazione Fiera Milano, Fiera Milano SPA,
86
Fiera Milano International, Camera di Commercio di Milano e Regione Lombardia) si è di
recente aggiunta anche la Banca Popolare di
Milano. (sito ufficiale: www.miart.it)
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Rivista – Marzo 2009
La
ART: Firenze, 25 aprile - 3 maggio
Mostra mercato Internazionale
dell’Artigianato
Quest’anno il ‘fatto a mano’ fa tendenza e
l’handmade è un po’ l’ultima mania dei modaioli. Nella delicata congiuntura economica
internazionale che stiamo vivendo si fa sempre più strada la ricerca di tutto quello che è
ben fatto, con un occhio di riguardo per quelle
opere di esperti artigiani in grado di garantire, come un tempo, durata e qualità. E mentre
pullulano in libreria saggi sulle virtù del lavoro
manuale scritti da illustri studiosi e sociologi
italiani e stranieri, sempre più attuale e calzante è la celebre affermazione di Emanuel
Kant: “La mano è la finestra della mente”.
A chi voglia lasciarsi trasportare dal fascino
intramontabile e dalla seduzione del ‘fatto a
mano’, l’appuntamento è dal 25 Aprile al 3
Maggio 2009 alla Fortezza da Basso di Firenze con ART – la Mostra Mercato Internazionale dell’Artigianato, giunta alla 73^ edizione. La mostra sarà aperta al pubblico con il
seguente orario: tutti i giorni dalle ore 10,00
alle ore 23,00 (ultimo giorno: chiusura alle ore
20,00).
Una serie di iniziative collaterali, workshop e
convegni, promossi ed organizzati in collaborazione con Artex e le principali associazioni
di categoria, con la partecipazione di opinion
leader e personalità di spicco del comparto artigiano, affiancheranno la kermesse commerciale con il fine di rafforzare il ruolo di ART
quale osservatorio annuale permanente di riferimento per il mondo dell’artigianato e test
di mercato unico per il prodotto esposto.
Sei le aree tematiche: Territori – Scene d’interni – Gusto – Scenari dal mondo – Scenari di
moda – Visioni.
L’edizione sarà inoltre arricchita da un’area interamente dedicata ad opere preferibilmente
realizzate con ogni tipo di materiale di scarto
trasformabile con il fine di dare nuova forma,
riutilizzo a complementi di arredo, abiti, accessori, ecc. Protagonisti giovani artisti con
il ‘sano’ pallino di un futuro sostenibile e autogestito, ma anche artigiani con tanti anni
d’esperienza alle spalle che porteranno in
Fortezza il frutto dei loro meticolosi lavori che
affondano le radici nella storia delle arti e dei
mestieri, che rappresentano l’eccellenza di Firenze nel mondo.
Un’occasione da non perdere dunque come
punto di incontro fra artigiani, piccole e medie
aziende, interior designer, arredatori, architet-
Rivista – Marzo 2009
La
ti, titolari di negozi e gallerie specializzate.
Questo e altro ancora è ART, che da sempre
premia la creatività, l’estro e l’abilità manuale di tanti maestri artigiani, suscitando intorno
nuove emozioni e desiderio di bellezza.
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87
I vini e le Trentino Grappa
d’eccellenza del Trentino
Lunedì 16 Marzo 2009
The Dolder Grand – Zurigo
Scoprite i migliori vini e grappe
del Trentino:
37 produttori di vino e grappa
presenteranno personalmente
i loro “Vini d’eccellenza”
all’Hotel The Dolder Grand,
Kurhausstrasse 65, 8032 Zurigo
il 16 Marzo 2009
dalle 15 alle 20 nella Sala Ballroom
Degustazioni guidate
da Dr. Jens Priewe,
giornalista e scrittore
ore 16
TRENTODOC
L’eleganza degli spumanti Trentini
ore 18
Teroldego Rotaliano e Marzemino
Com’è gustoso il Trentino!
Entdecken Sie die besten Weine und
Grappe des Trentino
37 Winzer und Grappaproduzenten
präsentieren persönlich
ihre „Vini d’Eccellenza“
im Hotel The Dolder Grand,
Kurhausstrasse 65, 8032 Zürich
am 16. März 2009
von 15 – 20 Uhr im Ballroom
Kommentierte Verkostung
mit Dr. Jens Priewe,
Journalist und Buchautor
16 Uhr
TRENTODOC
Die perlende Eleganz aus dem Trentino
18 Uhr
Teroldego Rotaliano und Marzemino
So schmeckt Trentino!
