alla casa uboldi viaggio in australia

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alla casa uboldi viaggio in australia
TALAMONA 9 maggio 2013 quarto viaggio in biblioteca
ALLA CASA UBOLDI VIAGGIO IN AUSTRALIA
L’ESPERIENZA DI UN ETEROGENEO GRUPPO ALLA SCOPERTA DEL QUINTO
CONTINENTE
Una terra da molti conosciuta solo per sentito dire, tramite documentari, cartoni animati e
quant’altro. Una terra conosciuta essenzialmente come la terra dei canguri che però è anche molto
altro. Una terra che sembra così lontana, ma in realtà è molto più vicina di quanto si pensi in quanto
sono molti gli italiani (tra cui molti valtellinesi e in special modo talamonesi) che vi risiedono,
partiti anni prima in cerca di lavoro, fortuna, opportunità migliori e vi si sono stabiliti
definitivamente, senza però tagliare completamente i ponti con la loro madrepatria. Questa sera alle
20.30 alla casa Uboldi, per una nuova puntata della serie VIAGGI IN BIBLIOTECA, è stata di
scena l’Australia presentata da un gruppo di amici che l’hanno visitata tre anni fa fermandosi per
circa un mese. Un gruppo che si è formato in modo casuale accomunato dal comune desiderio di
compiere questo viaggio i cui componenti hanno avuto modo di conoscersi bene lungo la strada.
Ecco dunque il racconto di Gianluca, Federica, Francesca, Monica, Ivana e Giulia affidato
interamente ai commenti di Gianluca alle foto che, componendo una vivace presentazione
interattiva, hanno permesso al pubblico, ancora una volta numeroso, di immergersi nello spirito del
quinto continente senza spostarsi dalla sedia. Un racconto che sarà qui di seguito riportato
fedelmente. Un racconto che è un’occasione per i ragazzi di rivivere il loro viaggio e per farlo
vivere al pubblico in sala, per istillare a tutti la voglia di partire. Il racconto di un’avventura, di una
scoperta, con l’obiettivo di portarsi a casa principalmente un bagaglio di cose viste, accadute,
imparate, persone incontrate.
L’Australia è un’isola continente grande circa tre quarti dell’Europa. In un mese, ma in generale se
si hanno limiti di tempo, risulta praticamente impossibile percorrerla tutta in lungo e in largo. Il
nostro gruppo si è dunque concentrato sulla zona sud, una visita articolata principalmente in quattro
tappe. In particolare il gruppo si è concentrato nella zona sudorientale dell’Australia se si esclude la
prima tappa raggiunta in volo dall’Italia, Perth, l’unica tappa del viaggio situata a sud ovest. Da
Perth è stato necessario un altro volo per raggiungere Melbourne città dalla quale è partito un lungo
tour di tutta la costa fino ad Adelaide percorrendo in macchina la bellezza di 1700 km per poi
arrivare nuovamente in volo fino a Sydney, tappa conclusiva, dov’è avvenuto l’imbarco sul volo di
ritorno verso l’Italia. Un viaggio che ha comportato grandi esclusioni come la grande barriera
corallina a nord est e l’Ayers Rock nel cuore del grande deserto centrale, tappe da considerare
sicuramente per un viaggio futuro. Un aspetto molto importante del continente australiano consiste
nell’essere completamente agli antipodi rispetto all’Europa. Questo fa si che i concetti di nord e sud
siano in qualche modo rovesciati. In Australia la zona nord è caratterizzata da un clima tropicale
mentre il sud è più freddo in quanto orientato verso il polo sud, la zona più fredda del mondo.
