sm - Progetto Eracle
Transcript
sm - Progetto Eracle
Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali DOCUMENTO DI INDIRIZZO PER L’ORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA INTEGRATA ALLA PERSONA CON SCLEROSI MULTIPLA (SM) 1 Dicembre 2014 Assessorato Politiche per la Salute Regione Emilia-Romagna INDICE I.PREMESSA E SCOPO DEL DOCUMENTO …………………………………………………………….…….pag. 3 II. INTRODUZIONE ……………………………………………………………………………………………….……….pag. 5 Evidenze epidemiologiche Storia naturale di malattia SM : Paradigma della Medicina di Genere III. PERCORSO ASSISTENZIALE INTEGRATO DEL PAZIENTE CON SCLEROSI MULTIPLA ……………………………………………………………………………………………………………………………………..pag. 10 Fase Pre-Diagnostica ………………………………………………………………………………………...pag. 10 Presa in Carico della persona nel Centro SM ……………………………………………………..pag. 11 A) Diagnosi B) Follow-up 1. Prime fasi di malattia con disabilità bassa 2. Pazienti con bassa o media disabilità con o senza terapia 3. Pazienti con disabilità elevata C) Terapia 1. Avvio della terapia Avvio di terapie di prima linea (interferone e GA) Avvio di terapie di seconda linea 2. Terapie sintomatiche 3. Terapie palliative D) Assistenza Multidisciplinare E) Ruolo, funzioni, requisiti ed organizzazione del Centro SM Continuità assistenziale territoriale sanitaria e socio-sanitaria …………………………...pag. 31 1. Assistenza territoriale 2. Presa in carico riabilitativa e assistenza domiciliare 3. Continuità assistenziale socio-sanitaria IV. IL GOVERNO CLINICO DELL’ASSISTENZA INTEGRATA ALLE PERSONE CON SM …..pag. 36 V. APPENDICI: ………………………………………………………………………………………………………………pag. 38 1. Regione Emilia-Romagna. Centri autorizzati alla prescrizione di Natalizumab (specialità medicinale Tysabri) e Fingolimod (specialità medicinale Gilenya). Nota AIFA 65, Bologna 15 Aprile 2013 2. Criteri per un protocollo RM standardizzato 3. Percorso psicologico 4. Percorso riabilitativo 5. Disturbi psichiatrici 6. La gestione dei disturbi urinari 7. Integrazione fra neurologo e ginecologo 8. Percorso pediatrico 9. Integrazione fra neurologo e oculista 10. Stratify Test 11. Contributo AISM alla definizione di un percorso assistenziale integrato per la persona con Sclerosi Multipla 12. Percorso di accertamento medico-legale della disabilità 13. Linee Guida diagnostico-terapeutiche, Associazioni e siti WEB VI. BIBLIOGRAFIA ………………………………………………………………………………………………………….pag. 74 2 I. PREMESSA E SCOPO DEL DOCUMENTO Scopo di questo documento è presentare il modello assistenziale dedicato ai pazienti con Sclerosi Multipla (SM), identificando alcuni elementi (assistenziali e organizzativi) necessari per implementarlo in un contesto locale, e lasciando poi alle singole realtà aziendali il compito di definire precisamente i modelli organizzativi più appropriati alle singole realtà. Il documento descrive il percorso assistenziale integrato del paziente con SM dalla fase iniziale della malattia alle fasi più avanzate, declinato nelle fasi pre-diagnostica (primo accesso al Centro), di presa in carico nel Centro SM (dal momento della diagnosi, follow up e terapia) e di continuità assistenziale territoriale sanitaria e socio-sanitaria (PDTA) . Il documento fa riferimento alle recenti evidenze della letteratura sugli aspetti diagnostici e terapeutici della SM, con particolare attenzione ai dati di efficacia delle attuali terapie farmacologiche disponibili e a tutte le opportunità socio-sanitarie disponibili per migliorare la qualità di vita delle persone con SM. Con la deliberazione regionale n. 1267/2002 sono stati identificati alcuni criteri al fine di disegnare la rete dei servizi di neurologia con l’obiettivo di dare risposte, sia sul principio della autosufficienza provinciale che secondo il modello Hub and Spoke, per quelle patologie ad elevato impegno assistenziale e a bassa prevalenza. Con la deliberazione della Giunta Regionale n. 2068/2004 è stato messo in atto un sistema integrato di interventi sanitari e socio-assistenziali per le persone con gravissime disabilità acquisite in età adulta, fra cui è compresa anche la Sclerosi Multipla (SM) nelle fasi avanzate dei malattia. Il 9 maggio 2011 è stato approvato l’Accordo tra il Governo, le Regioni, le Province Autonome e gli Enti Locali sul documento concernente: “Presa in carico globale delle persone con Malattie neuromuscolari o malattie analoghe dal punto di vista assistenziale” – Accordo ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 Agosto 1997, n. 281”. Tale Accordo, ritenuto opportuno accelerare e omogeneizzare le procedure di riconoscimento dell’invalidità civile e della situazione di handicap secondo la normativa vigente, promuovere l’utilizzo dei percorsi assistenziali, garantire la continuità assistenziale , l’integrazione degli interventi secondo le modalità di rete e di presa in carico globale, è declinato in 7 articoli: 1) Attività a supporto delle condizioni di disabilità e invalidità; 2) Formazione ed informazione; 3) Centri di riferimento; 4) Sistema integrato; 5) Monitoraggio e valutazione delle attività; 6) Innovazione e ricerca; 7) Oneri . L’Accordo di cui sopra, a proposito di oneri, conclude che dalle attività previste non derivano maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il Piano Socio Sanitario Regionale 2008 – 2010 : porta a compimento un sistema integrato di servizi sociali, socio-sanitari e sanitari per la realizzazione di un nuovo welfare universalistico, equo, radicato nelle comunità locali e nella regione. Con nota STDG.31641.P del 26 marzo 2013, l’AIFA ha richiesto agli Assessorati alla Sanità delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano di comunicare l’elenco dei centri autorizzati alla prescrizione dei medicinali Tysabri (natalizumab) e Gilenya (fingolimod). In riferimento alla suddetta nota AIFA, la Regione Emilia-Romagna ha comunicato con PG/2013/94161 del 15 aprile 2013 l’elenco dei Centri SM regionali autorizzati alla prescrizione dei medicinali Tysabri (natalizumab) e Gilenya (fingolimod) (Appendice 1). 3 Con la nota AIFA n° 65 sono definiti i centri SM regionali autorizzati alla prescrizione dei medicinali Interferone b-1a ricombinante, Interferone b-1b ricombinante, Glatiramer Acetato (GA), http://www.saluter.it/documentazione/elenchi/pt_centri_2013 (pag. 41-42). Nel Maggio 2011 il Servizio Presidi Ospedalieri e il Servizio Politica del Farmaco in collaborazione con il gruppo dei Neurologi della regione Emilia-Romagna ha redatto il documento regionale aspetti “Percorso di diagnosi e terapia della sclerosi multipla” con l’obiettivo di fornire indicazioni sugli clinico-epidemiologici, assistenziali e fornire particolari indicazioni sui trattamenti farmacologici specifici, ivi compresi gli elementi per l’uso appropriato dei farmaci nella SM. http://www.saluter.it/documentazione/ptr/elaborati/128_sclerosi_multipla.pdf Nel Maggio 2012 sono state inoltre fornite le “Indicazioni per l’erogazione del FINGOLIMOD presso i Centri SM dell’Emilia-Romagna” ad integrazione del documento di cui sopra. http://www.saluter.it/documentazione/ptr/elaborati/159_fingolimod.pdf/view 4 II. INTRODUZIONE La sclerosi multipla (SM) è una malattia infiammatoria del sistema nervoso centrale (SNC) a verosimile base autoimmune, ad andamento cronico. Nella maggior parte dei casi colpisce giovani adulti, nel pieno delle potenzialità della loro vita professionale, affettiva e sociale. L’esordio avviene in genere tra i 20 e 40 anni, con sintomi/segni neurologici variabili, che sono l’espressione di danno mono-multifocale del SNC. Il decorso di malattia nelle forme tipiche è caratterizzato da una prima fase a ricadute, con recupero totale o parziale del deficit neurologico, seguita da una seconda fase con evoluzione progressiva dei disturbi. In altri casi la SM presenta decorso progressivo dei sintomi/segni sin dall’esordio di malattia. L’estrema variabilità del quadro clinico non consente di prevedere le conseguenze della patologia a lungo termine sull’autonomia e sulla qualità della vita delle persone malate. La giovane età dei pazienti, la lunga durata di malattia, la perdita di produttività, lo sviluppo di progressiva disabilità che ne conseguono e l’elevato costo delle terapie farmacologiche determinano costi socio-sanitari molto elevati per la gestione di questa patologia. I costi delle terapie farmacologiche incidono maggiormente nelle persone con disabilità lievemoderata mentre per le persone con disabilità severa i costi sono prevalentemente socio- assistenziali. Da oltre 15 anni sono disponibili farmaci modificanti il decorso (DMT), che hanno sensibilmente cambiato la storia naturale della malattia, ritardando il raggiungimento di livelli di disabilità moderata e severa nel tempo. Negli ultimi anni nuovi farmaci, come Natalizumab e Fingolimod, hanno aumentato le potenzialità terapeutiche, rendendo disponibili trattamenti ancora più efficaci ma anche più costosi per il controllo della malattia. 1. Evidenze epidemiologiche La SM colpisce oltre un milione di persone nel mondo ed è la più comune causa non traumatica di disabilità neurologica nel giovane adulto. Come tutte le malattie autoimmuni, la SM è più frequente negli individui di genere femminile: si stima che il 70% di tutti i pazienti con SM sia donna. Fa eccezione la forma primaria progressiva che interessa con la medesima frequenza i due sessi. Studi epidemiologici hanno stimato tassi di prevalenza compresi tra 40 e 70 casi per 100.000 abitanti, tassi di incidenza in aumento negli ultimi decenni da 2,4-3,9 per 100.000 abitanti nel periodo 1990-1993 a 4,2 per 100.000 abitanti nel 1995-1999, con notevoli differenze tra le diverse regioni. L’incidenza è significativamente più alta in Sardegna con un tasso di 6,8 per 100.000 abitanti, registrato nel 1993-1997. Il trend in crescita è confermato anche dagli studi condotti nella Regione Emilia Romagna nella Provincia di Ferrara, dove si evidenziano una prevalenza più alta rispetto a quella rilevata negli anni precedenti, pari a 120 casi per 100.000 abitanti (164.26 per le donne e 73.59 per gli uomini) ed una incidenza annuale pari a 4,35 nuovi casi per 100,000 abitanti (5.91 per le donne e 2.63 per gli uomini). In base a questi dati, considerando che la popolazione dell’Emilia Romagna è di oltre 4.000.000 di abitanti, è possibile stimare una prevalenza di 4.000 5.000 casi di SM sull’intero territorio regionale. 5 Approssimativamente nel 3-5% dei casi la Sclerosi Multipla esordisce prima dei16 anni ed in genere si presenta con decorso relapsing-remitting ed alto tasso di ricadute (1-1,9 ricadute/anno). 2. Storia naturale di malattia In generale l’esordio della SM è caratterizzato dalla comparsa acuta-subacuta di sintomi che possono coinvolgere uno o più sistemi funzionali con pattern clinici e grado di severità estremamente variabili. Più raramente, 10% dei casi, la sintomatologia presenta un esordio subdolo con andamento subacuto- cronico che solitamente ritarda il percorso diagnostico I sintomi variano sensibilmente con il variare dell’età, alcuni sono preponderanti negli esordi in adolescenti-giovani, per es. disturbi visivi, altri nelle fasi più tardive di esordio, per es. i disturbi motori. Alcune peculiarità riconosciute della malattia possono rappresentare un’utile guida nella formulazione di sospetto di SM: - Giovane età - Multifocalità sintomatologica - Non rilevanti comorbidità - Tipo di sintomo (es. Deficit visivo con dolore, diplopia, disturbi sensitivi/parestesie…) - Esordio acuto/subacuto - Precedenti sintomi neurologici a spontanea risoluzione I sintomi d’esordio più frequenti sono: - Disturbi della sensibilità (parestesie/disestesie, ipo-anestesia, dolore) - Deficit motori (debolezza, pesantezza, rigidità di uno o più arti) nel 30-40% dei pazienti - Neurite ottica (ipovisione con dolore) - Diplopia - Disturbi dell’equilibrio/Vertigine - Disturbi urogenitali - Disturbi della sfera affettiva e cognitiva Durante il decorso della malattia questi sintomi tendono a ripresentarsi singolarmente, in svariate associazioni, con intensità e durata imprevedibili, e tendenza ad aumentare progressivamente nel tempo. La classificazione delle diverse forme di SM è tuttora controversa; vengono utilizzate categorie attualmente condivise sulla base dei dati di letteratura: 1) Quadri clinico-radiologici con probabilità di conversione a SM: a) Sindrome Radiologicamente Isolata (RIS): riscontro occasionale, in paziente asintomatico, di lesioni infiammatorie del sistema nervoso centrale alla Risonanza Magnetica cerebrale, che rispettano i criteri di disseminazione spaziale di Barkhof 6 b) Sindrome Clinicamente Isolata (CIS): episodio clinico isolato caratterizzato da un disordine neurologico acuto o subacuto suggestivo di demielinizzazione in assenza di criteri sufficienti per diagnosi di SM 2) Classificazione della Sclerosi Multipla definita in base al decorso a) Recidivante-remittente (RR): forma a ricadute seguite da completa o parziale remissione più frequente nelle fasi precoci e nei primi anni di malattia b) Secondariamente progressiva (PS): frequente evoluzione secondaria della forma a ricadute (circa nel 50% dei casi), caratterizzata da lenta progressione della disabilità in assenza di recidive. c) Primariamente progressiva (PP): decorso progressivo in assenza di ricadute sin dall’esordio. d) Progressivo con sovrapposte ricadute (RP): decorso in cui una lenta progressione è aggravata da episodi clinici acuti (ricadute) non recuperati completamente. In una recente revisione della classificazione del decorso clinico (Lublin FD, 2014), sono state apportate importanti modifiche che hanno recepito le più significative conoscenze acquisite negli ultimi anni grazie alla ricerca clinica e di neuroimaging. Il processo di revisione ha apportato alcune semplificazioni individuando in primis 2 macro-categorie di SM che comprendono le forme a ricadute e remissione recidivanti e le forme progressive. Come criteri addizionali per la classificazione sono stati definiti i principali indicatori modificanti il decorso che comprendono l’attività di malattia, sia clinica sia di neuroimaging, e la progressione della disabilità. L’evidenza di attività di malattia e di progressione clinica, espressione dei processi patologici sottostanti di infiammazione e neurodegenerazione, ha importanti ricadute sulla prognosi, sulle decisioni terapeutiche e sulla ricerca. Sulla base di questi presupposti la nuova classificazione comprende i fenotipi sotto riportati 7 8 3. SM: paradigma della Medicina di Genere Come tutte le malattie autoimmuni, la SM mostra un forte bias di genere, infatti, il 60–75% di tutte le persone con SM sono donne. Nella forma classica con ricadute e progressione secondaria le donne rappresentano il 70-80% dei casi, mentre nella forma di SM ad esordio progressivo primario non si osservano grandi differenze di genere. Il rapporto femmine/maschi (F/M) è aumentato notevolmente negli ultimi 100 anni, con un aumento “vero” della malattia nelle donne ma non negli uomini. L’incremento significativo del rapporto F/M specie in Nord Europa e in Nord America nelle ultime sei decadi è passato da 2.3 a 4:1. Non è del tutto chiaro quali determinanti siano in gioco, ma un ruolo decisivo in questo incremento viene attribuito alle profonde modificazioni dello stile di vita delle donne negli ultimi 60 anni e i seguenti fattori sono oggi considerati preponderanti: fumo, modificazioni della dieta, obesità, esposizione al sole, deficit di vitamina D, ingresso nel mondo del lavoro, notevole cambiamento delle scelte riproduttive delle donne, uso di contraccettivi orali, maggior numero di nullipare, maggiore età alla nascita del primo figlio. Particolarmente studiata è la vitamina D in quanto ha dimostrato avere effetti significativi sulla immunomodulazione, riducendo la produzione di citochine proinfiammatorie e aumentando la sintesi delle citochine antinfiammatorie. Il genere influenza anche le caratteristiche cliniche, il decorso e la prognosi della SM. Le donne hanno un’insorgenza della malattia più precoce, un numero di ricadute cliniche superiore di circa il 17,7% e una prognosi migliore rispetto agli uomini, una minore prevalenza di forme a decorso primariamente progressivo, una minore progressione di disabilità e presentano più lesioni infiammatorie alla risonanza magnetica; viceversa gli uomini presentano forme più aggressive con una maggiore componente neurodegenerativa. Le differenze di genere nell’autoimmunità sono sottese da meccanismi distinti nelle femmine e nei maschi dovuti al tipo di citochine rilasciate dalle cellule immunitarie in particolare dai linfociti T-helper (TH). Le risposte mediate dai linfociti TH1 creano un ambiente proinfiammatorio, mentre le risposte mediate dai linfociti TH2 producono citochine antiinfiammatorie. La predominanza femminile della SM durante l’età riproduttiva ed i cambiamenti della malattia che si verificano durante la gravidanza e nel post-partum suggeriscono un importante ruolo degli ormoni sessuali nella risposta immune. La gravidanza ha un impatto assolutamente positivo sulla malattia con netta riduzione del tasso di ricadute, specie nel 3° trimestre, periodo nel quale si raggiunge il picco di estrogeni. La riduzione delle ricadute, nel terzo trimestre di gravidanza, è maggiore di quella ottenuta con tutti i farmaci finora utilizzati per il trattamento della SM. Nel periodo del post-partum, per effetto “rebound”, a seguito del brusco calo degli estrogeni, i sintomi clinici della SM sono esacerbati, con un tasso di ricadute che si assesta a livelli più elevati del periodo pre-gravidanza per 6 mesi circa. Per quanto riguarda l’allattamento, spesso sconsigliato alle donne con SM, uno studio italiano ha mostrato un effetto neutro sul decorso della malattia. Infine, riguardo alle terapie immunomodulanti, interferone beta e glatiramer acetato, comunemente utilizzate nelle forme a ricadute, sembrano emergere risposte differenti: le donne rispondono meglio sulla disabilità e progressione, gli uomini sul numero delle ricadute. 9 Queste premesse per sottolineare come le conoscenze sulle differenze tra i generi, ben documentate negli studi sulla SM, sono state costantemente valorizzate nel PDTA e tutto il team multidisciplinare dei Centri SM deve prestare particolare attenzione alle differenze di genere. In tale ottica, il “percorso speciale donna” è stato pensato come modello di approccio personalizzato per fornire risposte concrete, coerenti con le attuali conoscenze, in tutte le fasi della vita delle donne che in tutti i Centri SM della nostra regione sono la popolazione più rappresentata. IIl. PERCORSO ASSISTENZIALE INTEGRATO DELLA PERSONA CON SCLEROSI MULTIPLA Il percorso si articola nelle seguenti fasi: 1) Fase pre-diagnostica; 2) Presa in carico della persona nel Centro SM; 3) Continuità assistenziale territoriale sanitaria e socio-sanitaria. 1. Fase Pre-Diagnostica: All’esordio clinico, in base al tipo e severità dei sintomi/segni, il paziente può rivolgersi a: a) Medico di Medicina Generale (MMG) b) Pronto Soccorso (PS) c) Neurologo d) Altri specialisti (oculista, urologo, ortopedico, ORL altro) Si possono prevedere diversi scenari che conducono o meno all’attivazione del percorso SM: a. Scenario A: Il paziente si rivolge al MMG che può: I. inviare il paziente ad un neurologo II. Inviare il paziente al PS III. inviare il pz ad altro specialista b. Scenario B: Il paziente si rivolge direttamente al PS: I. In PS effettua valutazione del Neurologo che, in caso di sospetta SM, invia al Centro SM per l’attivazione del percorso c. Scenario C: il paziente si rivolge direttamente al Neurologo del Centro SM: I. Se il neurologo sospetta una SM, attiva il percorso in setting opportuno II. Se non vi è il sospetto di SM il paziente esce dal percorso d. Scenario D: il paziente si rivolge ad altro specialista Ipovisione, diplopia Oculista Disturbi genito-urinari Urologo Dolore ad un arto o difficoltà a deambulare Ipoacusia, vertigine Ortopedico/fisiatra Audiologo ORL Depressione, ansia Psichiatra/psicologo 10 I. Se lo specialista rileva un problema di origine neurologica: 1. Invia il paziente al neurologo del Centro SM che attiverà il PDTA 2. Invia il paziente al PS dove verrà essere valutato da un neurologo II. Se il problema non è neurologico esce dal percorso e. Scenario E: Il paziente ha eseguito esami di neuroimaging che documentano lesioni compatibili con SM e si rivolge direttamente al neurologo del Centro SM che può attivare il percorso in setting adeguato 2. Presa in Carico della persona nel Centro SM Dopo il primo accesso, valutato il caso, il neurologo del Centro SM attiva un percorso personalizzato in base ai bisogni della persona per la presa in carico presso il Centro. Personalizzare il percorso significa essere in grado di individuare e rispondere ai bisogni del malato, per tale ragione tutte le persone afferenti al Centro vengono stratificate in base alle diverse tipologie di malattia che corrispondono a vari gradi di complessità di gestione e a molteplici bisogni, non solo sanitari ma anche sociali e socio sanitari. Il PDTA della SM deve infatti avere la capacità di rispondere in modo appropriato ai bisogni eterogenei delle persone con SM. La persona con SM presenta bisogni diversificati che dipendono prevalentemente da: 1. Fase di malattia: • Diagnosi • Follow-up 2. Fase avanzata 3. Grado di disabilità (EDSS) 4. Bisogni sociali 1. A) DIAGNOSI Tipologia La persona con SM è al primo episodio, ha una disabilità variabile determinata dai sintomi/segni neurologici presenti. Al termine della fase acuta vi è in generale un recupero completo o parziale con bassa disabilità (EDSS<3,5), più raramente la malattia può presentarsi con severa disabilità neurologica. La persona è in genere un giovane adulto o un adolescente, attiva dal punto di vista lavorativo, di studio, di progettualità familiare-genitoriale. L’evento si associa a rilevanti aspetti affettivo-psicologici correlati ai deficit neurologici e all’incertezza della diagnosi che spesso coinvolgono il contesto famigliare. 11 Bisogni della persona 1. Bisogno diagnostico: formulazione tempestiva della diagnosi attraverso indagini di laboratorio e strumentali. 2. Bisogno terapeutico: trattamento della fase acuta. 3. Bisogno informativo e di sostegno psicologico: comunicazione della diagnosi. Tutte le persone con sintomi/segni suggestivi di SM per le quali viene attivato il PDTA SM devono eseguire gli accertamenti clinico-laboratoristico-strumentali necessari alla verifica dei criteri diagnostici di riferimento1. Fra questi è di particolare importanza l’esecuzione di un adeguato studio di neuroimaging con RM 1 (Appendice 2. Criteri per un protocollo RM standardizzato). 1 I Criteri attualmente utilizzati per la diagnosi di SM sono i criteri di Mc Donald 2010, secondo revisione di Polman del 2011. 1 12 Presentazione clinica Requisiti supplementari per la diagnosi 2 o più attacchi; evidenza clinica oggettiva Nessuno, sono sufficienti i segni clinici di 2 o più lesioni o di 1 lesione soltanto con anamnesi attendibile di un attacco precedente 2 o più attacchi ; evidenza clinica oggettiva di 1 lesione Disseminazione spaziale in RM dimostrata da: ≥1 lesione in T2 in almeno 2 su 4 regioni tipiche di SM (periventricolare, juxtacorticale, infratentoriale,spinale) oppure attesa di 1 ulteriore attacco clinico in una sede differente 1 attacco; evidenza clinica oggettiva di 2 o Disseminazione temporale in RM dimostrata da: più lesioni presenza contemporanea di lesioni asintomatiche attive o non al Gd in qualsiasi epoca oppure 1 nuova lesione in T2 e/o lesioni attive in una RM successiva in qualsiasi epoca dopo quella al baseline oppure attesa di un secondo attacco clinico 1 attacco; evidenza clinica oggettiva di 1 lesione (sindrome clinicamente isolata) Disseminazione nello spazio e nel tempo in RM dimostrata da: per la disseminazione nello spazio (DIS): ≥1 lesione in T2 in almeno 2 su 4 regioni tipiche di SM (periventricolare, juxtacorticale, infratentoriale,spinale) oppure attesa di 1 ulteriore attacco clinico in una sede differente per la disseminazione nel tempo (DIT): presenza contemporanea di lesioni asintomatiche attive o non al Gd in qualsiasi epoca oppure 1 nuova lesione in T2 e/o lesioni attive in una RM successiva in qualsiasi epoca dopo quella al baseline oppure attesa di un secondo attacco clinico Progressione di sintomi neurologici suggestivi di SM (PPMS) Progressione di malattia per 1 anno (determinata in modo prospettico o retrospettivo) più 2 su 3 dei criteri seguenti: 1. evidenza di DIS alla RM cerebrale (≥1 lesione in T2 nelle regioni tipiche di SM (periventricolare, juxtacorticale,infratentoriale) 2. evidenza di DIS nel midollo spinale (≥2 lesioni in T2 3. Liquor positivo (presenza di BO all'isoelettrofocusing e/o IGg index elevato) La diagnosi di Sclerosi Multipla si basa, quindi, sulla dimostrazione della presenza di lesioni demielinizzanti del Sistema Nervoso Centrale (SNC) disseminate nello spazio (più sedi lesionali) e nel tempo (due o più episodi di demielinizzazione). 