squilla luglio agosto 2010 - CP Madonna del Pilastrello Bresso

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squilla luglio agosto 2010 - CP Madonna del Pilastrello Bresso
squilla luglio agosto 2010
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l SQUILLA
Mensile della Parrocchia SS. Nazaro e Celso
Bresso
Visita Pastorale 2010
Le chiese del Decanato:
SS Salvatore in Cormano
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Orator
Anno LXXXI - Numero 7-8 - Luglio/Agosto 2010
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la parola del parroco
I giovani che si sposano
Questi fanno maledettamente
sul serio
aggio e giugno sono i mesi dei
matrimoni. Nella nostra Parrocchia
sono più o meno 25 all’anno. La
celebrazione è l’approdo di un percorso,
serio e intenso, con cui le nostre
Parrocchie li accompagnano: vale la
pena di raccontarlo.
Quando, un anno prima della data, suonano il campanello del parroco per chiedere “informazioni sul corso”, molti
mostrano una mal dissimulata diffidenza:
i preti, la Chiesa, la “religione dei no”, e
la loro distanza di anni da una vita di
fede, stridono profondamente con la bellezza del loro amore, che sentono grandiosa, tumultuante, unica. Due cose agli
antipodi: il loro amore e la Chiesa. E questo li fa diffidenti, temendo che qui li si
voglia giudicare (il 70% di loro già convive), imbrigliare di regole, catturare.
Basta un po’ di ascolto, di accoglienza, di
calore, e generalmente scatta una simpatia reciproca. Simpatia che si alimenta
con le coppie che li accompagnano nel
percorso verso il matrimonio, e si trasforma in interesse prima, in sorpresa
inimmaginata poi, man mano che sono
aiutati a interpretare alla luce del Vangelo
l’amore grandioso che li sta portando al
matrimonio.
È una sorpresa per loro scoprire che ciò
che provano è, nientemeno!, il tocco di
Dio più umano, più universale, più divino
con cui Lui dice: “Vedi che puoi fidarti?
Che puoi fidarti di questo amore, che
puoi fidarti di me?”. È una sorpresa per
noi sentirli raccontare del loro amore con
i termini che i cristiani usano per raccontare della loro fede: “gratitudine, immeritato dono, assoluto, grazia, vita ribaltata,
luce, pace, gioia, forza, donazione, eterno”. Dio ha vie strepitosamente grandi
M
per toccare il cuore dell’uomo e rendergli
possibile la via della felicità: perché di
questo si tratta. Da rimanere senza parole
e fiduciosi, molto molto fiduciosi sul futuro. Chi riconosce più in loro quei giovani
relativisti, cinici, chiusi su di sé, senza
valori, e chissà cos’altro, con cui siamo
abituati frettolosamente a definirli?
Così il matrimonio diventa maledettamente serio: quando si prepara con loro
l’omelia delle nozze, alla luce della parola
di Dio da loro scelta, ti chiedono: “Don,
dillo forte ai nostri amici di non giocare
con l’amore, di non aver paura di prenderlo sul serio, di sbilanciarsi anima e
corpo quando hanno capito che è quello
giusto: è troppo bello!”. Questi qui fanno
maledettamente sul serio.
Bisogna non lasciarli soli. Dopo il matrimonio il rischio è che ricadano in uno
stile di vita ammorbato da apparire,
avere e potere (ovvio, dopo trent’anni di
queste televisioni, sulle quali, senza
moralismi ma con chiarezza, dobbiamo
pronunciarci: e i più giovani oggi con il
web, poi...). Questi fanno maledettamente sul serio.
Dobbiamo poter contare su giovani coppie che si fanno loro vicino, che li accompagnino senza catturarli, che condividano con loro gioie e dolori dei primi allenamenti della vita matrimoniale; famiglie
che facciano sentire la maternità di Dio e
della Chiesa, che con loro imparino a
discernere ed esercitare stili di vita
conformi a quel grandioso amore che
per grazia è stato loro dato. Perché facciano tracimare fuori dalla loro casa –
mai trasformata in salotto – quell’amore
che è sale del mondo. Sì, questi fanno
maledettamente sul serio.
Il prevosto don Angelo
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la nostra comunità
Rinati al fonte battesimale
Riposano in Cristo
GALBARINI Anna
CANGI Mia
CAIMI Alessio
CASATI Isabella
BALLINI Diana
BALLINI Layla
PEDRETTI Andrea
ZORZITTO Ezio di anni 63
ANGIONI Antonio di anni 81
TAZZI Giuseppina Maria di anni 66
LAURÀ Maria di anni 80
BRICCHI Rita di anni 78
ANDREGHETTI Eros Elio di anni 68
GIURIOLA Cesare di anni 84
BRAGHIERI Laura di anni 49
Sposati nel Signore
TAMANI Pierluigi Alberto con CREMONESI Beatrice Paola
BRIOSCHI Alessio con REDIGOLO Valeria
BARONE Vito con CAPPELLETTI Cristina
SIESA Alessandro con ZILIO Germana
FERZOLA Enrico con RAZZA Valeria
DE PONTI Luca con VITALE Lucia
Legati del mese di Luglio
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ore
ore
ore
ore
ore
ore
ore
ore
ore
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ore
7
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7
9
9
9
7
7
7
9
REGONDI Giuseppe e GRANELLO Matilde
ANNONI Angelo
AULETTA Antonio e AGOVINO Saveria
PRINA Francesco e SAVINI Agnese
LOCATELLI Sonia
DE PONTI Antonia e STRADA Carlo
TAGLIABUE Enrico e STRADA Angela
GIUSSANI Ambrogio e DE PONTI Luigia
RISI Innocenta
COMI Don Giulio
STRADA Alessandro e Alberto
Legati del mese di Agosto
4
14
20
26
ore
ore
ore
ore
9
9
9
9
ORIANI Erminio e Isolina
ANNONI Giancarlo
ORIANI Luigi e ROSSONI Carla
ROSSONI Carla e ORIANI Luigi
Per verificare i legati in suffragio dei defunti il Parroco chiede ai parenti
- qualora non l’avessero già fatto gli scorsi anni di passare in Segreteria Parrocchiale (lun-ven h. 17.30-19).
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notiziario
La Terza Età a Vigevano
La Terza Età ha proposto
un pomeriggio d’arte e
fede: e subito il pullman si
è riempito. Giovedì 3 giugno, 45 persone hanno
incontrato l’armonia a
Vigevano: la piazza più
bella d’Italia (così, almeno,
si dice lì: ma è bella davvero!), l’elegante duomo, il
fascinoso castello, l’Eucaristia
celebrata insieme, e poi un
bel gelato. Spesso basta
poco per allontanare nubi e
grattacapi dal nostro cuore:
la bellezza, infatti, è la cura
migliore per non intristire.
Quando poi la bellezza è
accompagnata da uno stile
fraterno, allora l’accoppiata
è vincente. La Terza Età ci
aspetta di nuovo a settembre, ogni giovedì alle ore
15, presso la palazzina
delle ACLI. E per chi sa lavorare di taglio, cucito e ferri, ogni mercoledì, stessa
ora, stesso luogo.
