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Lo psichiatra Levinson fu il primo ad utilizzare il proprio cane in
un contesto psicoterapeutico negli Stati Uniti, nel 1953, anche se
già dai tempi antichi si evinceva l’importanza di alcuni animali
nella cura dell’individuo.
Questo progetto è nato dalla forte convinzione che un animale
possa portare giovamento a tutte le tipologie di persone e a qualunque età.
In particolare, nelle persone anziane, l’animale da compagnia pone il soggetto nelle condizioni di
prendersi cura di esso, instaurando un rapporto affettivo che aiuta ad ostacolare in primis la
solitudine, scaturita solitamente dall’allontanamento dai propri cari e dall’avanzare del
deterioramento. Con il termine prendersi cura si intende la cura ed il riordino dell’ambiente
dell’animale, nonché la cura dell’animale stesso: accarezzarlo, spazzolarlo, lavarlo, nutrirlo, portarlo
a passeggio, lanciargli la palla, sono tutte attività che, oltre a generare emozioni piacevoli,
richiedono anche un esercizio fisico e, dunque, favoriscono il potenziamento delle abilità motorie.
Va detto anche, che il cane da compagnia con persone affette da Alzheimer aiuta a riallacciare un
rapporto con la realtà permettendo di focalizzare l’attenzione sul presente.
È noto, inoltre, che attraverso il contatto corporeo e il tatto, riceviamo stimolazioni essenziali per lo
sviluppo, quindi il contatto fisico con l’animale, attraverso la carezza ad esempio, è di primaria
importanza (non a caso, il tatto è il primo senso che l’uomo sviluppa e l’ultimo che perde). A tal
proposito, viene spesso ignorato, che anche il solo fatto di accarezzare un animale, comporta una
riduzione dello stress, con conseguente miglioramento del tono dell’umore.
Il progetto di Pet Therapy sperimentato presso il centro servizi Fondazione Fratelli Zulianello di San
Stino di Livenza è stato attuato in un’ottica terapeutica basata sulla relazione uomo – animale.
L’animale, il cane in questo caso, è visto come co – terapeuta che funge da stimolo motivazionale, a
rinforzo delle terapie tradizionali. In altre parole, la presenza del cane e il rapporto che si instaura
con esso, contribuiscono al benessere psico – fisico dell’individuo, migliorandone la qualità della
vita.
Perché il cane? È risaputo che il cane è l’amico dell’uomo per antonomasia, l’animale che più di tutti
ricerca il rapporto sociale, infatti possiede facoltà di collaborazione e socializzazione. È inoltre un
animale che può essere educato, si adatta facilmente ed è in grado di leggere il linguaggio corporeo,
percependone lo stato emotivo.
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Equipe multidisciplinare:
Il programma di intervento ha visto coinvolti:
Educatrice professionale;
Fisioterapista;
Coadiutore dell’animale (educatore cinofilo con approccio cognitivo – relazionale);
Counselor;
2 operatori a quattro zampe.
Durata:
N. 8 incontri articolati nel seguente modo:
Un incontro iniziale con l’equipe;
Sei incontri con gli ospiti, con cadenza settimanale della durata di un’ora ciascuno;
Un incontro finale con l’equipe.
Destinatari:
Gruppo eterogeneo di 6 ospiti della struttura con le seguenti patologie e problematiche:
1) Demenza con deficit cognitivo di grado medio, pregresse crisi comiziali. Deambula con ausilio se
affiancato. Vigile, parzialmente confuso, disorientato spazio/tempo. Residui di memoria
abbastanza buoni. Capacità di comprensione adeguata, capacità di espressione compromessa
dalla patologia. Livello di socialità buono. Necessità di stimoli continui.
2) Morbo di Parkinson, lucido, orientato spazio/tempo. Livello cognitivo buono.
3) Esiti di ictus ischemico, encefalopatia vascolare, afasia. Livello di comprensione buono. Capacità
mnemoniche buone. Disorientato nel tempo, orientato nello spazio.
4) Pregresso ictus, afasia globale. Peg. Carattere ansioso. Isolamento sociale.
5) Encefalopatia vascolare cronica, pregressi ictus ischemici, FA permanente. Disorientato
spazio/tempo, atteggiamento confabulante, disturbi dell’umore.
6) Esiti di ictus ischemici con emiparesi destra, afasia. Totalmente confuso.