Produttori presenti: Abate Nero, G. Bertagnolli Dist., Bolognani Az. Vin., Cantina Aldeno,
Cantina La Vis, Cantina Valle di Cembra, Casimiro di Bernardino Poli Dist., Cesarini Sforza Spumanti,
Cantina Rotaliana Mezzolombardo, Cantina Sociale Mori Colli Zugna, Cantina Toblino,
Cantine Monfort, Cavit, Cesconi Az. Agr., Fedrizzi Cipriano Az. Agr., Ferrari F.lli Lunelli,
Fondazione E. Mach, Fontana Graziano Az. Agr., Gaierhof Az. Vin., Giori Distillati Trentini,
Letrari Az. Agr., Marzadro Dist., Maso Cantanghel Az. Agr., Maso Poli Az. Agr., Metius,
Poli Francesco Az. Agr. e Dist., Poli Giovanni Az. Agr. e Dist., Rotari, Tarter Distillati,
Segnana F.lli Lunelli, Tenuta San Leonardo, Vettorazzi Dist., Vivallis, Zeni Az. Agr. e Dist.
Veranstalter
Trentino S.p.A. Marketing AG
via Romagnosi 11 I – 38100 Trento
www.visittrentino.it [email protected]
Anmeldung
Simone Tilgert pst public relations
Halv-Miel-Ring 12 D – 50997 Köln
Tel. 0049 173 7029070 Fax 0049 221 557657
[email protected] www.pst-pr.de
in colaborazione con
Il
Mondo in Camera
Ricordando
Ruggero Boschieri
Con animo sereno
A colloquio con
Giovanni Antonio Cocco
Progetto Identità Italiana
Merum DOC
Eutopos Business Report
Dedicato alla Lombardia
Il mondo in Camera
Ricordando Ruggero Boschieri
Con animo sereno
Grosso modo due terzi della sua vita li ha trascorsi prestando servizio presso la Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera, di cui per vent’anni, dal 1970 al 1990, è stato
anche Segretario Generale. Ha vissuto in presa diretta l’evoluzione della Camera negli
ultimi sessant’anni e ne ha costituito la più aggiornata, accessibile e disponibile memoria storica. In occasione dei suoi cinquant’anni “camerali” (cfr. Rivista degli scambi
italo-svizzeri nr. 9 settembre 1998) avevamo ripercorso con lui la strada di quello che
può essere definito un impareggiabile esempio di “dedizione alla causa”. Dal canto suo,
superando la sua naturale reticenza, aveva accettato di rispondere a qualche domanda.
Oggi, a poche settimane dalla sua scomparsa (il Commendatore, come affettuosamente
lo chiamavamo, ma lui era Grand Ufficiale, è morto lo scorso 1° febbraio) attraversiamo
quell’intervista per rincontrare l’uomo
A noi piace
ricordarlo così come
lo abbiamo
sempre conosciuto:
malgrado le
avversità degli ultimi tempi, un uomo
con l’animo sereno.
90
Alla Camera di Commercio italiana per la Svizzera, viene assunto il 1° maggio del 1948 con
la mansione di corrispondente in lingue estere e redattore della Rivista degli scambi italosvizzeri, organo ufficiale del sodalizio. Poche
o nulle le ambizioni, viva la speranza di poter
svolgere un’attività alle dipendenze di un’istituzione italiana che in Svizzera godeva già allora di un’ottima fama. Entusiasta fin da subito
del lavoro “anche e soprattutto perché poter
servire ed assistere chi ha bisogno di consiglio
e di aiuto mi ha sempre fatto provare, nei molti
casi in cui spero di essere riuscito ad essere di
ausilio ai tanti operatori italiani e svizzeri, una
viva soddisfazione ed un piacere forse anche
maggiore di quello provato da chi i servizi li
riceveva”. Il suo ingresso alla Camera di Commercio coincide con gli anni “ruggenti” dell’immediato dopoguerra, in cui occorreva rimboccarsi le maniche per dare impulso alla ripresa
degli scambi commerciali fra Italia e Svizzera
“paurosamente contrattisi durante la seconda
conflagrazione mondiale”. Si trattava di avvicinare enti e operatori dei due Paesi, facilitandoli
nella reciproca conoscenza quotidiana, ma anche mirando “a temperare i contrasti di interesse ed a svolgere sempre più concretamente il
tema costante della collaborazione necessaria,
propria della situazione e dei rapporti fra i due
Paesi”. Un ruolo che la Camera è andata affinando nel corso dei decenni, compiendo “passi direi quasi giganteschi per essere sempre “up
to date” con le crescenti esigenze del mercato,
mantenendosi in un’ottica di servizio a favore
del mondo imprenditoriale”. Il Commendatore teneva a ricordare che “dal 1948 al 1959 la
