Marina Militare: Professionisti manovali

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Marina Militare: Professionisti manovali
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Pubblichiamo un approfondimento socio-culturale dei problemi quotidiani dei Marinai, a cura del
delegato Co.Ce.R. Antonello Ciavarelli.
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Aggiornamenti giornalieri.
Rev. 21-02-2008
La sottonotata documentazione viene pubblicata in forma gratuita
e di libero accesso per tutti gli utenti!
La soluzione di alcuni problemi quotidiani dei militari è prerogativa dei
vertici militari o dei Governi?
Da sempre la mia attività di delegato è stata improntata in un concetto di
collaborazione con l’Amministrazione al fine di garantire tutela e giustizia sociale fra
il personale militare. Sono stato parte propositiva continua all’interno del Co.Ce.R.
Marina. Oggi, nonostante si possa constatare un’attenzione maggiore da parte dei
vertici verso il personale, c’è da ritenere di essere ancora lontani dall’applicazione di
quelle politiche sociali previste dai vari regolamenti che possono fare la differenza in
questo passaggio dalle Forze Armate basate sulla leva obbligatoria a Forze Armate
basate sul professionale.
Prendo alcuni esempi specifici per dare l’idea delle mie riflessioni.
Questione Circoli. In Marina meno che in altre Forze Armate tale problema
dovrebbe essere presente, in quanto come è noto, il personale in servizio, in base ad
un Regio decreto del 27 ottobre 1937, è socio di diritto (e di dovere) del cosiddetto
“Ente Circoli” (figura giuridica esterna alla F.A.), molto innovativo per l’epoca, il cui
scopo coincide tuttora con quelli degli Organismi di Protezione Sociale (O.P.S.) che in
Forza Armata (vedi foresterie e sale convegno), esistono solo marginalmente. In un
iniziale delibera il Co.Ce.R. Marina X mandato, per certi aspetti anche con coraggio, ha
evidenziato che, nello statuto per regolamentare l’attività di questo Ente, è estranea
la Rappresentanza Militare. Si sono rilevate, inoltre, le incongruenze derivanti dal
fatto che i direttivi sia a livelli centrali che periferici, degli stessi circoli, sono
imposti dal Capo di Stato Maggiore o dai Comandanti in Capo dei dipartimenti e non
votati dai soci stessi. Inoltre è stato messo in chiara evidenza che in una prospettiva
di protezione sociale, proprio coloro che percepiscono i redditi più bassi (ruolo
volontari), non sono destinatari di questi Circoli e quindi dei relativi benefici. In
considerazione di ciò il Co.Ce.R., con ulteriori delibere, ha anche chiesto al suo
C.S.M.M. di istituire l’Ente Circoli Sottocapi, ed in attesa di ciò, quando possibile
ospitarli nei circoli Ufficiali e Sottufficiali od anche ospitare gli Ufficiali dai
“Sottufficiali” e viceversa. Tutto ciò in considerazione degli scopi di natura sociale, di
solidarietà e di spirito di corpo che gli O.P.S. nelle altre Forze Armate svolgono.
Questo anche avvalorato dall’esistenza di diverse situazioni paradossali come ad es. la
caserma Lante di Roma dove esiste un circolo (sicuramente O.P.S.) dei soli Ufficiali,
nel quale i Sottufficiali e Volontari possono entrare solo se invitati e per questi ultimi
nessun circolo ma le macchinette del caffè
Risposte:
a)
“Pur perseguendo finalità analoghe agli OO.PP.SS., le specifiche modalità di
costituzione e di amministrazione di MARICIRCOLI non prevedono alcuna
competenza da parte della Rappresentanza Militare, né l’inserimento di delegati
delle categorie interessate nella struttura dirigenziale dell’Ente e nei direttivi
dei Circoli. Lo svolgimento di incontri periodici del COCER/M. con altri
organismi non è contemplato dalla vigente normativa. Allo scopo di illustrare ai
delegati della R.M. centrale le modalità, attraverso cui l’Ente Circoli persegue
gli scopi prefissati, autorizzo un’audizione del suo Presidente, da concordare
con il MARICIRCOLI. ….. “. Il senso della risposta pare retorico, cioè sono
norme conosciute, infatti siamo stati proprio noi, delegati Co.Ce.R. che, nel
citare lo statuto ed evidenziando delle carenze e discrasie, chiedevamo una
variante dello stesso!
b)
“L’esigua disponibilità di stanze presso le foresterie dei Circoli a fronte del
numero dei potenziali fruitori, non consente di prendere in esame la possibilità
di un ulteriore allargamento del bacino di utenza al personale di Truppa in Spe”.
