Storia delle corporazioni degli artefici del legno a Milano

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Storia delle corporazioni degli artefici del legno a Milano
Storia delle corporazioni degli artefici del legno a Milano
http://www.antiqua.mi.it/corporazioni.htm
STORIA DELLE CORPORAZIONI E DEGLI ARTEFICI
DEL LEGNO A MILANO
di Giusy Baffi
Le Corporazioni delle Arti e Mestieri, talvolta denominate
Paratici, erano nate con il compito di tutelare gli interessi dei
loro associati per salvaguardare la qualità delle merci, dei servizi
e la relativa corrispondenza dei prezzi; esse avevano rendite
proprie, nonché statuti e governo, determinavano il massimo di
lavoro che un associato potesse assumere e il numero di
lavoranti che un maestro poteva avere, sostenevano opere di
beneficenza e di mutua assistenza, gestivano ospedali e spesso
anche "chiese col relativo santo patrono che il paratico
festeggiava con minore o maggiore solennità secondo la potenza
finanziaria e la divozione dei membri" [1].
Il primo Paratico
Il primo Paratico A Milano, il primo Paratico che raggruppava i
lavoratori del legno e i carpentieri , è stato costituito in data 22
novembre 1385, in piena epoca viscontea. Nel 1459, durante il
dominio degli Sforza, viene fondata la “Schola Magistrorum a
lignamine
Sancti
Joseph
Mediolani”,
successivamente
denominata “Università dei Legnamari” sotto il patrocinio di San
Giuseppe, il cui statuto subisce diverse variazioni negli anni 1530-1554-1607-1611-1621-1687. [2].
Negli statuti vengono poste le condizioni e l’organizzazione del lavoro come cita il primo capitolo del
primo statuto: “ Primo: che tutti li Magisteri di legname de la Citade, Borghi e Corpi Sancti de Milano
voglia tengano bottega, o non, si intendano et siano reputati scholari de la schola dela capella de sancto
Joseph quale è ordinato debia essere facta o sia serà constructa nela giesa mazore de Milano, cioè a
payro et disotto dela capella deputata al collegio di Notari, et quale capella de sancto Joseph et suoi
beni et de dicta schola debiano fir gubernati regulati et administrati tantum per essi scolari prout infra”.
Inoltre, alla festa di San Giuseppe, “patrone de la dicta arte”, dovevano venir pagati dieci soldi imperiali
da parte di chi avesse “bottega” mentre solo cinque da chi non l’aveva. [3] Questa corporazione,
abbastanza potente, comprendeva, oltre ai falegnami e carpentieri anche tornitori, intagliatori, scultori
del legno, intarsiatori, fabbricanti di seggiole e altri “lavoratori del legno” .
Nel censimento del 1610, ancora in epoca spagnola, i legnamari presenti nella città di Milano sono 140
mentre gli abitanti sono 125.000. [4] In una grida datata 8 marzo 1767, non solo sono elencati alcuni
settori conglobati nell’Università dei Legnamari, ma è anche percepibile quanto fossero ferree e
costrittive le regole della stessa Università: “ ….. come pure vada a fare qualsivoglia Invenzione contro
qualsiasi persona, che tiene Bottega di Legnajuolo, Lavoratori di Ebano, e di qualsisia Instromento atto
a sonare, Fabbricatori di Carri di Carrozze, e Carrette, Segionari, Fabbricatori di Scocche di carrozze,
Archibuggiari, Scatolari, Legatori di Balle o siano Imballatori, Fabbricatori di Mollini, e Folle, Vascellari e
qualsisia altro che tiene qualsivoglia genere di esercizio soggetto alla giurisdizione di detta Scuola non
descritto per Maestro in detta Arte, e che prima non ha fatto la sua prova, e non ha pagato il prezzo, ed
onorario a tenore della disposizione de’ Statuti di detta Scuola , come pure quelli che tengono nella loro
Bottega Lavoranti, e Garzoni non descritti nella stessa Scuola alla forma de’ Statuti di essa……” [5]
Documenti
Il recente esame di una serie di documenti conservati presso
l’Archivio Storico di Milano, già in parte noti agli studiosi,
consente di precisare il contesto in cui le corporazioni si sono
evolute e successivamente soppresse. Il 4 marzo 1690 i
Tornitori Concari si distaccano dall’Università dei Legnamari per
formare una propria corporazione, l’Università de Mercanti
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Tornitori Vascolari chiamati Concari della città di Milano, con
una separazione netta dai Tornitori come è chiaramente
descritto all’inizio dello statuto: “La Professione di fabbricare
vasi di legno al tornio necessari per il vitto umano stimata delle
prime dopo la creazione del Mondo e che la necessità dei simili
vasi sia fatta la prima Invenzione del Tornio” .