Camera ha svolto, tra l’altro, anche altre attività
“pionieristiche” fungendo pure da osservatorio
del mercato elvetico dei prodotti ortofrutticoli,
risiero e floricolo” e che “dal 1948 al 1965 la
Camera operò anche quale delegazione ENIT
(Ente Nazionale Italiano per il Turismo) per la
Svizzera alemannica”, sottolineando “il notevole lavoro svolto in Svizzera per la diffusione
e la gestione dei noti “buoni benzina” a favore dei turisti elvetici e degli italiani residenti in
Svizzera”. Tra i tanti compiti assunti sempre
con dedizione “forse il più importante può essere considerato quello della redazione e della
direzione dell’organo camerale “Rivista degli
scambi italo-svizzeri”. Un lavoro che mi ha
sempre appassionato anche se, ai miei tempi,
le limitate disponibilità finanziarie del sodalizio
non hanno consentito un sostanziale rinnovo
della pubblicazione”. Italiano - di seconda generazione si direbbe oggi, era figlio infatti di
emigrati in Lussemburgo - era molto legato alla
Svizzera, dove ha vissuto per oltre sessant’anni, e a cui lo legavano “tanti piacevoli ricordi
di lavoro e di relazioni personali. Ma anche e
soprattutto il fatto di aver avuto modo di conoscere, credo a fondo, un Paese che ammiro per
la sua democrazia, anche se è strutturalmente
complessa”.
Del pari era molto legato all’Italia. “il Paese
che ha dato i natali ai miei genitori. Come italiano nato e vissuto all’estero, ho sempre sentito
un forte legame verso il nostro Paese. Questo
attaccamento è rimasto immutato nel tempo”.
“Se mi si chiede cosa ho ricevuto dalla mia lunga esperienza professionale – ci aveva confidato - rispondo sinceramente: moltissimo. Perché
penso di essere uscito da una scuola che mi ha
insegnato ad affrontare una vita di lavoro, anche se non priva di sacrifici, sempre con animo
sereno. In altre parole credo di aver dato tutto
quello che era nelle mie forze”.
Senza rimpianti né nostalgie.
Rivista – Marzo 2009
La
A colloquio con Giovanni Antonio Cocco
Progetto Identità Italiana
Identità Italiana è il nuovo progetto dell’Isnart per la valorizzazione del turismo e del patrimonio culturale italiano. Ce lo spiega il Direttore Generale dell’Istituto nazionale ricerche turistiche, Giovanni Antonio Cocco
Come nasce il progetto?
Identità Italiana ha origine da alcune precise riflessioni sullo
sviluppo turistico e culturale a livello locale: in Italia esistono delle manifestazioni culturali bellissime, che esprimono
la storia del nostro territorio, e per le quali vengono spese
ingenti risorse di carattere finanziario e umano. Delle 20
mila e più manifestazioni che si realizzano ogni anno ad
esempio, la maggior parte sono frequentate poi solo dalle
persone che risiedono nel territorio. Una recente indagine
sul turismo degli eventi folkloristici in Italia, ha testimoniato infatti che questo tipo di manifestazioni sono visitate per
il 95% dagli abitanti della provincia dove si tiene l’evento,
e solo da un 5% di escursionisti della regione e altri turisti.
L’aggravante è che gli escursionisti ed i turisti spendono in
media 3 volte quello che spende un residente.
Qualcosa, quindi, non funziona a dovere?
Avete individuato le ragioni?
La nostra conclusione è che in molti casi il territorio, concentrato sulla manifestazione, non governa bene la turisticità del prodotto, ossia non riesce a disciplinare tutto
quello che sta intorno all’evento. Per ampliarne il valore
occorre renderlo turistico ed a questo riguardo abbiamo
sviluppato un disciplinare con dieci punti da considerare.
Ad esempio uno di questi punti è il coinvolgimento: se si
vuole aumentare la turisticità di un evento occorre coinvolgere tutti gli operatori del territorio: dell’accoglienza, della
ristorazione, ai gestori di musei e pinacoteche pubbliche o
private che siano, ai produttori di prodotti agroalimentari,
ai negozianti del territorio, ecc.. Ma questo del coinvolgimento è solo uno degli aspetti necessari a rendere gli eventi
turisticamente fruibili. È qui che subentra Identità Italiana.
In cosa consiste il progetto?