Quindi, i Volontari non possono accedere o frequentare i Circoli Ufficiali e
Sottufficiali perché sempre pieni. Ma ci sarà un giorno che non sarà pieno, ed in
quel giorno un Ufficiale sarà disposto ad accettare un Volontario?
Da qui tante altre domande nascono spontanee, che lascio ai lettori.
Altro esempio:
Stabilimenti balneari. Tante volte il Co.Ce.R.
si è interessato in maniera
propositiva a riguardo. Taranto è un esempio evidente. Gli Ufficiali usufruiscono di uno
stabilimento che per la bellezza del posto farebbe pensare a Sharm el Scheik. I
Sottufficiali, a parte la pineta, hanno uno stabilimento mediocre, sicuramente per le
strutture, nonostante l’impegno e la dedizione dei colleghi che vi lavorano. E per i
volontari? Nulla, se non la bella isola di San Pietro che è comunque scomoda da
arrivarci, ha un costo decisamente più elevato e vi accedono ugualmente i cittadini. La
Rappresentanza ai vari livelli ha chiesto ai rispettivi Comandanti corrispondenti, non
solo un dialogo a riguardo ma, ha proposto di allargare la spiaggia dei Sottufficiali di
cui una parte è stata data ai dipendenti civili e far accedere anche i Volontari. Così si
consentirebbe l’accesso all’isola, in quanto O.P.S., a tutti i ruoli dei militari e ai
dipendenti civili della difesa. Così si potrebbero anche accogliere ospiti esterni, ma
che tali rimarrebbero evitando la difficile convivenza di chi, sconosciuto ed estraneo
all’Amministrazione, accaparra diritti ai colleghi Sottufficiali e Sottocapi che vi
lavorano, come se fossero loro i concessionari di tali stabilimenti. Si avrebbe così il
risultato (peraltro auspicato dalla circolare SMD-G-023 del Capo di S.M.D.), di
un’unica gestione e un risparmio di risorse economiche ed umane. Con le risorse
risparmiate per i dipendenti civili, si potrebbero potenziare gli altri O.P.S. che sono in
loro gestione in città.
Cosa succede? Nulla. Gli Ufficiali vivono giustamente bene nella loro spiaggia, i
Sottufficiali fanno a cazzotti per avere una sedia dove sedersi e un tavolo per
consumare il loro pranzo a sacco e i Volontari NULLA. Al massimo OSPITI alla
spiaggia Sottufficiali già stracolma, oltre che scomoda per pietre sulla battigia e scale
da salire e scendere.
Brevemente altro esempio. ALLOGGI
Qualcosa a riguardo si muove, se non altro per alcune iniziative che a livello
centrale si stanno attivando. Ma la rappresentanza militare dov’è? Quasi ignorata.
Oltre a considerare nelle questioni alloggiative il servizio (Alloggi ASI), mi
chiedo se si considerano gli aspetti relativi ai redditi e all’anzianità. In Marina è un
classico! Essendoci molta mobilità capita che chi ha appena acquistato una casa, ha
iscritto figli a scuola o problemi di salute ecc.., sia pure in modo pianificato, venga
trasferito per un periodo di anni più o meno definito. Il militare obbedisce. Per i suoi
problemi arriva senza famiglia nella nuova destinazione, chiede all’Amministrazione il
sostegno per un alloggio anche A.S.C. (cioè con una branda ed un armadietto) e gli
viene rinfacciato che ha l’indennità di trasferimento (la cosiddetta legge 100) per cui
può affittarsi una casa fuori (per 500 euro al mese per 3 anni). In diversi casi, invece
arriva ad una nuova destinazione chi, ha magari meno problemi, redditi superiori
perché ha la moglie lavora, ha la stessa “legge 100”, percepisce “l’omogenizzazione
stipendiale”, l’assegno di perequazione, ore di straordinari, un solo figlio e gli viene
data subito la camera singola, al massimo doppia, al centro della città. In tutto ciò non
vengono considerate le fasce di reddito familiari e l’anzianità anagrafica e di servizio.
