Il carbonaio di Niversa Jacopo Passivanti

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Il carbonaio di Niversa Jacopo Passivanti
1. L’AMORE ADULTERO
1.1 L’amore Cortese
L’episodio di Paolo e Francesca nel canto V dell’Inferno è la storia di un
amore adultero: la donna e il suo amante sono indotti al peccato dalla lettura
del romanzo cavalleresco di Lancillotto e Dante, condannando i due amanti
alla pena eterna, condanna anche l’amore cortese proprio perché questa
concezione è del tutto sensuale e carnale.. Prima di procedere con Dante
vediamo com’era nata e si era diffuso l’amore cortese. Come dice la parola
stessa esso nasce e si diffonde nelle corti provenzali nel corso del XII secolo.
La donna in questi ambienti diventa il simbolo della “cortesia” e della
gentilezza: anzi essa stessa è la fonte da cui si originano queste virtù perché
essa ingentilisce tutti coloro che li stanno attorno e assume delle
caratteristiche e delle connotazioni peculiari:
A L’inferiorità dell’amante: esso si presenta come un suo umile servitore e si pone
su un gradino inferiore in quanto considera la donna domina e castellana ed
egli si considera inferiore e vassallo pronto ad eseguire i suoi ordini ed i suoi
desideri.
A Il culto della donna che viene considerata dall’amante come un essere sublime,
elevato e sovente irraggiungibile.
A L’amante dedica alla donna amata tutta la sua devozione e in cambio non
chiede nulla, spesso tra i due c’è un’effettiva differenza sociale, oppure la
donna è veramente la castellana e lui è un cavaliere della corte oppure come
capita più spesso si tratta di una donna sposata, per questo ed altri motivi più
intrinseci l’amore cortese è destinato a restare inappagato. Si tratta pertanto di
un amore insoddisfatto e quindi destinato a provocare sofferenza e dolore; per
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alcuni aspetti è vicino agli elegiaci latini del periodo augusteo. Attenzione!
Non si tratta soltanto di un vagheggiamento sentimentale, oppure di un amore
spirituale, platonico; esso presenta chiare note sensuali e passionali: ma il
possesso della donna è irraggiungibile, spesso ci s’innamora di una donna mai
vista: è il famoso amore lontano.
A
A La gioia: questo amore normalmente provoca sofferenza e dolore ma proprio da
questi nasce a volte una specie di ebbrezza che essi chiamono gioia.
A L’amore ingentilisce: questo tipo di devozione verso una donna ingentilisce
l’animo di quei rudi guerrieri, la migliora interiormente. Come sostiene
Andrea Cappellano il teorico dell’amore cortese, l’amore s’identifica con la
cortesia e solo chi è cortese può amare “finamente” e solo l’amore “fino”
rende cortesi.
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A L’amore adultero: l’amore “fine” pertanto non è destinato a sfociare nel
matrimonio, anzi si teorizza che nel matrimonio non può esserci amore”fine”,
proprio perché se venisse appagato, calerebbe la tensione emotiva e sarebbe la
morte dell’amore “fine”, bisogna inoltre tener presente che in questo periodo
il matrimonio non aveva nulla a che fare con l’amore né tantomeno era la
conclusione di un innamoramento; il matrimonio era solo un contratto tra
famiglie, in cui i giovani soprattutto le donne non avevano nessuna possibilità
di scelta e veniva stipulato solo per ragioni economiche o dinastiche e il
sentimento non vi aveva parte. L’amante-poeta perciò spesso deve nascondere
l’identità della sua amata oppure deve usare un nome falso per proteggere la
sua onorabilità perché spesso le malelingue mettono in giro dicerie maligne.
A Conflitto tra amore e religione: “L’amore fino” è un valore laico, totalizzante,
che impegna tutta l’anima e la mente del poeta; il culto della donna è un
contrasto con il culto di Dio, la chiesa, infatti, condanna l’amore cortese come
fonte di peccato e causa di perdizione e alcuni di questi poeti mettono in
evidenza questo senso di colpa e trascorrono gli ultimi anni della loro vita a
fare penitenza, talora si ritirano in convento, di quello che viene ritenuto ed
essi stessi ritengono un peccato. Non è un caso che Dante supererà questo
conflitto nella commedia proprio con la condanna dell’amore cortese come
amore adulterino e quindi colpevole; il dilemma si presenta negli stessi
termini con il Petrarca.
1.2 Il romanzo cavalleresco
L’amore cortese venne narrato, nel nord della Francia, in lingua d’oil nella
seconda metà del XII secolo: in questi romanzi l’amore occupa un ruolo
centrale e assume prevalentemente la forma dell’amore cortese e i personaggi
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femminili svolgono ruoli molto importanti. I cavalieri del ciclo bretone,
Lancillotto, Tristano, Perceval vivono intense storie d’amore con le loro
donne, Ginevra, Isotta ecc: tutti questi rapporti sono di natura adulterina.
Chretien de Troyes
Anche Chretien de Troyes 1 fa vivere ai suoi cavalieri, che poi sono gli stessi
del ciclo brettone avventure ed eventi magico-meravigliosi in cui ha una parte
importante l’amore sempre di natura adulterina. La famosa leggenda di
Tristano e Isotta narra appunto una tragica vicenda di amore e morte. Tristano
è un fedele cavaliere di Marco, re di Cornovaglia e s’innamora di Isotta
promessa sposa del re, egli è combattuto tra il sentimento di lealtà e di fedeltà
che deve al suo sovrano e la passione travolgente verso la donna. Il conflitto
non può trovare una soluzione in vita e si conclude con la morte dei
protagonisti.
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Chrétien de Troyes, vissuto tra il 1135 circa e il 1190 circa, è l'autore più noto del ciclo: a lui sono
attribuiti cinque romanzi cavallereschi Erec e Enide (Erec et Enide), Cligès, Lancelot o Il cavaliere della
carretta (Lancelot ou Le chevalier à la charrette), Yvain o Il cavaliere del leone (Yvai ou Le chevalier au
lion), Perceval o Il racconto del Graal (Perceval ou Le conte du Graal).
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1.3 Dante: Paolo e Francesca
Dopo questa lunga introduzione necessaria per far capire agli allievi le
caratteristiche e la concezione dell’amore prima di Dante passiamo alla lettura
e all’analisi del canto V.