Identità Italiana si propone di rendere turisticamente fruibile il patrimonio di feste, sagre, tradizioni ed eventi di
diversa natura che caratterizzano l’identità culturale delle comunità locali italiane, attraverso adeguati sistemi di
gestione integrata e nel rispetto dei principi espressi dalle
convenzioni Unesco sul patrimonio immateriale e sulla diversità culturale. Principale obiettivo del progetto rimane
quello di generare nuovi flussi turistici attraverso il richiamo esercitato dal patrimonio culturale costituito dalle manifestazioni e dagli eventi di varia natura, dalle attività di
animazione culturali che si svolgono in Italia e che valorizzano il territorio e le sue risorse artistiche e culturali.
me patrimonio culturale materiale e immateriale, sono generalmente esclusi o toccati marginalmente dai flussi turistici sia, contemporaneamente, sostenere la qualificazione
dei centri maggiori. Per ripensare allo sviluppo turistico dei
territori in questa chiave occorre, quindi, arrivare a strutturare un vero e proprio “prodotto turistico globale”, che
consiste nell’insieme dei fattori di attrattiva, dei servizi e
delle strutture funzionali e di tutti gli stakeholder, verso cui
i fruitori manifestano le proprie scelte.
Abbiamo un immenso patrimonio culturale immateriale
che facciamo vivere solo ai residenti e che, al contrario,
potrebbe rappresentare la nostra punta di diamante per attrarre turisti italiani ed esteri. Si dice che la parola turismo
richiami la parola emozione.
Pensando ad un territorio una emozione è sicuramente vivere la cultura locale e le manifestazioni locali ne sono una
chiara rappresentazione fisica.
Fonte: Cameradicommercio.it
È IL MARCHIO CHE DISTINGUE
LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA.
CERCATELO E TROVERETE
ACCOGLIENZA DI QUALITÀ.
Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping
e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione
rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia.
Per saperne di più cliccate su www.10q.it
L’iniziativa è destinata
a qualche territorio in particolare?
Il progetto Identità Italiana vuole valorizzare sia i territori
della cosiddetta “Italia Minore” che, pur ricchi di un enor-
Rivista – Marzo 2009
La
91
›
Recuperare l’Iva
grazie alla CCIS
La CCIS offre un servizio,
professionale e competente, di
assistenza e di consulenza agli
operatori economici per le pratiche
di recupero dell’imposta sul valore
aggiunto (IVA).
Il servizio si rivolge sia alle imprese
italiane per il recupero dell’IVA
pagata in Svizzera che alle imprese
svizzere che richiedono il recupero
dell’IVA pagata in Italia. Aspettiamo le Vostre richieste.
Per maggiori informazioni e per richiedere il servizio:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Alessandro Babini
Seestrasse 123, Postfach
8027 Zürich - Tel. 044 289 23 23
Mail: [email protected]
› Gli Italiani e la finanza
Continua a Ginevra il ciclo “Gli italiani e la finanza
in Svizzera e in Europa: storia e attualità” promosso
da Camera di Commercio Italiana per la Svizzera,
associazione culturale Calimala, presieduta dall’avvocato
Stefano Catelani, e ALUB (Associazione Alumni Bocconi),
presieduta dalla dottoressa Luciana Broggi e dal dottor
Fabio Scirpo
Prossimo appuntamento il 23 marzo alle ore 12°° con un
déjeuner presso l’Hotel de la Paix (quai du Mont Blanc
11). Relatore il prof. Nicolas Stoskopf - professore presso
Université de Haute-Alsace - che interverrà sul tema “Les
Batholony: une dinastie de banquiers florentins entre
Genève et Paris»
Costi di partecipazione CHF 65.00.- (pranzo incluso)
Per informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Ufficio Ginevra
Tel. 022 906 85 95 – fax 022 90685 99;
mail: [email protected]
›
Serata Gei a Losanna
per i 100 anni della CCIS
Si svolgerà il prossimo 27 marzo alle ore 19, a Losanna
presso lo store Natuzzi, (rue de Genève 6) un incontro con
il Segretario Geniche illustrerà le attività della Camera di
Commercio in occasione del suo centenario. Organizza la
locale sezione del GEI (Gruppo Esponenti Italiani)
› I Vini Senesi a Zurigo
PromoSiena e la Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera
(CCIS) sono lieti di invitarvi alla
degustazione dei Vini provenienti
dal territorio Senese:
lunedì, 25 maggio 2009,
presso l’Hotel Marriot di Zurigo
Libera Degustazione
dalle ore 12.00 fino alle ore 18.30
Ulteriori informazioni ed iscrizioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Lara Francesca Cucinotta
Seestrasse 123, Postfach - 8027 Zürich
Tel. 044 289 23 23 - Mail [email protected]
›
Nuova collaboratrice
al reparto Fiere
Dopo l’uscita di Giacinto Donno a cui vanno gli auguri per il futuro
e i ringraziamenti per il lavoro
svolto durante 7 anni trascorsi alla
Camera – il reparto fiera della CCIS
dallo scorso mese di febbraio si
avvale di una nuova collaboratrice:
Simona Ninni. Giovane di seconda
generazione con il doppio passaporto – “L’italia e la
Svizzera sono la mia Patria” – Traduttrice per formazione,
nella sua nuova sfida professionale, accanto al necessario
dinamismo, potrà metter a frutto le sue ottime conoscenze
linguistiche. A lei il più cordiale benvenuto e gli auguri
di buon lavoro.