Setting:
Gli incontri si sono svolti in un ampio salone polifunzionale all’interno della nostra struttura. La
disposizione delle sedie e carrozzine è stata strutturata a semicerchio con ampio spazio tra un ospite
e l’altro in modo da consentire ai cani di muoversi liberamente.
Aree di intervento:
Area relazionale (appartenenza al gruppo, socializzazione, comunicazione verbale e non verbale,
empatia);
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Area motivazionale (accettazione, interazione e integrazione);
Area motoria (coordinamento oculo – manuale, abilità fino e grosso motorie, equilibrio,
movimento);
Area cognitiva (attenzione, autostima, capacità mnemoniche, stimolazione sensoriale).
Obiettivi prefissati:
Potenziare l’aspetto fino e grosso motorio (equilibrio, controllo del proprio corpo,
deambulazione, utilizzo della carrozzina, motivazione al movimento; manipolazione mediante
giochi per cani ad incastro, spazzolatura del cane…).
Favorire la comunicazione verbale e non verbale (espressione del sé)
Favorire la socialità (diminuire il senso di solitudine, intervenire sull’interazione e l’integrazione)
Esercitare le abilità cognitive residue (focalizzazione attenzione, capacità di comprensione,
risvegliare la memoria autobiografica)
Strumenti di valutazione:
La valutazione è stata effettuata dall’educatrice della struttura mediante osservazione diretta, griglie
di osservazione, foto e filmati.
È stato inoltre somministrato un questionario di valutazione al personale della struttura, ai familiari
degli ospiti che hanno partecipato al progetto e anche ai familiari degli ospiti non coinvolti al fine di
raccogliere pareri e riscontri su questo tipo di attività, per valutare l’eventuale riproponibilità del
progetto.
Tipo di attività svolte:
Contatto e stimolazione sensoriale
Spazzolatura
Preparazione “angolo del cane”
Nutrire il cane
Laboratori per la motricità fine con giochi per cani ad incastro
Laboratori cognitivi con puzzle di foto dei cani da comporre
Creazione cartelloni con foto dei vari incontri (ospiti + cani)
Giochi di movimento
Budget:
Euro 360,00
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Conclusioni:
A conclusione di questo progetto sperimentale e a fronte di tutti i riscontri raccolti, la valutazione
dell’iniziativa è positiva.
In particolare possiamo verificare una maggiore reattività da parte degli ospiti e una migliore
interazione e integrazione. Negli ospiti coinvolti è stato possibile riscontrare uno sblocco a livello
emotivo. Si è lavorato inoltre sulla motricità fine, potenziando le abilità manuali mediante attività
quali la carezza e la spazzolatura del cane, stimolando le abilità cognitive attraverso giochi che
coinvolgessero comunque i cani o che li riguardassero. Alcuni hanno avuto modo di essere stimolati
anche a livello motorio, muovendosi negli spazi circostanti interni ed esterni. È stato inoltre
constatato come la memoria sopita sia stata risvegliata in tutti gli ospiti, comprensibile più
facilmente negli ospiti che riescono a comunicare verbalmente, ma qualche riscontro lo abbiamo
avuto anche da chi non usa la parola. Interessante è stato notare come ospiti afasici che comunicano
generalmente a livello non verbale, riuscissero a ripetere alcune parole.
L’idea è di effettuare nuovi cicli di incontri per mantenere una continuità, in modo da produrre
maggiori benefici.
Motivazione della scelta del progetto e perché SCA dovrebbe sceglierlo:
Questo progetto pilota nasce innanzitutto dall’amore per gli animali di chi lo ha proposto e redatto,
supportato dal fatto che oggigiorno ormai esistono numerosi studi e testimonianze che ne attestino
l’efficacia. Inoltre – aspetto di primaria importanza – , l’ospite, che nei centri servizi per anziani va
accudito e assistito, in questo caso diventa protagonista attivo della propria esistenza, mettendosi
ancora nelle condizioni di poter accudire e prendersi cura – del cane in questo caso –.
SCA dovrebbe scegliere questo progetto per la seguente motivazione: l’animale rappresenta un
“ponte motivazionale” e dunque una risorsa: infatti, nonostante gli ospiti nei centri servizi siano
tutti in una fase di declino e deterioramento più o meno avanzati, bisogna considerare che questo
tipo di attività costituisce uno stimolo mediante il quale è possibile raggiungere determinati obiettivi,
direttamente o indirettamente collegati all’animale in sé. In altre parole ciò comporta il
raggiungimento di un benessere psico – fisico adeguato alle patologie del singolo, con conseguente
miglioramento della qualità della vita.
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