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FTA Morning View
mercoledì 10 febbraio 2016
Dalla Redazione di FTAOnline News
MERCATO USA
Wall Street limita i danni grazie al settore biotech
A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in leggero calo. Il Dow Jones ha perso lo 0,08%, l'S&P 500 lo
0,07% e il Nasdaq Composite lo 0,35%. Wall Street riesce a limitare i danni grazie al buon andamento del settore
biotecnologico. Male invece il comparto energetico dopo il nuovo tonfo del petrolio. C'è grande attesa per il discorso
che il numero uno della Fed Janet Yellen terrà mercoledì al Congresso degli Stati Uniti. A dicembre le scorte all'ingrosso
hanno fatto segnare un decremento dello 0,1% m/m, a fronte di attese fissate su un calo dello 0,2%. Nel mese di
novembre le scorte erano diminuite dello 0,4% su base mensile.
L'indagine JOLTS (Job Openings and Labor Turnover Survey) segnala che le posizioni lavorative ricercate dai datori di
lavoro a dicembre si sono attestate a 5,607 milioni, in rialzo rispetto a 5,346 milioni di novembre e superiori a 5,400
milioni attesi dagli economisti. Sul fronte societario Coca-Cola +1,55%. Il colosso delle bevande analcoliche ha chiuso
il quarto trimestre con profitti per 1,23 miliardi di dollari (0,38 dollari per azione), in crescita rispetto ai 770 milioni
dello stesso periodo di un anno prima. I ricavi sono invece diminuiti a 10 miliardi da 10,9 miliardi. Gli analisti avevano
previsto un Eps di 0,37 dollari su ricavi per 9,9 miliardi. Goodyear Tire & Rubber +4,21%. L'utile per azione adjusted del
produttore di pneumatici è aumentato nel quarto trimestre più del previsto a 0,93 dollari da 0,59 dollari di un anno
prima e contro i 0,75 dollari indicati dal consensus. Omnicom +2,55%. Il gruppo pubblicitario ha aumentato l'utile nel
quarto trimestre a 331,6 milioni di dollari (1,35 dollari per azione) da 329,5 milioni dello stesso periodo di un anno
prima. I ricavi sono calati dell'1% a 4,15 miliardi. Gli analisti avevano previsto un Eps di 1,33 dollari su ricavi per 4,18
miliardi. Gap -2,96%. Il rivenditore di abbigliamento ha fornito un outlook superiore alle attese per l'esercizio 2015 ma
le vendite del mese di gennaio 2016 sono calate più del previsto. Viacom -21,48%. Il gruppo media ha annunciato un
giro d'affari trimestrale inferiore alle attese.
MERCATI ASIATICI
Tokyo scivola ai minimi dal 2014. Sydney è in bear market
Tokyo e Sydney continuano il loro declino mentre gran parte delle Borse dell’Asia rimangono chiuse per la celebrazione
del capodanno lunare, caduto quest’anno lunedì 8 febbraio (solo Singapore ha riaperto, Hong Kong e Seoul
riavvieranno gli scambi giovedì, mentre per Shanghai e Shenzhen le festività proseguiranno per l’intera ottava). Il
Nikkei 225 dopo essere crollato del 5,40% martedì (peggiore performance giornaliera dal giugno 2013) ha chiuso in
declino del 2,31% ma nel corso della seduta era arrivato a perdere il 3,5% azzerando di fatto tutti i guadagni realizzati
da quando nell’ottobre del 2014 la Bank of Japan aveva aumentato il riacquisto di bond a 80.000 miliardi di yen l’anno
(quasi 620 miliardi di euro). Peggio ha fatto l’indice più ampio Topix, deprezzatosi del 3,02% al termine degli scambi.
Com’era già successo martedì gli investitori si sono buttati sullo yen, considerato un bene-rifugio, e la valuta nipponica
ha guadagnato lo 0,40% sul dollaro Usa, salendo ai massimi dal 2014. Sul fronte macroeconomico, secondo quanto
comunicato dalla Bank of Japan, in gennaio l'indice dei prezzi all’ingrosso alle imprese (Cgpi, Corporate Goods Price
Index) segna un declino su base annuale del 3,1% dopo il calo del 3,4% di dicembre e quello del 2,8% del consensus.
Si tratta del decimo mese consecutivo di arretramento. Tra i singoli titoli da segnalare il crollo di Asahi Group Holdings.
Il colosso della birra ha chiuso con una perdita dell’8,03% dopo che il quotidiano Nikkei ha riportato che proprio Asahi,
sin da dicembre indicata come la candidata più accreditata, ha raggiunto l’accordo per acquisire Peroni e l’olandese
Grolsch da SabMiller (operazione legata alla fusione di questa nella rivale Anheuser-Busch InBev in un’operazione da
107 miliardi di dollari) per 400 miliardi di yen (3,09 miliardi di euro al cambio attuale), battendo la concorrenza di Thai
Beverage, San Miguel, insieme all’altra giapponese Kirin, e dei private Kkr, Pai Partners ed Eqt.