Anche le stagioni sono invertite in Australia rispetto alle nostre zone e cio significa che recarsi in
Australia nel periodo di ottobre- novembre, come nel caso del nostro gruppo, significa trovare un
clima abbastanza temperato. Nonostante l’idea fosse quella di un viaggio avventuroso, un tipo di
viaggio caratterizzato dal fatto di portare con sé solo il minimo indispensabile, essendo il gruppo
costituito per la maggior parte da ragazze, il bagaglio era piuttosto consistente limitato solo dalle
regole della compagnia aerea che disciplinano il peso massimo dei bagagli. Nonostante questo più
che un viaggio pareva un trasloco, come se le ragazze avessero fatto proprie le parole di una
famosissima canzone di Irene Grandi “prima di partire per un lungo viaggio porta con te la voglia di
non tornare più”
Prima tappa: Perth, 25-28 ottobre
Perth è conosciuta come la città più isolata del mondo, in quanto la città più vicina, Adelaide, dista
duemila chilometri e per il resto Perth è circondata dal deserto e da zone selvagge. Nonostante cio a
Perth risiedono stabilmente molti talamonesi ed è stato questo ad incuriosire i nostri spingendoli ad
andare li. In particolar modo il gruppo, nel periodo in cui organizzava il viaggio, ha avuto modo di
entrare in contatto con Franco Colombini, un emigrante che vive in Australia da più di
cinquant’anni dove ha messo su famiglia e da dove torna solo qualche volta per passare l’estate a
Talamona. Durante una di queste estati di soggiorno talamonese il signor Colombini, venuto a
conoscenza del gruppo intenzionato a visitare l’Australia, si è offerto di dare una mano e ha
praticamente fatto da guida ai nostri per tutto il tempo di permanenza a Perth. Per prima cosa una
visita al porto di Perth dove sorge un monumento all’emigrante e poi tre giorni alla scoperta della
città e delle comunità italiane che vi risiedono, sempre pronte a fare festa in qualunque ricorrenza e,
come in questo caso, in occasione di qualche visita. La cosa che è parsa più incredibile al gruppo è
stato vedere come, nonostante le comunità italiane residenti si siano radicate in Australia, siano
rimaste comunque italiane dentro. Nessuno di loro tornerebbe più a vivere in Italia poiché in
Australia hanno scoperto una terra piena di opportunità lavorative e quant’altro per chiunque abbia
l’ingegno per coglierle, una terra che consente un alto tenore di vita, una vita a misura d’uomo dove
è possibile farsi una famiglia senza ammazzarsi di lavoro. Ciononostante queste persone tengono
moltissimo a conservare la cultura italiana di provenienza, guardano la tv italiana e sono sempre
informatissime su cio che accade nel nostro Paese.
Come tutte le città australiane, Perth appare come una metropoli dall’aspetto modernissimo
circondata dalla natura, alla quale gli australiani tengono moltissimo tanto da creare parchi e zone
verdi anche all’interno delle città stesse. Grazie al figlio di Franco Colombini, Ivan (un australiano
doc che non ha praticamente nessuna familiarità con la lingua italiana) è stato possibile visitare la
zona costiera di Perth scoprendo tutta una serie di paesaggi mozzafiato uno più bello dell’altro e in
particolar modo un isolotto dove un gruppo di placidi leoni marini si godeva il sole. Ivan spiegava
che sono una specie intelligentissima che sta soprattutto in Antartide, ma per tre mesi l’anno
approfitta del relax offerto dalle spiagge australiane.
Prima di passare alla tappa successiva, il gruppo ha voluto visitare anche i dintorni di Perth, dalla
quale si dipana un reticolo di lunghe strade che si snodano per chilometri in mezzo al niente. Non si
trovano alberghi, ristoranti, svincoli, nemmeno un benzinaio, dunque è necessario assicurarsi di fare
il pieno prima della partenza per non rischiare di ritrovarsi a piedi completamente isolati dal resto
del mondo. Lungo queste strade infatti non si trovano nemmeno indicazioni eccezion fatta per i
cartelli che segnalano possibili attraversamenti di canguri. Percorrendo una di queste strade si
giunge in un posto incredibile, il deserto dei pinnacoli, tronchi d’albero fossilizzati immersi nella
sabbia rossa, raggiungibili attraverso un percorso che si può effettuare sia in auto che a piedi. La
cosa divertente è che, mentre i nostri se ne stavano in mezzo al deserto, nello stesso periodo a
Talamona ha nevicato anticipatamente. Lungo il percorso che separa Perth dal deserto dei pinnacoli
il gruppo ha trovato un solo ostello in riva all’oceano dove alloggiano i surfisti d’estate, ma che in
quel periodo di bassa stagione non aveva altri clienti cosa che ha reso molto difficile trovare di che
rifocillarsi. Una serie di disguidi ampiamente ripagati dalla magnificenza del luogo che offriva
splendidi tramonti sull’oceano.