13 Nonostante la disponibilità nella pratica clinica di una serie di strumenti essenziali di laboratorio e di RM nel setting diagnostico di SM, di criteri validati, il giudizio clinico deve sempre soddisfare la “no better explanation”, come componente integrativa di tutti i criteri diagnostici. La diagnosi differenziale Le condizioni che devono essere escluse nella fase diagnostica comprendono un’ampia gamma di patologie che, specie all’esordio, possono essere confondenti sia sul piano clinico sia sul piano dell’imaging e del laboratorio. Per tale ragione la diagnosi deve essere effettuata da neurologi esperti che devono disporre di un setting diagnostico completo. Formulare tempestivamente la diagnosi, minimizzando il rischio di una misdiagnosi, è oggi divenuta una priorità assoluta per il neurologo per la complessiva gestione della persona e le decisioni terapeutiche Condizioni che possono essere confuse con SM • Vascolari: vasculiti cerebrali con lesioni multifocali cerebrali, fistole artero-venose spinali o che possono causare paraparesi • Infettive: HTLV1, sifilide, neuroborreliosi ecc. • Neoplastiche: sindromi paraneoplastiche (sindromi atassiche, encefalite limbica) • Autoimmuni sistemiche: LES, sindrome da anticorpi antifosfolipidi, sindrome di Sjogren • Metaboliche: leucodistrofie dell’adulto, tipo adrenoleucodistrofia • Malattie demielinizzanti idiopatiche (a decorso generalmente monofasico): encefalomielti acute disseminate, mielite traversa • Nutrizionali: carenza di vitamina B12 e sindromi da malassorbimento • Sarcoidosi • Neuromielite Ottica di Devic • CADASIL • Malattia di Leber • Altro. Nelle persone che presentano un quadro suggestivo di SM con associati segni infiammatori sistemici indicativi di altra patologia autoimmune è necessario approfondire l’iter diagnostico standard con 1. Valutazione reumatologica 2. Ricerca di autoanticorpi (autoAb) organo e non organo-specifici 3. AngioRM in caso di sospetta vasculite del SNC. I possibili percorsi in fase di diagnosi differenziale sono adattati al singolo caso. Si sottolinea l’importanza di un’attenta valutazione clinico-anamnestica, che può indirizzare verso ulteriori accertamenti (es.: RX torace, visita endocrinologica, ecografia tiroidea con ago aspirato, visita reumatologica, capillaroscopia, Shirmer test, BUT test). 14 Il setting organizzativo assistenziale appropriato in fase diagnostica è l’ambulatorio del Centro SM con possibilità di attivazione di Day-Hospital, se il percorso diagnostico prevede la rachicentesi, e di ricovero in Degenza Ordinaria solitamente riservato alla gestione delle seguenti condizioni: ricovero diretto da Pronto Soccorso grave deficit funzionale o altre situazioni (distanza, condizioni familiari ecc.) non compatibili con osservazione ambulatoriale. Tutta questa fase (diagnosi e trattamento della manifestazione d’esordio) si svolge interamente all’interno del Centro SM che esercita la funzione di coordinamento e di erogazione di attività. Si ricorda che il ricovero della persona con SM genera il DRG 13 “Sclerosi Multipla e Atassia Cerebellare”, che è un DRG medico considerato dal Ministero della Salute quale DRG ad alto rischio di inappropriatezza se erogato in degenza ordinaria e che la regione Emilia-Romagna con DGR n. 1890/2010: “Definizione valore percentuale/soglia di ammissibilità dei DRG ad alto rischio di inappropriatezza se erogati in regime di degenza ordinaria”, ha definito le soglie di ammissibilità alle quali si raccomanda di attenersi. Al completamento degli accertamenti di cui sopra si possono verificare le seguenti condizioni: a. Diagnosi di Sindrome Clinicamente Isolata (CIS) b. Diagnosi di SM definita c. Esclusione di CIS/SM Nei casi a e b il neurologo del centro SM comunica direttamente alla persona interessata la diagnosi di CIS/SM, avendo cura di rispettare le esigenze della persona e, se necessario, con il supporto dello psicologo. In questi casi la persona viene presa in carico dal Centro SM. In sintesi, una buona comunicazione di diagnosi deve essere: • Corretta, comprensibile ed esaustiva, poiché la persona neo-diagnosticata dovrebbe possedere le conoscenze utili a prendere coscienza della malattia, riorganizzare e adattare la propria vita e prendere decisioni adeguate riguardo al proprio futuro • Adeguata alla persona, ossia che tenga conto della diversità / specificità bio-psico-sociale di ogni paziente • Estesa per tutto il tempo necessario, perché il paziente chiarisca i propri dubbi, anche in incontri ripetuti. Comunicazione della diagnosi La comunicazione della diagnosi di malattia è un atto medico fondamentale, particolarmente difficile e complesso, affidato al neurologo del Centro SM. Ricevere una diagnosi di SM, per una persona il più delle volte molto giovane, spesso all’inizio o nel pieno della propria vita affettiva e lavorativa, è sempre un momento di grande impatto emotivo. 15 Decidere di sposarsi, pensare alla maternità o alla paternità, progettare una carriera, mantenere le relazioni sociali, appare improvvisamente diverso, complicato, incerto. La comunicazione della diagnosi è un evento estremamente delicato, che condizionerà il futuro rapporto del paziente con la malattia e la futura relazione medico-paziente. Com’è noto, la SM è una malattia cronica che inizia nel giovane adulto, spesso disabilitante, talora benigna, comunque variabile e imprevedibile. La diagnosi di SM spesso non è immediata, ma può richiedere passaggi successivi nel tempo. Per questi motivi il neurologo del Centro SM, quando si trova di fronte ad una diagnosi di SM, si pone diverse domande: Deve comunicare la diagnosi? Quando? Perché? Quanto? Come? Le modalità di comunicazione della diagnosi “Quando” la persona dovrebbe conoscere la propria diagnosi? Oggi i neurologi ritengono che sia giusto comunicare la diagnosi di SM appena questa sia confermata, ma, in generale, non al primo sospetto, in quanto vanno escluse possibili altre cause. Come dimostrato da alcuni studi, anche le persone con SM hanno opinioni simili. Un’indagine del 1998 ha messo in evidenza che il 78% delle persone avrebbe voluto conoscere la diagnosi appena essa fosse stata accertata (cosa che evidentemente non è avvenuta), anche se il 62% di loro ha riferito di aver sviluppato sintomi depressivi dopo aver saputo di avere la SM. Una persona con SM ha affermato, sull’argomento: “(…) Il medico deve comunicare subito la diagnosi, con umanità e rispetto nei confronti dell’individuo”. “Perché ” è meglio che la persona conosca subito la propria diagnosi? Perché un buon rapporto medico-paziente si fonda su fiducia e rispetto reciproci ed è necessario per instaurare una buona alleanza terapeutica. Se la persona non fosse consapevole della propria condizione non sarebbe possibile instaurare una terapia specifica. Oggi che, a differenza del passato, esiste la possibilità di modificare il decorso della malattia con terapie assunte precocemente, il medico è fortemente motivato nel comunicare la diagnosi alla persona interessata. Perché per qualcuno forse sarebbe meglio non sapere subito di avere la SM? E’ stato dimostrato che il sapere di avere la SM peggiora notevolmente la propria “qualità di vita” (la percezione dell’insieme del proprio benessere fisico, psicologico e sociale), in maniera equivalente a quanto potrebbe peggiorarla la presenza di una moderata disabilità fisica. Ci sono inoltre casi in cui è necessaria molta cautela nello svelare una diagnosi di SM, per esempio a persone minorenni, oppure instabili emotivamente, o infine prive di una rete di supporto familiare o affettivo. Il medico deve essere in grado di valutare le caratteristiche della persona che ha di fronte prima di “scegliere le parole adatte”. 16 “Quanto” è giusto sapere? La persona neo-diagnosticata dovrebbe arrivare a sapere tutto ciò che le è utile per prendere coscienza della malattia, riorganizzare e adattare la propria vita e prendere decisioni adeguate riguardo al proprio futuro. “Come” andrebbe comunicata la diagnosi? Oggi i medici sono d’accordo nell’evitare eufemismi (“malattia demielinizzante”, “infiammazione del sistema nervoso centrale”) e nell’usare subito il termine “sclerosi multipla”. Questo termine dovrebbe essere accompagnato da spiegazioni su che cosa sia realmente la malattia (non necessariamente grave, non mortale, talvolta benigna, non guaribile, ma trattabile con nuovi farmaci efficaci e infine, una malattia per la quale la ricerca scientifica promette molto) ; un’informazione chiara, franca e realistica. Le parole del medico devono includere un sentimento d’incoraggiamento e di speranza, ma egli non deve sottovalutare l’intelligenza della persona che ha di fronte, minimizzando eccessivamente la “serietà” di una malattia come la SM. E’ molto importante che la diagnosi venga comunicata da un medico esperto nel campo della SM, in grado di spiegare al meglio tutte le caratteristiche della malattia. La diagnosi va comunicata direttamente alla persona, accompagnata o meno da persone per lei significative, che possano fornire un supporto emotivo e aiutarla a comprendere meglio le spiegazioni del medico. Tuttavia, alcuni pazienti preferiscono essere da soli e il neurologo deve rispettare tale scelta. Le esigenze della persona con SM in fase diagnostica L’esigenza di essere informati è dunque prioritaria per moltissime persone che hanno ricevuto la diagnosi di SM. Il neurologo e gli altri operatori professionali coinvolti (in primis l’infermiere) hanno il compito di concedere alla persona tutto il tempo necessario perché egli chiarisca i propri dubbi, anche in incontri successivi. Essi devono essere in grado di valutare e se necessario “correggere” le informazioni che la persona ha già. Devono anche “insegnar loro” come scegliere le fonti di informazione. Oggi è molto facile ottenere informazioni navigando su Internet, purtroppo non sempre veritiere. L’ideale è che siano disponibili informazioni specifiche sui vari argomenti di interesse (singoli sintomi come ad esempio fatica o disturbi visivi, lavoro ….), perché la persona possa selezionare gli argomenti su cui informarsi, poco alla volta, secondo le proprie esigenze. Oltre ad una corretta informazione, ci sono altre esigenze espresse dalle persone con SM: la presenza di una figura professionale oltre al neurologo, ad esempio un’infermiera specializzata in SM, che rappresenti, nei tempi immediatamente successivi alla comunicazione della diagnosi, un altro riferimento affidabile del team, sempre disponibile, a cui chiedere informazioni, spiegazioni, chiarimenti, indicazioni 17 - la possibilità di disporre di un supporto psicologico già durante il processo diagnostico. Le persone con SM, infatti, spesso si rivolgono allo psicologo solo a distanza di diversi anni dalla comunicazione della diagnosi. In questi casi, la richiesta di aiuto origina più che altro da difficoltà con la propria famiglia, accentuate dal rapporto con la malattia cronica. Sarebbe invece utile che la comunicazione della diagnosi effettuata dal neurologo fosse affiancata da un supporto psicologico, diretto a fornire una risposta ai bisogni emotivi immediati della persona e dei familiari. Assistenza psicologica In base alle necessità del singolo, il percorso adottato presso i Centri SM offre la possibilità di un’assistenza psicologica. In diversi momenti della storia clinica la persona può richiedere un supporto psicologico che la aiuti ad affrontare i problemi connessi alla malattia: fase diagnostica, comunicazione di diagnosi, inizio o proseguimento di una terapia cronica, disagio sociale o sul luogo di lavoro, problematiche affettive o familiari ecc. Sarebbe auspicabile che il team del Centro SM comprendesse la figura dello/a psicologo/a dedicato/a alla SM per colloqui individualizzati secondo le esigenze del caso. (Percorso Psicologico Appendice 3.). Dopo la comunicazione della diagnosi si programma, in accordo con la persona, il prosieguo del percorso assistenziale: follow-up clinico-strumentale ed eventuale terapia. B) FOLLOW-UP (FU) Nella fase di monitoraggio il PDTA deve soddisfare bisogni sanitari e non sanitari delle persone con diverse caratteristiche, stratificati secondo disabilità e fase di malattia: persona neodiagnosticata/prime fasi di malattia a bassa disabilità (EDSS ≤3.5); persona con bassa (EDSS ≤3.5) o media disabilità (EDSS 4-7), con o senza terapia; persona con disabilità elevata (EDSS >7). Persona neo diagnosticata / prime fasi di malattia a bassa disabilità EDSS ≤3.5 Tipologia Persona con diagnosi definita che presenta solitamente bassa disabilità, capace di deambulare autonomamente, in genere in grado di svolgere un’attività lavorativa a tempo pieno, che può sperimentare fasi di riacutizzazione clinica di malattia Può vivere condizioni lavorative o familiari che risentono dell’interferenza della malattia (desiderio di procreazione, lavoro che richiede impegno fisico e psichico ecc.) 18 Bisogni 1. Bisogni assistenziali e terapeutici: • Avvio di Disease Modifying Drugs (DMD) e terapia sintomatica • Accesso diretto al centro SM di riferimento per: 1. Controlli programmati, esami di laboratorio e strumentali. 2. Controlli urgenti e terapia della ricaduta. 3. Indicazioni per riabilitazione. 4. Terapia di supporto psicologico. 5. Supporto/colloqui per progetti specifici (lavoro, procreazione, sessualità). 6. Accesso facilitato ad altri specialisti. 2. Bisogni non assistenziali: • Certificazioni/Relazioni Persona con bassa (EDSS ≤3,5) o media disabilità (EDSS 4-7) con o senza terapia Tipologia A. Persona con EDSS ≤3,5, diagnosi definita di SM a decorso RR, in corso di terapia DMD (di prima o seconda linea). Autonoma nel cammino, senza limitazioni nel lavoro B. Persona con EDSS 4-7, diagnosi definita con possibile decorso RR o PS, in corso di terapia DMD o nessuna terapia. Parziale autonomia con limitazione nel cammino e necessità di ausili di entità crescente. Possibili limitazioni al lavoro. Possibile concomitanza di disordini cognitivi. Indipendentemente dal grado di disabilità possono essere presenti: - Alterazioni della sfera psichica. - Alterazioni cognitive. - Affaticabilità. - Disordini genito-urinari. Bisogni A. EDSS ≤ 3,5: Bisogni assistenziale e terapeutici: - prosecuzione di DMT e terapia sintomatica follow-up clinico-radiologico farmacovigilanza indicazioni alla riabilitazione indicazioni alla valutazione cognitiva visite specialistiche Bisogni non assistenziali: - Certificazioni/Relazioni 19 B.EDSS 4-7: Bisogni assistenziale e terapeutici: - prosecuzione di DMT e terapia sintomatica - follow-up clinico-radiologico - farmacovigilanza - visite specialistiche - accesso a servizi di Riabilitazione Bisogni non assistenziali - Documentazione clinica per: - invalidità - adeguamento della condizione lavorativa/104 - patente di guida - prescrizione di ausili/devices - adeguamento funzionale del domicilio e dei mezzi di trasporto In entrambe le tipologie A e B è fondamentale attivare colloqui programmati con la persona e i familiari inerenti problematiche specifiche. Persona con disabilità elevata (EDSS>7) Tipologia: • SM con decorso PS o PP, senza indicazioni a terapie DMD. • Autonomia molto limitata o nessuna, talora incapace di deambulare, usa la carrozzina per la maggior parte del tempo. • Qualche autonomia negli spostamenti o totale dipendenza. • Importanti limitazioni al lavoro o inabilità totale. • Concomitanza di disordini cognitivi e/o psichici. • Possibili disordini della deglutizione, fonazione, respirazione. • Spasticità. Bisogni Terapie sintomatiche. Terapia riabilitativa. Certificazioni. Ausili: carrozzina, letto attrezzato, sollevatore, standing. Adeguamento funzionale del domicilio e dei mezzi di trasporto. Necessità di cure palliative maggiori (PEG, pompa -ITB, tracheostomia). Necessità di assistenza al domicilio (ADI). Sostengo sociale al malato e alla famiglia. Accesso facilitato ad altri specialisti. Residenzialità. 20 Il setting appropriato per il follow-up per tutti i livelli di disabilità è l’Ambulatorio del Centro SM con possibile accesso al Day Service/Degenza Ordinaria se il follow-up prevede la gestione di situazioni complesse (ricaduta con severa disabilità, shift terapeutico a farmaci di seconda linea che richiedono sorveglianza prolungata della persona ). L’Ambulatorio del Centro SM, con la presenza di personale sanitario esperto e dedicato (neurologo, infermiere, psicologo), garantisce: l’attento monitoraggio clinico e radiologico del decorso di malattia; l’accesso ai controlli per il monitoraggio di efficacia e tollerabilità dei trattamenti e la sorveglianza delle terapie; l’accesso a competenze multispecialistiche neuropsicologo, ginecologo, sessuologo, (fisiatra, fisioterapista, logopedista urologo, ORL, oculista, dermatologo, reumatologo, ematologo, psichiatra); il collegamento con i servizi territoriali. Nella fase di disabilità elevata l’Ambulatorio del Centro SM mantiene funzione di coordinamento con coinvolgimento del Medico di Medicina Generale (MMG) per l’esecuzione di esami di laboratorio di controllo; del fisiatra per la valutazione dei bisogni riabilitativi e prescrizione ausili; del personale infermieristico della Casa della Salute, dei servizi sociali e delle strutture residenziali che eventualmente accolgono la persona con SM. La maggior parte dei bisogni della persona deve essere soddisfatta sul territorio in collaborazione con i servizi territoriali, MMG e Case manager territoriale, che diventano figure di riferimento per l’attivazione di: • Assistenza Domiciliare Socio-sanitaria (SAD). • Prestazioni sociali. • Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). • Interventi palliativi. • Residenzialità. Il Centro SM può inoltre attivare percorsi per specifici bisogni (terapie palliative, complicanze, ricoveri di sollievo, controlli ambulatoriali periodici). C) TERAPIA 1. Trattamento delle fasi acute Nelle fasi acute di malattia il Centro SM prende in carico la persona per eventuale terapia steroidea, scegliendo il setting assistenziale più appropriato (Centro SM, Casa della Salute, domicilio). La terapia standard delle ricadute prevede: 1. visita neurologica pre-terapia; 2. infusione di steroidi ad alte dosi ev per 3-5gg; 3. esami di laboratorio di controllo, secondo necessità; 4. visita neurologica post-bolo a 30gg. 21 In base all’anamnesi e al quadro clinico (CIS o SM definita), durata, decorso tipo e severità dei sintomi, si possono verificare le seguenti situazioni: 1. Paziente in fase di diagnosi, necessità di terapia steroidea ad alte dosi e.v. 2. Paziente con SM definita, in ricaduta: accesso diretto al Centro: (a) prenotazione di visita ambulatoriale urgente; (b) contatto telefonico diretto tra il paziente e il neurologo del Centro SM con accesso per visita programmata urgente entro 24-48h. 2. Trattamenti modificanti il decorso della malattia (DMD) I DMD nella SM hanno il principale obiettivo di prevenire o ritardare il più possibile la progressione della malattia e la comparsa di ricadute, di prevenire o rallentare lo sviluppo di nuove lesioni del tessuto nervoso e, quindi, di modificare la storia naturale della malattia. Tra i trattamenti DMD vengono individuate tre classi principali: - farmaci immunomodulanti di prima linea: β IFN e GA - farmaci di seconda linea: • NATALIZUMAB (TYSABRI) • FINGOLIMOD (GILENYA) • MITOXANTRONE (NOVANTRONE) - altri farmaci: vengono comunemente utilizzati altri trattamenti che, pur non disponendo di studi controllati, sono da tempo entrati nella pratica clinica: Ciclofosfamide e Azatioprina, più raramente Methotrexate, in alcuni casi molto selezionati, Immunoglobuline endovena umane ad alta dose e Plasmaferesi. I farmaci attualmente disponibili prevedono approcci terapeutici diversificati. La scelta terapeutica nella SM deve essere il frutto di un giudizio ponderato per la singola persona sulla base di elementi clinico-radiologici, profilo di sicurezza dei farmaci, monitoraggio richiesto e stile di vita del paziente. Recenti studi hanno confermato l’importanza di un avvio “precoce” del trattamento farmacologico. Avvio della terapia L’avvio di terapia avviene nel Centro SM con l’obiettivo di: • effettuare una scelta terapeutica appropriata rispetto a quel paziente; • monitorare tollerabilità ed efficacia nelle prime fasi di trattamento. Avvio di terapie di prima linea (interferone e GA) 1. Colloquio informativo sui farmaci disponibili e successiva scelta condivisa del trattamento. 2. Esami di laboratorio pre-terapia. 3. Visita neurologica basale, RM cerebrale e cervicale senza e con mezzo di contrasto, se non già di recente eseguita dal paziente. 4. Informativa al MMG. 5. Addestramento alla somministrazione del farmaco da parte dell’infermiere. 22 6. Programmazione del follow-up clinico e di laboratorio. Avvio di terapie di seconda linea a) Se il paziente è candidato a trattamento con NATALIZUMAB effettua: Colloquio informativo al paziente esteso anche ai familiari, riguardante: - Caratteristiche del farmaco e meccanismo d’azione. - Comunicazione del rischio e profilo di sicurezza. - Corretta gestione delle condizioni di rischio e collaborazione al follow-up. - Descrizione della modalità di somministrazione e controlli. Esami di laboratorio pre-terapia fra cui: - Emocromo con formula e tipizzazione linfocitaria. - Funzionalità epatica. - Ricerca degli anticorpi anti-JCV e stratificazione del rischio per PML. Firma del consenso da parte del paziente e del neurologo e consegna della Carta d’Allerta. Comunicazione al MMG. Visita neurologica. RM cerebrale e cervicale senza e con mezzo di contrasto. Somministrazione del farmaco e.v. secondo scheda tecnica. Follow-up clinico e di laboratorio secondo indicazioni AIFA. I dati di ogni paziente trattato con Natalizumab devono essere inseriti nel registro nazionale AIFA per i farmaci sottoposti a monitoraggio. b) Se il paziente è candidato a trattamento con FINGOLIMOD effettua: Colloquio informativo al paziente esteso ai familiari riguardante: Caratteristiche del farmaco e meccanismo d’azione. Comunicazione del rischio e profilo di sicurezza. Corretta gestione delle condizioni di rischio e collaborazione al follow-up. Esami pre-terapia fra cui: Routine biochimica (obbligatori emocromo con formula e funzionalità epatica). PA, frequenza cardiaca; anamnesi farmacologica; ECG ed eventuale visita cardiologica . Ricerca IgG VZV (in caso di negatività, vaccinazione e re-test). Visita oculistica. Visita neurologica. RM cerebrale e cervicale senza e con mezzo di contrasto. Comunicazione al MMG. Prima somministrazione del farmaco con monitoraggio ECG continuo, rilievo dei parametri basali ogni ora nelle prime 6 ore, secondo indicazioni AIFA* e regionali. Esecuzione di un tracciato ECG, letto dal cardiologo, al basale e al termine delle 6 h. 23 Indicazioni per la corretta assunzione del farmaco. Follow-up clinico strumentale e di laboratorio secondo indicazioni AIFA e regionali. I dati di ogni paziente eleggibile a Fingolimod devono essere inseriti nel registro nazionale AIFA per i farmaci sottoposti a monitoraggio. *In alcuni casi può essere opportuno effettuare la prima somministrazione di farmaco in setting di degenza ordinaria: 1. necessità di prolungare il monitoraggio oltre le 6 ore; 2. complicanze durante la prima somministrazione; 3. bradicardia all’ECG basale; 4. condizioni non compatibili con osservazione ambulatoriale (situazione familiare, distanza dal domicilio). 24 Terapie sintomatiche La gestione delle terapie sintomatiche da parte del neurologo del Centro SM avviene nell’ambito del follow-up clinico del paziente in collaborazione con le altre figure specialistiche. Professionisti Sintomi coinvolti Neurologo Urologo Disturbi urinari Fisiatra Infermiere Fisioterapista Spasticità Accertamenti/Terapie Esame urine, urinocoltura, ecografia vie urinarie, visita urologica, flussometria, valutazione uro dinamica Terapia sintomatica Addestramento al cateterismo intermittente pulito Visita neurologica Neurologo Uso di farmaci miorilassanti, Neurofisiologo Sativex secondo indicazioni AIFA e Fisiatra regionali (compilazione registro AIFA) Fisioterapista Trattamenti locali ITB (Baclofen Intratecale) Neurologo Dolore, fenomeni Neurofisiologo parossistici, fatica/rallentamento Psicologo Infermiere Neurologo Depressione Psicologo Psichiatra EMG, EEG Terapia sintomatica Terapia di supporto Colloquio psicologico e/o visita psichiatrica Terapia medica Supporto psicologico Terapie Palliative La gestione di terapie quali: PEG, tracheostomia, Baclofen intratecale, in pazienti con gravi complicanze, avviene in regime di ricovero ordinario, dopo adeguata preparazione del paziente e colloquio con i familiari e dopo l’espletamento di indagini di laboratorio e strumentali. 25 D) ASSISTENZA MULTIDISCIPLINARE NEL CENTRO SM La persona con SM in tutte le fasi del percorso assistenziale, coordinato dal neurologo, è presa in carico dal Centro SM, che svolge le attività con un approccio multidisciplinare e multiprofessionale. Le figure professionali centrali del percosso sono il neurologo, l'infermiere dedicato, lo psicologo, il fisiatra, il fisioterapista e il logopedista. Collaborano in rete gli altri specialisti: urologo, neurooftalmologo, endocrinologo, gastroenterologo, andrologo, ginecologo, sessuologo, pneumologo, cardiologo. Alle attività assistenziali partecipano la famiglia, il caregiver e gli assistenti sociali. Supporto specialistico per la gestione del paziente sia nel momento della diagnosi sia durante il follow-up L’apporto di numerose figure specialistiche coordinate ed integrate fra loro è di fondamentale importanza al momento della diagnosi e durante il follow-up, per affrontare i numerosi problemi posti dalla malattia e per adeguare al singolo caso il progetto terapeutico. I contributi degli specialisti articolati in base a specifici sintomi, con le principali indicazioni di intervento diagnostico e terapeutico, sono riportati di seguito in sintesi o in allegato: 1. Psicologo – Appendice 3. 2. Fisiatra/ Fisioterapista – Appendice 4. 3. Psichiatra – Appendice 5. 4. Urologo – Appendice 6. 5. Ginecologo – Appendice 7. 6. Pediatra – Appendice 8. 7. Oculista – Appendice 9. 8. Neurofisiologo clinico: studio funzionale multimodale, altri accertamenti in base al problema (es. EMG sfintere anale, PESS n. pudendo) e trattamenti specifici (Tossina botulinica). 9. Endocrinologo: valutazioni funzionali e strumentali funzione tiroidea. Il percorso endocrinologico prevede: (1) Esame della funzionalità tiroidea con autoanticorpi. (2) Visita endocrinologica con eco tiroide. (3) Agoaspirato tiroideo se indicato. (4) Avvio terapie se indicato. 