Anche questa corporazione nasce sotto il patrocinio di S.
Giuseppe e anch’essa, al primo capitolo del suo statuto cita: “
Che ogni anno il giorno di S. Giuseppe, sotto la cui invocatione
& protettione resta applicata la detta Università, s’habbino la
mattina da congregare nel luogo………”
Alla fine dello Statuto troviamo anche un elenco di lavori che
potevano venir eseguiti: “Nota delle opere comuni, quali
potranno essere fabbricate di legno ordinario tanto dai
Legnamari e Tornitori ad essi aggregati, quanto dai Concari:
Rocchetti per le carrozze, Molinelli per la cioccolata, Bugie e ossi da giocare, Bussole per Chiese,
Candelieri per le medesime, Lampadari, Brazzi per festini, Giochi da scacco, Pedine da sbadaraglino e
bussolotti, Opere per eserciti militari, Manici di sigilli, Biroli intorniti, Flauti e cifoli, Balette di legno per il
trucco e altri strumenti per il medesimo Cornici di reliquari fatti al tornio, Lampade tornite, Teste di
parrucche, quali essendo intagliate spetteranno solo ai Legnamari” [6]
In data 22 aprile 1728, già in epoca asburgica, anche gli Intagliatori si scindono dall’Università dei
Legnamari e fondano “L’Università degli Intagliatori ossia degli Scultori del legno” sotto il patrocinio di
San Luca, patrono delle Belle Arti.
Nel capitolo IV dello Statuto (1732) si legge: “Che tutti li Maestri Intagliatori o siano Scultori nel legno
della Città, Borghi e Corpi Santi di Milano, che di presente hanno Bottega, o che fanno tal Professioni in
Casa, s’intendino, e siino tutti Scuolari di detta Congregazione sotto la sodetta Protezione di S. Luca,
senza altra prova, o esperimento.” Nel trentesimo capitolo dello stesso statuto è evidente come le
Università siano a loro volta oggetti di forti tassazioni da parte dello Stato [7]: “La detta Congregazione
sarà tenuta a pagare annualmente per l’Estimo all’Eccellentissima Città di Milano lire quarantacinque
secondo resta determinato con la medesima Eccellentissima Città , come appare da Ordine e
determinazione fatta dall’Eccellentissimo Sig. Vicaro, con precedenza del Voto de Signori Sindici di detta
Città del giorno 28 Dicembre 1728.” [8]
Abolizioni e soppressioni
Nella seconda metà del Settecento, le sorti delle varie
Università sembrano volgere al peggio in modo piuttosto
rapido. Due sono le principali cause scatenanti: da un
lato, osserviamo che le Corporazioni impediscono e
rifiutano in ogni modo l’ adozione di nuovi metodi e
nuove tecniche produttive e organizzative, mentre
dall’altra un eccessivo carico fiscale, attuato secondo
l’estimo del mercimonio, continua a essere ripartito tra le
Corporazioni, senza gli opportuni aggiornamenti in
funzione dell’effettiva quantità di merce lavorata, ragione
per cui un settore in crisi continuava a venire tassato in
base ai vecchi parametri.
A testimonianza delle gravi condizioni economiche nelle
quali versavano le Università ci sono giunte alcune
suppliche e istanze fatte sia dalle corporazioni che dai
singoli artigiani. In un’ istanza del 14 agosto 1765, ad
esempio, l’Università dei Tornitori implora “ un dato
stabile con cui venga fissato il dazio a carro di legname,
lavorato e non”. [9]
Di particolare interesse è il documento intitolato
“Osservazioni fatte dal corpo degl’individui de’ legnamari
sopra i libri e le scritture della loro Università esistenti
negli atti del supremo real consiglio”. Non è nota la data di stesura, ma si presume sia stato redatto tra
il 1770 e il 1773.