INCONTRO ITALO-SVIZZERO A GINEVRA
In occasione del 79° Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera organizza un pranzo d’affari italo-svizzero che avrà luogo martedì
10 marzo 2009 presso l’Hôtel Le Richemond, Rue Adhémar-Fabri 8-10, Ginevra.
Ospite d‘onore il Prof. Lino Guzzella professore di termotronica all’ EPFZ (Politecnico federale
di Zurigo), consulente per l’industria automobilistica (Daimler&Chrysler, Robert-Bosch GmbH)
e vincitore di diversi premi, tra cui nel 2005 l’Energy Globe – World Award for Susthainability.
L’intervento è intitolato: “L’auto del futuro, il futuro dell’auto”
Informazioni e iscrizioni
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Tel. +41 44 289 23 23 - Fax +41 44 201 53 57
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92
Rivista – Marzo 2009
La
Merum DOC
Das neue Sonderheft von Merum, der Zeitschrift
für Wein und Olivenöl aus Italien
Aus dem Merum-Verlag kommt ein neues
Sonderheft für alle, die Wein lieber an ihrem
Ursprungsort kennen lernen, genießen und
kaufen möchten. Alles, was Sie für Ihre Reisen
in die schönsten Weingebiete Italiens wissen
müssen, erfahren Sie in Merum DOC. Die
erste Ausgabe widmet sich sechs bereisenswerten Appellationen Norditaliens: Südtirol,
Soave, Valtènesi, Oltrepo Pavese, Monferrato und Conegliano-Valdobbiadene. Merum
DOC beschreibt die Appellationen mit Hintergrundinformationen, listet die besten Weine und sagt, bei welchen Winzer man als
Gast willkommen ist (mit Öffnungszeiten und
Weinpreisen). Dazu kommen Tipps für ortstypische, preiswerte und gastfreundliche Lokale
sowie für lokale Spezialitäten. Bei der Arbeit
für Merum – die Zeitschrift für Wein und Olivenöl aus Italien – durchstreifen die Redakteure immer wieder wunderschöne Weinlandschaften. Mit der neuen Reihe Merum DOC
möchte die Redaktion diejenigen Weinfreunde ansprechen, die zwar Wert auf fachlich
kompetente Beschreibung von Weingebieten
legen, aber auch auf hedonistische Aspekte
nicht verzichten möchten. Merum DOC ist
deshalb als „Merum für Einsteiger“ gedacht
sowie als nützlicher Reisebegleiter für noch
wenig mit Italien vertraute Weinliebhaber.
Wein hat nur eine Aufgabe: Er soll unser Leben
bereichern! Und da Wein ein Kulturgut ist und
nicht ein anonymer Durstlöscher, können wir
diese Bereicherung steigern, indem wir uns mit
dem Wein auseinandersetzen und versuchen,
mehr über ihn zu erfahren. Je mehr wir über
ein Kulturgut wissen, desto mehr haben wir
von ihm. Merum DOC will seinen Lesern genau in dieser Hinsicht nützlich sein und ihnen
gleichzeitig ein paar kulinarische Tipps geben.
Merum DOC ist kein gewöhnliches Weinreisemagazin. Da es von der Merum-Redaktion
verfasst wird, kommt das Kritische und das
Analysierende nicht zu kurz. Klischees und
falsche Idyllen sind nicht unsere Sache, die
Berichte fließen betont subjektiv aus der Feder
von „professionellen Weintouristen“:
Das Schöne wird hervorgehoben, auf das weniger Empfehlenswerte wird der Leser kritisch
hingewiesen. Merum DOC ist im Buchhandel
oder bei Merum erhältlich.