Nei primi versi Dante narra di proseguire il suo viaggio e di essere sceso nel
primo cerchio, il Limbo dove si trovano le anime degli innocenti nel secondo
dove sono puniti i lussuriosi cioè coloro che in vita si macchiarono di peccato
carnali. Più si scende più i cerchi si rimpiccioliscono in quanto l’Inferno è un
enorme imbuto al centro della terra e man mano che si scende aumentano il
dolore e la sofferenza. Il primo personaggio che s’incontra è Minosse, il
mitico re di Creta, figlio di Giove e di Euripo trasformato dalla fantasia
medievale in un personaggio demoniaco che svolge la funzione di giudice
severo. Egli sta all’ingresso: le anime arrivano, si confessano ed egli
pronuncia la sentenza, stabilisce le pene indicando il luogo assegnato a
ciascun peccatore secondo il numero degli avvolgimenti della coda; egli ripete
l’atto di cingersi con la coda tante volte quanti sono i gironi infernali che
vuole indicare. Il giudice è occupatissimo: le anime sono molte e davanti a lui
c’è sempre una lunga fila; ma si rende conto che Dante è vivo allora tralascia
il suo ufficio per un momento e lo richiama e lo avverte di riflettere prima di
entrare in quel luogo di dolore perché la porta è grande ed è facile penetrarvi
ma non è più possibile tornare indietro, ma Virgilio interviene prontamente
come aveva già fatto con Caronte e gli dice che la venuta di Dante è voluta da
Dio. Dante s’inoltra perciò nel cerchio e sente grida di dolore e soprattutto il
frastuono di una terribile e spaventosa tempesta; il luogo è senza luce, e
somiglia ad un mare in tempesta sospinto da venti contrari. La forza
travolgente della tempesta che non si placa mai e non dà mai un attimo di
tregua trascina e spinge le anime dei peccatori che non hanno alcuna difesa
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contro di essa e sono esposti a sofferenze continue, quando passano davanti
alla rupe, avvertono di nuovo più viva e attuale la presenza del potere divino
per cui bestemmiano con rinnovata veneverenza quel Dio che li ha puniti in
quel modo: altro
non possono fare. Così Dante si rende conto che qui
vengono puniti quei peccatori che non si sono lasciati guidare dalla ragione
ma si sono lasciati travolgere dalla passione. Queste anime sono fitte e
numerose come gli stormi degli uccelli migratori che si radunano in ottobre in
schiere ora fitte ed ora compatta prima di partire, allo stesso modo la tempesta
spinge e agita quelle anime che non hanno la minima speranza della
cessazione della loro pene ma nemmeno di un attimo di tregua. Nei versi
successivi troviamo una bella similitudine: quelle anime emettono lamenti e
grida di dolore come le lunghe file di gru volano ed emettono il loro
caratteristico verso. Dante si rende conto della pena e chiede al Maestro chi
sono quelle anime. Virgilio gli risponde che sono le anime dei peccatori di
lussuria e gli indica alcune tra le tante: la prima è la regina Semiramide,
moglie di Nino, regina degli Assiri nel XIV secolo a.c. accusata di lussuria
sfrenata. Costei ardente di libidine, dopo aver fatto uccidere moltissimi suoi
amanti si macchiò di incesto accoppiandosi con suo figlio. Per coprire la sua
vergogna emanò un decreto che rendeva lecito e legale una simile vergogna.
Segue poi un elenco di personaggi famosi colpevoli di amore adulterini:
Didone che si concesse ad Enea e pagò con la vita la sua colpa, Cleopatra
famosa anche nel medioevo per i suoi amori, amante di Cesare prima e poi di
Antonio e uccise per non cadere prigioniera di Ottaviano, Elena l’adultera per
cui si combatté secondo la leggenda, la guerra di Troia; Achille che secondo
la leggenda medievale si innamorò follemente di Polissema, figlia di Priamo e
per questo amore fu ucciso in un agguato; Tristano, il celebre personaggio del
ciclo brettone, che si innamorò di Isotta, moglie di Marco re di Cornavaglia e
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per questo fu ucciso da quest’ultimo, poi Virgilio indica moltissime anime la
cui vita fu travolta dalla passione amorosa e morirono per causa di essa.
Di fronte a tanto dolore di uomini e donne Dante si commuove e si lascia
vincere dalla compassione della pietà e dal turbamento nato dalla
considerazione della terribile conseguenza del peccato.
Il viaggio prosegue e Dante nota due anime che
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procedono accoppiate a differenza delle altre che vanno da sole. I due
peccatori vanno uniti e si lasciano trasportare dalla violenza della tempesta
insieme; quella passione fatale alla quale cedettero da vivi li guida e li unisce
in un tormento comune e perciò più doloroso.
Dante manifesta a Virgilio il desiderio di parlare con loro dopo aver notato
questa loro particolarità: Virgilio risponde che potrà parlare con loro quando
passeranno vicino, basterà chiedere loro di fermarsi in nome del loro amore.
Dopo un po’ le due anime passano vicino a Dante chiede loro di fermarsi e
parlare se non è vietato. Le due anime, simili a colombe che spinte dall’istinto
volano verso il nido, escono dalla schiera di Didone e delle altre, trascinate
dall’appello di Dante, nel quale avvertono un interesse profondo per la loro
sorte e per la passione che li ha travolti in vita e che adesso li espone a questi
tormenti. Parla una delle due anime rivolgendosi a Dante con parole gentili.
Dopo averlo definito un pellegrino che attraversa quel mondo tenebroso dove
vengono punite le anime di coloro che per colpa della passione si sono uccisi
oppure hanno ucciso, versando in ogni caso del sangue gli dice che essi, in
quanto dannati, non possono rivolgere preghiere a Dio altrimenti gli avrebbe
chiesto la pace per lui, si tratta di una formula di saluto medievale che sta ad
evidenziare anche il comportamento gentile ed educato di Francesca.
Naturalmente Francesca è rimasta colpita dall’attenzione del pellegrino per le
loro sventure e si dichiara pronta ad ascoltare con benevolenza tutto quanto
Dante vorrà chiederle e a rispondere a tutte le domande che vorrà farle,
mentre a quanto pare, la tempesta si è un po’ calmata. Prima di tutto si
presenta: chi parla è Francesca, figlia di Guido da Polenta signore di Ravenna,
indicata con perifrasi geografica. Su di essa sappiamo che andò sposa a
Gianciotto Malatesta, nel 1275, signore di Rimini. Il matrimonio era dettato
da ragioni meramente politiche, per stabilire la pace, dopo lunghe contese tra
le due città, Gianciotto era villano di modi e brutto e deforme nel fisico.
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Francesca, venuta a Rimini, s’innamora del cognato Paolo, entrambi furono
sorpresi e trucidati dal marito offeso.
