Possibili azioni per far ripartire l`Italia e l`Unione Europea

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Possibili azioni per far ripartire l`Italia e l`Unione Europea
 Possibili azioni per far ripartire l’Italia e l’Unione Europea
Luigi Costato
Si dà un gran parlare di liberalizzazioni, ma non sempre è chiaro ciò che si vuol
fare.
Il nostro è un Paese dove occorrono patentini o simili “pezzi di carta” per
esercitare molte professioni, documenti che hanno lo scopo formale di garantire
il fruitore del servizio di essere di fronte a persona qualificata a renderglielo,
mentre molte volte si tratta solo di uno strumento corporativo che ha lo scopo di
limitare l’offerta del servizio e di mantenere i prezzi a livelli elevati.
In questi giorni, in Trentino, sono stati denunciati maestri di sci russi privi,
appunto, del patentino; in questo caso un piccolo protezionismo è vagamente
giustificabile, ma solo perché si tratta di russi, e dunque di persone che non
sono cittadini UE, provenienti da uno Stato che fa del protezionismo la sua
regola di vita.
Ma sarebbe giusto impedire a qualche giovane dell’UE senza patentino che
volesse insegnare a sciare di svolgere il suo lavoro? In fondo si tratta di una
attività per la quale la competenza richiesta non è, di norma, elevatissima; è
ovvio, invece, che se qualcuno vuole intraprendere la carriera di sciatore di
altissimo livello dovrà trovarsi un maestro adeguato, che potrà costare caro,
anche carissimo. Diversamente, chi vorrà sapersi muovere in modo decente
sulle piste potrà accontentarsi di un insegnante non patentato, e anche poco
costoso, oppure, se vorrà poter raccontare in giro quanto sia impegnato nello
sci, potrà pagarsi il lusso del maestro di alto livello.
Ma questo è solo un minuscolo esempio delle miriadi di corporazioni che
assediano lo sviluppo economico del Paese, e ne impediscono un maggior
arricchimento non solo, ma anche una migliore distribuzione della ricchezza.
Già, perché questi patentini aut similia hanno il sostanziale effetto di causare un
numero chiuso nei fornitori di servizi specifici, e di conseguenza di provocare
una carenza indotta di potenziali prestatori del servizio, e conseguenti maggiori
prezzi, grazie al funzionamento della legge della domanda e dell’offerta.
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Cambiando argomento, si deve ricordare che qualche decennio addietro si è
previsto il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, perché si affermava che i
medici erano anche troppi. Può anche darsi che questa stima sia esatta, ma se
riferita alla domanda interna di medici; ragionando su scala globale, è evidente
che esistono continenti interi nei quali i medici scarseggiano, ed in modo
drammatico.
Non si potrebbe aumentare il numero dei possibili iscritti alle Facoltà di
Medicina ponendo come condizione all’esercizio dell’attività medica per ogni
laureato un soggiorno di un paio d’anni di studio sul campo in territori ove i
medici sono carenti di numero?
In una parola, se si considerano questi due esempi, che potrebbero essere
moltiplicati per enne volte, si deve riconoscere che moltissime delle limitazioni
in essere sono il frutto dell’egoismo e, per qualche verso, dell’avidità di
corporazioni che dovrebbero essere smantellate, per consentire il
funzionamento del libero mercato e la formazione libera dei prezzi –
considerando la cosa dal punto di vista meramente mercantile – e per non
fornire strumenti legali all’egoismo dell’uomo, vedendo la cosa da un punto di
vista morale.
Naturalmente, se si guarda al mercato dei prodotti agricoli alimentari non
trasformati, la liberalizzazione, già largamente realizzata dal diritto UE, si è
risolta in un boomerang, poiché il mercato libero richiede che le parti siano,
sostanzialmente in modo non troppo differenziato, in condizione di conoscere
come si stanno formando i prezzi, mentre ciò non accade per le diverse
dimensioni e potenza delle parti contraenti.
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