Profili occupazionali, competenze e percorsi formativi del patrimonio

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Profili occupazionali, competenze e percorsi formativi del patrimonio
Profili occupazionali, competenze e percorsi
formativi del patrimonio culturale
Riflessioni e confronti per l’analisi dei fabbisogni professionali per il settore dei Beni
e delle Attività Culturali
di Giulio Beronia
Il 19 settembre 2008 si è svolto un seminario informativo del Progetto
Professioni e mestieri per il Patrimonio Culturale. Il Progetto promosso dalla
Regione Lombardia con altre sette Regioni - Abruzzo, Calabria, EmiliaRomagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di
Bolzano – lavora sul tema strategico delle competenze e delle professionalità
per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali
In occasione di questo evento sono stati presentati i primi risultati delle
ricerche svolte nello corso del progetto sull’evoluzione dell’occupazione
specialistica e dell’offerta formativa nelle professioni culturali in Italia:
La possibilità di partecipare a questo seminario è stata un’occasione
importante di confronto per poter confrontare gli stimoli e le riflessioni che
questo seminario ha generato con la lettura degli elementi emersi attraverso
l’indagine del Polo Formativo per i Beni Culturali nella Regione Lazio
sull’analisi dei fabbisogni professionali nel settore (Ricerca1).
Confrontare e definire i punti di vista che emergono dalle due ricerche
permette di avvalorare i risultati ottenuti e di tentare una lettura più ampia e
completa possibile. I dati elaborati dalla ricerca finanziata con il FSE e gestita
dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale con il coordinamento della
Regione Lombardia permette di visionare uno “spaccato” nazionale piuttosto
consistente nonché di confrontare e integrare gli elementi quantitativi rilevati
con le esplorazioni qualitative condotte dalla Ricerca1 del Polo Formativo per
i Beni e le Attività Culturali della Regione Lazio (da qui denominato
sinteticamente “POLO”).
Per ulteriori informazioni sul Progetto “Professioni e mestieri per il patrimonio culturale”
coordinato dalla Regione Lombardia, finanziato attraverso il FSE si veda il sito web
http://www.mestiericultura.it/
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IL FABBISOGNO PROFESSIONALE
Il Progetto Professioni e mestieri per il Patrimonio Culturale coordinato dalla
Regione Lombardia ha individuato e riordinato alcune professionalità tra
quelle esistenti nel settore, elaborando linee guida per i percorsi formativi da
realizzare a seguire nelle regioni partner. Il piano di lavoro ha previsto una
complessa indagine sul mercato del lavoro e una ricognizione “critica”
dell’offerta formativa nelle Regioni partecipanti puntando alla definizione di
standard qualitativi unitari e condivisi da proporre alle altre Regioni e in sede
di Conferenza Stato-Regioni.
Il raggiungimento dei difficili obiettivi preposti dal Progetto hanno coinvolto
nello sviluppo dello stesso diversi attori di riferimento, tra cui funzionari della
“formazione professionale” e dei “beni culturali” delle Regioni e della
Provincia autonoma aderenti; docenti e ricercatori universitari esperti in
materia di valorizzazione dei beni culturali; professionisti, tecnici e operatori
del settore culturale; rappresentanti di agenzie formative ed esperti di
formazione; rappresentanti delle associazioni professionali e delle parti sociali
interessate alle tematiche trattate. L’indagine è stata effettuata per mezzo di
400 interviste telefoniche, definite attraverso un campionamento qualitativo,
con il coinvolgimento di 116 imprese edili specializzate nel settore dei Beni e
delle Attività Culturali.
Accanto a queste rilevazioni è stata compiuta un’analisi on desk sul mercato di
riferimento che ha verificato l’andamento delle dinamiche di domanda e
offerta di lavoro e la struttura dei soggetti che partecipano all’attività di
questo settore. Attraverso questa operazione alcune caratteristiche peculiari
e chiaramente definite del mercato dei Beni e delle Attività Culturali sono
state riscontrate con facilità, in particolare:
-è stato confermato il ruolo preponderante del settore pubblico
accompagnato tuttavia da una presenza importante del settore no-profit per i
Beni e le Attività Culturali;
-l’elemento evidente che emerge dai dati raccolti dai ricercatori è che la
presenza del fabbisogno professionale non implica un incremento della
domanda di lavoro lineare;
-le professionalità immesse nel mercato sono molto superiori rispetto alla
capacità produttiva esistente
Tali risultati sono fortemente comparabili con le esplorazioni qualitative che
ha compiuto il POLO, in quanto molte considerazioni che emergono dalle
interviste in profondità riscontrano queste criticità di fondo che il settore di
riferimento possiede. La sostanziale “immobilità” che si può riscontrare per
questo settore attraverso l’analisi dei dati qualitativi è attribuibile a diverse
cause concatenate. La forte presenza dell’elemento pubblico ad esempio non
è accompagnata da una fluida e dinamica azione di investimento nel lavoro per
questo settore; sebbene l’Italia, e il Lazio in particolare, siano zone ricche di
potenzialità legate al mondo della Cultura, gli investimenti produttivi
sembrano subire molte contrazioni e “ristagni” occupazionali. Tale situazione,
secondo i testimoni privilegiati che per la Ricerca 1- Analisi dei fabbisogni
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professionali sono stati intervistati, è spesso dovuta alla complessità del
sistema, alla limitata coordinazione degli attori coinvolti e allo scarso impiego
di fondi per questo settore.