Bestelladresse: www.merum.info. Oder bei
der edp-services ag, Ruth di Carlo Ebenaustr.
20, CH-6048 Horw;
Tel. +41 (0)41 349 17 68
Fax +41 (0)41 349 17 18
E-Mail: [email protected]
Merum DOC
Die schönsten Weinlandschaften Italiens
144 Seiten, Softcover, Format 20,5 x 29,2 cm
Preis: EUR 19.90 / CHF 32.00
Verlag Merumpress AG
Eutopos Business Report
Dedicato alla Lombardia
È stato distribuito il primo volume di Eutopos
Business Report, dedicato alla Lombardia unanimemente riconosciuta come motore trainante dell’Italia, terra del lavoro, dell’intrapresa e
della responsabilità.
Introdotto dal Presidente della Regione Roberto Formigoni, il lavoro presenta il tessuto imprenditoriale lombardo attraverso i contributi
di autorevoli attori economici del territorio. Il
numero è completato dall’apporto di analisi e
commenti sui principali dati macroeconomici
della regione.
Eutopos Business Report nasce in un momento in cui l’accresciuta mobilità interna ed internazionale di capitali e persone, ha determinato una più accesa competizione fra i territori
con un rilancio del loro ruolo in un’ottica sia
di attrazione degli investimenti che di promozione integrata delle eccellenze.
Rivista – Marzo 2009
La
Diventa perciò importante una presentazione
e una comunicazione fatta non in chiave turistica, ma rivolta a informare e colpire l’attenzione degli operatori economici, delle società
di capitali, ma anche delle “risorse umane” di
eccellenza, il cui spostamento appare fondamentale per costruire “progetti per il futuro”.
Incontrerete in ogni numero i principali attori politici ed economici, alcune delle aziende protagoniste ed inoltre analisi attente per
dare quanto più possibile una presentazione
esauriente del territorio in esame. Si inizia con
la Lombardia, motore trainante dell’economia
italiana e sesta regione d’europa per prodotto
interno lodo. E così via per scoprire nei prossimi mesi le realtà più valide e dinamiche del
Belpaese.
Eutopos Business Report - Lombardia 2008
http://www.eutopos.eu/business_report.php
93
Contatti Commerciali
DAL MERCATO ITALIANO
Offerte di merci e servizi
Abbigliamento e moda
Teddy Spa
Via Coriano 58 - Grosrimini
Blocco 97
I – 47900 Rimini
Tel. 0039/0541 301480
Fax 0039/0541 383430
E-mail:[email protected] - www.teddy.it
Ceri e candele
Cereria Ermini Srl
Via Giorgione, 21
I - 31056 Roncade TV
Tel. 0039/0422 840806
E-mail:[email protected]
www.ermini.com
Guanti e cappelli
Italgloves Srl
Via Vittorio Veneto 17
I - 51039 Quarrata PT
Tel. 0039/0573 72026
Fax 0039/0573 73083
E-mail: [email protected]
www.italgloves.it
Legnami
Gilardi s.a.s.
Strada Chivasso 89
I - 10090 Gassino Torinese TO
Tel. 0039/011 9606474
Fax 0039/011 9606541
E-mail: [email protected]
www.gilardilegnami.it
Mobili per la casa
Tappezzeria 2A
Via delle Scalette 15/a
I - 51039 Quarrata PT
Tel. 0039 0573 73 92 35
Fax 0039 0573 72528
E-mail: [email protected]
Prodotti alimentari
surgelati
Gias Spa
Via Nazionale
I - 87010 Mongrassano Stazione CS
Tel: 0039/0984 524711
Fax 0039/0984 524254
E-mail: [email protected]
www.giasspa.it
Vino
Villa Grifoni
C. da Messieri 10
I - 63038 Ripatransone AP
94
Tel: 0039/0735 90495
Fax: 0039/0735 907657
E-mail: [email protected]
www.villa-grifoni.it
Abbigliamento
Leluke Abbigliamento
via Cornelio Guerci 5
I - 43100 PARMA
Tel. 0039/0521 984232
E-mail: [email protected]
www.leluke.it
Studi e analisi
di sistemi innovativi
SATE srl
Via Santa Croce 664/A
I - 30135 Venezia
Ing. Attilio Brighenti
Tel. 0039/0412757634
Fax 0039/041 2757633
[email protected]
www.sate-italy.com
Salumi e prodotti tipici emiliani
Salumificio Leoni & C. snc
Via C.A. Dalla Chiesa 7
I - 42020 Barco di Bibbiano RE
Tel: 0039/0522 875821
Fax: 0039/0522 875724
E-mail: [email protected]
www.salumificioleoni.it
Officine meccaniche
di precisione
Ferraioli & C. srl
Via S. Maria Area PIP
84012 Angri (SA)
Dottor Giovanni Manzo
Tel. 0039 0815135555
Fax 0039 0815132734
E-mail: [email protected]
www.ferraioliofficine.com
Articoli per l’arredo della casa
Tessitura Giovanni Carnaghi Srl
Viale delle Rimembranze 12
I – 21052 Busto Arsizio VA
Tel. 0039/0331 632716
Fax 0039/0331 320870
E-mail: [email protected]
www.carnaghi.it
Divanetti per animali
Haf Italia S.a.S.
