Avevo raccomandato a mia sorella di prestare attenzione
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Avevo raccomandato a mia sorella di prestare attenzione
16/11/2011 QN - Il Giorno - Brescia Pag. 3 (diffusione:69063, tiratura:107480) Parla Giampaolo, fratello dell'allieva speleologa - SERLE - «E DIRE che sabato ci eravamo visti. Lei mi stava raccontando entusiasta di questa sua ultima passione per la speleologia, mi aveva detto che domenica aveva in programma un'uscita. E io nel salutarla le avevo ricordato che è meglio fare attenzione». Giampaolo Bonini, il fratello di Anna, sorride. Ora che la sorella sta bene, tutto appare a posto e risolvibile. Anna è la 36enne di Brescia che domenica durante un'escursione nelle gallerie sotterranee dell'Altopiano delle Cariadeghe a meno 230 metri si è fratturata una gamba ed è rimasta bloccata per quasi 41 ore. Quando all'alba di ieri dopo due giorni e due notti di lavoro incessante per trarla in salvo i soccorritori l'hanno estratta dalla pancia della montagna, Giampaolo era là fuori. Nel bosco, a quota 800. Aspettava trepidante. «Ero venuto domenica notte e le avevo parlato con il telefono d'emergenza - racconta - Lei mi aveva rassicurato sul suo stato di salute. Mi aveva dato appuntamento fuori. In queste ore ho fatto la spola tra casa e la grotta». Mentre parla Giampaolo, un lavoro in una ditta edile («Io i buchi li faccio», scherza indicando alle spalle il pertugio da cui è appena stata estratta la sorella) tiene con sé il casco bianco integrale indossato dalla malcapitata durante la risalita. E' pieno di graffi e fango. «Quando ho visto in che mani era finita - dice, riferendosi ai volontari del Soccorso alpino e speleologico - mi sono tranquillizzato. Questa è gente davvero incredibile. Meravigliosa». La preoccupazione più che altro pare fosse rivolta ai genitori, molto in apprensione. In particolare il padre già in passato aveva mostrato di gradire poco l'hobby della perlustrazione di gallerie e cunicoli da parte della figlia, che più volte l'ha tenuto con il fiato sospeso. Anche domenica, quando la ragazza intorno alle 8 si è calata con un amico e due istruttori dell'Associazione speleologica bresciana - lei, una barista, è iscritta da un anno - nell'Omber en banda del bus del zel, la cavità più lunga della provincia (si estende per una ventina di chilometri, e in profondità è stata esplorata fino a 450 metri). Eppure, garantisce Giampaolo, «Anna non è una senza testa sulle spalle: chi la segue mi ha riferito che è brava. E poi conoscendo il suo carattere è difficile pensare che molli». Manco a dirlo lei conferma l'intenzione di proseguire. Ma ai soccorritori confessa: «Se lo scopre mio padre mi scortica viva». B.Ras. SOCCORSO ALPINO - Rassegna Stampa 16/11/2011 - 16/11/2011 29 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Avevo raccomandato a mia sorella di prestare attenzione»