PERCORSO VERSO IL MATRIMONIO CRISTIANO
Autunno 2010
Mercoledì 8 settembre inizia in Parrocchia il Percorso verso il
matrimonio cristiano. Le iscrizioni si ricevono già da ora in casa
parrocchiale (lunedì-venerdì, 17.30-19), con un colloquio di conoscenza
reciproca con il parroco.
Inizio percorso nelle altre parrocchie bressesi:
Madonna della Misericordia: martedì 14 settembre – s. Carlo: giovedì 23
settembre
Cinema San Giuseppe
Chiusura per pausa estiva
Riprenderemo la programmazione il 3 settembre.
Buona estate a tutti.
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consiglio pastorale
Dopo la visita del Cardinale Tettamanzi
I vettori della pastorale
Verso una “Carta di comunione e missione” nel Decanato di Bresso.
di Giulia Marcarini
erminata la visita pastorale,
ecco un nuovo compito: stendere una “Carta di comunione e
missione”, in cui far emergere i vettori della pastorale nel Decanato di
Bresso. Non una nuova carta costituzionale, ma un testo agevole e di indirizzo, da declinare poi sul campo: i
CPP delle Parrocchie bressesi hanno
esaminato la bozza che, preventivamente, i nostri preti avevano elaborato, sulla base dell’ampio discernimento compiuto dai laici preparando la
visita pastorale.
Partendo da lì, ecco quattro ambiti
strategici.
La pastorale della famiglia
Ci è stata sottoposta la necessità di
curare al meglio la preparazione al
matrimonio e il conseguente accompagnamento delle nuove famiglie,
anche, e non solo, durante il cammino di iniziazione cristiana. Con la
coscienza delle potenzialità di uno
strumento quale il Centro per la famiglia, si è anche sottolineato quanto
sia importante che poi il lavoro di
pastorale si articoli nelle singole città
pur mantenendo un coordinamento a
livello decanale.
La pastorale giovanile
Ci è stata presentata come sfida per la
Chiesa, con l’obiettivo di consentire
che i giovani incontrino Gesù; per
questo ci veniva sottolineata l’importanza di essere con i giovani e di cooperare nell’affrontare questo traguardo.
La pastorale della carità
Ci è stato proposto come ambito portante della nostra pastorale, in quanto
linguaggio principe della Chiesa inte-
T
ra. A tale proposito si sottolineava,
dal punto di vista organizzativo, l’importanza della Caritas per tutte le
nostre città.
La pastorale della cultura
È emerso dalla bozza come noi generiamo cultura con il fatto stesso di esistere: e perché questa vita diventi
“cultura riflessa” occorre coordinare
e valorizzare le diverse realtà culturali
cristiane presenti sul nostro territorio
(sale della comunità, centri culturali,
periodici e informatori, siti web parrocchiali...) e porli in dialogo con le
altre realtà presenti sul territorio.
Il dibattito ha puntualizzato meglio
alcuni elementi. Innanzitutto la realtà
dei migranti, elemento da sottolineare sia per quanto riguarda la pastorale giovanile, sia per quella della cultura: si parla infatti della nostra città di
domani.
Anche sulla pastorale giovanile è utile
un appunto: occorre incontrare i giovani dove ora essi sono: la scuola in
primis. Sappiamo quanto siano risorsa pastorale quelli, tra loro, che già
hanno incontrato Gesù, perché diventano anch’essi soggetti evangelizzanti: e in questo l’oratorio è ancora prezioso. Non ci dobbiamo dimenticare,
però, che è essenziale il sostegno
della comunità adulta per non perdere di vista l’obbiettivo o se non si sa
esattamente come giungervi. Infine ci
è sembrato utile accentuare l’importanza di non ridurre queste linee di
pastorale a principi utili solo alla stesura di una carta. Devono diventare
realtà vive, declinate nelle nostre
Parrocchie e comunità. Sarà il cammino del 2011.
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consiglio
vita
parrocchiale
pastorale
In cammino con Jacopo e Sandra, due giovani divenuti cristiani
Un regalo anzitutto per noi
di Stefania e Alessandro Palladini
ià quattro anni fa, quando si era
trattato di accompagnare al battesimo Jacopo, avevamo risposto con entusiasmo alla richiesta fatta
da don Angelo. Per noi era come proseguire il cammino da educatori che
per tanti anni ci aveva visti impegnati
con adolescenti e giovani in Oratorio.
Con Sandra si è ripetuto
il cammino biennale di
iniziazione cristiana che
l’ha condotta a diventare
cristiana, la notte di
Pasqua.
Ancora una volta il percorso di Sandra è stato
anche il “nostro”: i temi
affrontati, riassumibili
intorno alla figura di
Gesù e alla formula del
Credo, ci hanno nuovamente
interrogato,
costringendoci a riverificare i nostri orientamenti. Anche per noi, e non
solo per Sandra, il cammino che abbiamo percorso, fatto di incontri serali con
cadenza bisettimanale, è stato un
dono che ci ha permesso di non burocratizzare la nostra fede, ma di tenerla
sempre viva.
Per me (Alessandro), è proprio alle
domande di Jacopo prima, e di
Sandra poi, che devo, ad esempio, la
ripresa dei miei studi sullo Spirito
Santo, la figura meno conosciuta
della Trinità, attraverso l’approfondimento di quei Concili dove più se ne
è dibattuto (Concilio Costantinopolitano
I e quello di Ferrara-Firenze) e sulle
eresie dei primi secoli del cristianesimo, che più hanno influito per antitesi
G
alla formulazione del Credo. In effetti,
le domande poste da un adulto che
sta cercando di conoscere i contenuti
del nostro Credo sono disarmanti
nella loro semplicità e difficilmente
aggirabili. Eccone un campionario:
“Se Dio è Uno, come fa a essere
anche Trino?”, “Qual è il ruolo dello
Spirito Santo nella
Trinità?”, “Che cosa vuol
dire che Gesù è vero
uomo e vero Dio?”, “Chi
è un profeta?”, “Che
cosa
sono
i
Sacramenti?”. Questioni
diverse, alle quali, pur
seguendo un percorso,
abbiamo voluto provare
a dare una risposta.
Io (Stefania) in questi
anni ho potuto comprendere meglio il significato
di “essere Chiesa”: la
nostra vita si è intrecciata
con quelle di Jacopo e di
Sandra: abbiamo condiviso con loro non solo il
cammino verso il battesimo, ma
anche eventi personali quali il matrimonio di Jacopo con Silvia, la ricerca
della casa di Sandra, la nascita di
Tommaso… Essere Chiesa è anche
questo: non solo adempiere “ai doveri di buon cristiano”, ma vivere la propria quotidianità facendoti prossimo
di chi ti è accanto (l’amico, il vicino, il
familiare) che, proprio come te, giorno dopo giorno, percorre quella strada alla ricerca del Senso, che noi
abbiamo trovato in Gesù Cristo.
Che dire? Siamo noi a dover ringraziare Jacopo prima e Sandra ora per il
regalo che ci hanno fatto!