Piccoli esempi, ma reali, per far comprendere da dove nasce anche la necessità
di dare contenuto all’articolo 10 del Regolamento di Attuazione (R.A.R.M.). Di questo
passo diventa sempre più forte la spinta verso altri strumenti rappresentativi di tipo
sindacale, visto che a proposte concrete, costruttive e richieste di dialogo ai vari
livelli, di cui si avrebbe diritto, si risponde in maniera evasiva (se si risponde).
Ma come è possibile che, sia sotto l’aspetto sociologico oltre che umano, certe
questioni nel 2008, in piena fase di transizione al modello professionale, in particolare
in Marina sono ancora così evidenti?
Provo a fare ulteriori riflessioni. Il marinaio “non direttivo” (Volontario e
Sottufficiale) che finisce i corsi di formazione viene destinato a bordo. Sulle navi, la
cui organizzazione possiamo dire quasi impeccabile sotto l’spetto funzionale grazie ai
sacrifici del personale, la qualità degli alloggi è strettamente legata alla gerarchia e
gli ambienti di vita sono decisamente separati. I marescialli, sergenti e volontari
provvedono a tutto ciò che di materiale c’è da fare (dal picchettaggio, alle
pitturazioni, alle pulizie per tutta la nave, carico e scarico di viveri ecc.). Inoltre,
esistono i “quadrati” (cioè le mense e sale convegno) dei soli Ufficiali, dei soli
Sottufficiali (spesso divisi per marescialli e sergenti) e mense equipaggio (e cioè ai
volontari nessuna “sala convegno”), con tutta la differenza di trattamento che ne
consegue. In generale ci si ambienta a due principali forme di divisione fra compiti e
stile di vita, tra Ufficiali ed equipaggi (così come citato dal Decreto Ministeriale
459/99 artt. 8 e 9). Quindi, di conseguenza, fin da giovani ci si assuefa al fatto che,
anche quegli organismi che dovrebbero proteggere il sociale, divengono momento di
discriminazione sociale.
Proprio in quelle circostanze utili per acuire lo spirito di
corpo (e non intendo di confidenzialità), diventa marcata la divisione di classe.
Addirittura sulla tanto attesa nave Cavour purtroppo pare che questi aspetti saranno
ancora più evidenti. Queste separazioni e divisioni non saranno superate nonostante gli
spazi ampi di una portaerei, come invece lo sono superate da sempre ad esempio sulle
navi americane. E così il tutto viene riflesso negli Enti a terra. Infatti ad esempio vi è
l’esistenza di diverse situazioni paradossali come la caserma Lante di Roma dove
esiste un circolo (sicuramente O.P.S. perché quello dell’Ente Circoli è sul lungotevere)
dei soli Ufficiali (e con tanto di cartello all’ingresso), nel quale i Sottufficiali e
Volontari possono entrare solo se invitati. Per questi ultimi, di contro, in caserma non
vi è nessuna sala convegno, ma solo le macchinette del caffè, per ristorarsi. Quindi,
diventa naturale che, un Ufficiale, che è sempre stato trattato con il rispetto che gli
si deve (perchè è il Signore dei mari), non potrà mai accettare di confondersi in un
Circolo o addirittura in uno stabilimento balneare o in un comprensorio alloggiativo con
un Volontario o Sottufficiale, anche se questo è educato, ma addirittura può essere
più colto ha più di una laurea o parla più di una lingua, o una famiglia di stile distinto
come accade ormai nella normalità. Cioè, si è stati formati e abituati a pensare che chi
ha il grado inferiore è inferiore anche come essere umano, per cui non gli spettano gli
stessi servizi e la stessa protezione sociale. La conseguenza più triste è che, per anni,
diversi Sottufficiali (soprattutto fra gli arruolati in massa fra la fine degli anni ‘60,
negli anni ‘70 e inizi ‘80) hanno creduto in tutto ciò, e per questo speravano di attirare
le simpatie di un superiore, perché si credevano veramente inferiori anche come
uomini, non perché avevano fatto la loro scelta di vita di essere dei Signori
Sottufficiali.
