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BancaEtica popolare PAGINE DI FINANZA ETICA A CURA DELLE CIRCOSCRIZIONI LOCALI DEI SOCI DI BANCA ETICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA - N.15 PRIMAVERA 2008 BancaEtica popolare EDITORIALE A tu per tu con Serge Latouche uno dei padri del movimento della decrescita felice. Prospettive diverse “Dobbiamo battere la paura del cambiamento” Una nostra giovane socia in questi mesi, come molti altri studenti, è, come si dice, in erasmus. Cioè sta frequentando un corso universitario all’estero. Per l’esattezza a Parigi in una facoltà di scienze politiche, e si sta occupando in particolare della decrescita. Nella stessa università dove ha insegnato Serge Latouche, l’”inventore” di questa proposta. Del loro incontro proponiamo un fresco resoconto – intervista. Questo ci consente in qualche modo di approfondire l’argomento “decrescita”, del quale avevamo già scritto recentemente su queste pagine. E per continuare i ragionamenti sul prodotto interno lordo, anch’essi già introdotti in precedenza sempre in questo spazio, pubblichiamo una breve dichiarazione di un illustre personaggio sul PIL. Colpisce senz’altro il nome dell’autore. Molto di più la data in cui è stata pronunciata. Infine due parole per raccontare di un breve ma intenso pomeriggio/sera trascorso con due ragazzi afgani, 13 anni lei, 15 lui, che sono venuti a trovarci al Centro Balducci per raccontarci una storia quasi incredibile: la realizzazione a Kabul, ma anche in altre realtà dell’Oriente – India, Sri Lanka,Nepal e Bangladesh- di una banca di bambini e adolescenti lavoratori di strada, gestita come una cooperativa, i cui soci eleggono tra i loro coetanei il consiglio di amministrazione e i manager (gli adulti affiancano i bambini solo con il ruolo di facilitatori ed educatori). Tale banca, Children’s Development Bank, consente ai bambini di depositare i piccoli risparmi in luogo sicuro, li aiuta a migliorare le loro condizioni di vita incoraggiandoli a risparmiare sui loro guadagni, a progettare un loro futuro sostenendoli nella creazione di piccole attività generatrici di reddito (apertura negozi, officine, catering ecc). Inutile dire che quello che più ha colpito in questi due ragazzi, sentendoli raccontare e passando alcune ore assieme, è stata l’enorme serenità e maturità che il loro sguardo sprigionava. Chi volesse meglio conoscere questa realtà può visitare i siti : www.childrensdevelopmentbank.org www.italianats.org BANCA ETICA NELLA NOSTRA REGIONE PROMOTORE FINANZIARIO Alice Pesiri Via G. Donizetti, 5/A 34133 Trieste Tel. e fax 040 638472 Cell. 347 2690400 e-mail: [email protected] Anno accademico 2007/08 erasmus a Parigi. Sto lavorando ad una tesi sulla decrescita e, guarda caso, a Parigi abita Serge Latouche, il maggior esponente del movimento per la decrescita. Decido di scrivergli un’e-mail, in realtà senza troppe speranze, ma con l’idea che tentar non nuoce. E, invece, la risposta non si fa attendere. Un giorno ero in facoltà, mi squilla il telefono, rispondo e sento una voce potente che, dall’altro capo della linea, mi dice:”Mme Calligaris? C’est M. Latouche!...”. Concordiamo un rendez-vous in un bar al Quartiere Latino, prendiamo un caffè insieme e lui si dimostra subito molto disponibile. Al di là della questioni tecniche della tesi, la prima cosa su cui gli chiedo un confronto sono le prospettive future della decrescita, in particolare in riferimento alla considerazione che un sistema come quello attuale non è ‘sostenibile’ ed Serge all’affermaLatouche zione, trovata nel suo ultimo libro, secondo la quale, se un Presidente o un Primo Ministro annunciasse un cambiamento politico ed economico del suo Paese nella direzione della decrescita, (a parte il fatto che la decrescita ha necessariamente una tendenza universalistica, per cui è il mondo intero che deve cambiare), nel Children’s Development Bank, foto di gruppo giro di una settimana verrebbe ucciso. Inizialmente Latouche precisa che quest’ultima affermazione vale solo se il Capo di Stato o di Governo in questione fosse eletto con una maggioranza debole. Se esso fosse, invece, forte di un ampio sostegno, questa eventualità sarebbe più improbabile. E, ad esempio, Latouche dichiara di guardare con interesse ai processi che si stanno svolgendo in America del Sud. Naturalmente, l’obbiettivo intermedio è riuscire a fare in modo che tale maggioranza esista. E qui si apre un altro capitolo, (o, meglio, un altro libro…), in quanto, per riuscirci, è necessario “decolonizzare l’immaginario” e operare un cambiamento di mentalità. Cosa che si può ottenere solo tramite l’istruzione. Un’istruzione che inco- raggi lo sviluppo della ragione critica e della partecipazione