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colori dell’oratorio
Oratorio feriale 2010
Mondiali a Bresso
Scontri amichevoli
Sfida in campo
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colori dell’oratorio
Animatrici in
campo
Gara con la farina
Novelli macisti
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colori dell’oratorio
In cantiere un libro sulla sua storia
1932-oratorio San Giuseppe-2012
Una scuola di vita
di A. G.
bbene sì, come si evince chiaramente dal titolo, abbiamo intenzione di imbarcarci in questa
nuova avventura. Riscrivere “a più
mani” (nel senso che saranno coinvolte diverse persone sia in veste di
protagoniste delle varie epoche, sia
come veri e propri coautori) l’ormai
quasi centenaria storia del nostro oratorio è un’idea che ci affascina. Uno
spicchio di storia locale da offrire alla
conoscenza e alla riflessione dei concittadini. Fare memoria di quanto il
passato ci ha lasciato in eredità e rivivere le vicende umane della nostra
comunità attraverso la cronaca degli
avvenimenti e le testimonianze delle
persone coinvolte a vario titolo ha lo
scopo di far cogliere l’importanza del
ruolo educativo svolto ieri e oggi dall’oratorio e di valorizzarne le iniziative. Infatti, ancora oggi, in tutta la
Diocesi Ambrosiana, ma anche altrove, la forma più convalidata dall’esperienza e la più diffusa per l’educazio-
E
ne cristiana dei giovani è l’oratorio,
una scuola di vita dove si sono formate numerose generazioni.
Questo lo schema che abbiamo pensato :
Cap. 1) Progetti educativi nell’oratorio ambrosiano - da inizio ’900 ai
nostri giorni (a cura della redazione)
Cap. 2) Cronistoria - dal 1900 a oggi,
con divisione in periodi omogenei (a
cura della redazione)
Cap. 3) Presentazione dei coadiutori
dell’oratorio - stesso periodo (a cura
dei medesimi, oppure di famigliari o
conoscenti)
Cap. 4) Presentazione delle vocazioni
maschili e femminili scaturite dagli
oratori (a cura degli stessi, di famigliari o conoscenti)
Cap. 5) Racconti da parte di alcuni
Metà anni’60
Il campo sportivo dell’oratorio di
via Galliano
(foto dal libro “Il pilastrello del
quinto miglio)
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colori dell’oratorio
testimoni delle varie epoche dell’oratorio (episodi più significativi narrati
da nonni, genitori, figli, ecc.)
Polisportiva, passando per la Castela
(a cura della Polisportiva).
Chiediamo pertanto la collaborazione
di tutti coloro che fossero interessati
a far pervenire presso la redazione
della “Squilla” il materiale utile per la
stesura di questa storia secondo lo
schema proposto: scritti, fotografie,
testimonianze... possibilmente entro
la fine dell’anno.
Grazie.
Cap. 6) Le Giornate Mondiali della
Gioventù raccontate dalla viva voce
dei protagonisti (a cura dei partecipanti alle Giornate Mondiali)
Cap. 7) Lo sport nell’oratorio dall’Unione Sportiva Speranza alla
Fine anni’50
Parte del gruppo ciclistico “Brambilla” nel campo sportivo del vecchio oratorio in via Roma ang.
piazza Immacolata.
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gruppi, associazioni, movimenti
Pellegrinaggio a Roma degli amici dell’Azione Cattolica
sulle orme di San Pietro
Città di Roma: Casa Tra Noi
di Valentina Villa
ra noi”, potremmo dire,
diviene slogan ufficiale del
pellegrinaggio a Roma svolto dall’11 al 13 giugno dagli amici
dell’Azione Cattolica. Tra noi, anche
un bel gruppo di parrocchiani della
Madonna della Misericordia, con cui
amiamo condividere svariati momenti
comunitari. E infatti, “non sembrate
due Parrocchie”, tuona don Angelo
già la prima sera, a complimento di
una fraternità certa. Fraternità evidente l’indomani anche con turisti sconosciuti, che circondano Luca Frigerio
mentre illustra Caravaggio.
Tre giorni, tra noi, per spirito di conoscenza e curiosità, alla scoperta delle
preziose memorie “petrine” custodite
nell’Urbe, meta non più così distante
grazie a sole tre ore di Alta Velocità.
Ebbene sì, 3 ore, come la durata della
visita alla coppia vincente rappresentata da Basilica-Necropoli di San
Pietro: estasiati dallo splendore interno della Basilica, ci siamo portati poi
esattamente sotto, in un itinerario alla
ricerca della tomba di Pietro.
Di nuovo sotterranei alle Catacombe
di San Callisto, le cui gallerie, profonde fino a 25 metri, raggiungono quasi
“T
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gruppi, associazioni, movimenti
Vincoli, l’immenso panorama
dal colle Gianicolo (ma per
arrivarci…), i lucenti mosaici di
Santa Prassede, l’aria leggera
della Regina Viarum, la via
Appia antica, ripercorsa dai
pellegrini in silenzio in una
splendida mattinata.
A conclusione, qualche
domanda guarda al futuro:
perché non ripercorrere qualche altra via? Sulle orme di
che Santo? In che cornice artistica? Quesiti ben accetti.
D’altra parte, è uno dei modi
che restano, di questi tempi,
per testimoniare il Vangelo tra
noi.
20 chilometri! Ma bastano pochi cunicoli per
veder spuntare gioielli:
difatti, numerose cripte
compaiono fin da subito
a ricordarci che “un Dopo
ci attende”: la Cripta dei
Papi, la Cripta di Santa
Cecilia, la Cripta del
Refrigerio e così via. Di
notevole bellezza anche
l’esterno del complesso
callistiano, immerso in un
gran parco di fiori e olivi,
così come alcuni monumenti da top-10 a esso
vicini: la chiesetta del
Quo Vadis, il Mausoleo di
Cecilia Metella, San
Sebastiano.
Ma… non solo sotterranei! Roma è anche la
luce, scaturita da Gesù
che chiama Matteo nel
capolavoro di Caravaggio
presso San Luigi dei
Francesi, il candore marmoreo di un incredibile
Mosè in San Pietro in
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nuovi stili di vita
Sarà vera ripresa?
Il punto sulla crisi
di Alberto Berrini
l 2010 sarà un anno di ripresa. Le
recenti stime di “crescita” del FMI
indicano un +4,1% per l’economia
mondiale. Ma il termine “ripresa”
significa solo “ripartenza”, e non
certo un ritorno dell’economia alla
situazione pre-crisi, sia per quanto
riguarda i “livelli” che i “trend”. In
particolare, si tratta di una ripresa
trainata dai Paesi emergenti (+10%
della Cina, +7,7% dell’India) mentre
nei Paesi sviluppati la crescita appare
lenta e faticosa.
Per dirla con Trichet, “è in atto una
ripresa economica, ma questo non
vuol dire che la crisi sia finita”
(discorso al Parlamento Europeo, 25
marzo 2010). Una frase sibillina che
lascia intendere come nessuno sappia
bene a che punto (della crisi o della
ripresa!) siamo davvero.
Emblematico, da questo punto di
vista, è il caso italiano. L’Italia in due
anni (+0,8% nel 2010; +1,1% nel 2011)
recupererà meno di un terzo di quanto perso (circa 6 punti) nel biennio
2008-2009. Ci vorranno infatti ben
otto anni perché le imprese ritrovino
il livello della produzione perduta e
ben quattro perché l’Italia torni a
incrementi del Pil in linea con quelli
pre-crisi.