Dopo la seduta negativa di martedì per i listini del Vecchio Continente, e le perdite decisamente più moderate di Wall
Street, gran parte dei riflettori sono puntati ancora sui corsi del greggio, che sui mercati asiatici hanno recuperato
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terreno dopo il crollo di martedì in Europa e Usa. A sostenere i prezzi del petrolio (Wti in crescita del 2% comunque
sempre sotto 29 dollari al barile, e Brent del 2,4% oltre i 31 dollari) è stato soprattutto l’Iran. Bijan Zangeneh, ministro
del Petrolio di Teheran, ha dichiarato in televisione che l’Iran è pronto a trattare con l’Arabia Saudita circa l’attuale
congiuntura. “Sosteniamo ogni forma di dialogo e di cooperazione con gli Stati membri dell'Opec tra cui l'Arabia
Saudita”, ha detto Zangeneh. Martedì Brent e Wti si erano deprezzati di quasi l’8% e di oltre il 6% dopo che la U.S.
Energy Information Administration aveva tagliato l’outlook sull’andamento dei prezzi nel 2016. L’agenzia Usa prevede
un prezzo medio del Wti quest’anno a 37,59 dollari al barile, rispetto a precedenti stime di 38,54 dollari. Rivisti anche i
corsi del Brent da 40,15 a 37,52 dollari per quest’anno. A Sydney, però, il recupero non c’è stato. L’S&P/ASX 200 ha
chiuso in declino dell’1,17% dopo la perdita del 2,88% registrata martedì. Ad appesantire il listino sono stati
soprattutto i settori energetico (1,32% il deprezzamento) e delle materie prime (in calo dell’1,46%), mentre i titoli
finanziari, pur in declino, hanno sovraperformato l’indice. Di fatto la piazza di Sydney è entrata in bear market
(territorio ribassista), avendo perso il 20,17% dal picco dell’ultimo anno toccato nell’aprile 2015.
PREAPERTURA ITALIA/EUROPA
Future sugli indici azionari europei in rialzo rispetto alle quotazioni delle 17:30 della seduta precedente: Eurostoxx 50
+0,4%, DAX +0,4%, CAC 40 +0,3%, FTSE 100 +0,3%. Le chiusure dei principali indici europei della seduta precedente:
Eurostoxx 50 -1,50%, Francoforte (DAX) -1,11%, Parigi (CAC 40) -1,69%, Londra (FTSE 100) -1,00%, Milano (FTSE Mib)
-3,21%.
Future sugli indici azionari americani tra +0,0 e +0,2 per cento. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P
500 -0,07%, Nasdaq Composite -0,35%, Dow Jones Industrial -0,08%.
Tokyo in ulteriore calo con il Nikkei 225 a -2,31%. Borse cinesi chiuse per tutta la settimana (Hong Kong riaprirà
giovedì 11 febbraio) per la festività del nuovo anno lunare.
Euro ritraccia contro dollaro dal massimo dal 22 ottobre a 1,1338 toccato ieri pomeriggio. EUR/USD al momento
oscilla in area 1,1280.
Avvio di seduta incerto per i future obbligazionari eurozona. Il Bund future segna 164,63 punti, +0,02% rispetto alla
chiusura delle 22:00 della seduta precedente e poco sopra i 164,58 delle 17:30. Il BTP Future cede lo 0,01% a 137,19
punti (137,04 alle 17:30).
Petrolio poco sopra i minimi da fine gennaio toccati ieri pomeriggio/sera. Il future sul Brent oscilla sui 30,90 $/barile
circa (da 30,28), il WTI sui 28,40 $/barile circa (da 27,75).
Oro poco sotto i massimi da fine giugno a 1201,20 $/oncia toccati lunedì sera. Le quotazioni al momento oscillano in
area 1190 $/oncia.
DATI MACRO ATTESI
Mercoledì 10 febbraio 2016
CINA Mercati chiusi per festività;
00:50 GIA Indice prezzi alla produzione gen;
08:45 FRA Produzione industriale dic;
10:00 ITA Produzione industriale dic;
10:30 GB Produzione manifatturiera dic;
10:30 GB Produzione industriale dic;
16:00 USA Intervento Yellen (Fed) alla Camera: rapporto semestrale su politica monetaria;
16:30 USA Scorte settimanali petrolio e derivati;
19:30 USA Intervento Williams (Fed).