Seconda tappa: Melbourne 29-31 ottobre
Melbourne è una metropoli che conta 4 milioni di abitanti ed è considerata la capitale culturale
dell’Australia. La capitale effettiva però è Canberra, una città costruita in mezzo al deserto a metà
strada tra Melbourne e Sydney, le due metropoli principali e più grandi che non riuscivano a
mettersi d’accordo su quale dovesse essere la capitale perciò si è pensato come soluzione ad una via
di mezzo nel senso di costruire una nuova città a metà strada tra queste due.
Melbourne appare come una grande città moderna a cominciare dal suo aspetto, caratterizzato da
un’architettura funzionale e pratica, ma al tempo stesso creativa, sia per quanto riguarda gli edifici
che per quanto riguarda i ponti e le cosiddette opere d’arte urbane.
Una delle principali curiosità ed attrattive è il museo dell’immigrazione che riflette quella che è
sempre stata la caratteristica di questa terra fin dal Settecento, secolo in cui è stata scoperta dal
navigatore inglese James Cook, e cioè di essere una terra in cui approdare. Per molti anni
l’Australia è stata essenzialmente una colonia inglese, ma cio non ha impedito il verificarsi di flussi
migratori provenienti da altre nazioni tra cui appunto l’Italia. Tutto cio ha fatto si che gli australiani
imparassero a gestire in maniera eccellente l’immigrazione al punto che nelle città australiane si
respira un clima essenzialmente europeo molto più di quanto accade negli Stati Uniti dove la cultura
è molto più mista. Per la precisione attualmente la popolazione è composta da un 30% di britannici
più una minima rappresentanza di tutti i Paesi Europei e qualche asiatico. I flussi migratori più
recenti provengono dai Paesi più colpiti dalla crisi, Italia e Irlanda. Si tratta prevalentemente di
giovani che non trovano opportunità nelle loro aree di provenienza e sono ben lieti di approdare in
un Paese che investe molto su varie attività rilasciando permessi di lavoro che col tempo diventano
permanenti, un Paese che tra l’altro consente di smettere di lavorare alle 17 senza che questo
comporti gravi perdite tanto che l’Australia è un Paese con un tasso quasi nullo di violenza,
delinquenza e degrado.
Un’altra curiosa attrazione di Melbourne riguarda proprio James Cook ed è la sua casa inglese che,
dopo la morte del navigatore, gli abitanti della città hanno voluto che fosse trasferita li perciò è stata
fatta a pezzi per toglierla dalla sua ubicazione originaria in Inghilterra, trasportata e rimontata lì
dove è possibile vederla ancora oggi a Melbourne, sebbene Cook con Melbourne c’entri poco
avendo costeggiato, nel corso del suo viaggio esplorativo, principalmente la zona di Sydney.
Nel periodo in cui il gruppo è giunto a Melbourne, vi si celebrava il Melbourne Cup, una corsa di
cavalli equiparata ad una festa nazionale cui tutti partecipano e dunque neanche i nostri si sono
lasciati sfuggire l’occasione di farsi coinvolgere.
Un incontro curioso è stato quello con un pinguino nano in un parco pubblico della città. Si tratta di
una specie di pinguini alti 20 cm dalla colorazione bluastra e dalla camminata buffa che si possono
avvistare principalmente sulla spiaggia, più facilmente al calar del sole come accade nel caso
dell’intera fauna australiana.
Primo novembre a Philip Island
Nei pressi di Melbourne sorge una piccola isola chiamata Philip Island famosa soprattutto perché,
una volta all’anno, vi si disputa il moto mondiale sebbene sia difficilissima da raggiungere e gran
parte del suo territorio sia occupato da un parco nazionale con suggestive scogliere. Qui è possibile
ammirare un curioso spettacolo della natura: la marcia dei pinguini nani. Dopo aver passato tutto il
giorno in mare per procacciarsi il cibo, alla sera, quando ormai il sole è del tutto tramontato e c’è
pochissima luce, i pinguini tornano tutti insieme sulla terraferma. Cio che colpisce è la perfetta
sincronia con cui questi pinguini, che formano colonie di migliaia di individui, riescono a trovarsi la
sera esattamente al calar del sole (non prima per non rischiare di essere visti dai predatori) e
riescono a formare perfette file indiane senza lasciare indietro nessuno, come se si accordassero in
qualche modo, come se si aspettassero. Uno spettacolo che al nostro gruppo non è stato possibile
immortalare perché in quella zona non era consentito fare le fotografie.