10. Foniatra/logopedista: valutazione della disartria, disfagia, progetto logopedico riabilitativo e studio della deglutizione. 11. Chirurgo proctologo: visita, manometria rettale, terapia sintomatica della stipsi, rieducazione del piano perineale. 12. Cardiologo: visita e ecocardiogramma. 13. Altri specialisti: dermatologo, ematologo, reumatologo, nutrizionista, ecc. Il Centro SM esercita la funzione di coordinamento e di erogazione di prestazioni per percorsi specifici: 26 “Percorso “SM-Donna” in collaborazione con il ginecologo: fertilità, programmazione della genitorialità, gravidanza-parto, puerperio (Appendice – 7). Percorso “SM in età pediatrica”: l’iter diagnostico in casi di SM con esordio prima dei 16 anni non differisce da quello per pazienti adulti, si svolge in collaborazione con pediatri e neuropsichiatri infantili (Appendice – 8). “Percorsi speciali” in persone con SM che presentano gravi complicanze e necessitano di altre terapie. Complicanze Professionisti coinvolti Neurologo Procedure Nutrizionista Deficit nutrizionali Deglutologo e logopedista Posizionamento di PEG Gastroenterologo Infermiere Neurologo Pneumologo Insufficienza respiratoria Anestesista Tracheostomia Infermiere Fisioterapista Neurologo Neurofisiologo Spasticità di grado severo Neurochirurgo Fisiatra Pompa per infusione intratecale di baclofen Fisioterapista E. RUOLO, FUNZIONI, REQUISITI ED ORGANIZZAZIONE DEL CENTRO SM 1- Ruolo La SM è una patologia complessa che si caratterizza più di altre malattie neurologiche da uno stretto intreccio di cronicità e riacutizzazioni. Il decorso, la complessità e la lunga durata richiedono interventi articolati e adattati alle varie fasi della malattia, tesi a soddisfare molteplici bisogni di salute in un arco temporale che coincide con tutta la vita. Per tali considerazioni la gestione della SM richiede una articolazione organizzativa, all’interno delle Aziende Sanitarie, nelle Unità Operative di Neurologia, “Centro SM”, in grado di sostenere l’elevato carico medico, sociale, assistenziale ed economico che la malattia comporta. Il Centro SM è il punto di riferimento per la presa in carico della persona, ha il ruolo di governo strategico con funzione di coordinamento e di erogazione diretta, a seconda della complessità dei bisogni della persona. Per le persone in terapia farmacologica con DMD, è prevalente l’erogazione diretta di prestazioni. Per le persone con elevati livelli di disabilità, non trattati con DMD, è prevalente la funzione di coordinamento (collaborazione con il MMG e i servizi territoriali per l’attivazione del Piano di Vita e 27 di Cure (PIVEC), del Piano Assistenziale Individualizzato (PAI), del Progetto Riabilitativo Individuale (PRI) e del Piano Educativo Individuale (PEI). La Presa in carico della persona con SM ha inizio con il primo accesso al Centro SM, nel momento del sospetto di malattia e prevede un progetto condiviso, rispondente ai suoi bisogni. 2-Funzione Per ogni persona il Centro SM deve garantire: 1) La diagnosi precoce e accurata di malattia. 2) Il monitoraggio clinico - strumentale appropriato. 3) Interventi terapeutici tempestivi ed appropriati, quando necessari durante il decorso della malattia, che comprendono: a) trattamento degli eventi acuti; b) trattamenti rivolti a modificare l’evoluzione della malattia (DMD); c) terapie sintomatiche; d) terapie palliative; e) indicazione al trattamento riabilitativo. 3- Requisiti del Centro SM 1) Ambulatorio/Day Service dedicato alla SM, con dotazioni tecnologiche appropriate per la somministrazione delle terapie e per il monitoraggio e sorveglianza del paziente (es. monitor ECG “allertato”, pompe volumetriche per infusione); con disponibilità di accesso a: degenza ordinaria e day-hospital e ad altre degenze specialistiche; servizi di laboratorio (esami diagnostici ematici, liquorali, virologici ecc), di Neurofisiologia e di Neuroimaging; consulenze multispecialistiche (psicologo, neuroradiologo, oculista, urologo, ginecologo, fisiatra, endocrinologo ecc.); servizi riabilitativi; farmacia per preparazione/erogazione dei farmaci. 2) Personale esperto, neurologo e infermiere con attività prevalente nel centro SM e con specifica e documentata competenza nella gestione della persona in tutte le fasi della malattia. 3) Ubicazione all’interno della Unità Operativa di Neurologia delle Aziende Sanitarie / IRCCS, vista la necessità di competenze multispecialistiche mediche e strumentali e l’impiego di trattamenti sottoposti a monitoraggio e la presenza di UU.OO. per acuti utili al monitoraggio/trattamento di effetti collaterali di alcuni farmaci. 4) Bacino di riferimento: almeno un Centro SM per Provincia. In relazione ai requisiti dei Centri SM si fa riferimento alla DGR n. 1895 del 19 dicembre 2011 “Requisiti per l'accreditamento delle strutture di Neurologia”. 28 4-Organizzazione del Centro SM Per ogni persona afferente al Centro SM viene attivato un percorso che si svolge nell’Ambulatorio Dedicato/Day Service con possibilità in ogni momento di utilizzare eventuali setting assistenziali alternativi in ospedali per acuti o in ospedali di comunità, in base alle necessità del caso e per il tempo necessario (es. diagnosi, ricaduta, avvio di terapia, percorsi speciali, cure palliative). All’interno del Centro SM il Neurologo rappresenta il coordinatore del percorso clinico e l’infermiere il case manager del percorso assistenziale, per la presa in carico della persona con SM. Ruolo del Neurologo: i) attivare il percorso; ii) scegliere il setting assistenziale appropriato; iii) coordinare gli interventi di specialisti e di altri professionisti in base ai bisogni del singolo paziente; iv) fare la sintesi dei dati clinico/strumentali acquisiti per definire la diagnosi e le priorità del percorso assistenziale; v) pianificare gli interventi terapeutici; vi) programmare il follow-up; vii) redigere la documentazione sanitaria (cartella clinica, compilare registri informatici). Documentazione sanitaria: per ogni paziente viene compilata la cartella clinica corredata di scale per la valutazione dei deficit fisici e cognitivi, della cartella infermieristica, della scheda per la valutazione del dolore, aggiornate sistematicamente ad ogni accesso del paziente. La cartella comprende tutta la storia del paziente, l’iter diagnostico eseguito e le indicazioni di terapia e il followup. Fanno parte della documentazione sanitaria anche i registri informatizzati e di farmacovigilanza (AIFA). Ad ogni accesso al Centro SM il neurologo redige una relazione rivolta al MMG e alla persona che comprende: indagini eseguite, ipotesi/conclusioni diagnostiche, suggerimenti terapeutici e follow-up successivo. 5- L’assistenza infermieristica alla persona con SM L’infermiere case manager dedicato alla SM (sia che operi in ambito ospedaliero, sia che operi nelle cure territoriali) svolge una funzione fondamentale nella presa in carico delle persone sia presso il Centro SM, sia nella Casa della Salute per la continuità assistenziale territoriale sanitaria e sociosanitaria. Le principali competenze distintive dell’infermiere nella gestione delle patologie croniche come la SM in accordo con “European Association of Neuroscience Nursing, 2011”riguardano nello specifico: - la funzione di assessment dei problemi prioritari di salute e/o assistenziali, relativi ai molteplici sintomi che si presentano nelle varie fasi della malattia, quali: dolore, fatigue, 29 alterata mobilità, tremori, disartria, difficoltà di deglutizione, disfunzioni della vescica e dell'intestino, disturbi visivi, sintomi depressivi, deterioramento cognitivo; - la funzione educativa (educazione, informazione, formazione dei pazienti e dei care-giver nel self-care, informazione sul ruolo delle Associazioni ), il ruolo di “advocacy” (mantenere i contatti con l’equipe multiprofessionale tra Centro SM e Casa della Salute), il ruolo di auditor del percorso, di informazione per la famiglia ed i servizi sociali; - la funzione di addestramento all’utilizzo dei presidi appropriati per l’incontinenza urinaria e fecale e il ruolo di valutazione dell’igiene di vita, alimentazione, idratazione, rilevazione e trattamento delle lesioni da pressione, e ruolo di counseling. L’Infermiere del Centro SM individua i problemi a cui dare prioritaritariamente risposta, pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale più appropriato e personalizzato, analizza le capacità residue, la compliance dei caregiver, il contesto di vita e di lavoro, la famiglia ed il setting più appropriato nel quale assistere la persona. L’Infermiere si avvale delle indicazioni dei professionisti della riabilitazione nelle aree di loro competenza. In tutti i casi in cui l’intervento può prevedere risposte di tipo socio-sanitario, la valutazione e la pianificazione sono condivise con l’Assistente Sociale responsabile del caso. Nella fase iniziale della malattia, così come durante tutto il percorso del paziente, è necessaria la condivisione delle informazioni e la collaborazione con tutta l’equipe, al fine di condividere il percorso più appropriato per ogni persona con SM. L’Infermiere collabora con il Neurologo e tutta l’equipe multiprofessionale e: pianifica, interviene e supporta la persona, per quanto di competenza, durante tutto l’iter diagnostico e il follow-up; prepara, somministra correttamente i farmaci e ne verifica gli eventuali effetti collaterali nel percorso terapeutico, dopo una adeguata informazione alla persona; pianifica, e attua o valuta il processo di educazione terapeutica rivolto alla persona e ai caregiver, valutando le potenzialità residue ed incoraggiando la persona alla propria autonomia. Una funzione importante nell’assistenza infermieristica è il counseling, che consente di offrire uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare le difficoltà derivanti dai problemi connessi con l’evoluzione della malattia e le conseguenti ricadute sulla vita personale e sociale del paziente, facilita il riconoscimento di fasi di “crisi” e diviene occasione per rinforzare le capacità di scelta e/o di adattamento delle persone. Il counseling favorisce, inoltre, l’aderenza della persona al raggiungimento degli obiettivi. In qualsiasi momento, alla comparsa di un problema improvviso, ricaduta o evoluzione peggiorativa, sintomi nuovi, intolleranza al farmaco, il paziente può richiedere visita urgente o contattare telefonicamente l’infermiere case manager per la gestione del problema. L'infermiere domiciliare e\o dell’ambulatorio della cronicità presso le Case della Salute, in qualità di case manager territoriale, assiste le persone con SM coordinandosi con il case manager ospedaliero del Centro SM nella valutazione e attuazione del PIVEC/PAI, corredato degli obiettivi e dei risultati attesi, effettua la formazione/counselling per soddisfare le necessità individuate 30 nella fase territoriale, coinvolgendo la persona con SM e i caregiver, e mantiene il collegamento con le Associazioni di volontariato. 3. Continuità assistenziale territoriale sanitaria e socio-sanitaria 1 - Assistenza territoriale Per l’assistenza delle persone con SM in ambito territoriale la Casa della Salute rappresenta la sede elettiva per garantire la continuità assistenziale sanitaria e socio-sanitaria. Le indicazioni regionali (DGR n. 291/2010 “Indicazioni regionali per la realizzazione e l’organizzazione funzionale delle Case della Salute, punto di riferimento certo per i cittadini, alle quali rivolgersi per trovare una risposta ai propri problemi di salute”) definiscono la Casa della Salute come un presidio del Distretto, che comporta l’erogazione in una stessa sede fisica di prestazioni sanitarie e sociosanitarie, favorendo, attraverso la contiguità spaziale dei servizi e degli operatori, l'unitarietà e l'integrazione dei livelli essenziali di assistenza. Nel suo ambito vengono messi in relazione i Nuclei di cure primarie (assistenza primaria) con gli altri nodi della rete (assistenza specialistica, ospedaliera, sanità pubblica, salute mentale); le relazioni organizzative tra i diversi setting assistenziali sono di norma raccordate dall’infermiere, secondo i principi del casemanagement. Il potenziamento della rete assistenziale territoriale si dovrà avvalere di strumenti di continuità delle cure e di integrazione ospedale-territorio, come l’attivazione di posti letto territoriali gestiti da personale Infermieristico, con la consulenza clinica fornito dal Medico di Medicina Generale o dal medico dell’Azienda USL di riferimento, all’interno delle cosiddette cure intermedie (Ospedali di Comunità). L’equipe multiprofessionale che opera nei Centri SM, in base ai livelli di complessità dei bisogni della persona e dei familiari nelle diverse fasi della malattia, deve garantire una sinergia di interventi con il team delle Case della Salute per poter realizzare il processo di integrazione delle cure in setting adeguati. Il Centro SM, che coordina tutto il percorso clinico e assistenziale, segnala una nuova diagnosi al Punto Unico di Accesso (PUA) presente in tutti i Distretti sanitari delle Aziende USL, per l’avvio della presa in carico integrata territoriale. I diversi setting assistenziali territoriali, che accompagnano il percorso della persona con SM si articolano su diversi livelli di complessità dei bisogni sanitari e socio-sanitari come sopra definiti: I livelli di complessità medio-bassa (pazienti autonomi o parzialmente autonomi, con problemi sociali, familiari, lavorativi, di assetto domestico, con problemi cognitivo-psichiatrici,ect), sono quelli nei quali i pazienti effettuano terapie immunomodulanti ed il Centro SM effettua un programma di monitoraggio pianificato. In queste categorie è possibile identificare una serie di attività sanitarie e sociali da svolgere secondo un piano personalizzato e in sinergia tra le 2 équipe (ad esempio nelle Case della Salute si possono effettuare interventi sanitari programmati dal Centro SM quali la verifica delle terapie sintomatiche, i controlli ematochimici e la terapie per la ricaduta (bolo steroideo) ), interventi fisioterapici finalizzati a educazione e councelling alla persona e al care giver, valutazione e proposta ausili (DGR 31 427/2008) e valutazione e training su obiettivi specifici all’interno di un progetto riabilitativo individuale. I livelli di complessità elevata (pazienti con autonomia molto limitata o con totale dipendenza e con importanti limitazioni lavorative) sono assistiti prevalentemente nelle strutture territoriali (domicilio o Case della Salute), in collaborazione con i servizi sociali e/o con la sezione regionale dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e altre associazioni di volontariato. Quando il paziente è totalmente dipendente, devono essere attivate l’Assistenza Domiciliare Integrata, il Servizio di Assistenza Domiciliare socio-sanitaria (SAD) ed il Centro per l’Adattamento dell’Ambiente Domestico (CAAD) e, qualora appropriati, devono essere attivati i percorsi per la residenzialità socio-sanitaria. Nei casi in cui il paziente con SM necessiti di terapie palliative, si attiva la Rete delle Cure Palliative. 2 - Presa in carico riabilitativa e assistenza domiciliare Obiettivi della presa in carico riabilitativa territoriale dei pazienti con livello di complessità elevata, sono: preservare il più a lungo possibile il massimo di autonomia; contrastare l’aggravamento dei sintomi; prevenire le complicanze intervenendo sui segni disabilitanti e attuando compensi efficaci e/o supplenze (ausili/ortesi). E’ altresì obiettivo della presa in carico riabilitativa favorire la permanenza al domicilio riducendo il ricorso a ricoveri ospedalieri. La presa in carico è continuativa nel tempo e tesa a garantire interventi di counselling alla persona e alla famiglia, valutazione, monitoraggio e ricerca di soluzione personalizzate che favoriscano l’autonomia. Il team multi professionale riabilitativo comprende e mette in rete: i professionisti del Centro SM (fisiatra, fisioterapista e logopedista, ove presenti) i professionisti del Dipartimento Cure Primarie (fisioterapisti in connessione con l’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM), Infermieri dell’ADI) MMG i Centri esperti CAAD, eventualmente il Centro Regionale Ausili (presso Corte Roncati). Il percorso riabilitativo territoriale si avvia, dopo la valutazione clinica e funzionale del paziente effettuata dal team SM. Il primo incontro tra fisioterapista territoriale e famiglia ha lo scopo di fornire informazioni/ formazione sui principi più efficaci per il mantenimento delle attività motorie e della deglutizione, nonché sull’auto-trattamento al domicilio. Il fisiatra del team SM stabilisce la frequenza dei follow-up ambulatoriali in base allo stadio e alla severità dei segni e sintomi della malattia e lo condivide con gli altri membri del Team. Prima di ogni follow-up ambulatoriale, il fisioterapista territoriale di riferimento compila una sintetica relazione clinica che fa avere al Team SM. Quando si rende necessario l’utilizzo di ausili per l’autonomia e/o per la comunicazione, (che richiede una conoscenza approfondita delle capacità funzionali del paziente, dell’ambiente in cui vive 32 e delle soluzioni tecnologiche disponibili) la proposta dell’ausilio per la mobilità e ortesi al fisiatra del team SM viene effettuata dal fisioterapista territoriale o dal MMG o dal neurologo del Team SM. E' indispensabile che la prescrizione di ausili extratariffario, o riconducibili, sia supportata da ampia e dettagliata relazione che ne motivi la fornitura. Essa deve inoltre contenere: 1) evidenza della presa in carico multiprofessionale da parte del team riabilitativo; 2) evidenza della valutazione ambientale, da parte dei professionisti territoriali di riferimento per verificare la congruenza dell'ausilio al contesto di vita del paziente; 3) evidenza dell'inserimento del paziente nel PDTA SM. Se il fisioterapista territoriale ravvisa la necessità di modificazioni ambientali, attiva il CAAD l’esito della valutazione/proposta del CAAD è concordata con il Team SM. In riferimento ad obiettivi di igiene articolare e posturale sono auspicabili progetti di sostegno alla domiciliarità, in accordo con il Servizio di assistenza domiciliare Socio Sanitaria, su indicazione e supervisione del fisioterapista. 33 3- Continuità assistenziale socio-sanitaria Le persone che possono svolgere un’attività lavorativa possono accedere al sistema del collocamento mirato e politiche del lavoro attraverso i Centri per l’impiego che sono presenti in ogni Provincia della Regione per l’accesso alle opportunità ed interventi previsti in materia di lavoro (L 68/99). Dopo la diagnosi e con l’aggravarsi della malattia, devono essere previsti adeguati interventi di informazione e percorsi per facilitare la conoscenza e l’accesso alle certificazioni (invalidità, handicap), garantite dalle Commissioni mediche presenti presso ogni Azienda USL e coordinate da INPS. Nelle fasi della malattia caratterizzate da disabilità e non autosufficienza le persone con SM devono fare riferimento alla rete dei servizi socio-sanitari per le persone con disabilità grave e gravissima o, se in età avanzata, per anziani non autosufficienti, che sono presenti in ogni ambito distrettuale e vengono finanziati attraverso il Fondo Regionale della Non Autosufficienza FRNA (DGR 509/07, DGR 1206/07, DGR 1230/08 e DGR 2068/04, 840/2008). Le norme citate prevedono per l’accesso alla rete dei servizi socio-sanitari domiciliari e residenziali la presenza in ogni ambito distrettuale di una Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM) composta da operatori sociali (Assistente Sociale del Comune) e sanitari (Fisiatra e Infermiere del Servizio infermieristico territoriale), che hanno il compito di valutare il caso, la rete delle relazioni ed elaborare uno specifico progetto di assistenza individuale in collaborazione con l’équipe del Centro SM di riferimento. Compiti prioritari dell’UVM sono: - la valutazione dei bisogni socio/sanitari e sanitari; - la decisione sulla scelta del tipo di presa in carico; - la formulazione di un Progetto individuale, che comprende un pacchetto di servizi personalizzato; - l’individuazione di un case manager/responsabile del caso definito sulla base del bisogno prevalente e del progetto formulato; - l’erogazione delle prestazioni e/o l’invio a soggetti erogatori delle prestazioni previste nel progetto; - il monitoraggio del progetto individuale e la sua costante verifica di adeguatezza alle esigenze sanitarie, riabilitative e assistenziali. I servizi socio-sanitari territoriali devono, infatti, concordare con la persona con disabilità e/o la sua famiglia un “progetto personalizzato di vita e di cure” che può prevedere il ricorso ai seguenti servizi: - l’assegno di cura e di sostegno ex DGR 2068/04; 34 - il Contributo mensile di 160 euro per famiglie che assumono con regolare contratto Assistenti Familiari; - l’Assegno di cura per disabili gravi DGR 1122/02; - prestazioni di assistenza domiciliare; - ricoveri di sollievo in strutture residenziali; - contributi per l’adattamento dell’ambiente domestico e sostegno alla fruizione di ausili e/o attrezzature anche personalizzate che non vengono forniti dal Servizio Sanitario Nazionale. Per garantire la continuità dei percorsi dedicati alle persone con SM, in ogni Azienda USL ed ambito distrettuale devono essere definite apposite modalità di collaborazione tra le Unità di Valutazione Multidimensionale distrettuale dell’area socio-sanitaria ed i Centri SM preposti alla diagnosi e cura in ambito ospedaliero, favorendo la presenza o la collaborazione con le UVM anche degli operatori sanitari impegnati nel percorso SM (neurologo, psicologo, fisiatra). Deve, inoltre, essere assicurato il coinvolgimento e la collaborazione con le Associazioni operanti sul territorio (AISM ed altre associazioni di volontariato) al fine di favorire l’integrazione di tutte le risorse pubbliche e private disponibili, nonché la partecipazione dei cittadini alla programmazione e valutazione dei percorsi assistenziali. Quando non è possibile la permanenza della persona al domicilio, possono essere utilizzate le strutture socio-sanitarie accreditate presenti su tutto il territorio regionale (centri socio-riabilitativi residenziali e case residenza per anziani), alle quali si accede attraverso le UVM distrettuali. Per le situazioni di maggiore gravità, la DGR 2068/04 e la successiva DGR n. 840/2008: “Prime linee di indirizzo per le soluzioni residenziali e l’assistenza al domicilio per le persone con gravissima disabilità nell’ambito del FRNA e della DGR 2068/04”, ha portato alla individuazione su tutto il territorio regionale di una rete di strutture socio-sanitarie dedicate all’assistenza a lungo termine delle persone con gravissima disabilità. Con la successiva DGR 514/09: “Primo provvedimento della Giunta regionale attuativo dell'art. 23 della L.R. 4/08 in materia di accreditamento dei servizi sociosanitari”, sono stati definiti i requisiti strutturali e gestionali per le strutture, i nuclei residenziali e i singoli inserimenti in strutture sociosanitarie validi per l’accreditamento socio-sanitario. Anche per queste strutture, l’accesso avviene su invio da parte delle Unità di Valutazione Multidimensionale presenti in ogni ambito distrettuale. A livello regionale il monitoraggio degli interventi socio-sanitari e della continuità dei percorsi sanitari e sociali potrà essere garantito nell’ambito del Sistema informativo regionale sanità e politiche sociali (www.saluter.it). 35 IV. IL GOVERNO CLINICO DELLA ASSISTENZA INTEGRATA ALLA PERSONA CON SM Il monitoraggio del percorso assistenziale integrato della persona con SM avviene attraverso l’utilizzo dei dati provenienti dai flussi informativi correnti della Regione (Flusso PS, SDO, ASA, Farmaci, ADI, GRAD, Mortalità ect) e/o di altri dati presenti nelle Aziende Sanitarie. Si raccomanda la creazione di un data-base regionale SM al fine di monitorare l’implementazione del PDTA da parte delle Aziende Sanitarie e la valutazione della equità di accesso ai trattamenti efficaci nella SM (potendo disporre di dati relativi alla EDSS ed al decorso clinico della malattia). 1. Il monitoraggio del PDTA SM, condiviso dal gruppo multiprofessionale regionale e dalle Associazioni dei pazienti (AISM ed altre associazioni di volontariato) e dalle Aziende Sanitarie regionali verrà effettuato attraverso la definizione di indicatori condivisi. 2. La definizione di un set di indicatori di processo utilizzando i flussi informativi aziendali/regionali: Percentuali di accessi inappropriati in PS (pazienti in carico al Centro SM con accessi al PS). Percentuale di ricoveri ordinari in relazione alle soglie di ammissibilità per Centro SM. Durata delle degenza ordinaria per singolo Centro SM . Percentuale di ricoveri in day-hospital per Centro SM. Percentuali di persone prese in carico in day-service / ambulatorio SM. Percentuali di persone prese in carico dai servizi di riabilitazione. Percentuali di pazienti trattati con DMD per singolo Centro SM. Percentuale degli eventi avversi da farmaci (DMD) (fonte AIFA). Monitoraggio dei costi farmaci DMD (anche attraverso strumenti informatizzati in uso presso i Centri SM). Percentuale di persone con SM seguite nelle Case della Salute. Percentuale di persone con SM seguite in ADI. Percentuale di persone con SM seguite nella fase di continuità assistenziale socio-sanitaria (Flusso GRAD): Percentuale di persone con assegni di cura Percentuale di persone con contributi per la non-autosufficienza 3. Audit Clinico-Organizzativi: eventuali criticità del PDTA SM potranno essere indagati attraverso audit clinico-organizzativi periodici effettuati su indicazione della Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali, motivati da criticità peculiari emergenti dalla lettura degli indicatori sopra definiti. 