LA BUCA - Salesiani Firenze
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LA BUCA - Salesiani Firenze
LA BUCA di Daniele Ciprì () REGIA: Daniele Ciprì. SCENEGGIATURA: Alessandra Acciai, Daniele Ciprì, Massimo Gaudioso, Miriam Rizzo. INTERPRETI: Sergio Castellitto, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi, Jacopo Cullin, Ivan Franek, Teco Celio. FOTOGRAFIA: Daniele Ciprì (Formato: Cinemascope/Colore). MUSICA: Pino Donaggio, Zeno Gabaglio. PRODUZIONE: Malia con RAI Cinema e Imago Film. DISTRIBUZIONE: Lucky Red. GENERE: Commedia. ORIGINE: Italia. ANNO: 2014. DURATA: 93’. Oscar, avvocato cinico e senza scrupoli, finge di essere stato morso da un cane, così da trarre profitto dall'incidente e fare causa all'incolpevole proprietario. Ci mette poco in realtà Oscar a scoprire che Armando è un povero disgraziato appena uscito di galera dopo aver scontato una condanna a 30 anni per un omicidio mai commesso. Da consumato uomo di legge, Oscar fa presto a cambiare obiettivo. La posta in gioco si alza: bisogna fare causa allo Stato per ingiusta condanna e chiedere un risarcimento milionario. Un po' per recuperare dignità, un po' per la prospettiva del guadagno, Armando si fa convincere. Ed eccoli alla ricerca di indizi, prove, testimonianze inedite con l'aiuto di Carmen, che gestisce un bar vicino alla casa di Oscar. Alla fine l'innocenza emerge, ma la beffa è in agguato... Con titoli di testa animati che spingono immediatamente a pensare sia al cinema del californiano Tim Burton che a quello del francese Jean-Pierre Jeunet, il siciliano classe 1962 Daniele Ciprì torna dietro la macchina da presa. Del resto, se, per quanto riguarda l’aspetto visivo, una certa cupezza tipica dell’autore di “Frankeenweenie” (2012) non tarda ad emergere, non si può davvero fare a meno di avvertire dinamiche e costruzioni dei grotteschi personaggi alla maniera di colui che ci regalò “Delicatessen” (1991) e “Il favoloso mondo di Amélie” (2001) nel corso della circa ora e mezza di visione che prende il via da un cane arruffato, inconsapevole pretesto dell’incontro di due umanità disordinate e precarie. "Desideravo da tempo esplorare un nuovo genere -dice Ciprì- e la commedia mi ha sempre attratto. Pensavo alla grande commedia degli anni Sessanta...niente battute ma storie, anche commoventi, grottesche, sentimentali...non volevo far ridere, volevo far sorridere". Reduce da "E' stato il figlio" (2012, il suo primo titolo svincolato dalla presenza di Franco Maresco), Ciprì fa queste dichiarazioni con indubbio coraggio: ne devono seguire risultati forti e impegnativi, calati in una originalità visionaria e quasi sfibrata. Il regista costruisce location all'insegna dell'astrazione, elimina realismo e modernità e consegna l'indubbia maestria di direttore della fotografia al fiabesco, al vintage, a un crepuscolare decadentismo. *Ciprì alterna umorismo ed amarezza senza dimenticare, oltretutto, omaggi a “Quarto potere” (1941) di Orson Welles e “Frankenstein Junior” (1974) di Mel Brooks. Omaggi che sembrano abbracciare anche l’epoca del muto (si pensi alla sequenza dello scippo), mentre l’ottimo montaggio di Giorgio Franchini e la colonna sonora a firma di Pino Donaggio e Zeno Gabaglio provvedono a scandire il buon ritmo narrativo di una coinvolgente commedia dai toni quasi favolistici che, una volta tanto, testimonia la concreta possibilità di confezionare su suolo tricolore elaborati distanti dall’asettico look delle fiction televisive ed in possesso degli elementi tecnico-artistici che possano loro permettere di varcare i confini nazionali.