Una prima rilevazione basata sulle analisi del Progetto Professioni e mestieri per
il Patrimonio Culturale., compiuta ai fini di registrare l’impatto strutturale e la
forza di investimento con cui i policy maker puntano su questo settore,
riguarda l’analisi dei bandi pubblici emanati in favore dello sviluppo di attività
per i Beni e le Attività Culturali. In questa fase sono stati registrati gli importi
complessivi dedicati per il triennio 2005-2007 a livello territoriale, per le
Regioni aderenti al Progetto.
A seguire si riportano i grafici che illustrano i risultati conseguiti.
Andamento degli importi complessivi a base d’asta per lavori riferiti alle
categorie OG2 e OS2 per ciascuna delle regioni aderenti al progetto
interregionale (2005 – 2007)
i - Fonte: Professioni e Mestieri per il Patrimonio Culturale - Rapporto sullo stato di
avanzamento del Progetto
Numero dei bandi emanati, importo complessivo e valore dell’importo
mediano per regione (2005 – 2007)
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ii - Fonte: Professioni e Mestieri per il Patrimonio Culturale - Rapporto sullo stato di
avanzamento del Progetto
Dalla lettura dei grafici precedenti è possibile notare che per alcune regioni
“di punta” come la Lombardia e il Lazio gli investimenti hanno avuto un lieve
ma progressivo incremento (sensibilmente più cospicuo per i territori che
possiedono una forte presenza di beni) nel complesso un’investimento
considerevole. I ricercatori del Progetto Professioni e mestieri per il Patrimonio
Culturale sottolineano, nel report intermedio di ricerca, come l’incremento
possa essere dovuto alla fase finale del finanziamento dei Fondi strutturali per
il settennio 2000-2006 che ha avuto in tutti i campi un forte gettito nell’ultimo
triennio di operatività.
Il Progetto Professioni e mestieri per il Patrimonio Culturale ha stimato i fabbisogni
professionali effettuando rilevazioni su due insiemi di riferimento, ovvero il
comparto delle imprese edili specializzate per i beni culturali e i luoghi di
cultura (musei, biblioteche, archivi). Attraverso l’attività di ricerca on field
sono stati individuati quindi, per i diversi ambiti, le aree che possiedono
maggiore richiesta di figure professionali al fine di individuare i profili
maggiormente richiesti dal mercato.
La raccolta di grafici che seguono2 illustra quali aree e quali fabbisogni sono
state indicate, attraverso le rilevazioni telefoniche, dagli intervistati della
ricerca.
Tutti i grafici sono ripresi dal Rapporto sullo stato di avanzamento del Progetto Professioni
e Mestieri per il Patrimonio Culturale
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Interventi edili sul patrimonio
Ripartizione per area funzionale degli addetti
Fabbisogni espressi per aree funzionali
Fabbisogni espressi nell’area esecuzione lavori
Fabbisogni espressi nell’area restauro
Musei
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Ripartizione per area funzionale degli addetti
Fabbisogni espressi per aree funzionali
Fabbisogni espressi nell’area cura e gestione delle collezioni
Fabbisogni espressi nell’area fruizione
Biblioteche
Archivi
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Fabbisogni espressi per aree funzionali
Fabbisogni espressi nell’area cura e gestione delle collezioni librarie
Fabbisogni espressi per aree funzionali
Fabbisogni espressi nell’area cura e gestione dei documenti
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Riassumendo, è possibile delineare attraverso la lettura di questi dati, alcune figure
professionali che possiedono una maggiore potenzialità di inserimento, in quanto
richieste da buona parte dalle imprese e da altri attori del mercato:
a) Interventi edili sul patrimonio culturale:
operai specializzati (costruzione, strutture edili e impiantistica)
restauratori (in particolare stucchi, murature)
b) Luoghi di cultura (musei, biblioteche e archivi)
responsabili e tecnici per visite guidate e custodia/accoglienza
responsabili e tecnici per la conservazione/cura e catalogazione/documentazione
responsabili della progettazione culturale e gestione del patrimonio librario
responsabili di struttura e sicurezza
Questi dati, ai fini di un confronto con gli elementi emersi dalla Ricerca1 del POLO,
sono significativi poiché rafforzano quantitativamente alcuni fattori e alcune
considerazioni riscontrate attraverso la web survey e le interviste immersive, ovvero:
-
non vi sono sostanzialmente nuove professionalità emergenti nel settore dei
BBCC, semmai esistono delle specializzazioni e delle rimodulazioni del
bagaglio professionale da parte degli operatori, che sviluppano nuove
competenze in funzione del proprio contesto di lavoro, perciò nel complesso
in maniera molto “variegata”.
