consiglio generale della cisl sarda

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consiglio generale della cisl sarda
CONSIGLIO GENERALE
DELLA CISL SARDA
Relazione di Oriana Putzolu
SEGRETARIO GENERALE
CISL SARDA
Cagliari - Salone “Sechi” - 24 marzo 2015
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Sono almeno tre le ragioni che attribuiscono all’odierno Consiglio generale una speciale valenza: 1) Il momento politico-sindacale della Sardegna; 2) gli argomenti all’ordine del giorno incentrati prevalentemente sul problemi del fisco e il varo ufficiale, almeno nella nostra regione,
della macchina organizzativa per la raccolta di firme a sostegno del progetto di legge di iniziativa popolare denominata “ Per un fisco più equo e giusto”; 3) l’integrazione massima della
CISL sarda con le iniziative della CISL confederale.
1. IL MOMENTO POLITICO-SINDACALE DELLA SARDEGNA.
Venerdì 20 marzo, la CISL ha partecipato all’incontro dei sindacati confederali con la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, in visita in Sardegna. Alla terza carica dello Stato
abbiamo rappresentato i ben noti problemi della nostra terra: trasporti, energia, ambiente, industria, vertenze aperte, agroindustria, turismo, telecomunicazioni, insularità, ammortizzatori sociali, scuola e formazione, burocrazia, riforme,etc. La nostra valutazione politica, esplicitata con
molta chiarezza anche davanti al Presidente del Consiglio regionale, è la seguente: “Lo Stato si
sta ritirando dall’isola; giorno dopo giorno abbandona, taglia, riduce la sua presenza nei territori. Sui problemi generali del lavoro procede a due velocità, a seconda delle regioni interessate: con quelle politicamente forti (lascio a voi dare il significato più appropriato all’aggettivo
“forte”), il Governo sprinta; con quelle deboli usa marce basse. Con la Sardegna rallenta, rinvia, traccheggia, ignorando un fatto che a noi sta principalmente a cuore: la storia umana, sociale, familiare dei lavoratori in attesa di risposte. I più fortunati dei quali attendono il sussidio
INPS anche da 14 mesi; i meno fortunati non hanno neppure quello.
L’incontro con la Presidente Boldrini, utile per estendere e sollevare il livello degli interlocutori
istituzionali ai quali comunicare la grave situazione dell’isola, non mette la sordina alla nostra
protesta, né può rallentarla. Semmai ci impone una forte accelerazione sindacale aperta su tutti
i fronti, cercando in ogni modo possibile di chiudere positivamente le principali vertenze aperte
e nel contempo mettere sotto pressione una Giunta ragionieristica e tartaruga perché risolva le
principali diseconomie strutturali. Anche alla Presidente della Camera abbiamo ribadito l’urgenza di una dotazione infrastrutturale adeguata ai tempi e alla necessità di mettere l’isola in
condizioni di stare in modo concorrenziale sul mercato. Questa dotazione infrastrutturale non solo produce effetti congiunturali di sostegno della domanda, ma ne determina di duraturi sulla
crescita della regione, per la capacità di sostenere la competitività del sistema produttivo e migliorare la qualità della vita della collettività.
I dati, come tutti sappiamo, rilevano che la Sardegna dispone, di una dotazione infrastrutturale,
espressa come media di una serie di indicatori relativi alle infrastrutture economiche e sociali,
inferiore del 47,1% al dato di media dell'Italia. La Sardegna presenta per tutte le categorie
valori inferiori al dato medio del Paese, ad eccezione dei porti e degli aeroporti ed i bacini di
utenza ad essi relativi in ragione della particolare conformazione geografica della regione.
L’indicatore dei porti si attesta a 83,9 e quello degli aeroporti a 86,4. Fra le varie voci il risultato peggiore lo registra la rete ferroviaria, che con un indicatore pari al 17,4 evidenzia un
GAP di 82,6 punti percentuali con la media del territorio nazionale.
La Giunta deve sfornare progetti in questa direzione e soprattutto un’idea di come intende far
rinascere questa Regione.
2.
GLI ARGOMENTI ALL’ORDINE DEL GIORNO INCENTRATI PREVALENTEMENTE SUI PROBLEMI DEL FISCO E IL
VARO UFFICIALE, ALMENO NELLA NOSTRA REGIONE, DELLA MACCHINA ORGANIZZATIVA PER LA RACCOLTA
DI FIRME A SOSTEGNO DEL PROGETTO DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE DENOMINATA “PER UN FISCO PIÙ
EQUO E GIUSTO”.