4. Ascolto e Coinvolgimento: al fine monitorare il grado di soddisfazione delle persone con SM, sono raccomandate iniziative di ascolto e coinvolgimento delle persone, dei familiari, dei caregiver e delle Associazioni dei pazienti (AISM e altre associazioni di volontariato) attraverso indagini sulla qualità percepita dei servizi da parte delle persone con SM. 36 5. Raccomandazioni per attività di ricerca nella SM : Il gruppo regionale dei Neurologi in collaborazione con il livello istituzionale e le associazioni di volontariato si impegna a sostenere attività di ricerca per approfondire i seguenti aspetti di interesse: • studi sull’eziopatogenesi della malattia, con particolare attenzione ai determinanti genetici e ambientali; • studi clinici sulla storia naturale finalizzati alla valutazione di indicatori di prognosi e di disabilità; • studi sull’impatto socio-sanitario e studi sul governo clinico per la valutazione dei modelli di presa in carico; • studi di sorveglianza post-marketing con nuovi farmaci DMD. 37 APPENDICE 1 - Regione Emilia-Romagna - Centri autorizzati alla prescrizione di Natalizumab (specialità medicinale Tysabri) e Fingolimod (specialità medicinale Gilenya) - Nota AIFA 65 - Bologna, 15 aprile 2013 AZIENDA SANITARIA CENTRI DI RIFERIMENTO AUSL Piacenza P.O. Piacenza U.O. Neurologia AUSL Parma P.O. Fidenza e S. Sec. Parmens U.O. Neurologia AUSL Reggio Emilia Arcispedale S. Maria Nuova U.O. Neurologia H Carpi U.O. Neurologia H. Modena Nuovo Ospedale Civile S. Agostino-Estense U.O. Neurologia AUSL Bologna IRCSS Scienze Neurologiche U.O. Neurologia AUSL Ravenna P.O. Ravenna UO Neurologia AUSL Forlì P.O. Forlì "Morgagni-Pierantoni" U.O. Neurologia AUSL Cesena Ospedale Bufalini U.O. Neurologia AUSL Rimini Ospedale Rimini UO Neurologia AOSP Parma Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma U.O. Neurologia AOSP Reggio Emilia Arcispedale S. Maria Nuova U.O. Neurologia AOSP Ferrara Arcispedale S. Anna U.O. Neurologia AOSP Ferrara Arcispedale S. Anna Centro Delegato: U.O. Clinica Neurologica AUSL Modena 38 APPENDICE 2. Criteri per un protocollo RM standardizzato La definizione di un gruppo di criteri di base, sui quali basarsi nella redazione di un protocollo di studio RM standardizzato, nasce dalla necessità di avere esami di eguale qualità su tutto il territorio della Regione ER. Affidabilità: utilizzo di apparecchiature RM ≥ 1 Tesla. Ripetibilità: orientamento secondo la linea bicommissurale con standardizzazione di piani e parametri di studio per il follow up in modo da permettere la ripetibilità dell’indagine. Accuratezza diagnostica: protocollo di sequenze base minime da eseguire al primo esame e ad ogni follow up. 1. PROTOCOLLO DI STUDIO RM CIS E CDMS ALL’ESORDIO E NEL FOLLOW-UP ENCEFALO : Piano di studio bi-commessurale • Sagittali FLAIR o T2 ≤ 5mm. • Assiali T1 ≤ 5mm. • Assiali FLAIR ≤ 5mm. • Assiali T2 ≤ 5mm. • Assiali T1 dopo Gadolinio ≤ 5mm. MIDOLLO SPINALE • Sagittali T1 3mm. • Sagittali T2 3mm. • Sagittali STIR 3mm. • Sagittali T1 dopo Gadolinio 3mm. Acquisizione ritardata dell’encefalo dopo mdc nel protocollo standard (alla fine delle sequenze sul midollo) e dopo la FLAIR assiale nel follow-up quando i dati clinici suggeriscono di effettuare solo l’encefalo. Negli esami di controllo la sagittale sull’encefalo è opzionale. 2. TEMPISTICA DEL FOLLOW-UP NELLE CIS • All’esordio. • Dopo 3 mesi dall’esordio. • Dopo 1 anno dall’esordio. 39 3. TEMPISTICA DEL FOLLOW-UP NELLE CDMS TRATTATE E NON TRATTATE CON TERAPIA FARMACOLOGICA • All’esordio. • Dopo 6 mesi dall’esordio. • Dopo 12 mesi dall’esordio. • Ogni anno dall’esordio per 2 anni. • Nei successivi 5-10 anni. ➢ Ogni anno dall’esordio in caso di CDMS attiva. ➢ Ogni 2 anni dall’esordio in caso di CDMS stabile. ➢ Dopo 6, 12 e 24 mesi dall’inizio del trattamento in caso di terapia anticorpi monoclonali. 4. REFERTO STANDARDIZZATO DI RM L’opportunità di definire alcuni elementi, che devono essere presenti nel referto, nasce dalla necessità di avere una rispondenza con quelli che sono i criteri diagnostici della SM e di indirizzo per un cambiamento terapeutico, basati anche su reperti RM sia all’esordio che nei follow-up. Il criterio base su cui sono fondati è la disseminazione nello spazio e nel tempo delle lesioni. 5. REFERTO IN PZ ALL’ESORDIO Elementi da inserire nel referto: • numero delle lesioni visibili in DP/T2 e FLAIR (1-3, 3-10, >10), • sede delle lesioni (corticali-iuxtacorticali; corpo calloso; periventricolari; sottotentoriali), • caratteristiche lesioni (dimensioni; forma; presenza di black holes), • presenza enhancement contrastografico. 6. REFERTO NEL FOLLOW-UP Elementi da inserire nel referto: • presenza e numero di nuove lesioni visibili in DP/T2 e FLAIR, • incremento/confluenza di lesioni preesistenti, • presenza enhancement contrasto grafico. 40 APPENDICE 3. Percorso psicologico Il contributo dello psicologo è fondamentale fin dalle prime fasi della presa in carico con interventi molteplici che cercano di rispondere ai bisogni principali individuati nel percorso con il paziente Le aree di intervento dello psicologo sono di seguito indicate: - Valutazione psico-sociale del paziente neo-diagnosticato. - Valutazione neuropsicologica. - Supporto psicologico individuale –psicoterapia. - Supporto psicologico al caregiver e ai familiari. - Formazione degli operatori e del volontariato. La valutazione psico-sociale del paziente neodiagnosticato è finalizzata alla ricognizione delle risorse e delle criticità del contesto di vita del paziente, nell’ottica di una presa in carico basata su un orientamento bio-psico-sociale. Numerosi studi hanno dimostrato l’impatto negativo degli eventi di vita stressanti (biologici e psico-sociali) sull’esordio e sull’andamento della malattia e l'effetto positivo di strategie di coping orientate alla ricerca di supporto sociale e della disponibilità effettiva di assistenza familiare e sociale sulla riduzione di rischio di ricadute. La maggiore capacità di adattamento alla malattia dipende dalla percezione di un maggior supporto sociale, dalla possibilità di avere una persona di riferimento e dalle maggiori opportunità di instaurare rapporti con soggetti sani. Il supporto sociale, inoltre, favorirebbe una maggiore compliance alle terapie. L'anamnesi psico-sociale fornisce informazioni nei seguenti ambiti: a. contesto di manifestazione della malattia (cosa sta accadendo nella vita del paziente, eventuali eventi a carattere stressante); b. rete sociale del paziente: identificazione delle relazioni significative, dei gruppi di appartenenza e della qualità dei rapporti con i vari nodi della rete stessa; c. anamnesi psicopatologica e relativi trattamenti psicologici e/o farmacologici; d. vissuti, aspettative, rappresentazioni iniziali relativi alla malattia; e. impatto delle prime manifestazioni sull’assolvimento di compiti connessi al proprio ruolo sociale, familiare e lavorativo; f. risorse personali, familiari e sociali del paziente; g. compliance del paziente rispetto alla dimensione del supporto (atteggiamento autarchico vs collaborante). La valutazione si articola in colloqui e prevede il coinvolgimento di figure familiari significative per il paziente (genitori e/o partner), la somministrazione di test per la rilevazione di ansia e depressione e valutazione della qualità di vita (MSQoL-54). L’esito della valutazione viene condiviso col neurologo responsabile della presa in carico del paziente e riportato nella cartella. 41 La valutazione neuropsicologica ha lo scopo di effettuare un esame delle diverse abilità cognitive attraverso batterie testistiche multidimensionali. Il bilancio delle funzioni cognitive è oggi considerata parte integrante della valutazione diagnostica e di follow-up del paziente. Numerosi sono i dati di letteratura che hanno documentato nei pazienti affetti da SM “performances” cognitive inferiori rispetto a controlli sani, sin dalle fasi precoci di malattia. Iniziali disordini cognitivi sono segnalati nel 50-60% di pazienti al primo episodio di malattia (CIS), con prevalente coinvolgimento delle funzioni mnesiche e attentive. Per la valutazione funzionale e cognitiva di base nella pratica clinica le batterie testistiche più utilizzate sono: Multiple Sclerosis Functional Composite Measure (MSFC) (Test degli 8 metri, Test dei 9 pioli, Paced Auditory Serial Addition Test-3 seconds (PASAT-3); the Brief Repeatable Battery of Neuropsychological tests (BRB-N), composta da 5 test per memoria e apprendimento verbale, memoria e apprendimento non verbale e fluenza verbale. Questa batteria esplora più ambiti cognitivi in un tempo relativamente contenuto (30 minuti), può essere associata a test di valutazione dell’attenzione e di “information processing speed”, di intelligenza verbale, o di controllo mentale per la definizione di un profilo cognitivo più completo. Richiede competenza neuropsicologica per la somministrazione e correzione delle prestazioni fornite. Una valutazione neuropsicologica completa può essere necessaria in alcuni pazienti per esaminare ogni singolo ambito cognitivo attraverso uno o più test specificatamente costruiti e dotati di punteggi normativi, corretti per età e scolarità. Questa valutazione definisce con accuratezza il profilo cognitivo della persona, individua fasi anche molto precoci e subcliniche di deterioramento cognitivo; permette un monitoraggio nel tempo superando il bias “apprendimento”; permette di costruire programmi terapeutici riabilitativi mirati alla singola funzione compromessa. Richiede tempi lunghi (almeno 2 ore), competenza neuropsicologica per la somministrazione e correzione delle prestazioni fornite. 42 AMBITI COGNITIVI E RELATIVI TEST WAIS-R Intelligenza verbale e non Memoria verbale ed apprendimento 1. Memoria di prosa con rievocazione immediata e differita 2. Rievocazione immediata e differita delle 15 parole di Rey 3. Span verbale 4. Supraspan verbale 5. Corsi 6. Supraspan spaziale 7. Apprendimento di coppie di parole 8. Buschke-Fuld 9. Figura di Rey 1. Visual Search 2. TEA (Test of every day attention) Attenzione 1. PASAT A 3 secondi 2. Simbol Digit Modalities Test Attenzione e velocita’ di processazione delle informazioni Funzioni esecutive 1. Capacità logico-deduttiva mezzo verbale senza il 2. Capacità di giudizio, Astrazione, Critica e Categorizzazione 3. Capacità strategica e di problem solving 1.Matrici progressive-47 2.Giudizi Verbali 3a.Elithorn 3b.Torre di Londra 3c.Wisconsin Card sorting Test* 4. Capacità di inibizione di stimoli interferenti (“Controllo mentale”) 4.STROOP (Interferenza) 5. Patrimonio lessicale e semantico 5a.TIB 5b.Fluenza Verbale Semantica Il supporto psicologico, individuato in base alla fase della malattia e di vita del paziente e in base ai problemi del paziente, ha prevalentemente il compito di : accompagnare il paziente neodiagnosticato nel processo di elaborazione del lutto che questi affronta in seguito alla comunicazione della diagnosi (o in fasi successive) e nel processo di adattamento alla propria vita con la malattia attraverso la ridefinizione del proprio progetto di vita e la riorganizzazione della propria identità corporea, psicologica e sociale. Questo processo può verificarsi quando la malattia imponga dei cambiamenti significativi nei suddetti ambiti e quando la sofferenza psichica del paziente evidenzi la difficoltà ad affrontarli autonomamente; attivare le risorse necessarie ad un “coping” adeguato e contenere l'impatto dello stress sull'equilibrio psico-biologico; aiutare i pazienti con disturbi psicopatologici secondari alla malattia (es. ansia-depressione reattiva; disturbo post-traumatico da stress; disturbo dell'adattamento) o disturbi psicopatologico primari, aggravati o slatentizzati dalla malattia. 43 Il paziente in qualsiasi momento del decorso della malattia, su indicazione del neurologo, effettuare una consulenza psicologica per ottenere il può sostegno necessario nel processo di adattamento. Sono indicati cicli di consulenza annuali, con sedute a cadenza quindicinale, ripetibili più volte lungo il decorso stesso. In alcuni casi, è di fondamentale importanza il coinvolgimento e la stretta collaborazione coi servizi socio-sanitari del territorio (Servizi di Salute Mentale, Servizi Sociali ecc.) in base ai bisogni e alle problematiche del paziente e dei familiari. Il supporto al caregiver e ai familiari si è rivelato particolarmente utile considerato che la SM, in quanto malattia cronica, degenerativa e invalidante, ha un forte impatto sull’intero sistema familiare di cui il paziente è parte. I cambiamenti nei ruoli, nelle necessità e negli stili di “coping” dei vari congiunti, infatti, rendono fragile l'equilibrio nelle relazioni familiari e richiedono un’importante riorganizzazione. Il benessere e la qualità della vita (QdV) della persona con SM sono strettamente correlate al benessere e alla QdV dei loro familiari e caregivers e alla qualità della relazione tra i due. Nel 30 % circa delle persone con SM il caregiver svolge diversi tipi di assistenza quotidiana, l’80% della quale è assolta da caregivers informali. Il carico emotivo e psicologico del caregiving sulla persona che si prende maggiormente cura del paziente con SM è correlato ad una riduzione della QdV, soprattutto nel dominio mentale, e ad un maggior rischio di ansia e depressione. Altri fattori associati ad una peggior QdV sono la presenza di altre patologie nel paziente e nel caregiver, un maggior grado di disabilità del paziente, lo stato di occupazione del caregiver, il suo livello di istruzione, la durata della malattia e il tempo dedicato all’assistenza. Un’attenzione particolare va riservata alla relazione di coppia, quando il caregiver è il partner del paziente. I partner delle persone con sclerosi multipla possono avere reazioni di lutto non correlato alla morte. Sembra che la qualità del rapporto peggiori nel tempo e che aumentino i motivi di discussione e disaccordo rispetto ai periodi pre-malattia. I familiari e caregivers devono poter accedere al supporto psicologico in qualsiasi fase della malattia della persona con SM, sia congiuntamente alla persona con SM, sia distintamente da lei. In talune situazioni, è indicato fornire supporto psicologico alla coppia (persona con SM e partner). E’ fondamentale inoltre che il neurologo, con modalità pro-attiva, sappia cogliere l’eventuale necessità e le eventuali problematiche dei congiunti, coinvolgendoli attivamente nel suo intervento psicosociale. Lo psicologo ha il compito di formare gli operatori sugli aspetti psicologici e neuropsicologici della malattia e sulla relazione di aiuto e di prevenire il burn-out degli operatori stessi , spesso conseguente a vissuti di inadeguatezza, inutilità e impotenza elicitati dalla cronicità e dalla disabilità ingravescente del paziente. 44 APPENDICE 4. Percorso riabilitativo 1. PREMESSE Il percorso riabilitativo per le persone affette da Sclerosi Multipla si propone di rispondere ai bisogni riabilitativi con tempestività, completezza ed appropriatezza. Il presupposto fondamentale è lo sviluppo di un progetto di riabilitazione. Gli interventi sono orientati a: 1) Contrastare gli esiti dei deficit. 2) Sostenere il raggiungimento dei livelli massimi di autonomia fisica, psichica e sociale. 3) Promuovere il benessere psichico e la più ampia espressione della vita relazionale e affettiva. La presa in carico riabilitativa deve avere come priorità la centralità della persona con S.M. che necessita di un programma personalizzato ed integrato. Il progetto deve, quindi, tenere conto delle condizioni cliniche, dei livelli di compromissione dei sistemi funzionali, della autonomia nelle attività, degli aspetti socio-assistenziali e di limitazione della partecipazione. Con gli anni di durata della malattia il profilo dei segni neurologici tende ad estendersi in gravità e numero. 2. VALUTAZIONE Si propone quindi, una valutazione che consideri i bisogni delle persone. Gruppo A, totalmente autonome (nelle quali deve essere valutato il deficit cognitivo e il danno posturale). Gli unici sintomi possono essere lieve impaccio motorio ed affaticabilità. EDSS fra 1 3,0. Gruppo B, comparsa di disabilità con un discreto grado di autonomia. Il paziente è costretto a spostare l’obiettivo dalla conservazione della “normalità” alla conservazione della “attività” (equilibrio, marcia, stazione eretta). Possono necessitare ausili. EDSS 3,5 - 6,5. Gruppo C, hanno perso la locomozione e necessitano di interventi per mantenere autonomia sia all’interno del domicilio sia per le attività all’esterno. EDSS 7,0 – 9,0. Si distinguono diverse fasi nella progressione di malattia: Fase diagnostica e fase di minima disabilità (gruppo A). Possono essere presenti sintomi iniziali anche in assenza di disabilità percepita. Per lo più vi sono episodi recidivanti-remittenti seguiti da parziale o completa risoluzione e l’impatto nelle attività quotidiane di base e’ scarso o irrilevante. Il soggetto cammina, può essere in grado di correre, vi possono essere disturbi percepiti soggettivamente quali rapido affaticamento, disturbi di equilibrio, modificazioni del tono dell’umore ecc. Le Attività di Vita Quotidiana non sono modificate. Vi possono essere impacci in alcune attività di ADL strumentali, nelle attività vocazionali o in alcune attività di lavoro. 45 Il bisogno dalla persona è spesso di ricevere supporto e informazioni riguardo alla malattia e all’impatto che questa potrà avere sulla quotidianità; il team riabilitativo può essere coinvolto con un obiettivo finalizzato all’educazione a comportamenti corretti. Può inoltre promuovere ed indicare attività in gruppo svolte all’esterno dell’ambiente sanitario in palestre sicure con attività di gruppo. E’ comunque opportuno che il monitoraggio e la valutazione siano svolte da personale della riabilitazione. Il modello può essere definito di “Test In Train Out” con follow-up su richiesta o annuale. In questi setting si possono affrontare programmi di allenamento alla resistenza, di stimolazione alla attività aerobica, training per il rischio di caduta. Fase di Moderata disabilità (Gruppo B). Sia nella fase di esito di ricaduta che nella fase di progressione si verificano limitazioni delle funzioni delle attività e della partecipazione. La persona è ancora in grado di deambulare, eventualmente utilizzando un ausilio ed è in grado di fare le scale senza aiuto. La disabilità e’ percepita come rilevante, si può misurare un riduzione delle attività di vita quotidiana di base alla Barthel Index. Non vi sono protocolli standard ed i tempi dei programmi rieducativi vengono pianificati in funzione degli obiettivi specifici definiti nel progetto riabilitativo individuale. Il setting di presa in carico da parte del team e’ il più delle volte ambulatoriale ma possono anche essere organizzati percorsi multi professionali di tipo C.A.R. (Centri Ambulatoriali di Riabilitazione). Fase di Grave disabilità, (Gruppo C). La persona è dipendente e la disabilita’ e’ importante nelle attività di base. Il Barthel index puo’ essere inferiore a 60. Sono necessari ausili che assicurino un livello di comunicazione, di trasferimento o di locomozione sufficienti a garantire un livello minimo di attività e partecipazione. Vi possono essere dei problemi nei trasporti e/o nell’abitazione. L’intervento è finalizzato a facilitare la massima autonomia possibile e minimizzare la disabilita’, ed a prevenire o ridurre i secondarismi. Il setting puo’ essere: Ambulatoriale (PAMFR) per le persone con richieste di interventi semplici che non richiedono interventi multi professionali in ambito riabilitativo. Ambulatoriale con diverse figure coinvolte nel progetto riabilitativo (percorsi C.A.R.). Domiciliare, finalizzato a obiettivi di educazione del caregiver, adattamento dell’ambiente di vita, prescrizione di ausili in condizioni di difficile trasferimento, organizzazione, in sinergia con le cure primarie, di un livello minimo di igiene articolare, movimentazione e stimolazione della attività, tali da mantenere il livello di autonomia possibile. Day/Hospital o Ricovero in riabilitazione intensiva (codice 56) per le persone che presentino bisogni per brevi periodi finalizzati a trattamenti complessi ed intensivi, oppure con gravi 46 ipertonie (per impianto della pompa al Baclofen o chirurgia funzionale), oppure per gestione di vescica o intestino neurogeno o per la chirurgia delle ulcere da decubito. 3. PERCORSO Le persone vengono segnalate dal neurologo del Centro SM, o direttamente su richiesta del MMG, e presi in carico con una prima visita fisiatrica nella quale viene effettuata una valutazione e definito un percorso. Qualora nella visita emergesse la necessità di eseguire un programma riabilitativo per obiettivi specifici, il fisiatra formulerà un progetto riabilitativo individuale (PRI) che potrà prevedere: Programmi educativi e di counseling sulla persona. L’obiettivo principale e’ di ordine educativo: stimolare comportamenti adeguati, educare a sviluppare un training individualizzato su obiettivi che possono essere svolti in auto trattamento o in contesti non medicalizzati. Attività Adattate in Gruppo, orientate a forme lievi della patologia. Programmi educativi e di counseling sul caregiver. Al fine di consegnare strumenti e training per i caregivers professionali o informali, di insegnare l’utilizzo appropriato di ausili e di preservare l’igiene articolare e posturale della persona, prevenendo la retrazione muscolo scheletrica ed i secondarismi indotti da posture alterate e ridotta mobilità. Programmi di valutazione e prescrizione ausili. I programmi sono rivolti all'individuazione e prescrizione sia di ausili assistenziali che di ausili utilizzabili al fine di migliorare l' attività di locomozione, di alimentazione, di comunicazione ecc. Possono essere svolti sia ambulatorialmente che a domicilio. Programmi di training su obiettivi specifici. Sono dedicati a condizioni nelle quali si identificano obiettivi specifici di funzione e attività tali che si possa supporre un miglioramento con un training individualizzato. Alcuni esempi sono: programmi di incremento della resistenza (endurance) nel cammino, per migliorare la sicurezza nel cammino, per migliorare la stabilità posturale e ridurre il rischio di caduta, per migliorare i trasferimenti, per l'estensibilità delle catene muscolo-articolari ecc. Il Progetto riabilitativo individuale (PRI) e’ interdisciplinare e interprofessionale, con la partecipazione dei professionisti della riabilitazione: Fisioterapista, Terapista Occupazionale, Logopedista, Educatore professionale ed eventuale partecipazione di Psicologo, Neuropsicologo ed Assistente Sociale. 47 APPENDICE 5. Disturbi psichiatrici I disturbi psichici in corso di sclerosi multipla sono molto frequenti e comprendono più spesso la depressione (presente circa nel 50% dei casi), ma anche disturbi bipolari (specie con cicli rapidi dell'umore) e meno spesso disturbi psicotici (di tipo paranoicale). Sono, inoltre, comuni l'ansia e le somatizzazioni, che pongono un quesito di diagnostica differenziale con i multiformi sintomi neurologici. La SM è una malattia a lungo decorso, spesso ingravescente, con progressiva insorgenza di sintomi cognitivi. Tali caratteristiche favoriscono l'insorgenza di sintomi psichici in particolare dell'area depressiva, causati da fattori biologici, legati alla malattia demielinizzante, e psicosociali. Spesso comunque la sofferenza depressiva può essere inquadrata come reazione emotiva alla malattia di base. La prevalenza di depressione “lifetime” va dal 19 al 54%, quella annuale è del 16%. Un recente studio italiano di neuroimaging ha associato la presenza di depressione ad aspetti atrofici frontali, più che a lesioni specifiche. La concomitante presenza di depressione e fatica è associata a sofferenza della corteccia diffusa a livello frontale, temporale, occipitale. Nelle persone con Sclerosi multipla di tipo RR è stata evidenziata una forte depressione. Aspetti caratteriali quali relazione fra disturbi cognitivi e presenza di la mancanza di consapevolezza e la presenza di neuroticismo prima dello sviluppo di SM si sono rivelati predittori di futuro sviluppo di sintomi psichiatrici . La depressione in corso di SM peggiora l'aderenza alle cure, influisce negativamente sullo stile di vita, aumenta il rischio suicidario. Per questi motivi è di fondamentale importanza predisporre percorsi psichiatrici dedicati per le persone con SM per riconoscere la loro sofferenza, per l'inquadramento diagnostico e la valutazione di eventuali percorsi terapeutici. Il problema del riconoscimento precoce della sintomatologia depressiva è centrale per l'esito del trattamento, ma pone qualche difficoltà nella diagnosi differenziale con alcuni sintomi della SM , in particolare la fatica, il dolore e i sintomi neurovegetativi. Nella valutazione dei soggetti con SM vanno valutati con attenzione gli eventi stressanti di vita, che possono avere un ruolo centrale nell'instaurarsi di un ciclo di interazioni che porta ad un aumento di deterioramento globale. Nell'ambito di una vulnerabilità di base gli eventi stressanti si correlano con gli episodi acuti di malattia e con l'aumento di disabilità. Il tono dell'umore, gli aspetti neurovegetativi (sonno, appetito), la capacità di dedicarsi ad attività piacevoli sono monitorati dal neurologo con il supporto dello psicologo anche in tutte le fasi di monitoraggio del paziente. Il neurologo di fronte a disturbi psichici attiva la consulenza psichiatrica. Lo psichiatra avvia il percorso di cura con sostegno, consigli, indicazioni alla terapia farmacologica, contatti con le psicologhe del centro SM per valutazioni o prese in carico congiunte, e a seconda dei casi incontri con i familiari o i care-givers, oppure, laddove occorra una presa in carico più articolata, invio al Centro di Salute Mentale competente per territorio. 