Inoltre le politiche economiche (leggi
exit strategy) non devono commettere l’errore di ipotizzare una ripresa
lineare e continua che, al contrario,
sarà molto probabilmente caratterizzata da ripetuti stop and go. Del resto,
tutti i problemi che hanno condotto
alla crisi non sono stati risolti e, in
alcuni casi, nemmeno affrontati.
Osservando la politica economica di
diversi Paesi (tra cui il nostro), sem-
I
bra invece che prevalga l’illusione di
pensare che tutto, prima o poi, tornerà come prima. E dunque si fa strada la tentazione di aspettare perché,
prima o poi, non potrà che rimettersi
in moto la macchina dell’economia.
Ma non sarà così. Innanzitutto perché,
come detto, una buona parte della
crescita, se ci sarà, andrà a Oriente.
Come certifica l’ultimo scenario del
Fmi (aprile 2010), la vera novità di inizio secondo decennio del nuovo secolo è il capovolgimento dei ruoli nell’economia mondiale, con la specificità
della Cina che supera il Giappone al
secondo posto nella gerarchia dei
sistemi
economici
mondiali.
Insomma, la torta della ripresa mondiale produrrà “fette” diverse rispetto
a quelle a cui eravamo abituati.
Ma soprattutto perché il motore della
macchina economica, di marca neoliberista nell’ultimo trentennio, si è
rotto. Non serve un semplice tagliando: si tratta di rivederne interi pezzi.
A partire dalla sua ideologia ispiratrice, che conduce, come messo in evidenza dall’Enciclica Caritas in Veritate,
a una crisi di senso e mancanza di
regole ancora ben lontane dall’essere
affrontate. Non servono rattoppi al
sistema ma categorie nuove che
rimettano in moto e soprattutto legittimino il procedere della macchina.
Prendere atto di tutto ciò significa
accettare di mettere in discussione
vecchi modelli e consolidate certezze.
Ed è esattamente ciò che non si fa, a
cominciare dal tema del ruolo che
deve avere la finanza nei sistemi economici e della sua regolamentazione.
Tratto dalla rivista Valori, maggio
2010, pag. 7.
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approfondiamo
Un prestigioso articolo “estivo” su Tex Willer
In difesa della giustizia
e dei più deboli.
Lo stretto sentiero di Aquila della Notte
di Roberto Genovesi
l più longevo ranger della storia
del fumetto compie sessant’anni.
Un eroe della frontiera “made in
Italy” che arriva nelle edicole sotto
forma di strisce disegnate subito
dopo la fine del secondo conflitto
mondiale per raccontare storie di
indiani e cow boy a un popolo che
esce stremato da un conflitto devastante dal punto di vista del sacrificio di vite umane, ma anche sul
piano morale. Da questo momento
le avventure di Tex e dei suoi amici
conosceranno un solo obiettivo:
difendere i deboli e assicurare alla
giustizia i delinquenti. Ciò su cui si
potrebbe opinare è il metodo. È evidente come il vecchio West non sia
lo scenario più adatto per cercare
eroi senza macchia e senza paura, e
Tex non fa certo la figura del santarellino. I suoi metodi sono sbrigativi.
Se può scegliere, non spara; se può
scegliere, preferisce le manette al
piombo della Colt. Anche se i suoi
sceneggiatori non lo mettono troppo
spesso nella condizione di riflettere.
Per questo Tex Willer, in oltre seicento avventure, si calcola che abbia
ucciso quasi tremila persone.
Tex non uccide uomini, ma macchiette. Ombre dalle parvenze
umane che mettono al riparo i lettori
da crisi di coscienza. Discorso completamente diverso quello relativo al
confronto con i cattivi con la C maiuscola, come il celebre Mefisto.
Figure dall’alto potenziale eversivo
con le quali Tex si confronta molto
spesso nell’arco di diversi albi, e per-
I
fino in situazioni ripetitive nel
tempo. Scontri articolati, che spesso
terminano con situazioni surreali e
catartiche di totale distruzione, ma
che dimostrano come la lotta contro
il Male impegni spesso lunghi periodi della vita e, alle volte, costringa a
una sofferta convivenza.
Aquila della Notte, come amano
chiamarlo i suoi amici navajos, è
stato marito esemplare, anche se per
breve tempo, della pellerossa Lilyth,
morta prematuramente per un’epidemia di vaiolo cau-sata ad arte da
contrabbandieri di liquori e ar-mi.
Poi è stato fedele custode della
memoria della consorte da cui ha
avuto un figlio, Kit, che a un futuro
in accademia preferirà una vita più
incerta sulle orme del padre.
Esempio di rettitudine morale, di
fedeltà coniugale e di amore paterno, Tex è portatore di comportamenti irreprensibili dettati da valori non
nego-ziabili, e al contempo si rende
protagonista di azioni che spesso
sconfinano nel giustizialismo. Ma è
forse questa ambiguità di fondo che
è sempre piaciuta ai suoi lettori, che
hanno di fronte un eroe comunque
sano nella sua durezza. I valori
morali accettati nella seconda parte
della sua vita, quella della maturità,
non vengono mai messi in discussione.
Non siamo quindi di fronte a un
antieroe o a un eroe negativo. Non
siamo di fronte, in sostanza, a un
protagonista che accetta di convivere con il male e con tutte le sue con15
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approfondiamo
seguenze, anche superficiali.
Non siamo di fronte a un
uomo che si sforza di accettare le sfumature del vivere
moderno, fatto di compromessi, perché nelle storie di
Tex Willer il bene è sempre
chiaramente distinguibile dal
male e non vi sono mai strade alternative a quelle buone
e giuste per raggiungere l’obiettivo finale. A rafforzarlo
in questo cammino una
ristretta cerchia di amici,
quelli che vengono chiamati
i pards, che lo accompagnano passo dopo passo in tutte
le sue avventure. La spalla
principale è quel Kit Carson
preso in prestito dalla storia
vera del grande West, sempre pronto alla battuta dissacrante e
al pessimismo artatamente marcato
per mettere in luce la via di fuga in
ogni situazione. Ma non può essere
relegato in secondo piano Tiger
Jack, il navajo che ha deciso di
abbandonare la riserva per seguire il
ranger dalla casacca gialla per riaffermare l’appoggio dei nativi
d’America a chi non ha mai fatto
distinzione tra la giustizia bianca e la
giustizia indiana.
Ed è questo forse uno degli elementi
più significativi dell’epopea di Tex
Willer. Gli indiani, nelle storie a
fumetti di Tex, non vengono quasi
mai dipinti come macchiette. La loro
cultura, le loro tradizioni e la loro
storia hanno sempre un ruolo di
primo piano, una funzione di prezioso arricchimento culturale. Dunque
Tex è anche un eroe pellerossa, perlomeno nell’animo, e la sua doppia
personalità è scolpita perfino nell’abbigliamento, elemento così importante per un’icona del fumetto. È il
simbolo vivente della condivisione
tra due culture con un’apertura mentale davvero anticipatrice, se consideriamo il momento in cui gli autori
cominciavano a diffondere tra i lettori queste considerazioni. Ma è proprio una caratteristica di gran parte
degli amici di Tex quella di rappresentare razze e culture di minoranza
proprio come simbolo di richiamo
attorno a un profilo ideale di eroe
che si mette in gioco quotidianamente per difendere sempre e solo i
più deboli. La sua è una sorta di
compagnia dei diversi dove i più
deboli, coloro che spesso non hanno
voce in capitolo, diventano protagonisti. Perché solo dalla comunità di
intenti e di persone può nascere il
mondo nuovo. Ed è questo messaggio che arriva forte e chiaro dall’universo creato molti anni fa da Gian
Luigi Bonelli che ha permesso a
tante generazioni di lettori di ritrovarsi nel solco di sentimenti comuni.
