"I mercati tengono il colpo, all`estero quasi indifferenza"

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"I mercati tengono il colpo, all`estero quasi indifferenza"
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Repubblica.it
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5 dicembre 2016
"I mercati tengono il colpo, all'estero
quasi indifferenza"
Dopo il referendum: Alessandro Allegri, ad di Ambrosetti Sim, spiega che la strada
preferita dai mercati è quella di un governo tecnico. Le banche possono diventare
occasione di affari, "ma non per i deboli di cuore". Chi ha speculato al ribasso può esser
costretto a fare marcia indietro
di RAFFAELE RICCIARDI
05 dicembre 2016
MILANO - I sondaggi questa volta hanno detto il vero: la vittoria del "no" indicata nelle settimane
antecedenti il voto è stata rispettatao. In pochi però si aspettavano una simile proporzione nei
risultati. Ad Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti AM, società di
intermediazione mobiliare, chiediamo se i numeri usciti dalle urne cambiano le carte in tavola sui
mercati. "Dalle prime battute, i mercati stanno reagendo in maniera composta", spiega Allegri:
"Sembra quasi che a livello internazioanale sia scemato l'interesse. Anche sul fronte del cambio
tra euro e dollaro, dopo l'iniziale scossone, si vede un buon livello di controllo e la valuta unica è
tornata ai livelli della vigilia. Sempre a livello globale, su azionario e obbligazionario non ci sono
grandi scossoni".
Tanto rumore per nulla, dunque?
Per ora le ripercussioni più serie restano nel campo di competenza originale, quello della politica:
le dimissioni di Matteo Renzi sono state così nette a causa della vittoria così significativa dello
schieramento a lui opposto. Magari con un risultato più incerto avrebbe cercato la via di una
tenuta di governo.
La strada politica ora è duplice: elezioni subito, come chiedono alcuni, più probabilmente
governo tecnico. Il "mercato" cosa preferisce?
Attualmente i mercati sono "contenti" di aver allontanato un rischio crisi che poteva essere
pesante. Sicuramente un esecutivo temporaneo, che abbia lo scopo di chiudere alcune riforme
importanti e consegnare il Paese a un campo elettorale meno nervoso di quello attuale,
possibilmente non prima della fine del prossimo anno, sarebbe la soluzione migliore agli occhi
degli investitori.
Le urgenze di questo governo?
La questione bancaria deve essere risolta a breve. La maggior concentrazione di rischio nelle
prossime sedute sarà senz’altro sulle tematiche degli istituti di credito: se pensiamo al caso-limite
del Monte dei Paschi, ora viene a mancare un appoggio del governo che rappresentava una
opzione percorribile, per quanto di efficacia da verificare. Certamente, a prezzi così stracciati il
settore delle banche potrebbe diventare una opportunità di investimento in ottica di medio-lungo
periodo. Come in tutti questi casi, significa accollarsi rischi molto alti nel breve termine: non è
una scelta per deboli di cuore.
Si è detto dell’azione della Bce, sufficiente a tenere a bada lo spread. Crede sia così?
La Bce sarà in grado di contenere eventuali crisi, che per ora non si stanno mostrando.
All'estero tutte le grandi banche d'affari e i fondi avevano cerchiato in rosso questa data,
non senza polemiche su posizioni strumentali. Cosa faranno gli speculatori a valle del
voto?
Alcuni hanno scommesso contro euro e mercati finanziari: tecnicamente hanno delle posizioni
"scoperte", che in gergo si chiamano "short". A fronte della sostanziale stabilità che stiamo
vedendo in queste prime ore, probabilmente saranno costretti a chiudere queste posizioni e
potranno così dare un supporto alle quotazioni. L’altro elemento più generale che osserviamo,
guardando al mercato italiano, è che è facilmente "predabile": è diventato molto interessante per
gli investitori stranieri. Eventuali crisi possono diventare un’occasione molto ghiotta per i fondi
esteri: negli ultimi due anni e mezzo ci sono stati molto acquisti da parte di soggetti che venivano
da oltreconfine. Se poi i prezzi sono di saldo ...