L’Australia e i suoi animali
A questo punto del racconto aprire una parentesi sulla fauna australiana è d’obbligo. Essa è
costituita per la maggior parte di fauna endemica. Cio significa che molti animali che vivono qui
non è possibile vederli da nessun altra parte. Inoltre l’Australia ospita sei delle dieci specie animali
più pericolose al mondo. Si tratta essenzialmente di meduse che vivono al nord, soprattutto nella
grande barriera corallina, scorpioni e ragni che vivono nelle zone desertiche e squali in oceano
aperto. Il nostro gruppo però ha incontrato principalmente animali pacifici. In primo luogo i koala
animali dall’aspetto tenerissimo e molto particolari che dormono venti ore al giorno sulle cime degli
alberi (per non essere raggiungibili dai predatori) assumendo le posizioni più strane che li fanno
sembrare a prima vista delle grosse pigne. Questa loro abitudine è dovuta al fatto che l’unico cibo di
cui si nutrono, l’eucalipto, è poco nutriente, dunque devono dormire molto per risparmiare energia.
Cio fa si che sia molto raro avvistare esemplari svegli. Qualche volta si possono vedere madri con i
loro cuccioli aggrappati alla schiena, una particolarità dei koala, animali marsupiali, i cui cuccioli
rimangono appresso alla madre e sulla sua schiena per tutto il primo anno di vita. Molto più difficili
da vedere sono i canguri che i nostri riuscivano a vedere raramente e di sfuggita prima di venire a
conoscenza di un campo da golf dove i canguri pascolano allo stato brado tra i giocatori che devono
solo fare attenzione a non tirare loro addosso le palline. Li il gruppo ha potuto osservare ed
immortalare molti esemplari. Un incontro molto divertente si è verificato una mattina durante la
colazione, quando fuori dall’alloggio ha fatto la sua comparsa un cacatua. Il gruppo ha cercato di
attirarlo con i frollini della colazione e il pappagallo non solo ha dimostrato di gradire ma si è
presentato con altri compari. È stato così possibile osservarli mentre mangiavano e vedere che
usano le loro zampine con la stessa abilità con cui noi usiamo le mani.
In Australia il rispetto della fauna è talmente radicato nella cultura della gente che è possibile
trovare cartelli raffiguranti moltissime specie in ogni angolo che invitano a prestare attenzione. Gli
animali praticamente vengono equiparati alle persone e cio fa si che si possano trovare animali un
po’ ovunque nelle città nei parchi cittadini, ma anche in altre zone urbane, sui lati delle strade,
praticamente in ogni angolo un po’ come i cartelli che li segnalano.
Giro lungo la Great Ocean road verso Adelaide
Da Melbourne il percorso verso Adelaide si è svolto tutto lungo questa strada, la grande strada
dell’oceano, una strada panoramica che si snoda quasi tutta sulla costa affacciata da una parte su
spiagge e scogliere che curva dopo curva si aprono allo sguardo una dopo l’altra e dall’altra parte su
zone verdi visitate nell’arco di cinque- sei giorni. Essendo l’Australia un’ex colonia inglese su tutte
le strade vige l’obbligo della guida a sinistra e la patente internazionale per gli stranieri. Si tratta per
la maggior parte di strade lunghe e strette un po’ come le nostre vie urbane che però li proseguono
dritte senza nemmeno uno svincolo per almeno 200 km perché tra gli stessi centri abitati,
nonostante siano grandi e contino tutti almeno 700 abitanti, c’è parecchia distanza. Questo però non
impedisce che ognuno di essi rechi il suo efficientissimo ufficio turistico prodigo di depliant e
volontari preparatissimi pronti a fornire aiuto e consiglio. Una curiosità che in questo tratto del loro
viaggio i nostri hanno potuto notare con particolare evidenza, è la fantasia degli australiani nel dare
i nomi alle targhe delle auto. È capitato al gruppo, nell’arco della medesima giornata, di fotografare
una macchina recante targa ZIG e un’altra poco lontano recante targa ZAG. La cosa che più spicca
però, lungo la Great Ocean Road, è il dominio incontrastato della natura che trasmette un senso
d’infinito, una sensazione di smarrimento di fronte all’immensità delle gigantesche onde, quasi