48 Alcuni casi più delicati per età dei pazienti o natura dei sintomi restano in cura presso il Consulente Psichiatra per l'intero episodio. In alcuni casi si rende necessaria una valutazione con urgenza, immediata o nell'arco di pochi giorni. Di solito ciò avviene in presenza di problematiche psichiatriche acute, come ad esempio il riscontro di importante ideazione suicidaria o stati confusionali o disforici di difficile gestione. In tali situazioni dopo l'impostazione delle cure per l'intervento di urgenza viene chiesta la collaborazione del medico di famiglia e del Centro di Salute Mentale competente. Se la persona è stata seguita precedentemente da psichiatri oppure è in cura presso un Centro di Salute Mentale per un disturbo concomitante alla SM, in generale i rapporti vengono tenuti direttamente dai Neurologi del Centro con i servizi psichiatrici o con gli specialisti privati di riferimento. I fattori che influenzano la scelta terapeutica sono innanzitutto di tipo clinico, ma coinvolgono anche elementi quali le relazioni sociali, la presenza di lavoro, la famiglia, le preferenze del soggetto. Se ci si orienta su un antidepressivo la prima scelta è sugli antidepressivi IRSS serotoninergici di ultima generazione (Citalopram, Sertralina, Paroxetina, Fluoxetina), che possono essere usati a basso dosaggio anche nei disturbi ansiosi e nelle somatizzazioni. Sono sconsigliati, invece, per gli effetti collaterali gli antidepressivi triciclici, mentre sono attivi i duali (Cymbalta e Venlafaxina), con uno spettro di azione sia noradrenergico sia serotoninergico. Il bupropione, noradrenergico puro, può avere indicazione se prevalgono stanchezza ed ipersonnia. Gli antidepressivi serotoninergici e duali sono attivi anche nel trattamento dei disturbi cognitivi in fase iniziale. Negli stati disforici con aspetti psicotici che richiedono trattamento sono sconsigliati i neurolettici tradizionali, mentre possono essere utili il valproato e la quetiapina. Le benzodiazepine, utili anche come miorilassanti in caso di spasticità, possono però influire negativamente sulla fatica e non andrebbero usate per lunghi periodi. La terapia farmacologica in ogni caso va discussa e valutata con il soggetto ed i suoi care-givers. 49 APPENDICE 6. La gestione dei disturbi urinari 1. PREMESSA I disturbi urinari, infrequenti nelle fasi iniziali della SM, compaiono con frequenza crescente nel corso della malattia sino a giungere ad una prevalenza del 90-100% nei pazienti con disabilità severa. La loro gestione è complessa, poiché connessa a quella più generale della disabilità della malattia, nei suoi molteplici aspetti. La frequenza dei sintomi del basso apparato urinario (o lower urinary tract symptoms–LUTS-) riportata in specifici studi è compresa tra il 50% e il 90%. Le disfunzioni del basso apparato urinario (lower urinary tract dysfunctions –LUTD-) sono presenti alla valutazione urodinamica nel 100% dei pazienti sintomatici e nel 50% dei pazienti asintomatici. La frequenza dei LUTS, classificati in base alla tipologia prevalente come urgenza con o senza incontinenza, pollachiuria, disuria, ritenzione, è riportata per semplicità nella tabella 1. La presenza di LUTS/LUTD all’esordio e nel corso della malattia si associa in genere a prognosi sfavorevole della malattia, oltre a rappresentare un fattore con impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti. I disturbi urinari rappresentano spesso per il caregiver un problema complesso nella gestione del paziente. La presenza di LUTD costituisce, inoltre, una “condizione a rischio” per la possibile insorgenza di complicanze, quali le infezioni alle basse ed alte vie urinarie, la calcolosi, il reflusso vescico-ureterale e l’insufficienza renale. Va anche considerato l’aumentato rischio di tumori vescicali, anche se evento raro. Le stime di queste complicazioni sono riportate nella tabella 2. I quadri sintomatologici (LUTS) possono essere ricondotti a: - disturbi della fase di riempimento (sintomi irritativi): urgenza, aumentata frequenza, incontinenza da sforzo o da urgenza, - disturbi della fase di svuotamento (sintomi ostruttivi): esitazione, getto debole, minzione intermittente, incompleto svuotamento, - disturbi misti della fase di riempimento e di svuotamento variamente associati. 2. LA DIAGNOSI DEI DISTURBI URINARI Nella pratica clinica, le fasi cruciali per la diagnosi e trattamento dei disturbi urinari sono tre: 1. identificazione dei pazienti affetti, 2. procedure di gestione minima o di “primo livello” 3. identificazione dei pazienti con quadri clinici più complessi, che necessitano di una gestione specialistica e strumentale di “secondo livello”. In merito al primo punto, i dati della letteratura propongono due approcci assai diversi: 1. l’algoritmo proposto da De Sèze e Coll prevede una valutazione clinica minima anche per il paziente asintomatico, con uso di un questionario e valutazione del residuo vescicale postminzionale (RVPM), per individuare LUTD iniziali e misconosciute. 50 2. l’algoritmo proposto da Fowler e Coll. prende in considerazione solo soggetti con disturbi urinari. 3. PAZIENTE ASINTOMATICO 1) nel paziente asintomatico con (assenza di LUTS), con basso EDSS (orientativamente < 3) e assenza di segni e sintomi clinici di disfunzione midollare è improbabile la presenza di alterazioni funzionali vescico-uretrali (LUTD). La valutazione clinica e compilazione della scala di Kurtzke deve sempre comprendere una attenta indagine con il supporto eventualmente di un questionario specifico per aumentare la sensibilità nell’ottenere informazioni su eventuale disfunzione urinaria. Tuttavia, poiché la presenza di LUTD non può essere esclusa con certezza, si ritiene opzionale eseguire la valutazione di eventuale RVPM, demandano la decisione al singolo centro. 2) nel paziente asintomatico (assenza di LUTS), con esordio non recente e/o segni indicativi di interessamento del midollo spinale, con disabilità da moderata a grave (indicativamente EDSS> 3), deve essere sospettata la presenza di LUTD, anche in assenza di sintomi spontaneamente dichiarati; si ritiene opportuno proporre un inquadramento minimo per la ricerca di un’eventuale disfunzione urinaria, con anamnesi mirata (eventualmente con l’ausilio di un questionario, vedi tabella 3), e/o diario minzionale, e/o con valutazione del RVPM: se da ciò emergono elementi indicativi di disfunzione urinaria il paziente deve essere inquadrato come i sintomatici. Sono ritenuti significativi volumi di RVPM orientativamente > 100ml o >1/3 della capacità vescicale, intendendo per capacità vescicale il volume di urina vuotato + RVPM. LUTS/LUTD possono comparire nel corso del follow-up clinico in soggetti indenni ad un esame basale. 4. PAZIENTE SINTOMATICO In questi casi la presenza di LUTS emerge in modo chiaro già nel corso della visita, segnalati dal paziente o rilevati dal neurologo. Anche per questi pazienti sono proposti approcci differenti: 1) la proposta di de Sèze e Coll. prevede diario minzionale, es. urine ed urinocoltura, ecografia dell’apparato urinario, esame urodinamico, test di qualità di vita; 2) la proposta di Fowler e Coll. prevede l’esecuzione di urinocoltura e la determinazione del RVPM, cui segue direttamente l’indicazione a autocateterismi intermittenti (CI) per RVPM significativi o la prescrizione di un antimuscarinico se in presenza di sintomi della fase di riempimento RVPM < 100, a cui viene eventualmente associata l’esecuzione di CI se successivamente si osserva la comparsa di aumentato RVPM. In questa fase di valutazione si ritiene appropriata l’esecuzione delle procedure sottoindicate: - la quantificazione del deficit neurologico mediante scala dei Sistemi Funzionali (FS) e scala di disabilità (EDSS) di Kurtzke; 51 - la valutazione di presenza di sintomi minzionali con l’utilizzo di strumenti di rilevazione psicometrici dedicati; - l’esecuzione di un esame urine, urinocoltura ed eventuale trattamento in all’antibiogramma se urinocoltura positiva; se i sintomi regrediscono dopo adeguato trattamento farmacologico non sono necessari altri esami, mentre in caso di persistenza dei sintomi o di recidive di infezioni urinarie occorrerà procedere con ulteriori accertamenti; - la compilazione, da parte del paziente, di un diario minzionale (carta volume/frequenza) per ottenere informazioni sulla frequenza delle minzioni e sui volumi svuotati ad ogni minzione; - la determinazione di RVPM per via ecografica o con cateterismo vescicale. In presenza di un alto RVPM è indicato trattamento con cateterismi intermittenti e eventuale supporto con farmaci antimuscarinici; - l’esecuzione di ecografia dell’apparato urinario + creatininemia, con invio allo specialista urologo in caso di riscontro di alterazioni morfofunzionali. Si ritiene utile, ma opzionale e da verificare sulla base delle modalità operative del singolo centro, somministrare un questionario di qualità di vita. Nel caso si configurino le condizioni per un intervento terapeutico, è necessario valutare preliminarmente il desiderio del paziente di essere trattato. 5. INTEGRAZIONE FRA NEUROLOGI E UROLOGI La gestione clinic in tutti i centri SM attraverso deve prevedere un inquadramento diagnostico che può permettere la messa in atto di provvedimenti terapeutici. E' indicata una valutazione neuro-urologica nei casi in cui si riscontri un’alterata funzionalità renale e/o anomalie strutturali alle vie urinarie, e nei casi in cui, nonostante l’attuazione di adeguati provvedimenti terapeutici, vi sia una scarsa risposta terapeutica. Per quanto riguarda l’esame urodinamico, è opportuno sottolineare che esso fornisce informazioni aggiuntive di carattere prognostico, con l’identificazione di condizioni “a rischio”, e indicazioni utili nelle scelte terapeutiche, che dovranno essere affrontate in ambito specialistico neuro-urologico. 6. TRATTAMENTO Sulla base degli elementi clinici e strumentali è possibile discriminare tra alterazioni della fase di riempimento ed alterazioni della fase di svuotamento (quadri da vescica iperattiva e quadri da vescica ritentiva o con incompleto svuotamento). Le proposte terapeutiche si articolano in: 1. Gestione dei disturbi della fase di riempimento Misure generali. Assunzione di liquidi: per quanto il paziente con sintomi della fase di riempimento (vescica iperattiva) tenda a ridurre l’assunzione di liquidi per ridurre la frequenza e l’urgenza minzionale, è necessario garantirne l’apporto adeguato per mantenere un corretto bilancio idrico, attorno a 1.5 litri in funzione delle abitudini alimentari, peso corporeo, 52 attività fisica ecc. Una ridotta assunzione di caffeina riduce sia la frequenza sia l’urgenza minzionale. Farmaci antimuscarinici. Questi si sono dimostrati efficaci nel ridurre sia l’incontinenza sia i sintomi della fase di riempimento. I farmaci antimuscarinici (Tabella 3) possono aumentare la ritenzione urinaria e richiedono monitoraggio del RVPM con cateterismi intermittente (CI) se significativo. Possibili effetti collaterali ne limitano l’uso; attualmente la sola ossibutinina è rimborsata dal sistema sanitario italiano. Tossina Botulinica. Ci sono evidenze sull’efficacia di infiltrazioni intradetrusoriali di tossina botulinica-A nel migliorare i sintomi, i parametri urodinamici e la qualità di vita nei pazienti con SM. Il suo impiego trova una raccomandazione di grado massimo in pazienti che già praticano l’autocateterismo intermittente (CI) e/o non traggono giovamento da trattamento con antimuscarinici. La terapia viene praticata in centri specialistici. Desmopressina. L’uso di questo farmaco (100-400 µg per os o 10-40 µg per via intranasale) si è dimostrato efficace nel ridurre la frequenza minzionale soprattutto notturna. Tuttavia è farmaco da utilizzare con molta cautela e non può essere ripetuto più di una volta al giorno. Cannabinoidi. I risultati sono contraddittori, il loro impiego è poco diffuso e al momento non sono disponibili in Italia. Instillazione endovescicale di vanilloidi. Sia la Capsaicina sia la resinifera tossina hanno dimostrato un’efficacia sull’iperattività detrusoriale neurogena, ma il loro utilizzo, allo stato attuale, è solo sperimentale. Neuromodulazione sacrale. Questa tecnica chirurgica che prevede l’impianto di uno stimolatore elettrico a livello di una radice sacrale (S3) rappresenta un’indicazione consolidata nel trattamento dei sintomi di vescica iperattiva non neurogena. Anche se il meccanismo di azione non è ancora ben conosciuto, esiste una forte evidenza che la terapia agisca a livello spinale e sovra spinale. L’iperattività detrusoriale neurogena non rappresenta ancora una indicazione codificata a questo tipo di terapia. Per questa tecnica non sono disponibili dati conclusivi. 2. Gestione dei disturbi della fase di svuotamento Cateterismo intermittente (CI). Questo provvedimento è unanimemente ritenuto dagli esperti di estrema utilità pur in assenza di un’evidenza formale (del tutto impraticabile, per motivi etici, l’attuazione di studi con placebo/controllo). E’ consigliato lo svuotamento tramite CI per RVPM significativo. Farmaci alfalitici. Un solo studio con pochi pazienti ne dimostra l’efficacia nel ridurre il RVPM. La concomitanza di ipertrofia prostatica benigna (IPB) in pazienti maschi con SM può essere un ulteriore elemento che ne giustifica l’indicazione. Il loro utilizzo è sostanzialmente empirico, con limitazioni di prescrizione nella donna. Manovra di Credè/torchio addominale. L’utilità è controversa ma sconsigliata per il rischio di facilitare un reflusso vescico-ureterale e il prolasso di strutture perineali, soprattutto nel sesso femminile. 53 Nel paziente con SM avanzata e grave disabilità il trattamento farmacologico e il CI possono non essere praticabili. Il catetere vescicale a dimora andrebbe limitato a casi estremi e solo se necessario: si ritiene in linea di massima preferibile quello sovrapubico piuttosto che quello transuretrale, per il rischio elevato di lesioni uretrali. 3. Gestione delle infezioni delle vie urinarie Misure generali. E’ noto che le infezioni, comprese quelle del tratto urinario, possono causare un’esacerberazione della sintomatologia neurologica e urologica E’ pertanto necessario che il trattamento di UTI confermate sia pronto ed efficace. Profilassi antibiotica. Ci sono evidenze che negano l’indicazione al trattamento profilattico in pazienti con disfunzione del midollo spinale non complicato. Quando invece si verificano UTI ripetute e comprovate è necessario procedere ad approfondimenti (ecografia delle vie urinarie, cistoscopia) per escludere sottostanti cause predisponenti. In assenza di cause specifiche e se l’esecuzione di CI non può essere ulteriormente perfezionata, è ragionevole introdurre una terapia profilattica con cicli di antibiotici a basso dosaggio. Batteriuria in assenza di sintomi. La presenza di batteriuria, in pazienti che praticano CI o sono portatori di catetere a permanenza o di altre cause predisponenti non eradicabili, è del tutto attesa e, se asintomatica, non richiede il trattamento antibiotico. Nei pazienti con batteriuria asintomatica per i quali non c’è indicazione alla terapia, non c’è neppure indicazione all’esecuzione routinaria di esami delle urine. Quando invece si debba instaurare una terapia corticosteroidea o immunosoppressiva, l’esame delle urine è raccomandato e, se positivo, è ragionevole associare una terapia antibiotica. Estratti del mirtillo. Si sono dimostrati efficaci nel ridurre la suscettibilità alle UTI in pazienti con vescica neurologica. 7. LA RIABILITAZIONE Gli studi sulla riabilitazione dei disturbi vescico-sfinterici evidenziano effetti positivi nel trattamento dell’incontinenza urinaria, dell’urgenza, della pollachiuria, della nicturia, e anche della ritenzione vescicale , nonché sulla forza e coordinazione del pavimento pelvico. La letteratura propone diversi provvedimenti: - un programma informativo ed educativo sulla gestione dei sintomi, dell’igiene personale, della gestione dell’alvo, delle abitudini alimentari e dell'assunzione dei liquidi; in questo ambito è compreso l’addestramento della persona con SM, o del caregiver, al CI; - chinesiterapia perineale coadiuvata da tecniche specifiche come il biofeedback e l’elettrostimolazione funzionale (FES), al fine di migliorare direttamente la funzionalità del pavimento pelvico (forza, tono, coordinazione) ed indirettamente i sintomi (frequenza, nicturia, urgenza, incontinenza, ritenzione); - l’elettrostimolazione del nervo tibiale posteriore (PTNS), indicata nel trattamento dell’iperattività detrusoriale; 54 - l’elettrostimolazione endovescicale (IVES), per il trattamento della ipoattività o iposensibilità detrusoriale. Questo approccio è raccomandato nelle linee guida ICI. Il programma riabilitativo deve essere personalizzato in base al quadro sintomatico e alla valutazione funzionale e strumentale (valutazione del RVPM ed eventuale esame urodinamico). La riabilitazione richiede una partecipazione attiva e quindi non è applicabile a pazienti con gravi disturbi cognitivi, ad eccezione delle tecniche di elettrostimolazione che non richiedono la collaborazione del paziente. Uno studio in aperto ha correlato l’efficacia della riabilitazione nella SM con parametri quali EDSS, durata malattia o durata dei sintomi, senza riscontrare associazioni significative: è quindi ragionevole pensare che la riabilitazione possa essere proposta anche a pazienti con disturbi urinari ed disabilità elevata. Tabella 1. Frequenza dei disturbi urinari nella SM Urgenza Aumentata frequenza Incontinenza da urgenza Esitazione Ritenzione 31-86% 17-99% 19-80% 25-49% 2-74% Tabella 2: Frequenza di complicazioni alle vie urinarie in pazienti con SM e disturbi urinari Infezioni basse vie urinarie Danni strutturali vie urinarie Infezioni alte vie urinarie Reflusso vescico-ureterale Litiasi Insufficienza renale Tumori vescicali 13-80 % 4-49 % 0-25 % 0-15 % 2-11 % 0- 3 % aumentato rischio, da 0.018 della popolazione normale a 0.29 (dovuto a cateterizzazione, immunosoppressione) Tabella 3. Farmaci antimuscarinici raccomandati da ICI Farmaco Via di somministrazione e dosi giornaliere raccomandate Ossibutinina Orale, 10-15 mg Tolterodina Transdermica, ogni 3 gg. Orale, 4 mg Solifenacina Orale, 5-10 mg Darifenacina Orale, 7.5-15 mg Imipramina Orale, 20-75 mg Fesoterodina Trospio Propantelina Orale, 4-8 mg Orale, 20-60 mg Orale, 15-30 mg 55 APPENDICE 7. Integrazione fra neurologo e ginecologo 1. PERCORSO OSTETRICO - GINECOLOGICO: COUNSELING – PRESA IN CARICO Il ginecologo dà una risposta alle problematiche presentate • Counseling ostetrico-ginecologico informativo: informazione corretta, intesa come strumento affinché la donna raggiunga o rafforzi un proprio empowerment per giungere ad una scelta consapevole e condivisa con il medico rispetto le problematiche della propria salute ginecologica e riproduttiva. • Presa in Carico: gestione dell’intero percorso diagnostico terapeutico per - Problematiche ginecologiche. - Contraccezione. - Problematiche sessuali. - Fertilità. - Gravidanza. Parto. Puerperio ( post-partum, allattamento). - Fase di transizione e menopausa. 2. PROBLEMATICHE GINECOLOGICHE Le problematiche ginecologiche sono le medesime di una donna senza SM. Ci può essere una maggior frequenza per vaginiti (specie micotiche ) e di cistiti correlate a situazioni di immunodepressione. Più frequenti sono le irregolarità del ciclo per alterazione della fisiologica produzione di ormoni sessuali indotte dalla malattia o per interferenze farmacologiche. Ormoni prodotti fisiologicamente influenzano la malattia, la SM può influenzare la produzione di ormoni. Alcune terapie per la SM modificano la produzione di ormoni. 3. CONTRACCEZIONE Scelta personale/o di coppia. Possibile utilizzo terapeutico della contraccezione ormonale nei casi in cui il peggioramento/ricomparsa dei sintomi neurologici avviene in fase premestruale. Il rischio di TVP nelle donne sane che in genere assumono CO è relativamente più elevato rispetto alle donne che non ne fanno uso e che tale rischio aumenta dopo i 35 anni soprattutto per le fumatrici. Prima della prescrizione di tale terapia dobbiamo quindi fare per ogni singola paziente affetta da S.M. un bilancio di tali fattori soprattutto alla luce del grado di un’eventuale presenza di ipomobilità. 56 4. FERTILITÀ Il problema della fertilità nella SM non è stato studiato in maniera esaustiva: la mancanza di prole nelle donne affette sembra essere più alta rispetto alla popolazione generale, e potrebbe dipendere più che da una ridotta fertilità, dalla scelta di non avere figli per problemi di disabilità o per timore di inadeguatezza. Fattori che possono influenzare negativamente la fertilità sono: 1. problematiche legate alla sfera psico-relazionale: anche se la malattia non determina alterazioni della fertilità, nel 70% dei casi si rilevano disfunzioni sessuali ( riduzione della libido, difficoltà nel raggiungere l’orgasmo, riduzione della sensibilità nella regione genitale, secchezza vaginale, ecc…) che possono comportare una ipofertilità come effetto indiretto. 2. alterazioni endocrine: sono stati segnalati alti livelli di FSH e LH e livelli significativamente più bassi di estrogeni nella fase follicolare precoce rispetto al range di normalità( livelli di FSH > 10 UI/l indicano generalmente una ridotta riserva ovarica, livelli di FSH > 15 UI/l una riduzione patologica della riserva ovarica). In molti casi sono stati segnalati anche alti livelli di prolattina, segni e sintomi di iperandrogenismo (pattern simile all’ovaio policistico ) e ipotizzati meccanismi autoimmuni (simili all’infertilità da ipotiroidismo autoimmune ) 3. terapie farmacologiche: molte terapie immunosoppressive possono avere un impatto negativo sulla fertilità: il mitoxantrone può determinare sterilità nel 7% nelle donne sotto i 35 anni e nel 14% sopra i 35 anni; la ciclofosfamide può causare sterilità definitiva nel 50% dei casi; alcuni dati suggeriscono anche per IFN un aumento della probabilità di aborto spontaneo; i trattamenti sintomatici ( ansiolitici, antidepressivi triciclici e SSRI) creano problemi soprattutto all’uomo per possibile interferenza con l’ erezione e l’eiaculazione ma anche alla donna con possibile riduzione della libido e della capacità di raggiungere l’orgasmo. Le terapie immunomodulanti/immunosoppressive richiedono l’adozione di misure particolari e di una programmazione della gravidanza in accordo con le indicazioni del neurologo del centro. Si possono rendere necessarie misure volte al mantenimento della fertilità (crioconservazione di ovociti o di tessuto ovario, crioconservazione dello sperma), presso i centri i pazienti i centri di Fisiopatologia della Riproduzione delle singole realtà territoriali. 57 5. GRAVIDANZA Molti studi hanno dimostrato come la gravidanza abbia un “effetto protettivo” mentre il rischio di esordio o di recidiva della malattia è nettamente più frequente nei 6 mesi successivi al parto. La programmazione prevede : - rivalutazione dello stato di malattia clinico/RM - valutazione della fertilità di coppia - sospensione programmata ed anticipata dei trattamenti ( 1-3 mesi per gli immunomodulanti e almeno 6 mesi per gli immunosopressori ) - interruzione immediata delle terapie in caso di gravidanza imprevista - stima del rischio teratogeno per gli immunosopressori. Le domande che vengono poste piu frequentemente sono: • Rischio di trasmissione della SM ai figli. • Influenza della gravidanza sulla SM della madre. • Influenza della SM sulla gravidanza. Rischio di trasmissione della S.M. ai figli La SM non è una malattia ereditaria ma risulta dalla complessa interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali. Per i figli di una paziente con SM il rischio di sviluppare la malattia “lifetime” è del 3-4% rispetto allo 0.2% della popolazione generale; solo nel caso che entrambi i genitori siano malati, il rischio aumenta a circa il 20% Influenza della gravidanza sulla SM della madre La donna con SM ha una riduzione del rischio di ricadute in gravidanza più rilevante nel terzo trimestre . Nel caso di riacutizzazioni occorre valutare la necessità di utilizzare i corticosteroidi dopo il primo trimestre. Il rischio di esordio in gravidanza è circa il 10% degli esordi della SM nella donna. Influenza della SM sulla gravidanza . Problema della terapie farmacologia Si consiglia di sospendere le terapie immunomodulanti 3 mesi prima del possibile concepimento anche se in piccole casistiche di donne, che hanno mantenuto tali terapie, non si sono riscontrate malformazioni congenite. Secondo la classificazione dei farmaci dell’FDA in relazione agli effetti sulla gravidanza, i farmaci utilizzati nella SM si collocano quasi tutti nella categoria C (per eventi avversi assenza di studi sull’animale e assenza di dati sull’uomo) e il Copaxone è in categoria B (assenza di rischi sull’animale, mancano studi adeguati sulla donna gravida). I farmaci immunosoppressori sono invece in categoria D ( rischi dimostrati sul feto; rischio accettabile in caso di pericolo di vita o malattia grave della donna ) o X per il metotrexate (evidenza di chiare anomalie fetali). 58 Parto Non vi è indicazione al taglio cesareo programmato. Si rimanda ad una valutazione clinica ostetrica per ogni singolo caso. L’uso della anestesia epidurale per il parto sembra avere meno rischi rispetto alla somministrazione delle anestesie spinali. Post - partum Uno stretto monitoraggio è consigliato nel post - partum per il rischio di ricaduta che è più frequente nei 6 mesi successivi al parto. L’allattamento al seno è condizionato dalla ripresa della terapia immunomodulante. L’allattamento di per sé non determina aumento del rischio di riacutizzazioni o di deterioramento del quadro clinico. 