Risorse energetiche: per quanto ne abbiamo?
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Risorse energetiche: per quanto ne abbiamo?
Dossier NUCLEARE: si può farne a meno? Sulla carta le risorse energetiche disponibili sono più che sufficienti. Ecco quanto dureranno e con quali problemi. L SOLE La centrale solare di Sanlucar la Mayor, in Spagna. Dal Sole provengono oggi 0,0013 TW. Ma potrebbero diventare ben 340 terawatt. VENTO Una struttura eolica. Nel mondo sono oggi installati 0,02 TW. Ma con il vento si potrebbero avere da 40 a 85 terawatt di potenza. ACQUA Turbine nella diga delle Tre Gole (Cina). Oggi sono installati nel mondo 0,32 terawatt di potenza idroelettrica. Ma si può arrivare a 2,1. CARBONE Treni per il carbone in Virginia. Oggi gli impianti a carbone hanno una potenza di 4,7 TW e le risorse di carbone garantiscono questo livello per altri 143 anni. Quanta energia ci rimane? Tanta! Quante sono le risorse energetiche del pianeta, a parte il nucleare? Secondo l’Energy Information Administration, la domanda di potenza necessaria nel mondo nel 2035 sarà di 17 TW elettrici, il 49% in più rispetto al 2007. Disponibilità. Dalle riserve attuali di petrolio (più di 1.239 miliardi di barili), si ricava energia elettrica per 2,1 milioni di terawattora (TWh). Secondo uno studio di Jacobson e Delucchi (v. Focus n° 223) sono potenzialmente disponibili, occupando con impianti lo 0,59% della superficie terrestre, da 40 a 85 TW di energia eolica, 2,1 di idroelettrica e 340 da fotovoltaico. Poi c’è ancora un bel po’ di carbone e di gas. E questo senza contare nuovi metodi di sfruttamento (v. riquadro a pag. 52) e nuove fonti di energia (v. rmappa a pag. 54 e art. a pag. 54). 48 Focus 224 — Giugno 2011 a crisi dell’energia nucleare (almeno quella disponibile fino a oggi: per le altre for me di nucleare, v. articolo a pag. 61) era già nell’aria prima del disastro di Fukushima. Al pun to che, non appena si è capito che l’incidente avrebbe provocato un arresto nella costruzione di nuo ve centrali, il valore delle azioni dell’Enel, la società che in Italia avrebbe dovuto costruirne 4, ha avuto un’impennata: gli investitori hanno forse valutato che le centra li a gas, alternative al nucleare (e meno costose), potessero diven tare, in un prossimo futuro, un af fare dal punto di vista economico. Le nuove centrali Epr, cioè Euro pean pressurized reactor (reattore europeo ad acqua pressurizzata), come quelle previste in Italia e oggi sospese – «ma solo per evitare i referendum» ha spiegato il presi dente del Consiglio – sono infatti molto care. Secondo alcuni calcoli, avrebbero un “Eroei” molto bas so (v. pagina successiva): tenuto conto di tutti i costi, dall’estrazio ne dell’uranio allo smantellamento delle centrali, il valore dell’energia prodotta nella loro vita sarebbe appena sufficiente a ripagarne i co sti. E se già oggi sono poco vantag giose, lo diverranno ancora meno dopo Fukushima, perché dovran no essere alzati tutti gli standard di sicurezza, con costi molto alti. Carbone a secoli. Ma esiste una al ternativa valida? E qual è il prezzo da pagare per la rinuncia al nuclea re? Dovremo rassegnarci a mag giori emissioni di CO2 (prodotta dall’impiego di tutti i combustibili fossili) e al riscaldamento globale? Dal punto di vista delle risorse J Focus 224 — Giugno 2011 49 Dossier h Chernobyl oggi. Il reattore 4 dell’impianto. Contiene 190,2 tonnellate di materiale radioattivo; è protetto da un “sarcofago”. Il tetto è instabile e poco ermetico: si dovrà rifarlo. c Vista dall’alto. Lo schema della centrale vista dal di sopra. Sala principale Sarcofago di cemento Coperchio Sotto: prima dell’esplosione. Era un reattore moderato a grafite, di 1.000 MW di potenza elettrica. Reattore Pompa J disponibili non dovrebbero es serci problemi. Sono abbondanti (v. mappa a pag. 54), e permet terebbero di andare avanti per de cenni o secoli. Per esempio il car bone: se continueremo a bruciarne 6 miliardi di tonnellate l’anno, come nel 2010, l’esaurimento delle riserve attualmente note dovreb be avvenire tra 143 anni. Anche il tempo necessario per mettere a punto nuovi modi per produrre energia in modo pulito (v. articoli a pag. XX) insomma c’è. Petrolio al picco. Ma c’è chi mette in discussione questi scenari rosei. Due sono gli ostacoli principali: il primo è quello che l’Aspo, l’Asso ciazione per il picco del petrolio, denuncia da molto tempo, cioè il fatto che l’estrazione del petrolio dovrebbe raggiungere fra pochi anni il suo massimo, il “picco” ap punto, e poco dopo iniziare a decli nare. Le riserve potrebbero a quel punto esaurirsi “rapidamente” (un → Pericolosa. Una foto dei sotterranei fatta da un robot: si vede l’uranio fuso. È estremamente radioattivo, così come 3 mila metri cubi d’acqua penetrati da varie fessure. <1 La convenienza economica (Eroei) del nucleare secondo van Leeuwen e Smith (Nuclear power, the energy balance). Significa che il costo dell’energia