sempre gonfiate dal vento, e alle spiagge sterminate dai colori vivi, in special modo nelle giornate di
cielo sereno. Spiagge che pare abbiano una particolarità:ciascuna presenta sabbia di colore diverso
rispetto alle altre. Lo sa bene una ragazza del gruppo, Ivana, che colleziona la sabbia di ogni luogo
del mondo in cui si reca. Una di queste spiagge, Mells Beach, risulta particolarmente nota perché vi
è stato girato un film, Point Break, una storia di surfisti. In effetti molte spiagge australiane sono il
paradiso dei surfisti anche nella vita reale essendo il clima sempre piuttosto ventoso e le onde
sempre alte, l’ideale per praticare questo sport. Nel periodo in cui il gruppo ha effettuato il tour
lungo questa famosa strada australiana le giornate erano piuttosto fredde con frequenti alternanze di
giornate assolate e uggiose. Pare che questa strada possa essere percorsa anche in uno o due giorni
da chi, per esempio ama fare i viaggi in moto. Il nostro gruppo ha pensato però di percorrerla con
lentezza per godersi bene il tragitto. In realtà tutto il viaggio è stato pensato con questo spirito. Per
questo motivo, ancora in fase di organizzazione, i nostri, quando hanno dovuto decidere il tipo di
alloggio per i pernottamenti, anziché optare per alberghi e ostelli hanno pensato ad una soluzione
funzionale e a prezzi abbordabili. Hanno prenotato una serie di appartamenti a tre stanze in modo da
creare una tipologia di viaggio vissuto, con la possibilità di vedere posti nuovi e diversi da quelli cui
sono abituati e nel contempo ritrovare, alla fine di ogni giornata, un’atmosfera familiare, la
possibilità di vivere ognuno secondo i propri ritmi e le proprie dinamiche, come a casa propria
insomma, sebbene, in questo caso, una casa diversa praticamente ogni sera. In questo modo è stato
possibile approfittare totalmente di tutto cio che il tragitto aveva da offrire. I paesaggi, gli incontri
curiosi (in realtà praticamente nessuno oltre agli animali e alle comunità italiane nelle città). Una
visita a Kay Portuay, un promontorio sulla Great Ocean Road dove è stato edificato un faro che in
passato doveva indicare la rotta alle navi cariche di migranti. La riproduzione fedele di un villaggio
dell’Ottocento, che pare miniaturizzato. Ed infine una visita alla spiaggia dei 12 apostoli. Si tratta di
spuntoni rocciosi che gli australiani hanno voluto accostare agli apostoli in virtù del loro numero.
La visita a questa spiaggia è stata effettuata due volte. Il giorno effettivamente previsto per la visita
è stato caratterizzato dal cielo coperto. Il giorno dopo il tempo era bellissimo e il gruppo, prima di
salutare il luogo definitivamente, si è concesso un’ulteriore visita al promontorio sotto un magnifico
cielo azzurro. Da qui la strada verso Adelaide si è rivelata ancora piuttosto lunga e prodiga di
spiagge che offrivano alla vista scorci da cartolina. In particolare il gruppo si è imbattuto ancora in
qualche piccolo paesino, in una lunga serie di pale eoliche che ricavano energia dal vento che soffia
sempre in gran quantità e nel Codon Bridge, uno scoglio cui l’erosione ha scavato nella parte bassa
una sorta di arco che lo ha reso simile ad un ponte. Fino al 1991 era collegato alla terraferma e le
persone dunque vi passeggiavano sopra abitualmente fino ad accostarsi al mare. Nel 1991 il
collegamento roccioso è crollato quando c’era gente sopra lo scoglio che dunque è rimasta
intrappolata necessitando dell’elisoccorso. Da allora Codon Bridge si può ammirare solo da lontano.
Terza tappa: Adelaide 7-9 novembre
Esattamente come a Melbourne anche ad Adelaide si può trovare una piccola isola al largo della
città con parchi naturali. Chi ha avuto la possibilità di andarci la descrive come un vero paradiso. Il
nostro gruppo ha dovuto escluderla dal tour per motivi essenzialmente organizzativi concentrandosi
sulla città vera propria.
Adelaide non è una città turistica, è un posto tranquillo in riva al mare tanto che, se il tempo fosse
stato migliore, il nostro gruppo aveva messo in piano almeno mezza giornata sulla spiaggia.