-
esiste un forte fabbisogno di abilità pratiche da integrare al bagaglio di
conoscenze teoriche che i lavoratori del settore hanno acquisito attraverso i
canali di istruzione e formazione (in particolare l’esubero di lavoratori con
titolo di studio accademico, secondo gli intervistati della Ricerca 1 è dovuto
proprio ad un gap di competenze pratiche che gli operatori e le imprese del
settore lamentano)
-
non vi è difficoltà da parte delle “imprese della cultura” a reclutare figure, in
particolare per il canale dei servizi per la fruizione/valorizzazione. Tale
elemento è probabilmente dovuto alla ingente offerta di lavoro caratterizzata
dall’universo dei neolaureati in materie umanistiche che è in surplus rispetto
alla capacità produttiva del settore.
Al contrario, un elemento di diversità che emerge raffrontando i dati delle due
ricerche è invece l’interesse individuato nel project management dei servizi legati al
settore dei Beni e delle Attività Culturali e nella gestione delle “commesse” che nella
Ricerca 1 del POLO non ha assunto lo stesso rilievo.
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LA DEFINIZIONE DEGLI AMBITI E DEI SETTOR I DI RIFERIMENTO
Accanto alle considerazioni che vengono fatte per l’analisi del mercato del lavoro per
il settore di riferimento, è interessante confrontare anche la ricostruzione dei
processi produttivi e delle figure professionali che le due ricerche hanno condotto.
Dapprima però è opportuno mettere a confronto gli schemi concettuali che le due
ricerche hanno applicato per “leggere” il contesto di riferimento. In questa
comparazione affiora in maniera considerevole la differenza attribuita alle definizioni
e al linguaggio adottato, che nell’ambito dei Beni e delle Attività Culturali appare
come una criticità primaria, che non permette ai diversi universi (quello istituzionale,
quello produttivo e quello specifico dell’istruzione e della formazione) di dialogare
efficacemente.
Sinteticamente è possibile illustrare la forte diversità terminologica attraverso la
visione concettuale degli ambiti di riferimento che racchiude l’universo dei Beni e
delle Attività Culturali.
La Ricerca 1 del POLO ha assunto come paradigma di riferimento per gli ambiti
racchiusi nel settore dei BBCC la classificazione proposta dall’Isfol:
catalogazione;
TUTELA E
CONSERVAZIONE
documentazione e archiviazione;
restauro;
manutenzione, tutela e conservazione
valorizzazione e divulgazione delle attività; culturalieditoria;
VALORIZZAZIONE DEL
PATRIMONIO E
ACCESSO ALLA
CULTURA
attività espositiva;
didattica;
promozione;
marketing;
comunicazione
RICERCA
direzione scientifica e culturale;
attività di indagine e di studio
direzione amministrativa;
ATTIVITA’ DI
SUPPORTO
gestione amministrativa e finanziaria;
custodia;
sicurezza
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Mentre il Progetto Professioni e mestieri per il Patrimonio Culturale (attraverso
l’autorevole analisi dell’esperto del settore Emilio Cabasino) interpreta il concetto di
“Valorizzazione” come inclusivo di tutte le altre aree di riferimento, distinguendo
inoltre tra macro-aree caratterizzanti e macro-aree trasversali l’insieme considerato.