Al di là degli schieramenti.
Tratto da “L’Osservatore Romano”,
15 agosto 2008
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oltre il campanile
Riflessioni dalla Terrasanta, utili non solo per la Terrasanta
Un’oasi in fermento
D’estate, dopo la cena, c’è un tempo in cui si potrebbe ancora fare qualcosa per
gli Ospiti o anche semplicemente stare in loro compagnia.
di Giorgio Bernardelli
a notizia dell’allentamento della
severità del blocco delle merci che
possono arrivare a Gaza ieri ha finalmente portato una boccata di ragionevolezza nella vicenda innescatasi con il
dramma della Freedom Flottilla. Ma la
questione Gaza è tutt’altro che chiusa. E
allora può essere istruttivo riflettere su
una vicenda avvenuta in questi giorni nel
posto apparentemente più lontano da
Gaza, il villaggio di Nevé Shalom-Wahat
al Salaam.
Come penso molti sappiano, Nevé
Shalom-Wahat al Salaam è il villaggio
sulla collina fondato negli anni Settanta
dal domenicano padre Bruno Hussar dove
arabi ed ebrei vivono insieme in condizione di parità. E infatti il nome in arabo e in
ebraico significa proprio “Oasi di pace”
ed è una citazione tratta da un versetto di
un salmo. Nevé Shalom-Wahat al Salam è
una grande testimonianza di pace:
migliaia di studenti arabi ed ebrei vi sono
passati in tutti questi anni per partecipare
a percorsi di educazione alla pace. E
anche tante altre ong che instancabilmente provano a tessere percorsi di dialogo
spesso vanno a incontrarsi proprio lì.
Bene, ma che cosa c’entra con Gaza?
C’entra, perché, come ogni tanto accade,
anche a Nevé Shalom-Wahat al Salaam la
vicenda ha scaldato gli animi. In risposta
all’attacco alla Freedom Flottilla i responsabili del villaggio hanno esposto uno
striscione in arabo, in ebraico e in inglese
in cui si condanna l’accaduto dicendo che
“gli abitanti di Nevé Shalom-Wahat al
Salaam protestano per l’uccisione degli
attivisti e chiedono la revoca immediata
dell’embargo a Gaza”. Non tutti gli ebrei
che abitano nel villaggio si sono, però,
L
riconosciuti in questa posizione. E così ne
è nata una polemica interna. Che è però
subito rimbalzata sulle pagine on line di
Arutz Sheva, l’agenzia di informazione
della destra israeliana. Dove il tono è evidentemente diventato: vedete? Anche il
villaggio dove dovremmo abitare insieme
non funziona. Basta un fatto come questo
per far saltare tutto.
Io credo, al contrario, che la grandezza di
Nevé Shalom-Wahat al Salaam stia proprio qui. E che il limite risieda invece in
un certo modo di presentare questo tipo
di esperienza. In troppi ne hanno fatto
una realtà “neutra” in cui ci si isola dal
contesto, e dunque si riesce a fare la
pace. Ma chi è stato al villaggio sulla collina sa che non è affatto così: è un posto
dove il conflitto non è sparito.
Semplicemente si prova ad affrontarlo
davvero, mettendo ciascuno sul tavolo le
proprie ragioni. È così che si costruisce la
pace.
Si litiga sulla Freedom Flottilla a Nevé
Shalom-Wahat al Salaam, e forse è istruttivo anche per noi, così sempre abituati a
giudicare tutto in modo manicheo: da una
parte il bene, dall’altra il male. Ci si scontra anche animatamente nell’“oasi di
pace”. Ma siamo sicuri che anche questo
scontro finirà come sempre in questi
trent’anni qui è accaduto: provando ciascuno a farsi carico delle posizioni dell’altro. Imparare a vivere il conflitto senza per
questo demonizzare l’altro: questa è la
fatica vera di chi prova a costruire la pace.
Il giorno che sapremo farlo davvero, allora avremo percorso sul serio il primo
passo sulla via della pace.
Tratto dal sito www.terrasanta.net,
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civica
I 65 anni di sacerdozio di don Giampiero Castelli
“Dio me li ha affidati e sono miei
figli”
Costruttore della chiesa-tempio e della Chiesa-comunità della Madonna della
Misericordia nel rione di Bresso da sempre segnato dall’immigrazione
di Alberto Monzini
icorre quest’anno il 65° di
sacerdozio di don Piero.Ormai
sono dieci anni che don Piero,
per raggiunti limiti di età, ha dovuto
lasciare la guida della nostra
Parrocchia. Quando sentono parlare
di lui, i nostri giovani, pieni di riconoscenza, ricordano i giorni passati
in oratorio, un luogo che don Piero
ha sempre seguito. I più piccoli,
invece, si domandano: “Chi è?”. La
risposta esce spontanea dagli attuali
ventenni e oltre... Don Piero è un
ottimo sacerdote che si accollò il
peso di far sorgere la Parrocchia
“Madonna della Misericordia”. È il
“vecchio parroco” che ancora ci
insegna l’umiltà, che ci consiglia,
che ascolta le nostre confidenze e le
nostre confessioni. È e rimane un
sacerdote che, senza invadere il
campo altrui, continua ad amare i
fedeli che un tempo erano a lui affidati. Soprattutto continua, tempo e
R
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civica
salute permettendo, a prendersi
cura dei “suoi ammalati”.
È l’anno 1962-63 quando il
Cardinale gli chiede di venire a
Bresso per diventare il parroco di
una Parrocchia che ancora non c’è.
Don Piero, con spirito di obbedienza, accetta l’impegno e viene a
Bresso senza alcuna disponibilità
finanziaria, con soltanto un pezzo di
terreno messogli a disposizione dal
parroco dell’unica Parrocchia allora
presente in Bresso, monsignor
Giuseppe Re Dionigi.
Manca la chiesa e anche la casa. La
domenica deve celebrare la S.
Messa nel santuario della Madonna
del Pilastrello. I suoi primi parrocchiani sono quasi tutti immigrati da
molte regioni d’Italia e faticano a
integrarsi: la convivenza, a volte, è
Prima ancora che la chiesa “di mattoni” sia agibile, si preoccupa di
approntare un campo giochi in vista
del futuro oratorio. Comincia a chiamare qualche persona di buona
volontà per prepararla a diventare
catechista. È sempre attento alle
vicende del mondo che lo circonda,
per cercare di conoscerlo e poter
tessere relazioni con le persone. Per
far fronte alle spese incombenti per
la costruzione della chiesa, non possiede libri contabili; continua ad
avere fiducia nella Provvidenza.
Quando gli si chiede come farà a far
fronte alle continue spese e ai molti
debiti che nel frattempo si accumulano, risponde: “Non lo so, qualcuno ci penserà...”.