La presenza di Maurizio Petriccioli mi dispensa dal parlare degli aspetti generali del fisco e
della campagna che la CISL nazionale ha fatto partire con il progetto di legge di iniziativa
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popolare. A questo proposito dico che la CISL sarda saprà mobilitarsi adeguatamente a livello
regionale e nei territori. Ma su alcuni aspetti locali non posso non condividere alcune riflessioni.
a) Il rapporto CISL in cartella ci presenta un reddito complessivo valido ai fini IRPEF leggermente più elevato di quello riferito al campione nazionale (+circa 340 €) compensato da
un’imposta lorda più alta. Considerate tutte le principali voci IRPEF, alla fine, tra l’imposta
media sarda e l’imposta media nazionale la differenza è minima. Tuttavia ci sono quattro
voci specifiche che ci fanno capire come in realtà la situazione è sostanzialmente diversa da
come la presentano i dati presi per medie. Infatti, se si vanno a vedere quelle relative agli
oneri deducibili (-47,0 %), detraibili (-16.9 %) e per il recupero edilizio (-57,9 %), si può
notare che la differenza è notevolissima. Questo indica una capacità di spesa e quindi del
relativo recupero fiscale che differenzia molto i cittadini sardi da quelli delle altre regioni;
e che sottintende evidentemente una dotazione non di tipo reddituale ma patrimoniale ben
diversa e assolutamente a sfavore degli isolani. La quarta voce significativa è quello relativa alle detrazioni per i familiari fiscalmente a carico (+19,6 %), anche qui molto discostata
dalla media. Si tratta di una condizione quella dei familiari a carico che è conseguenza di
un dato non reddituale in senso stretto, ma che sappiamo avere dei valori ben diversi dalle
medie nazionali: la percentuale di disoccupazione giovanile. Questa condizione rende ovviamente molto diverso il peso di un reddito che, da un lato potrà anche essere prossimo alla media nazionale, ma che sicuramente dall’altro deve coprire un carico di esigenze di
mantenimento delle famiglie (intese come nucleo) ben maggiore.
b) Le addizionali comunali e regionali IRPEF in Sardegna sono più basse rispetto a quelle nazionali. Nel 2013 media comunale sarda € 95; media comunale nazionale € 117; media regionale Sardegna € 253, media nazionale regionale € 298. Questi numeri sono solo apparentemente positivi: infatti, non si tiene conto degli alti costi che i sardi pagano per i trasporti, per l’energia, per i disservizi vari, per i ritardi negli spostamenti da una zona all’altra.
c) È vero che i contribuenti più tartassati sono quelli lombardi: ogni abitante di quella regione
versa all’erario e ai livelli di Governo locale in media € 11.386. La nostra regione in questa
classifica occupa il 15mo posto con € 6.358 per residente (di cui € 5.401 allo Stato; € 513
alla Regione, € 444 alle amministrazioni locali). Se si osserva attentamente la graduatoria
nazionale, risulta evidente che in genere c’è corrispondenza tra gettito fiscale, livello di
reddito e quantità/qualità dei servizi offerti.
d) I sardi, in un contesto di economia debole, hanno dovuto fare i conti con una serie di rincari
di numerose voci di spesa. Negli ultimi 10 anni – cito dati nazionali – a fronte di un aumento
dell’inflazione del 20,5%, l’acqua è aumentata del 79,5%, i rifiuti del 70,8%, l’energia elettrica del 48,2%, i trasporti ferroviari 46,3%, gas 42,9%, trasporti urbani 41,6%, i servizi
postali del 27,9%. L’unico risparmio nei servizi telefoni- 15,8%.
Singolare la situazione dei rifiuti e della relativa tassazione nell’isola. Diminuisce la quantità
prodotta, ma non calano le tariffe. Il 15° Rapporto regionale, redatto dalla sezione regionale del Catasto dei rifiuti dell'ARPAS, con la collaborazione degli Osservatori provinciali dei
rifiuti e dell'Assessorato della difesa dell'ambiente della Regione, presentato nei giorni scorsi, colloca la Sardegna all'8° posto su scala nazionale, grazie al 51% di raccolta differenziata. Quasi 9 punti sopra la media nazionale e molto al di sopra della media delle regioni
del Sud (28,9%) e del Centro (36,3%), la Sardegna si attesta su livelli comparabili con alcune regioni del Nord Italia, come Emilia Romagna (53%) e Lombardia (53,3%), ma ancora
distante dal risultato del Veneto e del Trentino Alto Adige (entrambe al 64,6%). Diminuisce
la produzione di rifiuti, ma esiste una grande disparità tra i comuni, nella raccolta di differenziata, che oscilla tra il 75% e il 20%. Per raggiungere l'obiettivo del 65% – ha aggiunto
l'Assessore – deve migliorare la raccolta nei grossi centri e dei comuni costieri.