MORALE DELLA FAVOLA
Tirando le somme da tutto questo, si può capire che per tanti problemi dei
militari di oggi è comodo trattare i Governi come parafulmine appellandosi spesso o
quasi sempre al fatto che vengano stanziate poche risorse per le Forze Armate,
mentre la soluzione di tali problemi è per la verità una questione tutta interna alla
Forza Armata. Proprio in virtù del modo con cui avvengono questi cambiamenti politici,
che indubbiamente confondono i cittadini, le Forze Armate dovrebbero essere quelle
istituzioni Morali di riferimento.
Ciò che la “Marina” dovrebbe conservare sono i valori e le virtù a cui si è sempre
ispirata anche nei momenti più tristi della storia italiana (vedi la tragedia della
Corazzata Roma), sempre validi e riscontrabili nella nostra Costituzione. La forza
Armata Marina se vuole avere un raffronto nella società per il modo positivo con cui
opera in acque internazionali per il bene del Paese, grazie ai sacrifici dei suoi uomini,
deve cominciare a superare le assurdità delle separazioni dei “Soli Ufficiali”, “soli
Sottufficiali” ecc… A volte mi domando se i vertici di F.A. si chiedono perché la
maggior parte dei giovani desiderano far parte dei Carabinieri, della Guardia di
Finanza, della Guardia Costiera e dell’Aeronautica. Forse perché si fa meglio i propri
comodi, si lavora di meno o si percepisce uno stipendio più alto, ecc.? Credo, invece,
perché in quei contesti si cerca di essere realmente sulla stessa barca e si cerca di
vivere professionalmente bene, anche conservando i propri ruoli. Così ad esempio
nell’Arma, è Carabiniere sia il Generale che l’Appuntato. Non ci si deve cullare del
fatto che, ci sono comunque domande di ingresso in Marina solo perché al Sud c’è
disoccupazione. È necessario andare oltre queste logiche per non rischiare che venga
considerato il lavoro del militare uno “stipendificio”, ma uno status di cui sentirsi
orgogliosi per essere “al servizio della nazione” (la famosa specificità). Tutto ciò
cominciando da chi è superiore di grado che, per ricevere la stima dei suoi uomini lo
deve dimostrare quotidianamente con l’esercizio delle virtù militari e non con il
militarismo, l’esercizio della giustizia e non con il giustizialismo, migliorando se stesso
ed essendo di stimolo per gi altri.
Tutto ciò, però di contro, in una società militare in continua evoluzione con
personale di elevata cultura, i marinai (diciamo non direttivi) non sono esonerati dalle
loro responsabilità e partecipazione al bene comune e a fare bene il proprio dovere.
Per ciò che riguarda i delegati della rappresentanza, l’impegno è di svolgere
eticamente il proprio ruolo, sempre stando al rispetto delle regole, ma non
scoraggiandosi soprattutto quando ci si scontra con le logiche e gli interessi di classe,
e quando si può apparire scomodi nonostante si persegua il bene della Forza Armata e
del personale rappresentato.
Per questi motivi l’esortazione che sento di dare al personale rappresentato,
proprio in questi momenti di vuoto istituzionale è di rimboccarsi le maniche, ognuno ai
propri livelli (soprattutto i delegati, me per primo) e di rifarsi al senso vero al nostro
lavoro e della nostra Forza Armata agendo con coraggio e senza paura, forti della
nostra dignità di uomini e di militari.
[email protected]
18/3/2008
Antonello Ciavarelli
Delegato Co.Ce.R.