Le distinzioni conformano quindi, rispetto all’inquadramento dell’Isfol, un’area
dedicata per il management, un’area per la documentazione e lo sviluppo tecnologico
e informativo e un’area di conoscenza e tutela in maniera più specifica e definita. Lo
schema seguente riassume sinteticamente l’impianto concettuale descritto:
Schema ricostruttivo dei Processi di Valorizzazione e Conservazione del
patrimonio culturale
iii - Fonte: Professioni e Mestieri per il Patrimonio Culturale - Rapporto sullo stato di avanzamento
del Progetto
Questi impianti definitori hanno caratterizzato e differenziato l’architettura
concettuale utilizzata dalle due ricerche che in questa sede si stanno comparando,
con lo scopo di indagare figure e profili professionali implicati nei processi produttivi
del settore dei Beni Culturali. È importante però puntualizzare che il problema
definitorio e del linguaggio utilizzato non cambia la sostanza rispetto agli elementi
potenziali e critici di questo tema registrati dalle due indagini. Nelle riflessioni che
seguono si avrà occasione di notare che, pur partendo da punti di vista differenti, le
figure professionali delineate e descritte dalle due ricerche tendono a convergere
nella ricostruzione delle figure professionali.
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RICOSTRUZIONE
PROFESSIONALI
DEI
PROCESSI
PRODUTTIVI
E
PROFILI
In questa sezione osserviamo come la ricostruzione dei processi produttivi e la
descrizione delle figure professionali compiuta dalle due ricerche, sebbene partendo
da presupposti differenti, mostri sostanziali reciprocità di risultati.
Nella Ricerca 1 del POLO il tentativo di uniformare le denominazioni e gli ambiti
operativi differenti ha dato la possibilità di creare un’ampia mappatura delle figure
professionali nel settore, effettuando l’analisi attraverso lo studio della letteratura di
riferimento, ed in particolare attraverso le catalogazioni descritte nei Repertori
ISTAT e ISFOL.
Di fronte ad un grande volume di figure spesso difficilmente collocabili nel quadro
degli indicatori esistenti, nella Ricerca 1 si è scelto di classificare in tre
macrotipologie le diverse professioni del campo dei Beni e delle Attività Culturali. Le
figure tipiche sono quindi state distinte in:
•
Caratterizzanti
•
Altamente pertinenti
•
Trasversali
Nel dettaglio la distinzione delle figure è la seguente:
Profili professionali
caratterizzanti
Profili professionali altamente
pertinenti
Profili professionali
trasversali
Addetto all’accoglienza
Animatore culturale
Addetto alla segreteria
Addetto
guidate
Architetto dei beni culturali
Antiquario
Critico d’arte
Antropologo
Esperto della didattica
Biologo
Esperto della sicurezza dei beni culturali
Cartografo
Esperto di marketing culturale
Chimico
Illuminotecnico
Esperto in comunicazione
Organizzatore di eventi culturali
Esperto informatico e web
alle
visite
Addetto sala di lettura
Archeologo
Archivista
Artigiano edile
Bibliotecario
Catalogatore
Conservatore-curatore
Custode di sala
Operatore museale
Paleontologo
Registrar
Responsabile
culturale
scientifico
–
manager
Fisico
Fotografo
Fundraiser
Funzionario di case d’asta
Gallerista
Geologo
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Restauratore
Guardia giurata
Storico dell’arte
Ingegnere
Responsabile degli acquisti
Responsabile
educativi
dei
servizi
Responsabile della gestione
finanziaria
Responsabile della logistica
Responsabile della qualità
Responsabile delle relazioni
esterne
Responsabile delle risorse
umane
Statistico
Per alcune delle figure caratterizzanti è stato successivamente eseguita dalla Ricerca 1
del POLO un’analisi di dettaglio attraverso la descrizione dei compiti, delle
competenze, della situazione di lavoro, dei percorsi formativi, dei trend occupazionali
e della tipologia di classificazione comparata con gli inquadramenti degli Istituti gestiti
dallo Stato (ISTAT CP e ISTAT NUP) per ogni figura. La selezione ha riguardato le
figure già largamente descritte nella letteratura di riferimento, al fine di fare una
sintesi esemplificativa dello scenario dei profili professionali più diffusamente
riconosciuti.
Nel caso del Progetto Professioni e mestieri per il Patrimonio Culturale le figure sono
state scelte o perché non ancora oggetto di specifiche trattazioni (come il caso di
alcune figure della conservazione), o in quanto ritenute strategicamente rilevanti in
processi di lavoro identificati nelle precedenti fasi della ricerca (come ad esempio
quelle pertinenti l’accesso e la fruizione). Nel processo di selezione in ogni caso
hanno influito anche i risultati dell’analisi di mercato effettuate preliminarmente.
Il lavoro compiuto dalla ricerca coordinata dalla Regione Lombardia permette quindi
di approfondire alcuni elementi di dettaglio al fine di specificare con maggiore
precisione le specializzazioni da tenere in considerazione per lo sviluppo
professionale degli operatori del settore. Le figure professionali descritte nei
particolari sono comparabili con l’insieme delle figure caratterizzanti distinte dalla
Ricerca 1 del POLO.