spesa è superiore a quello dell’energia ottenuta. centinaio di anni) se continuassi mo a sfruttarle ai ritmi attuali. Anche l’uranio si esaurisce. Se condo Chris Skrebowski, un esperto britannico che ha lavorato per l’Itpoes (la task force inglese sul picco del petrolio e la sicurez za industriale), il picco potrebbe avvenire quando si estrarranno 92 milioni di barili di petrolio al gior no; se consideriamo che nell’otto bre 2010 ci fu il record con circa 88 milioni di barili, non siamo lonta nissimi da quel giorno. Il concetto di picco è stato applicato anche al carbone; secondo Geoffrey Evans, dell’Università di Newcastle, in Australia (uno dei più importanti Paesi produttori), il picco del car bone dovrebbe avvenire tra il 2010 e il 2048. Allo stesso modo, i cal coli sono stati fatti anche per l’u ranio, con un picco verso il 2035, e il gas naturale. Per quest’ultima risorsa, però, le scoperte di riserve immense, ma che richiedono tec niche di estrazione estremamente inquinanti, di gas di scisto (v. articolo successivo) possono spostare parecchio nel futuro il momento del “picco del gas”. Il carbone: tanto ma sporco. Al di là della disponibilità futura, però, l’uso dei combustibili fossili non può che incontrare l’ostacolo dei loro “rifiuti”. Che, al di là delle polveri sottili per il carbone e l’o lio combustibile, si chiamano so prattutto CO2; l’anidride carbonica infatti contribuisce ad aumentare la temperatura del pianeta e può causare grandi problemi al clima J Al di là del problema sicurezza, il tallone d’Achille del nucleare sono i costi 50 Focus 224 — Giugno 2011 Dossier E poi c’è un petrolio sabbioso e rischioso Nella provincia canadese dell’Alberta ci sono 335 miliardi di barili di petrolio. Purtroppo l’oro nero è mischiato a sabbie, è di bassa qualità, ma soprattutto è nascosto sotto gli alberi. E per estrarlo è necessario abbattere migliaia di chilometri quadrati di foresta, indispensabile alleata nella lotta all’effetto serra. Polveri pericolose. Già durante l’estrazione, l’impatto del petrolio dalle sabbie bituminose è molto alto: nel solo 2008, nel raggio di 50 chilometri dagli impianti di estrazione, il vento ha depositato 11.400 tonnellate di polvere, contenenti 391 kg dei cancerogeni composti aromatici policiclici (Pac). Altri Paesi hanno sabbie di questo tipo, come il Venezuela o il Congo. In quest’ultimo Paese l’Eni ha una concessione che, secondo l’associazione tedesca Heinrich Böll, comprende siti molto delicati dal punto di vista ambientale. 52 Focus 224 — Giugno 2011 h Scavatrice gigante. Atabasca, Canada: l’enorme ruspa che strappa dal terreno le sabbie bituminose contenenti petrolio. Il prodotto è però di bassa qualità. Il problema: bruciare il carbone evitando l’effetto serra J globale. Nel 2008, il 43% del le emissioni di anidride carbonica provennero dal carbone, il 37% dal petrolio e il 20% dal gas naturale. Il carbone, il combustibile più sporco, infatti, emette circa 95 kg di CO2 ogni 293 kWh di energia elettrica prodotti (ma oggi si stan no sperimentando tecniche per ri assorbirla), l’olio combustibile 73 e il gas 53. L’Energy Information Ad ministration (Eia) degli Stati Uniti prevede un aumento del 42% di emissioni di CO2 dovute alla pro duzione di energia nel 2035 rispet to al 2005. Vento disturbato? Se il carbone è tanto, è quindi comunque in dispensabile aumentare il ricor so ad altre fonti, come dicono gli esperti, “carbon neutral”, cioè che non emettono anidride carboni ca: sono le cosiddette energie rin novabili come eolico e solare, che sono per definizione inesauribili e anche potenzialmente disponibili in enormi quantità (v. riquadro a pag. 49). Anch’esse a dir la veri 12 Gli incidenti con fusione parziale o totale del nocciolo finora avvenuti su 582 reattori in attività complessivamente in un totale di 14.400 anni. 1 ogni 3 anni. Gli incidenti con fusione parziale o totale del nocciolo che dovremmo aspettarci nei prossimi anni se la frequenza rimanesse la stessa degli anni passati. Fonte: Natural resources defense council (Usa) tà, non sono esenti da difetti, sia pure molto meno gravi di quelli dei combustibili fossili (e, ovviamen te, del nucleare). Gli impianti eoli ci e solari hanno bisogno di grandi spazi, che vengono sottratti ad altri usi. E, secondo un recente studio, le grandi “wind farm” (le fattorie del vento diffuse nei Paesi nordici e negli Stati Uniti) hanno un impat to sul clima locale: la velocità del vento diminuirebbe di 2-3 metri al secondo nei loro paraggi. Il giusto mix. Non solo, le grandi eliche disturberebbero la circola zione atmosferica, creando “onda te” che sposterebbero l’andamento dei temporali. Insomma: produrre energia avrà comunque ancora un impatto sul nostro pianeta. Si tratta di trovare, almeno fin quan do dovremo contare ancora sugli idrocarburi, il giusto mix (v. articolo a pag. 54) di soluzioni per ri durre al minimo i costi e l’impatto ecologico. e Marco Ferrari