La gang dei bulli - Fantasio Festival

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La gang dei bulli - Fantasio Festival
La gang dei bulli di Chiara Ter ranova M
M ARTEDI’, ore 7 del mattino. Non ho alcuna voglia di alzarmi e andare a scuola. Ma devo, altrimenti mio padre potrebbe dar di matto. Evidentemente ai miei genitori interessa solo se vado a scuola, insomma, se mi tolgo un po’ dai piedi. Sono figlio unico, mio padre è un banchiere che lavora sempre e credo che di noi gliene importi molto. Mia madre, con la scusa che va lui a lavorare, se ne sta tutto il giorno sul divano o esce a fare acquisti. In altre parole, a nessuno dei due piace occuparsi di me. Beh, occuparsi è un termine un po’ forte. Ormai, ho già 16 anni e passo più tempo fuori di casa che dentro. Per fortuna, a scuola, sono uno dei “duri”; praticamente sono io che ho fondato la mitica “Gang dei Bulli”, come ci chiamano a scuola. Siamo io, James, Mark, Joey e Chris. E’ martedì e stamattina ci il programma prevede matematica, biologia, storia, inglese e ginnastica. Una noia mortale! Penso che a biologia mi farò sbattere fuori e andrò a farmi un giro durante l’ora di storia. Ho sempre fatto così: quando c’è una materia che non mi va a genio, preferisco evitarla in qualsiasi modo, piuttosto che sopportarla. Durante l’intervallo però mi sono accorto di aver dimenticato la merenda, così mi sono avvicinato ad uno dei primini e gli ho detto: “Sgancia il panino, marmocchio!” e quello si è talmente messo paura che non ha potuto far altro che darmelo. Ma era un panino al formaggio, e a me proprio non piace, così l’ho buttato nel cestino, sotto gli occhi quasi in lacrime del ragazzino. Forte, vero?
E’ sempre così. Perché sprecare soldi per comprare tutto ciò che serve, se si può fregare gli altri e avere tutto gratis? Sono ormai 5 anni che faccio così. All’inizio dovevo rubare gli oggetti e basta, perché ero troppo piccolo per minacciare qualcuno, ma ora è diverso. Gli altri della “Gang dei Bulli” seguono il mio esempio! Già, sono io il leader! Non è che vogliamo diventare criminali, ma dobbiamo pur arrangiarci se vogliamo qualcosa di meglio di quello che hanno gli altri! Così, dopo aver abilmente saltato due ore della mattinata, all’una mi sono trovato fuori con gli altri. In strada ho visto un ragazzino della nostra scuola aiutare una donna che spingeva un passeggino. L’aiutava a portare le borse della spesa. La prima cosa che ho pensato è stata: “Pappamolla!”. Noi non faremmo mai una cosa simile: è troppo da bravi ragazzi! Alla sera io e il resto della gang siamo andati a farci una pizza poi ci di corsa in disco dove ci siamo scatenati. Mancava un’ora a mezzanotte ed esausti abbiamo deciso di tornarcene a casa. Dato che Joey, Mark e Chris abitano vicini, se ne sono andati insieme, così siamo rimasti solo io e James. Lui, mezzo ubriaco, mi fa: “Senti, io torno dentro a ballare. Voglio stare qui almeno fino a mezzanotte, giusto per far arrabbiare mio padre.” Ho alzato le spalle e l’ho lasciato dirigendomi verso casa. Ma lungo il tragitto ho incrociato una coppia di amici, Peter e Sarah, che facevano le corse in macchina. Istintivamente sono salito sulla Astra di Peter, sul sedile anteriore. Dopo esserci divertiti per un po’ a sterzare all’ultimo momento di fronte alle altre macchine, Sarah ha detto: “Ho un gioco nuovo: dobbiamo stare davanti ad una macchina; quando c’è lo spazio sufficiente per un’inversione ad U la si fa e si va contro l’altra macchina”. L’abbiamo trovata un’idea grandiosa. Quando Peter ha invertito prendendo velocità, l’auto è sbandata e io non ho più visto niente.
Tre giorni dopo mi sono risvegliato in ospedale, con mio padre e mia madre lì vicino, che mi osservavano. Appena ho aperto gli occhi si sono messi a gridare dalla gioia, finché non è arrivata un’infermiera a dirgli di smetterla. Non lo sopportavo di vederli lì, a compatirmi, così ho “gentilmente “ detto loro di andare a prendersi un caffè. Dopodiché, con un estremo sforzo, ho preso il telefono e ho chiamato gli altri della gang, dicendogli di venirmi a trovare ma loro hanno risposto che non potevano, usando le scuse più disparate: compiti (anche se noi non li facciamo mai!), piscina, palestra, punizioni. Le stesse risposte me le hanno date per le due settimane che sono rimasto in ospedale. Giorno dopo giorno nessuno veniva a vedere come stavo. Solo i miei genitori non mancavano mai. Ho cominciato a pensare che quelli della gang non fossero poi così amici. Quando sono stato dimesso ho avuto alcune sedute con uno psicologo, al quale ho praticamente raccontato la mia vita. Lui mi ha aiutato a capire che Joey, Mark, Chris e James erano miei amici solo per interesse. Una volta tornato a scuola ho fatto loro un bel discorsetto e a mensa sono andato a sedermi con i “bravi”. Ora studio, vado d’accordo con i miei genitori, sono felice e sto con persone affidabili. Ieri, nell’interrogazione di storia, ho preso il primo “7” della mia vita. Chiara Terranova Nata a Sanremo nel 1993