Francesca non racconta la sua vicenda personale, né tenta di giustificarla: alla
luce dei fatti sopra descritti tenta piuttosto di inquadrare la sua vicenda
personale in un quadro o più generale richiamandosi ad enunciazioni
dottrinarie a quel tempo consacrate e riconosciute universalmente; non cerca
scuse e giustificazioni sul piano personale che pure non mancavano, ma cerca
di scusare il suo peccato in quanto dovuto ad una forza devastante e
irresistibile: l’amore. Ella si richiama a delle regole generali ed universali,
all’epoca da tutti riconosciute e in questa cerca di far entrare la sua vicenda
particolare. Già Andrea Cappellano aveva teorizzato: l’amore è fonte di ogni
cosa buona, l’amore si identifica con la cortesia e sua volta l’amore rende
“cortesi”, anche i poeti dello “stil nuovo” avevano accolto e ribadito questi
tesi: “il cuore nobile si apre naturalmente all’amore, qua non vi è e non vi può
essere nobiltà di cuore senza amore”: nelle parole di lei Amor che al cuor
gentile ratto s’apprende si possono ritrovare precisi riferimenti alle idee di
Guinizelli, il teorico del Dolce stil nuovo: “Al cor gentil rempaira sempre
amore”. Sulla base di questi presupposti Francesca ritiene un fatto naturale
che lei si sia innamorata di Paolo. Come può resistere un cuore gentile alla
forza dell’amore! Non è possibile! Anche lo stesso Dante aveva sostenuto che
“l’amor e il cor gentile sono una cosa”. C’era tutta una tradizione che va dai
rimatori cortesi al Cappellano e ai poeti del Dolce stil nuovo ai rimatori della
scuola Galiana a sostenere la potenza e la forza dell’amore e i suoi effetti che
rende chi si avvicina a lui nobile e lo adorna di virtù ma soprattutto tutti
costoro sostenevano e predicavano che all’Amore non si può resistere ed è
vero lottare contro di lei.
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Infatti Francesca continua nel suo discorso e dice che l’amore, che non tollera
che chi è amato non riami fece sì che lei si innamorasse nel più naturale dei
modi di Paolo. Questa tesi che Dante mette in bocca a Francesca era del
Cappellano e si trova nel De Amore, ma lo sosteneva anche i predicatori
religiosi per dimostrare la necessità di amare Dio. È stato tanto forte l’amore
dei due amanti, ed essi cosa avrebbero potuto fare per resistere ed opporsi,
che li tiene uniti ancora adesso dopo la morte nella punizione eterna.
Non essendoci altra soluzione possibile al loro dramma il contrasto tra i loro
doveri, di moglie e di fratello da parte di Paolo, la vicenda non poteva che
approdare, alla morte come quella di Tristano ed Isotta che è molto simile. A
conclusione del suo discorso Francesca non chiede pietà o giustificazioni, non
ne ha bisogno, lei e Paolo si sono lasciati andare al flusso delle forze naturali
e non hanno opposto resistenza, il vero colpevole è Gianciotto che avendo
ucciso a tradimento sarà punito nell’inferno tra i traditori. Dante resta
commosso e turbato dalle parole di Francesca tanto che lo stesso Virgilio
sente la necessità di chiedergli cosa abbia e cosa pensa vedendolo
preoccupato. Quando Dante risponde al richiamo di Virgilio, e non lo fa
subito, le sue parole sono una ricapitolazione di pensieri e riflessioni, tutte
quelle idee sull’amore che anch’egli condivideva, le idee sul rapporto tra
un’educazione raffinata e l’amore hanno portato un’anima, in questo caso
Francesca, al peccato! È proprio questo che lo turba! In che modo è avvenuto
questo passaggio? Com’è potuto accadere che l’amore fonte di elevazione
morale invece si sia trasformato in un’occasione di degradazione morale e di
peccato? In che modo la loro esperienza di turbamento e di incertezza si è
trasformata in una passione violenta e incontrollabile che l’ha portati alla
morte? Qual’è stato il momento in cui la situazione è sfuggita al loro controllo
e sono passati dall’amore onesto al disonesto, dalla fama all’infamia, dalla
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vita alla morte? Come è potuto accadere
che l’amore cortese da sogno
insoddisfatto e vagheggiato si sia trasformato in una realtà peccaminosa?
Ecco allora spontanea la domanda: egli è commosso e partecipe della
sofferenza di Francesca: quanti sospiri! Quanti dubbi! In che modo i desideri
incerti si sono trasformati in certezze? Come hanno scoperto i reciproci
sentimenti! Francesca risponde riprendendo una massima della tradizione
storica: “In ogni rovescio di fortuna la più grande felicità è ricordare di essere
stati felice”. È evidente qui un parallelo sottinteso tra la vicenda di Francesca
e quella di Didone: Didone innamorata è combattuta tra la ragione e il cuore,
faceva di tutto per stare vicino all’eroe troiano e l’occasione in cui i suoi
sentimenti potevano manifestarsi fu la caccia e la tempesta; dopo che i suoi
dubbi furono svaniti e l’amore confermato, ogni scrupolo fu bandito ed ella
faceva di tutto per mostrare apertamente il suo amore ad Enea. Anche
Francesca, come Didone aveva i suoi dubbi e le sue incertezze ma la lettura
delle avventure di Lancillotto del lago nel punto in cui si narra come l’eroe
s’innamora della regina Ginevra, moglie del re Artù fu l’occasione che rivelò i
reciproci sentimenti. Francesca racconta come loro per passatempo leggevano
questa storia senza alcun presentimento di quel che sarebbe accaduto e
nemmeno avevano sospetto l’uno dell’altro di tale amore.
La lettura andò avanti per più giorni, era un passatempo comune alle corti
dell’epoca ma quando lessero che il viso di Ginevra fu baciato da Lancillotto
Paolo non riuscì a controllarsi, ogni superstite facoltà di resistere alla passione
fu annullata e baciò il volto di Ginevra. Per la verità nel romanzo è Ginevra
che bacia Lancillotto ma questo non ha alcuna importanza! Mentre Dante
illumina il caso di Francesca e Paolo sullo sfondo di quello di Lancillotto e
Ginevra, il poeta mette in evidenza la forza travolgente di questa passione al
confronto di quella finzione letteraria: Francesca ancora adesso si augura di
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non essere mai separata dal suo Paolo. Dalla finzione letteraria siamo passati
alla realtà della teoria della vita pratica, dalla dottrina al peccato. Anche Dante
era d’accordo con la teoria del Cappellano e con la tesi del suo caposcuola
Guinizelli, ma adesso questa idee che andavano bene in forma teorica
vengono calate nella realtà, nella vita quotidiana lasciano il nostro Poeta
perplesso: portano non alla elevazione morale ma al peccato. Dante si è
chiuso in una contraddizione insanabile da cui non è possibile uscire se non
con una netta condanna dei due amanti e quindi dell’amore cortese.
La donna e il suo amante sono stati indotti al peccato dalla lettura del
romanzo cavalleresco di Lancillotto, e Francesca giustifica ancora il suo
peccato con la formule usuali dello stilnovismo e (Amor che al cor gentil
ratto s’apprende): la sublimazione poetica cortese appare a Dante
particolarmente insidiosa perché maschera e induce a dimenticare il fondo
sensuale e casuale “dell’amore fino” e perciò va condannato. Dante riconosce
l’alto valore letterario dell’esperienza poetica cortese stilnovistica e definisce
Guinizelli “padre mio e degli altri, miei miglior che noi | rime d’amor dolci e
leggiadre” (Purgatorio XXVI v. 97-99) e Arnaut Daniel “migliore fabbro del
parlar materno che versi e prose di romanzi soverchiò tutti” (Purgatorio v.