6. FASE DI TRANSIZIONE E MENOPAUSA Più frequente la menopausa precoce per alterazioni endocrine ed interferenze farmacologiche. Possibile accentuazione dei sintomi da carenza estrogenica nella fase di transizione, nella fase menopausale e nella post-menopasa Sintomi climaterici precoci. Comprendono i fenomeni vasomotori che non sembrano differire dalle donne non affette. Possono essere accentuati i disturbi sessuali in particolare nelle donne con problemi midollari, sia per riduzione della lubrificazione, sia per alterazione della funzione della muscolatura pelvica e la coesistenza di problemi sfinterici . Sintomi climaterici tardivi. L’alterata funzionalità vescicale peggiora nelle donne con SM in menopausa per l’atrofia dell’apparato genito-urinario dovuto alla carenza di estrogeni. Studi che hanno valutato l’effetto della terapia ormonale sostitutiva (TOS) nelle donne con SM non sono molti , ma le conclusioni sono simili: non esistono ragioni concrete né dati significativi per negare alle donne con SM l’uso di tale terapia; anche per la TOS, come per la contraccezione, dobbiamo tenere presente che il rischio di TVP nelle pazienti utilizzatrici è relativamente più elevato rispetto alle non utilizzatrici e che tale rischio aumenta per le fumatrici. Prima della prescrizione di tale terapia dobbiamo, nella singola paziente, fare un bilancio di tali fattori soprattutto alla luce del grado di un’eventuale ipomobilità. Stretto monitoraggio per l’osteoporosi . Alla carenza estrogenica propria di questa fase della vita si associano fattori aggravanti, come le terapie cortisoniche e l’ipomobilità, che determinano un peggioramento dell’osteoporosi postmenopausale, accentuata anche dalla ridotta esposizione al sole delle donne con SM per il rischio di accentuazione della sintomatologia neurologica. In caso di problematiche particolari o di esami diagnostici specifici (isteroscopia, uroginecologici, ecc), il ginecologo attiva il percorso di 2° livello. 59 APPENDICE 8. Percorso pediatrico 1. PREMESSA Nel 2,7 % - 5 % la malattia esordisce tra gli 11 ed i 16 anni di vita (early onset multiple sclerosis, EOMS) (1,2) e solo nello 0,2 % - 0,7% dei casi si manifesta prima dei 10 anni di età ( very early onset multiple sclerosis, VEOMS). In effetti, l’esordio prima dei 10 anni di età è attualmente ritenuto eccezionale probabilmente perché la SM viene sottostimata in questa fascia di età a causa dell’esistenza di un ampio spettro di patologie congenite ed acquisite il cui quadro clinico e strumentale è spesso sovrapponibile a quello della SM. L’iter diagnostico in casi di SM con esordio prima dei 16 anni non differisce da quello per pazienti adulti, deve essere maggiore l'attenzione per la diagnosi differenziale rispetto ad altre sindromi infiammatorie demielinizzanti del sistema nervoso centrale a decorso monofasico, ricorrente o multifasico quali l’Encefalomielite Acuta Disseminata (ADEM). E’ pertanto fondamentale la diagnosi differenziale rispetto ad altre condizioni demielinizzanti frequenti nella popolazione pediatrica. E' utile seguire le definizioni fornite dal documento redatto dall’International Pediatric MS Study Group in particolare riguardo a: Encefalomielite Acuta disseminata (ADEM) monofasica: un primo evento clinico con presunta causa infiammatoria o demielinizzante, con esordio acuto o subacuto che interessa aree multifocali del SNC. La presentazione clinica deve essere polisintomatica e deve sempre includere encefalopatia, che viene definita dalla presentazione di 1 o più dei seguenti sintomi 1. Alterazioni del comportamento quali confusione, irritabilità eccessiva. 2. Alterazioni di coscienza quali letargia, coma. L’evento deve essere seguito da miglioramento, sia clinico che di RMN, possono residuare deficit Non deve esserci storia di precedente evento demielinizzante Non deve essere evidenziabile nessuna altra eziologia che possa spiegare l’evento clinico I nuovi sintomi o fluttuazioni di sintomi o segni, o nuove lesioni alla RMN che si verificano entro 3 mesi dall’evento riferibile ad ADEM sono considerati come parte dell’evento acuto. La RMN è caratterizzata da lesioni focali o multifocali, predominanti a livello della sostanza bianca, senza evidenze radiologiche di pregresso danno della sostanza bianca: la RMN encefalo nelle sequenza FLAIR o in T2 mostra lesioni di grandi dimensoni (> 1 a 2 cm) multifocali, iperintense, localizzate a livello sopratentoriale o infratentoriale; la sostanza grigia , specialmente gangli basali e talamo, sono frequentemente coinvolti. In rari casi sono presenti singole lesioni di grandi dimensioni (>1 a 2 cm), interessanti prevalentemente la sostanza bianca. La RMN midollare può mostrare lesioni intramidollari, confluenti, con variabile captazione di enhancement. Encefalomielite Acuta disseminata (ADEM) ricorrente: nuovo episodio di ADEM con ricorrenza degli stessi segni e sintomi iniziali, 3 o più mesi dopo il primo evento, senza coinvolgimento di nuove aree cliniche dalla storia clinica, dall’esame neurologico o alle neuroimaging. L’evento non si deve verificare in corso di steroide e si deve verificare almeno 1 mese dopo il completamento della terapia. La RMN non mostra nessuna nuova lesione; le lesioni originali possono risultare ingrandite. Nessuna migliore spiegazione esistente. 60 Encefalomielite Acuta disseminata (ADEM) multifasica: ADEM seguito da un nuovo evento clinico che soddisfa anche esso i criteri diagnostici per ADEM, ma con coinvolgimento di nuove aree anatomiche del SNC come confermato dall’anamnesi, l’esame neurologico e la neuroimaging. L’evento conseguente deve verificarsi: 1) almeno 3 mesi dopo l’attacco iniziale del primo evento ADEM e 2) almeno 1 mese dopo il completamento della terapia steroidea. L’evento seguente deve includere una presentazione polisintomatica che include sempre encefalopatia, con sintomi o segni neurologici che differiscono dall’evento iniziale (il cambiamento dello status mentale potrebbe non differire dall’evento iniziale). La RMN cerebrale deve mostrare nuove aree coinvolte ma anche dimostrare risoluzione completa o parziale delle lesioni associate al primo evento ADEM. Neuromielite Ottica: presenza di neurite ottica e mielite acuta come criterio maggiore. Deve essere presente una lesione midollare che comprende almeno 3 o più segmenti o presenza di anticorpi NMO positivi Sindrome clinicamente isolata (CIS): primo episodio clinico acuto di interessamento del SNC con una presunta causa infiammatoria demielinizzante senza precedente storia di evento demielinizzante. Questo evento potrebbe essere monofocale o multifocale, ma non include mai encefalopatia (eccetto in caso di sindrome del tronco). SM pediatrica: i criteri diagnostici sono gli stessi della SM nell’adulto. 2. DECORSO La maggior parte dei pazienti pediatrici presenta un decorso recidivante-remittente all’esordio. La frequenza di ricadute è alta, con 1-1.9 ricadute all’anno per i primi anni di malattia. Il numero di ricadute nei primi anni dall’esordio correla con una maggiore severità di malattia e con una evoluzione più precoce ad una forma secondariamente progressiva di malattia. Nella maggior parte dei pazienti pediatrici, una disabilità fisica persistente si sviluppa dopo un più lungo intervallo di malattia rispetto alla forma ad esordio in età adulta, ma ad un’età più giovane. Studi recenti hanno dimostrato la presenza di disturbi cognitivi in circa 1/3 dei casi di SM pediatrica (nel 50% se si utilizzano criteri meno rigidi per la diagnosi di compromissione cognitiva). Le funzioni maggiormente alterate risultano essere l’attenzione, il linguaggio, le funzioni visuo-spaziali, la memoria spaziale, le funzioni esecutive e il ragionamento astratto. Questi deficit si traducono in una difficoltà a livello scolastico, con necessità di assistenza nel 20-30% dei casi, fino a incapacità grave in alcuni casi. 3.TERAPIA Non esistono studi controllati con placebo che danno indicazioni sull’utilizzo dei farmaci preventivi in età pediatrica, ma solo studi osservazionali che concordano nel dimostrare come l’utilizzo di farmaci 61 immunomodulanti, IFN beta e Glatiramer Acetato, riducano le ricadute cliniche e rallentino la progressione di malattia. In particolare, nel documento dell’International Pediatric MS Study Group è espresso come l’uso di terapie di prima linea nella SM pediatrica sia generalmente accettato come lo standard di trattamento e viene inoltre raccomandato l’utilizzo di questi trattamenti come terapia di prima linea in tutti i pazienti pediatrici con SM. In un altro documento redatto a livello europeo, inoltre, viene raccomandato che le terapie immunomodulanti siano proposte precocemente nella popolazione pediatrica affetta da SM a ricadute per prevenire lo sviluppo di ricadute e l’accumulo di disabilità. L’utilizzo di terapie di secondo livello nella popolazione pediatrica è ancora controverso; vi è una dimostrazione di efficacia del mitoxantrone nei casi di SM pediatrica attiva non rispondente, ma il suo utilizzo è fortemente limitato dai numerosi potenziali effetti collaterali quali rischio di leucemia, cardiopatia. Anche l’utilizzo di Ciclofosfamide dovrebbe essere considerato come terapia di seconda linea solo in forme di SM pediatrica aggressiva e non rispondente ai farmaci di prima linea. Tra i farmaci di seconda linea l’uso di Natalizumab potrebbe essere una valida alternativa terapeutica per l’elevato effetto di riduzione di attività di malattia. 62 APPENDICE 9. Integrazione fra neurologo e oculista 1. NEURITE OTTICA La Neurite ottica (NO) rappresenta la modalità d’esordio della SM in circa il 20% dei casi. Entro 15 anni da un episodio di NO circa il 50% dei soggetti sviluppa altri difetti neurologici, che consentono di diagnosticare una SM. La NO si manifesta con un difetto visivo solitamente unilaterale, che rapidamente peggiora, talora fino alla cecità completa. Spesso sono presenti dolori locali, esacerbati dai movimenti dell’occhio. Circa il 75% dei malati recupera la vista entro due mesi, negli altri il miglioramento avviene entro un anno. Nella fase acuta della malattia il fundus è spesso normale (NO retrobulbare), ma talora (30% dei casi) è presente un edema della papilla con modesto ingorgo venoso (papillite). L’esame campimetrico rivela di solito uno scotoma centrale. Nelle forme avanzate di SM è frequente il riscontro di atrofia ottica (papilla pallida, a margini netti) uni- o bilaterale. Spesso l’atrofia è limitata alla metà temporale della papilla, come espressione di una lesione del fascio papillo-maculare. Il “pallore bi-temporale” è uno dei segni classici della SM, ma non è specifico. Anche in soggetti clinicamente indenni da difetti visivi, lo studio dei potenziali evocati rivela spesso anomalie di conduzione lungo le vie ottiche: ciò acquista grande valore diagnostico all’esordio della malattia, perché consente di aggiungere una lesione a quelle dimostrate clinicamente. Sintomi e segni della neurite retrobulbare (spesso indistinguibili da quelli di altre neuropatie) : improvvisa riduzione visiva dolore peri e retro bulbare ridotta visione dei colori (sbiaditi, quasi sempre) ridotta sensibilità al (basso-medio) contrasto (quasi sempre) alterata percezione della profondità (fenomeno di Pulfrich) fotopsie (30%) deficit pupillare afferente relativo (quasi sempre) deficit del campo visivo (scotomi centrali e paracentrali) aumento del tempo di latenza dei PEV. ( Alterata percezione dei colori: quasi tutti i pazienti, anche quelli con buona acuità visiva, affermano di vedere i colori con l’occhio colpito come attraverso una velatura grigiastra. L’alterazione cromatica può essere testata presentando monocularmente un oggetto fortemente colorato (es. una palla rossa, una matita rossa) e chiedere se l’intensità del colore sia la medesima per entrambi gli occhi. La questione se nella neurite retrobulbare sia presente una discromatopsia rosso o blu dipende dalla topografia centrale o paracentrale del deficit campi metrico. 63 Difetti campimetrici Nelle neuropatie demielinizzanti si riscontrano deficit del campo visivo molto differenti in rapporto alla sede del focolaio demielinizzante: tratto ottico, chiasma, radiazioni ottiche: • scotoma giunzionale • difetti omonimi congrui o incongrui • emianopsia bi temporale. Percorso diagnostico Il percorso diagnostico dedicato ai pazienti che presentano esordio clinico con neurite ottica (neurite ottica anteriore - papillite o neurite ottica retrobulbare – NORB) prevede nella fase acuta: 1. Visita neuro-oftalmologica: comprensiva di acuità visiva per lontano e per vicino, studio della motilità oculare e della pupilla, test dei colori e della saturazione del rosso, tonometria, esame alla lampada a fessura e del fondo oculare. 2. Campo visivo computerizzato (test di soglia 30° centrali). 3. Esami elettrofunzionali (PEV; solo in casi selezionati ERG, PERG). 4. Optical Coherence tomography (OCT) del nervo ottico e della macula: dalla scorsa decade l’OCT si è affermato come una valida metodica di analisi dei fenomeni neurodegenerativi nella SM, in particolare nella valutazione della riduzione dello spessore dello strato delle fibre nervose peripapillari. Con la tomografia a coerenza ottica è possibile valutare con elevata accuratezza e riproducibilità lo spessore del neuro epitelio, la cui misurazione apre una finestra diagnostica sul monitoraggio della neuro degenerazione. L’assottigliamento del RNFL si registra sia in SM pazienti con NO, sia in soggetti SM senza storia di NO. La riduzione di spessore del RNFL riscontrata nella SM senza segni clinici di NO, è causata dalla degenerazione retrograda trans-sinaptica delle cellule retiniche ganglionari in relazione a demielinizzazione delle vie ottiche posteriori. 5. Fluorangiografia: solo in casi particolari dove vi sia il dubbio di una NO di tipo ischemico. 6. RM orbita se indicato. Terapia Bolo steroideo con Metilprednisolone 1000 mg e.v. per 3-5 giorni, seguito o meno da tapering con prednisone Follow-up: i punti 1,2,4 vendono ripetuti a 30 giorni, 3 mesi, 6 mesi e 1 anno, quindi annualmente. 64 2. DISTURBI OCULOMOTORI EFFERENTI A seconda della sede topografica delle lesioni MS si possono avere numerosi disordini clinici efferenti: • oftalmoplegie internucleari (sindrome Uno e mezzo) • paralisi dello sguardo orizzontali e verticali • nistagmo (oscillopsia) • paresi oculomotorie III-IV-VI (diplopia) Oftalmoplegia internucleare (INO) La causa di una INO è la lesione di un’importante via conduttrice situata nel tronco encefalico, il cosiddetto fascicolo longitudinale mediale (MLF). La denominazione oftalmoplegia internucleare indica che la localizzazione della lesione del FLM si colloca tra il nucleo del III e quello del VI. Il MLF connette il nucleo del n. abducente (VI) di un lato al subnucleo, costituito dai neuroni per il m. retto mediale, in corrispondenza del nucleo del III del lato opposto. Nel soggetto normale, tale collegamento garantisce movimenti bulbari orizzontali perfettamente sincroni. L’alterazione oculomotoria conseguente a una lesione del MLF può variare da un modesto ritardo (a mala pena visibile) della saccade adduttoria ipsilaterale alla sua completa limitazione. In quest’ultimo caso l’occhio ipsilaterale si muove soltanto fino alla linea mediana e insorge un nistagmo di tipo dissociato nell’occhio abdotto (talora con exotropia discontinua e corrispondente diplopia). Se l’alterazione oculomotoria perdura a lungo senza miglioramento, si può prendere in considerazione un eventuale trattamento chirurgico. Il percorso diagnostico dedicato ai pazienti che presentano esordio clinico con diplopia, sia come primo episodio che come recidiva, comprende una visita neuro-oftalmologica che include: acuità visiva per lontano e per vicino, studio della motilità oculare, valutazione della pupilla, test dei colori e della saturazione del rosso, tonometria, esame alla lampada a fessura e del fondo oculare. 65 APPENDICE 10. Stratify Test Il JCV è un virus ubiquitario che infetta in maniera completamente asintomatica circa il 50% della popolazione generale e dei pazienti con sclerosi multipla, ma che, in un numero limitato di pazienti esposti terapeuticamente a Natalizumab, può essere causa della Leucoencefalopatia Multifocale Progressiva (PML), un’infezione opportunistica del SNC potenzialmente fatale. La positività al test è uno dei tre fattori di rischio, tra loro indipendenti, ad oggi noti e misurabili per la PML (insieme al precedente uso di farmaci immunosoppressori e alla durata del trattamento con Natalizumab) e rappresenta il primo aspetto da considerare in un algoritmo di stratificazione del rischio dei pazienti che sono già in terapia con Natalizumab o che devono iniziarla ai fini della definizione di appropriate strategie di trattamento e monitoraggio. È disponibile gratuitamente per i centri che ne fanno richiesta un test che consente di valutare lo stato anticorpale antiJCV nei sangue dei pazienti SM. I pazienti che risultano negativi al test degli anticorpi antiJCV hanno un rischio minimo di sviluppare la PML, indipendentemente dal precedente trattamento con immunosoppressori o dalla durata della terapia. Si raccomanda di ritestare con frequenza periodica i pazienti negativi per la presenza degli anticorpi antiJCV allo scopo di identificare un’eventuale sieroconversione. I pazienti positivi hanno un livello di rischio differente a seconda del precedente trattamento con immunosoppressori e della durata del trattamento con Natalizumab. Si raccomanda di monitorare i pazienti con un livello di rischio più elevato e/o eventualmente valutare terapie alternative qualora il livello di rischio fosse considerato superiore rispetto ai benefici del trattamento con Natalizumab. Per Soelberg Sørensen, Antonio Bertolotto, Gilles Edan, Gavin Giovannoni, Ralf Gold, Eva Havrdova, Ludwig Kappos, Bernd C Kieseier, Xavier Montalban and Tomas Olsson. Risk stratification for progressive multifocal leukoencephalopathy in patients treated with natalizumab.Mult Scler 2012 18: 143-152 . 66 APPENDICE 11. Contributo AISM alla definizione di un percorso assistenziale integrato per la persona con Sclerosi Multipla Il Piano Sanitario Nazionale individua tra i pazienti ad alto grado di tutela i pazienti affetti da malattie neurologiche degenerative ed invalidanti. In merito all’integrazione sanitaria e socio sanitaria indica inoltre che “il bisogno di salute è complesso, necessita di interventi “curativi” ed interventi “assistenziali”: nel garantire l’appropriatezza dell’intervento tecnico sanitario e la continuità tra cure primarie ed intermedie è necessario attivare un progetto individualizzato di presa in carico che richieda l’integrazione di servizi ed attività a livello multidimensionale e multiprofessionale in particolar modo per i cittadini “fragili”. Una corretta presa in carico globale della persona con SM si basa sull’esigenza di una marcata integrazione ed interazione tra ospedale e territorio con la definizione di percorsi specifici che prevedano il passaggio da un setting all’altro (territorio – ospedale - territorio); la definizione di questi percorsi può offrire una presa in carico che sia garanzia di continuità della cura, dell’assistenza e della centralità della persona. Al fine di garantire un modello assistenziale che preveda la continuità delle cure, appositi percorsi e la presa in carico globale da parte di un team caratterizzato da competenze sociali e sanitarie, si devono rispettare e garantire i seguenti principi e obiettivi: Centralità della persona: coinvolgimento attivo della persona nei percorsi e nelle scelte che ri guardano la propria vita – nel pieno rispetto della propria autodeterminazione – promuovendo momenti di confronto e scambio di informazioni. La persona, dunque, non è oggetto del sistema di prestazioni e risposte ma prima di tutto soggetto che collabora, partecipa, condivide il proget to, anche laddove la gravità della compromissione del quadro clinico fosse di notevole entità; Integrazione: coordinamento tra interventi di natura sanitaria e sociale nonché tra professionisti e strutture presenti a vari livelli, per far fronte ai bisogni di salute molteplici e complessi, sulla base di progetti assistenziali personalizzati; Uniformità: intesa come utilizzo di prassi, strumenti e linguaggi condivisi ed omogenei: una ri composizione di processi, interventi e soggetti in un modello in grado di accrescere il valore uni tario della singola azione assicurando coerenza tra le diverse fasi e passaggi; Unitarietà: intesa come valutazione unitaria e garanzia di un punto unico di riferimento capace di far fronte e attivare e coordinare la molteplicità di interventi/prestazioni; Gestione patologia complessa ad andamento evolutivo: capacità di gestione di tutti gli aspetti clinici e sociali di una malattia cronica come la SM che ha un forte impatto sulla qualità di vita delle persone, andando a costruire percorsi fortemente personalizzati ed in grado di evolve re di pari passo con il modificarsi dei bisogni e delle aspettative dei soggetti; Appropriatezza, efficacia ed efficienza: intesa come ricerca dell’efficienza nella risposta assi stenziale e di cura nel modo più adeguato rispetto ai bisogni espressi e condivisi in un quadro di sostenibilità e di allocazione di responsabilità in modo coerente e congruente con le competenze esistenti nel sistema; 67 Multidisciplinarietà: intesa come azione comune di presa in carico e di assistenza integrata da parte del team multiprofessionale e multidisciplinare in un quadro di regia condivisa e di corre sponsabilità. Essa presuppone una buona conoscenza delle competenze di ogni figura profes sionale che tenga conto dei diversi aspetti sanitari e sociali della malattia e che si basi su un buono scambio di informazioni, su una condivisione di obiettivi e su un processo decisionale co mune; Flessibilità: capacità di adattare e modificare i percorsi in riferimento ai bisogni e alle diverse fasi di vita della persona e di evoluzione della malattia e disabilità; Monitoraggio: sviluppo di indicatori di processo e di risultato che permettano di verificare co stantemente l’effettiva applicazione di tutte le fasi di presa in carico, trattamento e assistenza, in chiave di effettivo soddisfacimento del bisogno espresso/rilevato; Diritto di cura: garanzia della tutela del diritto alla salute inteso come equità di accesso alle prestazioni ed ai servizi nell’ambito di un percorso integrato e condiviso di cura. L’AISM nella collaborazione alla stesura del PDTA SM della Regione Emilia-Romagna indica quali rilevanti i seguenti punti, di cui auspica l’effettiva realizzazione nel territorio regionale: la presa in carico e la continuità ospedale-territorio da parte dei Centri SM; la rete dei Centri SM ; l’accertamento della disabilità. L’AISM attraverso le sue sedi territoriali e il sito web (www.aism.it) fornisce agli operatori e alle persone con SM e familiari, caregiver, tutte le informazioni rilevanti sulla malattia e le implicazioni connesse. Ha infine presentato elaborato la Carta dei diritti delle persone con SM. 68 APPENDICE 12. Percorso di accertamento medico-legale della disabilità 1.PREMESSA Viene definito il percorso di accertamento medico-legale di invalidità civile, stato di handicap, disabilità a fini lavorativi, fondamentale per accedere a diritti/benefici. Nel corso della vita può infatti rendersi necessario sottoporsi a vari tipi di visite mediche a carattere medico-legale basate però su un disorganico assetto di riferimento contraddistinto da elementi di frammentazione, sovrapposizione di disposizioni, condizioni e procedure diversificate, situazioni disomogenee: l’esigenza delle persone con SM è invece quella di avere chiarezza sui temi della disabilità, invalidità, stato di handicap inabilità lavorativa e sulle relative modalità e procedure utilizzate in campo accertativo. 