Come tutte le città australiane, anche Adelaide è una città vivibile, dalla fisionomia moderna, ricca
di divertenti sculture urbane, rivendite di fish&chips, tradizione gastronomica australiana, e bar
talvolta recanti fotografie di automobili italiane, come ad esempio le vecchie cinquecento.
Ad Adelaide risiede un altro emigrante italiano Stefano Cucchi, zio di tre ragazze del gruppo,
partito negli anni Sessanta all’età di 16 anni e mai più tornato. I nostri hanno deciso di passare
un’intera giornata con lui e la moglie, Valeria, di origini inglesi, potendo constatare come,
nonostante egli viva benissimo lì, allevando pecore da lana circondato da una sorta di vasta prateria,
sia perfettamente informato sui fatti di casa nostra e abbia mantenuto contatti con i parenti,
esattamente com’è avvenuto nel caso della comunità italiana a Perth.
Quarta tappa: Sydney 10-12 novembre
Per chi progetta o semplicemente pensa ad un viaggio in Australia, Sydney appare come la meta più
scontata. Il nostro gruppo l’ha visitata dopo 18 giorni di viaggio alle spalle con la stanchezza dovuta
dal fatto di cambiare spesso alloggio con armi e bagagli come si suol dire. Circa tre settimane
attraverso zone perlopiù desertiche, selvagge, immerse nella natura. Tutto cio ha fatto si che Sydney
provocasse nel gruppo un senso di straniamento essendo, rispetto a tutte le tappe precedenti, molto
più caotica, grande, caratterizzata da un ritmo veloce, edifici grandi sebbene non scevra di zone
verdi e parchi dove si celebrano persino curiose feste di nozze all’aperto. Una città che, in questo
modo, è apparsa molto meno scontata persino ad un gruppo abituato a città ben più caotiche in
Italia, come ad esempio Milano. Una città ricca tra le altre cose, di monumenti molto curiosi,
recante ciascuno almeno un piccolo aneddoto altrettanto curioso. In primo luogo un monumento alla
regina Vittoria, una statua, testimonianza del passato coloniale del Paese. Un passato che permane
ancora oggi in quanto, nonostante l’Australia abbia un governo autonomo, il capo di Stato risulta
tuttora essere la regina d’Inghilterra (che all’epoca in cui è stato costruito il monumento era appunto
la regina Vittoria) sebbene la sua autorità sia meramente simbolica tanto che ad un certo punto
qualcuno ha pensato di abolirla con un referendum. Sorprendentemente gli australiani chiamati a
votare per la maggior parte hanno votato no rivelando così un grande attaccamento a questa loro
tradizione. Una tradizione, quella coloniale, che, come si è detto, lega l’Australia a molti altri Paesi
europei tra cui l’Italia tanto che a Sydney si può persino trovare un monumento che è la copia di
una statua che si trova a Firenze, che gli australiani chiamano il porcellino, nonché vedere circolare
sulle strade un discreto numero di Ferrari. Altri monumenti invece sono risultati curiosi
semplicemente per il loro aspetto come una statua raffigurante un tizio seduto su una panchina.
Una caratteristica di questo Paese che a Sydney risulta particolarmente evidente è il contrasto tra il
ricco tenore di vita garantito a chi ci abita e i prezzi proibitivi per chi viene in visita. I nostri hanno
constatato che lì tutto è molto caro: ristoranti, entrate di musei. Un esempio su tutti lo ha offerto il
ponte sullo stretto di Sydney, una delle maggiori attrazioni, che agli amanti delle emozioni forti (e
non è il caso di nessun componente del nostro gruppo) offre la possibilità di salire in cima e fare
bungee jumping ma al prezzo di 150 dollari.
Se c’è una cosa che rende Sydney famosa in tutto il Mondo quella è senza dubbio l’Opera House,
un teatro che equivale alla nostra Scala di Milano e altri teatri simili in altre città, un edificio che si
distingue particolarmente per la sua originalissima architettura. Questo edificio sorge nei pressi
della ferrovia ed è immortalato ovunque su giornali e siti turistici in modo talmente maestoso che,
visto dal vivo sembra piccolo e per certi versi deludente per via del modesto basamento. Accadde
che negli anni Cinquanta la città di Sydney bandì un concorso internazionale volte a premiare e a
tradurre in realtà la migliore idea per un edificio da costruire in quel luogo. Vinse nel 1958 un
architetto danese, Jørn Utzon, che presentò un progetto basato sul motivo della vela. Un progetto
talmente ardito che, ci si accorse in fase di lavorazione, non si poteva costruire con le tecniche
allora conosciute, risultò necessario metterne appunto di nuove. Questo portò all’allungamento del
tempo previsto per la realizzazione del progetto da cinque a quindici anni nonché al licenziamento
dell’architetto che non tornò mai più in Australia e morì senza aver mai visto la sua opera compiuta.
