Con l`ingresso in guerra degli Stati Uniti nel dicembre del 1941

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Con l`ingresso in guerra degli Stati Uniti nel dicembre del 1941
Con l'ingresso in guerra degli Stati Uniti nel dicembre del 1941, prese avvio il programma nucleare
denominato "Progetto Manhattan”, progetto controllato dai militari ne avrebbero seguito lo
sviluppo. Il centro segreto di ricerca fu installato a Los Alamos (Nuovo Messico).
Nel marzo 1943 venne avviato il progetto di studi sulla bomba: gli scienziati lavorarono nel timore
di essere preceduti dai tedeschi, timore in gran parte infondato, come testimoniavano alcuni
documenti nazisti caduti in mano alleata nel novembre del 1944, i quali rivelarono il ritardo dei
colleghi tedeschi impegnati nei loro studi sulla bomba.
Dopo la resa della Germania, i dubbi degli scienziati impegnati nel Progetto Manhattan sull’uso
della bomba crebbero di intensità anche in considerazione del tracollo militare Giappone.
Si formò un comitato per affrontare la questione dell'uso della bomba, formato da vari scienziati che
recapitarono un rapporto (detto rapporto Franck, dal nome di uno scienziato che vi aveva
partecipato) al presidente Truman. Nel rapporto si sconsigliava l'uso delle bombe atomiche contro il
Giappone e si suggeriva una dimostrazione incruenta della nuova arma.
Questo rapporto non fu ritenuto convincente e una commissione, affiancata da alcuni scienziati di
primo piano tra cui Fermi e Oppenheimer, decise quindi per la sua utilizzazione militare.
Il presidente Truman affermò che la bomba atomica
avrebbe risparmiato vite americane che sarebbero state
perse in una invasione via terra delle isole giapponesi. In
realtà c’era la
volontà da parte
del governo degli
U.S.A.
di
sbalordire
il
mondo con la
manifestazione
dello strapotere americano. Sullo scacchiere internazionale si
affacciava infatti un nuovo nemico, l’Unione Sovietica
La prima bomba atomica fu sganciata su Hiroshima, il 6
agosto 1944, seguita 3 giorni dopo da quella sganciata su
Nagasaki.
Enola Gay (dal nome della madre del pilota) è il nome del bombardiere che sganciò la prima
bomba atomica, chiamata “Little boy” su Hiroshima. La bomba sganciata su Nagasaki invece fu
chiamata “Fat man”.
Le bombe scoppiarono a 500 metri dal suolo e fecero un numero incalcolabile di vittime (100200mila). Alcuni corpi furono vaporizzati, lasciando sul suolo solo un’impronta. Molti furono
anche i morti nel tempo, a causa delle radiazioni.
La ricerca sulle armi atomiche e sui missili a testata atomica continuò anche dopo la fine della
guerra, aumentò la produzione di plutonio e le due superpotenze, Stati Uniti ed Unione Sovietica
fecero a gara per il riarmo. E il periodo della “guerra fredda” (la disponibilità di armi nucleari
per entrambe le parti avrebbe irreparabilmente distrutto l'intero pianeta).
A questo punto molti scienziati, tra cui Einstein si proposero come testimoni di pace. La crisi dei
missili di Cuba nel 1962 fu un confronto tra USA e URSS conseguente allo spiegamento
sovietico di missili nucleari a Cuba.
Dopo giorni di tensione, Chruščëv (segretario generale del Partito Comunista russo), vista la
fermezza di Washington e di John Fitzgerald Kennedy, ordinò il ritiro dei missili in cambio della
promessa di non invasione dell'isola e del ritiro dei missili Jupiter installati nelle basi di Turchia e
Italia, avvenuto 6 mesi più tardi.
Nel 1963, in seguito alla diffusione sempre più ampia di esplosioni di prova da parte delle
Superpotenze, fu firmato un Trattato per la messa al bando parziale dei test nucleari. Sorse
infatti ampia preoccupazione per le possibilità di contaminazione radioattiva dell'ambiente.
La ricerca missilistica bellica andò di pari passo con quella dei missili spaziali e lo stesso Von
Brown, scienziato tedesco consegnatosi agli americani alla fine della guerra e poi arruolato dagli
USA, contribuì alle missioni spaziali. Con la caduta del muro di Berlino, termina l’egemonia della
Russia che si disgrega ma altri paesi come la Francia, l’Inghilterra, la Cina, l’India a alcuni Paesi
arabi possiedono le tecnologie per produrre armi atomiche.
BIOGRAFIA DI ENRICO FERMI
Enrico Fermi nacque a Roma nel 1901 e fin da piccolo
dimostrò una intelligenza vivace e precoce. A dieci anni
si iscrisse al ginnasio liceo Umberto I e molto presto
sviluppò un forte interesse per la fisica e la matematica.
Si trasferì giovanissimo a Pisa e qui frequentò la
Scuola Normale.
Il suo esaminatore rimase strabiliato dal livello del suo
esame di ammissione e gli pronosticò una carriera da
grande scienziato. Lavorò poi a Firenze e passò alcuni
anni all’estero e qui ebbe modo di conoscere alcune tra
le personalità più illustri della scienza dell’epoca.
Tornato a Roma diventò professore di fisica teorica all’Istituto di Via Panisperna e riunì intorno a se
una prestigiosa equipe di scienziati con i quali iniziò la sperimentazione in fisica atomica
(D’Agostino, Rasetti, Pontecorvo, Maiorana, Segrè, Amaldi: i famosi “ragazzi” di via
Panisperna).
Fermi era sposato con un'ebrea, per sfuggire alle persecuzioni
razziali, nel 1938, approfittando del viaggio in Svezia per ritirare il
premio Nobel (durante la cerimonia di premiazione si rifiutò
di fare il saluto fascista al re), cercò rifugiò negli Stati Uniti.
Insegnò a New York, alla Columbia University, progettò e guidò la
costruzione del primo reattore nucleare a fissione, che produsse la
prima reazione nucleare a catena controllata.
Fu uno dei direttori tecnici del Progetto Manhattan, che portò alla
realizzazione della bomba atomica nei laboratori di Los Alamos.
Nell'agosto del 1944 Fermi di trasferì stabilmente nel villagio-laboratorio di Los Alamos, seguendo
tutta la fase di messa a punto della bomba atomica, assistendo nel luglio del 1945 alla prima
esplosione nucleare nel deserto di Alamogordo (Trinity test: la bomba fu collocata su una torre
metalli di acciaio ad una altezza di 30 metri). Morì a soli 53 anni di tumore allo stomaco. In suo
onore il suo nome è stato dato ad un elemento chimico, il fermio.