2. IL PERCORSO ACCERTATIVO Il sistema di accertamento della disabilità va necessariamente previsto come fase fondamentale del percorso assistenziale in quanto rappresenta la porta di accesso a diritti ed agevolazioni fondamentali ad attenuare la disabilità conseguente alla SM contrastando lo svantaggio sociale che la patologia comporta rispetto a diversi ambiti di vita (lavoro, studio, tempo libero, famiglia). L’accertamento è ad esempio fase nodale per l’accesso a percorsi e progetti per la non autosufficienza e la promozione della vita indipendente. E’ necessario che sia previsto un coordinamento tra sistema di valutazione e presa in carico delle persone con SM e sistema di valutazione medico legale della disabilità (invalidità civile, stato di handicap, disabilità a fini lavorativi), riconoscendo i Centri Clinici nel percorso integrato quali soggetti anche deputati alla certificazione per le visite medico legali di valutazione della disabilità e quindi prevedendo un recepimento delle indicazioni per la certificazione neurologica elaborate da AISM. Lo spunto dovrebbe essere, in prospettiva, quello di operare anche per una valutazione multidimensionale globale con modello biopsicosociale e non solo sanitario per la diagnosi e la cura. La SM ha un forte impatto sia sulla vita della persona stessa sia sulla vita dei suoi famigliari o comunque di chi la circonda. Diversi aspetti della quotidianità risultano influenzati da una diagnosi di difficile accettazione: è una malattia dalle implicazioni imprevedibili, con ripercussioni psicologiche e sociali sulla vita della persona diagnosticata, che può portare ad una condizione di disabilità con conseguenti difficoltà in particolare nella ricerca e mantenimento di un’attività lavorativa. Non esiste una legge specifica a tutela delle persone con SM, che riconosca diritti automatici in seguito alla diagnosi; per mantenere una buona qualità di vita è dunque necessario che le persone con SM facciano riferimento ai benefici ed alle tutele previsti dalle leggi generiche a favore delle persone con disabilità. Per questo motivo devono sottoporsi al riconoscimento di una condizione di invalidità civile e/o stato di handicap. Il percorso di riconoscimento del grado di disabilità non è semplice e richiede tempi lunghi e procedure complesse. La SM non è inserita nelle tabelle ministeriali del 1992 e pertanto ad essa non è associata una percentuale di invalidità civile minima o fissa e si tratta inoltre di una patologia che presenta sintomi e caratteristiche – come la fatica o gli effetti collaterali dei farmaci – che pur avendo un notevole 69 impatto sulla vita quotidiana della persona, che li percepisce come estremamente rilevanti, non risultano facilmente valutabili. Un problema fondamentale è quello relativo al mancato riconoscimento dello stato di gravità, e quindi dell’impossibilità di usufruire di alcune agevolazioni - in particolare di quelle previste in materia di lavoro dall’art.33 della L.104/92 - alle persone con SM laddove queste non abbiano deficit fisici evidenti (ad esempio deambulazione compromessa, disturbi visivi) ma dove comunque sintomi come la fatica e situazioni di vita (difficoltà rispetto al lavoro, alla famiglia, ecc.) o, ancora, gli effetti collaterali dei farmaci di contrasto alla malattia ed ai suoi sintomi, che nel loro insieme rischiano di comportare una situazione di grave svantaggio sociale. E’ fondamentale lavorare per la definizione di percorsi e modalità più adeguati per la valutazione del grado di disabilità, attenti alle peculiarità della SM ed alle ripercussioni sociali che essa può comportare. Questo percorso può essere portato avanti solo coinvolgendo le commissioni medicolegali delle Aziende Sanitarie e l’INPS da una parte, per mettere a punto una adeguata formazione sulla SM, i Neurologi dei Centri Clinici dall’altra, per contribuire a rendere le loro modalità di certificazione più uniformi ed adeguate rispetto al tipo di accertamento che le persone richiedono e garantendo nel contempo maggiore interazione tra Centri Clinici e commissioni valutatrici. E’ inoltre di estrema importanza che le stesse persone con SM siano in grado di prepararsi adeguatamente alla visita medico-legale, predisponendo la documentazione utile ai fini della valutazione da parte della Commissione. 3. STRUMENTI Uno spinta per l’adozione di un criterio per la valutazione dell’invalidità della SM deriva dall’accordo che il 25 maggio 2011 è stato siglato tra Governo, Regioni, Province autonome e Autonomie Locali concernente la “Presa in carico globale delle persone con Malattie neuromuscolari o malattie analoghe dal punto di vista assistenziale” dove, all’art.1, recependo i principi indicati dal documento conclusivo elaborato dalla Consulta per le malattie neuromuscolari, si prevede il coinvolgimento diretto e l’impegno formale di tutti i suoi sottoscrittori per garantire, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, varie azioni di supporto della condizione di disabilità e invalidità, percorsi di formazione ed informazione, l’istituzione di centri di riferimento e di un sistema integrato per l’assistenza di queste persone, la valorizzazione strategica di ricerca ed innovazione. Tra le principali attività individuate dall’accordo, ci sono la garanzia in tempi brevi dell’erogazione dei benefici previsti dall’ordinamento per il riconoscimento dell’invalidità civile e/o della situazione di handicap, in 70 particolare nei confronti delle persone con malattie a rapida evoluzione, da realizzare d’intesa con l’INPS. Si richiama pertanto come utile strumento di riferimento (che si allega) al documento ed alla tabella di valutazione dell’invalidità per l’insieme delle malattie a interessamento neuromuscolari elaborato in sento al gruppo “diagnosi e accertamento” della Consulta delle Malattie neuromuscolari presso il Ministero della Salute nel corso del 2009/2010, recepita appunto dall’accordo del 25 maggio 2011. Nel contesto della semplificazione delle procedure e del raggiungimento di una maggiore omogeneità valutativa si propone ad esempio un modello di semplificazione previsto dalla legge regionale dell’Emilia Romagna n.4/2008 che prevede la possibilità che tutte le Associazioni - non solo quelle “storiche” - possano essere presenti alla visita in commissione in rappresentanza della persona che lo richieda; la possibilità per la persona di nominare un neurologo che andrà a far parte della commissione stessa (non solo per le valutazioni della 104 ma anche per quelle dell’invalidità civile); la possibilità di presentare un’istanza di riesame della domanda a seguito di esito negativo della valutazione (passaggio intermedio che può evitare il ricorso). Con l’obiettivo di garantire alle persone con SM percorsi più adeguati per la valutazione del grado di disabilità (soprattutto per quanto riguarda la valutazione dello stato di handicap), attenti alle peculiarità della SM ed alle ripercussioni sociali che essa può comportare, AISM ha sviluppato negli ultimi anni progetti e azioni al fine di promuovere la semplificazione delle procedure di accertamento, l’unificazione delle visite di invalidità civile e di legge 104/92, l’unitarietà dei modelli di certificazione sul territorio italiano e, soprattutto, strumenti di valutazione che consentano, nell’attuale sistema di accertamento italiano, di sostenere il compito valutativo delle commissioni per addivenire a percorsi e valutazioni più giusti, che permettano alle persone con SM e con disabilità di ottenere quei riconoscimenti fondamentali per beneficiare di diritti utili a ridurre lo svantaggio sociale, garantendo nel contempo una buona qualità di vita. In questo contesto è stato sviluppato in collaborazione con i neurologi dei centri clinici, i medici legali, gli assistenti sociali, i fisiatri, le società scientifiche di riferimento, il progetto “linee guida per la valutazione medico-legale della disabilità nella sclerosi multipla”. In tale ambito sono stati realizzati alcuni strumenti, utilizzati e richiamati tra l’altro in seno alla Consulta ministeriale malattie neuromuscolari ai fini dell’elaborazione di una raccomandazione e della proposta di valutazione dell’invalidità civile per l’insieme delle malattie a interessamento neuromuscolare, tra le quali è ricompresa la SM. una Guida per le valutazioni medico-legali della SM rivolta ai componenti delle commissioni mediche per favorire una migliore conoscenza della malattia e del suo impatto sulla vita quotidiana, con l'obiettivo di facilitare il percorso verso il riconoscimento della disabilità per le persone con Sclerosi Multipla; una Guida per neurologi ed un prototipo di certificazione per i Neurologi dei Centri Clinici che si occupano di sclerosi multipla, come strumento per assicurare la corretta e completa certificazione delle condizioni della persona con SM da presentare alle Commissioni medicolegali. 71 Nel dicembre 2012 è stata infine emanata da INPS la Comunicazione Tecnico Scientifica per l’accertamento degli stati invalidanti correlati alla sclerosi multipla - prodotta grazie alla collaborazione tra AISM e INPS, con il patrocinio delle Società Scientifiche SIN e SNO. La Comunicazione è stata diffusa presso tutte le Unità Operative dell'INPS, deputate a valutare la disabilità a livello medico legale, ovvero per il riconoscimento dell’invalidità, stato di handicap in base alla Legge 104, disabilità a fini lavorativi ai sensi della L.68/99. Questo si configura come uno strumento essenziale che attraverso la descrizione della malattia, dei suoi sintomi e relativo impatto sulla vita quotidiana, dei fattori prognostici, dei trattamenti farmacologici disponibili e dei loro effetti collaterali, ma anche di elementi utili a concedere l’esonero permanente dalle visite di revisione, fa un utile e completo quadro della SM ai fini dell’accertamento medico legale della disabilità affinché le persone con SM possano beneficiare di agevolazioni e diritti utili al reperimento ed al mantenimento del posto di lavoro, ad un’adeguata assistenza, ad un pieno godimento del diritto allo studio, al tempo libero, ad una buona qualità di vita in tutte le aree dell’esistenza. Se opportunamente utilizzata ed adottata come strumento pratico anche dalle commissioni valutatrici delle Aziende Sanitarie, questa Comunicazione dovrebbe garantire una valutazione della disabilità – sia a fini di invalidità che di riconoscimento della L.104 – maggiormente adeguata ed omogenea sull’intero territorio nazionale, andando a superare quelle problematiche che da anni le persone con SM riscontrano e segnalano all’Associazione. La guida “Idoneità alla mansione e sclerosi multipla. Orientamenti per i medici del lavoro competenti” pubblicata da AISM nel maggio 2013, va poi a completare il quadro degli accertamenti in quanto fornisce ai medici del lavoro/compenti ma anche a tutti gli operatori – neurologi, medici legali, assistenti sociali, riabilitatori, medici specialisti – coinvolti nel percorso di valutazione dell’idoneità alla mansione (sia rispetto all’inserimento lavorativo mirato che al mantenimento lavorativo dei lavoratori con SM) una descrizione sui diversi aspetti della SM: diagnosi; disturbi/sintomi della malattia; strumenti diagnostico-valutativi; farmacoterapia; idoneità alla mansione specifica in lavoratori con SM e ruolo del Medico Competente (con un approfondimento sui deficit funzionali, le consulenze specialistiche ed i test utilizzabili, le limitazioni lavorative. conseguenti, nonché un accenno agli aspetti medico-legali nei diversi ambiti dell'idoneità, dell'invalidità, del collocamento mirato, dell'handicap); riabilitazione e consulenza ergonomica ai fini lavorativi, con esempi di interventi sulla persona, sugli ambienti e l’impiego di ausili. 72 APPENDICE 13. Linee Guida diagnostico-terapeutiche, Associazioni e siti WEB Associazione Italiana Sclerosi Multipla Sede Nazionale AISM Onlus Via Operai 40, 16149 Genova Centralino: 010.27131 Fax: 010.2713205 e-mail: [email protected] SITI WEB Associazione italiana Sclerosi multipla www.aism.it/ Servizio sanitario regionale — Saluter - Salute Emilia-Romagna www.saluter.it LINK INTERNAZIONALI Multiple Sclerosis International Federation MISF www.msif.org/italian/default.aspx The European MS platform www.ms-in-europe.org/news/ 73 Bibliografia generale 1) A randomized controlled trial of amantadine in fatigue associated with multiple sclerosis. The Canadian MS Research Group. Can.J.Neurol.Sci. 1987; 14:273-278 2) Amato MP, Grimaud J, Achiti I et al. European validation of a standardized clinical description of multiple sclerosis. J.Neurol. 2004; 251 :1472-1480. 3) Amato MP, Zipoli V, Portaccio E. Cognitive changes in multiple sclerosis. Expert.Rev.Neurother. 2008; 8:1585-1596. 4) Beck RW, Trobe JD, Moke PS et al. High- and low-risk profiles for the development of multiple sclerosis within 10 years after optic neuritis: experience of the optic neuritis treatment trial. Arch Ophthalmol. 2003; 121:944-949. 5) Berger T. Current therapeutic recommendations in multiple sclerosis. J.Neurol.Sci. 2009; 287 Suppl 1:S37-45.:S37-S45. 6) Boster A, Edan G, Frohman E et al. Intense immunosuppression in patients with rapidly worsening multiple sclerosis: treatment guidelines for the clinician. Lancet Neurol. 2008; 7:173-183. 7) Branas P, Jordan R, Fry-Smith A, et al. Treatments for fatigue in multiple sclerosis: a rapid and systematic review. Health Technol.Assess. 2000; 4:1-61. 8) Brandes DW. Invited commentary. Efficacy and safety of mitoxantrone, as an initial therapy, in multiple sclerosis: experience in an Indian tertiary care setting. Neurol.India. 2009; 57:423-424. 9) Brar SP, Smith MB, Nelson LM, et al. Evaluation of treatment protocols on minimal to moderate spasticity in multiple sclerosis. Arch Phys.Med Rehabil. 1991; 72:186-189. 10) Brex PA, Ciccarelli O, O'Riordan JI, Sailer M, et al. A longitudinal study of abnormalities on MRI and disability from multiple sclerosis. N.Engl.J.Med. 2002; 346:158-164. 11) Brex PA, Leary SM, O'Riordan JI et al. Measurement of spinal cord area in clinically isolated syndromes suggestive of multiple sclerosis. J.Neurol.Neurosurg.Psychiatry. 2001; 70:544547. 12) Cendrowski W, Sobczyk W. Clonazepam, baclofen and placebo in the treatment of spasticity. Eur.Neurol. 1977; 16:257-262. 13) Comi G, Filippi M, Barkhof F et al. Effect of early interferon treatment on conversion to definite multiple sclerosis: a randomised study. Lancet 2001; 357:1576-1582. 14) Comi G, Martinelli V, Rodegher M et al. Effect of glatiramer acetate on conversion to clinically definite multiple sclerosis in patients with clinically isolated syndrome (PreCISe study): a randomised, double-blind, placebo-controlled trial. Lancet. 2009; 374:1503-1511. 15) Cutter NC, Scott DD, Johnson JC, Whiteneck G. Gabapentin effect on spasticity in multiple sclerosis: a placebo-controlled, randomized trial. Arch Phys.Med Rehabil. 2000; 81:164169. 16) Double-masked trial of azathioprine in multiple sclerosis. British and Dutch Multiple Sclerosis Azathioprine Trial Group. Lancet. 1988; 2:179-183. 17) Duquette P, Pleines J, Girard M, et al. The increased susceptibility of women to multiple sclerosis. Can.J.Neurol.Sci. 1992; 19:466-471. 18) Durelli L, Cocito D, Riccio A et al. High-dose intravenous methylprednisolone in the treatment of multiple sclerosis: clinical-immunologic correlations. Neurology 1986; 36:238-243. 19) Durelli L, Verdun E, Barbero P et al. Every-other-day interferon beta-1b versus once-weekly interferon beta-1a for multiple sclerosis: results of a 2-year prospective randomised multicentre study (INCOMIN). Lancet. 2002; 359:1453-1460. 20) Edan G, Miller D, Clanet M et al. Therapeutic effect of mitoxantrone combined with methylprednisolone in multiple sclerosis: a randomised multicentre study of active disease using MRI and clinical criteria. J.Neurol.Neurosurg.Psychiatry. 1997; 62:112-118. 21) Fazekas F, Deisenhammer F, Strasser-Fuchs S, Nahler G, Mamoli B. Randomised placebo controlled trial of monthly intravenous immunoglobulin therapy in relapsing-remitting multiple sclerosis. Austrian Immunoglobulin in Multiple Sclerosis Study Group. Lancet. 1997; 349:589-593. 22) Feldman RG, Kelly-Hayes M, Conomy JP, Foley JM. Baclofen for spasticity in multiple sclerosis. Double-blind crossover and three-year study. Neurology. 1978; 28:1094-1098. 23) Filippi M, Rocca MA, Arnold DL et al. EFNS guidelines on the use of neuroimaging in the management of multiple sclerosis. Eur.J.Neurol. 2006; 13:313-325. 74 24) Filippi M, Rovaris M, Inglese M et al. Interferon beta-1a for brain tissue loss in patients at presentation with syndromes suggestive of multiple sclerosis: a randomised, double-blind, placebo-controlled trial. Lancet. 2004; 364:1489-1496. 25) Flachenecker P. Disease-modifying drugs for the early treatment of multiple sclerosis. Expert.Rev.Neurother. 2004; 4:455-463. 26) Freedman MS, Patry DG, Grand'Maison F, et al. Treatment optimization in multiple sclerosis. Can.J.Neurol.Sci. 2004; 31:157-168. 27) Frohman EM, Goodin DS, Calabresi PA et al. The utility of MRI in suspected MS: report of the Therapeutics and Technology Assessment Subcommittee of the American Academy of Neurology. Neurology. 2003; 61:602-611. 28) From A, Heltberg A. A double-blind trial with baclofen (Lioresal) and diazepam in spasticity due to multiple sclerosis. Acta Neurol.Scand. 1975; 51:158-166. 29) Gelenberg AJ, Poskanzer DC. The effect of dantrolene sodium on spasticity in multiple sclerosis. Neurology. 1973; 23:1313-1315. 30) Glanz BI, Holland CM, Gauthier SA et al. Cognitive dysfunction in patients with clinically isolated syndromes or newly diagnosed multiple sclerosis. Mult Scler. 2007; 13:1004-1010. 31) Goodin DS, Frohman EM, Garmany GP, Jr. et al. Disease modifying therapies in multiple sclerosis: report of the Therapeutics and Technology Assessment Subcommittee of the American Academy of Neurology and the MS Council for Clinical Practice Guidelines. Neurology. 2002; 58:169-178. 32) Goodkin DE, Rudick RA, VanderBrug MS et al. Low-dose (7.5 mg) oral methotrexate reduces the rate of progression in chronic progressive multiple sclerosis. Ann.Neurol. 1995; 37:3040. 33) Granieri E, Economou NT, De Gennaro R et al. Multiple sclerosis in the province of Ferrara : evidence for an increasing trend J.Neurol. 2007; 254:1642-1648. 34) Gronseth GS, Ashman EJ. Practice parameter: the usefulness of evoked potentials in identifying clinically silent lesions in patients with suspected multiple sclerosis (an evidencebased review): Report of the Quality Standards Subcommittee of the American Academy of Neurology. Neurology. 2000; 54:1720-1725. 35) Havrdova E, Galetta S, Hutchinson M et al. Effect of natalizumab on clinical and radiological disease activity in multiple sclerosis: a retrospective analysis of the Natalizumab Safety and Efficacy in Relapsing-Remitting Multiple Sclerosis (AFFIRM) study. Lancet Neurol. 2009; 8:254-260. 36) Hoogstraten MC, van der Ploeg RJ, et al. Tizanidine versus baclofen in the treatment of spasticity in multiple sclerosis patients. Acta Neurol.Scand. 1988; 77:224-230 37) Hutchinson M, Kappos L, Calabresi PA et al. The efficacy of natalizumab in patients with relapsing multiple sclerosis: subgroup analyses of AFFIRM and SENTINEL. J.Neurol. 2009; 256:405-415. 38) Interferon beta-1a for optic neuritis patients at high risk for multiple sclerosis. Am.J.Ophthalmol. 2001; 132:463-471 39) Interferon beta-1b in the treatment of multiple sclerosis: final outcome of the randomized controlled trial. The IFNB Multiple Sclerosis Study Group and The University of British Columbia MS/MRI Analysis Group. Neurology 1995; 45:1277-1285. 40) Interferon beta-1b is effective in relapsing-remitting multiple sclerosis. I. Clinical results of a multicenter, randomized, double-blind, placebo-controlled trial. The IFNB Multiple Sclerosis Study Group. Neurology 1993; 43:655-661. 41) Jacobs LD, Beck RW, Simon JH et al. Intramuscular interferon beta-1a therapy initiated during a first demyelinating event in multiple sclerosis. CHAMPS Study Group. N.Engl.J.Med. 2000; 343:898-904. 42) Jacobs LD, Cookfair DL, Rudick RA et al. Intramuscular interferon beta-1a for disease progression in relapsing multiple sclerosis. The Multiple Sclerosis Collaborative Research Group (MSCRG). Ann.Neurol. 1996; 39:285-294. 43) Jacobs LD, Wende KE, Brownscheidle CM et al. A profile of multiple sclerosis: the New York State Multiple Sclerosis Consortium. Mult.Scler. 1999; 5:369-376. 44) Johnson KP, Brooks BR, Cohen JA et al. Extended use of glatiramer acetate (Copaxone) is well tolerated and maintains its clinical effect on multiple sclerosis relapse rate and degree of disability. Copolymer 1 Multiple Sclerosis Study Group. Neurology. 1998; 50:701-708. 45) Kalkers NF, Barkhof F, Bergers E, van Schijndel R, Polman CH. The effect of the neuroprotective agent riluzole on MRI parameters in primary progressive multiple sclerosis: 75 a pilot study. Mult Scler. 2002; 8:532-533 46) Kappos L, Bates D, Hartung HP et al. Natalizumab treatment for multiple sclerosis: recommendations for patient selection and monitoring. Lancet Neurol. 2007; 6:431-441. 47) Kappos L, Freedman MS, Polman CH et al. Effect of early versus delayed interferon beta-1b treatment on disability after a first clinical event suggestive of multiple sclerosis: a 3-year followup analysis of the BENEFIT study. Lancet. 2007; 370:389-397. 48) Kappos L, Polman CH, Freedman MS et al. Treatment with interferon beta-1b delays conversion to clinically definite and McDonald MS in patients with clinically isolated syndromes. Neurology. 2006; 67:1242-1249. 49) Kocer B, Unal T, Nazliel B et al. Evaluating sub-clinical cognitive dysfunction and eventrelated potentials (P300) in clinically isolated syndrome. Neurol.Sci. 2008; 29:435-444. 50) Krupp LB, Coyle PK, Doscher C et al. Fatigue therapy in multiple sclerosis: results of a doubleblind, randomized, parallel trial of amantadine, pemoline, and placebo. Neurology. 1995; 45:1956-1961. 51) Leary SM, Thompson AJ. Interferon beta-1a in primary progressive multiple sclerosis. J.Neurol.Sci. 2003; 206:215-216. 52) Lensch E, Matzke M, Petereit HF, et al. Identification and management of cognitive disorders in multiple sclerosis--a consensus approach. J.Neurol. 2006; 253 Suppl 1:I29-31.:I29-I31. 53) Li DK, Paty DW. Magnetic resonance imaging results of the PRISMS trial: a randomized, doubleblind, placebo-controlled study of interferon-beta1a in relapsing-remitting multiple sclerosis. Prevention of Relapses and Disability by Interferon-beta1a Subcutaneously in Multiple Sclerosis. Ann.Neurol. 1999; 46:197-206. 54) Lublin FD, Reingold SC. Defining the clinical course of multiple sclerosis: results of an international survey. National Multiple Sclerosis Society (USA) Advisory Committee on Clinical Trials of New Agents in Multiple Sclerosis. Neurology. 1996; 46:907-911. 55) Lublin FD, Reingold SC, Cohen JA, et al. Defining the clinical course of multiple sclerosis: The 2013 revisions. Neurology, 2014; 83:1-9. 56) Martinelli V, Comi G. Induction versus escalation therapy. Neurol.Sci. 2005; 26 Suppl 4:S193 9.:S193-S199. 57) Martinelli V, Rocca MA, Annovazzi P et al. A short-term randomized MRI study of high-dose oral vs intravenous methylprednisolone in MS. Neurology. 2009; 73:1842-1848. 58) McDonald WI, Compston A, Edan G et al. Recommended diagnostic criteria for multiple sclerosis: guidelines from the International Panel on the diagnosis of multiple sclerosis. Ann.Neurol. 2001; 50:121-127. 59) McDonnell GV, Hawkins SA. Primary progressive multiple sclerosis: a distinct syndrome? Mult.Scler. 1996; 2:137-141. 60) Mikol DD, Barkhof F, Chang P et al. Comparison of subcutaneous interferon beta-1a with glatiramer acetate in patients with relapsing multiple sclerosis (the REbif vs Glatiramer Acetate in Relapsing MS Disease [REGARD] study): a multicentre, randomised, parallel, open-label trial. Lancet Neurol. 2008; 7:903-914. 61) Millar JH, Vas CJ, Noronha MJ, et al. Long-term treatment of multiple sclerosis with corticotrophin. Lancet. 1967; 2:429-431. 62) Miller D, Barkhof F, Montalban X, et al. Clinically isolated syndromes suggestive of multiple sclerosis, part 2: non-conventional MRI, recovery processes, and management. Lancet Neurol. 2005; 4:341-348. 63) Milligan NM, Newcombe R, Compston DA. A double-blind controlled trial of high dose methylprednisolone in patients with multiple sclerosis: 1. Clinical effects. J.Neurol.Neurosurg.Psychiatry 1987; 50:511-516. 64) Minneboo A, Barkhof F, Polman CH, et al. Infratentorial lesions predict long-term disability in patients with initial findings suggestive of multiple sclerosis. Arch Neurol. 2004; 61:217-221 65) Neuhaus O, Kieseier BC, Hartung HP. Immunosuppressive agents in multiple sclerosis. Neurotherapeutics. 2007; 4:654-660. 66) O'Connor P. Interferon beta-1b 500 mcg, interferon beta-1b 250 mcg and glatiramer acetate: primary outcomes of theBEYOND(Betaferon®/Betaseron® Efficacy Yielding Outcomes of a New Dose) study. Neurology 2008; 70 S004. 67) Okuda DT, Mowry EM, Beheshtian A et al. Incidental MRI anomalies suggestive of multiple sclerosis: the radiologically isolated syndrome. Neurology. 2009; 72:800-805. 68) Orsnes G, Crone C, Krarup C, Petersen N, Nielsen J. The effect of baclofen on the transmission in spinal pathways in spastic multiple sclerosis patients. Clin.Neurophysiol. 2000; 111:13721379. 76 69) Panitch H, Goodin DS, Francis G et al. Randomized, comparative study of interferon beta-1a treatment regimens in MS: The EVIDENCE Trial. Neurology 2002; 59:1496-1506. 70) Panitch H, Miller A, Paty D, Weinshenker B. Interferon beta-1b in secondary progressive MS: results from a 3-year controlled study. Neurology. 2004; 63:1788-1795. 71) Paolillo A, Piattella MC, Pantano P et al. The relationship between inflammation and atrophy in clinically isolated syndromes suggestive of multiple sclerosis: a monthly MRI study after triple-dose gadolinium-DTPA. J.Neurol. 2004; 251:432-439. 72) Paty DW, Li DK. Interferon beta-lb is effective in relapsing-remitting multiple sclerosis. II. MRI analysis results of a multicenter, randomized, double-blind, placebo-controlled trial. 1993 [classical article]. Neurology 2001; 57:S10-S15. 73) Perkin GD. A critique of steroid trials in multiple sclerosis. Neuroepidemiology 1987; 6:40-45 74) Placebo-controlled multicentre randomised trial of interferon beta-1b in treatment of secondary progressive multiple sclerosis. European Study Group on interferon beta-1b in secondary progressive MS. Lancet 1998; 352:1491-1497. 75) Pohlau D, Przuntek H, Sailer M et al. Intravenous immunoglobulin in primary and secondary chronic progressive multiple sclerosis: a randomized placebo controlled multicentre study. Mult Scler. 2007; 13:1107-1117. 76) Polman CH, Bertelsmann FW, de Waal R et al. 4-Aminopyridine is superior to 3,4 diaminopyridine in the treatment of patients with multiple sclerosis. Arch Neurol. 1994; 51:11361139. 77) Polman CH, Dahlke F, Thompson AJ et al. Interferon beta-1b in secondary progressive multiple sclerosis--outline of the clinical trial. Mult Scler. 1995; 1 Suppl 1:S51-4.:S51-S54 78) Polman CH, O'Connor PW, Havrdova E et al. A randomized, placebo-controlled trial of natalizumab for relapsing multiple sclerosis. N.Engl.J.Med. 2006; 354:899-910. 