La tabella che segue evidenzia le correlazioni possibili tra i due gruppi:
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È facile notare che molte delle “macro-figure” sintetiche indicate nella Ricerca 1 del
POLO come “caratterizzanti” corrispondono all’insieme di molte figure specifiche
individuate dal Progetto Professioni e mestieri per il Patrimonio Culturale.
Questo esempio comparativo sottolinea quanto sia ampia la difficoltà di individuare
con precisione delle figure professionali che rispondano concretamente e
rapidamente alla domanda di lavoro del settore dei Beni e delle Attività Culturali.
Più che in altri ambiti il settore della Cultura racchiude una forte differenziazione di
figure professionali, le quali si evolvono continuamente e contaminano il proprio
bagaglio di conoscenze e competenze con settori e discipline affini in modo ripetuto
nel tempo. Delineare quindi uno scenario stabile è difficile: l’incontro di domanda e
offerta di lavoro può essere facilitato solo da un continuo monitoraggio dello stato
dell’arte e delle dinamiche di mercato per effettuare predizioni limitatamente al
medio e breve termine.
Spesso le difficoltà incontrate dagli individui che tentano di accedere
professionalmente al settore dei Beni e delle Attività Culturali sono evitate dagli
stessi attraverso pratiche creative che puntano a differenziare e trasformare i profili
professionali e formativi attraverso la contaminazione di competenze mutuate da
altre filiere produttive e campi professionali. Tale operazione tende a far modificare
continuamente le professionalità emergenti e il gruppo di profili con maggiore
potenzialità.
Alla luce di queste considerazioni appare chiaro che la “vischiosità” degli elementi
che caratterizzano il settore dei Beni e delle Attività Culturali deve essere affrontata
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attraverso trasformazioni di sistema che privilegino la fluidità dell’incontro di
domanda e offerta di lavoro attraverso uno snellimento dell’apparato pubblico,
un’implementazione del coordinamento e dell’integrazione tra i diversi attori e
stakeholder (istituzionali, professionali e formativi) che operano nel settore.
Un passo avanti in tal senso può essere operato attraverso una semplificazione delle
descrizioni riferite ai profili professionali.
Il mondo della formazione, in particolar modo attraverso gli stimoli dell’Unione
Europea, tenta ormai da anni di sviluppare una consapevolezza e un’applicazione
concreta del concetto di competenza nell’agire scolastico e professionale.
L’adozione della competenza come unità di riferimento per descrivere i processi di
lavoro e le abilità possedute dai soggetti sembra essere la chiave di volta da applicare
anche a questo contesto per facilitare la lettura e il dialogo tra i diversi sistemi che
operano nel settore dei Beni e delle Attività Culturali. Piuttosto che identificare
numerosi, e spesso contraddittori, profili professionali che operano nel settore, è
utile identificare per i diversi contesti di lavoro le competenze necessarie ai soggetti
coinvolti per operare con criteri di qualità.
Queste conclusioni che si traggono dalla riflessione sull’intera ricerca del POLO
trovano un riscontro formale anche nella ricerca Professioni e mestieri per il Patrimonio
Culturale, che inizia ragionevolmente a descrivere le figure professionali individuate
anche attraverso i livelli di riferimento dell’EQF (European Quality Framework) che
prova a dare univocità di interpretazione attraverso i concetti di conoscenza,
competenza e abilità articolate per livelli.
Iniziare ad utilizzare questi strumenti può diventare un’importante volano di
trasformazione e di cambiamento in positivo per le dinamiche che regolano
l’universo dei Beni e delle Attività Culturali.
Accanto a queste considerazioni specifiche su strumenti e concetti da adottare,
come è stato ricordato, il settore dei Beni e delle Attività Culturali deve migliorare
la propria governance e il dialogo tra i diversi attori del sistema. La tendenza
all’autoreferenzialità può e deve essere affrontata attraverso l’adozione di un
linguaggio comune.
Per ciò che riguarda le riflessioni sul mercato del lavoro per questo settore è bene
ripensare il sistema di politiche attive ad esso relative, a fronte della ormai
riconosciuta svalutazione delle figure con titolo universitario che cresce
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parallelamente ad una sopravvalutazione delle qualifiche di basso profilo. La
creazione di Reti tra gli attori di sistema (l’investimento della Regione Lazio nei Poli
Formativi IFTS può esserne un valido esempio) e l’implementazione ragionata di
occasioni formative può garantire un accesso canalizzato e più fluido al mondo del
lavoro per i soggetti che hanno acquisito competenze per questo settore.
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