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La situazione descritta nel rapporto, relativa al 2013, evidenzia un calo del quantitativo totale dei rifiuti raccolti sul territorio regionale e in particolare una diminuzione dei rifiuti a
smaltimento. Lieve incremento del livello della raccolta differenziata, che raggiunge il
50,9%, e lieve aumento, dopo l'inversione di tendenza del 2012, del totale dei rifiuti differenziati raccolti, grazie anche all'avvio a regime di raccolte ad alta efficienza in alcuni comuni di impatto rilevante. L'aggiunta di una nuova linea di compostaggio in esercizio, e la
messa a regime delle linee attivate nel 2012, ha consentito il pressoché totale recupero della frazione organica da raccolta differenziata. Si rileva una consistente diminuzione della
quantità dei rifiuti mandati direttamente a discarica senza pretrattamento. Nonostante tutta
questa positività, la tassa rifiuti aumenta.
e) Tra il 2010 e il 2014 sono aumentate le tasse locali, ma si sono fermati stipendi, pensioni e
PIL diminuito. Le buste paga sono diventate più leggere a causa dell’aumento delle addizionali comunali e regionali IRPEF, cresciute mediamente – a livello nazionale – del 30 %. Tra i
più colpiti pensionati (+34%) e operai (+36%).
Il Centro studi di Confindustria ha calcolato che il PIL italiano è crollato del 9,1% rispetto al
picco registrato nel 2007, per recuperare solo la metà di questa riduzione si dovrà attendere il 2019. Secondo uno studio un pensionato con un assegno di 1000 euro/mese, tra il
2010 e il 2014 ha subito un aggravio medio di € 85 (34%).
f) Tra il 2007 e il 2013 i consumi, al netto dell’inflazione, sono diminuiti del 13%, che equivalgono a una diminuzione della spesa familiare, pari quasi € 5500.
3. L’INTEGRAZIONE MASSIMA DELLA CISL SARDA CON LE INIZIATIVE DELLA CISL CONFEDERALE
Ritengo che questo progetto di legge dovrà avere qui in Sardegna una triplice valenza:
- centrare l’obiettivo di spingere il Governo ad adottare una riforma del sistema fiscale per
far crescere il Paese, sostenendo il lavoro e i consumi; dare più risorse a chi lavora, ai pensionati e alle aree sociali medio basse; garantire i servizi ai cittadini, senza ricorrere all'aumento della fiscalità locale; valorizzare la lotta all'evasione fiscale a livello nazionale e locale; realizzare una grande operazione redistributiva di ricchezza e di reddito a favore
delle aree sociali medio - basse per correggere la crescita esponenziale delle diseguaglianze registrate negli ultimi 15 anni.
- rilanciare a tutto campo le vertenze territoriali. Dobbiamo essere convincenti e persuasi che
in questa proposta di iniziativa popolare ci sono anche le risposte alle emergenze locali.
Dobbiamo essere bravi non solo a coinvolgere lavoratori, le lavoratrici e i cittadini, ma anche realizzare le opportune alleanze con la società civile, i partiti e le istituzioni per concretizzare gli obiettivi contenuti nelle proposte.
- la proposta di legge di iniziativa popolare fatta dalla CISL deve avere ricadute anche in
Sardegna. Cioè deve vedere impegnato il sindacato a chiedere conto alla Regione e ai
Comuni di quanto si fa per non aggiungere nuovi balzelli e tasse ai cittadini. La politica tariffaria della regione non può imitare quella del governo centrale che cerca di ridurre le
spese togliendo e tagliando risorse alle regioni e ai comuni, in una catena di tagli che si riflettono negativamente sugli anelli più deboli – cittadini, lavoratori, pensionati, giovani e
anziani non autosufficienti – di una catena che non ha più come obiettivo solidarietà e sussidiarietà, ma la quadratura dei conti. La politica degli investimenti, che sta tanta a cuore alla Giunta, ma anche al sindacato, non contrasta con il potenziamento dei servizi sociali, di
sostegno al lavoro (politiche per l’impiego) e col mantenimento di alti standard qualitativi
nella sanità e nell’assistenza.
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