79) Polman CH, Reingold SC, Edan G et al. Diagnostic criteria for multiple sclerosis: 2005 revisions to the "McDonald Criteria". Ann.Neurol. 2005; 58:840-846. 80) Poser CM, Paty DW, Scheinberg L et al. New diagnostic criteria for multiple sclerosis: guidelines for research protocols. Ann.Neurol. 1983; 13:227-231. 81) Practice advisory on selection of patients with multiple sclerosis for treatment with Betaseron. Report of the Quality Standards Subcommittee of the American Academy of Neurology. Neurology. 1994; 44:1537-1540. 82) Pucci E, Branas P, D'Amico R, Giuliani G, et al. Amantadine for fatigue in multiple sclerosis. Cochrane.Database Syst.Rev. 2007;CD002818. 83) Pugliatti M, Rosati G, Carton H et al. The epidemiology of multiple sclerosis in Europe. Eur.J.Neurol. 2006; 13:700-722. 84) Rammohan KW, Rosenberg JH, Lynn DJ, et al. Efficacy and safety of modafinil (Provigil) for the treatment of fatigue in multiple sclerosis: a two centre phase 2 study. J.Neurol.Neurosurg.Psychiatry. 2002; 72:179-18.3. 85) Randomised double-blind placebo-controlled study of interferon beta-1a in relapsing/remitting multiple sclerosis. PRISMS (Prevention of Relapses and Disability by Interferon beta-1a Subcutaneously in Multiple Sclerosis) Study Group. Lancet 1998; 352:1498-1504. 86) Randomized controlled trial of interferon- beta-1a in secondary progressive MS: Clinical results. Neurology. 2001; 56:1496-1504. 87) Rao SM, Leo GJ, Bernardin L, Unverzagt F. Cognitive dysfunction in multiple sclerosis. I. Frequency, patterns, and prediction. Neurology. 1991; 41:685-691. 88) Rice GP, Filippi M, Comi G. Cladribine and progressive MS: clinical and MRI outcomes of a multicenter controlled trial. Cladribine MRI Study Group. Neurology. 2000; 54:1145-1155. 89) Rossini PM, Pasqualetti P, Pozzilli C et al. Fatigue in progressive multiple sclerosis: results of a randomized, double-blind, placebo-controlled, crossover trial of oral 4-aminopyridine. Mult Scler. 2001; 7:354-358. 90) Rudick RA, Stuart WH, Calabresi PA et al. Natalizumab plus interferon beta-1a for relapsing multiple sclerosis. N.Engl.J.Med. 2006; 354:911-923. 91) Scherer P, Penner IK, Rohr A et al. The Faces Symbol Test, a newly developed screening instrument to assess cognitive decline related to multiple sclerosis: first results of the Berlin Multi-Centre FST Validation Study. Mult Scler. 2007; 13:402-411. 92) Sheean GL, Murray NM, Rothwell JC, Miller DH, Thompson AJ. An open-labelled clinical and electrophysiological study of 3,4 diaminopyridine in the treatment of fatigue in multiple sclerosis. Brain. 1998; 121:967-975. 93) Simon JH, Li D, Traboulsee A et al. Standardized MR imaging protocol for multiple sclerosis: 77 Consortium of MS Centers consensus guidelines. AJNR Am.J.Neuroradiol. 2006; 27:455461. 94) Smith C, Birnbaum G, Carter JL, et al. Tizanidine treatment of spasticity caused by multiple sclerosis: results of a double-blind, placebo-controlled trial. US Tizanidine Study Group. Neurology. 1994; 44:S34-S42. 95) Smolenski C, Muff S, Smolenski-Kautz S. A double-blind comparative trial of new muscle relaxant, tizanidine (DS 103-282), and baclofen in the treatment of chronic spasticity in multiple sclerosis. Curr.Med Res.Opin. 1981; 7:374-383. 96) Soelberg SP. Intravenous polyclonal human immunoglobulins in multiple sclerosis. Neurodegener.Dis. 2008; 5:8-15. 97) Solari A, Uitdehaag B, Giuliani G, et al. Aminopyridines for symptomatic treatment in multiple sclerosis. Cochrane.Database Syst.Rev. 2001;CD001330. 98) Stein EC, Schiffer RB, Hall WJ, Young N. Multiple sclerosis and the workplace: report of an industry-based cluster. Neurology. 1987; 37:1672-1677. 99) Svendsen KB, Jensen TS, Bach FW. Does the cannabinoid dronabinol reduce central pain in multiple sclerosis? Randomised double blind placebo controlled crossover trial. BMJ. 2004; 329:253. 100) Teitelbaum D, Arnon R, Sela M. Copolymer 1: from basic research to clinical application. Cell Mol.Life Sci. 1997; 53:24-28. 101) Tintore M, Rovira A, Rio J et al. Baseline MRI predicts future attacks and disability in clinically isolated syndromes. Neurology. 2006; 67:968-97.2 102) Uccelli A, Mancardi G. Stem cell transplantation in multiple sclerosis. Curr.Opin.Neurol. 2010; 23:218-225. 103) Vosoughi R, Freedman MS. Therapy of MS. Clin.Neurol.Neurosurg. 2010; 112:365-385. 104) Weinshenker BG, O'Brien PC, Petterson TM et al. A randomized trial of plasma exchange in acute central nervous system inflammatory demyelinating disease. Ann.Neurol. 1999; 46:878-886. 105) Weinshenker BG, Penman M, Bass B, et al. A double-blind, randomized, crossover trial of pemoline in fatigue associated with multiple sclerosis. Neurology. 1992; 42:1468-1471. 106) Wiendl H, Toyka KV, Rieckmann P, et al. Basic and escalating immunomodulatory treatments in multiple sclerosis: current therapeutic recommendations. J.Neurol. 2008; 255:1449-1463. 107) Wolansky L, Cook S, Skurnick J, Lincoln J. Betaseron vs. Copaxone in MS with triple dose gadolinium and 3-T MRI end-points (BECOME):announcement of final primary study outcome. Mult Scler 2007; 13 (Suppl. 2):207. 108) Wolinsky JS, Narayana PA, O'Connor P et al. Glatiramer acetate in primary progressive multiple sclerosis: results of a multinational, multicenter, double-blind, placebo-controlled trial. Ann.Neurol. 2007; 61:14-24. 109) Zaffaroni M, Ghezzi A, Comi G. Intensive immunosuppression in multiple sclerosis. Neurol.Sci. 2006; 27 Suppl 1:S13-7.:S13-S17. 110) Zaffaroni M. Treatment optimisation in multiple sclerosis. Neurol.Sci. 2005; 26 Suppl 4:S18792.:S187-S192. 111) Zajicek J, Fox P, Sanders H et al. Cannabinoids for treatment of spasticity and other symptoms related to multiple sclerosis (CAMS study): multicentre randomised placebocontrolled trial. Lancet. 2003; 362:1517-1526. 112) Zifko UA, Rupp M, Schwarz S, Zipko HT, Maida EM. Modafinil in treatment of fatigue in multiple sclerosis. Results of an open-label study. J.Neurol. 2002; 249:983-987. Bibliografia - Medicina di Genere 1. Alonso A., Hernan M.A. Temporal trends in the incidence of multiple sclerosis: a systematic review. Neurology 2008 Jul 8;71(2):129-35 2. Ascherio A., Munger K.L., Claire Simon K. Vitamin D and multiple sclerosis. Lancet Neurology 2010; vol.9, Issue 6:599-612 3. Bove R., Chitnis T. Sexual disparities in the incidence and course of MS. Clinical. Immunology 2013 4. Confavreux C., et al. Rate of pregnancy-related relapse in multiple sclerosis. Pregnancy in Multiple Sclerosis Group. New England Journal of Medicine 1998, 339:285-91 78 5. Confavreux C., Vukusic S.and Adeleine P. Early clinical predictors and irreversible disability in multiple sclerosis:an amnesic process: Brain 2003;126:770-782 6. Cottrel D.A., et al. The natural history of multiple sclerosis:a geographically based study. The clinical features and natural history of primary progressive multiple sclerosis. Brain 1999:122:625-639 7. Debouverie M et al. Increasing incidence of multiple sclerosis among women in Lorraiene, Eastern France : Multiple Sclerosis 2007;13:962-967 8. Eikelenboom M.J et al. Gender differences in multiple sclerosis: Cytokines and vitamin D. Journal of the Neurological Sciences 2009; 286:40-42 9. Harbo H.F, Gold R and Tintorè M. Sex and gender issues in multiple sclerosis:Ther. Adv. Neurol. Disord. 2013,6(4):237-248 10. Henriksen N.K., Sorensen S. The changing demographic pattern of multiple sclerosis epidemiology, Lancet Neurology 2010;9:555 11. Kotzamani D., et al. Rising incidence of multiple sclerosis in females associated with urbanization. Neurology 2012; 78:1728-1735 12. Munger K.L. et al. Serum-25-Hydroxyvitamin D levels and Risk of Multiple Sclerosis. Jama 2006, 296: 2832-2838 13. Orton S.M. et al. Sex ratio of multiple sclerosis in Canada: a longitudinal study. Lancet Neurology November 2006; 5 (11):1932-936 14. Palacios N., Alonso A., Nansen H.B. and Ascherio A. Smoking and Increased risk of Multiple Sclerosis: Parallel trends in the Sex Ratio Reinforce the Evidence. Annals of Epidemiology 2011; 21:536-542 15. Portaccio E. Breastfeeding Is Not Related to Postpartum Relapses in Multiple Sclerosis. Neurology 2011, 77:145-150. 16. Ramagopalan S.V. et al. Sex ratio of multiple sclerosis and clinical phenotype. European Journal of Neurology, April 2010 vol. 17, Issue 4:634-637. DOI: 10.1111/j.14681331.2009.02850.x. 17. Sellner J., et al. The increasing incidence and prevalence of female multiple sclerosis. A critical analysis of potential environmental factors Autoimmunity Reviews 2011,10:495-502. 18. Tremlett H. et al. Monthly Ambient Sunlight, Infections and relapse Rates in Multiple Sclerosis. Neuroepidemiology 2008, 31:271-279 19. Trojano M et al. Geografical variations in sex ratio trends over time in multiple sclerosis; PLOS one 2012 ;vol.7 20. Trojano M. et al. Post-marketing of Disease Modifying Drugs in Multiple Sclerosis. An Exploratory Analysis of Gender Effect in Interferon Beta Treatment. Journal of Neurological Sciences November 2009, Vol. 286, Issue 1: 109-113 21. Whitacre C.C. Sex differences in autoimmune diseases. Nature 2011, 2:777-780. 22. Whitacre CC et al. A gender Gap in Autoimmunity. Science 1999; vol.283:1277-1278 79 BIBLIOGRAFIA Appendice 2 - Criteri per un protocollo RM standardizzato 1) Filippi M, Falini A, Arnold DL, Fazekas F, Gonen O, Simon JH, Dousset V, Savoiardo M, 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) Wolinsky JS. Magnetic resonance techniques for the in vivo assessment of multiple sclerosis pathology: consensus report of the white matter study group. J Magn Reson Imaging 2005; 21: 669-675 Filippi M, Rocca MA, Arnold DL, Bakshi R, Barkhof F, De Stefano N, Fazekas F, Frohman E, Wolinsky JS. EFNS guidelines on the use of neuroimaging in the management of multiple sclerosis. Eur J Neurol 2006; 13: 313-325 Lovblad KO, Anzalone N, Dorfler A, Essig M, Hurwitz B, Kappos L, Lee SK, Filippi M. MR imaging in multiple sclerosis: review and recommendations for current practice. Am J Neuroradiol 2010; 31: 983-989 Polman CH, Reingold SC, Banwell B, Clanet M, Cohen JA, Filippi M, Fujihara K, Havrdova E, Hutchinson M, Kappos L, Lublin FD, Montalban X, O'Connor P, Sandberg-Wollheim M, Thompson AJ, Waubant E, Weinshenker B, Wolinsky JS. Diagnostic Criteria for Multiple Sclerosis: 2010 Revisions to the McDonald Criteria. Ann Neurol 2011; 69: 292-302 Río J, Comabella M, Montalban X. Predicting responders to therapies for multiple sclerosis. Nat Rev Neurol 2009; 5: 553-560 Rocca MA, Anzalone M, Falini A, Filippi M. Contribution of magnetic resonance imaging to the diagnosis and monitoring of multiple sclerosis. Radiol Med 2010 Mar 19 (Epub ahead of print) Simon JH, Li D, Traboulsee A, Coyle PK, Arnold DL, Barkhof F, Frank JA, Grossman R, Paty DW, Radue EW, Wolinsky JS. Standardized MR imaging protocol for multiple sclerosis: consortium of MS centers consensus guidelines. Am J Neuroradiol 2006; 27:455-461 The national collaborating centre for chronic conditions. Multiple sclerosis. National clinical guideline for diagnosis and management in primary and secondary care. Royal College of Physicians of London. 2004 80 BIBLIOGRAFIA Appendice 3 - Percorso psicologico 1. Abma, T. A., Widdershoven, G. A. M. Oeseburg, B., & Verkerk, M. (2009). The quality of caring relationships.Journal of Behavioural Management 2. Akkuş, Y. (2011). Multiple sclerosis patient caregivers: The relationship between their psychological and social needs and burden levels. Disability and Rehabilitation: An International, Multidisciplinary Journal; 33(4): 326-333 3. Alshubaili AF, Ohaeri JU, Awadalla AW, Mabrouk AA. (2008). Family caregiver quality of life in multiple sclerosis among Kuwaitis: a controlled study. BMC Health Serv Res. 2008 Oct 7;8:206 4. Amato MP, Zipoli V, Portaccio E. (2008). Cognitive changes in multiple sclerosis. Expert Rev Neurother;8:1585–1596 5. Argyriou, A. A., Karanasios, P., Ifanti, A. A., Iconomou, G., Assimakopoulos, Makridou, A., et al. (2011). Quality of life and emotional burden of primary caregivers: A case-control study of multiple sclerosis patients in Greece. Quality of Life Research; 20(10): 1663-1668 6. Aymerich M, Guillamón I, Jovell AJ (2009). Health-related quality of life assessment in people with multiple sclerosis and their family caregivers. A multicenter study in Catalonia (Southern Europe). Patient Preference and Adherence; 3:311-321 7. Buchanan, R. J., & Huang, C. (2011). Health-related quality of life among informal caregivers assisting people with multiple sclerosis. Disability and Rehabilitation;33(2): 113-121 8. Buchanan, R. J., Radin, D., Chakravorty, B. J., & Tyry, T. (2009). Informal caregiving to more disabled people with multiple sclerosis. Disability and Rehabilitation: An International, Multidisciplinary Journal;31:1244-1256 9. Cheung, J. and Hocking, P. (2004) Caring as worrying: the experience of spousal carers, Journal of Advanced Nursing; 47 (5):475–82 10. Cohen, S., & Wills, T. A. (1985). Stress, social support and the buffering hypothesis. Psychological Bulletin; 98: 310-357 11. Glanz B, Holland C, Gauthier S, Amunwa E, Liptak Z, Houtchens M, et al.(2007). Cognitive dysfunction in patients with clinically isolated syndromes or newly diagnosed multiple sclerosis. Mult Scler;13:1004–1010 12. Grant, I., McDonald, W.I., Patterson, T.L., and Trimble, M.R. (1989) Life events and Multiple Sclerosis.Life Events and Illness. (Brown G. and Harris, T., Eds.). London: Guilford Press. 295-312 13. Heward, K., Molineux, M., & Gough, B. (2006). A grounded theory analysis of the occupational impact of caring for a partner who has Multiple Sclerosis. Journal of Occupational Science; 13(3): 188-197 14. Kessler, Ronald C., and Jane D. McLeod.(1985).Social support and mental health in community samples.Pp. 219-240 in Sheldon Cohen and S. Leonard Syme (eds.), Social Support and Health. New York: Academic Press 15. Kocer B, Unal T, Nazliel B, Biyikli Z, Yesilbudak Z, et al. (2008). Evaluating sub-clinical cognitive dysfunction and event-related potentials (P300) in clinically isolated syndrome. Neurol Sci; 29: 435–444 16. Maybury, C. P., & Brewin, C. R. (1984). Social relationships, knowledge and adjustment to multiple sclerosis. Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry; 47: 372 – 376 17. McIvor GP, Riklan M, Reznikoff M: (1984).Depression in multiple sclerosis as a function of length and severity of illness, age, remissions, and perceived social support. J Clin Psychol; 40:1028–1033 18. Miles A. (1979). Some psycho-social consequences of multiple sclerosis: Problems of social interaction and group identity. British Journal of Medical Psychology; 52. 321-331 19. Miller C, Jezewski MA. A phenomenologic assessment of relapsing MS patients’ experiences during treatment with interferon beta-1a. J Neurosci Nurs. 2001; 33(5):240-4 20. Miller DM, Rudick RA, Baier M, Cutter G, Doughtery DS, WeinstockGuttman B, Mass MK, Fisher E, Simonian N (2003). Factors that predict healthrelated quality of life in patients with relapsing-remitting multiple sclerosis. Multiple Sclerosis; 9(1):1-5 21. Moja E.,Vegni E., (2000). La visita medica centrata sul paziente, Raffaello Cortina, Milano 22. Pollock SE, Christian BJ, Sands D.(1990). Responses to chronic illness: Analysis of psychological and physiological adaptation. Nursing Research;39(5):300–304 81 BIBLIOGRAFIA Appendice 4 - Percorso riabilitativo 1. DeBolt LS, McCubbin JA. The effects of home-based resistance exercise on balance, power, and mobility in adults with multiple sclerosis. Archives of Physical and Medical Rehabilitation 2004;85(2):290–7 2. Freeman JA. Developing Multiple Sclerosis health-care standards: evidence-based recommendations for service providers. London: Multiple Sclerosis Society, 2002. 3. Khan F, Turner StokesL et al Multidisciplinary rehabilitation for adults with multiple sclerosis. Cochrane Collaboration, 2011 issue 12 4. Mostert S, Kesselring J. Effects of a short-term exercise training program on aerobic fitness, fatigue, health perception and activity level of subjects with multiple sclerosis. Multiple sclerosis 2002;8(2):161–8 5. Rietberg MB, Brooks D, Uitdehaag BMJ, Kwakkel G Exercise therapy for multiple sclerosis (Review) Cochrane Collaboration 2011, issue 1 6. Rodgers MM, Mulcare JA, King DL, Mathews T, Gupta SC, Glaser RM. Gait characteristics of individuals with multiple sclerosis before and after a 6-month aerobic training program. Journal of Rehabilitation and Research 1999;36(3):183–88 82 BIBLIOGRAFIA Appendice 5 - Disturbi psichiatrici 1. Benedict RH, Shwartz CE, Duberstein P, Healy D, Hoogs M et al. Influence of personality on the relationship between gray matter volume and neuro psychiatric symptoms in multiple sclerosis. BMC Public Health, Mar 15; 13: 224, 2013 2. Brown RP, Tennant CC, Dunn SM, Pollard JD. A review of stress-relapse interaction in multiple sclerosis. Multiple Sclerosis, Aug. 11 (4); 477-484, 2005 3. Gobbi C., Rocca M., Riccitelli G., Pagani E., Messina R. et al. Influence of the tophography of brain damage on depression and fatigue in patients with multiple scerosis. Multiple Sclerosis, June 27, 2013 4. Skoku m, Soubasi E, Gourzis P. Depression in Multiple Sclerosis: a review of detection and treatment in adult and pediatric population. ISRN Neurology, 1-6, 2012 5. Sundgren M, Maurex L, Walin A, Piehl F, Brismar T. Cognitive impairment has a strong relation to nonsomatic symptoms of depression in R-R multiple sclerosis. Archives of Clinical Neuropsychology, Mar; 28(2): 144-55, 2013 83 BIBLIOGRAFIA Appendice 6 - La gestione dei disturbi urinari 1) 4° Consultazione Internazionale sull’Incontinenza: “Linee Guida sull’incontinenza” – Raccomandazioni ICI 2009 – Fondazione Italiana Continenza 2) A Ghezzi et al. Recommendation for the management of urinary disorders in multiple sclerosis: a consensus of the Italian Multiple Sclerosis Study Group. Neurol Scier 2011; 32:1223-1231 3) Abrams P., Cardozo L., Fall M. et al. The standardisation of terminology of lower urinary tract function: Report from the standardisation sub-committee of International Continence Society. Neurourology and Urodynamics 2002, 21:167-178 4) Amarenco G et al: “Urodynamic effect of acute transcutaneous posterior tibial nerve stimulation in overactive bladder” – J Urol 2003, 169: 2210-5 5) Bonniaud V, Bryant D, Parratte B, Guyatt G.Development and validation of the short form of a urinary quality of life questionnaire: SF-Qualiveen. J Urol. 2008, 180:2592-8. 6) De Ridder D et al;“Pelvic Floor rehabilitation in MS”;Acta Neurol Belg 1999; 99:61-4 7) De Sèze M., Ruffion A., Denys P. et al: “The neurogenic bladder in multiple sclerosis: review of the literature and proposal of management guidelines” - Mult Scler 2007; 13:915-928 8) Del Popolo G, Panariello G, Del Corso F, et al. Diagnosis and therapy for neurogenic bladder dysfunctions in multiple sclerosis patients. Neurol Sci. 2008 Dec;29 Suppl 4:S352-5. 9) Di Benedetto P, Delneri C, Biasutti E, ET AL. Vesicourethral dysfunction in multiple sclerosis. Initial assessment based on lower urinary tract symptoms and their pathophysiology. Neurol Sci. 2008, Suppl 4:S348-51 10) Fowler CJ., Paniker JN., Drake M. et al: “A UK consensus on the management of the bladder in multiple sclerosis” J. Neurol. Neurosurg. Psychiatry 2009; 80:470-477 11) Frazer ML, Benson J.T., Hashemi C.A.B. et al. Sphinchter symptoms as predictors of longterm disability in multiple sclerosis. Arch. Neurol. 2007, 64:1359 12) K Kirchhof and CJ Fowler The value of the Kurtzke Functional Systems Scales in predicting incomplete bladder emptying Spinal Cord 2000, 38:409-413 13) Kabay SC et al: “Acute effect of PTNS on neurogenic detrusor overactivity in patients with MS: urodynamic study.” Urology 2008, 71:641-5 14) Karsenty G, Denys P, Amarenco G, et al. Botulinum toxin A (Botox) intradetrusor injections in adults with neurogenic detrusor overactivity/neurogenic overactive bladder: a systematic literature review. Eur Urol. 2008, 53:275-87 15) Klaskov P et al; “BF treatment of bladder dysfunction in MS- a randomized trial”; Scan J Urol Nephrol suppl 1994; 157: 61-5 16) Koldewijn EL EL, Hommes OR, Lemmens WA, et al: “Relationship between lower urinary tract abnormalities and disease-related parameters in multiple sclerosis.” - J Urol. 1995, 154:169-73 17) Krivoborodov GG et al; “Afferent stimulation of tibial nerve in patients with hyperactive bladder”. Urologiia 2002, 5: 36-9 18) Litwiller SE, Frohman EM, Zimmern PE.Multiple sclerosis and the urologist. J Urol. 1999, 61:743-57. 19) Lopes ML et al, “ Effectiveness of rehabilitation on urinary disorders in MS” – Neurological Sciences 2010, Suppl. 31: 454 20) Matthews B. Symptoms and signs of multiple sclerosis in McAlpine Multiple Sclerosis, A. Compston et al., Churchill Livingstone 1998, 144-190 21) McClurg D et al: “Comparison of pelvic muscle training, electromyography biofeedback, and neuromuscular electrical stimulation for bladder dysfunction in people with MS: a randomized pilot study”. Neurourol Urodyn 2006, 25:337-48 22) Motta R. &· Lopes de Carvalho M.L. Management of bladder dysfunction in multiple sclerosis patients:the nurse’s point of view Neurol Sci (2008) 29:S356–S359 23) Nortvedt MW, Riise T, Frugård J, et al. Prevalence of bladder, bowel and sexual problems among multiple sclerosis patients two to five years after diagnosis. Mult Scler. 2007, 13:10612 24) Nortvedt MW, Riise T, Myhr KM, et al. Reduced quality of life among multiple sclerosis patients with sexual disturbance and bladder dysfunction. Mult Scler. 2001, 7:231-5 25) Stöhrer M, Blok B, Castro-Diaz D, et al EAU guidelines on neurogenic lower urinary tract dysfunction. Eur Urol. 2009, 56:81-8. 84 26) Vahtera T et al; “Pelvic floor rehabilitation is effective in patients with MS”; Clin Rehabil, 1997, 11:211-9 85 BIBLIOGRAFIA Appendice 7 - Integrazione fra neurologo e ginecologo 1. Graziottin A. Serafini A. 2008 Disfunzioni sessuali nella sclerosi multipla e prospettive riabilitative in: Sottini C. (a cura di), Sclerosi multipla 2008, Atti del Congresso Internazionale su "Sclerosi Multipla 2008: nuove prospettive. Sinergie diagnostico-terapeutiche per l'ottimizzazione del processo di recupero", organizzato dalla U.O. "Riabilitazione Specialistica", Azienda Spedali Civili di Brescia, Brescia, 6-9 marzo 2008, Promodis Italia Editrice, Brescia, 2008, p. 43-52 2. Gruenwald I. Vardi Y. Gartman I. Juven E. Sprecher E. Yarnitsky D. Miller A. 2007 Sexual dysfunction in females with multiple sclerosis: quantitative sensory testing Mult Scler. 2007 Jan; 13 (1): 95-105 3. Hernán MA, Hohol MJ, Olek MJ, Spiegelman D, Ascherio A. Oral contraceptives and the incidence of multiple sclerosis. Neurology, 26;55(6):848-54, 2000 4. Schmahmann J.D. Sherman J.C. 1998 The cerebellar cognitive affective syndrome Brain 1998; 121: 561-579 5. Thorogood M, Hannaford PC. The influence of oral contraceptives on the risk of multiple sclerosis. Br J Obstet Gynaecol. 105(12):1296-9, 1998 6. Vukusic S, Confavreux C. Multiple sclerosis and pregnancy. Brain. 2004 Jun;127(Pt 6):135360. Epub 2004 May 6. 7. Zannolli R. et Al. 2002 Hereditary neuronal intra-nuclear disease with autonomic failure and cerebellar degeneration Archives of Neurology 2002; 59: 1319-1326 8. Zorgdrager A, De Keyser J. Menstrually related worsening of symptoms in multiple sclerosis. J Neurol Sci. 149(1):95-7, 1997 86 BIBLIOGRAFIA Appendice 8 - Percorso pediatrico 1. Angelo Ghezzi, Brenda Banwell, Alexey Boyko, Maria Pia Amato, Banu Anlar, Morten Blinkenberg, Maartje Boon, Massimo Filippi, Sergiusz Jozwiak, Immy Ketelslegers, Barbara Kornek, Ming Lim, Eva Lindstrom, Congor Nadj, Rinze Neuteboom, Maria A Rocca, Kevin Rostasy, Marc Tardieu, Evangeline Wassmer, Coriene Catsman-Berrevoets and Rogier Hintzen, Multiple Sclerosis, The management of multiple sclerosis in children: a European view 2. Brenda Banwell, Angelo Ghezzi, Amit Bar-Or, Yann Mikaeloff, Marc Tardieu, Multiple sclerosis in children: clinical diagnosis, therapeutic strategies, and future directions 3. Kornberg, A Ghezzi and for the International Pediatric Multiple Sclerosis Study Group T Chitnis, S Tenembaum, B Banwell, L Krupp, D Pohl, K Rostasy, E A Yeh, O Bykova, E Wassmer, M Tardieu, A Consensus statement: evaluation of new and existing therapeutics for pediatric multiple sclerosis Multiple Sclerosis Journal, 6 December 2011 Mult Scler 4. Lauren B. Krupp, MD; Brenda Banwell, MD; and Silvia Tenembaum, MD; for the International Pediatric MS Study Group* Consensus definitions proposed for pediatric multiple sclerosis and related disorders. 87 BIBLIOGRAFIA Appendice 9 - Integrazione fra neurologo e oculista 1) Beck RW, Trobe JD, Moke PS et al. High-and Low-Risk Profiles for the Development of Multiple Sclerosis Within 10Years After Optic Neuritis: Experience of Optic Neurits Treatment Trial. Optic Neuritis Study Group. Arch Ophthalmol 2003; 121: 944-49 2) Baier ML, Cutter GR, Rudick RA et al. Low-contrast letter acuity testing captures visual dysfunction in patients with multiple sclerosis. Neurology 2005; 64: 992-5 3) Balcer LJ. Optic Neuritis. N Engl J Med 2006; 354: 1273-80 4) Beck RW, Cleary PA, Anderson MM, et al. A randomized, controlled trial of corticosteroids in the treatment of acute optic neuritis. Optic Neuritis Study Group. N Engl J Med 1992; 326:581-8 5) Frohman EM, Fujimoto JG, Frohman TC, et al. Optical Coherence tomography: a window into the mechanisms of multiple sclerosis. Nat Clin Pract Neurol 2008; 4: 664-75 6) Optic Neuritis Study Group. The clinical profile of optic neuritis. Experience of the Optic Neuritis Treatment Trial. Optic Neuritis Study Group. Arch Ophthalmol 1991; 109: 1673-8 7) Vermersch P, Outteryck O, Petzold A. Optical coherence tomography - A new monitoring tool for MS? European neurological Review 2010; 5(1): 73-7. 88