117-119) ma li colloca nel Purgatorio nelle fiamme dei lussuriosi. Ciò ha
indotto i due amanti a peccare è stato proprio il fascino della letteratura
cortese. Paolo e Francesca sono stati spinti a baciarsi dalla lettura del romanzo
di Lancillotto e Ginevra: per loro è stato galeotto il libro ed il suo autore.
Dante si è fermato a questa scuola ma adesso ne vede anche le insidie: proprio
la squisita forma poetica presentando in forma sublimata e affascinante una
passione quella d’amare, ne maschera il carattere sensuale e carnale e
può indurre al peccato. Paolo
da Lancillotto che bacia il
e Francesca sono affascinati
“disiato riso” di Ginevra ma
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poi Paolo bacia una “bocca”
di carne viva e concreta e
cade nella colpa. In questa
luce è significativo il fatto
che Dante tributi eccelse lodi
a Guinizelli e a Daniel ma
poi li colloca nel fuoco dei
lussuriosi.
La sua poesia aveva preso le mosse da questi autori ma già nella Vita Nova la
aveva caricata di sensi mistici e teologali. La commedia è la suprema
realizzazione di quella svolta: l’amore nel poema non ha più niente di terreno
e di sensuale, è “l’amor che muove il sole e le altre stelle”, la forza divina, che
come terza persona della Trinità pervade e muove tutto l’Universo. Siamo
lontanissimi dall’amore adulterino, Dante ha imboccato un’altra strada e non
poteva fare altro che condannare Paolo e Francesca. La stessa cosa avrebbe
fatto Jacopo Passavanti che esamineremo più in là, l’amore terreno inteso
come passione dei sensi al di fuori del matrimonio è peccaminoso, siamo in
pieno medioevo.
Mentre Francesca parla, Paolo piange sicché Dante sviene per la
commozione. Gli interpreti romantici hanno insistito molto in questo pietà del
pellegrino Dante per i due amanti infelici e anche noi nella pratica didattica
quotidiana diciamo agli allievi che Dante condivide l’amore e lo giustifica con
il cuore ma li condanna con la ragione perché così vuole la legge morale. In
effetti questo è vero solo in parte per il pellegrino Dante l’incontro con i due
amanti adulterini ha un altro più profondo significato: la liberazione da un
errore, la conferma e il chiarimento di una verità morale già posseduta in
modo confuso dai tempi della Vita Nova. Il senso dell’episodio non sta, non si
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può esaurire nell’illustrazione dello stato d’animo di Francesca, nella sua
passione violenta e nella perplessità di Dante piuttosto il vero significato del
passo sta nell’incontro tra un’anima vinta dal peccato ed il pellegrino Dante
che anela a vincere il peccato in tutte le sue forme e soprattutto nel giudizio
etico che egli formula in modo netto e definito e senza appello: l’amore
adulterino è colpevole e non può avere giustificazione alcuna.
1.4 Il carbonaio di Niversa Jacopo Passavanti
Jacopo Passavanti e Boccaccio vivono nella stessa città e negli stessi anni e
traggono spunto da fonti analoghe ma i risultati sono completamente diversi.
Jacopo Passavanti è un monaco domenicano fiorentino, vive a Firenze dal
1302-1357 e compone lo specchio di vera penitenza: una raccolta di aneddoti,
apologhi, fatti memorabili usati come exempla per dare forme concrete e
immediatamente comprensibili ai precetti e alle norme di comportamento
sociale, spesso ispirati ad ideali cortesi per colpire la fantasia del lettore o più
spesso dell’uditore per convincerlo o per spaventarlo. Quella del Passavanti
non è l’unica raccolta del genere, si pensi
per esempio allo Speculum
Historiale di Vincenzo Beovenveris, alla Disciplina clericalis dello spagnolo
Pietro Alfonso, alle Vite dei Santi Padri di Domenico Cavalca. Tutte queste
erano dei repertori indispensabili per i predicatori che potevano attingervi
materiali per le loro prediche. Lo stesso Passavanti nel racconto cita come
fonte Elinando di Nivers, autore francese di cronache e di opere morali e
religiose attivo nel XII e XIII secolo, questo era un monaco cirstenciense
autore dei Flores in cui si tramanda la visione con l’inseguimento e
l’uccisione dell’adultera da cui ha preso spunto lo stesso Jacopo. L’episodio
doveva essere molto conosciuto all’epoca perché fu trattato da Botticelli e si
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trova attualmente con il titolo "la caccia" in una collezione privata a
Barcellona. La sua rappresenta una donna mentre viene inseguita addentata
dai cani e inseguita da un cavaliere e due persone osservano il tutto.
Passavanti inizia il suo racconti parlando di un carbonaio che sorveglia di
notte la fossa accesa per produrre carbone, è un lavoro molto delicato, la
carbonaia deve essere sorvegliata giorno e notte da una persona esperta
altrimenti il carbone non riesce di qualità, oggi questo mestiere è scomparso
ma era praticato fino a qualche decennio fa; ed è stato oggetto di molte
descrizioni, basti pensare a Carlo Cassola Autore Del Faglio del bosco ( 1953)
in cui i protagonisti sono dei carbonari.
Questo carbonaio assiste durante la notte ad una scena terribile: una donna era
inseguita da un cavaliere che, raggiuntala proprio sul limitare della fossa la
colpiva e squarciava con un coltello e la buttava proprio nella stessa a
bruciare; dopo un po’ la riprendeva e si allontanava.
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Il carbonaio dopo aver assistito alla scena per tre notti di seguito, racconta la
cosa al Conte di Niversa; questi si recò sul posto per assistere alla scena.
Puntualmente la scena si ripeté: Il Conte fattosi coraggio interpellò il cavaliere
sul cavallo nero e gli chiese di smettere di torturare a quel modo quella povera
infelice. Il cavaliere dopo essersi qualificato come tale Giuffredi e la donna
come tale Beatrice lo pregò di non intromettersi perché tutto quello non era
altro che volontà di Dio. Essi scontavano in quel modo la loro colpa; racconta
che quando erano in vita erano stati amanti e che lei per amore suo aveva
ucciso il marito tale Berlinghieri. Prima di morire si erano pentiti e avevano
confessato il loro peccato ed erano stati perdonati, ma erano stati condannati a
scontare in quel modo per molto tempo la pena; per cui non c’era nulla da
fare; lei doveva bruciare nel fuoco delle fornace come in vita aveva bruciato
di passione peccaminosa e doveva morire di coltello, come aveva ucciso il
marito, per mano del suo amante; e così come si erano amati in vita adesso si
odiavano e come prima si erano cercati con piacere adesso erano costretti a
convivere tra tante atroci sofferenze e odio; se in vita la presenza dell’uno era
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stato motivo di piacere per l’altro adesso la presenza è motivo di reciproca
sofferenza perché lo stesso dolore che l’uomo infligge alla donna lo prova
anche lui nelle sue carni, il cavallo che li trasporta non è altro che un demonio
che ha il compito di tormentarli e di farli soffrire, Giuffredi prega il conte di
non intervenire perché non si può andare contro la giustizia del Dio che è
giusta e imparziale, chiede soltanto preghiere, elemosine e messe affinché Dio
alleggerisca i loro tormenti. Dopo aver detto queste parole il cavaliere la
donna il cavallo scomparvero come saette. Possiamo immaginare con quanto
trepidazione e paura questo racconto veniva ascoltato nelle chiese fiorentine
da uomini e donne, soprattutto da quelli che non avevano la coscienza del
tutto tranquilla e magari dopo le parole del frate facevano il proposito di
cambiare vita; era proprio questo lo scopo del frate predicatore: fare colpo
sulle coscienze e indurre i peccatori al ravvedimento; proprio per questo
aveva calcato un po’ la mano con particolari crudeli e sanguinari, con torture
particolarmente crudeli e feroci.