Nel giro di pochi anni, la chiesatempio è pienamente funzionante,
anche se mancano le
rifiniture; anche i locali
dell’oratorio, posti sotto
la chiesa, sono pronti
per accogliere il catechismo e le varie attività
per i ragazzi. La comunità cristiana comincia a
camminare, a organizzarsi,
a
prendere
coscienza delle proprie
responsabilità. Comincia
a organizzare i vari
gruppi di impegno
pastorale: San Vincenzo,
Catechisti,
Gruppi
Famiglie ecc.
Durante i primi anni di
vita della Parrocchia, sorge il nuovo
quartiere “Carlo Erba”, oggi chiamato “Papa Giovanni XXIII”; don
Piero, desiderando offrire a questi
suoi figli, specie ai più anziani, un
luogo di incontro e di preghiera più
vicino rispetto alla chiesa parrocchiale, in poco tempo costruisce la
cappella dedicata a San Francesco.
molto difficile. Don Piero, però, non
si scoraggia, anzi, confidando nell’aiuto della Provvidenza, si mette
all’opera. Uno dei suoi motti riguardo ai parrocchiani è: “Dio me li ha
affidati e sono miei (figli)”. La sua
prima preoccupazione è quella di far
sorgere la chiesa-tempio e contemporaneamente la Chiesa-comunità.
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civica
Ma così aumentano i debiti e le
preoccupazioni. Lui però non si
arrende e, confidando sempre nel
Signore, ancora una volta supera
ogni ostacolo.
Convinto della Parola di Dio: “Il
Signore aggiungeva alla comunità
quelli che erano salvati” (At 2,4247), chiama tutti a vivere come fratelli, perché c’è una vera comunità
soltanto se le persone che la compongono vivono nell’amore e nella
fraternità.
Costruita materialmente la chiesa
con le sue strutture, unita fraternamente la comunità, ritiene sia giunto il momento per far sorgere un
Centro per la Famiglia. Dopo una
fase di riflessione e di ricerche, si
accorda con gli altri due parroci di
Bresso, mette a disposizione alcuni
locali della casa parrocchiale e
fonda il “Centro della Famiglia”,
uno strumento a disposizione di
tutto il Decanato, che svolge, oggi
più che mai, una funzione indispensabile al servizio dei bisogni delle
famiglie.
Il tempo passa inesorabilmente e al
compimento del 75° anno di età
consegna
nelle
mani
dell’Arcivescovo le proprie dimissioni dall’incarico di parroco.
L’Arcivescovo lo invita a restare
ancora per un paio di anni.
Durante questo tempo, su richiesta
del Consiglio Pastorale Parrocchiale,
l’Arcivescovo dà parere favorevole
alla nomina di don Piero a monsignore; il Consiglio Comunale di
Bresso, inoltre, riconoscente per il
servizio svolto in questi anni, lo ringrazia pubblicamente conferendogli
“La Castela d’oro”.
All’inizio degli anni 2000 don Piero
non è più il parroco della “Madonna
della Misericordia”. Prima di lasciare definitivamente, ringrazia tutti i
sacerdoti coadiutori che hanno collaborato con lui e tutti i parrocchiani
che in qualche modo hanno dato la
loro disponibilità. Silenziosamente,
senza una casa propria, si ritira in
una casa d’affitto e resta a disposizione della comunità e del nuovo
parroco. La Parrocchia tutta gli è
molto grata e affezionata e gli augura ancora moltissimi anni di lavoro
nella sua Chiesa che tanto ama e
che tanto lo ama!
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recensione
Un nuovo libro del nostro concittadino Luca Frigerio
Caravaggio, luce e tenebre
di L. F.
edicato alla pittura a soggetto
sacro di Michelangelo Merisi, nel
quarto centenario della morte del
grande pittore lombardo.
Caravaggio è oggi il pittore più conosciuto e, forse, più apprezzato dal grande pubblico. Anche chi non è particolarmente appassionato alle cose d’arte,
infatti, sa senza incertezze riconoscere
diversi suoi dipinti, associandoli, magari anche solo genericamente, a un certo
clima culturale e a un determinato personaggio. Personaggio che, del resto, si
autoalimenta del suo stesso mito, fatto
di un’aura di maledettismo, di elementi
apparentemente ambigui, di circostanze
poco chiare (se non misteriose), di
un’inquietudine che traspare, ora sotterranea, ora violenta, in ognuna delle
sue opere.
Ma, proprio per questo, quella odierna
di Caravaggio non è una semplice
moda. C’è di più, e di più profondo. Il
fatto è, probabilmente, che nessun altro
artista del passato sa parlare agli uomini del nostro tempo con altrettanta
forza, con altrettanta immediatezza, dei
grandi, fondamentali temi della vita,
come l’amore, o la sofferenza, o la fede.
Giocandosi in prima persona, ogni
volta.
A prescindere dai soggetti rappresentati, chi guarda oggi i quadri di
Michelangelo
Merisi
detto
il
Caravaggio, nato a Milano nel 1571,
morto neppure quarantenne in una
sperduta spiaggia della Maremma nel
1610, vede una pittura impastata di
colore e di sangue, ma anche di lacrime
e di risate, di cielo e di terra. Ne intuisce
il disagio esistenziale insieme alla gioia
di vivere. Ne coglie la disperazione
alternata alla speranza. L’esuberante
D
carnalità accanto alla spiritualità più
elevata. L’abisso del peccato sovrastato
dal vertice della redenzione. La luce e le
tenebre, appunto.
Ma perché Caravaggio ha dipinto quel
che ha dipinto proprio in quel modo?
Che cosa “nascondono” i suoi dipinti?
Perché alcuni di essi suscitarono tanto
clamore e vennero rifiutati? A queste e
ad altre domande cerca di dare una
risposta il nuovo libro di Luca Frigerio,
Caravaggio, La luce e le tenebre, pubblicato da Ancora nella collana "Fra arte
e teologia" in occasione del quarto centenario della morte del grande pittore
lombardo. Un viaggio in undici tappe,
attraverso altrettanti capolavori a soggetto sacro (dalla Vocazione di San
Matteo al Riposo durante la fuga in
Egitto, dalla Conversione di Saulo alla
Morte della Vergine), nella vita e nell’opera di un maestro straordinario che ha
voluto cercare nell’ombra del quotidiano i bagliori luminosi dell’eternità. «Un
testo magistrale – scrive nella prefazione lo storico dell’arte americano monsignor Timothy Verdon –. Concreto ed
esatto, ben documentato, ma anche con
un senso drammatico,
un linguaggio mediatico, un fiuto per curiose affinità e significative incongruenze. Uno
stile che sarebbe piaciuto allo stesso
Caravaggio».
Luca Frigerio
Caravaggio. La luce e le tenebre
Ancora Editrice
(300 pagine, illustrato, 29 euro)
Il libro è disponibile anche presso la Libreria
“Il Girasole” a Bresso.