Via delle Industrie 58/1
I – 33050 Pavia di Udine UD
Tel: 0039/0432655340
Fax: 0039/0432655568
E-mail: [email protected]
www.hafitalia.com
Prodotti bioselvatici
Signor Vito Simini
I - 85010 Banzi (PZ)
Tel: 0039/03771077707
E-mail: [email protected]
Salumi
Reduzzi Salumi srsl
Via Ovada, 1
I - 20142 Milano
Tel. 0039/0373 91359
Fax 0039/0373 970403
[email protected]
www.reduzzisalami.com
Richieste di merci e servizi
Patate da semi made in Svizzera
Signor Mario De Santo
P.O. Box 14
I – 87100 Cosenza
Tel e Fax: 0039/0984 466701
Abbigliamento
Zanazzi Mauro
Via Motta 49
I - 46018 Sabbioneta MN
Tel e Fax 0039/037552743
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• La società Satech è specializzata
nella produzione di porte, accessori, pannelli e più in generale di
sistemi integrati per la protezione dei lavoratori da infortuni sul
lavoro. Satech ha sviluppato un
sistema di connessione pannellopiantana che permette di ottenere
una forte riduzione dei tempi di
montaggio ed una regolazione in
altezza (il cosiddetto clip universale, tutelato da brevetto europeo
che a parità di superficie coperta permette di ridurre del 25% i
tempi di montaggio delle piantane). La Satech gradirebbe entrare
in rapporti d’affari con produttori di macchinari industriali che
necessitano di tali sistemi per la
protezione degli operai dagli infortuni sul lavoro.
• La società Bio-Pre s.r.l. è specializzata nella produzione di carni
e salumi attraverso un processo
produttivo innovativo ed interamente naturale. La società ha
sviluppato, più in generale, una
ricerca pratica e documentale
Rivista – Marzo 2009
La
sulla realizzazione di una filiera
ideale per la salute degli animali
e dell’uomo ed ha messo a disposizione di tutti gli operatori
del settore agro-alimentare il SISTEMA BIO-PRE. Intenzionata
ad allargare il proprio mercato, la
società gradirebbe entrare in rapporti d’affari con seri importatori
/ distributori / grossisti / agenti /
rappresentanti che siano presenti nel settore della produzione
agro-alimentare naturale e che
siano interessati alla commercializzazione dei summenzionati
prodotti sul territorio elvetico.
• La ditta Cover Technology srl di
Brescia attiva nel settore della realizzazione di coperture in PVC
e policarbonato per hangar, magazzini e impianti sportivi presenterà ad Aprile i propri innovativi
prodotti al pubblico elvetico.La
Cover Technology offre prodotti
di sicura qualità ed affidabilità a
agenti e importatori svizzeri del
settore. L’assenza di fondazioni
permette la massima semplicità
nella posa delle strutture Cover
Technology anche negli ambienti più critici, mantenendo grazie
a speciali metodi di ancoraggio,
solidità strutturali paragonabili a
costruzioni in muratura, e abbattendo i costi dovuti ai più classici
sistemi edilizi. Elevata resistenza
ai carichi di vento e neve, grazie
ad innovative scelte costruttive,
consente a Cover Technology di
superare le classiche soluzioni in
acciaio, legno lamellare e legno
massiccio.
• La ditta Chiari srl di Brescia attiva
nel settore della realizzazione di
porte luminose per interni presenterà ad Aprile i propri innovativi prodotti al pubblico elvetico.
La Chiari offre prodotti di sicura
qualità ed affidabilità a distributori o rivenditori svizzeri del settore e architetti e designer d’interni elvetici. La società Chiari è
specializzata nella produzione
di porte luminose per interni dal
design unico e accattivante per
rendere più personali e confortevoli gli spazi abitativi e lavorativi.