1.5 Boccaccio: Nastagio degli Onesti
Nelle novelle del Decamerone sono ravvisabili elementi della concezione
cortese dell’amore: il culto della donna da parte di Federico degli Alberghi,
Nastagio degli Onesti che si strugge per un oggetto irraggiungibile, ma
troviamo anche motivi più schiettamente borghesi: Nastagio, grazie all’astuzia
approda ad una felice soluzione iniziale con la fanciulla tanto a lungo amata.
Trionfa nel Decamerone una concezione naturalistica: l’amore e il sesso sono
fatti naturali perciò sani e innocenti, peccato è semmai reprimerli (come prova
la punizione della donna nella caccia infernale della novella di Nastagio). Il
contrasto con la concezione ascetica risalta dal confronto con l’exemplum di
Jacopo Passavanti, che pur ispirandosi alle stesse fonti della novella di
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Nastagio presenta un sistema di valori opposti. La conseguenza di questa
concezione naturalistica è che in Boccaccia la donna che nella tradizione
cortese e stilnovistica era un idolo remoto e irraggiungibile e nella tradizione
ascetica era causa e oggetto di peccato diviene oggetto di un desiderio
maschile che deve legittimamente realizzarsi oppure è essa stessa soggetto di
legittimo desiderio.
Ma esaminiamo più da vicino la novella di Nastagio degli Onesti. Questi
appartenente a una nobile e ricca famiglia di Ravenna, dopo la morte del
padre, rimase ricchissimo; egli era innamorato alla follia di una giovane della
famiglia dei Traversari; ma questa era sorda al suo amore; Nastagio faceva di
tutto per conquistarla e spendeva somme enormi con il rischio di ridursi in
povertà senza alcun risultato. I suoi parenti gli consigliarono allora di lasciare
Ravenna per dimenticare quella giovane. Una notte nella pineta di Ravenna,
dove si era ritirato, assistette ad una terribile scena: vide una bellissima donna
nuda, graffiata e sanguinante che correva inseguita da due mastini che la
mordevano e dilaniavano, dietro i cani veniva un cavaliere su un cavallo nero
con uno stocco in mano che urlava e la minacciava di morte. Allora prese un
ramo, pronto a difendere la donna ma il cavaliere gli gridò di non impicciarsi
e dopo si presentò: disse che in vita era stato Guido degli Anastagi e che era
stato perdutamente innamorato di quella donna crudele che aveva rifiutato il
suo amore e per il dolore egli si era suicidato. Dopo un po’ anche la donna era
morta e per la sua crudeltà anche lei era stata condannata all’inferno. Ad
entrambi era stata assegnata questa terribile pena: egli doveva inseguirla,
ucciderla con lo stocco e dopo aprirla, strapparle il cuore e le viscere e darli in
pasto ai cani, dopo lei risorgeva e la scena si ripeteva all’infinito. Il cavaliere
prega pertanto Nastagio di non opporsi alla giustizia di Dio.
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Allora Nastagio ebbe un’idea brillante; invitò per il venerdì successivo, quella
scena si ripeteva ogni venerdì, tutti i suoi parenti e pregò che portassero
anche la famiglia dei Traversari e la giovane da lei amata e promise che poi
non l’avrebbe più molestata. Tutti furono d’accordo. Pranzarono tutti in
allegria e alla fine del pranzo davanti ai loro occhi si
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ripeté la terribile scena sopra descritta, anzi alcuni partecipanti al banchetto
riconobbero i protagonisti dell’orribile scena e tutti rimasero sgomentati e
piangevano di fronte a tanta sofferenza. Chi si spaventò di più fu proprio la
giovane amata da Nastagio che rimase sbigottita e si immaginava gia di essere
anche lei punita in quel modo per il suo comportamento con Nastagio.
Tornata a casa mandò una sua fidata cameriera a casa di Nastagio e gli fece
sapere che aveva cambiato idea e lo invitava a casa sua. Nastagio si recò a
casa di lei e la domenica successiva furono celebrate le nozze e cosi egli
rimase a realizzare il suo sogno e far sua quella donna con la quale poi visse
felice.
Le novelle sono simili per elementi strutturali della storia, ma riflettono due
concezioni diverse dell’amore: nella prima la donna e l’amante sono punite
per aver ceduto alla passione; nella seconda invece la donna è punita in modo
più grave all’inferno, per essersi opposta ad un amore così grande da spingere
l’amante al suicidio. La novella di Boccaccia che non ha intenti moralistici,
intende mettere in evidenza l’astuzia e l’intelligenza di Nastagio che con quel
trucco, riuscì ad ottenere la donna per cui aveva speso tanti soldi e fatto pazzie
inutilmente. A mio avviso il Boccaccio trasformando in modo così plateale
l’exmplum di Passavanti intende anche farne la parodia e scherzare sugli
antichi valori religiosi ormai tramontati.
Passavanti in nome di un’etica rigidamente cristiano-medievale ci propone la
vicenda come exmplum negativo di cedimento al peccato di lussuria che viene
punito. Boccaccio in nome del suo laicismo naturalistico esclude ogni idea di
peccato in relazione all’amore, e propone la stessa vicenda come exmplum dei
diritti delle passioni; egli è l’espressione di una più adulta e sviluppata civiltà
borghese e mercantile che proprio nella celebrazione dell’individuo e dei suoi
20
diritti ha il suo valore fondamentale. È significativo il fatto che la giovane dei
Traversari appartenesse ad un ceto sociale più elevato e anche questo era un
motivo per cui la giovane lo rifiutava. Boccaccio sembra anche voler indicare
un altro concetto, non nuovo per la verità in quanto apparteneva anche allo
stilnovismo: il tramonto della nobiltà di nascita e l’affermazione che gli
uomini nascono originariamente uguali in quanto tutti creati da Dio, sono le
virtù personali e le capacità a differenziare gli individui; Nastagio che riesce
con la sua intelligenza ad ottenere la donna rappresenta la modernità, le nuove
idee, i nuovi rapporti personali e sociali introdotti dalla civiltà urbana.