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calendario liturgico
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i numeri della comunità
Orari delle SS. Messe in Bresso
SS. NAZARO E CELSO - feriali: ore 7 (escluso il sabato) - 9 (dal 14/6)
sabato e vigiliari: ore 18.30
festivi: ore 7.30 - 9 - 10.30 (dal 20/6)
Santuario della Madonna del Pilastrello
feriali, sabato e vigiliari: ore 17.30
festivi: ore 10
SAN CARLO - feriali: 8.30
sabato e vigiliari: ore 19
festivi: ore 8.30 - 10 - 19
MADONNA DELLA MISERICORDIA - feriali: ore 17.30
sabato e vigiliari: ore 17.30
festivi: ore 10 - 17.30
Chiesa di San Francesco
festivi: ore 11,30
Orario Confessioni Parrocchia SS. Nazaro e Celso
feriali:
ore 8.30-9.30
sabato:
ore 16-19
www.santinazaroecelsobresso.it
[email protected]
Telefoni utili
Prevosto - don Angelo Zorloni
02 610 08 82
Orari segreteria parrocchiale: dal lunedì al venerdì 17,30 - 19
Don Gianfranco Radice
02 610 17 79
Oratorio - don Pierpaolo Zannini
02 610 17 68
Carabinieri
02 610 89 51
Vigili del Fuoco
115
Croce Rossa
02 610 73 68
Ambulanza
118
Servizio di guardia medica
02 34567
Comune
02 614 551
Vigili Urbani
02 614 554 00
Ospedale Bassini
02 6176.1
Acli
02 66 50 10 72
Associazione Centro sociale anziani
02 610 72 36
AVIS
02 614 00 95
Biblioteca Comunale
02 614 55 349
Casa dell’Anziano
02 66 50 30 70
Centro della Famiglia
02 66 50 34 39
Centro di ascolto Caritas
02 43116068
Cinema-Teatro San Giuseppe
02 66 50 24 94
Parrocchia San Carlo
02 614 26 60
Parrocchia Madonna della Misericordia
02 610 09 96
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farmacie di turno
Farmacie di turno - LUGLIO
(Bresso - Cormano - Cusano)
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Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
BRUSUGLIO - Cormano
Via Veneto, 27
GIUGLIANO - Cusano
Via Sormani, 89
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
DEL CORSO - Cusano
Piazza Trento e Trieste, 4
COMUNALE N° 4 - Bresso
Via Papa Giovanni XXIII, 43
RIVOLTA - Cormano
Via Caduti della Libertà, 10
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
PALTRINIERI - Cusano
Via Cooperazione, 20
SCOTTI - Bresso
Via Manzoni, 14
COMUNALE - Cormano
Via Gramsci, 44
BAIO - Bresso
Via Vittorio Veneto, 5/d
FORNASÈ - Cormano
Piazza Bernini
COMUNALE - Cusano
Via Ticino, 5
BAIO - Bresso
Via Vittorio Veneto, 5/d
TESTI - Ospitaletto di Cormano Via XXIV Maggio, 21
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
MORETTI - Cusano
Viale Matteotti, 2
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
BRUSUGLIO - Cormano
Via Veneto, 27
DEL CORSO - Cusano
Piazza Trento e Trieste, 4
COMUNALE N° 3 - Bresso
Via Piave, 23
DEL CORSO - Cusano
Piazza Trento e Trieste, 4
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
RIVOLTA - Cormano
Via Caduti della Libertà, 10
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
MORETTI - Cusano
Viale Matteotti, 2
SCOTTI - Bresso
Via Manzoni, 14
TESTI - Ospitaletto di Cormano Via XXIV Maggio, 21
BAIO - Bresso
Via Vittorio Veneto, 5/d
FORNASÈ - Cormano
Piazza Bernini
COMUNALE - Cusano
Via Ticino, 5
Farmacie di turno - AGOSTO
1
2
3
4
5
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
(Bresso - Cormano - Cusano)
MODERNA - Bresso
Via Vittorio Veneto, 53
TESTI - Ospitaletto di Cormano Via XXIV Maggio, 21
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
PALTRINIERI - Cusano
Via Cooperazione, 20
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
GUARDIA FARMACEUTICA DALLE ORE 19.30 ALLE ORE 8.30 DEL GIORNO SUCCESSIVO
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farmacie di turno
Farmacie di turno - AGOSTO
(Bresso - Cormano - Cusano)
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Venerdì
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Domenica
Lunedì
Martedì
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Venerdì
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Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
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Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
BRUSUGLIO - Cormano
Via Veneto, 27
COMUNALE - Cusano
Via Ticino, 5
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
GIUGLIANO - Cusano
Via Sormani, 89
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
BRUSUGLIO - Cormano
Via Veneto, 27
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
PALTRINIERI - Cusano
Via Cooperazione, 20
MODERNA - Bresso
Via Vittorio Veneto, 53
COMUNALE - Cormano
Via Gramsci, 44
MODERNA - Bresso
Via Vittorio Veneto, 53
COMUNALE - Cormano
Via Gramsci, 44
GIUGLIANO - Cusano
Via Sormani, 89
MODERNA - Bresso
Via Vittorio Veneto, 53
COMUNALE - Cormano
Via Gramsci, 44
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
GIUGLIANO - Cusano
Via Sormani, 89
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
RIVOLTA - Cormano
Via Caduti della Libertà, 10
GIUGLIANO - Cusano
Via Sormani, 89
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
DEL CORSO - Cusano
Piazza Trento e Trieste, 4
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
GIUGLIANO - Cusano
Via Sormani, 89
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
PALTRINIERI - Cusano
Via Cooperazione, 20
SCOTTI - Bresso
Via Manzoni, 14
FORNASÈ - Cormano
Piazza Bernini
BAIO - Bresso
Via Vittorio Veneto, 5/d
FORNASÈ - Cormano
Piazza Bernini
COMUNALE - Cusano
Via Ticino, 5
SCOTTI - Bresso
Via Manzoni, 14
TESTI - Ospitaletto di Cormano Via XXIV Maggio, 21
COMUNALE N° 1 - Bresso
Via Roma ang. Via Tasso, 87
MORETTI - Cusano
Viale Matteotti, 2
COMUNALE N° 5 - Bresso
Via Vittorio Veneto, 26
GUARDIA FARMACEUTICA DALLE ORE 19.30 ALLE ORE 8.30 DEL GIORNO SUCCESSIVO
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riceviamo e pubblichiamo
Il nostro attento lettore padre Giovanni Belloni ci scrive
Una nuova evangelizzazione
chiede “uomini nuovi”
aro don Angelo, ti ringrazio del pezzo col quale hai aperto “La Squilla” di questo
mese. Colgo, nel tuo linguaggio da parroco, un distacco: la Chiesa della “pastorale”, pur cercando di presentarsi con proposte “aggiornate”, tuttavia non riesce a
scalfire l’animo non solo dei giovani, ma pure di tanti adulti.
Volenti o nolenti, ci si trova a vivere un tempo di “passaggio” che porterà le nostre esistenze e quella della Chiesa in una situazione inedita, imprevedibile, che non possiamo
nemmeno tratteggiare in nessun documento programmatico. Tu lo sai quanto persone,
energie e mezzi vengono usati per la “prima catechesi”, finita la quale i più non si fanno
più vedere nei nostri ambienti!