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In esso vengono denunciati abusi di ogni genere: truffe ai danni della cassa dell’Università, aumenti di
estimo, abusi di licenze; in pratica, le tasse, i dazi e il malcostume dilagante avevano indebitato in
maniera irreversibile le Corporazioni. Le nuove riforme operate da Maria Teresa d’Asburgo [10]
sanciscono definitivamente l’abolizione delle Corporazioni sia per i troppi debiti accumulati dalle
rispettive Università, sia per una definitiva liberalizzazione delle arti e professioni stabilendo che
possono essere soppresse le Università che trattano una professione che “ non interessa punto ne la
fede, ne la salute, ne la sicurezza pubblica.” come si desume da una lettera del 12 ottobre 1772 [11]
indirizzata al Conte Secco Commeno (qui citato come Secchi), Consigliere del Regio Ducal Magistrato
Camerale dello Stato di Milano [12] L’11 gennaio 1773 viene abolita l’Università dei Legnamari che si
trovava in Contrada detta Della Spiga in Porta Orientale con i seguenti obblighi:
“Primo, che si debba vendere la Casa di ragione dell’Università.
Secondo, che si debbano sodisfare i debiti, che tal Corpo si trova avere.
Terzo, che il rimanente prezzo si ponga sul Monte di Santa Teresa.
Quarto, che cogli interessi del prezzo medesimo ricavato colla vendita della Casa all’asta si soddisfi ai
pesi stabiliti dall’Università, come lo sono la messa e l’Estimo.
Quinto, che per risparmiare la spesa d’amministrazione di tale sostanza si debba pagare la cartella
medesima all’orfanotrofio con obbligo di convertire l’avanzo dell’annuo frutto a dotazione della scuola di
Meccanica per la provvista de legnami“ [13]
Il 21 febbraio 1774 vengono soppresse, con un unico atto, le ultime quattro Università: quella degli
Intagliatori, insieme a quelle degli Spadari, Lanzari, Filoselari [14] La soppressione del sistema
corporativo manifesta i suoi effetti lentamente. Una forte ripresa dell’attività legata alla produzione di
mobili e arredi, avverrà, su basi completamente rinnovate, solo attorno agli anni ’80 del Settecento.
(1) Angelo Stroppa, Dai paratici alla Camera di Commercio (www.lo.camcom.it)
(2) AAVV, Corporazioni e gruppi professionali dell’Italia moderna – pag. 113 Ed. Franco Angeli 1999
(3) Enrico Cattaneo- I lavori in legno per le esigenze di culto – Artigianato Lombardo vol. 4 – pag. 82 e
pag. 85
(4) Stefano D’Amico: Le contrade e la città. Sistema produttivo e spazio urbano a Milano fra Cinque e
Seicento – Ed. Franco Angeli 1994 pag. 172 Tab. 15
(5) A.S.Mi. Regesto Commercio, p.a. 256
(6) A.S.Mi. Regesto Commercio, p.a. 256
(7) Nel 1583 per rimpolpare le casse dello Stato viene deciso di addossare ai mercanti una tassa
proporzionale al loro giro d’affari e per facilitarne l’esazione viene dato l’incarico alle varie Corporazioni,
le quali devono poi distribuire il carico tra i loro soci.. Nasce così l’imposta chiamata “Estimo da
mercimonio” che rimarrà in vigore fino al 1755. In pratica le Università o Corporazioni assumono anche
il ruolo di esattore per conto dello Stato. Ovviamente il controllo verso gli associati diventa sempre più
stretto, per evitare la circolazione di merci o prodotti lavorati da parte di artigiani “non accorpati”.
Questo status facilita l’incremento produttivo delle campagne, non soggette agli estimi cittadini
(8) A.S.Mi. Regesto Senato, Deroghe 53
(9) A.S.Mi. Regesto Commercio, p.a. 256
(10) Milano è occupata militarmente dall’Austria nel 1706. In una prima fase, con Carlo VI, la situazione
è sempre più gravosa, con vendite di cariche pubbliche, aumento ulteriore delle imposte con
conseguente restringimento di tessuto industriale e contrazione dell’agricoltura, in una seconda fase, dal
1748 al 1796, sotto la guida di Maria Teresa, assistiamo finalmente a una serie di riforme, da quella
fiscale con tributi diretti, a quella del catasto, dall’Amministrazione pubblica, a quella giudiziaria,
finanziaria, economica e l’istruzione pubblica.
(11) A.S.Mi. Regesto Commercio, p.a. 256
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(12) In base al nuovo codice teresiano, per poter accedere a qualsiasi carica pubblica nella città di
Milano era necessario essere patrizi milanesi, il conte Francesco Secco Comneno ottenne il privilegio di
patrizio il 19 luglio 1770- A.S.Mi. Codice Teresiano , foglio 50
(13) A.S.Mi. Regesto Commercio, p.a. 256
(14) A.S.Mi. Regesto Commercio, p.a. 256
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