L’amore è la grande forza che anima l’universo del Decamerone: esso
costituisce il tema centrale di tante novelle e nuove iniziative di molti
personaggi. Non è più “l’amore che muove il sole e le altre stelle” della
Divina Commedia ma una forza che scaturisce dalla natura. In quanto tale è
una forza sana e positiva ed è assurdo e vano frenarla o reprimerla. Anzi
soffocarla è una colpa che può generare sofferenza e morte. Per questo
Boccaccio vede positivamente gli eroi che usano ogni mezzo per raggiungere
il loro fine amoroso e soprattutto guarda con approvazione e sorride allo
sbocciare del desiderio naturale nei giovani. La concezione naturalistica
dell’amore che domina nel Decamerone anticipa quello che sarà propria del
Rinascimento: non a caso Boccaccio sarà un autore molto amato e molto
imitato in quell’età.
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1.6 Boccaccio: Ricciardo Minutolo
L'amore nel Decamerone si presenta nelle più varie forme: può essere nobile
e generoso come quello di Federigo degli Alberighi, può aguzzare
l’intelligenza per il raggiungimento dei propri scopi come
nel caso di
Nastagio degli Onesti, può dare origine alla commedia dei sensi animando
una serie di novelle licenziose fondate sulla beffa e sull’adulterio; per
Boccaccio è sempre Amore e ha i suoi diritti. Esaminiamo con più attenzione,
per restare nel nostro tema una di questa per la precisione la novella di
Ricciardo Minutolo e di Catella (3-6). La novella è ambientata a Napoli
sempre in un ambiente borghese di dame e cavaliere. Ricciardo tra l’altro
sposato con una donna molto bella, è innamorato di Catella, ma non riesce a
farla sua ne soffre. Catella è innamoratissima di suo marito Filippello e n’è
gelosissima, è al corrente dei sentimenti dei desideri di Ricciardo ma lo rifiuta
con sdegno. Ricciardo aguzza l’ingegno e intravede un punto debole nella
difesa della donna: la gelosia. Fa finta perciò di essere passato ad un altro
amore così Catella abbassa la guardia ed entra in dimestichezza con lui
sentendosi al sicuro. Ricciardo le diviene amico e fa leva sulla sua gelosia; la
fa sapere che Filippello molesta sua moglie e che lui è stato messo al corrente
della cosa proprio da questa e se vuole può sorprenderlo andando lei in un
certo bagno pubblico dove sua moglie fisserà un appuntamento falso al marito
così potrà coglierlo sul fatto e rendersi conto di persona. La donna non riesce
a resistere alla sua passione dominante e cade nella trappola ingegnosa.
Catella si reca al bagno dove Ricciardo ha organizzato tutto con la complicità
di una donna e qui in una stanza buia si incontra con Ricciardo pensando
invece di incontrarsi con suo marito Filippello. Anzi decide di stare al gioco
per meglio sbugiardarlo e quindi non parla per non essere riconosciuta dalla
voce e sta al gioco. I due prendono piacere l’uno dell’altra: Ricciardo è
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riuscito così nell’intento di far sua la donna tanta desiderata. Alla fine Catella
decide di sgridare il marito ma ha la sorpresa e scopre la beffa: al posto del
marito con cui pensava di essere stata c’è Ricciardo e lei è stata con lui. Si
adira e vorrebbe gridare ma Ricciardo la fa ragionare e le fa capire che ormai
non c’è più rimedio a quello che è stato anzi si aggraverebbe la sua situazione
aggiungendo uno scandalo che guasterebbe la sua reputazione e il suo onore.
La donna si convince che è meglio così ma freme di rabbia e piange.
Ricciardo la consola, le dice parole affettuose, le fa presente quanta sofferenza
ha patito per lei e quanto ha dovuto fare per poterla amare e che la ama come
nessun altro uomo può aver amato una donna. Catella di fronte a tante prove
d’amore si lascia convincere e si commuove e un po’ alla volta cambia
atteggiamento e così i due diventano amanti e vissero felici e si incontrarono
tante altre volte. Questa è una novella licenziosa che siamo soliti definire
“boccaccesca” per la beffa e le situazioni curiose, per le trovate intelligenti e
ci ricorda, se vogliamo collegare ad un precedente, alla fabula Milesia della
letteratura latina e greca che Boccaccio certamente conosceva. L’argomento
erotico di questa e di altre novelle, ha contribuito nei secoli a creare intorno
al Boccaccio una fama di oscenità.
Al contrario la realtà della carne e del desiderio sensuale essendo considerati
come manifestazione di una forza di natura fondamentalmente spontanea e
innocente, è sempre considerata dal Boccaccio con occhio sereno e sgombro
di malizia. Egli non indugia mai nella descrizione di situazioni erotiche con
malsana curiosità, né insiste su particolari crudi, ma passa accanto a questa
realtà senza soffermarsi eccessivamente, accennandovi in modo rapido e
valendole di sorridenti metafore. Pertanto non vi è mai in lui grossolana
oscenità: pur manifestando un contegno di aperta disponibilità nei confronti
della vita e dal sesso, anche negli aspetti più materiali, egli sa mantenere un
23
superiore distacco, equilibrio anche di fronte alle situazioni più audaci. Il tema
vero di questo racconto non è la vicenda erotica su cui l’autore passa
velocemente, il centro del racconto è l’astuzia di Ricciardo che si trova di
fronte ad un situazione senza speranza: la donna non lo gradisce, il suo
corteggiamento è inutile, un altro avrebbe rinunciato ma Ricciardo riesce a
trovare una fessura attraverso la quale, sia pure con l’inganno potrà farsi
breccia nel cuore della donna; intravede nella sua gelosia una debolezza da
sfruttare per realizzare i suoi scopi. Il boccaccio guarda con sorridente
simpatia questo personaggio, lascia il giudizio morale al lettore se vorrà farlo
ma anche questo colpito dall’astuzia e dalla trovata del protagonista se ne
dimentica.
2. APPLICAZIONE DIDATTICA
Motivazione
A differenza del tema musicale, sempre ben riconoscibile e ben segmentato, il
tema letterario è in un’entità molto fluida. Chiariamo innanzitutto che non
coincide con il soggetto di un’opera, e che consideriamo esemplificato da
essa. È dunque il prodotto di una lettura e di un’interpretazione, una
tematizzazione e quindi un processo soggettivo.
La scelta di svolgere un percorso tematico sull’amore in alcune opere
letterarie risponde a diversi molteplici motivi. Fra i più importanti vi è
sicuramente quello che una scelta metodologica di questo tipo, consente di
analizzare l’evoluzione di un tema che è stato ricorrente in molteplice opere
letterarie di tutti i tempi. Scegliere in approccio tematico offre inoltre la
possibilità di conoscere e affrontare autori e opere che spesso vengono
tralasciati per mancanza di tempo.
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Queste motivazione sono tante più vere se applicate allo studio dell’italiano
nel biennio dove gli obiettivi fondamentali è quello di avvicinare gli studenti
ad un numero sempre maggiore di autori attraverso l’allargamento del canone,
sia dal punto di vista temporale, che da quello spaziale.