Un’opera che presenta architetture sia interne che esterne maestose e ispirate al mare e alle barche.
Un’opera le cui vele esterne sono fatte con un materiale simile alle piastrelle per essere auto
lavabile con la pioggia e mantenere le vele sempre bianche. Un teatro che ospita sia opera lirica che
concerti di vari generi in due sale distinte. Un teatro in cui persino Pavarotti ha cantato rifiutando
però di farlo nella sala per la lirica, che ha gli interni viola, e chiedendo di essere spostato nell’area
adibita ai concerti.
L’arte moderna è particolarmente sentita a Sydney e in generale in tutto il Paese. A Sydney nel
museo di arte contemporanea tutto sembra essere concepito come un’opera d’arte da vivere, persino
l’ascensore, composto da tutta una serie di specchi che riproducono più volte il riflesso di chi
guarda. Il gruppo non ha saputo resistere alla tentazione di fare delle foto in questo ascensore, foto
che possono sembrare anch’esse opere d’arte contemporanea, senza però accorgersi che mentre
all’interno l’ascensore è a specchio all’esterno è a vetri e dunque chi sta fuori può vedere l’interno
dell’ascensore compresa questa performing art improvvisata.
Come la maggior parte delle città australiane tra cui tutte le città maggiori, anche Sydney si affaccia
sul mare e presenta spiagge caratteristiche come la Monday Beach prevalentemente sabbiosa con
arbusti secchi qua e la.
Come ogni città del mondo anche Sydney è una città dov’è possibile incontrare artisti di strada. In
particolare un suonatore di chitarra ha fatto particolarmente breccia nel cuore delle ragazze.
Gli aborigeni australiani
Nonostante l’Australia venga notoriamente considerata una terra in cui approdare, da colonizzare, vi
è presente un popolo che la abita da tempi antichissimi, risalenti addirittura all’epoca preistorica: il
popolo degli aborigeni. Un popolo che, come è accaduto nelle Americhe agli indios amazzonici o ai
pellerossa nelle praterie del nord, si è trovato in minoranza, schiacciato e impotente dal continuo
afflusso di navigatori e coloni decisi ad appropriarsi delle loro terre e a sradicare la loro cultura con
le evangelizzazioni. Un popolo che tutt’oggi rimane relegato ai margini, considerato inferiore, un
popolo senza più radici i cui esponenti, quando finiscono nelle città si ritrovano sbandati e ubriachi
oppure si riciclano come attrazione turistica. Un popolo che cerca di tener viva la propria cultura
nelle zone dove l’influsso della civiltà dei bianchi si sente meno e che lo fa soprattutto attraverso
l’arte con creazioni che a volte finiscono persino esposte nei musei.
Alla fine di tutto rimane l’esperienza di un viaggio, che ha destato grande curiosità nel pubblico in
sala al termine del racconto così com’è accaduto nel corso delle precedenti serate. Un viaggio in un
posto lontano 10 ore di fuso orario e diverso, un posto che non ha una vera e propria cucina tipica,
ma che in compenso offre le pietanze di ogni altra parte del mondo e dove negli aeroporti sono
eccessivamente fiscali circa le importazioni, un posto dove pare che la gente non abbia
particolarmente gusto nel vestire. Un viaggio che permette di tornare a casa con un ricco bagaglio di
cose viste ed imparate, ma anche di apprezzare di più il posto da cui si è partiti pur mantenendo la
voglia di viaggiare come modo per scoprire oltre al mondo anche un po’ se stessi. Un posto da cui
non tutti i componenti del gruppo sono tornati. Una delle ragazze, Federica, è infatti partita prima, si
è ricongiunta col resto del gruppo a Melbourne ed è rimasta la per un anno intero (che scade il
prossimo giugno) visitando anche la parte nord del Paese arricchendosi di ulteriori aneddoti ed
esperienze. Ma questa è un’altra storia.
Antonella Alemanni