A mio avviso, possiamo parlare di “nuova” evangelizzazione o di una “nuova” pastorale
soltanto in presenza di “uomini nuovi” che incarnano il Vangelo, diventando così in
grado di trasmettere uno stile di vita appunto “nuovo”. In questo caso allora il loro “linguaggio” sarà comprensibile. A me sembra che l’espressione evangelica di grande attualità possa essere quella del sale: una quantità minima che dà sapore alla persona, alla
Chiesa e alla società stessa…
E visto che la Chiesa, almeno in Italia, nonostante tutto, per la storia locale, fin dalla base
è gerarchica, gli “uomini nuovi”, strumenti nelle mani di Dio per il nostro tempo, dobbiamo diventare soprattutto noi preti. Non possiamo limitarci a leggere le ultime novità teologiche e poi farne un riassunto a uso pubblico… La gente oramai capisce! E noi stessi
dall’ambone ce ne rendiamo conto: se la gente sbadiglia, vuol dire che non siamo in
grado di attrarre la loro attenzione: non parliamo da cuore a cuore, ma stiamo trasmettendo delle idee, anche belle, però corriamo il rischio che le nostre parole possano essere
paragonate a quelle di un imbonitore che vuole lanciare un nuovo prodotto commerciale…
E infatti le persone più sensibili, la cui fede non è “posseduta” una volta per sempre, ma
che sperimentano dei dubbi e hanno l’esigenza di essere aiutate a riflettere molte volte,
non sanno in quale chiesa andare la domenica. Lo so che non è corretto questo “pendolarismo”. Cerchiamo però di vedere anche in questo muoversi da un luogo all’altro il segno
di una ricerca la cui risposta non è trovata nella propria Parrocchia. A mio avviso, il cristiano di oggi dovrebbe non tanto impugnare “principi inderogabili”, specialmente cercando di vincolare nelle proprie scelte persone che non credono, quanto portare quel
messaggio di misericordia in grado di accogliere proprio tutti.
Quest’anno ricorre il 30° anniversario della prima lettera pastorale del Cardinal Martini,
“La dimensione contemplativa della vita”, dalla quale ha preso l’avvio quella iniziativa
della Scuola della Parola che ha aiutato molti ad avere un primo contatto con la Scrittura.
Chiediamoci: qual è la nostra situazione rispetto a questa proposta? Siamo convinti dell’importanza della riflessione e della meditazione personale e che non possiamo fare affidamento solo sulle riflessioni proposteci dagli altri?
C
P. Giovanni Belloni
Genova, 16 giugno 2010
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distrazioni
uesto tempo d’estate è la “zona cesarini” per quei maturandi (...si spera ora maturi)
che non hanno ancora stretto sulla decisione del loro futuro. Certo, né il caldo, né
l’averne piene le tasche di scuola e libri, né la voglia di vacanza aiuta a farsi domande grandi. Perché di questo si tratta: non tanto decidere “che facoltà scelgo?”; e nemmeno “che farò da grande?”.
La vera domanda, a 19 anni, alla fine dell’adolescenza, entrando nel tempo splendido e
arduo della giovinezza è questa: “Che uomo sarò?”.
Buona scelta ragazzi!
Q
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visita pastorale 2010
Cronistoria di una tra le più antiche pievi del nostro Decanato
La chiesa del Santissimo
Salvatore in Cormano (foto di copertina)
a cura della segreteria parrocchiale del SS. Salvatore
1147
La chiesa di San Salvatore compare fra le proprietà dell’abbazia milanese
di S. Simpliciano.
1178
Papa Alessandro III conferma il possesso della “Ecclesia Sancti Salvatoris”
della pieve di Bruzzano al monastero benedettino di S. Simpliciano.
Metà XIII sec. Il canonico Goffredo da Bussero registra in “loco Cortemagno” la chiesa di
San Salvatore con un altare alla Madonna.
1440 circa
Arriva a Cormano il primo parroco: Antonio da Orta.
1573
Il giorno dopo averlo consacrato sacerdote, l’Arcivescovo Card. Carlo
Borromeo invia a Cormano don Giovanni Paolo Corbetta. Porta con sé un
crocefisso che appende al soffitto sopra l’altare (ora si trova in sacrestia).
1582
Visita pastorale di S. Carlo Borromeo. Dettagliata descrizione della chiesa,
del paese e di tutte le sue cascine. Viene istituita la Scuola del SS.
Sacramento.
1608
Viene commissionato il quadro della Madonna col Bambino fra i Santi
Vescovi Ambrogio e Salvatore.
Fine XVIII sec. Allestimento dell’altare di Sant’Antonio da Padova, di cui rimane la decorazione ad affresco.
1760 circa
Costruzione di un concessionario in noce con sopra cantoria collocato tra
gli altari della Beata Vergine del Carmine e di S. Antonio.
1789
Il nuovo parroco don Felice Castiglioni trova la chiesa in condizioni precarie e troppo piccola. Il testamento di Baldassarre Franchi destina mille
scudi al suo ampliamento e recupera 5.250 lire imperiali.
1790
Secondo il preventivo, la nuova chiesa costerà 12.648 lire imperiali, da cui
vengono detratte 1.500 lire dal recupero di materiali della demolizione.
Don Felice decide di partire ugualmente confidando nella Provvidenza. Il
signor Tommaso Porro di Milano gli regala “un Crocifisso grande e miracoloso” (ora nella cappella del SS. Sacramento). Riesce a recuperare le
decorazioni della facciata della chiesa di San Michele al Gallo in contrada
degli orefici, di cui è ordinata la demolizione.
1792
La nuova chiesa è completata e aperta al culto.
1795
Arriva da Roma il corpo di S. Felice Martire.
1814
Allestimento della cantoria per l’organo giunto dalla chiesa di Meda.
1841
È montato un nuovo organo della ditta Bossi di Bergamo.
1820
Costruzione della sacrestia (ora cappella hiemale).
1857
Si edifica la cappella di S. Felice (ora delle Confessioni).
1871
Ampliamento della chiesa e allungamento delle cappelle del Crocefisso e
della Beata Vergine del Carmelo con la statua opera di Bernardino Ferrario.
Viene aggiunto l’attuale battistero.
1939
10 maggio. Il Card. Schuster, Arcivescovo di Milano, in occasione della
seconda visita pastorale a Cormano (parroco don Giacinto Seveso), ricor29
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visita pastorale 2010
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da alla popolazione che il Vescovo San Salvatore (di Belluno, a cui era intitolata la chiesa) non è nominato nel martirologio ufficiale della Chiesa e
che quindi il patrono della chiesa dovrà essere d’ora in avanti Gesù Cristo
Salvatore. La sua festa patronale dovrà quindi tenersi ogni anno nel giorno
dell’Ascensione.
1 luglio: il Card. Schuster stralcia da Cormano la frazione di Ospitaletto e
costituisce una nuova parrocchia, elevando a tale titolo la chiesetta di S.
Cristoforo (poi Buon Pastore).
Si decide la costruzione di una nuova chiesa nella frazione di Molinazzo e
l’11 giugno 1962, con don Sandro Manzoni, la chiesa diventerà canonicamente Parrocchia.
Costituzione della Comunità Pastorale “SS. Salvatore e S. Vincenzo” fra le
Parrocchie di Cormano e Brusuglio.
Ampliamento della Comunità Pastorale (con cambio di denominazione,
ora “Visitazione di Maria Vergine”) con la Parrocchia Buon Pastore di
Ospitaletto.
16 maggio: il Cardinal Tettamanzi benedice il nuovo ambone per la proclamazione della Parola di Dio, dedica l’altare deponendo le reliquie dei Santi
Ambrogio e Carlo e dei martiri Gervaso e Protaso.
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