Questo percorso didattico vuole far conoscere agli studenti autori importanti,
ma spesso trascurati come Passavanti, per poter congiungere con altri autori,
favorire confronti, contribuire ed articolare differenze e somiglianze fra opere
e manifestazioni letterarie.
Se il tema dell’amore è unico, una cosa è l’amore stilnovistico in Dante,
un’altra l’amore naturale di Boccaccio.
Il percorso tenderà a seguire una didattica prevalentemente frontale
nell’esposizione teorica dei temi, dell’ideologia degli autori e della visione
globale delle opere.
Gli alunni saranno chiamati a partecipare più attivamente all’analisi tematica
dei brani che saranno letti in classe: saranno loro infatti a individuare, guidati
dall’insegnante, le caratteristiche tematiche fondamentali. Tale attività sarà
svolta sia in modo individuale che di gruppo, affinché il confronto risulti un
momento importante nella costruzione anche critica del sapere disciplinare.
Collocazione didattica
Il percorso tematico è stato pensato per una classe seconda di un Istituto
tecnico.
Il modulo verrà sviluppato a metà del primo Quadrimestre.
Prerequisiti
Conoscere la personalità degli autori, le vicende biografiche, il pensiero
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Competenza nella lettura, comprensione, analisi e sintesi, interpretazione dei
testi letterari narrativi.
Conoscenze
Conoscenze la struttura delle opere: tempo, luogo, personaggi.
Dare il senso della complessità dell’opera attraverso indagini mirate di ordine
tematico, possibilmente agganciandole a problemi e questioni di attualità,
oppure suggerendone possibili letture.
Competenze
Migliorare la padronanza linguistica nell’esposizione orale e scritta, con
particolari riguardo alla produzione di analisi e commenti dei testi letterari in
prosa e in poesia.
Capacità
Potenziare le capacità di collegamento pluridisciplinare fra conoscenze
storiche, letterarie e artistiche.
Sviluppare il senso critico dello studente e formare le sue capacità
interpretative, al fine di arrivare alla formulazione di un giudizio fondato su
un’interpretazione storico-critica senza tuttavia escludere il gusto e le
propensioni personali dello studente.
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3.
ARTICOLAZIONI
DEI
CONTENUTI
DELLE
ATTIVITÀ
DIDATTICHE
1a lezione (2 ore)
Attraverso una lezione frontale l'insegnante introduce il tema amoroso,
facendo un excursus storico di come questa tematica ha subito un evoluzione
e di come è stato trattato e concepito da autori dello stesso periodo letterario.
Questo sentimento è stato proposto dalla letteratura di tutti i tempi, il più
lirico, il più celebrato dei sentimenti umani si manifesta in forme assai
differenti, toccando vette di passionalità esasperata e tragica.
Viene letto e analizzato il canto V dell’inferno, dove emerge la storia di Paolo
e Francesca, l’insegnante spiega ai ragazzi la loro storia d’amore e la loro
tragica fine nell’inferno, attraverso un analisi riavvicinati di alcuni passi del
canto, fa capire ai ragazzi il superamento da parte dell’autore dell’amore
cortese, inteso come passione terrena per arrivare nel paradiso ad una
concezione dell’amore particolarmente elevato che finisce con l’identificarsi
con l’amore di Dio per cui non può non condannare i due peccatori.
Il docente fa un’ampia digressione per spiegare ai ragazzi la teoria del dolce
stilnovo.
Il Dolce stil novo iniziato dal poeta bolognese Guido Guinizelli, sviluppato tra
la fine del duecento e l’inzio del trecento da un gruppo di poeti fiorentini (tra i
quali i più insigni furono Guido Cavalcanti e Dante), il movimento poetico del
Dolce stil novo, così definito da Dante stesso nel canto XXIV del purgatorio,
vuole differenziarsi dalle altre correnti letterarie del tempo per una più diretta
ispirazione d’amore, per una maggiore capacità di penetrare nel significato di
questo sentimento nelle sue implicazioni psicologiche e nelle sue
manifestazioni emotive, per esprimerlo più compiutamente nel piano poetico.
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L’insegnante fa capire ai ragazzi che gli stilnovisti si rifacevano alla lirica
cortese dei provenzali, dai quali traevano l’immagine della donna come figura
angelica, fautrice dell’elevazione spirituale dell’amante. Essi però posero a
fondamento della loro poesia un pensiero più complesso ed articolato,
influenzato dalla ricerca filosofica e teologica del tempo scorgendo nella
bellezza e nella virtù della donna la manifestazione della perfezione divina.
Dopo un breve visione storico-letteraria l’insegnante riporta l’interesse dei
ragazzi sul discorso di Francesca. Dante chiede come si sia manifestato il
reciproco sentimento d’amore, come si sono accorti che entrambi erano
innamorati uno dell’altro. Francesca risponde che l’amore è nato mentre
leggevano un romanzo cortese (la storia di Lancillotto del lago e della regina
Ginevra moglie di re Artù).
L’insegnante spiega ai ragazzi come e dove sono nati tali romanzi e parla del
ciclo bretone della tavola rotonda e del mitico re Artù.
Il docente chiude la spiegazione esaminando ed evidenziando lo stato d’animo
del poeta, che pur essendo commosso dalla tragica storia dei due amanti, non
può non condannarli, perché egli nella sua visione ha superato l’amore cortese
inteso come passione terrena per arrivare ad una concezione dell’amore
elevato che finisce con l’identificarsi con l’amore di Dio per cui non può che
non condannare i due peccatori. Viene commentata la loro pena e
l’applicazione della legge del contrappasso.
A fine lezione l’insegnante apre un breve dibattito con gli alunni, ascoltando
le loro considerazioni, cerca di far riflettere i ragazzi sul valore educativo
dell’opera.
A conclusione della lezione, dopo aver ascoltato verbalmente i ragazzi,
propone un elaborato scritto.
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Tema: Dopo aver narrato la tragica storia di Paolo e Francesca, metti in
evidenza l’atteggiamento di Dante nei confronti dei due cognati, e spiega
perché li condanna nell’inferno.
2a lezione (2 ore)
Dopo l’analisi del dramma interiore di Francesca personaggio dantesco
l’insegnante continua la trattazione della tematica amorosa analizzando il
racconto di Jacopo Passavanti, parla dell’autore e delle sue opere, e
soprattutto evidenza l’intento poetico dello stesso. L’autore attraverso le sue
narrazioni intende persuadere la gente in maniera più incisa senza nessuna
commozione ad astenersi dal peccato per non incorrere dopo la morte nei
rigori di una giustizia divina.
L’insegnante legge e commenta il Carbonaio di Niversa, focalizza l’interesse
dei ragazzi sulla descrizione delle pene subite dagli amanti, avvalendosi
dell’immagine rappresentata sul libro di Botticelli.
Sottolinea successivamente il fine educativo dell’esempio dell’autore.