HEADLINES
Petrolio recupera in Asia dopo essere tornato sotto 29 dollari al barile
Corsi del greggio in recupero sui mercati asiatici dopo il crollo di martedì in Europa e Asia. A sostenere i prezzi del
petrolio (Wti in crescita del 2% comunque sempre sotto 29 dollari al barile, e Brent del 2,4% oltre i 31 dollari) è stato
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soprattutto l’Iran. Bijan Zangeneh, ministro del Petrolio di Teheran, ha dichiarato in televisione che l’Iran è pronto a
trattare con l’Arabia Saudita circa l’attuale congiuntura. “Sosteniamo ogni forma di dialogo e di cooperazione con gli
Stati membri dell'Opec tra cui l'Arabia Saudita”, ha detto Zangeneh. Martedì Brent e Wti si erano deprezzati di quasi
l’8% e di oltre il 6% dopo che la U.S. Energy Information Administration aveva tagliato l’outlook sull’andamento dei
prezzi nel 2016. L’agenzia Usa prevede un prezzo medio del Wti quest’anno a 37,59 dollari al barile, rispetto a
precedenti stime di 38,54 dollari. Rivisti anche i corsi del Brent da 40,15 a 37,52 dollari per quest’anno.
Generali: deleghe assegnate temporaneamente al Presidente Gabriele Galateri di Genola
Il Consiglio di Amministrazione di Assicurazioni Generali, riunitosi sotto la Presidenza di Gabriele Galateri di Genola, ha
approvato la risoluzione consensuale dei rapporti esistenti tra la Società e il dott. Mario Greco, con effetto immediato e
in coerenza con le politiche retributive di Gruppo. Il dott. Greco aveva comunicato, in data 26 gennaio 2016, la propria
indisponibilità a un altro mandato come Group CEO. Il Consiglio ha deliberato di assegnare temporaneamente al
Presidente della Società i poteri già attribuiti al dott. Greco, in osservanza di quanto previsto dal piano di successione. Il
Consiglio ha altresì deliberato di incaricare il Comitato per le Nomine e la Corporate Governance di istruire il processo
per la selezione di candidati alla successione nella carica. Mario Greco era amministratore esecutivo non indipendente,
sia ai sensi del TUIF che del Codice di Autodisciplina delle Società Quotate, e ricopriva la carica di Presidente del
Comitato per gli Investimenti. Alla data odierna, il Dott. Greco possiede n. 380.868 azioni Generali. Il Presidente
Galateri di Genola ha dichiarato: “Ringraziamo il dott. Greco per l’impegno con cui ha gestito in questi quattro anni la
trasformazione del Gruppo. Oggi le Generali sono una grande Compagnia focalizzata nel core business assicurativo e si
presentano con una solida struttura finanziaria e patrimoniale. Continueremo a perseguire i nostri obiettivi di crescita e
di sviluppo in tutti i mercati in cui operiamo, anche grazie ad una squadra di manager di indiscussa qualità e
competenza e a un forte assetto organizzativo”.
La giapponese Asahi conquista Peroni (e Grolsch) per 3,09 miliardi
Secondo quanto riporta il quotidiano nipponico Nikkei, sarebbe stata la giapponese Asahi Group Holdings, sin da
dicembre indicata come la candidata più accreditata, a raggiungere l’accordo per acquisire gli asset nella birra del
Vecchio Continente di proprietà di SabMiller, ufficialmente messi sul mercato per rispondere alle problematiche
regolatorie legate alla fusione nella rivale Anheuser-Busch InBev (Ab Inbev) in un’operazione da 107 miliardi di dollari.
Asahi avrebbe offerto 400 miliardi di yen (3,09 miliardi di euro al cambio attuale) per il marchio italiano Peroni, quello
olandese Grolsch e Meantime, produttore britannico di birra artigianale acquisito da SabMiller lo scorso anno. In corsa
per rilevare Peroni c’erano anche Thai Beverage, attraverso la divisione quotata di Singapore Fraser and Neave, San
Miguel, conglomerata delle Filippine, attraverso San Miguel Brewery partecipata al 50% dall’altra giapponese Kirin,
oltre ai private Kkr, Pai Partners ed Eqt. Asahi ha chiuso con un crollo dell'8,03% la seduta a Tokyo contro il declino del
2,31% del Nikkei 225.
Giappone: indice prezzi alle imprese (Cgpi) cala del 3,1% in gennaio
Secondo quanto comunicato dalla Bank of Japan, in gennaio l'indice dei prezzi all’ingrosso alle imprese (Cgpi,
Corporate Goods Price Index) segna un declino su base annuale del 3,1% dopo il calo del 3,4% di dicembre (in
novembre la flessione era stata del 3,6%) e quello del 2,8% del consensus. Si tratta del decimo mese consecutivo di
arretramento. Su base mensile, l’indice cala dello 0,9% dopo lo 0,3% di flessione di novembre (e il peggioramento
dello 0,1% in novembre) e a fronte del declino dello 0,7% atteso dagli economisti.
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