Gli effetti cromatici dati dalla
combinazione delle luci infondono un’atmosfera tutta particolare all’ambiente circostante
trasformandolo in uno spazio
esclusivo e d’elite.
Per le richieste di cui sopra
rivolgersi a:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, Seestr. 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
[email protected] - www.ccis.ch
DAL MERCATO SVIZZERO
Guaine di protezione
per cavi elettrici
Jet Electricité & Télécommunication SA
Ch. Frank-Thomas 66
Eccomi! Sono Karen Cohen, ho 28 anni e mi sono da
poco trasferita a Zurigo per motivi personali. Sono
un’interprete e traduttrice professionista, e nel corso
dell’ultimo anno ho ampliato le mie competenze
all’interno del Head Office commerciale di un’importante
multinazionale, gestendo la clientela internazionale.
Sono madrelingua italiana, parlo perfettamente inglese, spagnolo, ebraico
ed ho una conoscenza base del francese. Sto inoltre frequentando corsi
intensivi di tedesco per potermi integrare al meglio in questa nuova città.
Sono pronta a mettermi in gioco e vorrei proseguire la mia carriera in un
ambiente multiculturale e dinamico, a stretto contatto con le persone, in
ambito commerciale o della comunicazione. Sono proattiva, flessibile, ho
una mentalità aperta ed imparo in fretta.
email. [email protected]
Mobile. (+41) 767.44.99.05
Rivista – Marzo 2009
Lavorazione pelli animali
Johann Hofstetter & Co
St. Gallerstrasse 48
9230 Flawil
Tel. 0041/71 3931112
Fax 0041/71 3931127
E-Mail: [email protected]
www.hofstetter-world.com
Cappelli e berretti
Hüetliberg GmbH
Tannbergstrasse 3
6214 Schenkon
Alexandra Lyner
Tel. 0041/419333418
Fax 0041/419221314
E-mail: [email protected]
www.huetliberg.ch
Bandiere
Aluart AG
Gewerbe 2
6025 Neudorf
Tel. 0041/419321933
Fax 0041/419321938
[email protected]
www.aluart.ch
Ricerca di merci e servizi
OPPORTUNITÀ DI LAVORO
La
1223 Cologny
Tel. 0041/022 700 6261
Fax 0041/022 7006266
[email protected]
www.jetelectricite.ch
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• Azienda svizzera dinamica a conduzione famigliare produttrice di
prodotti in materiale espanso per
il riposo (cuscini ergonomici, materassi, per ufficio ecc.) di media
e alta qualità tutto rigorosamente
“Made in Switzerland” è alla ricerca per il mercato italiano di
agenti/rappresentanti, importatori interessati ad introdurre tali
prodotti sul territorio italiano.
Per ulteriori informazioni
rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, Seestr. 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
[email protected], www.ccis.ch
95
Attività e Servizi
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del
Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO
9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro:
• Ricerche su banche dati di produttori e/o importatori dAuoi seguenti Paesi: Italia e Svizzera
• Collegamenti online per visure, protesti, bilanci, statistiche ecc.
• Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
• Ricerca e mediazione di rappresentanti, agenti e distributori
• Organizzazione di incontri tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo
alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
Pubblicazioni
• Recupero crediti in Svizzera
• Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
• Compra-vendita di beni immobili in Italia
• Costituzione di società affiliate
di imprese estere in Italia
• Servizi camerali
• Das neue italienische Gesellschaftsrecht
• ”La Rivista“ periodico ufficiale mensile
(11 edizioni all‘anno)
• Calendario delle Fiere italiane
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Facilitazioni per i Soci
Seestrasse 123,
Casella postale,
8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 289 23 23,
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani,
nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
• Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto
commerciale, societario e fiscale
• Assistenza e consulenza in materia doganale
• Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere
• Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
• Azioni promozionali e di direct marketing
• Arbitrato internazionale
• Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insiediamenti in Svizzera ed in Italia
• Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
• Traduzioni
• Viaggi di Studio
• Certificato di Italiano Com- merciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
• Swiss Desk Porti italiani
• La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane.
Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
Fax ++41(0)44 201 53 57
http://www.ccis.ch,
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale,
1211 Ginevra 1
Tel. ++41(0)22 906 85 95,
Fax ++41(0)22 906 85 99
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Tagliando d’abbonamento
Nome ......................................................................................................
Cognome .................................................................................................
Indirizzo ..................................................................................................
Tel. ....................................
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(11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro)
Data e firma ............................................................................................
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La Rivista, Seestrasse 123, Postfach, 8027 Zurigo
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