politica; che contribuisca realmente a creare persone e cittadini. Latouche vuole, quindi, puntare sui giovani ed è fiducioso, (non ho ben capito se solo grazie all’”ottimismo della volontà” o se anche la ragione porta allo stesso risultato). E, comunque, dice, non abbiamo niente da perdere e tutto da guadagnare. Bisogna tentare perché siamo sicuri che, se riusciremo, avremo creato un mondo migliore per tutti, (e per noi stessi, in primis) e, se falliremo, almeno avremo provato e, in senso sartriano, avremo dato un senso alle nostre esistenze, per il tramite dell’engagement politique, (impegno per la collettività). Nell’opera di “decolonizzazione” non potremo ovviamente contare sui grandi mezzi di comunicazione, ma possiamo sfruttare quelli locali, quelli “alternativi”, internet, le tesi di laurea; possiamo parlarne e promuovere iniziative e confe- renze. Insomma, il movimento è ancora giovane, (ufficialmente è nato nel 2002, a seguito al convegno internazionale “Disfare lo sviluppo, rifare il mondo”, tenutosi presso la sede parigina dell’UNESCO e organizzato dall’associazione La Ligne d’Horizon), ma le prospettive non mancano. Ogni volta che spiego a qualcuno cos’è la decrescita, vedo che quello che essa propone piace e capisco che le speranze ci sono. In secondo luogo, Latouche precisa che, se a livello nazionale, non è ancora pensabile l’abbandono del modello “sviluppista”, sul piano locale il discorso cambia e, infatti, le esperienze di questo tipo si moltiplicano. Per realizzare il cambiamento di mentalità, non si intende imporlo, la decrescita è un progetto e, da un lato, è una risposta a questo sistema che non è né sostenibile né desiderabile e, dall’altro una proposta per costruire una società che abbia invece entrambe queste caratteristiche. Di proposte ce ne sono anche altre, (ad esempio quella del cosiddetto sviluppo sostenibile) e il confronto è aperto. Ma, mentre le altre proposte non prevedono un’uscita dal sistema della crescita e dello sviluppo, la decrescita lo fa ed è qui la grossa differenza. Riprendendo la famosa affermazione di Albert Einstein: «non si risolvono i problemi con i modi di pensare che li hanno generati», restando all’interno del sistema i problemi non si ri- BIBLIOGRAFIA S. Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli, Milano, 2007 P. Cacciari, Pensare la decrescita, Edizioni Intra Moenia, Roma Napoli, 2006 S. Latouche, Decolonizzare l’immaginario, il pensiero creativo contro l’economia dell’assurdo, EMI, Bologna, 2004 S. Latouche, Come sopravvivere allo sviluppo: dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa , Bollati Boringhieri, Torino, 2005 M. Pallante, La decrescita felice - La qualità della vita non dipende dal PIL, Editori Riuniti, Roma, 2005 N. De Padova / R. Lorusso, DePILiamoci Liberarsi del PIL superfluo e vivere felici, Editori Riuniti Roma, 2007 M. Bonaiuti (a cura di), Obiettivo decrescita, EMI, Bologna, 2004. solveranno mai e possiamo dire che l’unica soluzione è scegliere di uscirne, senza farsi scoraggiare dalla paura del cambiamento. Gaia Calligaris IDEE Il pil misura tutto, tranne le cose per cui vale la pena vivere “Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del Paese sulla base del Prodotto interno lordo (PIL). Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità del- PUNTI INFORMATIVI Sono gestiti volontariamente dai soci e forniscono informazioni socioculturali sulla Finanza etica Provincia di GORIZIA e-mail: [email protected] Provincia di PORDENONE c/o Bottega del Mondo “L’altra metà” - Via della le sigarette, e le ambulanze per sgomberare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disse- minazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la nostra devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta, Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani”. ROBERT KENNEDY, Università del Kansas, 18 marzo1968. Motta - 33170 Pordenone Tel. e fax 0434 524228, email: [email protected] Orario: d’ufficio c/o Caritas Diocesana - via Revedole 1 - 33170 Pordenone - Tel.0434 221222 email [email protected] Orario: d’ufficio Provincia di TRIESTE Via G. Donizetti, 5/A 34133 Trieste Tel. e fax 040 638472 e-mail: [email protected] sito: www.bancaetica.org/ trieste Orario: mar 17-19 e ven 18-20 Solidale - Via C. Battisti, 7 33100 UDINE Tel. 0432 294805 Orario: merc 18 [email protected] www.bancaetica.org/udine AUTOGEST Via dei Brazzà, 35 PLAINO DI PAGNACCO Tel. 0432 541129. Orario: da lun a ven 9 - 17 Vicini di Casa – CE.V.I. Via Torino 77 - 33100 UDINE Tel. 0432 478652 – 548886 Orario: d’ufficio c/o Cooperativa c/o Comunità di Rinascita - Via G. Bonanni, 15 33028 TOLMEZZO; Tel. 043340461 Orario: d’ufficio Provincia di UDINE c/o “Mossoko” Equo e