L’autore insiste molto sull’atrocità delle pene per distogliere dal peccato
d’adulterio e di lussuria gli ascoltatori delle sue prediche, stimolando nello
stesso tempo la loro fantasia.
Dopo aver presentato letto e commentato l’opera l’insegnante evidenzia ai
ragazzi le analogie con l’opera precedente.
Al termine delle due ore è previsto un momento di confronto e di dibattito in
merito ai diversi profili emersi.
3a lezione (2ore)
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L’insegnante attraverso un’ampia digressione riprende la tematica dell’amore
adultero, com’era visto e punito nel medioevo, e introduce la lettura e l’analisi
delle novelle di Boccaccio: Nastagio degli onesti e Ricciardo Minutolo.
Successivamente spiega ai ragazzi la concezione naturalistica dell’amore:
l’amore e il sesso nella novella di boccaccio sono fatti naturali perciò sani e
innocenti. Il poeta pur traendo spunto dallo stesse fonti del Passavanti
presenta valori diversi.
La novella del boccaccio trasforma l’opera in modo plateale, intende
scherzare sugli antichi valori religiosi tramontati
L’opera si presenta come un esempio dei diritti delle passioni, e i protagonisti
sono personaggi attivi, capaci di modificare con le loro virtù lo svolgersi degli
eventi.
L’insegnante continua la spiegazione parlando ai ragazzi della novella di
Boccaccio “Nastagio degli Onesti” dello stile dell’autore e della struttura
narrativa. Il racconto dal punto di vista strutturale si presenta nello svolgersi
in parallelo di due vicende: una reale e l’altra fantastica e come se fosse un
racconto nel racconto.
Nella vicenda reale si verifica un ribaltamento e la soluzione è diversa: la
Traversaro si arrende all’amore, e alla situazione iniziale di un amore non
corrisposto segue la situazione finale dell’amore corrisposto.
Al termine della lezione viene proposto ai ragazzi un questionario sul testo a
risposta multipla.
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4. STRUMENTI DI VERIFICA E CRITERI DI VALUTAZIONE
Posto che la verifica dell’apprendimento e anche verifica dell’insegnamento,
accertamento da parte dell’insegnante del suo metodo di lavoro, esso si
intenderà dislocato su due piani:
1.
accertamenti dei livelli di conoscenza conseguiti;
2.
accertamento delle abilità strumentali e delle capacità critiche realizzate.
Tale valutazione sarà effettuata ricorrendo ai vari strumenti: prove
semistrutturate e strutturate in cui le risposte dovranno essere formulate dagli
alunni. Prove tradizionali: tema ed interrogazione orale, colloqui quotidiani
per mantenere i discenti in interazione con il docente per realizzare eventuali
interventi correttivi. Durante il dialogo l’insegnante guidando opportunamente
gli allievi accerterà l’esistenza dei seguenti requisiti:
٧ capacità di comprendere e decodificare il contenuto del testo proposto;
٧ capacità di collegare il testo nel genere di appartenenza, cogliendo i significati
specifici;
٧ capacità di valutare e approfondire il testo criticamente;
٧ capacità di cogliere il messaggio trasmesso dal testo;
٧ capacità di organizzare logicamente i contenuti esponendoli in forma
ortograficamente e sintatticamente corretta;
٧ capacità di utilizzare un lessico appropriato e specifico.
A favore del criterio di trasparenza della didattica si porta a conoscenza degli
alunni i criteri di correzione e valutazione chiarendo esplicitamente gli
obiettivi didattici delle varie prove e le finalità educative a cui tali obiettivi
rinviano. Per la verifica scritta di tipo tradizionale, si terrà conto dei seguenti
elementi:
٧ rispondenza tra la proposta e lo svolgimento;
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٧ correttezza formale della scrittura sia in ordine all’ortografia che all’amorfosintassi, alla punteggiatura e alla proprietà lessicale;
٧ organicità dello sviluppo dell’argomento;
٧ consequenzialità nello svolgimento delle argomentazioni;
٧ ricchezza del contenuto intesa come l’insieme delle nozioni e delle
informazioni che gli allievi mostrano di conoscere;
٧ originalità nella trattazione dell’argomento, intesa sia come capacità degli
alunni di rielaborare in modo personale i dati, sia come capacità di giungere,
in base ad essi a considerazioni o conclusioni di carattere personale.
A conclusione del percorso didattico, dopo avere ascoltato verbalmente i
ragazzi durante la lezioni il docente propone i seguenti elaborati scritti.
Tema: dopo aver narrato la tragica vicenda di Paolo e Francesca, metti in
evidenza l’atteggiamento di Dante nei confronti dei due cognati, e spiega
perché li condanna all’Inferno.
Tema: Quale messaggio di natura morale l’autore ha affidato al racconto?
(Passavanti Il Carbonaio di Niversa).
Ad integrazione e completamento della verifica per dare la possibilità di
recupero agli alunni poco abili nell’espressione scritta, vengono proposte la
seguente prove semistrutturata a risposta aperta, la risposta deve essere
compresa tra sei e otto righe e strutturata (vero-falso).
٧ chi sono i dannati che Dante incontra nel secondo cerchio dei lussuriosi?
٧ Che cos’è la legge del contrappasso e come viene applicata nel secondo
cerchio?
٧ Racconta la vicenda di Paolo e Francesca.
٧ Spiega il significato del verso “Amor ch’a nullo amato amor perdona”;
٧ In che modo Paolo e Francesca scoprono i reciproci sentimenti?
32
٧ La sintesi di alcuni contenuti sarà predisposta attraverso una prova strutturata
(vero- falso);
٧ L’atmosfera della caccia infernale nella novella di Boccaccio ha lo scopo di
creare orrore;
٧ La Traversaro è riluttante all’amore perché si ritiene più nobile di Nastagio;
٧ La visione soprannaturale si verifica ogni notte nella pineta;
٧ La punizione infernale impaurisce la donna e la fa cedere all’amore;
٧ Il racconto di guido degli Anastagi e il racconto di Nastagio sono identici.
La correzione del questionario avverrà con la seguente scheda di valutazione:
quesito n° …
risposta esauriente ben articolata e corretta nella forma
Punti
1
risposta non completa e/o espressa con terminologia
Punti
impropria
0,75
risposta errata concettualmente e/o scorretta nella forma
Punti
0,50
Bibliografia
Seconda Parte
•Guido Baldi – S. Giussi – M. Mazzetti – G. Zaccaria, Dal testo alla storia dalla
storia al testo, Ed. PARAVIA;
•N. Spegno, Dante: Divina Commedia, Ed. NUOVA ITALIA;
•Luperini – Cataldi – Marchiani – Marchese – Donnarumma, La scrittura e
l’interpretazne storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della
civiltà europea, Ed. PALUMBO;
33
•N. Spegno, Letteratura italiana storia e testi, Ed. RICCIARDI;
•L. Russo, Letture critiche del Decamerone, Ed. LATERZA;
•C. Segre, La novella di Nastagio degli Onesti, Ed. EINAUDI.
34